6. Alla ricerca della totalità Dopo la prima guerra mondiale e

ALLA RICERCA DELLA TOTALITÀ
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6. Alla ricerca della totalità
Dopo la prima guerra mondiale e gli scotimenti da essa provocati,
soprattutto in Germania si annunciava una forte coscienza ecclesiale. Questa trovò la sua espressione classica nella celebre frase di
Romano Guardini: «il risveglio della Chiesa nelle anime»," processo che il Guardini paragona con una nuova pentecoste. Secondo
l'autore esso consiste nei fatto che la Chiesa, come comunità, nella
sua vita, liturgia ed oggettività, non «sta di fronte» all'uomo, non
viene sperimentata come limitazione ma proprio come contenuto
dell'autentica vita religiosa. Nasce così la coscienza del «Noi siamo
Chiesa». Nello stesso periodo e nei medesimo orizzonte sono molti
gli scrittori che trattano della Chiesa e dei cattolicesimo: oltre Karl
Adam, ricordiamo Peter Lippert, Arnold Rademacher, Johannes
Pensk, Erich Przywara, Robert Grosche, Carl Feckes." In questo
tempo G. von Le Fort scrisse i suoi Inni alla Chiesa, molto letti
e diffusi. Nel suo libro, che reca lo stesso titolo, Otto Dibelius par~
lava del sec. xx come de «Il secolo della Chiesa» anche nei protestantesimo, dove, stando ad una osservazione di E. Brunner, la
Chiesa fino allora era stata un tema poco avvertito ed anche un
problema che non aveva trovato ancora una soluzione."
I movimenti cattolici sorti in questi anni: il movimento giovanile, il movimento degli accademici, quello liturgico, quello ecumenico, quello biblico, le numerose associazioni e organizzazioni, la
«azione cattolica», o come anche oggi viene chiamata sintomaticamente «la partecipazione dei laici all'apostolato gerarchico», voluta
dai papi e considerata un imperativo e una possibilità dell'ora pre94 Vom Sinn der Kircbe,
Mainz 1922, 41955 (tr. it. Il senso della Chiesa, Morcelliana, Brescia).
95 K. ADAM, Vom
W'esen des Katbolizismus,
Augsburg 1924; Diìsseldorf 121949
(tr. it. L'essenza del cattolicesimo, Morcelliana, Brescia); P. LIPPERT, Die Kirche
[esu Cbristi, Freiburg 1924; A. RADEMACHER,Die Kirche als Gemeinschaft
und
Gesellscbajt, Augsburg 1931; J. PINSK, Die Kirche Cbristi als Kircbe der Volker,
Paderborn
1935; E. PETERSON, Die Kircbe, Leipzig 1929; E. PRZYWARA,'Corpus
Christi mysticum, Eine Bilanz', in: ZAM 15 (1940) 197-215; R. GROSCHE, Pilgernde
Kirche, Freiburg
1938, 21969; C. FECKES, Das Mysterittm
der heiligen Kircbe,
Paderborn
19.3-4.
96 E. BRUNNER, Vom Missverstandnis
der Kircbe, Ziirich 1951.
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MUTAMENTI DELL IMMAGINE DELLA CHIESA
sente, erano tutti segni di una rinnovata vitalità della Chiesa, del
«risveglio della Chiesa nelle anime».
Caratteristica per l'immagine della Chiesa che in quel tempo si
era formata fu unaecclesiologia teologica che coglieva la realtà
della Chiesa nella sua dimensione globale, nella sua unità di opposti,
nella sua forza di affermazione, nel suo carattere non soltanto esteriore, sociale o giuridico, canonistico o gerarcologico. Ridivennero così attuali, nelle loro affermazioni ecclesiologiche, Paolo (soprattutto), i padri della Chiesa, Mohler e Newman, ma anche
Scheeben.
A risolvere, a suo modo, la disputa circa il concetto di Chiesa 97
e il problema dell'immagine più appropriata per esprimere tale
realtà, fu l'enciclica di Pio- XII l~lystici Corporis Christi (a. 1943\
che per lungo tempo influirà sulla mentalità ecclesiologica. Lo scritto
inizia col dire che il concetto di «corpus Christi mysticum» costituisce la più ampia e pertinente determinazione della Chiesa, a differenza di tutte le altre designazioni. Lo scritto si articola poi seguendo
l'esposizione dei concetti: corpus - Christi - mysticum. Con corpus,
l'enciclica intende affermare la peculiarità, l'indivisibilità, la visibilità, la figura organica e gerarchicamente compaginata, quindi la
possibilità stessa di determinare con chiarezza anche i membri che
la compongono. Il riferimento di questo corpo con Cristo è implicito nel fatto che questi è il creatore, capo, redentore e sostentatore
della Chiesa; il primato del papa non sopprime la funzione di capo,
propria di Cristo, ma la rappresenta. In questa caratterizzazione l'appellativo di «mistico» intende esprimere il concetto che la Chiesa è
corpo di Cristo non soltanto in senso metaforico o morale e sociale, ma in realtà; tuttavia - questo è l'altro estremo che si vuole
evitare - non nel senso di una unità di tipo biologico-organologico,
che potrebbe' condurre ad un'identificazione della Chiesa con Cristo e alla depersonalizzazione dei suoi membri. Il concetto di «mistico» descrive proprio questo carattere peculiare e specifico della
corporeità della Chiesa come corpo di Cristo."
'Qui non "è difficile scorgere il mutamento di significato che il
Ekklesiologie im V?erden, Paderborn 1941.
98 C. FECKES, Die Kircbe als Herrenieib. Darlegungen und Erlauterungen
Enzyklika Papst Pius' XII. Mystici Corporis Cbristi, Koln 1949.
97M.D.,KoSTER,
zur
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concetto di «corpus Christi mysticum» è venuto ad assumere in
questa sua determinazione, ben differente da quella dell'antichità
c.ristiana e del medio evo." In questa enciclica si afferma inoltre
che il corpo mistico è realmente identico con la Chiesa cattolico,"
romana .. I peccatori non rimangono esclusi dalla Chiesa. Questa,
comunque, non sembra essere colpita dal ·peccato e dalla colpa dei
suoi membri. La colpa esiste in essa «in conseguenza della riprovevole inclinazione al male del singolo» (68). Coloro che non sono
«reapse» membri di questa Chiesa, ma che ricevono la grazia di
Cristo, rimangono riferiti al corpo mistico e tale riferimento viene
descritto coi termini di «votum» e di «desiderium inscium» (107).
La loro via, e quindi la via che conduce all'unificazione, è quella' del
ritorno alla casa paterna.
L'enciclica Mediato,. Dei (a. 1947),' dello stesso papa, raccoglie
le istanze del movimento liturgico e le rende normative per la Chiesa universale, conferendo così degli impulsi decisivi alla vita interiore della Chiesa e portando avanti il processo .di concentrazione.
L'enciclica Mystici Corporisha vitalizzato in modo straordinario
la tematica ecclesiologica, soprattutto in merito' al problema del
rapporto che corre tra il concetto di corpo di Cristo e quello di
popolo di Dio, come determinazione della realtà ecclesiale. In seguito venne a delinearsi una nuova concezione dell'immagine della
Chiesa, che-ora si affermerà come sacramento primordiale, figura
visibile della grazia invisibile (O. Semmelrothj.l" ed anche una distinzione tra Chiesa come struttura e Chiesa come comunione (Y. Congar )/01 che portò a riflettere sul modo di definire l'appartenenza
alla Chiesa. Sul problema sorse una discussione tra i teologi dogma. tici e quelli canonisti; in questa seconda cerchia ci si richiamava alla
affermazione del CIC Cc. 87), secondo la quale un uomo viene costituito persona nella Chiesa mediante il battesimo. In tale prospettiva
si evolse l'idea di un'appartenenza per gradi.!"
Una nuova ed ultima impostazione del modo con cui delinearsi
99 Cf. J. RATZINGER, Wlesen und Grenzen der Kircbe, «Studien und Berichte der
Kath.· Akademie in Bayern» 24 (Wiirzburg 1963) 47-68.
100 Q. SEMMELROTH,
Die Kircbe als Ursakrament,
Frankfurt I953 (no it. La
Chiesa. come sacramento originario, D'Auria, Napoli).
101 Y. CONGAR nei suoi numerosi scritti.
102 K. MORSDORF,
Lebrbucb des Kirchenrechts I, Miinchen 111964, I76.
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MUTAMENTI DELL'IMMAGINE
DELLA CHIESA
l'immagine di Chiesa ci viene offerta dal concilio Vaticano II, «il
concilio della Chiesa sulla Chiesa». La Chiesa è oggetto di riflessione non soltanto nella costituzione dogmatica Lumen Gentium,
che espressamente tratta del tema, ma in tutte le altre esposizioni,
che intendono illustrare e sviluppare il problema de «La Chiesa... ».
Il concilio Vaticano II si differenzia - e ciò è importante per
l'immagine della Chiesa - dal Tridentino e dal Vaticano I per il
fatto che, in prima linea, non intende esprimersi in termini dogmadei, apologetici o di teologia controversistica, con affermazioni rivolte contro qualcuno, articolate in definizioni o in anatemi, in forme nelle quali si era abituati a vedere i momenti culminanti della
assise conciliare. Il Vaticano II presenta innanzitutto una dimensione pastorale. Esso intende far trasparire, dal centro e dalla pienezza della fede e concezione di fede, ciò che la Chiesa, il suo messaggio, il suo compito, la sua missione per il mondo e per gli uomini del nostro tempo significhino. Questo mondo però non viene
presentato nelle diverse forme dei suoi «isrni», delle sue W eltanscbauung e ideologie, bensì nella realtà degli uomini concreti, che la
Chiesa, illustrando la propria realtà, vuole incontrare non a livellò
di condanna bensì nell'accettazione, solidarietà, dialogo e cooperazione. Da questo aspetto pastorale del concilio emerge un'esplicita
volontà di rinnovamento, formulata non come appello rivolto agli
altri ma ai membri stessi della compagine ecclesiale: laconvinzione dell' «ecclesia semper rejormanda», della necessità e possibilità del rinnovamento. Secondo il concilio questo rinnovamento si
effettua alla luce della sua origine normativa, Gesù Cristo, della
testimonianza che di lui è stata detta - qui si esplicita la dimensione biblica del concilio - e nell'accettazione della propria missione nel tempo e per gli uomini di questo tempo, il quale offre alla
Chiesa una possibilità ed allo stesso tempo uno stimolo. Matura
così anche la dimensione ecumenica conciliare, la determinazione
cioè del rapporto della Chiesa con le altre Chiese, con le religioni e
con il mondo, così come il concilio l'ha voluta concretare.
I documenti più importanti per il tema che stiamo trattando, la
costituzione dogmatica Lumen Gentium e la costituzione pastorale
sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et Spes, hanno
offerto alla teologia ecclesiale notevoli e vasti impulsi: sia a livello
ALLA RICERCA DELLA TOTALITÀ
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biblico,di storia dei dogmi, di teologia sistematica, sotto lo stimolo
di de Lubac, Congar, Journet, Tromp, Karl e Rugo Rahner, von
Balthasar, Schmaus, Guardini, sia a livello di esperienza pratica,
pastorale, come questa venne condotta soprattutto in Francia, dove
ha trovato anche un'espressioneéonvincente
e un'impronta duratura nella celebre lettera pastorale del cardo Suhard: Ascesa o tramonto della Cbiesa? (a. I947).
Nella Lumen Gentium il concilio ha intenzionalmente respinto il
motivo imperiale e trionfalistico, ha superato modelli estranei al
riflettere teologico, ha prescisso da aspetti giuridici e controversi,
mentre ha descritto invece la Chiesa innanzitutto come mysterium,
sacramentum unitatis tra Dio e l'uomo e tra gli uomini tra loro. Ha
ripreso dunque il motivo misterico, illustrandolo nel suo sviluppo
storico-salvifico, attingendo dalla ricchezza delle immagini bibliche
di popolo di Dio, corpo di Cristo, creatura dello Spirito (H. Kiing )
e delineando i tratti della missione della Chiesa nella sua testimonianza di fede, nel suo servizio alla parola e al sacramento. Ha reso
la qualifica di popolo di Dio nota dominante l02a nella descrizione
della realtà della Chiesa e quindi ha superato ogni gerarcologia; ha
sottolineato la differenza che intercorre tra la Chiesa e Dio, i tratti
caratterizzanti la figura della Chiesa pellegrinante e storica, la sua
funzione strumentale, la sua non-identità con il regno di Dio, come
pure una realtà ecclesiale che abbraccia ed ingloba tutti i fedeli, prima ancora di ogni loro differenziazione, come popolo di Dio. Il Vaticano II ha subordinato il problema della struttura gerarchica a due
concetti di fondo, che cioè il ministero va descritto come dono e
come servizio. Pur ripetendo, quasi fin troppo, le tesi del Vaticano I
e riproponendo le categorie ambigue del primato e dell'infallibilità
del papa, il concilio ha parlato diffusamente ed efficacemente del
collegio dei vescovi e del ministero episcopale, che da null'altro è
definito se non dalla missione. Ha articolato il principio della collegialità e sinodalità come elemento strutturale della Chiesa; ha messo
in rilievo l'importanza della Chiesa orientale, qualificandola come
una rappresentanza della Chiesa stessa; richiamandosi al sacerdozio
di tutti i fedeli, ha sottolineato la dignità, il compito e la responsa102'
Cf .. M.
KELLER,
«Volk
Gottes»
als Kircbenbegrrf,
Zi.ir:ch 1970.
MUTAMENTIDELL'IMMAGINEDELLACHIESA
bilità dei laici, come pure la funzione, spesso del tutto loro specifica,'
di rendere presente la Chiesa nel mondo. Ha riaffermato il dato carismatico e profetico come fondamento della Chiesa (Eph. 2,18), conferendo di nuovo ad esso un diritto di cittadinanza. Nel trattare il
problema dell'identificazione della Chiesa cattolico-romana con la
Chiesa di Gesù Cristo, ha sostituito l'esclusivo «est» con un chiaro
«subsistit» (Lumen Gentium 7); non ha caratterizzato il rapporto con
le altre Chiese e confessioni cristiane impiegando e sfruttando il concetto di appartenenza alla Chiesa ma riaflermando le realtà vitali, costituenti la Chiesa, che si ritrovano anche in esse presenti e che le
giustificano, anzi le rendono necessariamente strumenti di salvezza,
come Chiese. L'affermazione conciliare contenuta nel decreto sull'ecumenismo (art. 3 e 19-23), secondo la quale le confessioni non-cattoliche, e non solo quelle ortodosse, vanno qualificate e descritte come
Chiese (ecclesiae et. communitates ecolesialess, costituisce un fatto
nuovo, che nessun documento magisteriale del passato presentava,
che anzi respingeva: si tratta di una svolta nell'ecclesiologia. Il rapporto di queste Chiese viene definito mediante il «coniunctum esse»
(Lumen Gentium 14) esi dice concretamente in che esso consiste
e su che cosa si fondi. L'appello all'unità dei cristiani non è rivolto
agli altri maè una parola d'invito alla «conversione» quotidiana, che
la Chiesa rivolge a se stessa e che ora assume quindi un significato
ben diverso da quello usuale, di passaggio cioè alla Chiesa .cattolica.
Tutte queste affermazioni rendono chiaro che: l'unità ecclesiale,
che si cerca e cui si mira, non presentai! carattere dell'uniformità,
di un centralismo che tutto determina, e regola, bensì della pluralità"
che non compromette, anzi rafforza, l'unità, come già si verificò
nella Chiesa agli inizi della sua storia: unità, nella pluralità/"
Le pubblicazioni
sull'argomento
sono .numerose.
Ricordiamo:
LThK: Das
zweite Vatikanische
Konzil I-III, Freiburg
1966-1968; G, BARAUNA,De Ecclesia.
Beitrage zur Konstitution
«Uber die Kirche» des Zweiten Vatikanischen
Konzils,
Freiburg 1966 (ed. it. La Chiesa del Vaticd1id II, Vallecchi, Firenze 1965); H. 1lE
LUBAc, Geheimnis aus dem toir leben, Einsiedeln 1967 (tr. it. Paradosso e mistero
della Chiesa, Queriniana, Brescia); H. KUNG, Die Kircbe, Freiburg 1967, 31969 (tr.
it. La Chiesa, Queriniana,
Brescia); H. Fries, in: Konjessionskunde Algermissen,
Paderborn 81969, 4-73; J. RATZINGER, Vas neue Volk Gottes.Entwiirfe
zur Ekklesiologie, Diìsseldorf 1969 (tr. it. Il nuovo popolo di Dio, Queriniana, Brescia);
K. RAHNER, Schriften zur Theologie VI, VII, IX, Einsiede1n I965-1970 (alcuni contributi sono stati pubblicati dalle Edizioni Paoline; vedi la bibliografia); J. eHR.
103
ALLA RICERCA DELLA TOTALITÀ
337
La posizione della Chiesa nei confronti del mondo un concettocheviene
impiegato in modo differenziato, non globale - la
troviamo articolata nella costituzione pastorale Gaudium et Spes.104
Proprio questo documento, cresciuto di pari passo con lo svolgersi
dei documenti concili ari , mostra chiaramente la notevole differenza
tra le affermazioni del Vaticano I e quelle della Chiesa post-vaticana,
Inoltre qui la Chiesa viene sottratta alla tentazione di rispecchiare,
seguendo un processo di falsa introversione, soltanto se stessa. Un
nuovo tratto dunque che, meglio di tutte le altre, le parole stesse
con cui si apre la costituzione conciliare ci descrivono: «Le gioie e
le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri
soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le
speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi
è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore. La loro
comunità, infatti, è composta di uomini, i quali, riuniti insieme nel
Cristo, sono guidati dallo Spirito santo nel loro pellegrinaggio verso
il Regno del Padre, ed hanno ricevuto un messaggio di salvezza da
proporre a tutti. Perciò essa si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia».
Il periodo del posi-concilio, il momento storico in cui viviamo, per
quanto concerne l'immagine della Chiesa è caratterizzato dal fatto
che i testiconciliari,
i motivi così vivi, espliciti ed operanti nel concilio, gli impulsi al rinnovamento - che comporta dei cambiamenti
- ed all' «aggiornamento»; lo stimolo ad aprirsi nei confronti del
mondo, all'impegno sociale, alla libertà, alla maturità, all'esercizio
della critica e della profezia; il richiamo alla vocazione propria dei
laici, alla distinzione tra contenuto ed espressione della fede, alla
storicità; l'appello ecumenico, il riconoscimento degli altri, tutte
queste sollecitazioni cercano di realizzarsi in un mondo in rapida
evoluzione. Vengono a tradur si in un processo inevitabilmente difficile, nel quale operano diverse forze, tendenze, potenzialità, differenziazioni e antagonismi, in: vitale tensione e critico confronto; dove
HAMPE, Die Autoritdt der Freiheit. Gegenw:art des Konzils und Zukunft der Kirche
im okumenischen Disput I-III, Miìnchen 1967/68; M. SCHMAUS, Der Glaube der
Kircbe, I, Miinchen 1970.
104 G. BARAUNA,Die Kircbe in der Welt
von beute. Untersuchungen
und Kommen tare zur Pastoralkonstitution
Gaudium et Spes des II Vatikanischen Konzils,
Salzburg 1967 (ed. it. La Chiesa nel mondo d'oggi, Vallecchi, Firenze 1966).
22 -
Mysterium
Salutis,
IV/I
MUTAMENTI
DELL'IMMAGINE
DELLA CHIESA
per alcuni la spinta e l'apertura del concilio si attuano sotto il segno
della lentezza, del temporeggiamento, della timidezza, ostacolate 'soprattutto dagli esponenti della gerarchia e contrassegnate dalla mancanza di «coraggio nel procedere oltre»; mentre per altri il rinnovamento 'e le innovazioni vengono attuati troppo impetuosamente e
radicalmente, senza tenere in giusto conto la tradizione, nell'intolleranza verso tutto ciò che si è storicizzato nel corso dei secoli, e che
permane nella vita della Chiesa, e conducendo al dissolvimento ed
alla perdita della sostanza stessa. Si delineano così nella Chiesa degli
schieramenti tra i quali spesso il dialogo riesce più difficile che con
il mondo.
Possiamo spiegare questo fenomeno dicendo che, in tale processo
di rivolgimento e di trapasso, la Chiesa del concilio è presa in parola;
l'empirìa, la prassi e la realtà della Chiesa vengono messe a confronto con le sue istanze e promesse. O potremmo anche dire, richiamandoti alla nota affermazione, che il concilio emancipa i suoi figli.
Negli anni del post-concilio 105 la Chiesa è' sottoposta ad una vasta
e radicale critica, sia dal suo interno che dall'esterno, e ad una discussione che non risparmia nessuno dei suoi aspetti. È indubbio che
ai nostri giorni è molto diffuso il senso di repulsa per la Chiesa, una
avversione che sempre più 'chiaramente assume i tratti di atmosfera
antiecclesiale. In stretta relazione con questo' stato di cose sta il
fatto che il problema della Chiesa passa in secondo ordine, mentre
emergono l' «affare con Dio» (Sache mit Gott), le provocazioni insite
nelle diverse espressioni dell'ateismo odierno, il secolarismo e positivismo crescenti, il nuovo illuminismo e movimento di emancipazione, in tutte le loro forme. Ancora più preoccupante è il disinteresse sempre più marcato e generale per tutto ciò che ha a che fare
con la Chiesa, la «caricatura di quella compassione che si mostra verso i morenti» (J.B; Metz): Il «risveglio della Chiesa nelle anime» ha
lasciato il posto al morire della Chiesa negli uomini, nella società,
nell'opinione' pubblica. Questa nuova situazione, condotta ai nostri
giorni a delle conseguenze estreme e che vorrebbe cancellare le u1ti105 H. FRIES} Argernisund
Widerspruch, Wiirzburg 2I968; IDEM} 'Kirche - fiinf
Jahre nach clero Konzil', in: Hochland 63' (I97I) 1-14; J. B. METZ} Reiormation
und Gegenreiormation
beate, Mainz I969 , (tr. it. Riforma e contrari/orma oggz,
Queriniana, Brescia); W. SANDFUCHS} Wége aus der Kriser, Wiirzburg 19ìO.
BIBLIO,GRAFIA
339
me tracce del trionfalismo ecclesiastico, permette" d'intravedere il
destino, la missione e il compito della Chiesa nel mondo: .di 'non
costruire cioè il proprio' avvenire sul potere, sulla società, sulla tradizione' e ambiente, sui privilegi e alleanze, ma di esistere come comunione di fedeli, che" realizzano questa fede nella .decisione.
E proprio così questa Chiesa, privata ormai di numerose sue forme'
tradizionali, può guadagnare un nuovo spazio di libertà e riconoscere
la propria missione, quella di essere sale della terra e luce del mondo,
colei che assume le difese dell'uomo, della sua dignità, del suo senso
e della sua libertà, quella che patrocina la sua causa, media unir
parola (Wort) che possa essere anche una risposta (Ant-\Vort). In
questo modo. la Chiesa non viene estraniata ma ricondotta al suo
genuino compito ed alla sua vera e propria missione.
.
.
HEINRICH
FRIES