Marco Nigro G. Mazzoni Ortaggi & fiori nell’orto Ortaggi & fiori nell’orto Per la realizzazione di questo volume si ringrazia: dottoressa Barbara Ruffoni, Direttore pro-tempore CREA-FSO - Sanremo Marco Damele, Floramondadori Agriliguria.net Il volume Ortaggi e fiori nell’orto nasce in collaborazione con il progetto Hortives (www.ortodaisaporiantichi.org ) e Urban Garden Italia © 2016 Marco Nigro, Giovanna Mazzoni Tutti i diritti sono riservati a norma di legge e a norma di convenzioni internazionali Prima edizione: Marzo 2016 Autori: Marco Nigro, Giovanna Mazzoni Copertina: Shutterstock (fotografia), Excalibur Srl Realizzazione editoriale: Excalibur Srl via Salsomaggiore 12 - 20159 Milano - [email protected] Non puoi cogliere un fiore senza turbare una stella (Galileo Galilei) Prefazione E’ proprio in questo periodo primaverile che il web e i ristoranti si scatenano con ricette coloratissime e buonissime, dove vediamo fiori freschi adornare i piatti proposti. In realtà questa “nuova” tendenza gastronomica non è originale, infatti già in epoca romana ci sono testimonianze dove i petali dei fiori gialli e rosa erano inseriti in alcune preparazioni prelibate. I fiori commestibili sono belli, colorati, profumati e mettono allegria. E danno un tocco di eleganza con semplicità. L’uso più immediato e comune è nella preparazione di insalate e come decorazioni di cocktail e dessert, ma il loro uso non ha limiti e c’è spazio per la creatività. Non bisogna però commettere l’errore di credere che tutti i fiori siano ugualmente buoni da mangiare: oltre a non avere un buon sapore, alcune varietà sono, infatti, anche tossiche o addirittura velenose. A oggi sono note circa 50 specie differenti di fiori eduli, o commestibili. Alcuni senza saperlo li consumiamo già (è il caso di carciofi, fiori di zucca, cavolfiori e zafferano). Altri, invece non sono consueti e siamo più propensi ad immaginarli in un giardino o in una decorazione floreale casalinga. Per scegliere un nuovo fiore da mangiare i criteri di valutazione principali riguardano l’aspetto, la forma, il colore e, soprattutto il sapore e l’aroma. In effetti però ci sono da considerare anche importanti aspetti legati alla nutrizione; i fiori eduli sono poverissimi di grassi e ricchi di sostanze nutritive come minerali, proteine e vitamine (A e C). Per esempio le viole, i crisantemi e i garofani sono particolarmente ricchi di potassio. Molti tra loro hanno un elevato quantitativo di antiossidanti dovuti al contenuto di flavonoidi e carotenoidi che sono le molecole che ne determinano il colore. Ricordiamo che comunque i fiori trovano un classico impiego negli sciroppi o nei liquori, dove ad esempio vengono utilizzati tra gli altri le rose, le violette (Viola odorata), il papavero selvatico. Anche nelle tisane si trovano spesso i fiori essiccati di molte piante, dalla malva al tiglio, dalla violetta al girasole. 4 Chiaro che i fiori eduli devono essere stati coltivati e cresciuti senza l’impiego di pesticidi e la loro delicatezza implica cure particolari anche per la conservazione e la raccolta. Quest’ultima andrebbe effettuata la mattina, possibilmente in assenza di rugiada e il polline va eliminato, scuotendoli delicatamente. Malgrado ciò, non bisogna abusarne perché potrebbero scatenare una reazione allergica, soprattutto nei soggetti più sensibili e vulnerabili. Le attività di produzione dei fiori commestibili hanno ancora oggi un approccio artigianale ma si stanno muovendo iniziative scientifiche che potranno aiutare la filiera attraverso trasferimento di innovazione ad esempio per quanto riguarda i metodi di analisi e di produzione, l’importante aspetto della sicurezza d’uso, le strategie di conservazione e distribuzione. Solo un approccio combinato tra sperimentazione e ricerca, formazione e divulgazione e il mondo produttivo e della ristorazione potrà migliorare l’incontro tra una offerta di qualità e una domanda aggiornata ed esigente. Barbara Ruffoni Direttore pro-tempore CREA-FSO di Sanremo 5 Introduzione L’utilizzo dei fiori era molto diffuso nelle antiche civiltà, soprattutto in quella romana e greca, non solo per la preparazione di piatti e la guarnizione di pietanze ma anche per le preparazioni cerimoniali e le liturgie. Ancora oggi il consumo di alcuni fiori è molto diffuso, basti pensare ad alcune ortive che normalmente utilizziamo in cucina come il carciofo, il cavolfiore in tutte le sue varietà, così come il cavolo broccolo e le cime di rapa. Soprattutto per la cucina italiana, il fiore trova un largo impiego, per esempio, in molte ricette legate alla nostra tradizione e ai nostri territori, citiamo lo zafferano e i famosissimi e gustosi fiori di zucca. Una preparazione un po’ più commerciale, ma ormai presente da diversi anni, sono i fiori zuccherati, per esempio di rosa e violetta. Aggiungere fiori nei nostri piatti può essere un buon metodo per dare colore, sapore e fantasia; alcuni donano sapori speziati, altri erbacei, altri fragranti, altri un po’ piccanti... pesso vengono utilizzati in insalate, the, come guarnizione soprattutto di dessert o nei cocktail, ma l’uso creativo non ha limiti. Prima di utilizzarli in cucina è bene seguire dei semplici consigli, perché molti fiori che apparentemente hanno un aspetto amabile che ci fa pensare che siano buoni da mangiare, in realtà possono nascondere effetti tossici per il nostro organismo e in rare occasioni mortali. Ecco, dunque, le prime semplici regole da seguire: Consumare fiori sicuramente commestibili o, nel dubbio consultare sempre una guida al loro consumo. Consumare fiori coltivati da noi o acquistare fiori per il consumo fresco. Evitare di raccoglierli nei parchi cittadini, nelle aiuole comunali oppure in boschi che non conosciamo. Non mangiare i fiori che provengono da un fiorista, possono facilmente essere stati trattati con agenti chimici che ne migliorano la conservazione o la lucentezza e pesticidi, infatti sono venduti come fiori ornamentali Prediligere il consumo dei petali, meglio rimuovere pistilli e i gambi Se si soffre di allergie cercare di limitare il consumo dei fiori non convenzionalmente consumati. Qualità e sicurezza Nonostante il consumo fresco dei fiori sia ancora molto limitato, gli esperti 6 del settore e gli istituti di ricerca si sono posti il problema di qualità e di sicurezza. Come accennato, molte specie posso avere fiori molto attraenti ma avere effetti tossici sul nostro organismo; per esempio molti crisantemi (per l’alto contenuto di alacaloidi), le ranuncolacee e il mughetto. Un altro problema fondamentale è che i dati e l’esperienza in merito agli aspetti produttivi e merceologici (coltivazione finalizzata al consumo fresco, raccolta e conservazione e durata nel tempo) sono minime. Per mantenere le loro caratteristiche che li rendono apprezzati dal mercato, come il colore, la leggera fragranza emanata e i delicati sapori, vengono richieste una lunga conservabilità e una buona resistenza ai danneggiamenti meccanici, inoltre, come qualsiasi alimenti fresco, devono essere esenti da contaminazioni microbiche dopo la raccolta. A seconda del tipo di fiore, si hanno conservabilità a 4 °C che vanno da 2 a 14 giorni. La conservazione del fiore può essere attuata tramite essiccazione oppure anche il congelamento in cubetti di ghiaccio da utilizzare poi nelle bevande. In alcuni casi, in cui però il valore aggiunto dev’essere elevato, si ricorre addirittura alla liofilizzazione del fiore intero. Colore, profumo e gusto Il colore dei fiori, oltre a essere indice della presenza di determinate sostanze (per esempio buone quantità di vitamina A nei fiori gialli) determina anche il loro grado di apprezzamento: fiori gialli o arancioni sono preferiti a quelli di tonalità più scure come il blu. La colorazione dei fiori dipende dalla presenza di diverse sostanze, fra le quali il ruolo più importante è solitamente giocato dalle antocianine e dai carotenoidi. Il fiore è un organo essenziale per la riproduzione della pianta, che deve garantirne una persistenza maggiore possibile. È questo il motivo per cui, in genere, i fiori contengono quantità elevate di sostanze antiossidanti che ne rallentano la senescenza causata dai radicali liberi. La quantità di queste sostanze (fondamentalmente di natura fenolica) è particolarmente elevata in alcuni fiori che possono avere anche un utilizzo alimentare, come i fiori di nasturzio (Tropaeolum major), di molte liliacee (Hemerocallis spp.), di alcune rose (Rosa rugosa e Rosa davurica) oltre che dei crisantemi (Chrysanthemum spp.). Queste proprietà sono associate alla presenza di sostanze fenoliche (es. acido gallico, catechine), flavanoli (quercitina), flavonoidi (luteolina, acido clorogenico, acacetina), le quali trovano la loro maggiore concentrazione nel periodo di massima fioritura. Il profumo è dato dalla presenza di oli essenziali (solitamente di natura terpenica) nei tessuti della pianta oppure prodotti da particolari ghiandole presenti nel fiore. 7 Valore nutrizionale Sono tre le componenti di un fiore che influenzano l’apporto nutrizionale: il polline che, per quanto presente in quantità minime e pur non avendo impatti sul sapore e sull’odore, può costituire un’importante fonte di molecole di elevato valore biologico riconducibili ai carboidrati, sostanze azotate, lipidi, carotenoidi e flavonoidi. il nettare è invece una componente liquida dolciastra che contiene in forma concentrata, per l’appunto, zuccheri semplici, aminoacidi (soprattutto prolina) e proteine, sali, acidi organici, sostanze fenoliche, alcaloidi e terpenoidi. i petali, per garantire una maggior persistenza possibile, contengono moltissimi antiossidanti che ne rallentano la senescenza causata dai radicali liberi. Sono proprio l’alto contenuto di antiossidanti, ormai risaputo essere ottimi per la nostra salute, che fanno del fiore un prodotto ottimo per il consumo fresco e danno un valore aggiunto a un prodotto relativamente nuovo per il mercato. Le restanti parti del fiore, così come i petali, contengono, in aggiunta ai componenti già detti, sia pur in forma meno concentrata, vitamine, sali minerali, altre sostanze antiossidanti. 8 I classici fiori dell’orto Il concetto di nutrirsi di un fiore lega molto il pensiero a un fiore proveniente da una pianta ornamentale, sicuramente per la bellezza e la vistosità delle loro corolle. In realtà, molto spesso ci nutriamo di fiori, un po’ inconsapevolmente, in quanto non li consideriamo come tali ma come ortaggi. Basti pensare a tutte quelle specie e varietà di ortaggi che i manuali di orticoltura classificano come “ortaggi da fiori”, ovvero le ortive di cui si consuma il fiore maturo o immaturo, o solo una parte di esso. Bisogna specificare che con il termine ortaggio ormai identifichiamo specifiche piante che popolano i nostri orti, in realtà con il termine di ortaggio (pianta orticola o ortiva) si identifica una pianta coltivata all’interno dell’orto; sin dalle antiche civiltà ma soprattutto nel periodo medioevale, l’orto rappresentava un appezzamento di giardino ben delimitato e definito dove venivano coltivate piante alimentari in genere che potevano avere molteplici interessi oltre ad aromatiche, floricole e medicinali per i più disparati usi; una sorta di “dispensa in giardino” dalla quale attingere tutto il necessario per la vita quotidiana. Via via la coltivazione di alcune di queste si è persa perché la loro funzione oggi viene esplicata con altre soluzione (come i farmaci in sostituzione delle erbe medicinali) fino a ridursi ad una pratica amatoriali che vede la sola coltivazione delle specie facili da gestire e che possiedono un pronto utilizzo fresco o cotto. Le piante floricole, medicinali e aromatiche, possiedono, in diversa forma fasi di preparazione prima del consumo. Oggi vi è stata una rivalutazione del fiore non solo come ornamento ma anche come alimento che, sicuramente, potrà un giorno trovare spazio all’interno dei nostri orti e, magari, dei nostri manuali di orticoltura come ortaggio, secondo la nostra attuale definizione. 9 CAPPERO Nome scientifico: Capparis spinosa (Brassicaceae) Difficoltà: media Esposizione: soleggiata Caratteristiche: il cappero è un arbusto sempreverde tipico dell’area mediterranea che può crescere in diverse condizioni: lo troviamo su pendii rocciosi, a lato di prati verdi e nei giardini come pianta ornamentale. La parte edile della pianta che tutti noi apprezziamo, per l’appunto i capperi, sono i boccioli ancora chiusi, che conservati sotto sale o sottoaceto sono un eccellente completamento di numerose pietanze. Se si decide di coltivare un cappero nel giardino bisogna sapere che un “cappereto” dura circa 20-30 anni. Semina/piantumazione: il periodo migliore per impiantare una coltivazione di capperi è tra gennaio e febbraio, il terreno è ancora molto umido e diventa più semplice l’attecchimento delle giovani piantine. Preparare adeguatamente il terreno in modo da consentire le opportune lavorazioni annuali. È importante realizzare una buca profonda 50-60 cm, infatti le radici del cappero si spingono molto in profondità. Arricchire il terreno con del concime a base di ossido di potassio. Collocare le piantine a una profondità di circa 35 cm, con una distanza tra le file di 2 metri e lungo le file di circa 1 metro: prima però dovrete alleggerire un pò l’apparato radicale e liberare tutta la parte aerea con una drastica potatura, partendo a circa 3 cm al di sopra del colletto della pianta. Irrigare all’incirca 3 volte durante il primo anno d’impianto: non necessita di grande innaffiatura, è una pianta abituata a resistere anche in ambienti esterni piuttosto secchi. Cure colturali: il cappero è una pianta rustica che cresce in zone esposte a sud, assolate, ma al riparo dai venti freddi. Non ha particolari esigenze in fatto di terreno infatti cresce molto bene tra le rocce ed i sassi. è molto resistente al vento e alla siccità grazie al suo apparato radicale che si insinua molto in profondità nel terreno. È una pianta che viene allevata in aridocoltura, vale a dire senza l’apporto di acqua di irrigazione. Raccolta: la parte edule che conosciamo e che tutti noi apprezziamo e che comunemente chiamiamo cappero, sono i boccioli fiorali ancora chiusi, che conservati sotto sale o sottoaceto sono un eccellente completamento di numerose pietanze. Effettuare la raccolta prima della fase in cui la pianta inizia la fioritura: i capperi più piccoli sono quelli qualitativamente migliori e ogni 10 giorni la pianta del cappero produrrà nuovi tapini (capperi). Il cappero fiorisce a partire dalla tarda primavera e per tutto il periodo estivo, sui rami del primo anno. Consociazioni: aromatiche, nasturzio, cartamo. 10 CARCIOFO Nome scientifico: Cynara scolymus (Asteraceae) Difficoltà: media Esposizione: soleggiata Caratteristiche: è una pianta erbacea perenne, con formazione di rizoma, dalle cui gemme si sviluppano i getti detti carducci. I fiori azzurri ermafroditi tubolosi sono riuniti in una infiorescenza a capolino, detta anche calatide. Il capolino comprende una parte basale (il ricettacolo carnoso), sul quale sono inseriti i fiori ermafroditi detti “flosculi”; inframmezzati ai fiori sono presenti sul talamo numerose setole bianche e traslucide (il “pappo”). Il complesso di fiori e setole, nei primi stadi di sviluppo, sono volgarmente indicati con il nome di“peluria”. Sul ricettacolo si inseriscono le brattee o squame involucrali, a disposizione imbricate l’una sull’altra, le più interne tenere e carnose, le più esterne consistenti e fibrose. Il ricettacolo carnoso e le brattee interne costituiscono la porzione edule del carciofo, comunemente detto “cuore”. Semina/piantumazione: si esegue nel periodo autunno-primaverile per“carducci”, utilizzando il materiale proveniente dalla scarducciatura di altre carciofaie. I carducci sono germogli che crescono alla base della pianta e vengono distaccati con una porzione di radice. I carducci per i nuovi impianti devono essere ben sviluppati, con una lunghezza di 20-40 cm e provvisti di 4-5 foglie, la cui parte distale viene tagliata al momento dell’impianto. Nelle zone irrigue meridionali, dove si pratica il risveglio anticipato, è frequente l’impianto per “ovuli”in estate. Gli ovuli sono le gemme di grossezza diversa che si formano alla base del fusto interrato, da cui alla ripresa vegetativa hanno origine i carducci. Gli ovuli si distaccano dalla pianta madre in estate durante la fase di riposo. Il sesto d’impianto della carciofaia è variabile, sia in relazione alla durata della carciofaia, che allo sviluppo della varietà. La distanza media è di 100x100 o 120x120 cm, per ottenere 7-10 mila piante all’ettaro.. Cure colturali: nei primi stadi della ripresa vegetativa si eseguono le lavorazioni del terreno, per il controllo delle infestanti o per l’interramento dei fertilizzanti. Si procede anche alla scarducciatura secondo la varietà, la fertilità del terreno e la densità delle piante, lasciando 2/3 carducci per pianta. Raccolta: è scalare, inizia a ottobre per la coltura precoce e termina in giugno con quella più tardiva. Può variare da un di 3-4 a un massimo di 15-20, tendendo presente che la lunghezza del ciclo produttivo può variare da 20 a 180-220 giorni. Ogni pianta produce 4/15 capolini. La raccolta è effettuata a mano con taglio dei capolini con stelo lungo e alcune foglie per agevolare il trasporto fuori dal campo. Consociazioni: lattuga, cavoli, porri, piselli, cipolla, fagioli nani e ravanelli. 11 CAVOLFIORE Nome scientifico: Brassica oleracea varietà botrytis Difficoltà: media Esposizione: soleggiata Caratteristiche: si consuma l’infiorescenza formata da numerosi fiori carnosi e compatti, fortemente riuniti a formare una“palla”bianca, paglierina, verde o violetta, soda e croccante. L’infiorescenza è avvolta da una serie di foglie ripiegate e ondulate, talvolta bollose e commestibili. Semina/piantumazione: il cavolfiore precoce viene seminato in semenzaio protetto (meglio se riscaldato) tra gennaio-marzo, mentre quello di mezza stagione viene seminato o in coltura protetta o in pieno campo tra maggio-giugno; così come quello invernale, raccolto tardivamente, viene seminato all’aperto tra maggio-giugno. Semina poco profonda. Diradare a 10 cm e trapiantare le piante quando hanno 4-5 foglioline: distanziare 60-90 cm tra le file e 40-70 cm sulla fila. Cure colturali: non ama la siccità estiva, mantenere umida la superficie del terreno con pacciamature se necessario. Proteggere le varietà autunno-vernine da gelate con tunnel di materiale plastico e TNT. Zappare e mantenere il terreno pulito e privo di infestanti che facilitano la diffusione dell’ernia del cavolo. Irrigare con regolarità. Raccolta: in primavera le varietà precoci, quelli di mezza stagione vengono raccolti in estate e quelli tardivi da settembre a novembre; in genere 150-240 gg dopo la semina. In base alla scalarità della semina e alla grandezza e consistenza della“palla” (grandezza ottimale: 8 cm di diametro). Consociazioni: cicorie, indivie e scarole. Evitare finocchi e fragole. Conservazione: le “palle” raccolte e pulite possono durare una settimana in un luogo fresco e buio (la cantina); altrimenti dai 5 ai 30 gg a 0 °C. 12 CAVOLO BROCCOLO Nome scientifico: Brassica oleracea var. cymosa, italica o asparagus Difficoltà: media Esposizione: soleggiata Caratteristiche: si consumano le infiorescenze globose (di colore verde) e meno sviluppate e compatte rispetto a quelle del cavolfiore. Questo cavolo produce una cima globosa (o a forma di pigna) molto sviluppata in cima al fusto principale e, una volta raccolta, continua a produrre cimette più piccole su ramificazioni secondarie. Anche le foglie possono essere consumate. Semina/piantumazione: seminato in semenzaio protetto tra gennaio-marzo, quello medio-tardivo e tardivo viene seminato o in coltura protetta o in pieno campo tra maggio-giugno. Diradare a 10 cm e trapiantare le piante quando hanno 4-5 foglioline: distanziare 70-90 cm tra le file e 50-70 cm sulla fila. Cure colturali: mantenere umida la superficie del terreno con pacciamature se necessario e irrigazioni regolari. Proteggere le varietà autunno-vernine da gelate con pacciamature alla base della pianta e, in caso di inverni rigidi, con tunnel di materiale plastico e TNT. Zappare e mantenere il terreno pulito e privo di infestanti. In caso di varietà tardive, se la coltivazione persiste in campo fino alla primavera successiva, effettuare una potatura di rimonda per favorire l’emissione di nuove cimette su rami secondari. Raccolta: in primavera le varietà precoci, quelli medio-tardivi vengono raccolti in estate e quelli tardivi da settembre a marzo; in genere 100-200 gg dopo la semina. Continuare la raccolta delle cimette secondarie anche dopo aver raccolto la cima principale (“il broccolo”). Consociazioni: cicorie, indivie e scarole. Evitiamo i finocchi e le fragole. Conservazione: dai 5 ai 30 gg a 0 °C. I broccoli si prestano al congelamento, in quanto mantengono la consistenza una volta decongelati. 13 CIMA DI RAPA Nome scientifico: Brassica rapa subsp. sylvestris var. esculenta (Brassicaceae) Difficoltà: media Esposizione: soleggiata Caratteristiche: coltura autunno-vernina. Della cima di rapa si consumano le foglie, gli steli teneri e le infiorescenze ancora chiuse. Si possono lessare o ripassare in padella. Universalmente noto è il piatto pugliese, orecchiette con le cime di rapa. Si conserva qualche giorno in frigorifero, per il resto normalmente non si conserva se non già cotta nel congelatore. Semina/piantumazione: si può fare in campo in file distanti 40/60 cm e alla distanza di circa 15 cm sulla fila. Essendo il seme finissimo (300-400 semi per grammo) si semina in file ininterrotte oppure a spaglio, e si procede al diradamento quando le piantine sono alte almeno 4-5 cm. Nei piccoli orti è consigliabile seminare in piccoli contenitori singoli, trapiantando poi a dimora le piantine alte almeno 10 cm. In questo modo le file saranno più regolari e prive di mancanze. La varietà Quarantina, comunque, va seminata preferibilmente a dimora. In alcune zone d’Italia la semina avviene anche a fine inverno. La pianta germina ed emerge circa 7 giorni dopo la semina, a meno che il clima non sia sfavorevole: in tal caso può ritardare. La temperatura di germinazione è di 25 gradi. Cure colturali: il ciclo vegetativo della pianta è estremamente variabile a seconda delle specie. Esistono varietà precoci, in grado di fornire raccolto dopo soli quaranta giorni dalla germinazione e varietà tardive, che richiedono più di sei mesi di coltivazione. La cima di rapa necessita di forti irrigazioni, ma teme sia il caldo eccessivo che il forte gelo; si adatta a quasi tutti i tipi di terreno, pur preferendo suoli sciolti, ben drenati e a pH neutro. Non è necessaria una concimazione abbondante, anche in virtù della spiccata tendenza della pianta ad accumulare nitrati, che rende sconsigliabile l’eccesso di fertilizzazioni azotate. Soprattutto nelle coltivazioni autunnali o in presenza di terreni compatti e ambienti molto umidi, è opportuno predisporre le aiuole adottando un sistema di sgrondo dell’acqua. Una soluzione valida potrebbe essere quella di sopraelevare il piano di coltivazione rispetto al resto del campo di una decina di centimetri o scavare canaletti di scolo dell’acqua piovana adiacenti alle aiuole. Raccolta: il ciclo colturale delle cime di rapa va dai due ai sei mesi, a seconda se si seminano varietà precoci o tardive, per motivi climatici le varietà tardive vanno coltivate esclusivamente al sud o comunque dove la temperatura è mite. 14 L’infiorescenza si raccoglie a fiori ancora chiusi, questo è il momento di maggior qualità del prodotto, quando la verdura è più gustosa. Se si selezionano le infiorescenze più giovani si hanno i “friarielli”, verdura molto di moda in piatti meridionali davvero buoni e raffinati. Una volta tagliata l’infiorescenza la pianta riesce ancora a dar vita a getti minori, bisogna però tagliare a una spanna di altezza e non sotto. Le cime di rapa non durano a lungo, si cucinano in diversi modi. Consociazioni: zucchino e zucca, barbabietole rosse, bietole da coste, carote, cetrioli, fagioli rampicanti, fave, fragole, indivia, lattughe, peperoni, piselli, pomodori, porri, rabarbaro, ravanelli, scorzanera, sedano rapa, spinaci, valeriana. 15 FIORE DI ZUCCA E ZUCCHINA Nome scientifico: Cucurbita maxima e Cucurbita pepo (Cucurbitaceae) Difficoltà: media Esposizione: soleggiata Caratteristiche: viene coltivata per i suoi frutti, che si raccolgono e consumati acerbi, e per i fiori che vengono fritti in pastella. Inoltre è ideale per chi è a dieta, visto l’elevato contenuto di acqua e il basso apporto calorico. Sono ricche di vitamine A e C; si rivelano utili contro l’invecchiamento, nella prevenzione dei tumori, e per favorire l’abbronzatura. è originaria delle regioni calde dell’America meridionale, affine alla zucca. Semina/piantumazione: la semina si inizia appena cessato il pericolo delle gelate tardive, si fa in posto e si protrae scalarmene fino ad agosto. Le zucche si seminano una sola volta in aprile-maggio. Il seme viene messo in buchette alla distanza di 1 metro lungo un solchetto tracciato in precedenza col filo, sempre alla distanza di 0.80 cm - 1 metro per le zucchine e fino a 2 metri per le zucche. Nelle semine estive, in terreno asciutto, prima di mettere i semi si annaffia in fondo alla buchetta, ricoprendo poi con terra fina e asciutta. In ogni buchetta si mettono di solito 2/3 semi. Dopo qualche giorno dalla nascita, si fa il diradamento, lasciando una pianta per buchetta. Cure colturali: per la buona riuscita della coltura, la zucca e la zucchina deve essere coltivata in terreni fertili e freschi, ben preparati con un buon lavoro profondo 3035 cm, seguito da accurati lavori superficiali di sminuzzamento e spianamento. La zucca esige una concimazione completa che, a seconda delle qualità del terreno. Cimare le zucche per favorire lo sviluppo omogeneo di alcuni frutti. Raccolta: è scalare ed è fatta al momento in cui il fiore che si lascia attaccato al frutto sta per schiudersi. Le zucche da inverno si raccolgono ai primi d’ottobre e si conservano in locale asciutto e ventilato fino alla fine dell’inverno. La mattina presto posso essere raccolti i fiori di zucca e zucchine per essere consumati impanati e fritti. Consociazioni: lattughe, indivie, cetrioli, cipolle e prezzemolo. 16 NON SOLO AROMI… Per definizione una pianta aromatica è una pianta contenente sostanze di odore gradevole, dette aromi, ricca di oli essenziali, le cui funzioni biologiche si ipotizza possano essere di difesa contro insetti fitofagi, per i quali risultano repellenti; stimolanti del metabolismo vegetale; per attirare, in alcuni fiori, gli insetti pronubi. Solitamente se ne consumano/utilizzano diversi organi e porzioni come, semi, bulbi o radici, foglie e legno, a seconda di dove è localizzata la sostanza aromatica di interesse. In realtà, potenzialmente, di numerose erbe aromatiche, possiamo consumarne anche i fiori. Molte volte, senza pensarci, consumiamo fiori di aromatiche; come nel caso dell’origano, quando raccogliamo gli steli fioriti e, una volta essiccati, sbricioliamo sia fiori che foglie; oppure nel caso del basilico, quando tende a levarsi a fioritura per non gettare nulla utilizziamo anche le sommità fiorite; e ancora nel caso del timo, dove i fiori, estremamente piccoli, si confondono talvolta con le piccole foglioline di varietà variegate. Ricordiamoci, inoltre, che i fiori di molte aromatiche rientrano come materiale di partenza per l’estrazione di oli essenziali. Gli usi dei fiori di aromatiche possono essere molteplici, dalla semplice guarnizione alla preparazione di piatti dove l’ingrediente principale è il fiore della pianta aromatica scelta di cui se ne esalta il sapore e la presenza, tramite una oculata scelta degli altri ingredienti e della metodologia di cottura/preparazione. Senza tuttavia dimenticarci i comuni usi delle foglie e altre parti delle aromatiche, come spezie per insaporire i cibi, conservare alimenti, preparare infusi o bevande dissetanti, preparare liquori e amari e ancora nelle preparazioni cosmetiche. Sicuramente tra tutti questi usi comuni, i fiori di aromatiche possno avere ruolo fondamentale nella preparazione di infusi e tisane fornendo loro il delicato aroma e trasferendo il pigmento dando colore alla bevanda. La coltivazione come specie orticola della pianta aromatica, garantisce le quantità e la qualità del prodotto che vogliamo consumare, solitamente per gli aromi comuni, la foglia. Possiamo però applicare delle tecniche colturali che valorizzino la produzione abbondante di fiori e di dimensioni maggiori, abbinate alla scelta di varietà che, per sue caratteristiche genetiche, producono abbondantemente, fiori grossi e saporiti. Non dimentichiamoci alcune accortezze: molte aromatiche presentano sostanze tossiche che, talvolta, sono presenti proprio nei fiori, oppure che la pianta può produrre e concentrare in determinati organi (come il fiore) alcuni principi attivi (talvolta tossici) in modo diverso a seconda del periodo dell’anno. Questo fenomeno è chiamato tempo balsamico, periodo dell’anno in cui una certa pianta di interesse erboristico/medicinale presenta la più alta concentrazione di principi attivi ed è, di conseguenza, il momento più indicato per la sua raccolta. 17 BORRAGINE Nome scientifico: Borago officinalis (Boraginacee) Difficoltà: facile Esposizione: soleggiata Irrigazione: scarsa I fiori sono ermafroditi, di colore blu- violetto, peduncolati, a forma di stella e disposti a grappolo; hanno 5 petali saldati alla base con colorazione bianca e gli stami neri sono inseriti sul tubo della corolla e portano un cornetto dietro. I sepali sono di colore bruno-rossiccio o verde. Semina/messa a dimora: seminare all’aperto da marzo a giugno con una distanza sulla fila di 20/25 cm e tra le file 40 cm. Cure colturali: cresce ovunque preferendo i terreni asciutti, sciolti, leggeri, ricchi di humus e ben esposti al sole. Vive tranquillamente in terreni con ph che vanno da 5 a 8. La borragine può essere seminata in primavera direttamente nell’orto o in vaso. Si propaga facilmente da sola tramite seme. La borragine si può seminare anche in autunno, anticipando la produzione ottenendo piante più grandi. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: fiorisce da maggio a settembre e i semi maturano da luglio a ottobre. Già uno o due mesi dopo la semina si cominciamo a raccogliere i fiori secondo le necessità. I fiori possono essere usati come guarnizione e come aroma per diversi piatti. Si possono congelare all’interno di cubetti di ghiaccio per dare una nota di colore alle bevande estive. Possono essere usati anche per colorare l’aceto. Sia le foglie che il fiore soprattutto hanno un sapore che ricorda il cetriolo. Raccolta e conservazione: si utilizzano le foglie fresche raccolte in primavera. Dopo la fioritura si utilizzano solo le foglioline più giovani. Con l’essiccazione le sue proprietà diminuiscono sensibilmente, meglio quindi conservarla congelandola. Curiosità: i francesi e gli inglesi la coltivavano come un ortaggio e ne ricavavano una bevanda fresca estiva. La borragine è una pianta che fornisce un nettare molto gradevole e, per questo, è molto ricercata dalle api che ricavano un miele con un aroma particolarmente saporito. È uno dei componenti fondamentali del preboggion il mazzetto di erbe aromatiche tipico della cucina ligure. 18 CALENDULA Nome scientifico: Calendula officinalis (Asteraceae) Difficoltà: media Esposizione: soleggiata Irrigazione: scarsa Una volta al mese durante tutta l’estate appaiono fiori color arancio, grandi, raggruppati in capolini, i periferici ligulati, quelli centrali ermafroditi e tubulosi. Evidente l’etimologia dalle calendae romane, che indicano per antonomasia una ricorrenza mensile. Semina/messa a dimora: la coltivazione viene fatta ponendo a terra i semi in primavera in semenzai provvisti di terriccio leggero. Le piante vengono poi trapiantate in vaso o in piena terra, in luoghi soleggiati. Spesso si dissemina spontaneamente. Cure colturali: amano il sole e l’aria; devono essere coltivate all’aperto, anche in vaso, purché siano tenute in un balcone o in un davanzale. Non è particolarmente esigente e si adatta abbastanza bene alle diverse situazioni pedo-climatiche. Devono stare al sole diretto, infatti non hanno problemi con le alte temperature. Si innaffia regolarmente in modo che il terreno rimanga sempre umido, ma non fradicio. Una irrigazione costante, specialmente quando la pianta è in fiore, è importantissima. Attenzione ai ristagni idrici che non sono in alcun modo tollerati. Preferiscono dei terreni ricchi di sostanza organica, leggeri, che favoriscano il rapido sgrondo delle acqua in eccesso in quanto non tollerano in alcun modo i ristagni idrici. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: inizia a fiorire a partire a primavera inoltrata. Come le foglie, anche i fiori possiedono un gusto particolare di sapore erbaceo. Da utilizzare freschi, scaldandoli perdono il particolare sapore. Raccolta e conservazione: dalla primavera inoltrata fino all’estate produce numerosissimi fiori a margherita, di colore giallo o arancione; esistono molte cultivar a fiori doppi e stradoppi. I fiori di calendula profumano delicatamente di limone, e sono commestibili: si consumano crudi in insalata, oppure vengono utilizzati essiccati per tisane, hanno un sapore intenso e speziato. Può essere utilizzata come condimento per pasta e risotti. I petali e le foglie possono arricchire zuppe e minestroni, ma anche frittate ed insalate. Da utilizzare in cucina assolutamente. Il gusto è piccante, sapido, pepato. Il colore dorato aggiunge un tocco di lusso a qualsiasi piatto. 19 CAMOMILLA Nome scientifico: Matricaria chamomilla (Asteracee) Difficoltà: media Esposizione: soleggiata Irrigazione: scarsa I fiori sono ermafroditi, riuniti in capolini lungamente peduncolati posti su un ricettacolo vuoto e i fiori esterni hanno la ligula bianca mentre i fiori interni sono tubolosi con corolla gialla. L’impollinazione è entomofila. Semina/messa a dimora: in primavera posizionando il seme a una profondità di 1-2 cm. La distanza tra le file è di 40 cm e sulla fila di 25 cm. Cure colturali: è una pianta che ama il sole, l’aria e il caldo viceversa non ama le correnti d’aria e il vento eccessivo. Predilige i luoghi con inverni miti e con una buona umidità anche se non gradisce l’eccessiva umidità notturna. Tenere sotto controllo le infestanti che vanno regolarmente eliminate. Lavorare il terreno superficialmente eliminando la crosta superficiale. Coltivarla in terreni freschi, non aridi e tendenzialmente acidi, sciolto e ben drenato in quanto, pur avendo necessità di terreni umidi, non ama i ristagni idrici. Evitare terreni eccessivamente fertili e ricchi di sostanza organica. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: a partire dal mese di maggio e per tutta l’estate ed i semi maturano da agosto a settembre. Una particolarità che ci fa facilmente riconoscere la Matricaria camomilla è che le ligule bianche (i fiori esterni) dei capolini al termine della fioritura sono rivolte verso il basso. I fiori vanno raccolti all’inizio della fioritura (maggio), quando i capolini non sono ancora ben schiusi e sono ancora di un bel colore bianco. A causa della fioritura scalare, si dovranno fare più raccolte nella stagione di fioritura. I fiori hanno un sapore dolce e vengono spesso utilizzati negli infusi. Raccolta e conservazione: effettuare la raccolta in giornate asciutte per facilitare l’ essiccazione e sfavorire la comparsa di marciumi. Vanno essiccati rapidamente in un luogo asciutto, buio e ventilato per evitare la formazione delle muffe e l’annerimento della pianta con conseguente perdita delle sue caratteristiche. Si conservano in recipienti di vetro al riparo dalla luce. È preferibile rinnovare annualmente la scorta. Curiosità: vi si estraggono gli oli essenziali mediante distillazione in corrente di vapore. L’olio essenziale, responsabile delle sue proprietà aromatiche contiene: camazulene blu che vira al bruno alla luce, flavonoidi, cumarina, alcool, acidi grassi, glucosidi, potassio, vitamina C. 20 CORIANDOLO Nome scientifico: Coriandrum sativum (Apiacee) Difficoltà: facile Esposizione: soleggiata Irrigazione: scarsa I fiori sono di colore rosato-bianco e riuniti in infiorescenze dette ad ombrella. La pianta si sviluppa da una rosetta centrale dalla quale partono tutte le foglie e i peduncoli fiorali. Semina/messa a dimora: all’inizio della primavera nelle zone a clima temperato mentre in primavera inoltrata nelle zone a clima freddo. In ogni caso è bene seminare in zone soleggiate in file distanti 50-60 cm mentre lungo la fila la distanza deve essere di circa 20 cm ad una profondità di circa 2 cm. Cure colturali: cresce senza problemi un po’ ovunque nelle regioni a clima temperato. Ama i terreni freschi, leggeri e ben drenati. Le piante fresche emanano un odore non molto gradevole è preferibile, non piantarle troppo vicino all’abitazione o nei luoghi di passaggio. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: inizia a fiorire a partire a primavera inoltrata. Come le foglie, anche i fiori possiedono un gusto particolare di sapore erbaceo. Da utilizzare freschi, scaldandoli perdono il particolare sapore. Raccolta e conservazione: da luglio e fino a settembre si estirpano le piante per raccogliere i frutti, quando maturano e iniziano ad assumere una colorazione marrone chiaro. Le piante estirpate si legano in mazzi e si mettono a essiccare appese a testa in giù in luoghi ventilati, bui e asciutti. Una volta essiccate prelevare i semi e conservarli al buio in barattoli a tenuta ermetica. Non può essere conservato per lungo tempo in quanto perde abbastanza rapidamente il suo aroma. Curiosità: si possono utilizzare sia le foglie che i semi. I frutti di coriandolo sono anche usati nell’industria farmaceutica per aromatizzare i medicinali e nell’industria erboristica per aromatizzare soprattutto i lassativi. Ha un aroma talmente forte che se si masticano i frutti, riescono a neutralizzare anche l’aroma dell’aglio. 21 ERBA CIPOLLINA Nome scientifico: Allium schoenoprasum (Liliacee) Difficoltà: facile Esposizione: soleggiata Irrigazione: scarsa I fiori si formano su un unico scapo fiorale di altezza anche di 40 cm. I fiori sono ermafroditi, di colore rosa chiaro-scuro e riuniti in infiorescenze apicali globose a ombrella. Semina/messa a dimora: la moltiplicazione dell’erba cipollina può avvenire per seme in primavera, ma principalmente per divisione della pianta, all’inizio dell’autunno, in ottobre. Si toglie la pianta dal terreno e si divide in 4-5 parti contenente ciascuna 4-5 bulbilli, a seconda delle dimensioni della pianta madre e ciascuna porzione si mette a dimora o in singoli vasetti o in piena terra a circa 30 cm di distanza l’una dall’altra. Cure colturali: l’erba cipollina è rustica, poco esigente, che non richiede particolare attenzioni. Cresce bene sia nelle zone soleggiate che in quelle in leggera ombra. E’ una pianta che va annaffiata abbondantemente soprattutto nel periodo estivo facendo attenzione a non lasciare ristagni idrici nel terreno. Cresce bene ovunque ma preferisce terreni freschi, leggeri, di medio impasto, sciolti e ben drenanti.. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: fiorisce a partire dal mese di maggio. La fioritura in genere è molto copiosa. I fiori si raccolgono da aprile fino ad ottobre, se l’autunno è mite. I fiori sono molto gustosi e croccanti per la loro consistenza tipica. Raccolta e conservazione: da giungo sino a settembre. Si usano fiori, foglie e bulbilli. In particolare le foglie si tagliano quando sono pienamente sviluppate, recidendole alla base. Si possono effettuare 3-4 tagli per stagione. Le foglie con l’essicazione perderebbero tutto il loro aroma a causa della loro consistenza acquosa e della loro struttura cava, poco consistente. Si utilizzano pertanto fresche oppure, se si vuole conservarle, è possibile surgelarle. Curiosità: contiene l’alliina, una sostanza inodore che per azione dell’enzima alliinasi, che si libera con la rottura dei tessuti, trasforma l’alliina in allicina, un composto dal profumo pungente, il classico profumo di cipolla. L’allicina viene degradata con la cottura. 22 FIORI DI AGRUMI Nome scientifico: (Rutaceae) Citrus maxima - Pummelo Citrus medica - Cedro Citrus reticolata – Mandarino Citrus sinensis – Arancio dolce Fortunella margarita - Kumquat Citrus x limon - Limone Citrus x aurantium - Arancia amara Citrus x myrtifolia – Chinotto Citrus x bergamia - Bergamotto Citrus x paradisi - Pompelmo Citrus x clementina - Clementina (Mandarancio senza semi) (Rutaceae) Difficoltà: facile Esposizione: soleggiata Irrigazione: media La zagara è il fiore degli agrumi. La parola deriva dai termini arabi zahara (“splendere, sfavillare di bianco”) e zahr (“fiore”). Le zàgare crescono in infiorescenze corimbose oppure solitari. La corolla a petali liberi racchiude moltissimi stami; il pistillo ha un ovario con almeno cinque logge ricche di ovuli. I fiori degli agrumi sono generalmente bianchi, sebbene alcune specie presentino boccioli variamente colorati, per cui alle volte i petali conservano lievi sfumature di colore all’attaccatura. I fiori di limone e di cedro hanno generalmente una sfumatura violacea. A seconda della specie, i fiori sono di grandezza variabile, e possono misurare da 1 a 5 cm di diametro. Sono tutti molto profumati. Semina/messa a dimora: si trapiantano in febbraio. Per la coltivazione in contenitore si utilizzano due parti di torba, due parti di terra da giardino e una parte di sabbia, aggiungendo alcune manciate di lapillo o pietra pomice. Cure colturali: piante sempreverdi che nelle zone di origine godono di estati calde e umide. In Italia è diffusa solo in zone con clima mite; per favorire la resistenza al freddo è possibile innestare gli agrumi su piante di Poncirus trifoliata, una Rutacea rustica a foglia caduca. Gli agrumi si coltivano in luogo soleggiato e riparato dal vento, e, se si vive in zone con inverni rigidi, si devono porre a dimora 23 in contenitore, in modo da poterli spostare in serra fredda in caso di temperature molto basse, oppure ricordiamoci di coprirli con “tessuto non tessuto” durante l’inverno. Necessitano di terreno soffice e mediamente ricco in materia organica, molto ben drenato e non eccessivamente argilloso. Devono essere innaffiati in maniera abbondante, ma evitando i ristagni e attendendo sempre che il terreno asciughi bene tra un’annaffiatura e l’altra. Ogni 3-4 mesi, al terreno, si aggiunge dello stallatico ben maturo o del concime granulare a lenta cessione, e come ammendante la polvere di lupini. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: fioriscono in primavera, e alcune specie hanno una seconda fioritura in tarda estate o in autunno, i fiori sono di colore bianco e intensamente profumati. Per zagara si intende in particolare il fiore dell’arancio e del limone (la cui fioritura avviene tra aprile e maggio) oltreché del bergamotto (che invece fiorisce tra la fine di marzo e aprile: i frutti vengono raccolti da ottobre a dicembre). Il fiore può essere colto tutto l’anno in quanto esistono varietà e ibridi con fioritura in mesi differenti. I fiori sono dolci e molto profumati; da utilizzare con parsimonia o il sapore nel vostro piatto sarà coperto. 24 ISSOPO Nome scientifico: Hyssopus officinalis (Lamiacee) Difficoltà: facile Esposizione: soleggiata Irrigazione: scarsa I fiori sono tubolari, tipici del genere, bilabiati alle estremità della corolla, raccolti in spighe molto dense che si sviluppano all’ascella delle foglie superiori. Sono di colore azzurro - violetto e sbocciano da luglio a settembre. Anche se per lo più si trova la varietà a fiori azzurro-violetto, esistono anche varietà a fiori bianchi (Hyssopus officinalis varietà albus) e a fiori rosa (Hyssopus officinalis varietà roseus). Semina/messa a dimora: la moltiplicazione avviene per divisione dei cespi, da effettuare in primavera avanzata o all’inizio dell’autunno. È facile da riprodurre anche per semina, in marzo-aprile, su substrato calcareo e leggero. Propagare anche per talea in aprile-maggio. Cure colturali: pianta robusta, non richiede cure particolari. Per quanto riguarda il terreno non è particolarmente esigente, ma predilige terreni sassosi, piuttosto aridi e ben esposti. L’issopo può venir coltivato con successo anche in vaso. All’inizio della primavera (marzo-aprile) la pianta si pota energicamente tagliando il fusto a circa 10 cm dal terreno per dare vigore alla pianta. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: l’issopo fiorisce nel periodo estivo, luglio e agosto, i fiori si raccolgono appena schiusi perché hanno il maggior contenuto di oli essenziali così come le foglie; i fiori e le foglie più tenere si possono aggiungere nelle insalate, minestre, ragù e arrosti. Le sommità fiorite si usano in alcune salse e zuppe, sono inoltre un ingrediente di liquori d’erbe. Sia il fiore che le foglie hanno un sottile gusto di anice o liquirizia. Raccolta e conservazione: le foglie, secondo necessità, in ogni periodo dell’anno. Foglie ed infiorescenze si conservano dopo averle essiccate e sono ottime componenti dei pout-pourri. Curiosità: possiede proprietà terapeutiche, espettoranti e digestive. L’issopo è una pianta che viene citata nell’Antico Testamento. 25 LAVANDA Nome scientifico: Lavandula angustifolia (Lamiacee) Difficoltà: facile Esposizione: soleggiata Irrigazione: scarsa I fiori sono ermafroditi, zigomorfi, tetrameri, ossia con quattro verticilli (calice – corolla - androceo – gineceo) e pentameri, cioè con corolla e calice a 5 parti). I fiori sono violacei e profumano di fresco. La loro fioritura dura tutta l’estate. Semina/messa a dimora: si semina in primavera: la germinazione è piuttosto lunga. Richiede una posizione soleggiata ben ventilata, è molto resistente e ama il caldo. Cresce in qualsiasi tipo di terreno anche se preferisce quelli calcarei. Si può riprodurre anche per talea fogliare in primavera. Cure colturali: si trapianta a maggio, sistemando lepiantine a 30 cm l’una dall’altra. È adatta anche ai giardini rocciosi. Raggiunge un’altezza massima di circa 60 cm. Meglio concimare in primavera, anche con concime liquido per piante verdi. Attenzione ai ristagni d’acqua: non ama l’umidità. La Lavandula angustifolia è resiste al freddo meglio rispetto ad altre specie. A fine estate si pota per pulire la piante di fiori e rametti secchi. A inizio primavera va potata (solo la parte verde) per favorire la crescita ordinata dei nuovi rami. Si pota tutti gli anni. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: la fioritura dura tutta l’estate. I fiori si raccolgono freschi per essiccarli, secchi per usarli nelle composizioni floreali e nei sacchetti profuma-biancheria. Raccolta e conservazione: i rami fioriti si tagliano alla base sotto le foglie, si raccolgono a mazzetto e si mettono a essiccare a testa in giù. Bastano 15 giorni. Curiosità: da quando si inizia a coltivare per avere piante al massimo della bellezza, bisogna aspettare il terzo anno, quando la pianta è ben sviluppata. Importante per il suo mantenimento la potatura a fine fioritura. 26 MAGGIORANA Nome scientifico: Origanum majorana (Lamiacee) Difficoltà: facile Esposizione: soleggiata Irrigazione: scarsa I fiori di colore bianco-rosato sono raccolti in spighe, provvisti di brattee concave e sono ermafroditi ad impollinazione entomofile soprattutto api e farfalle. Semina/messa a dimora: a primavera in un luogo riparato e trapiantiamole all’aperto in pieno sole, distanziandole 30 cm. Cure colturali: preferisce terreni asciutti, va annaffiato poco e spesso facendo attenzione a non inzuppare il terreno e non lasciare ristagni idrici. Le maggiori richieste idriche si hanno quando la piantina è ancora giovane e durante la fioritura. Preferisce terreni a reazione alcalina, permeabili e asciutti e con una buona dose di sostanza organica. Le piante di maggiorana sono molto rustiche e non richiedono concimazioni particolari. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: la fioritura della maggiorana avviene da luglio a settembre ed i semi maturano da agosto a settembre. I fiori riuniti in spighe sono molto gustosi e hanno sapore uguale a quello della maggiorana, un po’ più forte. Raccolta e conservazione: da giungo fino a novembre. Si utilizzano le sommità fiorite e le foglie che si raccolgono all’inizio della fioritura tagliandole con tutti i rami. I rametti con i fiori e le foglie di maggiorana vanno essiccati appena raccolti, il più velocemente possibile appesi a testa in giù in luoghi asciutti, bui e aerati affinché non perdano le loro caratteristiche. Una volta essiccati, vanno recuperate le foglie ed i fiori, sbriciolati e conservati in vasetti di vetro. La maggiorana al contrario dell’origano perde molto del suo aroma con l’essiccazione è preferibile quindi consumarla fresca o surgelata.. Curiosità: contiene molti oli essenziali ed è ricca di vitamina C, tannini e acido rosmarinico. 27 MENTA Nome scientifico: Metha spp. (Lamiacee) Difficoltà: facile Esposizione: soleggiata/mezz’ombra Irrigazione: media I fiori sono portati da infiorescenze disposte a capolino o a spicastro, con fiori labiati tipici della famiglia. Semina/messa a dimora: dividiamo le radici in primavera o pianta esemplari acquistati in vaso. Cure colturali: vive bene in diversi climi tanto; più frequente dove la primavera è fredda e umida e l’estate è calda e asciutta. Ama le esposizioni soleggiate che ne stimolano la produzione di oli. Richiede delle annaffiature regolari e generose soprattutto durante il periodo estivo. Non bagnare le foglie quando si annaffia in quanto l’evaporazione fa perdere oli essenziali. La menta non è particolarmente esigente in fatto di terreni, l’importante è che sia un terreno fertile ricco di humus, poroso, a ph neutro o anche leggermente acido (ph 6-7) e ben drenante (non ama i ristagni idrici). Sono assolutamente da evitare i terreni pesanti ed argillosi. Essendo una pianta avida di sostanza organica, se coltivata nel vaso, rinnovare il terriccio ogni 2-3 anni. La menta è una pianta potassofila, vale a dire che richiede delle grandi quantità di potassio. Per una maggiore produzione di oli essenziali apportarvi anche azoto e fosforo. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: fiorisce dalla primavera all’estate e può proseguire fino all’autunno. I fiori sono dello stesso sapore delle foglie, talvolta più inteso e aromatico. Raccolta e conservazione: le foglie si possono raccogliere tutto l’anno anche se raccolte al momento della piena fioritura, per lo più nel mese di agosto, hanno il maggior contenuto di oli essenziali e di mentolo libero e un basso contenuto in mentone che conferisce un odore aspro. Una volta raccolta va consumata o allo stato fresco oppure essiccata all’aria e all’ombra, infatti anche secca mantiene il suo aroma. Curiosità: ogni specie sintetizza un’essenza particolare ed alcune specie sono più apprezzate di altre da un punto di vista qualitativo. Fra questa sicuramente la Mentha piperita è la più apprezzata in quanto sintetizza un olio costituito principalmente da un alcool secondario, il mentolo (50/60%) e da un chetone, il mentone (9/12%). L’olio si trova in maggiore quantità nelle foglie che ne contengono 0,3-0,4% fino a oltre l’1%. 28 ROSMARINO Nome scientifico: Rosmarinus officinalis (Lamiacee) Difficoltà: facile Esposizione: soleggiata/mezz’ombra Irrigazione: media I fiori sono riuniti in grappoli che crescono all’ascella delle foglie, di colore azzurrovioletti e presenti quasi tutto l’anno. Sono ermafroditi a impollinazione entomofila soprattutto da parte delle api. I frutti sono degli acheni che diventano scuri a maturità. Semina/messa a dimora: in primavera in terra ben drenata, quasi secca, in pieno sole. Si propaga facilmente per talea Cure colturali: ama il sole, il caldo e l’aria, sono piante che devono essere coltivate all’aperto. Crescono molto bene lungo le zone litoranee del mediterraneo e tollerano senza alcuna difficoltà l’aria salmastra. È preferibile che siano localizzate in zone riparate da eventuali venti freddi che potrebbero sopraggiungere con l’inverno. Temperature al di sotto di 10-15 °C sono mal tollerate, ma riesce comunque a resistere ai nostri inverni rigidi. Preferisce terreni asciutti, va annaffiato poco e spesso facendo attenzione a non inzuppare il terreno e a non lasciare ristagni idrici. Se coltivato in vaso è opportuno rinvasare ogni due-tre anni usando un buon terriccio fertile, a reazione alcalina avendo cura di ben sistemare su fondo del vaso dei pezzi di coccio per favorire il rapido sgrondo delle acque di irrigazione.. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: fiorisce dalla primavera all’estate e può proseguire fino all’autunno. I fiori sono dello stesso sapore delle foglie, talvolta più inteso e aromatico. Raccolta e conservazione: fiorisce da marzo a settembre-ottobre, ma se il clima si mantiene mite la fioritura può durare più a lungo. Per la produzione degli oli essenziali si utilizzano le sommità fiorite fresche. I fiori sono di un sapore più moderato rispetto alla pianta; utilizzatelo per guarnire piatti. Curiosità: si utilizzano sia le foglie che i fiori, che vanno raccolti in piena fioritura, durante l’estate. I rametti con i fiori del rosmarino vanno essiccati appena raccolti, il più velocemente possibile appesi a testa in giù in luoghi asciutti, bui e aerati affinché non perdano le loro caratteristiche. Una volta essiccati, vanno recuperate le foglie ed i fiori e conservati in vasetti di vetro sigillati. Il rosmarino è meglio utilizzarlo fresco in quanto con l’essiccazione perde buona parte dei suoi principi attivi. Proprietà aromatiche: è una pianta ricchissima di olio essenziale costituito essenzialmente da pinene, conforene, limonene, flavonoidi, acidi fenolici, tannini, resine, canfora e acido rosmarinico. 29 SALVIA Nome scientifico: Salvia officinalis (Lamiacee) Difficoltà: facile Esposizione: soleggiata Irrigazione: scarsa I fiori sono riuniti nella parte terminale dello stelo (spicastri), nel caso della S. officinalis di color violetto. Sono ermafroditi e vengono impollinati dagli insetti. Semina/messa a dimora: difficilmente si propagaper seme; si dividono i ciuffi in primavera o in autunno, o si mettono a dimora le piantine acquistate in vaso. Si propaga facilmente per talea. Cure colturali: pianta rustica, vive bene se esposta in pieno sole. Pianta sia termofila che eliofila vale a dire che ama il caldo sia il sole. In genere l’aerale di coltivazione arriva fino ai 900 m di altitudine (non tollera climi troppo freddi). Sopravvive con difficoltà negli ambienti con inverni lunghi e freddi. Sopportaanche la siccità e non amano l’eccessiva umidità atmosferica. Gradisce una buona circolazione dell’aria e aria asciutta, al fine di evitare la comparsa del temibile oidio che colpisce la parte aerea della pianta compromettendone la sopravvivenza. Dopo 4-5 anni la pianta tende a degenerare per cui dopo tale periodo è bene sostituirla. Annaffiare con moderazione, stando attenti a non lasciare ristagni idrici nel terreno, che sono la principale causa di morte di queste piante, lasciando asciugare il terreno tra un’irrigazione e l’altra. Preferisce i terreni neutri o leggermente calcarei e sabbiosi, molto permeabili. Sono assolutamente da evitare i terreni acidi e pesanti. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: fiorisce da primavera e per tutta l’estate mentre i semi maturano da agosto a settembre. Sapore simile a quello delle foglie, ma più delicato. Raccolta e conservazione: le foglie devono essere raccolte tra maggio e luglio prima o all’inizio della fioritura. Si utilizzano anche le sommità fiorali che vanno raccolte all’inizio della fioritura. Per l’uso quotidiano in cucina le foglie possono essere raccolte tra la primavera e l’autunno. Le migliori sono quelle delle cime e non devono essere lavate ma strofinate con un panno umido. Le foglie e i fiori si fanno essiccare all’ombra e si conservano in sacchetti di carta o di tela. Curiosità: l’ olio essenziale ha una composizione chimica molto complessa e i suoi costituenti principali sono: alfa e beta-tujone, canfora e 1,8-cineolo, responsabili del caratteristico aroma della pianta. 30 TIMO Nome scientifico: Thymus vulgaris (Lamiacee) Difficoltà: facile Esposizione: soleggiata/mezz’ombra Irrigazione: media I fiori sono di colore bianco-rosato, ermafroditi e crescono all’ascella delle foglie in infiorescenze a spiga; sono a impollinazione entomofila, a opera delle api. I frutti sono acheni contenenti ciascuno quattro semi ricoperti da un guscio di colore marrone. Semina/messa a dimora: in primavera con trapianto all’aperto nella primavera dell’anno successivo, in terreno leggero e ben esposto al sole. Si propaga anche per talea e per divisione dei ciuffi. Cure colturali: pianta dai climi temperati, ama il sole. Tollera brevi periodi anche temperature di -10-15 °C. Non gradisce le escursioni termiche troppo elevate alla ripresa vegetativa in primavera. Se coltivata in pieno campo è molto utile fare delle sarchiature. Le erbe infestanti non sono un grosso problema per il timo in quanto, dato il suo rigoglio vegetativo, riesce a prevalere sulle malerbe anche se nei primi due anni di vita è bene tenerle sotto controllo. Per favorire un buon rigoglio vegetativo è importante annaffiare poco e spesso, senza inzuppare il terreno. Infatti il timo tollera la siccità ma non i ristagni idrici o l’eccessiva umidità. Preferisce terreni calcarei e leggeri, permeabili e asciutti. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: fiorisce dalla primavera e per tutta l’estate. I fiori del timo sono molto ricchi di nettare per cui sono molto ricercati dalle api. Raccolta e conservazione: si utilizzano le sommità fiorite che si raccolgono da aprile e per tutta l’estate e le foglie che vanno raccolte prima della fioritura o all’inizio della fioritura. Raggiunge il suo massimo di produzione al terzo-quarto anno di vita. Si possono effettuare due raccolti di fiori: uno intorno al mese di giugno, l’altro a settembre dopo il primo sfalcio in modo da dare alla pianta il tempo di ricrescere e accumulare i preziosi oli essenziali. Lo sfalcio si deve eseguire a pochi centimetri dal terreno (circa 5cm). Sia le foglie che i fiori del timo si raccolgono con tutto il fusto che poi viene messo a seccare in un posto ombreggiato e ventilato che garantirà una corretta essiccazione. Curiosità: i principali costituenti sono i fenoli per in particolare: il timolo (per un 30-70%); l’altro è il carvacrolo (per un 3-15%). Se il timo viene raccolto durante l’inverno il contenuto in fenoli è basso con predominanza del timolo, se raccolto in estate si ha un’alta concentrazione di fenoli e soprattutto carvacrolo. 31 FIORI DA GUSTARE Consideriamo normalmente i fiori come un ornamento del nostro giardino oppure del nostro terrazzo, in realtà i fiori hanno molti più potenziali ed utilizzi sia nell’ ambito cosmetico ma soprattutto in campo culinario per la preparazione di bevande, piatti e la guarnizione di pietanze. Forse un po’ per l’esigenza di scoprire qualcosa di nuovo e curioso oppure semplicemente come ritorno ad un lontano passato, dove il consumo dei fiori come alimento era molto diffuso in antiche civiltà, oggi come non mai “la moda” del consumo di fiori sta crescendo sempre di più. È necessario quindi che i coltivatori e i commercianti rispondano correttamente alla richiesta di mercato, offrendo prodotti di qualità e sicurezza certificata. Questo discorso magari non strettamente necessario per il consumo di fiori di piante aromatiche è indispensabile per il consumo dei fiori che normalmente consideriamo ornamentali, proprio perché più attrattivi e curiosi per i loro colori sgargianti e intensi profumi, che ci invogliano alla loro coltivazione come ornamento. Già da qualche anno, alcune aziende produttrici di piante e fiori ornamentali specificano sull’etichetta o sul vaso della pianta che il fiore non risulta edibile: non perché fiore non adatto al consumo in quanto tale, ma perché la pianta non è stata coltivata secondo precise pratiche di coltivazione che consentono di ottenere fiori buoni, di qualità e sicuri per la nostra salute. Ricordiamoci che i fiori, per la loro fragilità e delicatezza, hanno tempi brevi diconservazione. Impariamo quindi a nutrirci di fiori in sicurezza, sia per il semplice gusto di farlo ma anche con la consapevolezza che alcuni fiori non sono semplicemente belli ma anche ricchi di sostanze con un altro valore nutrizionale, quindi una “nuova o vecchia scoperta”per arricchire la rosa di alimenti che consumiamo per soddisfare il palato ma anche per nutrire il nostro corpo. Sicuramente consumare fiori, al dì là dell’influenza sul nostro organismo, potrà influenzare positivamente anche l’umore. Noi mangiamo utilizzando tutti e 5 i sensi, ciascuno di essi è fondamentale per percepire al meglio l’azione del “mangiare”; mangiare una cosa bella da vedere con colori sgargianti sarà un’ esperienza piacevole per il nostro umore. 32 BEGONIA Nome scientifico: Begonia semperflorens (Begoniaceae) Difficoltà: facile Esposizione: soleggiata/mezz’ombra Irrigazione: media I fiori sono piccoli, poco appariscenti se presi singolarmente, ma le piccole piante possono produrne in grande quantità, e costantemente per molti mesi. Sono piante monoiche, vale a dire che i fiori maschili ed i fiori femminili sono sulla stessa pianta ma sono diversi tra loro: i fiori maschili sono di solito più appariscenti dei fiori femminili. Semina/messa a dimora: le begonie producono fusti carnosi e foglie spesse, quasi succulente; i fusti spessi, ricchi di acqua, sono perfetti per preparare delle talee, in quanto proprio l’acqua al loro interno permette alle talee di sopravvivere a lungo, prima della radicazione. La riproduzione delle nostre piante di begonietta semprefiorita avviene per seme; è bene seminare le begoniette in letto caldo già nei mesi di gennaio-febbraio, poichè la germinazione è abbastanza lenta; in primavera è anche possibile praticare talee di foglia, prelevandole dalle piante dell’anno precedente preservate in serra temperata in quanto radicano senza problemi e velocemente. Utilizziamo un substrato mescolando del terriccio universale con sabbia in parti uguali. Cure colturali: nelle zone con clima estivo molto caldo ed asciutto è consigliabile trovare una aiola in una zona non eccessivamente calda, con luce solare nelle prime ore del mattino. Amano annaffiature regolari, anche se riescono a sopravvivere a periodi di siccità; è quindi conveniente annaffiare quando il terreno è asciutto, evitando però di lasciare le piante in un terreno secco a lungo. Il terriccio sarà un miscuglio di terriccio universale, con poca sabbia per migliorare il drenaggio, ed eventualmente poca terra da giardino; le piante non producono grandi apparati radicali, e quindi possono trovare spazio anche in piccole aiuole, o nei vasi dei gerani. Ogni 12-15 giorni, forniamo del concime per piante da fiore, che stimolerà lo sviluppo delle piante. Queste begonie sono piante perenni, che non sopravvivono al freddo invernale, e vengono quindi coltivate come annuali; volendo è possibile potare alcune foglie in autunno dalle vecchie piante, e utilizzarle per creare delle talee, da tenere in serra calda fino alla primavera successiva. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: fiorisce dall’inizio della primavera, fino ai freddi autunnali. I suoi petali hanno un sapore che ricorda il gusto acidulo del limone. Per questo la begonia può entrare a far parte della preparazione di sorbetti, macedonie e gelati. 33 BELLA DI NOTTE Nome scientifico: Mirabilis jalapa (Nyctaginaceae) Difficoltà: facile Esposizione: mezz’ombra -soleggiata Irrigazione: media-abbondante I fiori sono imbutiformi e pentalobati, non hanno calice (sostituito da foglie bratteali) ma sono costituiti da una corolla, che può essere di vari colori (giallo, rosso, rosa, bianco). Semina/messa a dimora: avviene per seme, si può praticare a partire da marzo in semenzaio, oppure da aprile direttamente a dimora. La propagazione è molto semplice e avviene di norma da seme. Questi si raccolgono a fine estate e si pongono in vasetti di torba nel mese di marzo, in un luogo riparato. Di solito se ne inseriscono tre, formando un triangolo. Una volta spuntate le piantine vanno diradate eliminando subito quelle che risultino troppo gracili. In ogni caso lasciamo al massimo due piante per contenitore. Mano a mano che vi è la crescita ci si impegnerà in diverse cimature per rendere gli esemplari ben accestiti e dar loro una forma il più rotonda possibile. Cure colturali: si adatta molto bene ai più diversi terreni ed esposizioni. I suoi pregi sono certamente l’autonomia, la capacità di auto disseminarsi (a volte anche eccessiva), la lunga stagione di fioritura e l’intenso profumo che viene emanato durante le ore notturne, specie nella stagione calda. È inoltre una pianta molto interessante per gli amanti degli insetti. Con il suo effluvio e la forma del capolino è in grado di attirare una grande quantità di impollinatori serali e notturni, dalle farfalle al Macroglossum stellatarum. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: fiorisce da luglio a settembre. I fiori si schiudono all’imbrunire ed emanano un profumo molto intenso che richiama le farfalle notturne (falene). Vanno raccolti di sera per averli aperti; ottimi ripieni, fritti, cotti con i spaghetti e sugo di lepre o coniglio. 34 DALIA Nome scientifico: Dahlia spp. (Asteraceae) Difficoltà: facile Esposizione: soleggiata Irrigazione: abbondante Le dalie orticole si classificano in base al fiore, cioè alla forma del capolino: attualmente sono tredici i gruppi riconosciuti internazionalmente. Altre caratteristiche, come il colore dei fiori, l’altezza delle piante, il colore e la forma delle foglie ecc., non vengono prese in considerazione. Gruppo 1: Dalie a fiore semplice I fiori fertili tubulosi sono riuniti in un disco centrale ben visibile, circondati dai fiori del raggio, generalmente con otto (o più numerose) ampie ligule ovate. Gruppo 2: Dalie a fiore di anemone I fiori del disco centrale sono tubulosi e parzialmente ligulati che formano un ciuffo circondato dalle ampie ligule periferiche. Gruppo 3: Dalie a collaretto Infiorescenze con due cerchi distinti di segmenti: quello esterno con ligule dei fiori periferici, quello più interno (il collare) formato da stami trasformati (petaloidi). Il disco centrale è parzialmente visibile e simile a quello delle dalie a fiore semplice. Gruppo 4: Dalie a fiore di ninfea Capolini pieni (cosiddetti doppi) con il disco non visibile sotto i segmenti (ligule) piatti ed allargati, eventualmente incurvati verso l’interno o verso l’esterno. Gruppo 5: Dalie decorative Capolini pieni (doppi), vistosi, con segmenti fitti, allargati e spesso ovati senza punte, disco non visibile. Gruppo 6: Dalie a globo Capolini pieni (doppi), con segmenti fitti, appuntiti e rivolti verso l’alto, infiorescenza a forma di sfera con un diametro maggiore di 6 cm, eventualmente parzialmente schiacciata. Gruppo 7: Dalie pompon Capolini pieni (doppi), con segmenti generalmente ovati, infiorescenza a forma molto vicina a quella delle dalie a globo, ma con un diametro solo fino a 6 cm. Gruppo 8: Dalie a fiore di cactus Capolini pieni (doppi), con i segmenti stretti ed appuntiti attorcigliati 35 all’indietro per più della metà della loro lunghezza. Sono compresi capolini a fiore di cactus con i segmenti dritti oppure incurvati. Gruppo 9: Dalie semi-cactus Capolini pieni (doppi), con i segmenti allargati e piatti, come nelle dalie decorative, ma appuntiti e verso l’estremità attorcigliati all’indietro. Le infiorescenze si presentano spesso piatte ed aperte, come quelle delle dalie decorative. Gruppo 10: Dalie diverse Questo gruppo contiene tutte le dalie con capolini con forme non assimilabili ai gruppi precedenti. Per esempio quelle dette "a fior di peonia" oppure le "duplex", con due cerchi distinti di fiori del raggio ecc. Gruppo 11: Dalie fimbriate Il gruppo comprende le dalie con ligule di qualsiasi forma sfrangiate uniformemente nel capolino; esse sono presenti soprattutto nelle dalie decorative e a fiore di cactus. Gruppo 12: Dalie a fiore di orchidea semplice In questo gruppo vengono inserite le dalie a fiore semplice con le ligule dei fiori del raggio attorcigliate verso l’esterno per circa un terzo della loro lunghezza. Il gruppo comprende anche le cosiddette dalie "a stella" (Star dahlias). Gruppo 13: Dalie a fiore di orchidea pieno Il gruppo raccoglie le dalie con capolini completamente pieni (doppi), in cui il disco generalmente non è visibile, con il centro triangolare e con segmenti dei fiori del raggio longitudinalmente piegati verso l’alto oppure verso il basso. Semina/messa a dimora: le dalie si presentano sotto forma di tuberi, commercializzati da febbraio a maggio. Si mettono in piena terra da metà marzo a maggio, quando non ci sono più rischi di forti gelate. La dalia ama i terreni ben dissodati in profondità, ricchi e freschi in estate, in piena luce. Mettere i tuberi direttamente in piena terra, interrandoli a 10-15 cm di profondità, una volta passati i rischi di gelate. I tuberi possono essere forzati in una serra o una veranda da metà marzo, mettendoli nella torba umida, ciò che ti permette di guadagnare fino a tre settimane di precocità di fioritura. Scegliere un posto riparato dal vento, soprattutto per le varietà alte, e non esitare a mettere sin dalla piantagione qualche tutore, per non ferire i bulbi una volta interrati. 36 Cure colturali: tenere il terreno leggermente umido con annaffiature regolari e abbondanti, e aggiungere fertilizzante “speciale bulbi” o “piante fiorite” durante tutta la stagione per aiutare la crescita e la fioritura. Eliminare regolarmente i fiori appassiti affinché i bottoni fiorali sottostanti possano svilupparsi e sbocciare. Le dalie temono il gelo. È indispensabile sradicare i tuberi di dalie in autunno appena il fogliame è bruciato dalle prime gelate e conservarli in torba asciutta in cantina/garage (luogo asciutto). Dopo qualche anno, è possibile che i bulbi si siano molto sviluppati; possono essere divisi in parecchi pezzi, muniti almeno di 2-3 germogli. Lasciare seccare i pezzi qualche giorno prima di metterli a dimora, affinché possano cicatrizzare. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: la fioritura inizia a metà primavera e va avanti fino al termine della stagione estiva. Sono molto gustose zuccherate e nei dolci. 37 EMEROCALLIDE Nome scientifico: Hemerocallis (Hemerocallidaceae) Difficoltà: facile Esposizione: mezz’ombra -soleggiata Irrigazione: scarsa I fiori sono imbutiformi, rassomigliano molto a quelli dei gigli e hanno la particolarità di sbocciare la mattina e sfiorire la sera (per questo motivo sono chiamate belle di giorno). In considerazione del fatto che sbocciano uno per volta, la pianta rimane in fiore per diversi mesi. I fiori hanno sei tepali (quando non c’è distinzione tra calice e corolla le parti che costituiscono il fiore sono chiamate tepali) e i colori sono tra i più svariati, grazie ai numerosi ibridi tutti selezionati a partire dai colori originali: giallo, arancio e rosso. Semina/messa a dimora: all’inizio della primavera nelle zone a clima freddo o in autunno nelle zone a clima temperato, potete dividere i cespi della pianta e piantarli in una composta e trattare poi la pianta come se fosse adulta. Cure colturali: amano il sole diretto ma si adattano anche alle posizioni più ombreggiate purché siano garantite almeno 5-6 ore al giorno di pieno sole. È preferibile fare una abbondante annaffiatura al mattino presto e non durante la giornata. Durante i periodi autunno-invernali, le annaffiature devono essere ridotte, senza tuttavia fa asciugare il terriccio. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: le epoche di fioritura delle Hemerocallis va dalla tarda primavera fino all’autunno. Le fioriture possono essere considerate ininterrotte in quanto, anche se ciascun fiore dura un solo giorno, sbocciano uno di seguito all’altra pertanto la fioritura è continua nel tempo. Una volta che il fiore è sfiorito va subito rimosso. Il fiore dell’Hemerocallis è molto apprezzato in Cina e Giappone con i funghi; può essere colto durante tutto il periodo della fioritura per essere utilizzato in cucina. Si dice che il momento migliore sia quando il boccio è gonfio e pronto per sbocciare, proprio come i nostri fiori di zucca. I fiori sono dei sostituti eccellenti dei fagiolini verdi, se vengono bolliti per 4 minuti e serviti con burro e sale come pure possono essere fritti nell’olio e utilizzati per un’ottima frittata. 38 FIORDALISO Nome scientifico: Cyanus segetum o Centaurea cyanus (Asteraceae) Difficoltà: facile Esposizione: soleggiata Irrigazione: scarsa I fiori sbocciano su lunghi steli, solitamente riuniti in mazzetti, con i fiori interni fertili e quelli esterni sterili. I colori possono essere vari: il colore tipico del fiordaliso è certamente il blu, ma ci sono specie rosa, viola, gialle e bianche. Sono tutti tubulosi di colore azzurro-violetto, divisi in 5 lacinie, gli esterni raggianti, sterili, gli interni (flosculi) ermafroditi. Semina/messa a dimora: sia le piante annuali che le perenni si possono seminare senza problemi all’inizio della primavera direttamente a dimora. Cure colturali: il fiordaliso non è particolarmente sensibile al freddo, però, ama particolarmente le posizioni soleggiate, dove può ricevere parecchie ore di sole al giorno, ma soffre durante le giornate più calde, se il sole è particolarmente forte. Il fiordaliso si sviluppa senza problemi in qualsiasi terreno da giardino, preferendo comunque i terreni fertili e sciolti, ricchi di materia organica. Può crescere con successo anche nel comune terriccio universale, a patto che esse abbia il corretto drenaggio, per evitare che l’acqua in eccesso provochi problemi alle piante.Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: erbaceo nel sapore, i petali sono commestibili. Da evitare il gambo amaro. Fiorisce da maggio a ottobre, fino ad agosto a quote più alte. 39 GAROFANO Nome scientifico: Dianthus caryophyllus (Caryophyllaceae) Difficoltà: facile Esposizione: soleggiata Irrigazione: scarsa I fiori sono singoli o raggruppati fino a cinque insieme in una inflorescenza, hanno un diametro di 3–5 cm e sono dolcemente profumati. Il colore originale del fiore è un naturale e brillante rosa-porpora, anche se esistono altri cultivar di colori diversi, tra cui rosso, bianco, giallo e verde. Semina/messa a dimora: si moltiplicano con la semina, per mezzo di talea nel periodo invernale e per divisione dei cespi. Le specie annuali vengono seminate in primavera o in cassone nel mese di febbraio, con fioritura dopo 6 mesi, in un misto di torba e coprendo i semi con vermiculite. Andranno tenuti costantemente umidi con vaporizzazioni e coprendo il letto di semina con un film plastico. Dovrebbero germinare nel giro di due settimane. Cure colturali: il garofano esige un terreno ricco di sostanze organiche e minerali, compatto, calcareo e asciutto. Se coltivati in mezz’ombra la terra va mantenuta asciutta e mai umida. Teme in ogni caso i ristagni idrici. Nelle zone con inverni gelidi le varietà a fiore grande e stelo rigido, vengono coltivate in vaso in serra; si deve sempre prevedere l’uso di sistemi di sostegno per i deboli steli, con le apposite reti di plastica, per evitare che si spezzino facilmente. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: la fioritura inizia in settembre-ottobre fino alla primavera successiva, in alcune Regioni come la Toscana la fioritura è estiva. Vengono utilizzati soprattutto nella preparazione di liquori, ma anche come condimento per ottimi risotti e per guarnire biscotti e pasticcini. I petali sono dolci e aroma profumato. 40 GERANIO Nome scientifico: Pelargonium spp. (alcuni) Pelargonium x hortorum (Geraniaceae) Difficoltà: facile Esposizione: soleggiata/mezz’ombra Irrigazione: media I fiori compaiono, riuniti in infiorescenze dotate di brattee, all’apice di steli fiorali e sono formati da cinque sepali, stretti e finemente tomentosi e da cinque petali ovali e arrotondati in cima. Gli ibridi Pelargonium x hortorum vengono chiamati spesso, ma impropriamente “gerani zonali”. Semina/messa a dimora: la moltiplicazione avviene per talea. Il procedimento è davvero semplice e consente di ottenere anno dopo anno piante sempre nuove. Si procede in primavera o autunno prelevando un rametto apicale di circa 6-10 cm tagliando in corrispondenza di un nodo. Lo si pulisce dalle foglie basali mantenendone solo una piccola in alto. Lo si mette a dimora in un vasetto con terriccio molto leggero. A questo scopo si può usare un sacchetto di plastica trasparente. Si ottiene una nuova piantina in circa due mesi. Cure colturali: il geranio ama le posizioni soleggiate, anche se vive abbastanza bene in mezz’ombra: durante l’estate, infatti, una prolungata esposizione al sole può deteriorare la pianta. Le innaffiature devono essere regolari per tutta la stagione riproduttiva: in primavera si annaffia circa tre volte alla settimana, a seconda delle condizioni climatiche locali, mentre d’estate anche tutti i giorni; tuttavia, non bisogna eccedere, perché troppa acqua potrebbe apportare dei marciumi alla pianta; inoltre, bisogna aver cura di non bagnare le foglie. Necessarie per ottenere una splendida fioritura sono le concimazioni, che vanno effettuate ogni 2 settimane circa. Quando i fiori cominciano a seccare è necessario cimarli, tagliando fino alla base del rametto fiorifero: in questo modo, la pianta continuerà a rifiorire. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: la fioritura va dalla primavera all’autunno ed è seguita dalla produzione di bacche che portano alla sommità un lungo becco. Con i petali dei gerani si preparano frittate, semifreddi, sorbetti, vini, liquori, ma sono ottimi anche come accompagnamento ai formaggi, per esempio ricotta e crescenza. 41 GIRASOLE Nome scientifico: Helianthus annuus (Asteraceae) Difficoltà: facile Esposizione: soleggiata Irrigazione: abbondante I fiori, man mano che appassiscono, schiudono in maniera scalare, con andamento centripeto. Il culmo termina con l’infiorescenza (calatide), in media di 10-40 cm di diametro. Questa infiorescenza è caratterizzata, esternamente, da una corona di fiori sterili (con grandi ligule gialle che impropriamente sono considerate costituire la corolla) entro cui sono inseriti tutti gli altri, più piccoli, fertili, ermafroditi; il numero totale dei fiori varia da 500 a 3.000 fino a un massimo di 8.000 nelle varietà non da olio. Semina/messa a dimora: seminare all’ inizio della stagione primaverile, dalla fine di marzo fino a metà aprile; vanno messi nel terreno in buche profonde 3-4 cm, in file poste ad una distanza di 35-70 cm a seconda della grandezza della specie, oppure seminate in vaso e trapiantate in vasi più grandi quando le piantine avranno raggiunto i 10 cm, cercando di non danneggiarne le radici. Cure colturali: i girasoli sono particolarmente adatti alla coltivazione in piena terra oppure, per le varietà che non raggiungono un’altezza elevata, anche in vaso. Non hanno bisogno di un terreno particolare, l’importante è che sia fertile e profondo. Teme i ristagni idrici. Irrigare solo quando il terreno si asciuga. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: il periodo che va dalla formazione del bottone alla fioritura può durare dai 25 ai 30 giorni, durante i quali si ha una notevole crescita della pianta e i fiori si aprono in serie secondo una spirale centripeta; l’infiorescenza presenta fiori esterni allungati che possono essere gialli, marroni o arancioni e sono sterili, cioè non producono nessun seme; i fiori interni sono di colore marrone e sono quelli che diventano semi. La fioritura avviene in estate, soprattutto da agosto ad ottobre. I petali sono commestibili e il germoglio può essere cotto a vapore, come il carciofo. Curiosità: caratteristico del Girasole è l’eliotropismo, cioè il fatto di seguire il movimento della luce durante il giorno; tale fenomeno, che riguarda l’infiorescenza durante la fase di sviluppo e le giovani foglie, cessa al sopraggiungere della fioritura, tanto che da questo momento in poi la maggior parte dei fiori rimane rivolta verso est sud-est. 42 GLADIOLO Nome scientifico: Gladiolus communis (Iridaceae) Difficoltà: facile Esposizione: soleggiata Irrigazione: media-abbondante I fiori degli ibridi, che sono numerosissimi, coprono praticamente tutta la gamma dei colori fondamentali e delle sfumature: bianco, giallo, arancio, rosso, violetto, bicolori. il robusto fusto fiorifero porta un’infiorescenza apicale a spiga, unilaterale. Ogni fiore è composto da 6 tepali: 1 centrale più alto, 3 più bassi ripiegati all’indietro e 2 laterali, situati dietro agli altri. Semina/messa a dimora: la moltiplicazione avviene per interramento dei cormi (i piccoli cormi che si formano a lato del cormo principale) o con i cormi a cui è stata lasciata almeno una foglia dopo la raccolta del fusto fiorito, e che sono stati tolti dal terreno in autunno, asciugati in luogo riparato sottoposti eventualmente a disinfestazione e conservati in ambienti freschi e secchi, per evitare la precoce emissione dei getti. I cormi vengono generalmente interrati alla fine del periodo freddo, ad almeno 5–10 cm di profondità o di più nei terreni siccitosi; per ottenere fioriture scalari si possono piantare in momenti diversi. La moltiplicazione può avvenire con la semina, ottenendo nella maggior parte dei casi dei poli-ibridi dalle caratteristiche molto variabili, le piante ottenute da seme iniziano a fiorire dal 2-3 anno. Cure colturali: preferisce suolo fertile, leggero e sciolto; viene facilmente colpito da malattie se coltivato su terreno pesante con ristagno di umidità o nei suoli calcarei. È consigliata qualche concimazione anticipata, annaffiature non eccessive ma abbondanti nel periodo della fioritura, associandovi un fertilizzante liquido minerale, anche per favorire lo sviluppo dei cormi. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: anche se il sapore è debole, possono essere farciti, o i loro petali per ingentilire un’insalata. In primavera inoltrata al centro delle foglie si sviluppa un alto fusto carnoso, che porta una lunga spiga di grandi fiori variamente colorati, che sbocciano a partire dalla parte bassa della spiga. La fioritura non è di lunga durata (10-20 giorni a spiga), e spesso si tende a porre a dimora i gladioli a distanza di alcune settimane, in modo da prolungare il periodo di fioritura e ottenere anche un raccolto scalare. 43 PRIMULA Nome scientifico: Primula vulgaris o P. acaulis e ibridi Polyanthus (Lamiaceae) Difficoltà: facile Esposizione: mezz’ombra Irrigazione: media I fiori possono essere disposti a ombrella, a spiga e in genere sono molto numerosi e di tutti i colori dell’arcobaleno. Anche gli ibridi Polyanthus producono degli straordinari fiori, in genere bicolore, portati da degli steli lunghi anche 30 cm, riuniti in ombrelle. Semina/messa a dimora: le primule delicate si seminano, in qualsiasi periodo dell’anno (i semi freschi sono dotati di maggiore facilità di germinazione), in terrine riempite di con apposita composta per semi (avendo cura di coprire appena i semi), tenute alla temperatura di 15-16 °C e sotto copertura di vetro. Fanno eccezione P. malacoides e P. obconica, per le quali si dovrà procedere alla fine di luglio. La germinazione avviene di solito nel giro di due settimane. Le nuove piantine dovranno essere trapiantate in cassette e, successivamente, in vasi di 8-10 cm. di diametro. Dopo averle tenute per tutta l’estate interrate all’aperto, si potrà procedere all’ultimo travaso, all’inizio dell’autunno, in contenitori di 13-15 cm. di diametro. Cure colturali: le primule più coltivate in vaso e in giardino in Italia sono varietà ibride, derivate principalmente da Primula vulgaris; si coltivano in giardino per tutto l’arco dell’anno, e non temono il freddo invernale.Sono piante adatte a un luogo fresco e umido, e mal sopportano le giornate asciutte e calde; si pongono a dimora in una zona fresca del giardino, semi-ombreggiata. Il terreno sarà leggermente acido, abbastanza ben drenato, ma dovrà mantenere leggermente l’umidità, per evitare che la pianta vada in riposo vegetativo. Le annaffiature devono essere regolari, per tutto il periodo vegetativo, evitando di bagnare i fiori e le foglie. Eliminre i fiori appassitivi e ogni 10 giorni circa, concimare con prodotti ricchi di potassio e microelementi per mantenere la pianta sempre bella e per prolungare la fioritura. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: la fioritura è molto precoce: si vedono fiorire già nel periodo invernale e continuano fino a primavera inoltrata. Le specie ibride sono più delicate e, generalmente, vengono coltivate come annuali. Sono fiori di gusto molto gradevole, ottime nelle insalate fresche e per guarnire piatti. Donano un candido gusto di primavera. 44 TARASSACO O DENTE DI LEONE Nome scientifico: Taraxacum officinale (Asteraceae) Difficoltà: facile Esposizione: soleggiata Irrigazione: abbondante I fiori sono riuniti in capolini; è formato da due file di brattee membranose gialle (ligule), piegate all’indietro e con funzione di calice, racchiudenti il ricettacolo, sul quale sono inseriti centinaia di fiorellini, detti flosculi. Semina/messa a dimora: può essere seminato a giugno in piena terra o a maggio in semenzaio. La distanza tra le piantine deve essere tra i 15 ed i 20 cm, in genere si mettono i semi decisamente più vicini e si procede a diradare successivamente, le piantine che si tolgono possono essere mangiate in insalata. Cure colturali: si richiede di controllare le infestanti con sarchiature e innaffiare le piante regolarmente, in particolare quando sono appena formate. Il dente di leone si raccoglie tagliando alcune foglie al colletto a partire da ottobre. è possibile con un rincalzo di terra ottenere l’imbianchimento del tarassaco, mentre si vuole avere questa pianta come insalata di natale si può fare un’operazione di forzatura sradicando le piante a novembre per trapiantarle in cassoni di terra da tenere al buio. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: la fioritura avviene in primavera ma si può prolungare fino all’autunno. L’impollinazione è di norma entomogama, ossia per il tramite di insetti pronubi, ma può avvenire anche grazie al vento (anemogama). I suoi fiori e le sue foglie possono essere aggiunti ad insalate e risotti. Chi predilige i sapori dolci, dovrebbe sapere che dal tarassaco è possibile ricavare uno sciroppo. I boccioli si possono mettere sottaceto. La salsa di fiori di tarassaco (il nome meno comune di dente di leone) è ottima con la pasta. 45 TRIFOGLIO LADINO Nome scientifico: Trifolium repens (Fabaceae) Difficoltà: facile Esposizione: soleggiata Irrigazione: abbondante Le infiorescenze sono capolini di colore solitamente bianche, talvolta con sfumature verdastre, rosate o color crema che possono sopraggiungere con l’invecchiare della pianta, solitarie, globose, composte da 40-80 elementi all’apice di peduncoli eretti, posti più in alto delle foglie. Dopo la fioritura i fiori diventano penduli e bruni. Il calice è diviso in cinque dentelli appuntiti (due più lunghi e tre più corti). La corolla, simmetrica, racchiude dieci stami. Semina/messa a dimora: in primavera oppure in autunno. Si propaga molto bene anche per divisione delle radice rizomatose da piante spontanee. Trapiantare le piantine divise in primavera. Cure colturali: adatto ai climi temperato umidi ed esige terreni sciolti, leggeri, ben provvisti di calce, non necessariamente profondi purché irrigati. Il trifoglio bianco cresce su prati erbosi, campi coltivati e in un gran numero di altri habitat. È una pianta miglioratrice del terreno per la propria abilità azotofissante ed è una pianta definita autori nettante, grazie alla capacità di contrastare lo sviluppo di infestanti per la sua modalità di crescita, che tende a croprire omogeneamente il terreno. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: fiorisce da aprile a ottobre. Qualora non troviate un quadrifoglio da tenere nel portafogli, usate i fiori del trifoglio per la loro dolcezza con note di liquirizia. 46 VIOLA Nome scientifico: Viola odorata (viola mammola) e Viola tricolor var.hortensis (viola del pensiero) e suoi ibridi (Viola x wittrockiana) e viola cornuta Difficoltà: facile Esposizione: soleggiata/mezz’ombra Irrigazione: media I fiori della Viola mammola sono molto profumati, larghi 1-2 cm. e di colore violetto. Da questa specie derivano molte varietà utilizzate per la produzione di fiori da taglio e per la preparazione di essenze e profumi. Ricordiamo la“Violetta di Parma”, a fiori doppi di colore lavanda chiaro, eccezionalmente profumati. I fiori della Viola del pensiero, largi 1-4 cm, sono di colore variabile dal bianco al giallo, dal blu scuro al porpora scuro. Si sviluppa, con portamento prostrato, fino a 5-15 cm di altezza e 15-30 cm di diametro. I fiori della Viola cornuta sono profumati, simili a quelli della mammola, ma di dimensioni maggiori (larghi 2-3 cm), con uno sperone sottile e di colore viola scuro. Semina/messa a dimora: le specie V. tricolor, V. cornuta e le loro varietà si seminano al nord in piena terra o in cassone freddo (in terrine riempite di torba e sabbia), in luglio-agosto e in settembre-ottobre al centro e al sud. La viola odorata si propaga per divisione e per talea, lunghe 2,5 cm, prelevate in luglio dai germogli basali non fioriferi, che andranno messe a radicare in cassone freddo in un miscuglio di torba e sabbia. A radicazione avvenuta si procederà al trapianto in vasi di 7-8 cm. di diametro, riempiti con lo stesso substrato utilizzato per le piante adulte. Cure colturali: sono trattate come annuali o biennali. Annaffiare regolarmente, anche in inverno, quando dovranno essere esposte il più possibile alla luce. Utilizzare una composta a base di terra da giardino, terriccio di foglie e sabbia. Terreni calcarei o troppo umidi determinano l’ingiallimento precoce delle foglie e il rallentamento della crescita. Sono piante perenni che vengono trattate come annuali o biennali. Se necessario si rinvasano in settembre-ottobre. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: la mammola fiorisce in marzo-aprile. La viola del pensiero da maggio a settembre, ma vi sono ibridi che fioriscono quasi tutto l’anno. La viola cornuta fiorisce da marzo-aprile fino a luglio, la fioritura può essere prolungata eliminando i fiori via via che appassiscono. Con una coltivazione ragionata si possono raccogliere fiori tutto l’anno e allo stesso tempo avere un angolo dell’orto-giardino fiorito. Con le viole si preparano gelati, gelatine e confetture. I petali possono essere canditi o aggiunti freschi ad insalate e macedonie. Adorabile e deliziosa, ha un sapore delicato di menta. Ideale per insalate, pasta, piatti a base di frutta e bibite. 47 VIOLACIOCCA GIALLA O BALICO Nome scientifico: Cheiranthus cheiri (Brassicaceae) Sinonimi: Erysimum cheiri, Erysimum suffruticosum Difficoltà: facile Esposizione: mezz’ombra /soleggiata Irrigazione: abbondante I fiori, estremamente melliferi, sono riuniti in densi racemi, da 7 a 15 fiori indivisi, scarsamente allungati dopo la fioritura, di un color giallo intenso a bruno aranciatoferrugineo, con forte profumo di vaniglia. Il calice è formato da 4 sepali di colore violaceo. La corolla ha 4 petali lunghi 1,5-2 cm. Il colore originale del fiore è un naturale e brillante giallo, anche se esistono altri cultivar rosso-porpora, arancione, viola, rosso. Semina/messa a dimora: si moltiplicano con la semina, per mezzo di talea e per trapianto diretto di piante acquistate. Seminate in primavera o in cassone nel mese di febbraio in un misto di torba alleggerita con pomicino. Andranno tenuti costantemente umidi con vaporizzazioni. Cure colturali: utilizzare un terriccio leggero, ricco di pomicino e povero di sostanza organica, in quanto pianta tipica di luoghi rocciosi. Le piante richiedono una posizione ben soleggiata, per ricevere, alcune ore al giorno, la luce solare diretta. Si tratta di piante rustiche (resistono fino a -10 °C) pertanto la loro coltivazione non pone grandi problemi; possono essere coltivate all’aperto per tutto l’arco dell’anno. Concimare durante il periodo vegetativo, da marzo a ottobre. Le irrigazioni devono essere abbondanti e molto regolari, soprattutto durante l’estate; evitiamo di lasciare asciugare il terreno completamente. Con l’arrivo dell’autunno vanno diradate le annaffiature, sospendendole in inverno. Evitiamo i ristagni idrici, teme i marciumi al colletto. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: fioriscono tutto l’anno, anche durante l’inverno (anche con il gelo tipico del clima continentale). Per favorire una copiosa fioritura anche invernale è sufficiente mantenere la pianta, se coltivata in contenitore, in una zona riparata magari vicino al muro di casa, per sfruttare il tepore del riscaldamento domestico. Sono ricchissimi di miele, questo gli conferisce un delicatissimo sapore floreale (di miele e nettare) e vanigliato con un retrogusto amarognolo; ottimi se utilizzati nelle preparazioni dolciarie e nei liquori. Possiamo utilizzarli anche per condire insalate, preparare frittate e risotti e insaporire secondi di carne bianca. 48 ZINNIA Nome scientifico: Zinnia elegans (Asteraceae) Difficoltà: facile Esposizione: soleggiata Irrigazione: abbondante Le infiorescenze terminali, di 4-7 cm di diametro, solitarie, su un peduncolo lungo 8-10 cm, sono i tipici capolini delle Compositae costituiti da una moltitudine di fiori sessili inseriti a spirale su una base conica o cilindrica, il ricettacolo, circondata da un involucro formato da diverse serie di brattee imbricate di forma obovata, le più esterne lunghe 2-4 mm, le interne fino a 10 mm. I fiori dell’anello esterno, detti fiori del raggio, in numero di 8-13 (molti di più nelle varietà coltivate) hanno la corolla da obovata a oblanceolata, lunga 1,5-3 cm, costituita da cinque petali fusi insieme, prevalentemente di colore viola porpora. I fiori del raggio sono femminili e hanno anche la funzione di attrarre l’attenzione dell’impollinatore, come i petali di un singolo fiore. All’interno dell’anello si trovano i fiori bisessuali, detti fiori del disco, lunghi circa 8 mm, con corolla tubolare gialla a 5 lobi bordati di porpora scuro. Semina/messa a dimora: utilizzando alla fine dell’inverno i semi dell’anno precedente. Da febbraio ad aprile si seminano le zinnie mantenendo i semenzai in luogo protetto per evitare che bruschi cali termici ne compromettano lo sviluppo; le nuove piantine si pongono a dimora in aprile-maggio, facendo molta attenzione alle radici delle piantine, che sono molto delicate. Si possono seminare anche in piena terra in maggio, quando si ha la certezza che le temperature si mantengano miti e non ci sia il rischio di gelate tardive. Cure colturali: non tollerano il freddo eccessivo, mentre sopportano anche le estati più calde. Possono essere fatte crescere già dai semi che, se restano sul suolo, possono dare origine a nuove piante nella primavera successiva. Le condizioni in cui le piante crescono meglio sono quelle in cui vi è luce piena e buona ventilazione, proprio per evitare quell’umidità che può provocare l’insorgenza di muffe e funghi. I fiori di zinnia non hanno bisogno di molta acqua, ma vanno comunque annaffiate regolarmente in modo moderato mantenendo il terreno leggermente umido. Concimare una volta al mese per mantenere le pinate fiorite. Evitare concimazioni troppo azotate. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: fiorisce da giugno a ottobre. Ottima per decorare piatti, insalate e dolci. I petali molto colorati, anche dopo l’utilizzo nelle pietanze e una delicata cottura, mantengono il colore intenso. Donano un tocco di aromatico ai cibi. 49 ALBERI, ARBUSTI E RAMPICANTI DA FIORE 50 GLICINE Nome scientifico: Wisteria floribunda (Fabaceae) Difficoltà: facile Esposizione: soleggiata Irrigazione: media I fiori di colore azzurro-violetto, riuniti in grappoli penduli che raggiungono anche la lunghezza di 20 -25 cm, dal profumo intenso e gradevole. La fioritura è molto profumata e di colore violetto azzurrato, a forma papilionacea. Semina/messa a dimora: avviene sia per talea che per innesto. Nel primo caso nel periodo che va dalla fine di luglio alla fine di agosto si prelevano dei rami dell’anno e si mettono a radicare in un miscuglio di torba e sabbia ad una temperatura non inferiore a 16 ° C, per un migliore attecchimento è meglio nebulizzare dell’acqua sulle foglie, più volte al giorno. Nella moltiplicazione ad innesto, nel mese di marzo occorre prelevare delle marze dalla pianta, ed innestarle sulla radice della Wisteria sinensis, successivamente interrare e mantenere ad una temperatura di 16 -18 °C. La pianta del glicine può essere propagata anche per propaggine o da seme. Trapiantare in autunno o in primavera. Cure colturali: desidera posizioni soleggiate, con terreno profondo e fresco, argilloso e ricco di elementi nutritivi. Si adatta comunque a qualunque tipo di terreno esclusi quelli calcarei. Annaffiature moderate, per ottenere forme compatte e fioriture raccolte; è necessario effettuare ogni anno prima della ripresa vegetativa una potatura “a sperone”, tagliando cioè le cacciate di un anno, lasciando solo alcune gemme. È prevista anche una potatura verde estiva per alcune specie. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: si verifica all’inizio della primavera fino alla fine dell’estate e ha una durata di circa un mese; i fiori sono più fitti nelle piante più giovani. L’eventuale mancanza di fioritura può essere dovuta ad un’eccessiva somministrazione di fertilizzante, una potatura scorretta ed infine alla mancanza di esposizione alla luce. Ottimi nei dolci, in insalata e nelle frittate. 51 IBISCO Nome scientifico: Hibiscus rosa-sinensis, Hibiscus syriacus, Hibiscus esculentus Hibiscus sabdariffa (Malvaceae) Difficoltà: facile Esposizione: soleggiata Irrigazione: media I fiori, che compaiono all’ascella delle foglie o all’apice dei rami, sono imbutiformi e possono essere semplici, doppi, o plurimi e dai colori più vari: rosa, rosso, blu, giallo, bianco e talvolta con la corolla di un colore e gli stami di un colore contrastante. Il calice è costituito da cinque sepali e la corolla è formata da 5 petali, nei fiori semplici. Dal centro del fiore fuoriesce la colonna staminale sulla quale sono disposti gli stami ed in genere è più lunga della corolla. La colonna staminale porta sul suo prolungamento cinque pistilli. I fiori non sono molto profumati ad eccezione di poche specie (Hibiscus arnottianus e Hibiscus waimae, lievemente profumate). Semina/messa a dimora: avviene generalmente per seme, in primavera, l’ibisco tende con facilità a disseminarsi; in primavera si praticano anche talee, prelevandole dai rami che non hanno portato fiori; la talea si rende necessaria se si vuole propagare una cultivar con particolare fioritura, poiché da seme è difficile ottenere piante identiche alla pianta madre. L’ibisco si propaga per semina e per talea. L’interramento dei semi però non garantisce un veloce sviluppo della pianta, ecco perché è meglio ricorrere alla propagazione per talea. Questa, di natura semilegnosa, va interrata in primavera in una miscela di sabbia e torba. Cure colturali: pianta molto versatile, può essere coltivata con successo sia in appartamento che all’aperto, chiaramente in quest’ultimo caso purché le condizioni climatiche lo consentono. Infatti, proprio per la loro origine, alcune specie non sopportano i freddi invernali per cui crescono bene all’aperto solo nelle zone caratterizzate da clima mite e in posizione soleggiata. L’ibisco è una pianta che ama molto la luce e il caldo, predilige posizioni molto luminose, esposte direttamente ai raggi solari e ama le estati molto calde e lunghe. Può sopravvivere anche in condizioni avverse, anche se l’eccessiva ombra causa scarse fioriture, così come un’estate molto fresca. Annaffiare le giovani piante da poco messe a dimora, in modo da favorire lo sviluppo dell’apparato radicale; queste piante sono moto rustiche e di facile coltivazione: possono sopportare lunghi periodi di siccità, ed anche brevi periodi con presenza di acqua stagnante sulle radici. Si accontentano di qualsiasi terreno, anche povero e sassoso; prediligono terreni freschi, mediamente ricchi di humus, con un buon drenaggio. L’ibisco può essere coltivato in vaso, 52 ponendolo in un recipiente capiente; va rinvasato ogni 2-4 anni. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: dalla primavera inoltrata fino ai freddi autunnali produce, all’apice dei fusti, grandi fiori solitari, a forma di campana, di colore vario, nei toni del rosa, del bianco e del viola, con gola in colore contrastante; esistono numerose cultivar di ibisco, con fiori dai colori più vari, ed anche a fiore doppio o stradoppio. Notoriamente utilizzato nel the, il sapore è vivace. In una crostata di mirtilli può essere il tocco in più (da usare con parsimonia). Curiosità: tra le 300 specie di di interesse economico abbiamo l’Hibiscus cannabinus noto come kenaf utilizzato nell’industria cartaria per il suo alto contenuto in cellulosa e nell’industria della canapa. L’ibisco è il fiore nazionale della Malesia. È una pianta molto apprezzata nei Paesi del centroamerica quali le Hawai dove specie provenienti dalla Cina si sono incrociate con le specie endemiche hawaiane dando origine a delle piante spettacolari. Troviamo però grandi coltivazioni di ibisco anche in Australia e Nuova Zelanda. Noto anche l’Hibiscus esculentus (chiamato ocra o okra o gombo) coltivato nei paesi tropicali e sub tropicali per i suoi frutti e semi usati come alimento. Con l’Hibiscus sabdariffa, tipico dell’Africa orientale ma coltivato anche in America e in India, si ottiene una famosa bevanda, il karkadè (parola di origine eritrea) che si ottiene dai calici del fiore, dal sapore acidulo per la presenza di acido citrico e acido tartarico. 53 LILLA’ O SERENELLA Nome scientifico: Syringa spp. (Asteraceae) Difficoltà: facile Esposizione: mezz’ombra/soleggiata Irrigazione: media I fiori sono raggruppati in grappoli piramidali più o meno densi, semplici o doppi, e i colori vanno dal bianco al rosso purpureo molto scuro passando da tutte le sfumature di rosa, blu e viola. Semina/messa a dimora: da settembre a maggio, fuori dei periodi di forti gelate. Poco esigenti, crescono in qualsiasi buona terra da giardino, anche calcarea, al sole di preferenza. Vangare in profondità il terreno in modo da eliminare i sassi e le radici delle erbacce. Approfittare per aggiungere letame per arricchire la terra. I lillà sono venduti in contenitore: immergere la pianta qualche istante in un secchio d’acqua per idratare bene la zolla. Cure colturali: si coltiva in un terreno profondo, leggermente umido, preferibilmente calcareo; teme i terreni sassosi ed asciutti, quindi prima di posizionare la pianta arricchiamo la comune terra da giardino con del terriccio fresco e ricco e con poco stallatico ben maturo. Queste piante amano posizioni molto luminose, ma non il sole cocente per tutta la giornata e nemmeno l’ombra buia. Le annaffiature sono necessarie per quanto riguarda gli esemplari da poco a dimora, e per quelli in vaso; si innaffia soltanto quando la pianta è in vegetazione, da aprile fino a settembre-ottobre; fornendo acqua quando il terreno è ben asciutto; qualche giorno di siccità viene sopportato: manifesta la necessità di acqua mostrando il fogliame leggermente appassito. A fine inverno si sparge attorno alla pianta del concime granulare a lenta cessione; oppure dell’humus o dello stallatico, forniranno concime per tutta la bella stagione, dissolvendosi lentamente nel terreno. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: molto abbondante aa aprile/maggio. I fiori di lillà, con il loro caratteristico profumo, sono impiegati in pasticceria per arricchire di sapore creme, yogurt, gelati e crostate. Odore pungente, ma l’aroma agrumato è da sfruttare con carni e dolci. 54 MAGNOLIA GRANDIFLORA Nome scientifico: Magnolia grandiflora (Magnoliaceae) Difficoltà: facile Esposizione: soleggiata Irrigazione: media I fiori, posti nella parte terminale dei rami, sono solitari e maturano nei mesi di maggio, giugno e luglio. Dal profumo intenso, sono larghi dai 15 a 22 cm, cupuliformi, di colore bianco; sono ermafroditi ed hanno una durata molto breve. L’impollinazione è entomofila. Semina/messa a dimora: si pongono a dimora in marzo-apirle, oppure in autunno, prima che le temperature siano rigide. Si moltiplicano per talea di legno semiduro in estate o per seme in autunno. Le talee, ricavate da rami portanti, devono essere lunghe una decina di centimetri e si piantano in cassoni da moltiplicazione, riempiti con sabbia di media struttura, alla temperatura di 18-20° C. Verranno poi poste in vaso singolarmente, prima dell’inverno o nell’aprile-maggio dell’anno successivo. Dopo 2-3 anni potranno essere messe a dimora definitiva. La semina si esegue in ottobre, avendo cura di porre i semi in seminiere, riempite con una composta ricca di torba, e di collocare poi le stesse in cassoni freddi. La germinazione è in genere di 12-18 mesi. Una volta cresciute, le piantine possono essere invasate in contenitori più grandi (circa 10 cm), ma verranno messe a dimora soltanto dopo 3-4 anni. Le magnolie si possono seminare anche in primavera, ma in questo caso i semi, raccolti nell’autunno precedente, devono essere conservati in luogo fresco e umido. Cure colturali: il terreno in generale deve essere ben drenato, ricco di humus. A seconda della specie vi sono varietà che necessitano terreni più o meno argillosi e con un diverso ph. Nei primi anni di vita le piante necessitano di appositi sostegni, che ne “guidino” la crescita. Nel mese di febbraio è bene concimarle, con terriccio di foglie, torba o compost, da interrare ai piedi delle piante. È una pianta che richiede esposizione al sole o ombra parziale e al riparo dai venti forti; non dobbiamo dimenticare, inoltre, sebbene la magnolia sia resistente al freddo e alle basse temperature, teme al tempo stesso le gelate tardive, che possono danneggiare fiori e boccioli delle specie a fioritura primaverile. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: si verifica in primavera. I fiori sono grandi, appariscenti, di forme e colori diversi, da varietà a varietà, e delicatamente profumati; per la gran parte delle specie si ottiene una fioritura abbondante già con esemplari alti poche decine di centimetri. 55 PLUMBAGO O GELSOMINO AZZURRO Nome scientifico: Plumbago capensis (Plumbaginaceae) Difficoltà: facile Esposizione: soleggiata Irrigazione: abbondante I fiori, riuniti in gruppi di 20 a formare infiorescenze a spiga lunghe dai 20 ai 30 cm, sono di colore azzurro o rosso a seconda della specie e della varietà e sono costituiti da una parte tubolare lunga circa 4 cm che si apre in una corolla formata da 5 petali e larga circa 2,5 cm. Semina/messa a dimora: si possono ottenere nuovi esemplari mettendo a radicare, in giugno-luglio, in un composto di torba e sabbia, mantenuto umido, talee semilegnose con piede, prelevate da rami non fioriferi. A primavera si trapiantano piantine già formate. Cure colturali: sono sensibili al freddo e necessitano di protezione del cespo, con paglia o altro, durante l’inverno. Si coltivano all’aperto solo nelle regioni litoranee e a clima mite. Altrove richiedono la serra temperata. Esposizione ben illuminata. Annaffiare abbondantemente per tutta la buona stagione, facendo attenzione ai ristagni d’acqua che possono essere causa di marciumi radicali. In inverno sospendere le irrigazioni e proteggere dal freddo la base del cespo, utilizzando paglia o altro. Ama terreni silicei, ricchi, leggeri e ben drenati. Si allevano prevalentemente come rampicanti, legandole a sostegni o spalliere. Si possono coltivare in vaso e tenere in appartamento. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: fioriscono dall’estate al tardo autunno. Utilizzare con parsimonia e consumarlo in tempi brevi dopo la raccolta. Curiosità: chiamata anche “Pianta del piombo”, perché si credeva che curasse l’avvelenamento da piombo. 56 ROBINIA O ACACIA Nome scientifico: Robinia pseudoacacia (Fabaceae) Difficoltà: facile Esposizione: soleggiata Irrigazione: media-abbondante I fiori dal profumo intenso, sono riuniti in densi racemi penduli, fogliosi alla base hanno calice vellutato, largamente campanulato, verde-chiaro e pubescente; corolla papilionacea, bianca più raramente rosa. Semina/messa a dimora: la robinia si propaga per seme, disseminazione spontanea o mediante separazione dei polloni basali. I semi raccolti in autunno vanno seminati in primavera. I polloni prelevati dalla pianta madre vanno messi radicare in un miscuglio di sabbia e torba in parti uguali. A radicazione avvenuta le nuove piantine vanno allevate in contenitori singoli almeno per 2 anni. La messa a dimora si effettua scavando buche dalle dimensioni doppie del vaso facendo attenzione a non rovinare il pane di terra.. Cure colturali: pur prediligendo i luoghi luminosi e caldi, si sviluppa bene anche nelle zone ombrose, nelle zone costiere, nelle zone con forti venti e a clima rigido. si adatta a tutti i tipi di terreno purché profondi e ben drenati. È una pianta che va annaffiata solo nei periodi di prolungata siccità in quanto si accontenta delle piogge. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: famoso l’utilizzo di questi fiori per la preparazione delle frittelle di fiori di acacia. Utilizzati anche per la preparazione di frittate, liquori, grappa, confetture. Da considerare con attenzione che i fiori vanno raccolti in posti lontani da strade con intenso traffico e lontane da fonti inquinati, meglio se in aperta campagna. 57 ROSA Nome scientifico: Rosa spp. (Rosaceae) Difficoltà: facile Esposizione: soleggiata/mezz’ombra Irrigazione: abbondante I fiori sono solitari e riuniti in infiorescenze a corimbo e sono ermafroditi o unisessuali per aborto di un sesso. Il numero dei petali varia a seconda della specie ma anche se si tratta di specie coltivate o selvatiche (molto meno numerosi in quest’ultime). Il calice è costituito da 5 sepali che in condizioni climatiche sfavorevoli possono diventare molto simili alle foglie. Le varietà con numerosi stami, sono il risultato di una trasformazione di alcuni petali. Semina/messa a dimora: viene effettuata quanto le piante sono a riposo in ottobre o in gennaio/febbraio, nelle zone a clima mite. Vi consigliamo di acquistare le piante presso un vivaio. Se le piante sono poste in un giardino, è necessario aver preparato il terreno (4 parti di letami e 1 parte di torba) che dovrà ospitarle per tempo: ben vangato e concimato per tempo, per esempio in primavera se la messa a dimora avviene in autunno. I rosai ad arbusti si piantano in genere a 60/80 cm l’uno dall’altro tuttavia con un terreno fertile o perché si impiantano delle varietà poco vigorose, tale distanza può essere ridotta. Mentre i rosai ad alberello vengono impiantati alla distanza di 1 metro l’uno dall’altro. Pratica dell’ inzaffardatura: quando le piante vengono tolte dal loro imballaggio per essere trapiantate, le radici devono essere distese e aerate. Prima della messa a dimora le radici devono essere preparate asportando le estremità danneggiate facendo dei tagli netti e non sfilacciosi in modo da facilitare la rimarginazione delle ferite. Una pratica per proteggere le radici e favorire il loro sviluppo è l’antica tecnica dell’ inzaffardatura. Si riempie un secchio dove avrete sciolto in parti eguali acqua, terra e stallatico (o letame) e ci si immerge la pianta per almeno una mezz’ora, ma non più di 24 ore. Questa procedura creera un film protettivo-stimolativo sulle radici. Dopo la messa a dimora molto spesso le piante innestate di rose emettono sotto l’innesto dei polloni. È opportuno tagliarli in corrispondenza del punto di inserzione alla radice o al fusto. Distinguete i polloni dai rami normali in quanto sono più sottili, di un verde più chiaro e con numerose spine. Cure colturali: le rose sono delle piante abbastanza facili da coltivare. Le maggiori difficoltà sono dovute al fatto che è una specie soggetta agli attacchi dei più svariati parassiti (oidio, cancri rameali e afidi) pertanto, contrariamente 58 a quanto avviene con le altre piante dove si interviene alla comparsa dei sintomi, in questo caso è necessario fare delle terapie preventive. Durante l’annaffiatura, i fiori delle rose non devono essere bagnati così come le foglie perché si favorirebbe l’insorgenza di malattie fungine. I rosai richiedono sempre abbondanti annaffiature. Il metodo migliore è far scorrere l’acqua alla base del cespuglio fino a che il terreno sia ben bagnato. Le annaffiature delle rose si effettuano la sera d’estate ed al mattino in primavera. Prediligono terreni fertili, di medio impasto e calcarei però ben drenati. In ogni caso è buona norma utilizzare nella preparazione del terriccio anche della sostanza organica quale ad esempio il letame. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: la fioritura va dalla primavera all’autunno (a seconda della varietà) ed è seguita dalla produzione di un frutto tipico, il cinorrodo (usato per la preparazione di marmellate). Sembra strano ma le ore migliori per raccogliere le rose sono tra le 15,00 e le 17,00 vale a dire quando gli zuccheri prodotti durante la fotosintesi clorofilliana sono al valore più elevato. I petali di rosa si utilizzano per la preparazione di marmellate, sciroppi, liquori e cocktail, ma anche per arricchire insalate e nella preparazione di risotti e crostate. I petali hanno un sapore profumato ideale in bevande, dolci e marmellate. Il sapore è più pronunciato nelle varietà più scure. 59 SAMBUCO Nome scientifico: Sambucus nigra (Caprifoliaceae) Da non confondere con il Sambucus ebulus (molto tossico) Difficoltà: facile Esposizione: soleggiata Irrigazione: media-abbondante I fiori sbocciano in primavera-estate, sono piccoli, odorosi, bianco panna, a 5 lobi petaliformi, riuniti numerosissimi in infiorescenze ombrelliformi molto ampie. Semina/messa a dimora: il sambuco è un arbusto che ha la particolarità di crescere spesso nei luoghi incolti che si trovano vicino al mare o alle montagne e, frequentemente, si sviluppa presso una zona di faggi, castagni e querce. Il sambuco riesce a crescere ottimamente all’interno dei terreni particolarmente calcarei e sopporta molto bene anche quelli caratterizzati da un buon livello di umidità. Cure colturali: si tratta di un arbusto che si può moltiplicare per semina o per talea: nel primo caso, è necessario procedere interrando un buon numero di bacche, una volta che sono completamente giunte a maturazione, a circa 2,5 centimetri di profondità, mentre le talee devono essere interrate a circa una trentina di centimetri e devono essere staccate nel corso della stagione autunnale. Fioritura, raccolta del fiore e utilizzo: con i fiori è possibile fare uno sciroppo, da diluire poi con acqua, ottenendo una bevanda dissetante, che è molto usata in Tirolo e nei paesi nordici. Dai fiori si ricava un estratto che viene utilizzato per la produzione della sambuca, liquore a cui ha dato il nome ma che, nelle ricette attuali, è prevalentemente basata sull’anice. A Palazzo Adriano di Palermo i fiori freschi vengono usati per la realizzazione di un pane tipico, chiamato in dialetto “Pani cu Savucu”, pane con il Sambuco. I fiori hanno un sapore mielato, con una punta di agrume e una di anice. Tutte le parti della pianta sono tossiche per la presenza di cianuro e vari alcaloidi. Fanno eccezione i fiori e le bacche mature (ma non i semi al loro interno). Nella preparazione di marmellate la cottura o la macerazione delle bacche sono sufficienti a far sì che i composti cianogenetici si volatilizzino completamente. Nel caso di un’ingestione accidentale i sintomi dell’intossicazione sono gli stessi dati dall’ingestione delle mandorle amare che egualmente, com’è noto, contengono composti cianogenetici. 60 I FIORI PIÙ ANTICHI 61 CARTAMO Noto con i nomi comuni di cartamo o zafferanone, è una pianta appartenente alla famiglia delle Asteraceae. Pianta spontanea e infestante, cresce selvatica sia in climi continentali che caldi o costieri; viene anche coltivata, per estrarre l’olio di cartamo (dai semi) e, dai fiori, la cartamina: un colorante per cibi dall’aroma e dal sapore che ricorda un po’ quelli dello zafferano, infatti molto usato come suo surrogato. I fiori sono gialli, giallo-rossastri o anche bianchi tubulosi e molto allungati quasi filamentosi (ricordano gli stigmi dello zafferano). Ogni ramificazione termina con una infiorescenza a capolino che porta fino a 100 fiori, tutti tubulosi, circondati da brattee spinose. A fecondazione avvenuta (prevalentemente autogama) gli ovari dei fiori evolvono in acheni di colore bianco brillante. Caratteristiche: il cartamo è una specie annuale, che giunge ad una altezza di 1-1,4 m; caratteristica per la spinosità delle foglie superiori e delle brattee fiorali. La radice è tipicamente fittonante, molto profonda (1-1,5 m). Coltivazione: la semina può essere fatta in autunno purché le temperature non scendano sotto i -7 °C, che segna la soglia di sopravvivenza delle piantine allo stato di rosetta. La semina autunnale è preferibile in quanto, anche se molto resistente all’aridità, fa sfuggire la coltura alla siccità estiva. La semina, anche primaverile, si fa a righe distanti da 0,30 a 0,45 m con quantità dell’ordine di 25 kg ad ettaro per assicurare 50 piante a metro quadrato. La raccolta si fa a luglio-agosto, alcune settimane più tardi del frumento, quando le piante sono disseccate fin quasi al piede e la granella non ha più del 10% di acqua. Si attua con mietitrebbiatrice. Le rese conseguibili, nelle regioni siccitose dove il cartamo potrebbe trovare impiego, sono di 1,5-2 t all’ettaro. In cucina: attualmente il cartamo ha importanza come pianta oleifera. L’olio di cartamo viene utilizzato per produrre margarine speciali vitaminizzate. È indicato come rigenerativo della pelle. In cucina la polvere di cartamo può sostituire lo zafferano, ma il suo sapore è piuttosto lieve, mentre il colore è intenso. Volendo prepararne l’infuso, bisogna mettere a bagno 2 g di cartamo in una tazza di acqua bollente, filtrare e bere con l’aggiunta di miele. Questa spezia ha il potere di far coagulare il latte e rendere consistenti creme e budini. Come colorante viene usato nella fabbricazione di belletti e rossetti. Curiosità: la tradizione popolare le associa le proprietà di prolungare vigore fisico, agilità mentale e attività sessuale. Nel Medioevo, alle persone anziane, si somministrava ogni giorno un infuso di cartamo e la stessa usanza è ancora in auge in India e in Africa. 62 FIOR D’OR O CRISANTEMO COMMESTIBILE Nome scientifico: Chrysanthemum coronarium (Asteraceae) Il Chrysanthemum coronarium è conosciuto con i sinonimi: Glebionis coronaria,Crisantemo giallo, Fior d’oro, Bambagella, Pinardia coronaria, Chrysanthemum spatiosum. Gli inglesi lo chiamano: Crown Daisy, Garland Chrysanthemum, Chop-suey greens. Il nome specifico “coronarium”deriva dal latino“corona”per la disposizione dei fiori. Per gli antichi Greci e Romani era una pianta magica. La lunga fioritura di questa composita, abbellisce vaste aree di seminativi abbandonate, vegeta anche nei prati e lungo i sentieri del bosco. Il tenero fusto spellato dal sapore piccante può essere consumato crudo. Caratteristiche: il crisantemo riconosciuto da tutti come commestibile in ogni sua parte è uno solo: il Chrysanthemum coronarium o Glebionis coronaria, altrimenti detto anche ghirlanda o corona margherita. Questo crisantemo viene usato da tempo immemorabile in Asia nella preparazione di numerosi piatti. In Cina lo usano per curare il mal di testa e pensano che possa contribuire ad allungare la nostra vita e forse non hanno tutti i torti considerato che è ricco di antiossidanti, potassio, proteine, fibre, calcio, fosforo, vitamina A e vitamina C. E se i petali gialli essiccati del CChrysanthemum coronarium si prestano alla preparazione di tisane, le foglie possono essere consumate crude in insalata o cotte come fossero spinaci e come essi cucinati. Anche con i boccioli si possono ottenere delle tisane davvero benefiche! Infine sia i fiori che le foglie possono dare un tocco ’esotico’ a insalate, panini e pietanze varie. Le foglie migliori sono quelle giovani, mentre i boccioli e i fiori si utilizzano crudi. Sono ottimi per mitigare i sapori troppo forti o per dare ai piatti un gusto un po’ piccante e pungente, dal gradevole retrogusto amarognolo. Coltivazione: esposizione e terreno - il Chrysanthemum coronarium è un erbacea annuale appartenente alla famiglia delle asteraceae, la sua altezza può variare dai 30 ai 70 cm, emana un forte odore aromatico e ama le posizioni miti e soleggiate, tuttavia sa adattarsi bene anche alla mezz’ombra e vegeta fino a 600 m di altitudine. Il terreno ideale è fertile, sciolto e ben drenato, per questo in presenza di argilla è utile preparare una base drenante a base di lapillo o rena. È originario del bacino del Mediterraneo e dell’Asia orientale ed è possibile trovarlo anche allo stato spontaneo. Semina: la cosa migliore è seminarlo a marzo o aprile in cassone o in semenzaio e poi trapiantare le giovani piante nell’orto in maggio, lasciando 35 cm circa tra una pianta e l’altra. Un’altra soluzione è piantarlo, sempre in maggio, direttamente a dimora, ma in questo caso sia la vegetazione che la fioritura avverranno tardivamente. Ovviamente tutto potrà essere anticipato se viviamo in una regione dal clima mite. Potremo seminarlo anche in autunno se in inverno le temperature si 63 manterranno tra i 5 e 15 gradi. Ricordiamoci però che i semi necessitano di 18° per germinare e impiegano generalmente tre settimane. Annaffiature e concimazioni: teme sia il troppo caldo che il troppo freddo, e tenderà ad ammalarsi se i fattori climatici diventano estremi, quindi cerchiamo di curarlo non facendogli mancare l’acqua, quando il terreno tenderà ad asciugarsi troppo e aiutiamolo con delle concimazioni periodiche a base di stallatico pellettato, se sappiamo che il nostro terreno non è abbastanza fertile. Raccolta: togliere i germogli teneri di volta in volta, così da stimolare la pianta a produrne di nuovi. Le parti più giovani sono le più dolci, mentre le foglie più grandi e i fiori sono leggermente più amarognoli. In cucina: il crisantemo è una delle piante più apprezzate per insaporire le insalate primaverili. Il fiore è giallo, simile ad una margherita. I giovani germogli vengono mangiati in insalate, imbianchiti o preparati come spinaci. Si usano anche i bottoni fiorali: questi vengono aggiunti all’acqua bollente per 1 minuto assieme al sale e allo zenzero, servire con riso. Il sapore è acre ma gradevole. La pianta è robusta ma necessita abbastanza umidità (radici poco profonde). Il Chrysanthemum coronarium è molto usato nella gastronomia asiatica come verdura, perché ricco di minerali e vitamine, e per il suo particolare aroma. 64 NASTURZIO Nome scientifico: Tropaeolum majus (Tropaeolaceae) Uno dei fiori commestibili più popolari. Brillantemente colorato con sapore dolce con una punta di peperoncino, si possono farcire i fiori o aggiungere nelle insalate. Nel Seicento, la pianta fu importata dagli europei e utilizzata contro la carenza di vitamina C (scorbuto). Al nasturzio vengono oggi attribuite, in erboristeria, proprietà antibatteriche. Il fiore a 5 petali, ha la forma di un elmo o cappuccio (capucine come le chiamano i francesi) che termina con un lungo sperone posteriore. Fiorisce durante il periodo estivo (giugno-ottobre) producendo fiori molto grandi (circa 5 cm) di colori diversi. Nasturzi arancio chiaro, varietà commestibile. Caratteristiche: pianta originaria del Perù, è perenne in Sudamerica; in Europa ne vengono coltivati diversi ibridi. Si tratta per lo più di coltivazione annuale, dato che la pianta è particolarmente sensibile al gelo. I suoi fiori vengono apprezzati per il valore ornamentale: sono di diversi colori compresi tra il crema, il giallo, l’arancione e il rosso. Il nasturzio apprezza una posizione soleggiata ed un terreno non troppo ricco. È usata come pianta pendente, strisciante o rampicante. Coltivazione: è una varietà erbacea, rusticissima, perenne (nei paesi caldi d’origine) ma da noi coltivata come annuale. Nella nostra zona ai primi geli sparisce, a fine ottobre primi di novembre, ma in compenso libera talmente tanti semi che, la primavera successiva con i primi raggi caldi del sole, germinano riformando in poco tempo nuove e vigorose piantine. Si adattata molto bene anche nei terreni poveri e ha veramente poche esigenze. Seminato sotto gli alberi da frutto contribuisce ad allontanare gli afidi e così anche se seminato insieme a patate, pomodori, fagiolini rampicanti e rose. Aiuta inoltre a tenere lontane le lumache, le formiche e i topi. I nasturzi non hanno problemi con le alte temperature mentre viceversa temono le gelate. A partire dalla primavera e per tutta l’estate annaffiare regolarmente in modo da mantenere il terreno sempre leggermente umido. In ogni caso non eccedere in quanto riescono a sopportare anche brevi periodi di siccità. Nel caso di specie tuberose, si moltiplica per divisione dei tuberi. La semina può avvenire in pieno campo dopo gli ultimi geli, da marzo fino a fine giugno. In cucina: tutte le parti della pianta sono commestibili, di sapore vagamente simile a quello del crescione, pianta della famiglia delle Cruciferae. La somiglianza nel sapore sta nel fatto che le Cruciferae e le Tropeolaceae sono due famiglie relativamente vicine tra di loro, anche per le sostanze chimiche che vengono sintetizzate in queste piante. Il frutto, del nasturzio di sapore simile a quello di foglie e fiori, viene usato talvolta 65 come un surrogato del cappero, anche se i pareri sulle qualità di questa pianta in gastronomia sono discordi. Le foglie sono utilizzate per insaporire i cibi, specie i primi piatti, dato il loro sapore leggermente piccante, che ricordano crescione e rucola. I boccioli freschi in insalata, per aromatizzare l’aceto o sotto aceto per essere usati come surrogato dei capperi. I frutti (non maturi di consistenza spugnosa) raccolti quando si sono seccati i petali del fiore, sotto aceto o sotto salamoia (o sale) per essere usati come i capperi o per aromatizzare l’aceto di vino stesso. Semi maturi secchi: tostati in forno e macinati come pepe. Fiori e petali di fiore: per aromatizzare e decorare l’aceto, freschi in insalata, nelle frittate, per arricchire tramezzini e antipasti, per dare un tono particolare a minestre , nel ripieno dei ravioli, si abbinano bene al formaggio, alle uova, alla bresaola, condimento dei piatti saltati in padella e per aromatizzare il burro. Foglie: in insalata, nelle frittate, per arricchire tramezzini e antipasti, per dare un tono particolare a minestre, un po’ come i fiori ma il sapore è più intenso e sono meno scenografiche. Proprietà: è molto ricco di zolfo ,vitamina c e tante altre sostanze che non essendo ne medici ne farmacisti è meglio che non trattiamo. Le proprietà antibiotiche e battericide che ha questa varietà possono essere sfruttate per la lotta biologica contro cocciniglia e afidi delle altre piante. Si possono preparare macerati o la stessa consociazione con gli ortaggi ne tiene lontani i parassiti. I fiori contengono circa 130 mg di vitamina C per 100 grammi, circa lo stesso ammontare contenuto nel prezzemolo. Inoltre, contengono fino a 45 mg di luteina per 100 grammi, ovvero la maggiore quantità mai riscontrata in ogni pianta commestibile. Curiosità: una particolarità botanica del nasturzio sta senz’altro nella capacità idrorepellente delle foglie: infatti, l’acqua che arriva in contatto le piante non le bagna, ma forma dei goccioloni che rotolano sul lembo della foglia fino a cadere: si tratta del cosiddetto effetto loto (osservato appunto anche nel fiore di loto). 66 SPINACIO FRAGOLA O FARINELLO CAPITATO Nome scientifico: Chenopodium capitatum o Chenopodium virgatum o Blitum capitatum (Brassicaceae) Fiore: i fiorellini ermafroditi molto piccoli sono riuniti in un’ infiorescenza, detta spiga afilla (ovvero costituita da piccoli glomeruli senza peduncolo inseriti direttamente all’ascella delle foglie; la caratteristica di questa infiorescenza è di possedere dei fiori a consistenza carnosa (quasi delle bacche) di colore rosso-violafucsia (alcuni botanici considerano questa specie come un genere a parte con il nome di Blitum). Impollinazione operata dal vento (anemofila o anemogama). Frutto: molto piccoli, riuniti in un’infruttescenza simile a quella della mora del gelso (sorisio) della dimensione di una fragolina di bosco. Ha un gusto astringente ma comunque molto delicato (da alcuni definito un misto tra rapa e melone). Caratteristiche: pianta da sempre considerata come infestante, cresce spontanea nei prati incolti del nord Italia e sui rilievi fino a un’ altitudine di mille metri slm, anche se è molto rara da trovare. Originaria dell’America settentrionale, per la prima volta nella storia è apparsa negli orti Medioevali e si è mantenuta come curiosa varietà fino ad oggi. Per secoli è stata coltivata come spinacio con foglie però più rade e piccole rispetto alle varietà conosciute oggi, con la particolarità di sviluppare all’ascella delle foglie (attaccatura del picciolo delle foglie al fusticino) delle bacche che assomigliano a piccole more del gelso o fragole di bosco, da qui il nome Spinacio Fragola. La pianta cresce fino a 60 cm di altezza. Coltivazione - esigenze pedo-climatiche: ama i terreni poveri e calcarei. Coltivarlo in posizioni soleggiate. Cresce bene in tutti i climi di Italia (sia al nord che al sud), anche se predilige le temperature fresche. A differenza delle altre varietà di spinacio, in caso di forte caldo non appassisce velocemente per le sue dimensioni fogliari ridotte. Terreno comunque fresco e ben drenato, come tutti gli spinaci teme i ristagni idrici e i marciumi del colletto e radicali. Semina: a febbraio in coltura protetta (la temperatura non deve scendere al di sotto di 18 °C) e da marzo fino a luglio in pieno campo, se volgiamo ottenere la produzione di bacche, mentre la semina è prolungata fino a settembre per raccogliere solo le foglie. Essendo molto piccoli i semi di questo ortaggio, consiglio di mischiarli con della sabbia sottile per effettuare una semina più omogenea. Seminare in un terreno umido e ben drenato, a 1-2 cm di profondità max. trapiantare le giovani piantine ad una distanza di 25-30 cm circa; ricordiamoci che è una pianta selvatica, pertanto molto vigorosa e resistente. Cure colturali: non richiedere particolari cure colturali, ma nei periodi di siccità 67 innaffiare abbondantemente e, se necessario, ombreggiare nelle zone molto soleggiate. La coltivazione di questa ortiva in vaso da ottimi risultati. Non ha bisogno di vasi molto grossi, si accontenta anche di vasi di diametro 14 cm. In caso di estati calde e sole forte spostare all’ombra le piante. La salute delle piante si persegue con la lotta e per ontrastare l’attacco di lumache e limacce con fosfato ferrico. Ruggine dello spinacio e cercosporiosi possono essere controllate con ossicloruro di rame. Le minatrici fogliari, che attaccano frequentemente tutte le chenopodiacee, così come gli afidi, possono essere tenuti sotto controllo con trattamenti a base di pireto o proproli o macerato di assenzio. Raccolta e uso: le foglie sono pronte per essere raccolte già un mese dopo la semina. Se si è interessati anche alla raccolta dei frutti, raccogliere solo le foglie lasciando intatti gli steli, i frutti appariranno dopo circa 2-3 mesi. In cucina: possono essere utilizzate allo stesso modo degli spinaci, anche se hanno un sapore che ricorda vagamente la nocciola. Posso essere consumate crude nelle insalate. Invece i frutti possono essere usati per guarnire dolci oppure freschi in insalata; non possiedono un gusto particolarmente dolce. La resa in foglie e frutticini della pinta è molto bassa, per avere un buon raccolto bisognerà piantarne parecchie! In ogni caso, avere questa pianta nel nostro orto oppure sul nostro orto balcone sarà soddisfacente, in quanto varietà molto particolare e poco diffusa. Molto decorativa attirerà la curiosità dei nostri amici! 68 QUALCHE RICETTA 69 FRITTELLE DI FIORI DI ACACIA Ingredienti: grappoli di fiori di acacia farina latte 1 uovo olio di semi per friggere sale Prendere i fiori e lavarli delicatamente per togliere eventuale polvere e lasciarli sgocciolare per bene. Sbattere l’uovo e mescolarlo con un pò di farina in modo da ottenere una pastella liscia e senza grumi. Aggiungere a filo il latte. Dobbiamo ottenere una pastella liscia e non troppo densa, che si attacchi bene ai fiori. Regolare di sale. Riscaldare l’olio per friggere in una padella, immergere i fiori nella pastella e friggere. Il rametto che tiene insieme i fiori servirà sia a immergerli nella pastella, ed è l’unica cosa non commestibile, una volta fritte i fiori e la frittura si staccheranno molto bene, come mangiando uno spiedino. Servire le frittelle di fiori di acacia tiepide. 70 FROLLINI SALATI ALLA SALVIA E FIORI DI ERBA CIPOLLINA Ingredienti: 250 grammi di farina, integrale 75 grammi di burro ½ bicchiere di latte intero 8 grammi di lievito in polvere, per torte salate 3 cucchiai da tavola di semi di sesamo 1 tuorlo d’uovo 2 pizzichi di salvia 6 fiori erba cipollina 1 presa di sale integrale, aromatizzato alle erbe Miscelare in una ciotola la farina, il lievito, la salvia tritata finissima e il sale alle erbe. Aggiungere il burro fuso (1 minuto alla massima temperatura nel microonde o in un pentolino a bagnomaria) mescolando con una forchetta. Unire gradualmente il latte fino a ottenere un impasto morbido lavorabile con le mani. Impastare dentro la ciotola proprio con le mani e formate una palla. Stendere l’impasto con il mattarello tra due fogli di carta forno e con uno stampino formare i biscotti o ritagliare dei quadretti. Distribuire i frollini sulla placca del forno e bucherellare la superficie con le punte di una forchetta. In una ciotolina sbattere con una forchetta il tuorlo dell’uovo, e aiutandosi con un pennellino dorare la superficie dei biscotti, distribuire quindi i semini di sesamo e i fiori di erba cipollina. Infornare a 180 °C per 15 minuti. 71 OLIO AI FIORI DI BASILICO Ingredienti: olio extra vergine di oliva fiori di basilico Cimare il basilico, sciacquate i fiori ed asciugateli bene, tamponandoli e lasciandoli asciugare per bene, perché quando si macera in olio non ci devono essere tracce di acqua per non compromettere i risultati, poiché la presenza di acqua può far proliferare batteri e far fermentare l’olio. Una volta ben asciutti metteteli in vaso sterilizzato e copriteli con olio extra vergine d’oliva, lasciate macerare i fiori per una quindicina di giorni dopodiché potete filtrarlo. 72 FRITTELLE DI FIORI DI SAMBUCO Ingredienti: fiori di sambuco acqua frizzante latte farina zucchero semolato olio per friggere Per preparare le frittelle di fiori di sambuco staccate i fiorellini dagli steli, con delicatezza per non distruggerli, e lavateli sotto l’acqua fredda. È normale che l’acqua dei fiorellini sia scura, sul marrone: non allarmatevi. Dopo che li avrete lavati e fatti scolare, aggiungete poca acqua e poco latte alla volta (ma nella stessa quantità) e mescoliamo. Aggiungre la farina per ottenere una pastella consistente ma non troppo, semiliquida, come quella che si usa per le varie preparazioni salate di frittelle. Una volta che il composto sarà pronto, riscaldare l’olio per friggere in una padellina antiaderente e versare un cucchiaio alla volta di composto, per formare le frittelle. Far dorare ben bene da ambo i lati, poggiate le frittelle cotte su un tovagliolino di carta assorbente e spolverizzate con abbondante zucchero semolato. Servire ben calde. 73 CONIGLIO ALLA LAVANDA Ingredienti: mezzo coniglio tagliato a pezzi 2 bicchieri di vino bianco secco 2 cucchiai di fiori di lavanda biologica 2 spicchi d’aglio olive nere denocciolate un rametto di timo olio extra vergine d’oliva sale e pepe q.b. Sistemate il coniglio in una casseruola (l’ideale sarebbe quella di terracotta) con gli spicchi d’aglio, i fiori di lavanda, una macinata di pepe e il timo. Bagnarte con il vino bianco e lasciate macerare per 12 ore in un luogo fresco; sgocciolare i pezzi di coniglio e fateli rosolare nell’olio per una decina di minuti. Salare, bagnare con un po’ di vino della marinata e fatelo cuocere coperto, a fuoco medio, per un’ora abbondante, aggiungendo altro liquido se dovesse asciugare troppo. Poco prima di togliere dal fuoco, aggiungete qualche altro fiore di lavanda e una manciata di olive nere. 74 CROSTINI AL NASTURZIO Ingredienti: 1 cipollotto 12/14 foglie di nasturzio fiori di nasturzio 4 uova 1 pizzico di sale 1 pizzico di pepe 1 cucchiaio di prezzemolo tritato 8 fettine di pane casereccio acciughe q.b. Mondare e tagliare a fettine sottilissime un cipollotto piccolo e tenero e metterlo in acqua fredda. Lavare una dozzina di foglie e fiori di nasturzio sane, scottarle in acqua bollente salata, scolarli e tritarli. In un a scodella sbattere 4 uova con un pizzico di sale e uno di pepe e un cucchiaino di prezzemolo tritato. In un tegamino far rosolare il cipollotto e le foglie e i fiori di nasturzio con un cucchiaio d’olio. Buttarvi le uova e, senza smettere di mescolare, farle cuocere finché si saranno rapprese. Tostare 8 fettine di pane casereccio, distribuirvi le uova strapazzate. Disporre sopra ogni fetta un filetto d’acciuga e passare in forno caldo per qualche minuto. Decorare con petali di nasturzio freschi. 75 FIORI FRITTI DI ERBA CIPOLLINA Ingredienti: 150 grammi di farina 100 grammi di acqua frizzante molto fredda 1 uovo sale olio per friggere fiori di erba cipollina In una bacinella versare la farina, l’acqua e l’uovo e mescolare con l’aiuto di una frusta. Aggiungere un pizzico di sale. Lasciarla riposare in frigorifero per 30 minuti. Immergere i fiori nella pastella e friggere. 76 ORZO PERLATO AI FIORI DI CALENDULA Ingredienti: 200 grammi di orzo perlato, 2 scalogni, 1 spicchio di aglio, 1 gambo di sedano, 2 carote, 1 foglia di alloro, fiori di calendula, olio extra vergine di oliva, sale, zenzero Lavare l’orzo perlato e metterlo in una pentola con il triplo del suo volume di acqua con una presa di sale e la foglia di alloro, portarlo a bollore e a fiamma bassa cuocere per 40 minuti. In una padella far rosolare lo spicchio di aglio con un cucchiaio di olio extra vergine di oliva, quando è dorato toglierlo e aggiungere lo scalogno tagliato a pezzetti piccoli, soffriggere per alcuni minuti poi aggiungere il sedano e le carote tagliati a cubetti cuocere a fiamma bassa per 20 minuti. poi aggiungere l’orzo perlato e continuare la cottura per alti 10 minuti. grattugiare dello zenzero, mettere nel piatto da portata spolverare di petali di calendula. 77 RAVIOLI DI BORRAGINE E RICOTTA Ingredienti per la pasta: 140 grammi farina bianca 60 grammi farina di grano duro 2 uova olio d’oliva sale Ingredienti per il ripieno e il condimento: 700 grammi borragine 250 grammi ricotta 120 grammi pecorino fresco 60 grammi prosciutto crudo 20 grammi pinoli basilico, prezzemolo scalogno parmigiano grattugiato olio d’oliva noce moscata, sale, pepe Preparare la pasta: Lavorate le due farine con le uova, un cucchiaio di olio e un pizzico di sale; fate riposare la pasta per 30’. Preparare il ripieno: mondate la borragine, lavatela più volte, quindi stufatela, coperta, in un filo d’olio caldo, con uno scalogno tritato, prezzemolo, basilico e un pizzico di sale; dopo circa 15’, scolatela e strizzatela bene, raccogliendo nel fondo di cottura (da conservare) anche il liquido che uscirà dalla verdura strizzata. Tritate la borragine, raccoglietela in una ciotola e mescolatela con la ricotta, il pecorino e il prosciutto crudo (gli ultimi due vanno prima passati al tritatutto), ottenendo un ripieno omogeneo; insaporire con sale, pepe e noce moscata grattugiata. Confezionare i ravioli Stendete la pasta in sfoglia sottile, tagliatela a quadrati di 5 cm di lato, distribuirvi sopra il ripieno, quindi chiuderli piegandoli a triangolo. Lessare i triangoli (ravioli); intanto, fate bollire e ridurre di un terzo il fondo della borragine, unitevi i pinoli, 6 cucchiai di parmigiano e frullate il tutto a salsina con la quale condirete i ravioli appena lessati. 78 Indice Prefazione4 Introduzione 6 I classici fiori dell’orto9 Non solo aromi... 17 Fiori da gustare 32 Alberi, arbusti e rampicanti da fiore 50 I fiori più antichi 61 Qaulche ricetta 69 79 80