Pirro in Italia Quando sentiamo affermare che un determinato evento vittorioso è come “una vittoria di Pirro” significa che si tratta di un risultato oneroso ed inconcludente, come le battaglie vinte da Pirro contro i Romani nel Sud Italia. Pirro fu il re dell’Epiro, una regione che oggi fa parte dell’Albania meridionale e della Grecia settentrionale, tra il 306 ed il 300 a.C. e tra il 298 ed il 272 a.C.. Condottiero ambizioso, Pirro non esitò a rispondere alla richiesta d’aiuto di Taranto, colonia greca della Magna Gracia, che si stava preparando a rispondere ad un attacco romano che, senza aiuti, le avrebbe inferto una sicura sconfitta; nell’intervento in Italia, Pirro vedeva un trampolino di lancio verso la conquista della Sicilia e di Cartagine. Ma non andò esattamente come aveva previsto o sperato. Busto marmoreo raffigurante Pirro (Firenze, Palazzo Pitti) Nell’anno 280 a.C., Pirro sbarcò a Taranto con un esercito di circa 25 mila unità tra fanteria e cavalleria e con una ventina di elefanti, una novità assoluta sul suolo italiano. Lo scontro tra le truppe romane e quelle di Pirro avvenne ad Eraclea, nei pressi dell’odierna Policoro, in Basilicata, dove vinse di misura Pirro. Dopo questa vittoria, Pirro si spinse più a nord, verso Roma, ma non trovò sufficiente collaborazione nelle popolazioni locali, cosicché impossibilitato ad assediare Roma, tentò la carta della diplomazia. Le condizioni poste da Pirro per la pace furono la libertà delle città greche e l’abbandono romano dei territori dell’Italia meridionale; il senato romano rifiutò la proposta e nel 279 a.C., ad Ascoli Satriano, nell’attuale provincia di Foggia, si ebbe un nuovo scontro. Fu nuovamente Pirro a vincere, ma le perdite ingenti riscontrate lo costrinsero a provvedimenti vessatori che portarono al logoramento dei rapporti con le popolazioni italiane alleate. Nel 278 a.C., così indebolito dalle ingenti perdite nelle battaglie contro i romani, Pirro interruppe provvisoriamente le ostilità con Roma per andare in aiuto delle città greche della Sicilia (Agrigento, Siracusa, Selinunte) che erano in difficoltà contro i Cartaginesi. La sua ambizione personale però creò non pochi malumori finendo per fargli perdere l’appoggio di quanti ne avevano chiesto l’intervento. Fu così che nel 276 a.C. abbandonò i suoi progetti espansionistici per fare ritorno in Italia, dove i tarantini erano di nuovo in difficoltà contro Roma. L’avanzata di Pirro verso Roma Il terzo ed ultimo scontro di Pirro contro Roma avvenne nel 275 a.C. a Maleventum, l’odierna Benevento, dove perse e dove gli elefanti si rivelarono un boomerang. Gli elefanti vennero, infatti, pesantemente attaccati dalle truppe romane al punto che si voltarono indietro per scappare, finendo così per travolgere il proprio esercito. Il disastro spinse Pirro a rinunciare e a tornare in Epiro dove morì in battaglia nel 272 a.C.. Le vittorie di Pirro sono così diventate sinonimo di imprese troppo ambiziose e poco strategiche, diventando così costose ed inconcludenti. Cinzia Malaguti Bibliografia: Storica NG nr. 88 M. Finley, Storia della Sicilia antica, Roma-Bari, Laterza, 1998