CAPITOLO
TERZO
MUTAMENTI DELL'IMl\tIAGINE DELLA CHIESA
ED EVOLUZIONE STORICO-DOGlYIATICA
AVVERTENZA
PRELIMINARE
0Il
rema che sciamo per affrontare è troppo vasto ed impegnati.:'0
perché possa venir trattaro in modo del tutto esauriente entro i
limiti che qui s'impongono. Dovremo quindi offrire soltanto S~
acC'enn.oe porre alcuni accenti che ci consentano di riconoscere quale
realtà e quali dimensioni s'intendano affermare quando si parla della
realtà della Cniesa. La materia trattata in quesro abbozzo dev'essere
considerata come una indicazione ed invito ad immergersi ancora più
intensamente nell'oggetto in esame. ~
. -n'
ct.
Una seconda avvertenza. Coi fatti che qui illustriamo non s'intende rantQ affermare ed esporre il ètg ed il modo degli avvenimenti,
e nemmeno presentare un caleidoscopio, il più variegato possibile,
che soddisfi la curiosità storica, quanto piuttosto, illustrando ciò che
è accaduto, offrire una indicazione sul fatto, sul come le cose stiano.
Ed è proprio quanto possiamo attingere dalle maturazioni e sviluppi
della storia. L'analisi storica è un contributo offerto al fatto stesso,
importante e rilevante sia per la presenza del fatto che per il fatto
presente. In questo senso s'invera e si attua la affermazione: cià.che
fu, storicamente, reale è, al presente, pure possibile. t\8.,
Una descrizione (lei mutamento operatosi nell'immagine della
Chiesa non dovrà necessariamente ripetere quanto già esposto nelle
precedenji notivazioni teologico-bibliche. Tuttavia l'oggetto, che COI1
questo tema s'intende descrivere, si erge su quel fondamento. Ciò
s'impone, se l'avvenimento attestatoci nella Scrittura non costituisce \\
un puro inizio nel tempo ma è anche una origine permanente e normativa, se questa origine è una sorgente la cui acqua viene incanalata nel fiume della stori~ .Storia
storicità, inserite nell'orizzonte
della rivelazione, della storia di salvezza, della fede e comunità dei
l
e
AVVERTENZA PRELIMINARE
~
*-\
t-=+
l ~
I
~
credenti, quindi della Chiesa, svolgono la funzione di condurre l' «origine nella pienezza» (J.A. Mohler) ad effetto, alla ~aturazione ed
alla concretazione sempre diversa nel tempo. Questo però non si
verifica né nel senso di un progresso inarrestabile e nemmeno in
quello iliun; defezione, cl1è sarebbe sopravven~ta subito dopo i
primi inizi, b~nei
termini di una attualizzazione, condizionata tanto dalle possibilità e forza di realizzazione, quanto dalle remore, dalle
repulse, dalla defettibilità dei credenti di ogni tempo e della comu-l\
nità dei fedeli, sempre e variamente intessuta di nessi storici.'
~ Per tale ragione, nella storia e nel mutamento storico operatosi
nel contesto della fede e della Chiesa, è presente e vitale la -sua
s!-essaorigine, e in misura più o meno intensa anche fedeltà e rispondenza. Qui si radicano anche. - ne sono l'effetto -' una isjanza critica----,--~
decisiva, di carattere storico e tradizionale, e un criterio teo..-:
logico, atto a valutare i diversi momenti storici e la realizzazione
della fede e della Chiesa in essi prodotta. y;
~
>
Alla base di una esposizione del mutamento verificatosi nell'immagine della Chiesa sta l'intero ambito in cui guesta vive, si esprime .a)
e si articola: professione di fede, liturgia, spiritualità, riflessione teolog~ca, e-oressìone simbolica ed artistica. rNelle riflessioni' seguenti il '\. )
nostro -Iìscorso non verterà dunque soprattutto su concetti di Cnie~ su una caratterizzazione essenziale della Chiesa cioè che risponda,
di volta in volta, ai reqiììsitì di una definizione, quanto piuttosto
sulle immagini, nelle quali non si astrae affatto dal concreto ma, in
quanto lo si espone, lo si implica pure.
«Immagi~ della Chiesa» presenta sempre u~a cWp.li.çeaccezi~ne. C)
Con essa s'1iltende, per un verso, una rafiigurazione vItale, una Id~a Q)
e~ressiva che la comunità dei credenti si fa di dò che la Chiesa è
~ deve.essere-Ma s'intende anche la fig1!raconq~ta, o nel linguaggio @
moderno l'«in1age»,
che nelle diverse epoche la Chiesa
~
-- presenta all'osservatore, che vive in essa od anche al di fuori delle sue cerchie.
Queste due dimensioni si trovano in un rapporto di Ìrtterazione e -tconfluenza: la Chiesa concreta viene organizzata secondo l'immagine,. @)
~condo .1'idea che di essa ci si fà e che si cerca nella concretazione
6~
'Der Fortschrittgedanke in der Theologie', in: Theologie im .
l'O jahrigen Bestehen der Kath. Theologischen Fakultàt:
an der Universitiit Tiibingen 1817-1967, Miinchen 1967, 41-67.
!
Cf. M.
SECKLER,
Wandel. Festschrift zum
LA CHIESA COME MISTERO
storica del suo attuarsi e formarsi. 12'altra parte l'immagine che della ~
Chiesa ci si fa, la sua «image», dipende dalla sua figura storica, effettiva, e dalla sua realtà concreta. Da questa combinazione ed intrecciò inscindibili di idea e realtà traggono ìnevltabìlmente origine ----*delle tensioni, le quali comunque non costituiscono un danno per
EIChiesa, ma sono LI sua necessaria espressione, la figura che abbraccia tutte le sue dimensioni. In una storicità compresa in questi ~
termini troviamo la ragione profonda del fatto che, realmente e ne- Il
cessariamente, esiste un mutamento nell'immagine della Chiesa.
1'5..
Lo schema usuale: antichità - medio evo - evo moderno non .
. può essere adottato nell'esposizione che segue, perché troppo sommario e indifìerenziato. Il tema che dobbiamo affrontare ci impone
una più precisa definizione ed accentuazione delle fasi storiche. Gli
studi di Y. Congar, R. de Lubac e Hugo Rahner / con !e loro numerose indagini sui singoli aspetti del nostro tema, har 10 gettato molta
luce sulla storia dell' ecclesiologia e contribuito n,ì :evolmente a far
emergere la sua importanza.
I.
L'arco dei primi tre secoli
La Chiesa come mistero
È conveniente prendere come punto di partenza, in una esposizione
del mutamento dell'immagine ecclesiale, il cosiddetto periodo apostolico, l'epoca della «tradizione», diversa da quella della rivelazione.
Per quanto non sia possibile fissare con esattezza alcun dato cronologico, qui ci s'intende comunque riferire chiaramente ad un periodo
e ad una immagine della Chiesa che seguono quelli del Nuovo Testamento. È il tempo dei «padri apostolici», che storicamente e letterariamente prosegue nel tempo degli apologeti e poi dei padri della
Chiesa; è il periodo della Chiesa primitiva, che s.iccede a quello del
«cristianesimo primitivo»; un arco di tempO che abbraccia i primi
tre secoli e che nelle autorevoli esposizioni teologiche di L von
Dollinger e di J.A. Mohler 3 veniva considerato come il «periodo
2
3
Cf. la· bibliografia.
I. VON DOLLINGER, Die Lebre uon der -Eucbaristie m den drei ersten [abrbun-
MUTAMENTI DELL'IMMAt;INE DELLACHlES.\
classico della Chiesa», con chiaro riferimento al suo carattere di no!matività e di esemplarità.
A. Meyer-Pfannholz 4 caratterizza l'immagine di Chiesa, tipica di
questo momento primitivo del cristianesimo, affermandola dominata
dal motivo del mistero, quar-lo cioè la Chiesa si ~omprese coroe mistero della fede e in quanto tale si realizzò concretamente e in tutti
i propri nessi. Possiamo anche condividere questo tipo di caratterizzazione, se intesa in senso lato. Rimane soltanto da precisare ulteriormente ciò che più in dettaglio con essa s'intende. La Chiesa si S\,ie~2-iow
d.l' VU1S~
compre e c e mistero in uanto si riconobbe nel suo insieme come G-,.em5N
una omunità he in forza della decisione misteriosa di Dio ademesù Cris to, e per mezzo dei doni della sua parola e del
suo amore,
unic~to nel ba simo eucaristia e remissione dei
ccati, è hiamata, iunita
santifica a nella arteci azione alla santità, una comunità che si realizza mediante la koinonia) la communio,
1)
e i doni dello Spirito. Nei confronti e mon o he l
ssa
c)
si comprende come piccolo gregge, che costantemente la riferisce al
J
SEO essere-diversa. alla «differenza del dato cristiano», e che viene
Jr
vissuto sotto forma di minaccia, di p~o
e di osti1it~ sperimentati
concretamente durante le p-rsecuzioni; ma in ~
stato di cose J;
nQ!LSi-.r.a.ssegnanLMlisce! .n quanto pervasa dalla promessa e dalla
speranza di una fede che la vivifica. Essendo la comunità che Cristo
ha liberato perché viva in libertà, non deve temere le potenze del
mondo; non valuta l'oppressione, la sofferenza e la morte come una
smentita, bensì come una conferma della propria fede. La Chiesamistero non viene sperimentata come gualcosa che si erge «di front~slloi
fedeli. È proprio mediante essi - soprattutto nella Chiesa locale - che viene. vissuta come realtà e realizzata nei modi fonderten, Mainz 1826; J. A. MOHLER, Die Einheit in der Kirche oder das Prinzip
des Katbolizismas. Dargestellt im Geiste der Kirchenvater der drei ersten jahrhunderten . (edito da J. R. GEISELMANN) Koln . 1956 (tr. it. L'unità nella Chiesa, Città
Roma);
P. STOCKMEIER,
ThQ 146 (J966) 385-408.
Nuova,
'Die
Alte
Kirche
- Leitbild
der
Erneuerung',
in:
4 'Der
Wandel
des Kirchenbildes
in der Geschichte',
in: ThGl 33 (1941) 2234; cf. M. SCHMAUS, Katholische Dogmatik mi I: Die Lehre von der Kirche,'
Miinchen
1958, 432-456 (tr. it. Dogmatica Cattolica mi I: La Chiesa, Marietti,
Torino);
H. KUNG, Die Kircbe, Freiburg 1967. 17-26 (tr. it. La Chiesa, Queriniana,
Brescia).
LA CHIESA COME MISTERO
271
damentali della sua esistenza: nella parola e nel sacramento, soprattutto nell'eucaristia, con un atteggiamento di fede, speranza e amore
e come risposta fedele ed attiva all'appello rivoltole da Dio.fIl vincolo dell'unità che tale situazione fondava e arantiva, era così intense che la rima comunità cristiana fu in rado 'inte rare ifferenze di @)
ogni genere, sia politiche che culturali, struttura
e organizzative, e
di esprimere l'unità nella pluralità e la pluralità nell'unità. Ciò non
escludeva, anzi implicava, che una Chiesa comprendentesi erealizzantesi in questi modi fosse anche capace e disposta a istanziare a
separare dalla propria communio alcuni dei suoi membri, quan o il
pluralismo, di per sé legittimo, fosse sfociato nell'opposizione e nella
contraddizione. Concretamente questo atteggiamento si affermò nello
sganciamento dalla gnosis, soprattutto quando sorsero dei problemi
che toccavano il cuore della professione di fede: il mistero della
Trinità e della persona di Gesù Cristo.
-----==-L'immagine della Chiesa, tipica dell'epoca che prendiamo in esa- •. 3.
me, è caratterizzata anche dal filtto - si tratta di una ulteriore
esplicitazione del
t"
isterico - che le afffJ!mazioni bibliche
sulla Chiesa e le' ma ini he le . estono ven ono ui riproposte
e ~almente
comunicate come \realtà:1lPromessa ed (impegno. Questo
però ~
con l'intenzione di spianare ogni diversità ricorrendo a
schemi teoretici e teologici, bensì allo scopo di iQterpretare le diff~enze e sprigi0!larne tutta 1'efficacia alla luce della forza espressiva
delle singole attestazioni e delle immagini concrete. L'intreccio delle
diversità non conduceva alla confusione, ma esprimeva ricchezza e
vitalità.
Il periodo della Chiesa primitiva è quindi l'epoca in cui le affermazioni e le jmmagini bibliche della Chiesa si trovano ancora presenti e vitali. Indubbiamente si notano anche alcune prevalenze, le
quali però rispecchiano in genere le stesse accentuazioni del Nuovo
Testamento. Non si giunge ad alcuna unilateralità né si opera, al- \Y\1Y11 A~I
meno intenzionalmente, alcuna esclusione.
L'affermazione della Chiesa come nuovo popolo di Dio, chiamato
~ 4-di tra i giudei e p!lgani, che si fonda sulla fede e sul sacramento,
che non è legato da vincoli segreti ma procede sotto la luce -del
sole ..§ulla via che conduce al regno di Dio imminente, è una delle .;))
caratterizzazioni ecc1esiologiche dominanti in questo periodo. La Di-
0
MUTAMENTI DELL'IMMAGINEDELLACHIESA
dacbè (9,4) qualifica la Chiesa come la comunità che Dio aduna da
~
~e
le regioni della terra per questo scopo. Tale immagine, assieme all'altra imparentata di nuova (terza) generazione, era il modo
più atto ad esprimere come la Chiesa venisse allora pensata, raffigurata e vissuta, a significare il «noi siamo h Chiesa». L'affermazione di popolo di Dio venne ulteriormente arricchita dal concetto
che la Chiesa è l'adempimento delle promesse fatte al popolo di
Israele e la concretazione dei suoi tratti peculiari. Questa idea si
dilatò fino a consolidarsi nella' raffigurazione della Chiesa preesistente. Il Pastore di Erma qualifica laChiésa
come prima creauone;
è
per
essa
che
il
mondo
è
stato
creato.
Erma
riveste il con;..
.
cetto con l'immagine di una Chiesa figurata come donna anziana, una
vegliarda.' L'idea della preesistenza della Chiesa, dOn la quale si
vuole indicare la sua universalità nel tempo e nello spazio, ricorre
anche nelle rappresentazioni della Chiesa affermata come fondazione del mondo - qui ci si richiama ad Eph. I, I o - e si modula
in quella di «Chiesa dall'inizio», «ecclesia ab Adam», «ecclesia ab
Abel» 6 (Agostino).
Con la stessa intensità si ripropone anche l'immagine' paolina di
c.hiesa C01]'g corpo, un corpo in cui Cristo è n capo.' Già nel Nuovo
Testamento la ritroviamo affermata in un S1'0 duplice carattere figurativo: come descrizione della comunità singola (Rom. e I Cor.) e
come immagine della Chiesa universale (lettere della prigionia); ma
anche nella diversa funzione, motivata appunto da questa differenza di tratti: si riallaccia e nello stesso tempo si distanzia dalla
raffigurazione di «corpo» evoluta nelle ceJ:chie della s,!2! e della
gnosis del tempo. Con l'immagine della Chiesa corpo di Cristo si
esprimere la presenza interiore di Cristo nella Chiesa e della
hiesa in Cristo, mediante la parola, il sacramento, i doni dello Spirito, l'agape e specia mente per mezzo e eucarlsua,-lntesa come
•
~i;
5 Visiones 1,1,6; 34; Cf. A. FRANK, Studien zur Ekklesiologie des Hirten Il:
Klemens, der Didache und der Ignatiusbriefe (diss. teol.), Miinchen
1971.
6 Y. CONGAR, 'Ecclesia
ab Abel', in: Abhandlungen iiber Theologie und Kirche
(a cura di M. REDlNG), Diisseldorf
1952, 79-108.
7 Cf. E. KASEMANN, Leib und Leib Cbristi. Eine
Untersuchung
zur paulinischen
Begriffiichkeit,
Tiibingen
1933; R. ScHNACKENBURG, Die Kircbe im Neuen Testament, Freiburg Yçéz (tr. it. La Chiesa nel Nuovo Testamento, Morcelliana,
Brescia); H. SCHLIER-J. RATZINGER, 'Leib Christi', in: LThK VI (1961) 9°7-912.
=\\ 0)
\\
~\
.• oJ}
~
1..)
I.A CHIESA COME MISTERO
273
corpo di Cristo del quale la Chiesa vive. Ci si serve della stessa immagine per comprendere i ~inisteri, le funzioni e gli ordinamenti
nella Chiesa come modi e forme nei q\lllli essa si edifica nell'unità,
verità, fede e amore. La ritroviamo in Clemente di Roma (37 ss.),
miSòprattutto~elle
lettere di Igna:t.lo d'Antiochia. Quest'ultimo
sottolinea anche il concetto che l'organizzazione della Chiesa, così
come la comunità l'intende e realizza,· imita e rende presente lo
stesso ordinamento liturgico e divino. Secondo Ignazio, nella comunità il vescovo è il centro decisivo, l'espressione dell'amore e della
unità che ivi si affermano.
La Chiesa si comprende anche come casa o come tempio di Dio,s
6.
e nello stesso senso che già scorgiamo nelle affermazioni neotestamentarie sulla casa e tempio -,di Dio. Ciò che qui innanzitutto s'intende non è un edificio destinato al culto, ma la comunità vivente
d~
stessi fe~eli. Questa viene affermata come immagine· inverti t:
del tem io (":erotestamentario, nel quale Dio accordava la sua sP(~'
ciale vicinanza e dove a uomo veniva offerta la pOS~Il Ita i accedere a Dio. La comunità, che si riunisce per celebrare il servizio
divlno e l'anamnesi di Gesù Cristo, assume ora la stessa funzione
che nell'Antico Testamento svolgeva il tempio di Dio. Ciò le è
possibile e reale perché il Crocifisso e Risorto è il luogo nel quale
Dio si è reso accessibile all'uomo e per mezzo del quale gli uomini
hanno accesso a Dio. Ne consegue che ovunque delle persone si trovino riunite per Cristo e in suo nome, qui esse fOJ;mano la casa e il
teEIpiodi Dio. Per tale ragione gli edi§ci cristiani di culto, le' ç«chiese», sorti nel corso del tempo, non vennero chiamati, pri!Ila cb/.4t/.() eeeli
del sec. v, casa di Dio. Si comprende pure perché, nell'ambito della
Chiesa cristiana, questi edifici di culto non rivestano quell'importanza che l'Antico Testamentò attribuiva al tempio e le religioni
ai luoghi santi. Questq edificio ha la funzione di esprimere la comu,nità che ivi ìi raccoglie e che è e rimane essa stessa la vera e p: 0.Qria abitazione di Dio, il suo tempio. La qualifica e l'immagine di
Chiesa come casa o tempio di Dio sono un modo del tutto singolare di cui ci si serve per esprimere come la Chiesa, popolo q1~.Ì)i()
8
J.
RATZINGER,
•
18 -
•
••
•
in: LThK v (1960) 32 s.; Y. CONGAR, DaS My(tr, it.Il Mi'ijem.,del Tempio, Borla, Torino),
'Haus Gottes',
g;r}zlim~,1960
ste:r.iJmz.ie't T"emp'é,h'
•••
Mysterium Salutis,
•••
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IV/I
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274
ì\IVTAMENTI DELL'IMMAGINEDELLACHIESA
1,
e Corpo di Cristo, si realizzi; come essa esista in quanto popolo di
Dio che vive, da corpo di Cristo, nel corpo di Cristo.
Questa caratterizzazione fondamentale conferisce a sua volta una \
nuova motivazione e conferma alla qualifica di Chiesa come ·comu- '!I
nione dei santi', communio sanc/orum.9 Essa è una comunione perché partecipa dei doni santi elargiti da Cristo: della realtà di parola
e sacrarner to, dell'amore di Dio che essa contiene e comunica' ed
è comunione tra uomini, che proprio per tale vincolo in virtù
di Cristo - sono santificati.
Una terza immagine biblica, quella di Chiesa come sposa di Cri~bisce
nella coscienza della Chiesa primitiva una coloritura
ed accentuazione del tutto particolari. Nemmeno per questa figura
ecclesiologica sarà qui necessario ripercorrere le diverse fasi di sviluppo - dall'Antico al Nuovo Testamento - della testimonianza
biblica. Lo presupponiamo.
Al fine di caratterizzare la Chiesa, in analogia all'immagine di
Corpo di Cristo, anche qui si afferma l'alleanza dell'amore di Dio
';J)
con la comunità da lui prescelta, la quale giunge, per mezzo di Gesù
Cristo, ad un vero compimento, perché in lui si è resa evento e
realtà l'unione di Dio con gli uomini. La stretta connessione tra
l'immagine di sposa e quella di corpo, evidenziata soprattutto nella
lettera azli Efesini (cap. 5), intende articolare il modo delh pre\.)
senza in+eriore di Cristo nella Chiesa e con la Chiesa; al contempo
però anche descrivere la non-identità tra Cristo ~ Chiesa. il carattere della contrapposizione personale e quindi anche la distanza tra
Cristo, signore e sovrano, e la sua Chiesa.
L'immagine della Chiesa sposa di Cristo, nella sua ricchezza
espressiva, non svolge soltanto una funzione indicativa ma anche
un ru~o parenetico. Indica il compito ed il dovere propri della
Chiesa: di essere cioè la comunità di coloro che credono, sperano,
obbediscono, servono, cercano e amano, e proprio per questo di
y Cf. .J. S. DREY. 'D~r katholische
Lehrsarz von der Gemeinschaft
der Heiligen.
Aus seiner Idee und .in Anwendung
auf verschiedene andere Lehrpunkte
dargestellt ', in: J. R. GEISELMANN, Geis: des Cbristentums
und des Katbolizismus,
Mainz 1940, 359-388;
J. R. GEISELMANN, tn; tbeologiscbe Anthropologie ]. A.
Mohlers, Freiburg
1955, 56-106 (rr. it. L'antropologia teologica di J. A. Mohler,
Ed. Paoline, Alba I959).
IO J. SCHMID, 'Brautschafr,
heilige', in: RCA Il (1954) 527'564.
LA CHIESA COME MISTERO
275
essere anche una Chiesa che si lascia rendere continuamente
evento.
Indica inoltre le dimensioni della Chiesa, .che è stretta al suo Signore da vincoli di comunione di diversa natura, ma che d'altra
parte lo invoca con la sposa: «Vieni!» (Apoc. 22,17) e attende la
sua venuta; e quindi, come nell'immagine di popolo di Dio, si sa
ed intende come comunità di coloro che si trovano In cammino
verso la meta.
L'immagine della Chiesa sposa di Cristo, in quanto espressione
Jel!a non-identità tra Cristo e Chiesa e segno della insostituibilità
dei termini di tale rapporto, non risponde soltanto alla domanda di
L'h[ sia la Chiesa Il - a differenza dell'altro interrogativo,
riferito
all'istituzione,
cioè di che cosa sia la Chiesa ma rende anche
chiaro che essa dev'essere descritta a questo modo in quanto, nella
sua condizione di Chiesa storica e concreta, è Chiesa dei peccatori. \ \
L'immagine della «casta meretrix» è un motivo ricorrente nella ecdesiologia dei padri;" lo si esemplifica con l'interpretazione
allegorica della figura veterotestamentaria
della meretrice Rahab, applicata alla Chiesa. Ne danno testimonianza
la lettera di Clemente
! 12, I),
Giustino iDial. IIl,4), Ireneo (Adv. Haer. IV;20) e specialmente Origene (in J05. Hom. 3,4), assieme ad altri-padei. sia orientali che occidentali. E non lo fanno semplicemente
alfiifé di illustrare, ricordando la via seguita da Rahab che si convertì da mereiricio e divenne profetessa, il superamento del passato da parte della
Chiesa, la sua origine da giudei e pagani, ma perché in questo
tratto essi vedono un elemento permanente
nella Chiesa e della
Chiesa stessa. Analogamente
vengono interpretate
in chiave ecclesiologica anche le figure ~i Thamar, la donna di Osea, e della.Maddalena neotestamentaria,
e utilizzate per spiegare tanto il destino \/
quanto la missione della Chiesa.
Secondo la stessa accezione s'interpretano
pure le parole del
Cantico dei Cantici: «Sono bruna, ma bella» (1.5), dove si rivela
.autorevole, anzi determinante,
l'interpretazione
che Origene ha da-
-=
d
~1 )
\I H. U. VON
BALTHASAR,'Wcr ist die K1rche?', in: Sponsa Verbi, Einsiedeln
T960, 148-202 (tr. it. SpOnsCI Verbi, Morcelliana, Brescia}.
12 H. U. VON
BALTHASAR,'Casta meretrix', in: Sp01lSa Verbi, Einsiedeln 1960,
1°3'3°5 (tr. il. Sponsa Verbi, Morcelliana, Brescia); J. DANIELOl', Sacrament um
futuri, Paris 1950, 217-232.
MUTAMENTI DELL'IMMAGINE DELLACHIESA.
to nel suo commento, pure confermata dall'immagine di una Chiesa
senza macchia e senza rughe (Eph. 5,27), della sposa «immacolata»
(I Coro I I ,2), e quindi una distinzione all'interno della stessa Chiesa concreta: come élite dei santi e puri, dei perfetti, e come il
gran numero di coloro che, per quanto vivano nella Chiesa, non
si adeguano al suo ideale. L'altra differenza, desunta dal passo suaccèiinato, distingue nella realtà della Chiesa la manifestazione esteriore e percepibile dalla sua dimensione profonda, che si lascia espe- \/
rire soltanto in spirito e che si fa riconoscere nel suo più vero ed
autentico essere."
Anche l'immagine della Chiesa-madre, così imparentata con la
precedente e preferita al tempo dei padri, sia in Oriente che in Occidente, può ricollegarsi a dei motivi biblici." Comprendendo si come
Maler ecclesia, la Chiesa vuoI descrivere la proprietà che la caratterizza, CIT essere cioè la mediatrice della verità e della salvezza (Vis.
o)
d'Erma I). E lo è in quanto mediatrice di parola, sacra~to
e
fede specialmente nel battesimo, eucaristia e penitenza - e
colei alla quale è stata affidata anche la cura (questo si riferisce
soprattutto alle sue forme operative, al suo agire pedagogico e pastorale) 'di preservare e custodire la vita donatale. Tale funzione
viene ascrittaalla Chiesa in quanto tale e nella sua totalità. In questo insieme vengono compresi i singoli servizi e funzioni, soprattutto i «ministeri nella Chiesa». Cipriano esprime questo intreccio li
con la nota espressione: nessuno può avere Dio per padre se non
ha-la Chiesa per madre (De unitate ecclesiae 23).
L'immagine della Chiesa-madre, che descrive il senso, la funzione
e l'attività ecclesiali, viene a sua volta a concretarsi nell'interpretazione di Eva e Maria in chiave di tipologia ecclesiologica, al fine di
evidenziare la funzione vivificatrice propria della Chiesa." Il para13 H. RIEDLINGER, Vie Makellosigkeit
der Kircbe in den leteiniscben Hobenliederkommentaren
des Mittelallers, «BGPhMA»,
38,3, Miinster
1958.
14 J. C. PLUMPE,
Maler Ecclesia. An Inquiry
into the Concept : of the Church
as Mother
in early Christianiry,
Washington
1943; K. DELAHAYE, Erneuerung
Seelsorgsjormen aus der Sicht der [rilben Patristik, Freiburg· 1958, 35-84.
• : 15 J. H. NEWMAN, 'Eirenikon.
Ein Brief an E. B. Pusey; Die katholische
Marienverehrung', in: J. H. NEWMAN, Ausgeuidblte Werke (a cura di M. LAROS-W. BECKER,
voI. IV: Polemische Schriften, Mainz
1959, 3'109; A. ,MUl.U.&j _ .Ful.g.;a.M.ater,
Freiburg 21955.
~----"~~~-----~------------------
LACHIESACOMEMISTERO
277
gone tra la Chiesa ed Eva ha condotto, nel periodo della patristica,
alla diffusa concezione secondo la quale la Chiesa sarebbe scaturita
dal costato di Gesù Cristo, il secondo Adamo, stando al racconto \1
del vangelo di Giovanni (19,34), dove si parla del sangue ed acqua
che fluiscono dal costato di Gesù. Sangue ed acqua furono interpretati come simboli dei due sacramenti fondamentali: eucaristia e
battesimo."
Ireneo conosce bene la maggior parte delle immagini ecclesiologiche qui ricordate ed illustrate; ne tratta e le fa valere, orientandole verso. una caratterizzazione di Chiesa che, data la sua posizione antignostica, gli sta particolarmente a cuore: la Chiesa come
-f.olonna e fondamento della verità (I Tim. 3,15), come presenza,
.come recipiente della verità e dello Spirito, dove questi è la base
della verità. La Chiesa è dunque madre perché comunica la verità \\
nella forma della vita e la vita nella forma della verità: «Abbiamo
ricevuto la nostra fede dalla Chiesa e così la preserviamo. Lo Spirito santo l'ha posta in un vaso preziosissimo. Questo dono divino è
affidato alla Chiesa perché essa vivifichi la creazione e perché tutti
i membri, che di essa partecipano, ricevano la vita. Dove è la Chiesa, ivi è anche lo Spirito di Dio, e dove è lo Spirito di Dio, ivi è
anche la Chiesa e ogni grazia; ma lo Spirito è la verità» (Adv. Haer.
~===~
III,3B,1 ).
Nel periodo patristico l'immagine della Chiesa acquista un tratto
del tutto singolare a motivo del costante ricorso a simboli e allegorie che s'impiegano per illustrare la Chiesa e interpretare il suo~
·~ssere ed agiÌe. Soltanto in parte si richiamano alla Scrittura. Traggono la loro origine da raffigurazioni molto frequenti nell'antichità
(ellenistica), in campo filosofico, mitologico e religioso. Vennero
messe allo scoperto soprattutto dalle indagini approfondite di Hugo
Rahner e inserite nella coscienza teologica, e non solo per motivi
di carattere storico."
,
Il Un'altra raffigurazione applicata alla Chiesa,' molto usata e molto
1\feconda per la sua vasta possibilità d'impiego, è quella di «myste16 H. RAHNEIt, 'Uber
die Syrnbolik der Kirche de latere Christi', in: Symbole
der Kircbe. Die Ekklesiologie der Viiter, Salzburg 1964 (tr, it. L'ecclesiologia dei
Padri, Ed. Paoline, Roma); Griecbiscbe Mythen in cbristlicber Deutung, Darrnstadt
1957 (tr. it. Miti nell'interpretazione _cristiana, I~ M~lino, Bologna).
MUTAMENTI
DELI.·II\lMAGI!':E
DELLA CHIES.~
rium lunae»:" Qui il rapporto
tra Cristo e Chiesa, e la sorte della
ChIesa stessa, sono espressi in modo plastico. Ciò che innanzitutro
si afferma con il «mysterium lunae» è la verità fondamentale che la ~)
Chiesa non vive e risplende di luce propria, ma mediante Cristo.
che è la luce; la Chiesa è luce da luce, luce ricevuta, e il suo splendore è un rimando di ciò che le è stato inviato. Come la luna nella
notte, così anche la Chiesa risplende. di luce riflessa, nelle tenebre
del tempo, dell'ignoranza,
della colpa. della perdizione. Come la
luce della luna, anche quella della Chiesa è una luce scherrnata, languida, rifratta, condizionata
dalla capacità riflettente.
tipica delle
condizioni naturali della luna. Mentre il sole (Cristo) - si tratta di 1.')
un altro riferimento
alla Chiesa irradia sempre con la stessa
intensità la sua luce e splendore, la luce della luna (Chiesa) attra
versa incessantemente
delle fasi alterne; ora crescendo ora calando.
equesto
SIa rispetto alle sue dilatazioni esteriore e spaziale, sia ai
«calore smisurato nel suo interno»; 19 immagine molto appropriata
per esprimere il su e giù, la dialettica e la variabilità del cammino.
sorte e storia della Chiesa. Un destino che può sfociare altro'
aspetto evidenziato dall'immagine
della luna fin quasi nell'animorzamento
della sua luce: «donec aujeratur luna». Questo tramonto però, che non conduce mai all'estinzione
totale della sua
luce, segna l'inizio della rinascita imminente, di un'aurora nuova.
della fase crescente. La forza e la garanzia del rinnovamento stanno
al centro della luce, sul quale la luna traccia la propria via: il sole,
Gesù Cristo, in cui essa tramonta per risorgere rinnovata e di nuovo
splendente. Hugo Rahner vede nel «mysterium lunae» - qui ernerc')
gono le antiche convinzioni, che associavano la luna all'idea della
fertilità - la Chiesa raffÌ urata come s osa. madre e re ma come
Clùesa c e muore, genera e risplende. Il «mysterium lunae» è una
espressione cui si ricorre per caratterizzare la sua natura. funzione,
servizio, cammino, sorte e fine.
Un'altra immagine del tempo dei padri, ed anche questa molto ~
impiegata, è desunta dal simbolismo nautico: la Chiesa è come un
18 H. RAHNER, Svmbole der Kircbe, 9I-l73
(rr, it. L'ecclesiologia dei Padri, Ed.
Paoline, Roma).
19 H. DE LUBAC,
Gebeimnis aus dem wir leben, Einsiedeln 1967, 34 {tr, it.
Paradosso e mistero della Chiesa, Queriniana, Brescia).
LA CHIESA COME MISTER~
279
vascello che viaggia sul mare del mondo. La ritroviamo in diverse
variazioni: la Chiesa è una nave, fabbricata con il legno della croce,
il cui albero maestro s'interseca con l'antenna e forma una croce;
il suo nocchiero è Cristo." La sorte della Chiesa-nave la si ritrova
espressa nella frase così spesso citata: «fluctuat, non mergitur», Qui
si rispecchia anche la sua condizione di variabilità e di pericolo
continuo, ma anche la certezza che l'aflondamento è impossibile e
l'approdo sicuro. L'equipaggiamento e l'attrezzatura della nave, il
catalogo nautico e l'antico simbolismo marinaro, servono a descrivere la realtà della Chiesa nel suo insieme: i suoi ministeri, la sua
organizzazione e la sua struttura."
L'interpretazione della Chiesa mediante l'immagine dell'arca di
Noè, costruzione, merce e viaggio di questa imbarcazione (cf. I Petr.
3,20 )/2 illustra coine la Chiesa, in mezzo al diluvio universale del
tempo e del mondo, offra riparo, scampo e salvezza. Essa è l'arca
della salvezza, non è possibile salvarsi senza di essa, è necessarie
alla salvezza. Cristo, al pari di Noè il giusto, si trova nell'arca nella
sua qualità di capostipite di un nuovo genere umano. Questa immagine spiega concretamente l'espressione «extra ecclesiam nulla salus», che già nel periodopanjstico
Cipriano aveva coniato e variamente illustrato (De unitate ecclesiae 6), e la cui spiegazione e conseguenze da essa derivanti, principalmente in riferimento alla possibilità di salvarsi al di fuori della Chiesa, al problema dunque di
ciò che effettivamente significhi «extra ecclesiam»; avevano condotto
a forti controversie ed a non pochi malintesi fin dagli inizi (in concreto, con la questione se amministrare o meno il battesimo agli
eretici)." L'immagine chiarisce ancora una volta la struttura dialettica della Chiesa: questa è Chiesa dei peccatori, o in termini simbo-l
Iici un'arca che accoglie anche gli animali impuri, ma che al contempo è l'unica Chiesa dei salvati, ai quali la grazia della reden20 H. RAHNER, loe. cit.: il vascello di legno, 304; la croce dall'albero
dall'antenna,
361-4°5.
21 I vi, 308 s.
22
e
Lui, 504-547.
J.
Beumer, in: LThK III (1959)
1320 s.; Y.
Hiel, Essen 1961, I07-II4;
IDEM, Heilige Kircbe,
Santa Chiesa, Morcelliana, Brescia l.
23
maestro
CONGAR,
Stuttgart
Ausser
1966,
der Kircbe kein
434-450 (tr. it.
.::J)
j",)
I
c)
cl )
MUTAMENTI
280
DELL'IMMAGINE
DELLA CHIESA
zione viene partecipata soltanto all'interno di questa imbarcazione."
L'interpretazione della Chiesa come barca di Pietro 25 rimane nell'orizzonte di quanto appena affermato: «fluetuat, n~n mergitur».
La situazione di pericolo è derivata dalla storia stessa della Chiesa;
il felice esito di questo viaggio sta nella promessa. Il vascello è
quello di Pietro pescatore (Le. 5,3), che sotto la guida del nocchiero
Cristo è anch e pilota dell'imbarcazione; a lui sono state indirizzate
le parole di salvezza e di guida. Quest'immagine fu interpretata e
specificata nel. corso del tempo soprattutto ne) senso che la posizione privilegiata di Pietro, il pescatore di uomini, doveva venire
espressa nel primato romano, e che in linguaggio biblico -.Gesù insegna dalla barca di Pietro. Questa barca fu interpretata
tI' poi in chiave di politica ecclesiastica, fino a giungere all'identifica\ zione: «nauis Simonis est ecclesia Petri».'
-====Non è necessario presentare qui anche altre immagini, tipologie e
allegorie utilizzate al tempo dei padri, quali ~iso,
colomba, ci~lo,
tunica senza cuciture; od altre in parte desunte dalla Scrittura, come
quelle di gregge e vigna; od altre infine, originariamente riferite al
.regno di DToIDa qciImpiegate per interpretare la realtà della Chiesa, ~a1i campo e ~e.
In ogni caso questo atteggiamento rivela la
gioia con la quale, al fine di comprendere ciò che la Chiesa è, si
impiegano L,. forza ed'
nguaggio del simbolo D'altra parte b.cogna anche v.ggiungere che l'immagine e a C iesa, al tempo dei padri, non può essere descritta senza ricorrere ad affermazioni che lasciano trasparire il loro senso soltanto nella forza espressiva dei
simboli ecclesiologici e nemmeno senza illustrare il modo 'con cui
questi .sìmboli vennero evoluti, in parte superficialmente, ma in
parte anche con molto acume, con fantasia, con forza speculativa e
poetica, in una ricchezza di immagini continuamente vivacizzata.
Qui si profila, secondo nuovi lineamenti, un' «origine nella pienezza»,
motivata anche dall' affinità di sentire e dalla prossimità cronologica
con quella origine di cui il Nuovo Testamento rende testimonianza.
Si tratta di una spiegazione della rèaltà della Chiesa concepita, sperimentata e vissuta come mistero.
24
H.
25
Ivi, 539.
RAHNER,
loc. cit., 539.
LA CHIESA COMEMISTERO
Il simbolismo, di cui finora abbiamo parlato, presenta molte affinità ~l «platonismo» o clima «platonico»: termini coi quali s'intende qualificare il periodo che abbiamo preso in esame." Lo ritroviamo presente sia nei padri orientali che occidentali e va oltre
quanto fin qui esposto. La Chiesa terrena viene osservata come una
copia, per molti versi delimitata, dell'immagine originaria e celeste, la quale porta in se stessa i contrassegni dell'autentico, del permanente e dell'eterno. La struttura e l'ordinamento della Chiesa sono quindi un ricalco dell'ordinamento celeste; i segni, simboli, sacra- ~
menti e modi di agire della Chiesa sono riproduzioni delle realtà ~
divine ed--invisibili, che si manifestano agli uomini· nelle forme della
visibilità.
-
Alla fine teniamo anche presente che i motivi e gli elementi qui
abbozzati, i quali caratterizzano l'immagine di Chiesa al tempo dei
padri, e quindi le affermazioni bibliche, speci-lrnente quelle centrali e predominanti di popolo di Dio, corpo di-Cristo, sposa di Cristo, casa e tempio di Dio, ma anche le immagini, i simboli e allegorie biblici, hanno trovato la loro risonanza più vasta, profonda,
stimolante e destinata ad influenzare per lungo tempo la riflessione
ecclesiologica, nella teologia di Origene e di Agostino. Operando un
notevole cambiamento e sfruttando sempre la dialettica del «contrapposto», ~gostmo ~a situato l'idea della Chiesa come casa e
popolo di Dio, corpo di Cristo, e quindi anche il riferimento della
Chiesa al corpo eucaristico sacramentale, nel centro della sua ecclesiologia, e ad essa ha attribuito un ruolo di primo piano nel contesto del suo approfondimento teologico ed agire pratico." Con la
sua concezione del «Christus integer: caput et membra»', con lo
schema della civitas Dei, che non coincide certo con la Chiesa ma
non si trova nemmeno priva di qualsiasi relazione con essa - la
26 Y. CONGAR, 'Chiesa',
in DzT I, 229-242.
27 Cf. H, U. VON BALTHASAR, Origenes. Geist und Feuer, Salzburg 1938 (tr. it.
Origene. Spirito e fuoco, Jaca Book, Milano); F. HOFMANN, Der Kirchenbegriff des
beiligen Augustinus
in seinen Grundlagen und in seiner Entuncklung,
Miinchen
1933; H. U. VON BALTHASAR, Augustinus. Das Antliz der Kirche, Einsiedeln-Koln
1942; J. RATZINGER, Volk und Haus Gottes in Augustins Lebre uon der Kircbe,
Miìnchen
1954; IDEM, 'Die Kirche in der Frornmigkeit des heiligen Augustinus',
in: Das neue Volk Gottes, Diìsseldorf
1969, 24-48 (tr. it. Il nuovo popolo di Dio,
Queriniana,
Brescia).
MUTAMENTI
DELL'IMMAGINE
DELLA CHIESA
Chiesa è la «colonia dei pellegrini della civitas Dei sulla terra) egli ha arricchito ulteriormente
la tematica ecclesiologica. Ratzinger
sintetizza in questi termini le sue riflessioni sul concetto di Chiesa
proprio di Agostino: «Corpus Cbristi esprime il modo d'essere. la
realtà profonda di ciò che viene delimitato coi concetti di civitas e
populus. La Chiesa, in quanto corpo di Cristo, è il popolo esistente di Dio»."
L'immagine ecclesiologica, che ruota attorno al motivo misterico e
che caratterizza questo periodo di riflessione, si riflette anche nelle
espressioni simboliche ed artistiche della Chiesa del tempo, almeno
'"Come queste ci sono pervenute. Si riconnettono alle figure già ricordate: la barca della Chiesa con Cristo al timone e gli evangelisti ai
remi; la rete della pesca miracolosa. È presente anche il simbolo del
carro, trainato .dai padri della Chiesa, con gli evangelisti alle ruote
e Cristo che vi siede sopra con la Chiesa, sua sposa. La Chiesa è
raffigurata anche come la Gerusalemme
celeste o molto frequentemente espressa in termini antitetici: la sua differenza dal tempio e
dal tabernacolo,
o nelle coppie tipologiche:
Rachele-Lia, GiudaTamar, Booz-Ruth, od infine pure nella figura dell'orante." Non
meno istruttivo ed illuminante è il fatto, già accennato, che Belle
prime fasi della Chiesa cristi~~la non esisteva ancora una costruzione destinata esclusivamente al culto, un ambiente sacro, analogo
lJ quello
del tempio giudaico o del tempio «pagano». La Chiesa si
riuniva in case private per celebrare la sua liturgia. E questa consuetudine si radicava nel convincimento che non una casa costruita
con delle pietre, bensì la comunità che si riunisce in Cristo e con
Cristo è il vero tempio e la vera casa di Dio. Così il mistero della
Chiesa non veniva offuscato o compress9, ma esplicitato nel suo
carattere più autentico. Soltanto al terzo secolo queste chiese domestiche acquisirono il carattere di ambie~te sacro. La «basilica», intesa come edificio di culto, la si ritrova solo nel periodo successivo,
dopo la svolta costantiniana, e sotto l'influenza di una nuova immagine di Chiesa, radicata in diversi accenti e ruotante attorno ad un
diverso motivo. È il rema che vogliamo ora affrontare.
28
J.
Votk und Haus Goues, 327.
'Kirche' (v: Syrnbolik und Kunst), in: LThK VI (1961) [86
SCHUMACHER,
'Friìhchristliche
Kunst', in: ITbK IV (1960) 418-422.
RATZINGER,
Cf. H.
188; W.N.
29
ELBERN,
[\
f3~
V
C~
L./
2.
La Chiesa dopo la svolta costantiniana.
La Chiesa come impero
Se è impossibile fissare con esattezza la cronologia della Chiesa primitiva, è pure impossibile precisare quella del periodo successivo,
quando si manifesta un mutamento di struttura nell'immagine eco
clesiologica, benché non all'improvviso, ma con degli accenni che
acquistano sempre maggiore consistenza e trasparenza nel contesto
storico in cui si trovano inseriti. Al motivo della Chiesa-mistero,
determinante nell'epoca fin qui considerata, A. Meyer-Pfannholz fa
seguire quello di Chiesa-impero. Anche qui potremmo riconoscere
una caratterizzazione ecclesiologica, se non proprio globale, certo
adeguata."
I_fatti, che ora illustreremo, sono decisivi per una comprensione
del nuovo motivo che si afferma. Essi articolano, ed insieme contengono, la nuova prospettiva ecclesiologica.
Con la svolta costantiniana la Chiesa viene sottratta dalla situazione che l'aveva caratterizzata in passato, quella cioè della parziale tolleranza, del prevalente carattere di illegittimità, della persecuzione. Ora essa diventa, in senso politico, una Chiesa libera ~
riscattata, una religio licita. La conversione degli imperatori romani al cristianesimo ha poi spogliato dal loro predominio le religioni fino allora vigenti; le ha sempre più compresse, fino al punto
sotto Teodosio - di dichiararle illegittime e perseguitarle. Il
piccolo gregge, la gens dalle gentes, la religione cristiana, viene inserito in un processo storico che lo rende non soltanto una grande
Chiesa, ma anche un impero cristiano. Sempre più decisamente questo piccolo gruppo si dilata, fino a coincidere con la topografia.
politica e geografica, dell'impe~
romano. Per raggiungere i propri
obiettivi e svolgere le proprie funzioni, si serve delle stesse artico-,
lazioni e strutture politiche ed organizzative elaborate dallo stato
romano; utilizza i templi, non solo conferendo ad essi una nuova
qualificazione - Maria sopra Minerva è il Pantheon che diventa
chiesa di tutti i santi - ma costruendo anche dei veri e propri
edifici di culto cristiani, nei quali non è più possibile svolgere delle
30
TbC! H ([9.P)
22'H
(spec.
25.27)
TJ. \
8)
1.1
)
MUTAMENTI
DELL'IMMAGINE
DELLA CHIESA
funzioni e perseguire degli scopi che non siano quelli della religione
,cristiana. I vescovi sono equiparati agli altri funzionari dello stato,
ai senatori, e ottengono le loro insegne, onorificenze e privilegi. Al
papa ·si riconosce il rango imperiale, mentre l'imperatore da parte
sua esige il riconoscimento della propria condizione nell'ambito
della Chiesa intera.! Si supera così il precedente distanziamento ~
~)
mondo; la spinta dell'evoluzione ha condotto ad una coincidenza
della Chiesa con il mondo e all'identificazione dei confini dell'uno
! con quelli dell'àltro. La riserva escatologka puo passare In seconaa
\ linea, mentre emerge l'idea di una radicazione della Chiesa nel
f m~ndo e nella storia, di un regno di Dio realizzato su questa terra.
'La Chiesa, popolo di Dio, che fino allora si era considerata tale in
.forza della decisione di fede e del sigillo sacramentale, non abolisce
la prassi di queste iniziazioni - non lo è nemmeno possibile, data
'Ia sua natura ed origine - ma questi gesti diventano tanto spon'tanei quanto inconsulti. Si nasce, per così dire, già cristiani in un
popolo cristiano e si vive poi sorretti da questo ambiente precosti\ tuito. Il populus Dei diventa populus christianus, e questa seconda d.)
formulazione acquisisce i tratti di un concetto culturale, sociologico
e politico. I pericoli, gli attacchi e le ostilità provengono anzitutto e
sostanzialmente dal nemico esterno, dove tale «esteriorità» deriva
dal fatto che queste persone vivono al di là dei confini del popolo e
dell'impero cristiano. Il nemico della Chiesa è dunque un'entità
geograficamente determinata, è il non-cristiano, che al contempo è
, pure un avversario politico. La _croce diventa segno della vittoria
~s!!Ì nemici, effigie della potenza dell'impero. Si traspone così il con. cetto di popolo di Dio alla Chiesa: da una valenza biblico-patristica
si passa ad una concezione politica.
~
Dato questo intreccio di Chiesa e mondo (di allora), non fa ~\
meraviglia che l'immagine" di impero, atta a qualificare il mondo,
c:liv~nti'un valido motivo per illustrare anche la realtà dellaçhiesa
e che questa ora s'intenda come domina, imperatrix. Il mutamento Q.)
di prospettiva viene poi favorito dalla constatazione che nelle affermazioni bibliche la Chiesa è posta in riferimento con il regno di Dio
già inaugurato e che le parabole del regno parlano della sua crescita
e del suo universale sviluppo. Teologi come Eusebio tentano pure
di spiegare le gesta e le vittorie di Costantino come un adempi-
LA CHIESA COME IMPEllO
mento delle promesse bibliche, come una vittoria del regno di Dio.
Il motivo dellaçhiesa-impero,
come momento caratterizzante la
realtà ecclesiale, sembrava quindi suggerito da ragioni sia bibliche
che storiche, anzi imporsi come vox temporis, nella quale si lascia \\
percepire la stessa oox Dei.
La situazione assunse un profilo del tutto particolare quando do- \.-)
po Costantino, nei secoli quarto e quinto, il potere dello st~ltOe dei
suoi rappresentanti entrò in un --pr~esso di decomposizione, accelerato dal fatto che, a tale dlssolvimento interno, si aggiungeva anche una minaccia dall'esterno, concretatasi soprattutto nelle inva. sioni barbariçhe. La caduta delrimpero romano occidentale fu considerata da non pochi cristiani, ad es., da Girolamo, come un vero
e proprio momento di prova per la fede cristiana - data l'interdìpendenza di Chiesa e impero - e fece temere un possibile tramonto della Chiesa stessa. Nel suo scritto De Civitate Dei, Agostino si sforza di offrire una risposta. esauriente e progressista a
(tanti interrogativi. In questo periodo e situazione - l'imperatore
" si trovava a Bisanzio - toccò ai vescovi, e soprattutto al vescovo
i di Roma, svolgere dei compiti che di per ·sé sarebbero spettati alla
, amministrazione e governo politici. Siccome parecchi non solo non si
rifiutarono di accettare questo nuovo ambito d'attività, ma vi si
impegnarono pure a fondo - come Leone I e Gregorio l -, maturò una nuova coscienza della rilevanza
t
Chiesa. on eve quindi meravigliare se, entro questa nuova costellazione politica, la.çhi~~.~'y~nga ora consideratacome successore· ed
~ede dell'impero romano e se i papi, in quanto successori di Costantino, assumano quelle funzioni politiche che vengono descritte
con il termine di i!!ti14.#o.imperij,JI
Una espressione di questa nuova coscienza ecclesiale la ritro- c)
viamo nell'edificio di culto, ora in forma di basilica, e nell'archite!tura romanica, coi simboli raffiguranti il trionfo e la sovranità,
prima ascritti a Cristo ma che in seguito dovevano venir osservati
e rappresentati, mediante la Chiesa (xupt.l't.xi): appartenente a Cristo),
nel mondo .storico e concreto.
ll
31 .J.B .. ~LI..U,-~Idee.-VOll_deLKitche .al&-lmperiwn
nischen Rechi', in: ThQ 80 (18')8) '0-80.
~m..
im . .kano-
286
MUTAMENTI
DELL'IMMAGINE
DELLA CHIESA
La situazione della Chiesa, che scaturiva da una comprensione
dello stato come popolo cristiano, di una religione come religione
di stato - «ecclesia» in quel periodo stava a significare tanto .la
società terrena che la Chiesa -' e che si articolava nel motivo e
secondo l'immagine della Chiesa-impero dette origine a nuovi problemi, questioni, tensioni e differenze. In questo stato di cose
emerse il problema del comando e della responsabilità, della competenza e della superiorità. La questione non venne decisa a livello di
riflessione teologica e di difierenziazione, bensì nella prospettiva di
una potenza più forte e concreta. Il problema si articolò secondo la
determinazione del rapporto tra regnum e sacerdotium, od ancora
più materialmente: t!~ imperatQ!e ..~papa. L'imperatore, convertitosi al cristianesimo, cercava d'imporre anche nella Chiesa il proprio rango e status politici, in termini analoghi a quelli dei suoi
predecessori nei confronti della religione di stato pagana, e mirava
a garantire l'ordine, la sicurezza e l'unità dell'impero. Anche Costantino si comprese come É1ttC1X01tOC; 'tW'J bc'toc; costituito da Dio e si
comportò in maniera conforme a questa missione. Ce lo mostra tra
l'altro pure la storia degli antichi concili, a cominciare da. Nicea,
che eranq, convocati dall'imperatore e venivano considerati concili
imperiali;
decisioni cui si giungeva in queste assemblee avevano
j~re
di leggi imperiali ed assumevano di volta in volta anche
una rilevanza ed efficacia politiche. L'imperatore, che si qualificava
! «protettore della Chiesa», in verità ne fu il signore. Il modello
. e sistema del cesaropapismo fu inaugurato da Costantino e nel pe. riodo successivo si estese e consolidò, sia in Oriente che in Occidente, ma soprattutto in Oriente. L'imperatore Giustiniano istituì
una forma di governo dichiaratamente teocratica."
.
In Oriente la struttura, la forma di attuazione della Chiesa, assume dei tratti del tutto p~rticolari. E questo all'inizio anche per
merito della teologia ivi evoluta e dei suoi massimi esponenti: Clemente d'Alessandria, Origene, Atanasio, i Cappadoci, Giovanni
Crisostomo, Dionigi l'Areopagita, Massimo confessore, Giovanni di
Damasco. Pur con tutte le diflerenze, che non è il caso di approfondire, questa teologia· ruota attorno all'idea dell'economia salvi-
le
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.l.
VOGT, Konstantt» der Grosse und sein [abrbundert, MUnchen
1949.
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ì
l.A CHIESA COME IMPEltO
nca, un concetto che si rivelò determinante per la comprensione
della Trinità (qui sorse la disputa sul «Filioque»), della cristologia e
della soteriologia. La redenzione, nell'orizzonte tipico di questa-reologia, venne compresa come un processo che inizia con l'incarnazione, si svela nella storia dell'economia intratrinitaria e sfocia; passando attraverso l'evento della croce e risurrezione di Cristo, l'avvenimento centrale di salvezza, nella trasfigurazione e divinizzazione
del mondo. Questi motivi teologici lasciano la loro impronta sulla
spiritualità, sui riti e sul culto della «Chiesa d'Oriente», o Chiese
orientali. Le idee dell'epifania, della gloria e glorificazione stanno
al centro della liturgia, che nella forma di sacramento celebra, per
anticipazione, proletticamente, la fine di tutte le cose e della storia.
La celebrazione di questi misteri è dunque, al contempo, anche il
nucleo dell'essere ed agire della Chiesa. Si può osservare che questa peculiarità teologica ed ecclesiale della Chiesa d'Oriente non
costituisce - in riferimento alla Chiesa romana d'Occidente - alcun elemento' di separazione, ma è un modo irrinunciabile di realizzare la cattolicità, un chiaro esempio di «pluralismo nell'unità».
La vita della Chiesa orientale è inoltre contrassegnata - come
quella della Chiesa occidentale - dai primi concili, tutti svoltisi
in Oriente. La «storia delle ripercussioni»
del concilio di Efeso (a.
,
430) e di Calcedonia (a. 4.5I) condusse, in questa Chiesa, alle scissioni ad opera dei nestoriani e dei monofisiti.
L'evoluzione politica. La nparnzione
e 'impero romano in irnpero d'Oriente ed in impero d'Occidente, avvenuta dopo la morte
di Teodosio [ (a. 395), e la conseguente elevazione di Costantinopoli al rango di capitale e residenza imperiale non rimasero senza
conseguenze per la Chiesa. Dalla «nuova Roma» il vescovo di Costantinopoli si richiamava alla mutata situazione politica e rivendicava una dignità del tutto speciale. Il sinodo di Costantinopoli
(a. 381) gliela riconobbe, affermando che a lui spettava un privilegio d'onore inferiore soltanto a quello del vescovo di Roma. La
çhiesa dì Costantinopoli assurse così al rango delle Chiese di Roma,
di Alessandria e di Antiochia; il suo vescovo divenne patriarca e ~
consolidò-questa
posizione, nonostante le proteste di papa Leone I,
fino al punto che ottenne praticamente la supremazia sulle Chiese
orientali. Già dal sec. VI egli porta' il titolo di «patriarca ecume-
~
288
MUTAMENTI
DELL'IMMAGINE
DELLA CHIESA
nico», patriarca dell'impero. L'imperatore Giustiniano poteva qualificare addirittura la Chiesa di Costantinopoli con l'appellativo di
capo di tutte le altre Chiese. Egli riconobbe che il papa è il «primus
omnium sacerdotum», mentre il vescovo di Costantinopoli gli è
secondo per dignità, sempre però primo tra tutti gli altri vescovi.
Papa Gregorio I (a. 590-604) bollò il titolo di «patriarca ecumenico»
come «nefandum elationis vocabulum»). Ma il titolo rimase e venne
rivendicawd!lgli. stessi patriarchi, dopo essere stato per tanto tempo
loro attribuito da altri. È ovvio che in questa evoluzione si celavano delle possibilità di conflitto, soprattutto con il papa, che nel- (\
l'appellativo di «patriarca d'Occidente» vedeva menomata la propria posizione e rivendicava il primato sulla Chiesa universale.
Un altro motivo, che venne ad aumentare il distanziamento e la
tensione, anzi l'estraneazione tra Oriente. ed Occidente, culminata ~
nell'infausta separazione dell'anno 1054 e nella scomunica ed anatema reciproci, fu il legame tra il papato e i carolingi e regno dei
franchi. La nuova costellazione: papato e regno dei franchi non
(.apporta alcuna modifica sostanziale nella Chiesa d'Occidente - è
questa che prevalentemente c'interessa - nella sua convinzione' di
essere un impero o nella questione di come si dovesse governare
un~ Chies~ concepita in tali termini. E ciò fino al sec. ®,L~riloronazione di Carlo Magno da parte del papato venne mtesa, certo,
nel senso che il papa, assieme alla corona, conferisce anche il potere; ma Carlo ha dato un'altra interpretazione della cerimonia. La
sua concezione è squisitamente teocratica, Egli si qualifica capo dell~
~ristianità, non soltanto del suo popolo, e vicario di Dio e di Cristo. Riconosce il primato di Roma, ma nel papa vede «soltanto il
primo tra tutti i vescovi, il Mosè orante, per amore del quale Dio
conduce al successo la mano belligerante e ordinatrice del signore
imperiale»." La cristianizzazione e l'evangelizzazione, seguite alla
unificazione dei popoli germanici, vennero condotte da Carlo soprattutto per motivi politici, ed' egli non disdegnò quindi l'uso .della
violenza e della spada nel perseguire questo fine. Anche gli Ottoni
si considerarono signori della Chiesa e si comportarono in conformità a questa missione. Tale atteggiamento, evidenziato soprattutto
l\
33
J.
BEItNHAItT,
Der Vatikan als Weltmachi,· Mììnchen
I930,
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[
LA CHIESA COME IMPERO
da Ottone il Grande, non arrecò molto danno - tutto sommato alla Chiesa ed al papato, se si tiene presente che quest'ultimo stava
attraversando una fase discendente, che toccherà il fondo nel «saeculum obscurum». Il papato era diventato motivo di contesa dei
partiti rivali, di intrighi e manipolazioni; i successori di Pietro si
distinguevano per bassezza, sete di potere, depravazione ed impotenza.
I limiti del presente saggio non ci consentono comunque di seri- ~
vere una storia della Chiesa ma di sottolineare soltanto quei momenti che si ritengono importanti per una caratterizzazione del mutamento strutturale verificatosi nell'immagine della Chiesa. Fin qui
abbiamo parlato del significato che si deve attribuire a questo misto e intreccio di impero e sacerdozio, di imperatore e papa; quali
riflessi questa alleanza provochi nell'unità dei cristiani"e nella coincidenza tra mondo e Chiesa; quali siano le conseguenze che se ne
debbono trarre. L,!l prima fase di questa evoluzione mostra inequivo- J )
cabilmente la preponderanza di un potere politico più efficiente,
quello degli imperatori e principi, i quali interpretarono la propria
responsabilità e compito di difesa come supremazia e tirarono anche delle conclusioni molto pratiche e concrete a proposito della
unità, o uniformità: nelle questioni dell'elezione del papa, dell'investitura e degli affari delle proprie chiese locali.
Nel sec. XI sorse un movimento contrario, che condusse alla preLì
miftenza del sacerdozio sUll'impero, del papa sull'imperatore," pur
"j
rimanendo intatta la struttura de11'imperium cbristianum e di una
Chiesa che s'intendeva come impero. Il motto era quello della riforma,del rinnovamento, propugnata da Cluny, e questa a sua volta \ ~
voleva significare libertas ecclesiae.
Gli obiettivi che ci si proponevano erano diversi, in breve la
fine.dello scadimento morale e religioso, mediante la riproposizione
del genuino ideale monastico, secondo la regola di Benedetto, e
con la realizzazione"di quegli orientamenti, compiti, responsabilità
e possibilità in esso contenuti. Questo rinnovamento trascese i confini di Cluny e si tradusse in una riforma del monachesimo stesso,
ma anche del clero nelle sue diverse articolazioni; sorse il gruppo,
o partito, dei simpatizzanti della riforma. Il moto si estese e si
consolidò soprattutto per l'iniziativa e l'energia di Ildebrando, un
~:J
l
19 - MysteriumSa[utis,"IV!I
MUTAMENTI DELL'IMMAGINE DELLA CHIESA
tempo monaco cluniacense ed orli Gregorio VII, il quale si era votato alla causa del rinnovamento e riforma della Chiesa sotto il segno. della libertas ecclesiae. Questo pontefice doveva incontrare
inesorabilmente delle forti resistenze nella sua battaglia contro la
simonia: chi aveva ottenuto una carica con simonia veniva deposto;
contro il matrimonio dei preti: la proibizione di sposarsi per tutti i
preti, il divieto di prendere parte ad un servizio liturgico presieduto
da un sacerdote sposato, la discriminazione della donna e dei figli
nati da questo matrimonio; contro l'investitura dei laici: in questa
battaglia ricorrendo ai mezzi della deposizione e della scomunica. In
questo modo il tratto monastico - in opposizione a quello «mondano» - diventa una forza tipica e, più generalmente, costitutiva
dell'immagine della Chiesa.1;Secùndo questa concezione la cristianità
era vista «come una grandè abbazia nel
i laici erano come
dei rate 1 aici sposati, che si occupavano delle esigenze vitali e
materiali dei ministri del Signore»." L'esito di questo cammino ormaìttacciato. e, d'altro canto, l'ultima e più vera giustificazione ne]
battere tale strada, implicavano che il papato, tutelando l'onore di
Dio, rivendicasse per sé la piena supremazia e tentasse di esercitarla anche su imperatori, re e principi; il papa poteva quindi pretendere di essere «erigo, caput et radix» di ogni potere. Il vescovo
di Roma s'arrogò ifctirìno di cosrn-mre--e di deporre, dichiarò gli
stati feudi del papa e si affermò signore feudale su tutti i signori di
questa terra, che a loro volta, in quanto suoi vassalli, potevano ricevere l'investitura soltanto in suo nome e dovevano accogliere ed
esercitare la propria funzione per suo mandato. In questo senso il
papa si comprese come signore universale, assoluto, del Jopulus
0ristianus. Queste intenzioni le troviamo espresse nc:1 cosiddetto
,J?ictatus papae di Gregorio YIL una raccolta di tesi e di rivendicazioni." Ne' citiamo alcune che, forse meglio di tanti altri discorsi,
ddelineano l'immagine di fondo della Chiesa, che sorregge l'intera
impalcatura. «La Chiesa di Roma è stata fondata dal Signore soltanto. Di diritto solo al vescovo di Roma spetta l'appellativo di
34 Y. CONGAR, 'Chiesa',
3S Cf. K. HOFMANN,
SEPPELT Gescbicbte der
in DzT I, 229"242.
Der Dictatus papa« Gregors
Pàpste, Il, Miinchen 19.56.
VII.,
Paderborn
1933; F.X.
)
J
L)
U
CHIESA COME IMPERO
universale. Soltanto lui ha il diritto di emanare nuove leggi, fondare
nuove comunità, destituire i vescovi senza un verdetto sinodale ...
Solo a lui spetta anche il diritto di portare le insegne imperiali. Solo
lui porge il piede da baciare a tutti i principi. Il nome di papa è
riservato esclusivamente a lui sulla terra ... Nessun sinodo, senza il
suo volere, può essere chiamato universale. Egli ha il diritto di deporre gli imperatori. Il suo giudizio è insindacabile. Lui non può
venire giudicato da nessuno. Tutte le questioni più importanti devono venire sottoposte alla Santa Sede. La Chiesa di Roma non ha
mai errato né mai cadrà in errore, per l'eternità, come attesta la sacra
I Scrittura. Nessuno potrà essere considerato cattolico se non si con\ forma alla Chiesa di Roma. Il papa può sciogliere i suoi sudditi dal
.: giur_~!!lentodi fedeltà prestato a sovrani iniqui»," Alla luce di queste intenzioni e rivendicazioni vennero reinterpretati anche certi
passi scritturistici. Le parole del legare e sciogliere: «qualunque cosa
avrai legata sulla terra, sarà legata anche nei cieli, e qualunque cosa
avrai sciolta sulla terra, sarà sciolta anche nei cieli» (M t. I 6, I 9)
vennero riferite esclusivamente a Pietro ed ai suoi successori, senza
avvertire né tradurre in pratica le stesse parole che il Maestro rivolge
ai dodici (Mt. 18,18). Inoltre questa affermazione venne estesa anche nella sfera politica. Ancor più degno di nota è il fatto che, nel
rito dell'incoronazione del papa, si utilizzava il testo di ler. l,IO:
«lo ti stabilisco oggi sui popoli e sui regni, per sradicare e per demolire, per distruggere e per abbattere, per costruire e per piantare»,
assieme a quello di I Coro 2,1' e 6,3: «Homo spiritualis iudicat
omnia», Questo detto della lettera ai Corin ti , che originariamente
s'inseriva nell'ambito delle affermazioni sull'antropologia cristiana,
viene ora svuotato del suo senso e impiegato per qualificare il potere
illimitato che i papi si arrogano."
Una restrizione analoga si può osservare anche in altri contesti.
Il titolo di papa-padre è riservato sempre più chiaramente al papa.
La qualifica di apostolica sedes, che all'origine designava il luogo di
fondazione della Chiesa da parte di un apostolo o il luogo di de-
J. BERNHART, op. cit., 130.
Papsttum und Kaisertum bei lnnozenz 111. Die geistigen und reichtlichen Grundlagen seiner Thronstreitspolitik, Roma 19'4; Y. CoNGAlI, L'ecclésiolog,ie du baut Moyen-Age, Paris 1968 (tr. it. annunciata da Il Mulino, Bologna).
36
Il testo in
37
F.
KEMPF,
MUTAMENTI DELL'IMMAGINE DELLA CHIESA
stinazione di una lettera apostolica, e' quindi era sempre legato a
numerose altresedes apostolicae, viene sempre più circoscritto, fino a
caratterizzare semplicemente la sedes apostolica romana, come' ancor
oggi si usa. Analogamente avviene per altri titoli, cui nei primi tempi
si attribuiva un significato molto più ampio. Il titolo di vicarius
çhristi è riservato al papa e quello di mater ecclesia alla Chiesa di
Roma, ò più precisamente ancora alla Chiesa del· papa, alla basilica
del Laterano. L'immagine della Chiesa-nave diventa la figura del va-o
scello di Pietro, messa in-particolare rapporto con i suoi successori e
cO"nla funzione che essi sono chiamati a svolgere. La qualifica di
«corpus Christ; mysticum,», precedentemente usuale per designare
l'eucaristia, ora è applicata alla Chiesa. Qui però passa in seconda
linea l'antico punto di vista cristologico ed eucaristico, così importante per la comprensione della figura della Chiesa, specialmente
L
quando - come' si verifica nel medio evo - dal «corpus Cbristi .•
mystlcum» si passa al «corpus ecclesiae mysticum'»: la qualifica di
«mistico» perde il suo profondo significato, quello sacramentale. Con
questo aggettivo fondamentalmente si indica la possibilità di parlare
della Chiesa come di un corpo «in senso figurato», nel senso dunque
di una corporazione. «Mistico» 'diventa una qualifica atta a designare
il carattere «Improprio»," Il concetto e l'espressione di }./16~, una
D
caratterizzazione fondamentale della Chiesa, designano soltanto la
cerchia dei «laici», differenziandola da quella delle persone più alto- Il ~
locate, consacrate, dal clero dunque, dalla gerarchia di cui il laico
non partecipa, anzi dalla quale rimane escluso,"
La qualifica di «spirituale» (1NE1J(J./1't!.x6v), predicato neotestamentario che originariamente SI riferiva a tutti i fedeli e battezzati (cf.
&) ~
I Petr. 2,,), diventa un appellativo a se stante, impiegato per indicare i chierici consacrati.
@
Il mondo, che in diversi modi la Bibbia e il cristianesimo primi~~lS'5f\ _
tivo ci descrivono come una realtà «contrapposta» alla Chiesa nel =
suo insieme, ora è una linea di demarcazione tracciata all'interno
l[ ~ \
cìc
38 E. MERSCH, Le Corps mystique du Cbrist. Etudes de théologie historique,
Louvain 1933; H. DE' LUBAC, Corpus mysticum. L'Eucharìstìe et l'Eglìse au MoyenAge, Paris 21949 (tr. h. Corpus Mysticum, Gribaudi, Torino).'
39 Cf. Y. CoNGAIl, Der Laie, Stuttgart 19'7;. IDEM, Per una teologia del laicato,
Brescia 1966; IDEM, 'Laico', in DzT Il, 122-144.
LA CHIESA COME IMPERO
293
della Chiesa stessa; è la mondanità, il potere terreno, che rimane
soggetto e ordinato al potere spirituale. L~immagini del sole e della
luna, un tempo atte a simboleggiare il rapporto tra Cristo e la Chiesa, vengono ora impiegate secondo un'accezione diversa ed assunte
per descrivere il rapporto tra papato e impero, tra sacerdozio e regno, tra spirituale e laicale.
Ed infine, la teoria dei due gladii (cf. Le. 22 8 fin dal tem
di Gelasio I simbolo della 'vIsione dei poteri, ora è interpretata
nel senso che nella mano del papa sono riposte entrambe le spade;
è lui che per la sua sovranità e con i suoi pieni poteri impugna la
spada spirituale, mentre. affida quella temporale agli imperatori ed
ai re, che per suo mandato e secondo le sue direttive l'usano 'al servizio della Chiesa."
.
Degli ulteriori sviluppi storici non rimane altro da dire se non
che i principi posti da Gregorio VII vennero ulteriormente sviluppati
e tradotti in pratica dai suoi successori, in. special modo da Innocenzo IÙ. Questo pontefice, che passa col nome di _papa-imperatore,.
affermava che il papa, se è inferiore a Dio, è tuttavia superiore
all'uomo; egli fece un uso indiscriminato del suo potere e s'intromise
energicamente, .pur incontrando delle 'resistenze, anche nella sfera
della politica mondiale. Bonifacio VIII, che nella Constitutio del 1297
aveva dichiarato: «Clericis laicos infestos oppido tradii antiquittls»,.
nella nota bolla «Unam Sanctam» (a. 1302) portò alle conseguenze
estreme la teoria del primato universale del papa nell'immagine dei
due gladii e dell'unico capo, e trasformandolavnella
conclusione
dello scritto: «Porro subesse Romano Pontifici omni humanae crea-li
turae declaramus, dicimus, dilfinimus omnino esse de necessitate sa__
lutis» (ns 875), in una tesi di principio, caricata di valenza dogmatica. Questo accadeva in un tempo in cui la teoria era già postadecisamente in questione - per mezzo di Filippo IV re di Francia dalla prassi.
L'espressione più plastica della supremazia e del dominio universale del papa furono le crociate. J.. Lortz caratterizza il fenomeno ~
nei seguenti termini: «Le crociate come prestazione globale dell'Oc-
.r~=:
40 Y. ~,
'Die allzu beriichti.gte Zweischwertertheorie', in: Heilige Kircbe,
Stutigart 1966, 428-433 (tr, it. Santa Chiesa, Morcelliana, Brescia).
MUTAMENTI
294
DELL'IMMAGINE
DELLA CHIESA
cidente cristiano-ecclesiastico; il condottiero è il papato universale,
l'esecutore la cavalleria universale»!'
Per quanto concerne l'immagine della Chiesa. i momenti più inreressanti che si ricavano sono i seguenti.
. Il motivo dell'eimpero», la Chiesa ~me imperatrix el domi~a, è
l'aspetto prevalente, che tutto muove e su tutto influisce.
Esso-si conc1etizza nell'aspetto gerarchico. L'autori~ ecclesiastica
è rappresentata nel sacro ordinamento della Chiesa, dei suoi ministeri, dei suoi poteri. La Chiesa viene praticamente a coincidere
con la gerarchia. Infatti tutto ciò che in essa esiste e accade, l'ori.
gine, la ' vita, l'educazione e formazione deI popolo di Dio, della comunità dei fedeli, viene visto come merito della gerarchia e del clero, da questo determinato e diretto. La posizione e valutazione dei
laici, degli «uomini deI mondo», vengono riferite a questo metro di
paragone. Essi sono i s~ddi!L delJa gerarchia. La parete divisoria tra
clero e laici, materializzata neU'ambone del duomo medievale. rende
visibile tale distanza e la richiama costantemente alla coscienza .
~
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11 -
1\31\'h1~,
~ I ')~
~
~
®
@
. La gerarchia culmina neI papato e questo vertice viene a sua volta
~
inteso come 'origo, radix ei fons; per cui j ministeri ecclesiastici, e
-~ G
tra questi soprattutto il più importante, quello episcopale, prornanano da questa fonte, sono ministeri e funzioni concessi, delegati.
La gerarchia si concentra nella Chiesa pontificia. Infatti dal papa,
l'istanza suprema ed ultima, unico capo della cristianità, tutto è
determinato e derivato. La Chiesa è lo stato pontificio. In definitiva ~. m
si tratta d'una diocesi con aÌ vertice il papa, dove i vescovi sono suoi -y L:J
vicari. La Chiesa si costituisce dal papa; tutte le leggi che regolano
la sua vita derivano, fluiscono dal potere pontificio. Il tratto romano' @ ~
è il tratto specifico della Chiesa; dalla ecclesia romana si giunge alla
curia romana." Per assicurarne l'efficienza si conferisce una struttura
romana, centralistica, unitaria nel senso dell'uniformità, alla liturgiulla
prassi delle dispense, alla visitatio ad limina; i nunzi aposto-
Il
J)
Gescbicbte der Kreuzzuge, Miinchen 19.57-1960; J. LORTZ,
der Kircbe Il, Miinster i.W. 1940,' 6,.
42 Y. CONGAJ!,
'Der Platz des Papsrtums in der Kircbenfrommigkeir cles Il. jahrhunderrs', in: Sentir» Ecclesiam. Das Bewusstsein von der Kirche als gestaltendeKraft der' frommi~eit. a cura.di J. Daniélou e di H. Vorgrimler, Freiburg 1961,
196-U7 (rr. ir. Sentire Ecclesiam Il, Ed. Paoline, Roma).
~I ~T.
Gescbicbte
RUNCIMAN,
LA CHIESA
COME IMPERO
295
lici garantiscono la rappresentanza pontificia; l~ cuna diventa il tribunale del mof1Qo.
Una Chiesa che si comprende a questa maniera si esprime poi con
categorie imperiali, autoritarie, giuridiche. Il luogo in cui si riflette
sulla Chiesa è il diritto canonico, che ha per tema principale la dottrina dell'autorità e la definizione e coordinamento delle diverse
potestates" ferma rimanendo la premessa della preminenza del sacmotlum e della sovranità e supremazia assoluta del papa. Egidio
Romano (aa. 1244- I} 16), un giurista del tempo di Bonifacio VIII,.
ha riassunto questi motivi, nel suo De ecclesiastica potestate, in termini molto chiari e concisi: «Papa qui potest dici ecclesia» (c. 13).
E quanto aveva già constatato, ma con tono critico e con amarezza,
Gerloh von Reichenberg: «Nunc dicitur curia Romana, quae antebac dicebatur ecclesia Romanas."
on 1 motivo e «Impero» era strettamente congmn o e emento guerresco, che con tutta naturalezza si traduceva in una Chiesa
ormai idemificata con i'imperium. Anche qui è possibile notare una
notevole deviazione nei confronti della Chiesa primitiva: la testimonianza di fede resa dal martire si trasformò in una batta 1i~ r la
fe e. La coscienza che, in certe circostanze, bisogna essere anche:
~sti
per amore della fede a soffrire e a morire, si tramuta nella
disposizione cl combattere, anzi ad uccidere in nome della fede. Si
riprende la concezione veterotestamentaria della g4erra sa~ta. La
qualifica di ecclesia militans" fino ad allora intesa con il Nuovo Testamento in senso arnilitaristico e spirituale, nel medio evo assume
una accezione del tutto guerresca, prima come lotta di difesa contro
I'Islam, poi, con un mutamento di mentalità assai stupefacente e
triste, come atteggiamento da assumere nei confronti dei giudei.
Dal legame di partner e di sorelle tra Chiesa e Sinagoga, espressione
dell'intero popolo di Dio, dell'ecclesia uniuersalis, fondato biblicamente e storico-salvificamente, soprattutto in Rom. 9-1 l, e conservato per molti secoli, sempre più decisamente si passò, aizzati in
-43 F. MERZBACHER.
'Wandlungen
des Kirchenbegriffs
im Spatrnittelalter.
Grundziige der Ekklesiologie cles ausgehenden
13_, des 14- und 1~_ jahrhunderts'.
in:
~itscbrilt
der Sav;gny-Stiftung
fur Recbtsgeschicbte
70 (1953) 274-361.
-14 Cf. A. MIRGELER.
Ruckblick au] das abendlàndische Cbristenrum , Mainz 1961.
105_.
'EJ
Il
Il
MUTAMEN'l'I DELL'IMMAGINE DELLA CHIESA
questo dalla letteratura sull'Adversus [udaeos ; all'ostilità, alla lotta,
alla persecuzione sanguinosa contro un popolo incolpato di deicidio,
contro la Sinagoga sediziosa, la donna dagli occhi bendati e dalla
verga spezzata che si erge di fronte all'ecclesia splendente e vittoriosa. Battesimo o morte era spesso l'unica alternativa che si rite~
necessaria per salvare l'unità dell'impero, salvaguardare la fede
e rivendicare la verità."
La stessa mentalità, germinata da una ecclesia militans che si comprende in questi termini, la ritroviamo presente, vitale ed operante ~ c~ J
anche nelle crociate, nei propositi guerreschi, affermati come volontà
divina, di sottrarre la terra santa dalle mani dei nemici di Dio. In
.questo ~o
l'ecclesia-----;ilitans assunse una configurazione del
tutto particolare negli ordini cavallereschi. La stessa mentalità era
presente anche nella lot~ contro gli «eretici», Albigesi, Catari, Val-·_ L.orr1\
·desi. Richiamandosi alle preSCrIzioniveterotestamentarie e ad una
propria interpretazione dell'agostiniano «compelle intrare» (Le. I4,
23), si giunse alla ~èrra contro gli Albigesi, all'istituzione dell'In- fij)
-quisizione, la cui. paternità spetta a Innocenzo m e .Gregorio IX.
Innocenzo IV l'ha poi ulteriormente perfezionata, introducendo la
tortura, come strumento consentito in questo procedimento. «Più
scellerato di ogni altro processo intentato contro i cristiani nell'impero romano, i! tribunale della fede si rivelò un'infamia per il papato e per i suoi collaboratori, sia ecdesiastici che civili»." Non era
.difficilescorgere la motivazione:a1l'errore non si può riconoscere il
diritto di affermarsi, nemmeno uello di esistere; se si uccidono
coloro che
s' cano le monete, a maggior ragione - si argomentava - bisognerà condannare a morte coloro che falsificano la fede;se l'adesione alla fede può essere spontanea, l'apostasia non trova
assolutamente giustificazione alcuna. E alla massima colpa spetta la
massima pena. Ogni altro provvedimento non risulterebbe adeguato
all'entità e importanza di tali fatti. .
Il .conflitto tra verità di fede e libertà dell'uomo venne deciso in
:45 W. SEIFERT, Kircbe und Synagoge im Mitlelater, Miinchen 1964; W.P. EcKERT.
E.L. EHRLICH,Judenhass-Schuld der Christen?, Essen I~4; H. FRIES, 'Oberlegungen
zum jiìdisch-christlichen Gespriich', in: Wir unddie ander», Sruttgart 1966, 208-239..
46 ]. BERNHAR'T, Der Viltikan,. 184.
LA CHIESA COME IMPEllO
297
favore della verità e contro la libertà, in favore dell'oggetto e contro .\\
la persona, in favore dell'oggettivazione del contenuto di fede e contro la soggettività del credente,"
'.
~
\~
L'espressione artistica di questa immagine e coscienza di Chiesa
si traduce, con l'architettura del romanico prima e del gotico poi,
\ìt
nella basilica, nel duomo, ma soprattutto nella cattedrale 48 e nel suo
carattere imperiale dominante: «ammirate questa casa gloriosa e.
che si estende su tutto il paese».
Ma proprio questa indicazione ci conduce ad un altro aspetto, che
merita di essere esplicitamente ricordato in quanto toglie al motivo
imperiale la sua unilateralità, o meglio mostra come questa non sia
l'unico motivo. a caratterizzare la Chiesa. Il gotico non si spiega ~
soltanto con il motivo imperiale; ma anche con uello misterico
e~
ancora vive nell'immagine autentica ella: Chiesa corpo e sposadi
Cristo. Lo ritroviamo presente e vitale - a livello letterario - in
quell'immagine di Chiesa di cui non si occupa il diritto canonico ma
che si riflette nelle grandi somme teologiche,·nei grandi trattati sulla
grazia e sulla redenzione, come pure nell'esegesimedievale, per guantQ..ecclesiologic~ente ancora troppo pocoevoluta, e nei commenti
scritturistìci." Soprattutto nei numerosi commentari dedicati al CaniìC;o dei "C@tici e all'Apocalisse vediamo evoluta l'immagine di un~
Chiesa senza macchia e senza rughe, una Chiesa santa e celeste, che
trova la sua espressione nell'architettura gotica, vive nella pietà
mistica e assieme alla riflessione teologica e scientifica della Scolasti- .
ca costituisce una forza determinante nell'alto medio evo. Accanto
al teologo compare il mistico; all'ardore, alla commozione, all'ìmmer- IL r11Uj
sione si addice più l'adorazione che la conoscenza e l'erudizione.
Viene così a crearsi un nuovo rapporto tra il singolo e la Chiesa, non
.più assorbito da una Chiesa istituzionalizzata ed obiettivata, ma radicato in quelle realtà a motivo delle quali esiste anche l'istituzione,
l'obiettivazione: la fede, la speranza e l'amore; un rapporto che si
I
47 H. Psras, "Toleranz und Religionsfreiheit',
in: Wir und die andern, 'Stuttgart 1966, in-207; J. LECLER, Gescbicbte der Religionsfreiheit im Zeitalter der
Reformatiòn, Stuttgart 1965.
.
48 H. SEDLMAYEll, Vie Entstehung der Kathedrale, Salzburg 1950.
49 H. RIEDLINGER, Dte Makellosig.leeit der Kircb« (nota 13);
Y. CoNGAR, L'ecclésiologie du baut Moyen-Age, Paris 1968 (rr. it. annunciata da Il Mulino, Bologna).
MUTAMENTI DELI.'IMMAGINE DELLA CHIESA
lascia determinare, nella vita spirituale e concreta, proprio da queste
realtà.
Si manifesta sempre più chiara la convinzione che la Chiesa vera
e autentica consiste nella comunione dei santi, la quale non coinci<!e
affatto con l'ambit
hiesa visibile. Ne deriva anche
l'i ea di una critica da esercitarsi nei confronti della Chiesa esistente,
della convivenza di frumento e gramigna e di pesci buoni e cattivi.
della mondanizzazione, potere, lotta mal inter retata, resistenze al
vangelo e a le istanze apostoliche della povertà, della carità, del servizio é"dell'obbedienza. Questa critica allo stato di cose esistente si
congiunge con il desiderio e la volontà di un rinnovamento della
Chiesa, si raccoglie in un grido che nel corso del medio evo si eleva
con sempre maggiore intensità e che suona sempre più imperioso.
Da questi motivi di interiorità, di critica e di rinnovamento, si
delinea l'idea di una ecclesta spiritualis; ad essa è affine l'idea di una
Chiesa nascosta e invisibile. Tali concetti li ritroviamo dominanti soprattutto in Gioacchino da Fiore, che nell'ecclesia spiritualis vede
il futuro della Chiesa attuale e che ne attende il compimento e
realizzazione nella nuova e imminente età dello Spirito."
Gioacchino da Fiore, benché cistercense, va visto in stretta relazione con Francesco d'Assisi e con il movimento da questi inaugurato. Francesc~ propone una immagine di Chiesa che nel medio evo
diventecldato
normativo. È simbolicamente espressa nella visione
di Innocenzo IlI, dove il papa vede Francesco sorreggere la basilica
del Laterano che sta crollando, e nell'appello rivolto al povero di
Assisi: «riedifica la mia casa». La realtà ecclesiale che qui viene alla
luce attesta una Chiesa non più caratterizzata dal po~ere, ricchezza
e dominio, bensì dalla rinuncia a tutti questi beni, dal sentimento
d'i penitènza, dalla povertà e disponibilità, e dalla Ìibertà e indipen4enz~ ~he da esse derivano. È da queste fonti che essa stringe la
propria forza e che deriva i suoi veri tratti," Qui vanno ricordati
so E. BENZ, Ecclesia spiritualis. Kirchenidee und Geschichtstheologie der Iranziskanischen Reformation, Stuttgart 1934; J. RArZINGElt, Die Gescbicbtstbeologie des
heiliten Bonauentura, Mììnchen 19'9; M. SECKLElt, Das Heil. in der Gescbicbte.
Geschichtstheologisches Denken bei Thomas von Aquin, Miinchen 1964.
SI K. ESSER, "Dìe Kirchenfrommigkeit des heiligen Franziskus von Assisi', in:
Sentire Ecclesiam 218-15°.
L'A CHIESA COME IMPERO
anche gli altri ordini che sorsero nello stesso periodo e che - questo è un elemento' nuovo - nelle figure del secondo e terz'ordine
inaugurano di volta in volta dei grandi movimenti Iaicali, conferendo
una dimensione decisiva all'immagine e alla realtà della Chiesa.
In questa nuova prospettiva va inserito anche il passaggio da una
immagine di Cristo imperatore, signore, re e giudice -. caratterizzante gli stessi lineamenti della Chiesa - all'immagine dell'uomo Gesù,
specialmente del Gesù sofferente e crocifisso. Radicata in una mistica
della passione estremamente viva e profonda, questa immagine condusse, soprattutto con ~rnardo di Chiaravalle e Frapcesco d'Assisi,
Enrico Susone e Giovanni Taulerol....ad una particolare forma di sequela di Gesù e ad una immediatezza esistenziale.
Per quanto l'atteggiamento di Francesco fosse contrassegnato dall'obbedienza e lealtà nei confronti della Chiesa esistente, specie della
gerarchia, del vescovo di Assisi e dei papi Innocenzo III e Onorio In.
e benché egli si differenziasse dai movimenti catari (ferme restando
alcune affinità), il suo modo di concepire il cristianesimo sì tradusse
in una critica alla situazione concreta della Chiesa allora esistente.
Una critica alla Chiesa in termini di negazione e di protesta contr~
la Chiesa esistente, e non soltanto contro certi atteggiamenti ma
anche contro le strutture, si articolò nel corso del tardo medio evo
in modi sempre più espliciti e violenti: in~,
Marsilio da Padova, e nella sua opera Qefensor pacis, in Guglielmo d'Occam,52 nelle
aspirazioni dei popoli ad l@a e,cclesialità nazionflle, nei propositi del
conciliarismo contro il papalismo, e non soltanto come soluzione di
emergenza dl fronte alle situazioni createsi con lo scisma d'Occidente, gli a®papi, l'esilio _di Avignone - fatti che oscurarono l'immagine della Chiesa esteriore fino a renderla irriconoscibile - ma anche come realtà di diritto, come una dignità che il collegio dei vescovi rivendicava negli stessi termini giuridici ed ecclesiastici con
cui il papa rivendicava per sé la plenitudo potestatis" Ci troviamo
di fronte ad un 'moto contrario a quello inaugurato da Gregorio VII
52 J. SCHLAGETER, Glaube und Kircbe nacb Wilhelm von Ockham. Eine fundamentaltheologische Analyse seìner kirchenpolitischen Schriften (diss. teol.), Miinchen 1969.
53 Cf. H. KUNG, Strukturen
der Kircbe, Freiburg 19b2.{.tt.
it. 5UUJllJre. della
Cbiesa, Boria, Torino).
(l
<tI U\11
Llr OJ-<
A-~
il
\
300
MUTAMENTI
DELL'IMMAGINE
DELLA CHIESA
e per il quale questo pontefice aveva impiegato tutte le sue energie.
Ora gli obiettivi suonano:
decentralizzazione,
individualizzazione,
nazionalizzazione,democratizzazione.
In questo quadro, dove assieme a delle decurtazioni indubbiamente insostenibilisi
osservano anche delle generalizzazioni, viene
a profilarsi un'immagine ecclesiale molto variegata ed estremamente
mutevole, che non si lascia ridurre ad una formula, ma che è la
complexio oppositorum, la concordantia discordantium (Niccolò Cusano). Si può comunque mantenere quel tratto tipico che già affermammo all'inizio di questa" panoramica, secondo il quale la Chiesa
è determinata e contrassegnata, in questo periodo, soprattutto dal
motivo imperiale. Nonostante le numerose varianti e gli accenti
drammatici, quest'immagine di Chiesa risulta ulteriormente confermata e di volta in volta concretata, in modi sempre diversi, nel così
ampio arco che abbraccia questo periodo.
Ma accanto a questo motivo imperiale bisogna scorgere anche un
altro, strettamente, profondamente ad esso congiunto e che s'impone
con sempre maggior forza: quello della Chiesa povera, serva, che
vede in Gesù, nell'uomo, nella passione e nella croce il proprio
ideale. Ora emerge nuovamente il motivo misterico, l'immagine della
Chiesa senza macchia e senza rughe, la figura della Chiesa dei santi, '
della ecclesia spiritualis, della Chiesa dell'età dello Spirito santo, la
quale nella sua origine e nel suo futuro rimanda alla Chiesa celeste,
che vive nel cuore degli uomini, nella loro pietà, preghiera e interiorità. Questa immagine si traduce a sua volta anche in una istanza
critica nei. confronti della Chiesa presente e concreta e contiene in
, sé degli impulsi ed energie che mirano al rinnovamento. Qui si afferma il diritto dell'individuo e della persona contro l'universale e
l'oggettivato, quello del carismatico contro l'istituzione e il .ministero, e tali rivendicazioni si estendono anche al campo della prassi.
Questo nuovo modo di sentire si afferma pur nelle tensioni, tanto
più energicamente quanto più l'istituzione, il ministero, la gerarchia,
specialmente i vescovi, papi e curia si rivelano incapaci di perseguire
quegli obiettivi che un tempo Gregorio VII si era prelissato nella sua
riforma all'insegna della libertas ecclesiae, e cadono nella mondanizzazione, simonia, fiscalismo, depravazione, e in particolar modo quando l'immagine esteriore della Chiesa viene sfigurata dallo scisma, esi-
LA CHIESA NELLE CONFESSIONI
3°1
lio, 'lacerazione, rivalità, manipolazione di potere, intrighi, fino a riuscire irrkonoscibile.
•
In questi fatti, e nelle provocazioni che essi suscitano, è già premesso quanto diremo" in maniera più articolata, nel paragrafo che
segue.
3. La' Chiesa nell'evo moderno
La Chiesa posta in questione - La Chiesa nelle confessioni
Dovremo ora sforzerei di caratterizzare l'immagine di Chiesa che
ci si formò nel cosiddetto evo moderno. Questo tentativo ci riserva .
delle difficoltà ancora maggiori di quelle incontrate nella trattazione
del periodo medievale, perché i fattori che contrassegnano questa'
P/epoca sono più numerosi che, nel periodo precedente. Riesce così
-e'
pure difficile lo sforzo di individuare esattamente un motivo tipico,
caratterizzante la nuova immagine della Chiesa, negli stessi' termini
- mutatis mutandis - con cui siamo riusciti a: delineare il motivo
del «mistero» e quello dell'eimpero».
La nuova immagine di Chiesa deriva da: quei momenti che fanno
di questo periodo una nuova epoca. Soltanto per riominare il dato
più noto e significativo, ricordiamo il dissolvimento della christi,!nitas universalis, di una Chiesa fino allora identificata con l'impero
~;)-f1\,
e di un suo difi~renziarsi secondo le diverse nazioni e secondo il
particolarismo che in queste affiora e che pone in questione, se non
il cristianesimo in quanto tale,,' certo però la sua compattezza, 1'ec.desia universalische trovava il proprio apice nel papato. Le grandi
forze' che muovono il conciliarisrno e che ispirano la critica alla'
. Chiesa pontificia sono un' altro chiaro sintomo del nuovo momento
storico,
La, differenza tra clero -:e laici, che il medio evo aveva intenzionalmente sottolineato affermando la superiorità del clero, si polarizza
. col 'Sorgere di movimenti laici nell'ambito di vaste congregazioni
religiose, dei diversi ceti presenti nella Chiesa, dei cavalieri, delle
corporazioni, ma specialmente dei re, degli imperatori e dei principi.
civili. Essi acquistano tanta più importanza quanto meno vigore e
credibilità traspaiono dal vertice spirituale. E ciò conduce ad, una
J]j
3°2
MUTAMENTI
DELL'IMMAGINE
DELLA CHIESA
sempre più ampia autonomia ed emancipazione dei laici, ad un signifiçato e funzione sempre più indipendenti dal clero, nella stessa' misura in cui si estendono la critica all'istituzione, ai ministeri, al ruolo
del papato nella Chiesa, alla gerarchia e l'inaudita richiesta di una
riforma ecclesiastica che coinvolga sia il capo che le membra.
Si aggiunga la progressiva emancipazione, testé accennata, dell'individuo, del soggetto, della libertà personale, del pensiero, di una
critica che - come si esprime la filosofia che verrà poi evoluta da
Descartes - eleva il dubbio a principio metodico (<<de omnibus
dubitandum»); che riconosce nella certezza che il soggetto ha di se
stesso (<<cogito, ergo sum») il fondamento .di ogni sicurezza ed accertamento; che nelle scienze naturali, che si vanno formando, scopre un ambito di realtà autonomo e diverso da quello mediato dalla
Chiesa - per quanto questa, come lo dimostra il caso Galilei, volesse disporre e decidere normativamente anche in tale sfera - ed.
accessibile all'uomo mediante la verifica metodica, tramite l'esperienza, l'esperimento e la regolarità delle leggi colta secondo schemi
matematici,
In questa nuova prospettiva s'inserisce direttamente - non si
tratta che dell'altra faccia del medesimo processo - il ritorno,
iniziato si con il rinascimento e l'umanesimo, all'antichità, riscoperta
e riproposta nell'arte, nella letteratura e nella filosofia, spogliata da
ogni mediazione e integrazione ecclesiastica, presentata nella sua
originalità e affermata nella sua autonomia, Si delinea così una nuova
immagine dell'uomo, più' emancipata, orientata verso il mondo di
quaggiù, e questa a sua volta offre nuovi motivi per una critica alla
Chiesa ed al suo operare.
Bisogna però anche aggiungere che in questo periodo proprio e
soprattutto il ~pato si rivela come il difensore più eloquente. e
l'alle~to più strenuo dello spirito nuovo. I papi-del rinascimento e
le loro imprese architettoniche ed artistiche, indiscutibilmente imponenti, di cui la più nota è la costruzione della basilica di S. Pietro l[
a Roma, conferiscono all'immagine imperiale e trionfalistica della
Chiesa una dimensione quasi anacronistica e scandalosa. Dato il loro
modo d'intendere le proprie funzioni e quelle del loro ministero,'
questi pontefici cadono ancor più nella mondanità, nella scristianizzazione, nell'irretimento del potere, negli intrighi, nepotismi, fisca-
LA CHIESA NELLE CONFESSIONI
lismi e depravazioni. Hanno ormai perso lo strumento adeguato per
svolgere quei compiti specificamente cristiani ed ecclesiali cui sono
stati chiamati. Percepiscono l'appello al rinnovamento ed alla conversione che viene loro rivolro nella lingua del tempo, .ma non ne
scorgono né l'urgenza né la portata: sono dei ciechi che conducono
altri ciechi.
L'avvenimento più decisivo per la tematica che stiamo trattando
è comunque la Riforma.-!.54 Come ben si sa, i motivi che ispirano questo movimento sono i più diversi: ripropone l'istanza di un rinnovamento della Chiesa che si estenda dal capo a tutti i membri; ancora più appassionatamente esercita una ~ritica agli abusi e c~renze
presenti nella Chiesa, che non si addebitano soltanto al fallimento
soggettivo delle persone singole ma si ascrivono anche a11'istituzione,
alla struttura: papato, curia e vescovi, almeno nella figura e n~i
lineamenti concreti. La Riforma ha riconosciuto inoltre l'importanza.
e la forza delle Chiese che vivono nelle. diverse nazioni e che si
emancipano dal papato, che a livello nazionale determinano le modalità' di una alleanza tra Chiesa e mondo, tra Chiesa e popolo; ha
riconosciuto di quale forza dispongano i laici, coscienti della propria
autonomia, soprattutto l'autorità civile:
Ma la Riforma si fondava innanzitutto nell'esperienza basilare,
teologica e religiosa, che accompagnava di pari passo questi fattori
e che era vissuta da singoli individui, dai riformatori, primo fra tutti
M@rtinLutero, il quale aveva condotto le sue esperienze teologiche
nell';mbito della Chiesa precedente, era mosso dall'interrogativo:
«come posso ricevere il Dio della Brazia?» e aveva scoperto il vangelo della giustificazione mediante la fede soltanto, senza le opere
della legge. Egli giunse pure all'esperienza della grazia, della divi.nità di Dio; si sentì investito dalla parola di Dio; avverti la Scrir- k
tura come un orientamento che conferisce la norma e la misura per 1\
valutare tutto il resto; intravide in essa l'insegnamento che tocca e
interpella direttamente ogni cristiano; ne scorse l'immediatezza di
54 Cf. J. LoRTZ, Die Rejormation in Deutscbland, Freiburg 41963; IDEM, Storia
della Chiesa nello sviluppo delle sue idee, Paoline, Alba 1967, vol. Il; E. ISERLoH-}.
Guzllc-H. }ElDIN, 'Reformation, katholische Reform und Gegenreformation',
in:
Handbacb der Kirchengeschichte IV, Freiburg 1967; G. SCH\VAIGE'R-E. KINDER 'Ri.·
forma', in: DzT 111,124-144.
b) l
Ce
2.
tok,
MUTAMENTI
DELL'IMMAGINE
DELLA CHIESA
rapporto tra Dio e l'uomo; l'articolazione della verità del sacerdozio
di tutti i fedeli come fondamento della comunione dei credenti; la
volontà di superare la somma quantitativa delle verità cristiane e di
giungere a una concentrazione e quindi al centro cristologico e soteriologico dal quale poi procedere per conferire al tutto un esatto
contesto e proporzione; la scelta radicale. di una teologia della croce
e del carattere nascosto della attività e presenza di Dio, in essa contenuta, come pure il rifiuto della «theologia gloriae», impossibile a
condursi sul dato cristiano.
Tutte queste esperienze Lutero le condusse nell'ambito di quella
Chiesa nella quale e nella cui tradizione era cresciuto, nella quale
aveva vissuto da monaco agostiniano..ed esercitato la professione di
insegnante di teologia, della cui esistenza e necessità non dubitava,
nella cui cerchia egli credeva eli potere, anzi di dovere, proporre e
realizzare la propria istanza come un contributo offertoall'ecclesia
reformanda, possibile soltanto all'interno di questa Chiesa -e non al
di fuori" di essa,"
.
Non rientra nei limiti- del presente saggio dimostrare come questi
impulsi si siano poi evolutì nel tempo, si siano ricollegati coi motivi
e fattori, anche extra-teologici, già ricordati come caratterstiche tipiche dell'epoca e infine come non abbia condotto alla riforma della
Chiesa universale bensì alla divisione dell'unica Chiesa in diverse
confessioni, ad una pluralità di Chiese che compromise l'unità. La
i';tanza teologica di Lutero, che non verteva sulla questione del papa
e~della Chiesa ma sul problema della giustificazione e della salvezza,
investiva però anche delle realtà ecclesiologiche che nel periodo successivo non sarebbero rimaste senza conseguenze. Si toccò il problema del legare e sciogliere del papa, un potere che non veniva
contestato in se stesso - al contrario, all'inizio Lutero annetteva la
massima importanza al consenso con il papa - ma nel modo della
sua applicazione. più concretamente nella prasside~e·indulgenze.
.
SS Per la teologia di Lutero, vedi:-...,G. - EBELING,
'Luthers Theologie', in:RGG
.
IV3 (I96o) 495-520; IDEM, Lutber, TiibiIl~n I965 (tr. 1t. LUllro, MorceUiana, Brescia); F. GooARTEN, Luthers Theologie, Tììbingen 1967; O. H. PESCH, Theologie
'der Rechtfertigung bei Martin Luther und , Tbomas uon Aquin, Mainz 1967; B.
LoHSE (a cura), Der Durchbrucb der reiormatoriscben Erkenntnis bei Lutber, Darmstadt I968; J. VERCRUYSSE, Fidelis populus, Wiesbaden 1968.
,,)
••..
\.
c
G
LA CHIESA NELLE CONFESSIONI
Si sollevò anche la questione del ministero dottrinale, che pure all'inizio non si negava, esigendo soltanto che si riconoscesse la Scrittura come norma normans e che ci si lasciasse da essa interrogare e
vagliare, che si rispettasse l'istanza ultima del giudizio della coscienza. Si affrontò - e qui si giunse ad un inasprimento della controversia - la tesi secondo la quale i papi e i concili non possono errare;
si esercitò una critica agli abusi della Chiesa.' soprattutto nei termini d'I le
che ritroviamo presenti negli scritti di Lutero: «Sulla prigionia ba-}
bilonese della Chiesa» e «Alla nobiltà cristiana 'della nazione tedesca». In questo secondo scritto Lutero parla- di «tre muri», di cui i
«romanisti» si sarebbero circondati e che devono venire abbattuti:
«I romanisti si sono circondati, con molta destrezza, di tre muri,
entro i quali finora si sono sentiti sicuri che nessuno li avrebbe mai
potuti riformare e a motivo dei. quali l'intera cristianità è orrendamente decaduta. Circa il primo: quando ci si è rivolti loro con il d, ttil
potere
civile,
essi vi si sono opposti ed hanno detto che il potere civile
~
:::;
"non ha alcun diritto su di loro, ma viceversa: lo spirituale è al di
sopra del terreno. Circa il secondo: quando li si è voluti condannare
'2.
con la Scrittura, essi vi si sono opposti, affermando che spetta sol, tanto al papa e-a nessun altro interpretare la Bibbia. Circa il terzo:
se li si minaccia con un concilio, allora essi fantasticano che nessuno ~, ~'I
può convocare un concilio se non il papa. Dunque ci hanno furtivamente sottratto. queste tre verghe, per rimanere impuniti e per seguitare in tutte le loro canagliate e malvagità, che noi oggi vediamo,
entro la cinta sicura di queste tre mura, Ed anche nel caso in cui
dovessero fare un concilio, lo hanno già in precedenza snervato, perché hanno costretto i principi a' lasciarli così come stanno; inoltre
hanno conferito al papa la piena autorità su ogni ordinamento del
concilio, e quindi è indifferente che' si facciano molti o nessun concilio, prescindendo dal fatto che c'ingannano soltanto con fantasmi
e finzioni. Anzi, essi hanno una terribile paura di .perdere la propria
pelle a motivo di un concilio vero e libero, ed hanno pure intimidito>
re e principi, che ora credono ·di andare contro Dio se non si adeguano a tutte queste astute e maliziose frottole» (Mìinchner Ausgabe 2,a s.), Procedendo da tali premesse, Lutero si creò uno spaziodi libertà e di distanza nei -confronti delle numerose tradizioni ecclesiastiche" e concezioni tradiz~.~
che cozzaV~,.cpntro.la
sua dot..
...•.
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20 -
Mysterium Salutis,
IV/I
'(
MUTAMENTI
DELL'IMMAGINE
DELLA CHIESA
trina della giustificazione e che venivano commisurate alla sua istanza
di fondo: la sottolinea tura e la consapevolezza della divinità di Dio.
Questo atteggiamento condusse anzitutto ad una critica tagliente e
negativa dell'idea che la messa sarebbe un sacrificio. Ne derivano
anche delle conseguenze per la concezione del ministero e del sacerdozio, la cui peculiarità non starebbe in un'ordinazione sacramentale
bensì. nelle particolari funzioni alle quali alcune persone verrebbero
chiamate e per le quali sarebbero costituite da parte della comunità
dei fedeli, fondata nel sacerdozio comune. «Quello che deriva dal
battesimo può vantarsi di essere già consacrato prete,vescovo e
papa»." «Colui che insegna il vangelo è papa e successore di Pietro;
chi non lo insegna è Giuda, traditore di Cristo»."
Tutti questi motivi condussero Lutero ad una determinata imrnagine di Chiesa. Il Riformatore però non amava la parola «Chiesa»,
perché - come egli pensava - con tale termine s'intende per lo
più l'edificio di culto. Preferisce quindi esprimersi «in buon tedesco» ed affermare: «una comunità o riunione cristiana, o meglio anCora e nel modo più chiaro una crirtianità santa».53 Ma quest~ con. gregatio, secondo Lutero, non è il risultato di una libera associazione
umana, bensì «q~atura verbi». Vangelo, battesimo e pane sono i
segni di riconoscimento della Chiesa, e il vangelo - proclamato è il più importan; e di tutti. Lutero può quindi dire che: «Tota vita
et substantia ecclesiae est in verbo Dei, cum ecclesia verbo Dei nascatur, alatur, seruetur et roboreturv" Questa concezione implica di
per se stessa che alla singola comunità si ascriva una funzione decisiva. Lo mostra anche il titolo programmatico di un breve scritto
di Lutero (a. 1523): «Che una assemblea o comunità cristiana ha il
diritto e il potere di giudicare tutte le dottrine, di nominare, istituire
e deporre tutti i dottorj»,"
La confessione di Augusta(CA VIU),61 il più importante testo conWA 6,408.
WA 7,7'1.1.
58 Grosser Katbecbismus, in: Bekenntnisscbriisen
der Eoangeliscb-Lutberiscben Kirche, Gotringen 19'2, 6,6.
59 WA 7,721.
60 W A II 408-416.
61 Cf. E. SCHLINK, Vie Tbeologie der lutberiscben Bekenntnisscbrijten,
Miìnchen
31948; F. BRUNSTAD, Tbeologje der lutberiscben Bekenntnisscbrijten,
Giitersloh 19'1.
56
57
•
t1
.;J) Le:
.1»
I1t
LA OnESA NELLE CONFESSIONI
fessionale della Riforma, il quale dichiara esplicitamente che in esso
non è contenuto nulla che si scosti dalla Scrittura o dalla Chiesa catrolìca e romana, ma che qui si mira soltanto a sopprimere gli abusi
e a ripristinare l'antica e pura dottrina, sintetizza la concezione della
Chiesa nelle note parole: «S'insegna che in tutti i tempi deve esserci
e rimanere una santa Chiesa cristiana, che è la riunione di tutti i
fedeli lcongregatio fidelium), nella quale il vangelo viene predicato
in modo puro e i sacramenti amministrati in modo retto (congregatio
sanctorum, in qua eoangelium recte docetur et recte admintstrantur
sacramenta). E questo - prosegue il periodo - è sufficiente per la
vera unità delle Chiese cristiane. L'unità non esige che si tengano
ovunque le medesime cerimonie, istituite dagli uomini». Si propugna
dunque una unità nella pluralità. .;
È facile scorgere come la determinazione fondamentale della Chiesa sia contenuta nel riconoscimento che questa è una realtà permanente nella storia intera, una comunione dei fedeli, o dei santi. La
Chiesa viene sufficientemente costituita, e lo è nella sua essenza, nella
sua unità e nella sua attualità, che le si rende continuamente e vitalmente evento, dalla parola e dal sacramento. Questo servizio viene demandato soprattutto
ai ve~"i-( CA 28), il cui potere delle chiavi con... ~
siste appunto nel 1"endertun servizio alla parola e al sacramento.
Espressamente si ri~p{nge la còntaminazione del potere spirituale con
quello terreno, si rifiuta la teoria delle due spade, si pone una chiara.
distinzione tra i du.ç. «regni», governi e autorità, e si mira così ad
una decisa separazione tra impertum ed ecclesia. Inoltre si afferma
che entrambi i ruoli ed autorità, in quanto massimi 'doni di Dio su
questa terra, il regno per la destra e quello per la sinistra, devono
essere tenuti in onore. Se i vescovi esercitanov;o esercitavano una
autorità terrena, questa deriva loro - esattamente il contrario di ciò
che si affermava nella teoria delle due spade - dai diritti degli imperatori e dei re. Delineandosi questa immagine di Chiesa, i riformatori non intendevano porsi al di fuori dell'antica Chiesa, ma piuttosto. realizzare tali tratti nella compagine ecclesiale esistente e quindi
assolvere l'impegno del rinnovamento procedendo dall'origine, dal
nucleo e dal dato principale: laChiesa cristiana non consiste sempli-cemente in una comunione di cose e di segni esteriori, ma è innanzitutto una comunione della fede e dello-Spìeise-sanre-ael-eeeee-dei
,
c)
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d)
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Ik.lJ
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MUTAMENTI
DELL'IMMAGINE
DELLA CHIESA
fedeli. Essa è il corpo di Cristo, che Cristo rinnova, santifica e governa col suo Spirito.f
"Ciò controcui si rivolge questa caratterizzazione ecclesiale ce lo mostra n·
segtientepasso della Apologia della Confessione di Augusta: «Gradirebbero, certo', i nostri avversari possedere una nuova definizione romana
della Chiesa. Vorrebbero che noi dicessimo che la Chiesa è la suprema
monarchia, t'autorità più potente, massima, nel mondo intero, e dentro il
papa di Roma come capo delle Chiese, che con il suo potere sovrano
tratta tutti gli affari, dai:pli?- importanti ai meno importanti, tutte le
azioni, sia spirituali che tempòrali, come egli vuole e come può pensare,
e di questo potere (che egli usa e di cui abusa come gli pare) nessuno
può discutere, parlare o borbottare. Item, in queste Chiese il papa ha il
potere di fare articoli di fede, di istituire servizi liturgici di qualunque
genere, di liquidare la Scrittura a suo piacimento, di stravolgerla e d'interpretarla contro ogni legge divina, contro i suoi stessi decretali, contro
tutti i diritti imperiali, ed ogni volta che gli fa comodo; di vendere la
libertà e le dispense in cambio di denaro; a lui sono debitori l'imperatore
romano, tutti i re, i principi e, potenti; da lui costoro devono ricevere la
corona regale, la gloria e il titolo, perché· lui è il luogotenente di Cristo.
Per tale ragione il papa è un ;»10 terreno, una suprema maestà, l'unico
signore, sovrano su tutto il' mondo, su tutto l'impero, su tutti i paesi e
su tutte le genti, su tutti i beni, sia spirituali che temporali, e così tiene
nella sua mano le .due spade, quella terrena e quella spirituale. Questa'
definizione, che non si attaglia certo alla vera Chiesa ma benissimo alla
natura del papa di Roma, non la ritroviamo soltanto nei libri del diritto
ma anche in quello di Daniele profeta, che in questo modo dipinge l'ariti- '
•
cristo».
-------J
63
Nelle riflessioni che la Riforma conduce sulla Chiesa ritroviamo
sempre presente e attiva anche l'idea che si era già venuta formando nei motivi del tardo medio evo, ma che ora trova una nuova
motivazione nelle prospettive teologiche fondamentali di Lutero, la
idea cioè che, ferma restando la. Chiesa visibile, esiste pure una
Chiesa nascosta, una ecclesia spiritualis, abscondita, nota soltanto a
Dio ch~ scruta i cuori («La Chiesa è nascosta, i santi sconosciuti»).
Questa concezione c~nduce necessariamente Lutero ad un ampliamento dei confini della Chiesa. Il Riformatore afferma: «lo credo
62
63
Ap%gie der Konjession,
lui, 239 s.
in:
Bekenntnisscbriften
234 s.
cf)
5
LACHIESANELLECONFESSIONI
. che sulla terra esista una Chiesa cristiana, cioè la comunità, il numero o riunione di tutti i cristiani sparsi in tutto il mondo, l'unica
sposa dì Cristo e"il suo. corpo. spirituale. E questa stessa cristianità
non esiste soltanto sotto la Chiesa di Roma o sotto il papa, ma in
tutto il mondo;
cristianità. dunque è corporalmente dispersa, ma
spiritualmente riunita nell'unico vangelo».64
TIUrante la lotta contro gli «entusiasti», Lutero si occupò anche
del problema d~lgoverno della Chiesa. Giunse alla soluzione, ritenuta provvisoria, che l'autorità secolare, cristiana, la quale avesse
professato una fede secondo i .princìpi della Riforma, dovesse assumere anche il governo dell'apparato esteriore della Chiesa, e che i
signori territoriali, in quanto membri ragguardevoli della Chiesa,
dovessero garantire la çura religionisin qualità di «vescovi provvisori». Questà disciplina trovò la sua ultima e preoccupante articolazione nella frase che si legge nella ~cereligiosa
di Augusta:
«cuiùs regio, eius religio», che nella ~ione.originaria suonava: «ub!
unus Dominus, ibi una sit religio». Si' tratta di una regola che .do- ~
veva instaurare una disciplina tra le diverse confessioni di fede pre- 1\
senti nelle regioni dell'impero, ma che non poteva certo soddisfare
le- esigenze di libertà di una persona cristiana .
•Con la concezione di fondo luterana della Chiesa concordano an-~
che gli altri riformatori, specialmente Zuinglio e Calvino. :B comune
l'intenzione di ripristinare, alla luce del vangelo, la Chiesa sviata dal
papato, come pure -Ia lotta contro gli scandali e gli abusi, .contrò
insegnamenti. non conformì alla Scrittura.
.
Il concetto .di Chiesa proprio di Calvino 65 - e va sottolineato
come tratto del tutto caratteristico -. si delinea entro l'orizzonte
del problema fondamentale che anima questo riformatore: -come si
instaura la signoria di Dio nel mondo? Secondo Calvino la Chies~
stessa si pone in una duplice dimensione: in uanto comunione
dei presce il
mizio del mondo e che soltanto Dio conosce, e
. in quanto schiera di coloro che· si trovano sparsi nel mondo, che
la
64 Luthers Bekenntnìs
oon 15l8· al! G,.unalage der Scbtoabacber 4rtikel, in:
WA 26,,06.
65 Istitutio Iìb. IV. A. GANoczY,Ecclesia Ministrans. Dìenende Kirche und kirchlicher Dienst bei Calvin, Freiburg
1968; K. FROHLlCH, Gottes Reich, Welt unti
Kircbe bei Calvin, Stuttgart 196,; B. GASSMANN, Ecclesia re/ol'mata. Die Kirche in
den
reformierten
Bekenntnisschriften,
Freiburg
.1968.
.
310
MUTAMENTI
DELL'IMMAGINE
DELLA CHIES,',
professano la fede in Cristo e che si distinguono .per la predicazione
«lel vangelo e l'amministrazione dei sacramenti. L'ordinamento della
Chiesa è determinato da una struttura che si articola secondo quat-tro ministeri: pastori-dottori-diaconi-anziani.
Nessun avvenimento nel corso della storia ha provocato la cristianità nel suo insieme più della Riforma. Come risultato finale sta
il fatto delle Chiese separate in confessioni, che contrapponevano altare ad altare e che credevano di poter realizzare soltanto in questo
modo ciò che stava loro a cuore: il rinnovamento della Chiesa secondo la sua origine; natura, vocazione ed immagine vera. Tale
conclusione cozza apertamente contro i propositi che da tutte le
parti si erano manifestati all'inizio. Non si fu in grado di conciliare
i moti impetuosi e contrari originati dalla Riforma e di integrarli in
un insieme più vasto. Da quello che all'inizio sembrava provvisorio
si passò ad uno status; ciò. che aveva - e questo vale soprattutto
per la concezione ecclesiologica - un carattere regolativo assunse
un tratto costitutivo, Ne derivarono le confessioni, separate nel .da.
to di fede cristiana. La prima conseguenza sta nel fatto che ogni
confessione si caratterizzava proprio in ciò che la differenziava dall'altra. Una confessione era la negazione dell'altra. Questo condusse
ad una seconda conseguenza, cioè che i tratti comuni presenti nelle
diverse confessioni, come si manifestano nei simboli di fede, nei
primi concili, per non parlate della comune Scrittura, non emer
sero più sufficientemente a livello di coscienza, ma vennero sempre più repressi. Cattolico non poteva più significare riformatore, né
riformatore cattolico. In questa situazione il reciproco accostamento era improntato dall'asprezza e dalla polemica, dall'ostilità
oggettiva e personale, od almeno dalla controversia. Ciò però significò pure che s'insegnava e s'imparava (de Lubac) il catechismo l'uno
contro l'altro, che i contrasti venivano acutizzati, il più possibile
ingigantiti, al fine di articolare - come si diceva - la verità nei
termini più chiari e così motivare il diritto, l'obbligo e la necessità
della separazione.
Questo stato di cose provocò nella Chiesa cattolica una risposta
e reazione: la controrijorma e il rinnovamento cattoiico. I limiti del
nostro saggio ci consentono di tracciare questo processo soltanto per
linee generali. Bisognerebbe scrivere la storia" illustrare il decorso e
LA CHIESA NELLE CONFESSIONI
3I1
,i risultati del concilio di Trento,66 il quale venne troppo tardi e
quindi non fu più in grado di arrestare la separazione, ma soltanto di
registrarla e di opporre' una chiara e distanziata risposta cattolica
agli innovatori. II concilio si era prefisso come compito quello di
«debellare gli errori e conservare la purezza del vangelo» (ns r so t ).
Nelle sue sessioni non affrontò, in un trattato, il tema della Chiesa,
tuttavia discusse delle tematiche importanti per l'ecclesiologia: il
problema della Scrittura e Tradizione; il problema della Scrittura e
Chiesa in riferimento all'interpretazione della Bibbia, ed all'individuazione del senso scritturistico; la dottrina della giustificazione nelle sue diverse implicanze: santificazione, fede, opere, merito (una
esposizione che, come sempre si ripete, se fosse stata formulata in
questi termini all'inizio della Riforma non avrebbe prestato il fianco ad un attacco teologico di fondo, specialmente del tipo di quello
sferrato da Lutero): la questione dei sacramenti, del loro numero
ed istituzione; il problema dell'eucaristia con le sue differenzìazìoni:
transustanziazione, carattere sacrificale della messa, ordinazione e
sacerdozio, differenza tra sacerdoti e laici; il problema della 'gerarchia; la dottrina sui santi, sul purgatorio e sulle indulgenze. Nella
professione di fede tridentina possiamo leggere le seguenti frasi:
«lo riconosco la Chiesa santa, cattolica, apostolica e romana come
madre e maestra di tutte le Chiese; prometto e giuro obbedienza
al papa di Roma, SUCCessoredi san Pietro, principe degli apostoli e
vicario di Gesù Cristo»,"
In queste direttrici ed accenti si delinea _. in riferimento alla
Chiesa cattolica - quell'immagine di Chiesa che si voleva realizzare allora e nel periodo post-tridentino. Emerge un determinato
profilo controrijormato -della Chiesa intesa come la custode di una
fede vera e contenutisticamente intatta. Si tratta di una caratterizzazione della Chiesa mediante il sacramento e i sacramenti, specialmente l'eucaristia, che viene compresa e celebrata come vero sacrificio. È la determinazione della Chiesa per mezzo della gerarchia,
del ministero, del sacerdozio, della sua autorità che si fonda nella
66 Vedi al proposito H. ]EDIN, Gescbicbte des Konzils uon Trient,
Il concilio di Trento, MorceUiana Brescia): F. X. SEPPELT, Geschichte
voI. IV, Miinchen 19'9.
67 DS 1868.
(tr. it.
der Pdpste,
I-III
312
MUTAMENTI
DELL'IMMAGINE. DELLA CHIESA
ordinazione, del suo potere specifico ed esclusivo in merito alla
celebrazione della messa ed all'amministrazione del sacramento della
penitenza, della sua distinzione essenziale dal sacerdozio dei laici,
dell'artlcolazlone della visibilità e percepibilità della Chiesa che trova il suo vertice e la caratterizzazione' più chiara nel papato, nella
rappresentazione concreta del termine «communio sanctorum» nella
forma della venerazione dei santi, e infine del grande onore' dovuto
alla Tradizione ed alle tradizioni. Passano. invece in seconda linea
le realtà ecclesiali che specialmente i riformatori, anche in modo
non polemico, avevano. formulato: la parola di Dio, l'ecclesia abscondita, la Scrittura intesa come istanza critica nei confronti della
Tradizione, la theologia crucis.
La risposta ecclesiologìca, che venne data alla Riforma, la troviamo espressa nella maniera più lucida nelle Disputationes Je controuersiis christianae /idei di Roberto Bellarmino, il quale evolse e
concentrò l'ecclesiologia proprio nei punti controversi e contro i
. quali si era indirizzato l'attacco dei riformatori. Egli designa la
Chiesa come «Coetus bominum eiusdem cbristianae fidei professione
et eorundem sacramentorum communione colligatus, . sub regimine
legitimorum pastorum ac praecipue unius Cbristi oicarii, Romani
Pontificis». Questa frase trova il suo completamente nell'altra:
. «Iicclesia est coetus bominum ita uisibilis et palpabilis ut est coetus
popali Romani oel regnum Galliae aut Res Publica Venetorum».68
La Chiesa viene definita per mezzo.della sua visibilità, dell'oggettivazione dei contenuti di fede e del numero settenario dei sacramenti; per mezzo dell'istituzione, del governo della Chiesa esercitate
dai suoi legittimi pastori, la cui legittlmità viene garantita dall'ordinazione, dalla successione e dall'autenticazione; soprattutto però
per mezzo della supremazia del pontefice romano. al quale soltanto
si riconosce il titolo. di oicarius Cbristi.
L'immagine della Chiesa -' e questo è il secondo lato - non
viene descritta procedendo. dalla sua origine e fondamento trinitari,
cristologici e pneumatologici, e. nemmeno entro. l'orizzonte della
storia della salvezza o ricorrendo alla grande varietà delle figure'
68Controoersiae
'christ;anae {idei adversus huius temporis baereticos II; cf. F. X.
Die S~aatslehre des Kardinals Bellarmin, Miinchen 1934; IDEM, Grundsatzlicbes und Geschichtliches der Seelsorge, _FreiburgI949.
ARNOLD,
LA CHIESA NELLE CONFESSIONI
bibliche. Tutto questo naturalmente non lo si nega, anzi lo si presuppone (lo si ritrova presente in altre opere del Bellarmino l, e
tuttavia ciò che non è affermato espressamente arrischia con facilità di venire considerato assente. Determinanti, in questa immagine di Chiesa, diventano le accentuazioni che suonano ancora con-:
troverse e i modelli profano-civili che generalmente s'impiegano per
designare la società: la Chiesa è la -migliore di tutte le res publicae
immaginabili. Sorge così il pericolo di vedere nelle differenze le
caratteristiche -essenziali della Chiesa, la realtà ecclesiale nel suo
insieme. La questione delle possibili comunanze, nel delinearsi il
concetto di ciò che la Chiesa sia, non viene sollevata e scompare
sempre più decisamente dalla coscienza delle confessioni cristiane.
La teologia della Chiesa diventa una apologetica della Chiesa. Que. sta si definisce e si costituisce secondo le «notae», i contrassegni.
Bellarmino ne enumera diciotto, ma più tardi vennero ridotte a
quattro, quelle stesse che già nel simbolo romano erano affermate
come proprietà essenziali della Chiesa e che ora diventano note
distintive. Esse devono offrire una prova argomentativa, dimostrare
quali, tra quelle chiese che accampano la pretesa di essere la vera
Chiesa di Gesù Cristo, effettivamente soddisfino ai requisiti necessari
e quali no. Nella «demonstratio catbolica», questa prova dev'essere
prodotta nella forma di un preciso sillogismo.
Si è già parlato dell'impoverimento che la riflessione sulla Chiesa
e la rappresentazione della realtà ecclesiale hanno subito a causa di
queste restrizioni apologetiche, allora intese come determinazioni
essenziali. Si è preso come teologia De Ecclesia «quello che era soltanto un capitolo polemico sui punti controversi»," In questa prospettiva la Chiesa cattolica, la Chiesa di Gesù Cristo, venne con
tutta naturalezza identificata semplicemente ed esclusivamente con
la Chiesa cattolico-romana. Facendo leva sulla demonstratio catholica e sul carattere di esclusività che essa implica, si negava la qualità di Chiesa alle altre confessioni. Queste, dal canto loro, contribuivano -al rafforzarsi di tale tendenza, dato che, in parte, rinunciavano al termine «Chiesa» e, dopo un rifiuto iniziale, concessero
I'appellativo di «cattolica» alla Chiesa di Roma; questa poi, ormai
69
Y.
CoNGAR,
'Chiesa',
in
Dz.T
l,
229-242.
MUTAMENTl
·p4
DELL'IMMAGINE
DELLA CHIESA
caratterizzata come cattolico-romana, trasformò la qualifica di «cattolica» in una nota confessionale. A tale mutamento non si opposero le altre confessioni, che si affermavano come «riformate» o
«luterane»."
La Chiesa, che a questo modo si identificava con la vera Chiesa,
con la Chiesa di Gesù Cristo - questo è un secondo passo nel
processo di unilateralizzazione e restrizione - venne interpretata
come Chiesa pontificia perché, come già dicemmo, qui il papa e il
papato costituivano la dimensione essenziale ed allo stesso tempo
l'aspetto più combattuto da parte dei riformatori. Si recuperò nuova-.
mente l'idea medievale del papa come origo, caput et radix. L'unica
modifica apportata stava in una certa riduzione delle possibilità di
estrinsecazione; il che però non impedì che a livello intra-ecclesiale, o intra-cattolico, non si mirasse ancor più intensamente e
. conseguenternente alla sua realizzazione.
Questa Chiesa, che s'intende come Chiesa gerarchica, romana e
pontifìcia e che conformemente si struttura, viene bollata dalle altre confessioni proprio con tali appellativi. E così si credette di
aver proferito anche un giudizio teologico su di essa, una valutazione che giustificava la specificità della propria confessione e che
vedeva nel frantumamento dell'unica Chiesa un imperativo premanante dalla verità e dalla fede. Una volta accettato l'accoppiamento
di «romano» con «cattolico», all'interno dell'ecclesiologia cattolica la
«romanitas» divenne un nuovo e limitante. indizio di «cattolicità»,
anzi una nota che comprendeva in se stessa tutte le altre."
Le affermazioni di Roberto Bellarmino sulla Chiesa hanno influito
notevolmente - e questo conferisce loro una speciale rilevanza sul periodo successivo; sono penetrate nella teologia, che ora va
qualificata come post-tridentina, nei catechismi, quindi nelle stesse
forme d'insegnamento impartito ai fedeli; e hanno sorretto, condizionato e definito anche l'immagine di Chiesa.
La Controriforma e Riforma cattoliche riuscirono, sfruttando una
iniziativa suggerita dal concilio di Trento e decisamente propugnata dai nuovi movimenti laicali e ordini religiosi sorti in Italia e
70
M.
SECKLER,
4°1'431.
71
Ivi,
404.
'Katholisch
als Konfessionsbezeichnung',
in:
ThQ
14'
(196,)
LA CHIESA NELLE CONFESSIONI
in Spagna, soprattutto quello dei Gesuiti, con le loro figure più rappresentative (il motto «Ad ma;orem Dei gloriam» venne assunto
per indicare l'obbedienza al papa, vicario di Gesù Cristo, come obbligo del tutto specifico), a stabilizzare la Chiesa cattolica, ad affermarla nei propri territori e ad aiutarla a recuperare anche quelli
perduti. La sequela del Cbristus praesens in ecclesia militante, il
«sentire cum ecclesia», cioè «con la vera sposa di Cristo nostro Signore, la nostra santa madre, la Chiesa gerarchica», come pure l'entusiasmo ecclesiale, da cui non era estranea la mentalità del crociato e del cavaliere, sono tratti peculiari dell'ordine gesuitico, che
non è tanto un risultato della Controriforina quanto piuttosto un
frutto della Riforma cattolica. Il modo di concreta re queste intenzioni, in un periodo così particolare, doveva condurre ad una attività controriformatrice, antiprotestantica," .
Quando questi sforzi vennero poi coronati dal successo, acquistò
nuova figura e vitalità anche il motivo triònlalistico col quale si
rappresentava la Chiesa come la vera Chiesa di Gesù Cristo,vittoriosa nelle sue battaglie. L'espressione artistica più imponente fu
quella del barocco. Qui riemersero a livello di coscienza i tratti
considerati più tipici del cattolicesimo: il motivo dell'«Ad maiorem
Dei gloriam», la sua concretazìone nel venerare e adorare l'eucaristia, l'altare e il tabernacolo che assumono la forma di trono dì Dio,
l'edificio di culto che viene interpretato come la sala del trono di
Dio e quindi lo si arricchisce di luce, di splendore, di sfarzo e di
colori. La Chiesa terrena è avvertita come vestibolo della ecclesia
caelestis, e tale convinzione viene ad esprimersi nel modo: di raffigurare i santi, la comunione .dei santi con gli apostoli, coi confessori. i martiri, i dottori della Chiesa, e con Maria al vertice. Vi si
associa un nuovo motivo trionfalistico, appena acquisito: in vari
modi la Chiesa cattolico-romana viene rappresentata come colei che
trionfa sulle false dottrine. che avanza verso la vittoria, che troneggia sul furore impotente degli eretici, assisa sul carro trionfale.
Questa vittoria poi viene interpretata, senza alcuna esitazione, come una vittoria di Dio stesso e quindi anche come una dimostraI
72 B. SCHNEIDER, 'Die Kirchlichkeit
tire Ecclesiam 168-300.
des heiligen Ignatius
von Loyola', in: Seno
MUTAMENTI
DELL'IMMAGINE
DELLA CHIESA
zione visibile della vera Chiesa, una controprova imponente che
«le porte dell'inferno non prevarranno su di essa (Chiesa) e su
Pietro». Questi elementi influiranno decisamente anche sulla spiritualità e pietà del cattolicesimo."
Rimane comunque da chiedersi se il barocco debba essere visto
come una manifestazione della situazione esistente o non invece
come una proiezione di ciò 'che ancora si attende, come un desiderio, una volontà, una speranza, che vengono esplicitati in un
periodo nel quale sempre più chiaramente si avverte che l'adempimento concreto e reale di questa speranza e volontà sta svanendo.
4. Illuminismo - romanticismo - restaurazione
Chiesa come istituzione e società
I
Quanto questo interrogativo sia pertinente ce lo mostra l'epoca
immediatamente successiva.al periodo barocco, in parte già inizia-·
tasi con esso e chiaramente da esso distanziantesi. La si designa con
i termini di deismo e illuminismo - voci che racchiudono molti
motivi e contenuti - e conferisce nuovi accenti anche all'immagine
della Chiesa.
Questo periodo è contrassegnato dall'esaurimento, seguìto alle
controversie e soprattutto alle guerre di fede, di confessione e di
religione, che apparentemente avevano condotto al .trionfo della
verità, ma con le quali s'intrecciavano ben altri motivi politici, e
che di fatto non posero fine alla lacerazione bensì la confermarono
e consolidarono, sacrificando numerose vittime .e mantenendo lo
stato di ostilità. I segni dei tempi indicavano comunque la pace.
Questa però la si poteva raggiungere soltanto qualora si fosse riusciti a dimenticare, a omettere, ciò che divideva, quando cioè si
fosse cercata e realizzata una comunanza. La si acquisì quando
venne elevata, per così dire, a principio ermeneutico, un principio
che offriva tanto maggior garanzia di affinità quanto più veniva
impiegato, esteso e ricondotto alle origini. Questo principio era
STEGMULLER, 'Barock', in: LThK I (19'7) 1258-126,; H. Tu'Barock als Wurzel des Triumphalismus in der Kirchc', in: Conciliu", (ed.
73 L. LENHARDT-F.
CHLE,
ted.)
1
(196,)
606-610.
.
LA CHIESA COME ISTITUZIONE
E SOCIETÀ
317
- ed è questo appunto che determina l'illuminismo - l'uomo, la
natura, la sua ragione.
Ne derivò che il «confessionale» venne elevato a «universale
cristiano». Questo poi acquisì la sua dimensione più lata quando
venne interpretato come religione naturale, religione razionale, e
quando si formularono le verità comuni a tutti gli uomini: Dio,
I'immortalità, la libertà, il premio della virtù, beatitudine ..
Essendosi dimostrato che la verità, il dogma e le preoccupazioni
di salvaguardarlo avevano creato sempre nuovi motivi di conflitto e
di contesa, e ciò nella stessa misura in cui si moltiplicavano gli articoli di fede (per Erasmo di Rotterdam «gli articoli aumentano, ma
l'amore diminuisce»), ci si sentì stimolati a scoprire e a rendere
fecondi l'ethos, l'agire, l'ortoprassi come forza unificante; impegnati
a realizzare l'amore, la conciliazione, la virtù, la tolleranza,al fine
di giungere ad un nuovo fondamento. Si raggiunse così un'intesa
nel modo di comprendere sia le più fondamentali qualità ed istanze
insite nel cristianesimo, sia le esigenze e bisogni tipici dell'uomo del
tempo. Questa autocomprensione dell'uomo si tradusse nella forma
dell' «illuminismo», che secondo le note affermazioni di Kant 74 si
intese come liberazione dell'uomo dal suo stato colpevole di minorità, come coraggio «di servirsi della propria ragione», come fiducia
nella forza critica della ragione, come rifiuto della superstizione, come un rivolgersi all'esperienza, un appellarsi alla libertà e alla virtù,
un sentirsi impegnati nella tolleranza, nella fraternità, nella felicità
terrena di tutti gli uomini.
Da questi principi - che schematicamente si riassumono nelle
categorie di razionalismo, moralismo, eudemonismo - derivò 'una
nuova interpretazione del dato cristiano, nel quale veniva a superarsi ogni elemento di separazione confessionale. Secondo La religione entro i confini della ragion pura di Kant, le affermazioni dogmatiche sulla grazia, giustificazione e salvezza devono essere spiegate come un tentativo di chiarificazione, purificazione e miglioramento dell'uomo. Gli altri dogmi vanno valutati secondo il criterio
della loro utilizzazione morale. I misteri, se intesi come dottrine
misteriose, devono essere respinti. Secondo Kant il cammino storico
74
L
KANT,Was
ist Aufklarung?
.
MUTAMENTI
DELL'IMMAGINE
DELLA CHIESA
appena miziato proseguirà passando attraverso le seguenti tappe:
dalla fede ecclesiastica alla fede biblica, da questa all'universale fede di ragione, al vero regno di Dio.
L'autentico servizio religioso quello morale è l'esercizio
della virtù. Ed esso non richiede più alcuna dimensione religiosa,
riferita a Dio. Nell'agire etico si onora Dio e tutte le speciali «cerimonie di corte» devono essere considerate come «illusioni religiose»
e «superstizioni».
Gesù Cristo però non è assente, anzi viene riconosciuto, ma come l'universale maestro dell'umanità, che ha reso accessibile all'uomo
la sua determinazione umana e gli ha insegnato ad essere uomo
umanamente, razionalmente. Virtù e moralità sono la vera sequela
di Gesù.
In questa concezione il dato cristiano non viene respinto, ma
nel suo insieme e soprattutto nei suoi tratti peculiari recuperato
mediante una nuova interpretazione, umana e morale, riferita all'agire; acquista la propria credibilità e forza e supera tutto ciò
che suona ostile, tutto ciò che separa, tutto ciò che crea barriere
confessionali; conduce alla conciliazione tra gli uomini e alla comunione fra i cristiani; si articola in quel tertium quid nel quale tutti
possono essere una sola cosa e che al contempo offre la possibilità
di un'unificazione tra gli uomini.
Ne derivano anche soprattutto nell'ambito della concezione
cattolica molteplici conseguenze per l'immagine della Chiesa.
Questa viene fortemente demitizzata e desacralizzata ed assume la
forma di una istituzione morale) di un «corpus morale», di una
società: «societas legalis inaequalis secundum iuris naturae principia» (B. Stattler). Il che significa che il principio strutturale della
Chiesa è' quello di una società umana, di una istituzione fondata
sui' princìpi del diritto naturale. 'L'idea"dicorpus
Cbristi viene
compresa proprio in questa dimensione sociologica. Il compito della
Chiesa consiste nell'educare gli uomini alla ragione, alla pace e alla virtù, ,che significa beatitudine; l'annuncio, del vangelo si traduce
nell'istruzione sui principi della morale, di cui il vangelo va interpretato 'come la quintessenza. Nelle conseguenze derivanti da questi princìpi è implicita la necessità di semplificare le forme della
pietà e della liturgia cristiane, di distanziarle dalle espressioni ba-
LA CHIESA COME ISTITUZIONE
E SOCIETÀ
3I9
rocche, esuberanti e legate a dati leggendari, di renderle comprensibili edaccostarle veramente al popolo: avendo cura della lingua
madre e dei canti liturgici, risvegliando l'interesse per la Scrittura.
Dobbiamo dire che questi sforzi hanno condotto, nell'ambito di un
«illuminismo cattolico» moderato, ad una ricchezza di autentiche
istanze per la Chiesa e per la sua comprensione - si pensi soltanto
al fatto che in questo periodo vennero' soppresse le superstizioni, la
caccia alle streghe, e si proclamò la tolleranza - e non rappresentano soltanto la loro «estraneazione razionalistica»."
È molto opportuno ricordare che questa Chiesa, la quale si
affermava come «corpus morale» e «societas legalis», venne pure
caratterizzata come «societas inaequalis», Ciò che questa qualifica
intende esprimere ce lo chiarisce il testo seguente: essa è una società - inaequalis - «nella quale devono esserci alcuni che hanno
la preminenza sugli altri. Questi sono i capi, cui spetterebbe il
compito di vigilare sulla conservazione fedele delle leggi salutari;
sono i giudici, che dovrebbero comporre le diverse azioni dei loro
sudditi con la norma della ragione e con le prescrizioni ereditate dal
passato; i maestri, che dovrebbero essere in grado di analizzare i
casi dubbi, di determinare i più gravi, di correggere quelli quotidiani e di stornare quelli più pericolosi; tutti amministratori dei
mezzi di salvezza, resi salvifici dal sangue del Redentore, e intenti
ad applicarli alle persone disposte e a rihutarli a coloro che 'non
hanno tali sentimenti» .76
Ciò significa che, nell'ambito di un'immagine desacralizzata della
Chiesa; emerge una nuova forma di gerarcologia, di clericalismo. Il
chierico è propriamente il titolare e soggetto dell'agire ecclesiale, «il
membro in senso pieno», che si contrappone al popolo ecclesiale,
ridotto alla funzione di mero ricettore, e ciò anche nel caso in cui
venga qualificato' soltanto come servitore della religione, come '1Ì1ae~
K
'Aufklarung', in: LThK I (r957) I0561066;
F. X. ARNOLD, Grundsdtzlicbes
und Gescbicbtlicbes zur Theologie der Seelsorge, Freiburg 1949; J. R. GEISELMANN, Von lebendiger Religlositdt zum Leben der
Kircbe. J. M. Sailers Verstandnis der Kirche geistgeschichtlich gedeutet, Stuttgart
I952; 'G. SCHWAIGER, 'L'illuminismo nella visione cattolica', in: Concilium(ed.·
it.)
75
7
SCBWARZ-E.
(I967);
76
'F;
ARNOLD,
HEGELcL.
SCHEFFCZYK,
IOI-lI8.
CBR.
Pl'TTROFF,
op. cit., 83.
'Anleitung
zur
praktischen
Gottesgelehrtheit';
"in:
F. X.
MUTAMENTI DELL'IMMAGINE DELLA CHIESA
320
stro. In queste condizioni si giunge pure ad una forma estrema di
istituzionalizzazionc, di ministerializzazione ed alla conseguente riduzione dell'attività dello Spirito."
In questa nuova sottolineatura della gerarchia viene a svolgere
un suo ruolo infine anche una concezione del tutto usuale e tipica
nel deismo. Mohlcr l'ha caratterizzata, in prospettiva ecclesiologica,
con le note parole: «Dio creò (all'inizio) la gerarchia, ed ha provveduto più che abbastanza per la Chiesa, fino alla fine del mondo»."
Dio è attivo ed efficace soltanto agli inizi della Chiesa, analogamente al suo agire nella creazione; l'ulteriore svolgimento, il decorso
della storia, si svolge d'ora in poi seguendo leggi, strutture e funzioni autonome, immanenti alla Chiesa; legittima garante di questo svolgersi senza intoppi è la gerarchia.
Il periodo che segue all'illuminismo è in parte condizionato dall'immagine di Chiesa delineatasi in quest'epoca e rimane contrassegnato da alcuni avvenimenti storici.
Innanzitutto bisogna ricordare la rivoluzione francese. In quanto
abbattimento del sistema sociale del feudalesimo, in nome della
libertà, dell'uguaglianza e della fraternità, e proclamazione dei
diritti dell'uomo, insita nell'istanza dello stesso illuminismo. francese, questa rivoluzione comportò - ad incominciare dalla Francia - la soppressione dei privilegi e dei poteri fino allora accordati
al ceto clericale, soprattutto alle cerchie imparentate con la nobiltà.
Ma significò pure la dissoluzione delle precedenti forme di organizzazione ecclesiastica e la separazione della Chiesa dallo stato, ora
secolarizzato, pienamente conscio della propria dignità e deciso a
rivendicare i suoi pieni poteri. Questa nuova coscienza condusse in
parte anche ad una ostilità aperta nei confronti della Chiesa, fino
a sfociare nella persecuzione. In ogni caso la Chiesa dovette subire
gravi umiliazioni, alle quali contribuì in modo determinante anche
l'atteggiamento che nei confronti del papa assunse Napoleone, il
quale mirava a sottoporre il pontefice di Roma interamente: al. serT7
Loc. cit., 84.
TbQ 5 (I823) 497; sull'argomento
J. R. GEISELMANN, Lebendiger Glaube aus
gebeiligter Uberliejerung,
Mainz I942; IDEM, 'Kirche und Frommigkeit 'in den
geistigen .Bewegungen del' ersten Halften des I9.Jh.s (J. M. Sailer'), in: .Sentire Ecclesiam 474-530.
. ..,
78
LA CHIESA COME ISTITUZIONE E SOCIETÀ
32I
vizio delle sue mire politiche. Dal canto suo il papa era costretto
a creare un nuovo ordine di rapporti con lo stato e con gli stati,
servendosi a tale scopo dei concordati. Tuttavia il corso degli avvenimenti volle che il papa, così impotente, avvilito e umiliato, conferisse anche un nuovo prestigio ed una crescente simpatia al proprio
ministero.
La secolarizzazione, strettamente connessa con l'illuminismo e con
la rivoluzione francese, significò soprattutto per la Germania, con
il bando della deputazione imperiale, la fine del potere clericale
territoriale, la confisca dei beni sino allora posseduti dalla Chiesa,
specialmente da monasteri e capitoli, da parte dei principi secolari,
nazionali; la fine dell'organizzazione ecclesiastica esistente e delle
sue forme, ma anche la fine dell'idea medievale dell'impero, del sacro romano impero della nazione germanica. La secolarizzazione sottrasse alla Chiesa, in Germania e in Austria, le sue basi econo..
miche, le sue molteplici istituzioni e soprattutto il suo apparato di
formazione, molto esteso e influente. Significò pure la fine di quella
funzione protettiva che il potere imperiale aveva svolto nei con..
fronti della Chiesa.
Anche la secolarizzazione fu un modo di esprimere il distacco
tra potere spirituale e potere terreno e comportò una depoliticizzazione della Chiesa. Tuttavia questa perdita in realtà fu un guadagno. Rese infatti i vescovi liberi da ogni compromissione secolare,
specialmente di ordine politico; li spogliò del loro ruolo di principi,
di signori territoriali, di principi elettori, e li richiamò finalmente ai
loro compiti e responsabilità spirituali e pastorali, da lungo tempo
dimenticati o ritenuti di secondaria importanza. La nuova situazione costrinse la Chiesa a rinunciare al braccio secolare e ai mezzi
che esso le metteva a disposizione; a contare soltanto sulle proprie
forze, a fondarsi e mantenersi soltanto sul fondamento della propria
natura e missione, ad esprimere ed a realizzare ciò che ad essa. è
proprio, che non può essere barattato conalcunché né può derivarIe da altri. E questo le riuscì tanto più quanto maggiormente e
chiaramente' le circostanze l'aiutarono, od anche la costrinsero, a
battere da sola tale cammino, senza lasciarsi coinvolgere in altri
interessi e senza contare su aiuti estranei.
Un altro avvenimento è importante per l'immagine della Chiesa
21 -
MysteriumSalutis,Iv/r
322
MUTAMENTIDELL'IM?vlAGINE
DELLACHIESA
e conferisce ad essa nuovi tratti: il romanticismo, che sorge come
un movimento diretto contro gli impulsi del razionalismo, illuminismo e deismo, e si dilata in tutte le branche della vita del tempo.
Esso tende a sprigionare le forze vitali del medio evo, ad aflermarne l'unità vitale, liberandole da ogni sospetto e discredito, a
reinserirle positivamente nella coscienza dell'uomo. VuoI fare emergere l'importanza della tradizione e della storia, risvegliare un senso
nuovo per le dimensioni dell'interiorità, del sentimento e del cuore,
per le realtà di popolo e comunità e per gli elementi del contesto
vitale e organico su cui queste si fondano. Il romanticismo scopre
la potenza spirituale che si traduce nei miti e nelle leggende dei popoli, in quello spazio dunque in cui lo spirito del mondo viene a
condensarsi e adesplicitarsi.
Da questi impulsi deriva una nuova immagine di Chiesa che, se
non si riscopre ovunque in senso geografico, è tuttavia determinante
per la «geografia ecclesiologica».79
Questa figura di Chiesa, ispirata dai motivi del romanticismo, si
affermò soprattutto in Germania e in particolar modo nella scuola
cattolica di Tubinga, dove J. M. Sailer segnò il passaggio dall'illuminismo al romanticismo. L'esponente più importante della nuova
ecclesiologia, accanto a J. S. Drey, il fondatore, è J. A. Mohler, che
fin dall'inizio della sua attività concentrò i suoi interessi sulla tematica ecclesiologica. La teologia di Mohler supera un modo di riilettere sulla realtà ecclesiale condotto secondo criteri puramente esteriori, morali o sodologici e si scosta decisamente dalle concezioni
dell'ecclesiologia illuministica, deistica e controversistica, come pure dalla concezione mistica, o puramente spiritualistica, presente anche nel pietismo." Nella sua opera dei primi anni: L'unità nella
Chiesa, ovvero il principio del cattolicesimo. Esposizione secondo lo
spirito dei padri della Chiesa dei primi tre secoli, egli caratterizza
la Chiesa in termini pneumatocentrici, come opera e creazione dello
79 R. AUBERT, 'Die ekklesiologische ..Geographie
des 19.Jh.s, in: Sentire Ecclesiam 430-473; F. SCHNABEL}Deutscbe Geschicbte im neuzebnten. Jb. IV: Die religiose Krafte, Freiburg 1937.
.
80 J. R. GEISELMANN, 'J. A. Mohler und die Entwicklung
seines Kirchenbegriffs',
in: TbQ II2 (I931) 1-91; IDEM} <Der Wandel des Kirchenbewusstseins
und der
Kirchlichkeit
in der Theologie J. A. Mohlers, in: Sentire Ecclesiam 531-675; M.
NÉDONCELLE}L'ecclésiologie au XIX' siècle, «Unam Sanctarn» 34, Paris I960.
LA CHIESA COME ISTITUZIONE E SOCIETÀ
Spirito, Spirito di Cristo vivente nella comunità dei fedeli, dei santi,
e operante l'unità della Chiesa nella vita di fede, di speranza e di
amore. Questa unità interiore, sorretta dallo Spirito, si crea una
espressione conforme alla propria natura nell'unità del corpo della
Chiesa: negli organi e nei ministeri della Chiesa, che a loro volta
- soprattutto nella figura del vescovo - sono e devono essere la
traduzione corporea della realtà interiore, la manifestazione dello
Spirito nella fede, nella speranza e nell'amore. L'idea della Chiesa
come corpo mistico di Cristo ricompare nel suo carattere di affermazione teologica originaria, che ora viene a modularsi secondo l'idea
romantica di organismo e la dialettica interiore-esteriore, spiritocorpo. L'ecclesiologia di Mohler cerca e trova un altro spunto -.- ne
tratta la Symbolik - nel principio cristocentrico e più precisamente incarnatorio, secondo il quale la visibilità della Chiesa non
dev'essere definita come espressione e manifestazione dello Spirito,
. bensì come un'analogia derivata dall'incarnazione e come una sua
conseguenza: la si riconosce segno di quel Dio che si è donato e
quindi si afferma pure una priorità del «dato che proviene dall'esterno» e dell'elemento visibile. Il fondamento ultimo della visibilità
della Chiesa sta, secondo il Mohler della Symbolik, nell'incarnazione del Verbo di Dio. Così l'autore può qualificare la Chiesa
- non si deve però fraintendere la formulazione - come l'incarnazione continuata del Figlio di Dio, e in ciò egli vede la ragione
per cui si può parlare della Chiesa e dei fedeli in termini di corpo
di Cristo." Procedendo da queste premesse, Mohler giunge ad una
nuova e profonda concezione della visibilità della Chiesa, del ministero e dell'autorità: qui si tratta sempre di una rappresentanza di
Cristo. Del principio .incarnatorio e delle sue conseguenze, Mòhler
si serve anche per illustrare il vero punto di divergenza con la concezione riformata della Chiesa.
Si acquisì, o si recuperò, dunque un'immagine di Chiesa che,
liberata dalle unilateralità, restrizioni e interferenze, poteva ora
articolare tanto l'insieme quanto i tratti più genuini, derivandoli dal
cuore della realtàecclesiale.
Questa immagine non venne propugnata soltanto dal Mohler e
81
Svmboli]:
(edito
da
J. R.
GEISELMANN)
Koln
I958, 389-
MUTAMENTI DELL'IMMAGINE DEL~A CHIESA
.dalla scuola di Tubinga, ma influì sull'intera teologia tedesca ed
.anche su quella straniera, come ad es., sulla teologia romana, negli
scritti del Perrone," anche se bisogna aggiungere che l'immagine
della Chiesa, nella prima metà del sec. XIX, non è caratterizzata soltanto dal Mòhler e dai suoi impulsi ecclesiologici.
Nello stesso periodo si nota che, quanto più si riduce il potere
terreno della Chiesa e lo stato ecclesiastico perde d'importanza,
mentre si affaccia una ricca gamma di problemi. e di difficoltà interni, tanto maggiormente si accentua con unilateralità il dato gerarchico e soprattutto il ruolo pontificio. Questa sottolineatura della
idea papale, dell'autorità morale e spirituale del papa, questa articolazione della sua supremazia giurisdizionale e il problema della
sua infallibilità significano tanto una reazione alla sorte riservata ai
pontefici del tempo quanto una risposta all'assoggettamento dei vescovi - soprattutto in Francia - al potere dello stato.. e quindi
all'implicito pericolo dell'isolamento e frantumazione. Quasi di per
se stesso il papato, inteso come centro di unità, doveva offrirsi pure
come il mezzo di difesa ed il garante della libertà. L'esponente di
questo ultramontanismo e papalismo in Francia, dove sopravviveva
ancora un gallicanesimo moderato, aspramente combattuto da queste cerchie uItramontaniste, fu J. de Maistre, con la sua opera Du
Pape, nella quale egli sosteneva, .Iacendo leva' su ragioni politiche
e mirando alla restaurazione, che come già al tempo del medio evo
così anche ora il papa era chiamato ad assolvere una missione europea, la quale necessariamente comportava il privilegio del primato e
dell'infallibilità. Ancor più influenza esercitò J. de La Mennais,
nella sua lotta contro il gallicanesimo e nella difesa della dottrina
ultramontanista. La possibilità e l'obiettivo della restaurazione poteV:;lUO riuscir garantiti, secondo lui, soltanto se il re avesse ricevuto
«dalla Chiesa incarnata nel papa un potere abbastanza forte per imporre l'ordine nella società; d'altra parte soltanto un clero indipen- .
dente. dallo stato e diretto da un papa infallibile, signore incontestato nella Chiesa, può godere del prestigio morale necessario rper
salvare la ·libertà spirituale dal potere politico»,"
82
Cf. W.
KASPERJ
Die Lehre von der Tradition in der riimiscben Scbule, 'Frei-
burg I962.
83 In R. Aubert, in: Sentire Ecclesiam 438. Non è qui il caso di trattare del-
LA CHIESA COME ISTITUZIONE E SOCIETÀ
325
In questo atteggiamento di fondo si staglia sempre più decisa.•·
mente il fattore della «romanità», tipico dell'immagine di Chiesa
delineatasi in quel periodo e secondo il quale la realtà ecclesiale
deve essere innanzitutto compresa come chiesa pontificia ed ogni
essere ed agire ecclesiali derivati dal papato e da questi determinati in modo centralistico. Non si era dunque tanto lontani da un
culto al papa che rasenta il cattivo gusto, anzi la bestemmia: L.
Veuillot riferiva, ad esempio, alla persona stessa del pontefice il.
passo di Hebr. 7,6, che la lettera applica al Cristo, e l'inno «Veni:
sancte Spirituso"
L'ultramontanismo ha i suoi esponenti anche in altri paesi. In
Germania troviamo diverse «cerchie»: a Magonza (Liebermann), a.
Miìnster, a Monaco (Dollinger, Gorres); in Austria, a Vienna (Hofbauer); in Inghilterra è propugnato soprattutto dai convertiti, primo fra i quali il futuro cardo Manning (è interessante notare la posizione ben diversa che assume invece J. H. Newman).
Questo tratto ecclesiale prese ancora più consistenza quando, dopo e assieme alla cosiddetta «teologia tedesca» propugnata soprattutto dai «tubinghesi»," incominciò ad imporsi sempre più vigorosamente la teologia romana con la sua neoscolastica. Questo riflettere teologico non traeva le sue origini da un confronto creativo
con. lo spirito del tempo, come invece notiamo nei tentativi intrapresi a Tubinga, in parte anche a Monaco (Dollinger), Bonn (Hermes) e Vienna (Giinther), ma era preoccupato soltanto di difendersi,
conservarsi e garantirsi contro il pensiero moderno e lo spirito del
tempo, che si bollavano come incompatibili. Il suo sforzo si esauriva nel conservare il patrimonio ereditato dal passato, che si riteneva avesse trovato nella scolastica la sua articolazione ed esposizione insuperabili. Ciò' che. importava era esclusivamente di salvare questo' tesoro" dalla caducità del tempo e di contrapporlo alle
tempeste e ai turbamenti dell'epoca come un baluardo. Può essere
l'ulteriore svolgimento del pensiero di La· Mennais. Le sue idee permasero anche
dopo la rottura con il papato..
. .
'.'
84 'Cf. al proposito C. BUTLER-H.
LANG) Das I. Vatikanische
Konzil, Mi.inchen
2I96I,. 66; R. ·AUBERT)
Vatikanunt I) Mainz I965 .
. 85 Per .una documentazione, ..vedi:
L VON DOLLINGER,'Die
. Vergangenheit
und
Gegenwarr der katholischen Theologie', in: J. FINSTERHOLZL) Ignaz von Dollinger.
Wegbereiter heutiger Theologie; Graz I969', Ù7·263~
MUTAMENTI DELL'IMMAGINE DELLA CHIESA
sintomatico di questa mentalità il fatto che l'edilizia ecclesiastica non
poté (non riuscì a) crearsi una propria e specifica espressione, ma si
limitò ad un'opera restauratrice, a copiare il romanico e il gotico
(ora neoromanico e neogotico), esaurendosi così nell'arte dei «nazareni».
Questo impulso di fondo condiziona decisamente e globalmente
anche l'immagine di Chiesa di quel periodo: la Chiesa è l'opposizione e contraddizione allo spirito del tempo perché, e negli stessi
termini in cui, questo spirito è opposizione e contraddizione alla
fede e quindi alla mentalità dei credenti. La parola che la Chiesa
rivolge al mondo si traduce dunque in una diagnosi che accerta
soltanto gli aspetti negativi, in una condanna e in una difesa; la
concezione ecclesiologica utilizza termini quali «bastione», «argine
di difesa», «rocca», «fortezza», dove ogni attività dev'essere pensata e ordinata all'unico scopo: impedire l'irruzione dall'esterno,
1'assalto delle forze nemiche e devastatrici, e rafforzare il fronte
interno, renderlo compatto, aumentarne le possibilità difensive.
Questo obiettivo lo si potrà raggiungere pienamente soltanto quando si riuscirà a conferire un'espressione chiara e univoca al contenuto della fede, e ciò mediante l'oggettivazione dei contenuti di
fede nella forma di definizione e dogmatizzazione, di repulsa decisa
di ogni eresia, confusione, falso comportamento, chiaramente diagnosticati.
5. Il concilio Vaticano
I
Ad esprimere questa concezione di Chiesa, che si riflette innanzitutto nella chiara opposizione al mondo, stanno l'enciclica Mirari
Vos di Gregorio XVI,autore dello scritto Trionfo della Santa Sede e della Chiesa contro gli assalti dei nouatori, il Sillabo di Pio IX
(DS 2901-2980) e il concilio Vaticano I (aa. 1869/70), il quale riassume tutti questi impulsi. L'obiettivo che si proponeva tale assise lo
si ritrova espresso nelle parole d'indizione del concilio: unificare il
mondo cattolico, al fine di produrre una dimostrazione eloquente
della verità, che contraddice gli errori del tempo, e adeguare la
disciplina ecclesiastica alle nuove situazioni.
IL CO'NCILIOVATICANO'I
Nella sua costituzione dogmatica Dei Filius 86 sulla fede cattolica
il concilio ripropone, con estrema consequenzialità, quanto appena
afferma to, e lo riesprime sia nel «dato»: l'articolazione delle fondamentali verità di fede, sia nel «modo»: opponendosi a tutti gli
«isrni» che lo contraddicono, come l'ateismo, materialismo, panteismo, agnosticismo, razionalismo, fìdeismo. Dall'ampio schema preparatorio," che conteneva ed evolveva le due tesi: «La Chiesa è
il corpo mistico di Cristo» - «La Chiesa è una società vera, perfetta, spirituale e soprannaturale», la costituzione dogmatica sulla Chiesa (Pastor aeternus i prese soltanto la questione del 'primato', la
cui trattazione venne poi promulgata come pars prima (DS 3064),
ed affermò che al pontefice romano spetta un potere .di giurisdizione supremo, ordinario, immediato e pieno su tutte le singole
Chiese, sui pastori e sui fedeli, e non soltanto in materia di fede
e di costumi ma anche di disciplina e di governo. Affermò inoltre,
benché ciò non rientrasse nella problematica originaria, il carattere
infallibile delle decisioni ex cathedra in materia di fede e di costumi,
le quali «ex sese, non autem ex consensu ecclesiae» sono irreformabili.
I problemi che vengono circoscritti con i termini di conciliarismo,
episcopalismo, gallicanesimo - tutti con una lunga e movimentata
storia alle spalle e con notevoli ripercussioni - sono chiaramente
risolti nel senso di una «totale centralizzazione di ogni potere ecclesiastico nelle mani del papa. Un ulteriore aumento in questa direzione è impossibile»."
Deciso ormai è anche il problema dell'unità della Chiesa, del suo
luogo e della sua realizzazione. Essa è implicita nel papato, che ora
si fa valere in modo pieno, senza alcuna restrizione. «Il nucleo più
profondo della Chiesa è la sua unità. Non è pensabile alcun raffor86
H.
J.
POTTMEYER,
De1' Glaube uon dem Ansprucb
der \YIissenschaft.
Die Kons-
titution
iìber den katholischen
Glauben
Dei Filius des I Vatikanischen
Konzils und
die unveroffentlichten
theologischen
Voten der vorbereitenden
Kommission,
Freiburg I968.
87 F. VAN DE HORST, Das Schema ùber die Kircbe auf dem I Vatileaniscben J(011zil, Paderborn
I963; H. SCHAUF, De Corpore Christi Mystico sive de Ecclesia Cbristi
Theses. Die Ekklesiologie
des Konzilstheologen
CL Schrader
S], Freiburg
I959."
88 ]. LORTZ, Geschichte
der Kirche=tv, 46; H. KUNG, Unfehlbar? Eine Anjrage,
Einsiedeln
I970 (tr. it. Infallibile?
Una domanda, Anteo, Bologna 3I97I):
328
MUTMvIENTI DELL'IMMAGINE DELLA CHIESA
zamento più imponente di questa unità se non mediante l'episcopato sommo e infallibile del papa di Roma» (Lortz ). La definizione
cadde proprio nel momento in cui si profìlava la fine dello stato
ecclesiastico, simbolo della sovranità e dell'indipendenza del papa.
Sembrava così che l'unità della Chiesa risultasse nel migliore dei
modi garantita, esplicitata e avverata, quando si fosse orientata
verso il centro dell'unità e quando da questo centro si fosse lasciata
determinare. Sembrava che il maximum e l' optimum stessero nella
uniformità. La Chiesa pontificia, la Chiesa romana, aveva così trovato una nuova articolazione e concretazione.
Questo, concilio non tratta né rammenta il concetto del rinnovamento della Chiesa, dell' ecclesia rejormanda. Già Gregorio XVI
l'aveva avvertito come un attacco all'essenza della Chiesa, «quasi
che questa possa essere esposta a delle carenze». L'appello al rinnovamento ed alla conversione viene rivolto al mondo soltanto. La
Chiesa esiste appunto per questo ed ha tutto, il diritto di rivolgere
tale invito. Da parte sua, come afferma un testo conciliare improntato da un solido ottimismo apologetico, «per se ipsa, ob suam nempe admirabilem propagationem, eximiam sanctitatem et inexhaustam
in omnibus bonis [oecunditatem, ob catbolicam unitatem invictamque stabilitatemmagnum
quoddam et perpetuum est motivum eredibilitatis et divinae suae legationis testimonium irreiragabile. Quo
fit) ul ipsa veluti signum levatum in nationes (d..Is .. I1.,I2), et; ad.
se inuitet, qui nondum crediderunt, et filios suos certiores [aciat,
firmissimo niti [andamento fidem, quam profitentur» (DS 3013 S.).89
Il fatto che dopo il concilio alcuni uomini di stato, come Gladstone o Bismarck, abbiano paragonato la Chiesa cattolico-romana,
pontificia, con una monarchia assoluta non va interpretato come un
equivoco od una insinuazione maliziosa, ma è il frutto di un'impressione «a prima vista». D'altra parte non si deve qualificare la dichiarazione dogmatica conciliare semplicemente come una vittoria del
papalismo. Infatti le rivendicazioni fondamentali di questa tendenza non riuscirono ad imporsi.
in: Das Konzil und die
Konzile, Stuttgart Yçéa, 285-33° (tr, it. Il concilio e i concili, Ed. Paoline, Roma
21962);
H.,FRIES,
'Glaube und Kir-Kirche - Thema zweier Konzile', in: Glaube und
Kircbe au] denz Prufstand, Miinchen I970, I44-I95.
89
R.
AUBERT"
'Die Ekklesiologie beim Vatikankonzil',
IL CONCILIO VATICANO I
Nonostante che l'esposizione ecclesiologica del Vaticano I fosse
espressamente. affermata come parso prima, praticamente essa venne
ritenuta, sia all'interno che al di fuori della Chiesa cattolica, come
tutto ciò che della Chiesa si deve dire. Non si avvertÌ come carenza il fatto che nel concilio non si fosse articolata la determinazione teologica essenziale della Chiesa (la ritroviamo soltanto nello
schema preparatorio), che si fosse trattato della posizione e ruolo
dei vescovi nella Chiesa soltanto formulando la dottrina sul papa,
che non si fosse parlato del popolo di Dio, dei laici, della dimensione profetica e carismatica. Si credette che tutto questo venisse
«in qualche modo» ad integrarsi nella Chiesa del papa. La lettera
pastorale dei vescovi tedeschi (a. 1875), scritta contro una circolare
di Bismarck, il quale riteneva che stando alla dottrina del concilio
i vescovi dovessero venir considerati come puri esecutori degli ordini del papa, qualificato come sovrano assoluto, elucidava in modo
persuasivo il rapporto che intercorre Ira il papa e i vescovi, e il
diritto di questi ultimi nelle proprie «Chiese», che si fondava nella
istituzione divina e che anche il papa era tenuto a. rispettare."
Pio IX ha espressamente approvato questa esposizione, dichiarandola interpretazione
autentica dei decreti conciliati. Analogamente
si dirà della risposta di Newman all'interpretazione che del concilio
dava Gladstone in merito all'affidamento che in campo politico i
cattolici inglesi potevano dare." Praticamente però queste notifiche
non furono molto efficaci; la lettera dei vescovi tedeschi rimase per
decine d'anni completamente dimenticata" e probabilmente non per
puro caso.
Il primato del papa espresso nel concilio, il potere centrale che
esso implicava e l'infallibilità pontificia nelle decisioni ex catbedra
si crearono poi dei modi di realizzazione e di organizzazione sotto
forma di numerose encicliche, col potenziamento del sistema curiale,
con dispense, decisioni e controlli su molte questioni specifiche, affidati alla curia e ai suoi dicasteri e vincolanti per la Chiesa universale, con la diffusione del corso delle istanze, con l'erezione di nuove
90 Il testo in NEUNER-Roos,
Der Glaube der Kircbe in den Urkund~,n dei' Lebroerkiindigung, Regensburg
1958, 245-248.
91 Il,. testo
in J. H. NEWMAN, Ausgeuidblte
Wet:ke IV: Polemische
Schriften,
11.3-251
33°
MUTAMENTI DELL'IMJ\fAGINE DELtA CHIESA
nunziature, con la regolamentazione della nomina dei vescovi. La
espressione più chiara ed allo stesso tempo la radicazione giuridica
di quest'immagine le ritroviamo nella codificazione del diritto ecclesiastico, nel Codex Iuris Canonici che, nella sua impostazione, articolazione e disposizione del materiale, costituisce uno specchio fedele di ciò che s'intende per Chiesa gerarchica, pontificia, e delle
implicanze soggiacenti al sommo episcopato del papa.
L'atteggiamento tipicamente apologetico, difensivo e di condanna
nei confronti dello spirito del tempo, nemico della rivelazione, della
Chiesa, influì per lungo tempo ancora, e notevolmente. Si profilò
soprattutto nel comportamento assunto dalla Chiesa, e meglio da
Roma, nei confronti del modernismo" che venne qualificato e bollato da Pio x, un papa che pur vanta dei meriti nel campo del
rinnovamento liturgico, come «serbatoio di tutte le eresie» e che,
con il giuramento antimodernistico, reso obbligatorio per tutti gli
ecclesiastici, doveva venir bandito una volta per tutte dalla Chiesa
(ns 3475-3500). La stessa mentalità la ritroviamo espressa nel tentativo d'infrapporre ostacoli al cattolicesimo riformatore in Italia,
in Francia e soprattutto in Germania." Già la parola «riforma»
- una determinazione fondamentale della Chiesa - sembrava ormai compromessa dalla Riforma protestante; in essa si vedeva il
pericolo di arrecare ulteriori danni alla Chiesa, di compromettere
il suo prestigio. Non si poteva nemmeno parlare di riforma della
Chiesa. Come conseguenza abbiamo una Chiesa congelata, ridotta a .
ghetto; la sua unità diventata sinonimo di chiusura ed espressa, nella
sua formulazione più adeguata, coi termini di «roccia contro cui
s'infrangono i flutti» , «arca tra le onde del diluvio universale».
92 E. POULAT,Histoire, dogme etcritique
dans la crise moderniste, Toulouse I962
(tr, it. Storia dogma e critica nella crisi modernista, Morcelliana, Brescia); R. AuBERT, 'Pubblicazioni recenti sul modernismo', in: Concilium (ed. ìt.) 5: (I966)
I28-I45·
93 O. SCm~{>DER, Auibrucb : und Missverstiindnis. Zur Geschichte der Reformkatholischen Bewegung, Graz I969.
ALLA RICERCA DELLA TOTALITÀ
331
6. Alla ricerca della totalità
Dopo la prima guerra mondiale e gli scotimenti da essa provocati,
soprattutto in Germania si annunciava una forte coscienza ecclesiale. Questa trovò la sua espressione classica nella celebre frase di
Romano Guardini: «il risveglio della Chiesa nelle anime»," processo che il Guardini paragona con una nuova pentecoste. Secondo
l'autore esso consiste nei fatto che la Chiesa, come comunità, nella
sua vita, liturgia ed oggettività, non «sta di fronte» all'uomo, non
viene sperimentata come limitazione ma proprio come contenuto
dell'autentica vita religiosa. Nasce così la coscienza del «Noi siamo
Chiesa». Nello stesso periodo e nei medesimo orizzonte sono molti
gli scrittori che trattano della Chiesa e dei cattolicesimo: oltre Karl
Adam, ricordiamo Peter Lippert, Arnold Rademacher, Johannes
Pensk, Erich Przywara, Robert Grosche, Carl Feckes." In questo
tempo G. von Le Fort scrisse i suoi Inni alla Chiesa, molto letti
e diffusi. Nel suo libro, che reca lo stesso titolo, Otto Dibelius par~
lava del sec. xx come de «Il secolo della Chiesa» anche nei protestantesimo, dove, stando ad una osservazione di E. Brunner, la
Chiesa fino allora era stata un tema poco avvertito ed anche un
problema che non aveva trovato ancora una soluzione."
I movimenti cattolici sorti in questi anni: il movimento giovanile, il movimento degli accademici, quello liturgico, quello ecumenico, quello biblico, le numerose associazioni e organizzazioni, la
«azione cattolica», o come anche oggi viene chiamata sintomaticamente «la partecipazione dei laici all'apostolato gerarchico», voluta
dai papi e considerata un imperativo e una possibilità dell'ora pre94 Vom Sinn der Kircbe,
Mainz 1922, 41955 (tr. it. Il senso della Chiesa, Morcelliana, Brescia).
95 K. ADAM, Vom
W'esen des Katbolizismus,
Augsburg 1924; Diìsseldorf 121949
(tr. it. L'essenza del cattolicesimo, Morcelliana, Brescia); P. LIPPERT, Die Kirche
[esu Cbristi, Freiburg 1924; A. RADEMACHER,Die Kirche als Gemeinschaft
und
Gesellscbajt, Augsburg 1931; J. PINSK, Die Kirche Cbristi als Kircbe der Volker,
Paderborn
1935; E. PETERSON, Die Kircbe, Leipzig 1929; E. PRZYWARA,'Corpus
Christi mysticum, Eine Bilanz', in: ZAM 15 (1940) 197-215; R. GROSCHE, Pilgernde
Kirche, Freiburg
1938, 21969; C. FECKES, Das Mysterittm
der heiligen Kircbe,
Paderborn
19.3-4.
96 E. BRUNNER, Vom Missverstandnis
der Kircbe, Ziirich 1951.
332
MUTAMENTI DELL IMMAGINE DELLA CHIESA
sente, erano tutti segni di una rinnovata vitalità della Chiesa, del
«risveglio della Chiesa nelle anime».
Caratteristica per l'immagine della Chiesa che in quel tempo si
era formata fu unaecclesiologia teologica che coglieva la realtà
della Chiesa nella sua dimensione globale, nella sua unità di opposti,
nella sua forza di affermazione, nel suo carattere non soltanto esteriore, sociale o giuridico, canonistico o gerarcologico. Ridivennero così attuali, nelle loro affermazioni ecclesiologiche, Paolo (soprattutto), i padri della Chiesa, Mohler e Newman, ma anche
Scheeben.
A risolvere, a suo modo, la disputa circa il concetto di Chiesa 97
e il problema dell'immagine più appropriata per esprimere tale
realtà, fu l'enciclica di Pio- XII l~lystici Corporis Christi (a. 1943\
che per lungo tempo influirà sulla mentalità ecclesiologica. Lo scritto
inizia col dire che il concetto di «corpus Christi mysticum» costituisce la più ampia e pertinente determinazione della Chiesa, a differenza di tutte le altre designazioni. Lo scritto si articola poi seguendo
l'esposizione dei concetti: corpus - Christi - mysticum. Con corpus,
l'enciclica intende affermare la peculiarità, l'indivisibilità, la visibilità, la figura organica e gerarchicamente compaginata, quindi la
possibilità stessa di determinare con chiarezza anche i membri che
la compongono. Il riferimento di questo corpo con Cristo è implicito nel fatto che questi è il creatore, capo, redentore e sostentatore
della Chiesa; il primato del papa non sopprime la funzione di capo,
propria di Cristo, ma la rappresenta. In questa caratterizzazione l'appellativo di «mistico» intende esprimere il concetto che la Chiesa è
corpo di Cristo non soltanto in senso metaforico o morale e sociale, ma in realtà; tuttavia - questo è l'altro estremo che si vuole
evitare - non nel senso di una unità di tipo biologico-organologico,
che potrebbe' condurre ad un'identificazione della Chiesa con Cristo e alla depersonalizzazione dei suoi membri. Il concetto di «mistico» descrive proprio questo carattere peculiare e specifico della
corporeità della Chiesa come corpo di Cristo."
'Qui non "è difficile scorgere il mutamento di significato che il
Ekklesiologie im V?erden, Paderborn 1941.
98 C. FECKES, Die Kircbe als Herrenieib. Darlegungen und Erlauterungen
Enzyklika Papst Pius' XII. Mystici Corporis Cbristi, Koln 1949.
97M.D.,KoSTER,
zur
ALLA RICERCA DELLA TOTALITÀ
'333
concetto di «corpus Christi mysticum» è venuto ad assumere in
questa sua determinazione, ben differente da quella dell'antichità
c.ristiana e del medio evo." In questa enciclica si afferma inoltre
che il corpo mistico è realmente identico con la Chiesa cattolico,"
romana .. I peccatori non rimangono esclusi dalla Chiesa. Questa,
comunque, non sembra essere colpita dal ·peccato e dalla colpa dei
suoi membri. La colpa esiste in essa «in conseguenza della riprovevole inclinazione al male del singolo» (68). Coloro che non sono
«reapse» membri di questa Chiesa, ma che ricevono la grazia di
Cristo, rimangono riferiti al corpo mistico e tale riferimento viene
descritto coi termini di «votum» e di «desiderium inscium» (107).
La loro via, e quindi la via che conduce all'unificazione, è quella' del
ritorno alla casa paterna.
L'enciclica Mediato,. Dei (a. 1947),' dello stesso papa, raccoglie
le istanze del movimento liturgico e le rende normative per la Chiesa universale, conferendo così degli impulsi decisivi alla vita interiore della Chiesa e portando avanti il processo .di concentrazione.
L'enciclica Mystici Corporisha vitalizzato in modo straordinario
la tematica ecclesiologica, soprattutto in merito' al problema del
rapporto che corre tra il concetto di corpo di Cristo e quello di
popolo di Dio, come determinazione della realtà ecclesiale. In seguito venne a delinearsi una nuova concezione dell'immagine della
Chiesa, che-ora si affermerà come sacramento primordiale, figura
visibile della grazia invisibile (O. Semmelrothj.l" ed anche una distinzione tra Chiesa come struttura e Chiesa come comunione (Y. Congar )/01 che portò a riflettere sul modo di definire l'appartenenza
alla Chiesa. Sul problema sorse una discussione tra i teologi dogma. tici e quelli canonisti; in questa seconda cerchia ci si richiamava alla
affermazione del CIC Cc. 87), secondo la quale un uomo viene costituito persona nella Chiesa mediante il battesimo. In tale prospettiva
si evolse l'idea di un'appartenenza per gradi.!"
Una nuova ed ultima impostazione del modo con cui delinearsi
99 Cf. J. RATZINGER, Wlesen und Grenzen der Kircbe, «Studien und Berichte der
Kath.· Akademie in Bayern» 24 (Wiirzburg 1963) 47-68.
100 Q. SEMMELROTH,
Die Kircbe als Ursakrament,
Frankfurt I953 (no it. La
Chiesa. come sacramento originario, D'Auria, Napoli).
101 Y. CONGAR nei suoi numerosi scritti.
102 K. MORSDORF,
Lebrbucb des Kirchenrechts I, Miinchen 111964, I76.
334
MUTAMENTI DELL'IMMAGINE
DELLA CHIESA
l'immagine di Chiesa ci viene offerta dal concilio Vaticano II, «il
concilio della Chiesa sulla Chiesa». La Chiesa è oggetto di riflessione non soltanto nella costituzione dogmatica Lumen Gentium,
che espressamente tratta del tema, ma in tutte le altre esposizioni,
che intendono illustrare e sviluppare il problema de «La Chiesa... ».
Il concilio Vaticano II si differenzia - e ciò è importante per
l'immagine della Chiesa - dal Tridentino e dal Vaticano I per il
fatto che, in prima linea, non intende esprimersi in termini dogmadei, apologetici o di teologia controversistica, con affermazioni rivolte contro qualcuno, articolate in definizioni o in anatemi, in forme nelle quali si era abituati a vedere i momenti culminanti della
assise conciliare. Il Vaticano II presenta innanzitutto una dimensione pastorale. Esso intende far trasparire, dal centro e dalla pienezza della fede e concezione di fede, ciò che la Chiesa, il suo messaggio, il suo compito, la sua missione per il mondo e per gli uomini del nostro tempo significhino. Questo mondo però non viene
presentato nelle diverse forme dei suoi «isrni», delle sue W eltanscbauung e ideologie, bensì nella realtà degli uomini concreti, che la
Chiesa, illustrando la propria realtà, vuole incontrare non a livellò
di condanna bensì nell'accettazione, solidarietà, dialogo e cooperazione. Da questo aspetto pastorale del concilio emerge un'esplicita
volontà di rinnovamento, formulata non come appello rivolto agli
altri ma ai membri stessi della compagine ecclesiale: laconvinzione dell' «ecclesia semper rejormanda», della necessità e possibilità del rinnovamento. Secondo il concilio questo rinnovamento si
effettua alla luce della sua origine normativa, Gesù Cristo, della
testimonianza che di lui è stata detta - qui si esplicita la dimensione biblica del concilio - e nell'accettazione della propria missione nel tempo e per gli uomini di questo tempo, il quale offre alla
Chiesa una possibilità ed allo stesso tempo uno stimolo. Matura
così anche la dimensione ecumenica conciliare, la determinazione
cioè del rapporto della Chiesa con le altre Chiese, con le religioni e
con il mondo, così come il concilio l'ha voluta concretare.
I documenti più importanti per il tema che stiamo trattando, la
costituzione dogmatica Lumen Gentium e la costituzione pastorale
sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et Spes, hanno
offerto alla teologia ecclesiale notevoli e vasti impulsi: sia a livello
ALLA RICERCA DELLA TOTALITÀ
335
biblico,di storia dei dogmi, di teologia sistematica, sotto lo stimolo
di de Lubac, Congar, Journet, Tromp, Karl e Rugo Rahner, von
Balthasar, Schmaus, Guardini, sia a livello di esperienza pratica,
pastorale, come questa venne condotta soprattutto in Francia, dove
ha trovato anche un'espressioneéonvincente
e un'impronta duratura nella celebre lettera pastorale del cardo Suhard: Ascesa o tramonto della Cbiesa? (a. I947).
Nella Lumen Gentium il concilio ha intenzionalmente respinto il
motivo imperiale e trionfalistico, ha superato modelli estranei al
riflettere teologico, ha prescisso da aspetti giuridici e controversi,
mentre ha descritto invece la Chiesa innanzitutto come mysterium,
sacramentum unitatis tra Dio e l'uomo e tra gli uomini tra loro. Ha
ripreso dunque il motivo misterico, illustrandolo nel suo sviluppo
storico-salvifico, attingendo dalla ricchezza delle immagini bibliche
di popolo di Dio, corpo di Cristo, creatura dello Spirito (H. Kiing )
e delineando i tratti della missione della Chiesa nella sua testimonianza di fede, nel suo servizio alla parola e al sacramento. Ha reso
la qualifica di popolo di Dio nota dominante l02a nella descrizione
della realtà della Chiesa e quindi ha superato ogni gerarcologia; ha
sottolineato la differenza che intercorre tra la Chiesa e Dio, i tratti
caratterizzanti la figura della Chiesa pellegrinante e storica, la sua
funzione strumentale, la sua non-identità con il regno di Dio, come
pure una realtà ecclesiale che abbraccia ed ingloba tutti i fedeli, prima ancora di ogni loro differenziazione, come popolo di Dio. Il Vaticano II ha subordinato il problema della struttura gerarchica a due
concetti di fondo, che cioè il ministero va descritto come dono e
come servizio. Pur ripetendo, quasi fin troppo, le tesi del Vaticano I
e riproponendo le categorie ambigue del primato e dell'infallibilità
del papa, il concilio ha parlato diffusamente ed efficacemente del
collegio dei vescovi e del ministero episcopale, che da null'altro è
definito se non dalla missione. Ha articolato il principio della collegialità e sinodalità come elemento strutturale della Chiesa; ha messo
in rilievo l'importanza della Chiesa orientale, qualificandola come
una rappresentanza della Chiesa stessa; richiamandosi al sacerdozio
di tutti i fedeli, ha sottolineato la dignità, il compito e la responsa102'
Cf .. M.
KELLER,
«Volk
Gottes»
als Kircbenbegrrf,
Zi.ir:ch 1970.
MUTAMENTIDELL'IMMAGINEDELLACHIESA
bilità dei laici, come pure la funzione, spesso del tutto loro specifica,'
di rendere presente la Chiesa nel mondo. Ha riaffermato il dato carismatico e profetico come fondamento della Chiesa (Eph. 2,18), conferendo di nuovo ad esso un diritto di cittadinanza. Nel trattare il
problema dell'identificazione della Chiesa cattolico-romana con la
Chiesa di Gesù Cristo, ha sostituito l'esclusivo «est» con un chiaro
«subsistit» (Lumen Gentium 7); non ha caratterizzato il rapporto con
le altre Chiese e confessioni cristiane impiegando e sfruttando il concetto di appartenenza alla Chiesa ma riaflermando le realtà vitali, costituenti la Chiesa, che si ritrovano anche in esse presenti e che le
giustificano, anzi le rendono necessariamente strumenti di salvezza,
come Chiese. L'affermazione conciliare contenuta nel decreto sull'ecumenismo (art. 3 e 19-23), secondo la quale le confessioni non-cattoliche, e non solo quelle ortodosse, vanno qualificate e descritte come
Chiese (ecclesiae et. communitates ecolesialess, costituisce un fatto
nuovo, che nessun documento magisteriale del passato presentava,
che anzi respingeva: si tratta di una svolta nell'ecclesiologia. Il rapporto di queste Chiese viene definito mediante il «coniunctum esse»
(Lumen Gentium 14) esi dice concretamente in che esso consiste
e su che cosa si fondi. L'appello all'unità dei cristiani non è rivolto
agli altri maè una parola d'invito alla «conversione» quotidiana, che
la Chiesa rivolge a se stessa e che ora assume quindi un significato
ben diverso da quello usuale, di passaggio cioè alla Chiesa .cattolica.
Tutte queste affermazioni rendono chiaro che: l'unità ecclesiale,
che si cerca e cui si mira, non presentai! carattere dell'uniformità,
di un centralismo che tutto determina, e regola, bensì della pluralità"
che non compromette, anzi rafforza, l'unità, come già si verificò
nella Chiesa agli inizi della sua storia: unità, nella pluralità/"
Le pubblicazioni
sull'argomento
sono .numerose.
Ricordiamo:
LThK: Das
zweite Vatikanische
Konzil I-III, Freiburg
1966-1968; G, BARAUNA,De Ecclesia.
Beitrage zur Konstitution
«Uber die Kirche» des Zweiten Vatikanischen
Konzils,
Freiburg 1966 (ed. it. La Chiesa del Vaticd1id II, Vallecchi, Firenze 1965); H. 1lE
LUBAc, Geheimnis aus dem toir leben, Einsiedeln 1967 (tr. it. Paradosso e mistero
della Chiesa, Queriniana, Brescia); H. KUNG, Die Kircbe, Freiburg 1967, 31969 (tr.
it. La Chiesa, Queriniana,
Brescia); H. Fries, in: Konjessionskunde Algermissen,
Paderborn 81969, 4-73; J. RATZINGER, Vas neue Volk Gottes.Entwiirfe
zur Ekklesiologie, Diìsseldorf 1969 (tr. it. Il nuovo popolo di Dio, Queriniana, Brescia);
K. RAHNER, Schriften zur Theologie VI, VII, IX, Einsiede1n I965-1970 (alcuni contributi sono stati pubblicati dalle Edizioni Paoline; vedi la bibliografia); J. eHR.
103
ALLA RICERCA DELLA TOTALITÀ
337
La posizione della Chiesa nei confronti del mondo un concettocheviene
impiegato in modo differenziato, non globale - la
troviamo articolata nella costituzione pastorale Gaudium et Spes.104
Proprio questo documento, cresciuto di pari passo con lo svolgersi
dei documenti concili ari , mostra chiaramente la notevole differenza
tra le affermazioni del Vaticano I e quelle della Chiesa post-vaticana,
Inoltre qui la Chiesa viene sottratta alla tentazione di rispecchiare,
seguendo un processo di falsa introversione, soltanto se stessa. Un
nuovo tratto dunque che, meglio di tutte le altre, le parole stesse
con cui si apre la costituzione conciliare ci descrivono: «Le gioie e
le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri
soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le
speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi
è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore. La loro
comunità, infatti, è composta di uomini, i quali, riuniti insieme nel
Cristo, sono guidati dallo Spirito santo nel loro pellegrinaggio verso
il Regno del Padre, ed hanno ricevuto un messaggio di salvezza da
proporre a tutti. Perciò essa si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia».
Il periodo del posi-concilio, il momento storico in cui viviamo, per
quanto concerne l'immagine della Chiesa è caratterizzato dal fatto
che i testiconciliari,
i motivi così vivi, espliciti ed operanti nel concilio, gli impulsi al rinnovamento - che comporta dei cambiamenti
- ed all' «aggiornamento»; lo stimolo ad aprirsi nei confronti del
mondo, all'impegno sociale, alla libertà, alla maturità, all'esercizio
della critica e della profezia; il richiamo alla vocazione propria dei
laici, alla distinzione tra contenuto ed espressione della fede, alla
storicità; l'appello ecumenico, il riconoscimento degli altri, tutte
queste sollecitazioni cercano di realizzarsi in un mondo in rapida
evoluzione. Vengono a tradur si in un processo inevitabilmente difficile, nel quale operano diverse forze, tendenze, potenzialità, differenziazioni e antagonismi, in: vitale tensione e critico confronto; dove
HAMPE, Die Autoritdt der Freiheit. Gegenw:art des Konzils und Zukunft der Kirche
im okumenischen Disput I-III, Miìnchen 1967/68; M. SCHMAUS, Der Glaube der
Kircbe, I, Miinchen 1970.
104 G. BARAUNA,Die Kircbe in der Welt
von beute. Untersuchungen
und Kommen tare zur Pastoralkonstitution
Gaudium et Spes des II Vatikanischen Konzils,
Salzburg 1967 (ed. it. La Chiesa nel mondo d'oggi, Vallecchi, Firenze 1966).
22 -
Mysterium
Salutis,
IV/I
MUTAMENTI
DELL'IMMAGINE
DELLA CHIESA
per alcuni la spinta e l'apertura del concilio si attuano sotto il segno
della lentezza, del temporeggiamento, della timidezza, ostacolate 'soprattutto dagli esponenti della gerarchia e contrassegnate dalla mancanza di «coraggio nel procedere oltre»; mentre per altri il rinnovamento 'e le innovazioni vengono attuati troppo impetuosamente e
radicalmente, senza tenere in giusto conto la tradizione, nell'intolleranza verso tutto ciò che si è storicizzato nel corso dei secoli, e che
permane nella vita della Chiesa, e conducendo al dissolvimento ed
alla perdita della sostanza stessa. Si delineano così nella Chiesa degli
schieramenti tra i quali spesso il dialogo riesce più difficile che con
il mondo.
Possiamo spiegare questo fenomeno dicendo che, in tale processo
di rivolgimento e di trapasso, la Chiesa del concilio è presa in parola;
l'empirìa, la prassi e la realtà della Chiesa vengono messe a confronto con le sue istanze e promesse. O potremmo anche dire, richiamandoti alla nota affermazione, che il concilio emancipa i suoi figli.
Negli anni del post-concilio 105 la Chiesa è' sottoposta ad una vasta
e radicale critica, sia dal suo interno che dall'esterno, e ad una discussione che non risparmia nessuno dei suoi aspetti. È indubbio che
ai nostri giorni è molto diffuso il senso di repulsa per la Chiesa, una
avversione che sempre più 'chiaramente assume i tratti di atmosfera
antiecclesiale. In stretta relazione con questo' stato di cose sta il
fatto che il problema della Chiesa passa in secondo ordine, mentre
emergono l' «affare con Dio» (Sache mit Gott), le provocazioni insite
nelle diverse espressioni dell'ateismo odierno, il secolarismo e positivismo crescenti, il nuovo illuminismo e movimento di emancipazione, in tutte le loro forme. Ancora più preoccupante è il disinteresse sempre più marcato e generale per tutto ciò che ha a che fare
con la Chiesa, la «caricatura di quella compassione che si mostra verso i morenti» (J.B; Metz): Il «risveglio della Chiesa nelle anime» ha
lasciato il posto al morire della Chiesa negli uomini, nella società,
nell'opinione' pubblica. Questa nuova situazione, condotta ai nostri
giorni a delle conseguenze estreme e che vorrebbe cancellare le u1ti105 H. FRIES} Argernisund
Widerspruch, Wiirzburg 2I968; IDEM} 'Kirche - fiinf
Jahre nach clero Konzil', in: Hochland 63' (I97I) 1-14; J. B. METZ} Reiormation
und Gegenreiormation
beate, Mainz I969 , (tr. it. Riforma e contrari/orma oggz,
Queriniana, Brescia); W. SANDFUCHS} Wége aus der Kriser, Wiirzburg 19ìO.
BIBLIO,GRAFIA
339
me tracce del trionfalismo ecclesiastico, permette" d'intravedere il
destino, la missione e il compito della Chiesa nel mondo: .di 'non
costruire cioè il proprio' avvenire sul potere, sulla società, sulla tradizione' e ambiente, sui privilegi e alleanze, ma di esistere come comunione di fedeli, che" realizzano questa fede nella .decisione.
E proprio così questa Chiesa, privata ormai di numerose sue forme'
tradizionali, può guadagnare un nuovo spazio di libertà e riconoscere
la propria missione, quella di essere sale della terra e luce del mondo,
colei che assume le difese dell'uomo, della sua dignità, del suo senso
e della sua libertà, quella che patrocina la sua causa, media unir
parola (Wort) che possa essere anche una risposta (Ant-\Vort). In
questo modo. la Chiesa non viene estraniata ma ricondotta al suo
genuino compito ed alla sua vera e propria missione.
.
.
HEINRICH
FRIES