DOGMATICA IV
ECCLESIOLOGIA E MARIOLOGIA
PROF FILIPPI
Lezione n. 30 del 5 maggio 2009
Riassunto sulla vita consacrata:
I punti fondamentali sono:
- la vita consacrata è molto importante nella vita e nella missione della Chiesa non tanto sul fronte
del fare quanto sul fronte dell’essere e proprio per questo abbiamo usato questa chiave di
interpretazione per leggere i consigli evangelici e in particolare il primo dato importante dogmatico
è che la vita consacrata non fa parte della struttura gerarchica divina della Chiesa in quanto non
stabilita dal Signore.
- I consigli evangelici non sono una scelta di ideali, di valori, non si sceglie la povertà, non si
sceglie la castità, non si sceglie l’obbedienza ma Cristo che ha vissuto povero, casto e obbediente.
È importante impostare il discorso di una scelta di vita consacrata non nei termini di una nostra
coerenza ma nei termini di una fedeltà ad una persona in quanto la coerenza è solo questione di
volontà, la fedeltà invece implica anche un atto affettivo. In un mondo che ha un orizzonte ristretto i
consacrati con la loro scelta testimoniano che Dio è il Signore e testimoniano un senso della vita
che si oppone a ogni insensatezza e a ogni disperazione.
- I consacrati sono icona di Gesù, poiché l’icona non trattiene su di sé lo sguardo ma lo rimanda ad
una realtà superiore così il consacrato appare come il riflesso di qualcun altro, Dio
- Povertà: Dio può saziare la sete dell’uomo, Dio può essere quel tutto che soddisfa e appaga ogni
mio desiderio. Cristo è l’unica ricchezza, l’unico valore per il quale vale la pena vivere.
Questa scelta di povertà deve essere manifestata nella bellezza che suscita il desiderio del bene ed
ha una forza evangelizzatrice
Castità; Dio è tutto e rinuncio all’amore che non è esente dalla logica del consumo, amore per
l’altro affinché possa incontrare Dio. Amare ed essere amati è indispensabile per una vita felice
riuscita. Quindi la scelta di castità testimonia che amare ed essere amati realizza l’uomo
pianamente.
- Obbedienza: come ogni credente anche il religioso è chiamato a rendere testimonianza a
Dio e poiché la testimonianza è obbedienza alla Verità, è obbedienza a Dio che nella verità
si è rivelato all’uomo, il voto di obbedienza costituisce una strumento per manifestare il
volto di Dio. C’è un pericolo insito nella mentalità odierna cioè il voto di obbedienza è
molto difficile da seguire e ciò è dovuto all’individualismo oppure si parla di un’ obbedienza
dialogata cioè si obbedisce quando si condivide la motivazione invece la vera obbedienza è
obbedire quanto non si condivide la motivazione.
Altro rischio è quello del soggettivismo ovvero l’obbedienza la scelgo io, sono io che interpreto
la verità cioè facciamo dire a Dio quello che vogliamo che dica, la volontà di Dio deve
coincidere con la mia volontà. Per evitare questo rischio diabolico l’obbedienza a Dio è sempre
obbedienza alla chiesa.
Benedetto XVI l’8.09.07 disse: “ Gesù è presente a noi in modo concreto solo nel suo corpo, la
chiesa, per questo l’obbedienza alla volontà di Dio nella prassi deve essere un’umile obbedienza
alla chiesa. Il magistero autentico sono i Vescovi che interpretano Cristo.
Questo voto di obbedienza non è un moto spontaneo dell’anima, un atto di volontà, quindi
anche l’obbedienza non deve essere ridotta a qualcosa che parte e nasce da me perché l’aderire
alla volontà del superiore altro non deve essere che in conformare il proprio cuore
all’obbedienza di Cristo al Padre fino alla morte e alla morte di croce.
L’obbedienza diventa così l’atteggiamento concreto, storico, carnale con il quale si manifesta
l’adesione al Dio che è verità e amore.
Benedetto XVI:” L’obbedienza è riconoscere che la volontà di Dio è più vera e più buona che
quella mia”.
Quindi per finire la vita consacrata esprime il fascino della verità di Cristo e la gioia che
scaturisce dall’amore per lui. E questo è tanto più importante in un mondo in cui la bellezza del
cristianesimo viene negata e la fede viene sottoposta a una feroce contestazione.
La verità affascina perché un giorno vivremo con Lui, in Lui e ciò fin da adesso fa vivere nella
gioia.
La vita consacrata è un segno escatologico, anticipa quella che sarà la condizione dell’uomo,
all’interni del popolo di Dio i consacrata sono come sentinelle che scorgono e annunciano la
vita nuova già presente nella storia.
Un particolare valore lo riveste la vita monastica, monaci claustrali e eremiti, che in un mondo
dominato dalla logica del fare, del produrre contrappongono in maniera forte il primato
dell’essere con Dio, non fosse altro per il silenzio che caratterizza la loro vita, non fosse altro
per il voto di clausura con il quale restano all’interno do un determinato spazio.
Come i diaconi nella chiesa ricordano a tutti il servizio come caratteristica dell’essere cristiano
allo stesso modo le claustrali e gli eremiti e i monaci ricordano il loro essere per Dio e con Dio
ovvero stare costantemente alla presenza di Dio che si concretizza nella lode e nell’adorazione.
Benedetto XVI : Nell’epoca dei padri della chiesa la vita monastica veniva qualificata come vita
a modo degli angeli e, come caratteristica essenziale degli angeli, si vedeva il loro essere
adoratori. Questo dovrebbe valere anche per i monaci il cui nocciolo è l’adorazione.
Per cui la caratteristica della vita monastica è l’adorazione e per adorazione intendiamo questi
due aspetti:
- SOTTOMISSIONE A DIO
- INTIMITA’ PROFONDA CON DIO
Il CVII nella Perfectae Caritatis: Ufficio principale dei monaci è quello di prestare umile e
insieme nobile servizio alla Divina Maestà entro le mira del monastero sia dedicandosi al culto
divino con una vita di nascondimento sia assumendo legittimamente l’opera di apostolato e
carità cristiana. Le realtà monastiche sono chiamate ad essere delle autentiche oasi spirituali nel
deserto del mondo un autentico pezzetto di cielo.
MARIOLOGIA
Ci soffermeremo su alcuni titoli dati a Maria e sulla scelta del Concilio che collocò la
mariologia alla fine della L.G.
( PREGHIERA DI S. BERNARDO Divina Commedia-paradiso
Tanto Maria è importante per noi cattolici e per gli ortodossi tanto è avversata dai protestanti,
K.Barth definiva la mariologia come l’eresia della chiesa cattolica, perché se Gesù è l’unico
mediatore tra l’uomo e Dio non c’è bisogno di altri mediatori che medino il dono della grazia,
quindi né Maria, né i santi, né la chiesa sacramento.
Dal CVII in poi al trattato sulla chiesa è sempre stato associato quello su Maria come madre di
Dio; ecclesiologia e mariologia legate fra loro.
Prima del CVII si legava principalmente Maria al mistero di Cristo, dopo si lega Maria al
mistero di Cristo e della chiesa.
Questa scelta di dedicare L.G. 8 alla Beata Vergine Maria, madre di Cristo nel mistero di Cristo
e della chiesa, non è stata una scelta a larga maggioranza ma fu una scelta che prevalse per soli
17 voti.
Il CVII riprese quello che era l’impianto della costituzione e pertanto nella L.G.8 troviamo un
riferimento trinitario e lo stesso avviene nella L.G. 53 dove Maria viene definita con tre
attributi:
-
figlia prediletta del Padre
madre del Figlio di Dio
tempio dello S.S.
Questo è importante perché colloca Maria all’interno della storia della salvezza cioè
vediamo Maria come abbiamo visto la chiesa.
- L.G. dal 55 al 59 tratta Maria nell’economia della salvezza, dal 60 al 65 tratta più da vicino
il rapporto tra la Beata Vergine e la chiesa.
- Benedetto XCI: Maria è così intrecciata nel grande mistero della chiesa che Lei e la chiesa
non sono separabili così come non sono separabili Lei e Cristo.
- Maria rispecchia la chiesa e la anticipa nella sua persona quindi siamo davanti ad un solo
mistero e unico mistero. Il capitolo 8 può essere considerato la magna charta della
mariologia della nostra epoca ed inoltre il CVII dedicò altri due numeri, il 66 e il 67, al culto
della Beata Vergine in modo tale da realizzare anche quella che era l’intenzione del CVII,
espressa al n. 54.
- Abbiamo quindi tre passaggi:
- Maria e Cristo
- Maria e la chiesa
- Maria e gli uomini
Questo legame tra Maria e la chiesa era stato già preannunciato da S.Ambrogio.
Per capire meglio Maria come figura della chiesa dobbiamo sapere cosa si intende per figura o tipo.
Il concetto di tipo include tre elementi:
- rappresentazione di un contenuto spirituale(obbedienza,ascolto,verginità) da parte di una
figura concreta
- è un vincolo reale che rappresenta la chiesa
- è la esemplarità di un modello morale
Il tipo è pertanto la rappresentazione viva, eminente e concreta di una realtà di ordine
spirituale cui è intimamente congiunta
Benedetto XVI ha ulteriormente chiarito questa rappresentazione dicendo che in Maria,
l’Immacolata, noi incontriamo l’essenza stessa della chiesa in modo non deformato. Per vedere
cos’è la chiesa guardiamo a Maria per diventare anime ecclesiali.
Queste affermazioni di Benedetto XVI riecheggiano espressioni dei Padri i quali dicevano che così
come è Maria così è la chiesa.
Se accogliamo questo legame tra Maria e la chiesa, la mariologia diventa una parte
dell’ecclesiologia perché studia il mistero della chiesa realizzato nella sua figura più importante
Guardando a Maria e approfondendo la sua figura noi possiamo comprendere meglio alcuni aspetti
del mistero della chiesa.
La mariologia, MARIA CHIESA NASCENTE, ha una duplice funzione:
- di chiarimento su alcune affermazioni sulla chiesa
- di approfondimento perché Maria è una figura reale
Per comprendere meglio la relazione intercorrente tra Maria e la chiesa è opportuno soffermarci sul
PRINCIPIO MARIANO che si affianca a quello petrino e che è stato autorevolmente proposto e
analizzato da Von Balthazar il quale sostiene che il nucleo della chiesa è l’incontro sponsale fra Dio
e l’uomo. Il matrimonio è l’incontro tra il maschile e il femminile in ordine all’accoglienza in modo
da portare a termine il frutto e partorire
. La donna accoglie il seme dell’uomo e genera, il maschio comunica il seme per condurre la sposa
alla sua funzione femminile di generare.
Allora di questa parte maschile fanno parte i sacramenti e il ministero ordinato che sono finalizzati a
generare nuovi credenti in Cristo mentre la dimensione mariana esprime la parte femminile, esprime
la piena disponibilità ad accogliere il disegno del Padre, la sua parola di salvezza, la grazia che
viene comunicata attraverso i sacramenti
La chiesa dunque viene ben raffigurata dal SI di Maria che inizia con l’Annunciazione e si prolunga
nel tempo fino a rinnovarsi sotto la croce.
Quindi la relazione fra Maria e la chiesa è stretta, profonda, complementare.