Religione dell'antica Grecia La religione greca affonda le proprie radici nella civiltà micenea da cui deriva. In particolare assistiamo all'affermarsi di giochi atletici in onore delle divinità; i più famosi sono i giochi olimpici, in onore di Giove. Anche feste specifiche di ogni polis (città) e giochi o competizioni poetiche collettive contribuiscono all'unitarietà delle coscienze e alla nascita della religione olimpica, così detta dal monte Olimpo su cui si pensava abitassero gli dei. Le divinità vivono una loro vita, senza interferenza diretta con la realtà dell'uomo, e sono pensati con comportamenti mutuati dalla società umana: per primo Esiodo con l'opera Teogonia, in cui descrive il sistema del cosmo e degli dei, cercò di sistemare la materia teologica, organizzando il mondo degli dei in modo gerarchico e valorizzando espressioni religiose quotidiane, in cui si onorano anche divinità minori, dei campi, delle acque ecc. Non è comunque esistito nella religione greca un insieme di norme dottrinarie né nessun centro di direzione privilegiato, anche se il santuario di Delfi (dedicato ad Apollo) e le divinità di città come Atene (Atena) assunsero di volta in volta prestigio tale da indirizzare anche le vicende politiche. Le principali divinità greche erano le seguenti: AFRODITE Divinità dell'amore e della bellezza, emersa, secondo una tradizione antichissima, dalla spuma del mare. Ebbe santuari famosi a Cipro e Citera. Simboleggiò per i Greci anche la fecondità (come già la dea "Istar" per i babilonesi e la dea "Astarte" per i fenici) e, secondo una interpretazione più tarda, l'amore sensuale. Afrodite è simbolo della bellezza muliebre. Presso i Romani, Afrodite fu identificata con la dea Venere. APOLLO Una tra le massime divinità della mitologia greca. Origine e prerogative del dio sono tuttora ignoti e hanno dato adito a diverse interpretazioni. Da divinità agreste e pastorale in età arcaica, attraverso i secoli la figura di Apollo si fece sempre più complessa: portatore di malattie e impurità e, per antitesi, salvatore e risanatore delle buone leggi; dotato di capacità profetiche (oracolo di Delfi e altri meno noti, nei quali gli enigmatici responsi venivano trasmessi attraverso la Pizia); ispiratore dei principi della vita morale e anche politica del mondo ellenico; personificatore della bellezza e della luce (da Euripide in poi identificato con il Sole), Apollo rappresentò per i Greci, e poi per i Romani, il massimo ispiratore delle attività intellettuali ed artistiche dell'uomo, alle quali presiedeva accompagnandolo con la cetra il coro delle Muse. ARES Nella mitologia greca, il dio della guerra; forse di origine tracia. Identificato dai romani con Marte. Inviso agli altri dei, il suo culto, privo delle implicazioni morali, sociali e teologiche proprie delle divinità più importanti, non fu ne molto popolare ne esteso. ARTEMIDE Dea greca della fecondità e della caccia. Identificata dai romani con Diana, era la più popolare di tutte le divinità. Nella maggior parte dei casi è rappresentata come dea della natura che danza, accompagnata da ninfe, nelle montagne, nelle foreste e nelle paludi. ASCLEPIO Dio greco della medicina, figlio di Apollo e della ninfa Coronide; Venerato dai Romani col nome di Esculapio. Il centauro Chirone gli insegnò l'arte del guarire. Zeus, temendo che egli potesse rendere immortali gli uomini, lo uccise con un fulmine. Sua insegna, il bastone con un serpente attorcigliato. ATENA Divinità greca, patrona di Atene a cui diede il nome, identificata dai Romani come Minerva. Generata dalla testa di Zeus, dalla quale uscì munita di armi, è la dea della guerra, in cui però ragione e ponderatezza prevalgono sull'eroismo. Il suo culto fu legato anche ad attività pacifiche: l'agricoltura, le arti, l'amministrazione della giustizia. CRONO Antichissima divinità greca (Saturno per i Romani) che, secondo miti orfici, avrebbe regnato sull'umanità durante l'età dell'oro. Il più giovani dei Titani, figlio di Urano (il cielo) e di Gea (la terra), evirò il padre e si impadronì del potere; sposato alla sorella Rea mangiò tutti i propri figli per tema di essere spodestato, finché Rea, al posto dell'ultimo nato Zeus, gli diede da mangiare una pietra. Zeus si vendicò atrocemente di Crono costringendolo a vomitare i cinque figli mangiati e detronizzandolo. DEMETRA Divinità della mitologia greca, la dea della terra coltivata, del grano, delle messi. Madre di Persefone, figlia di Crono e di Rea, dunque sorella di Zeus; il centro del suo culto fu Eleusi, dove in suo onore si tenevano due volte all'anno le feste eleusine. Gli attributi di Demetra (in comune con Persefone) sono la spiga di grano e i fiori del narciso e del papavero. I Romani la identificarono con Cerere. DIONISO Nella mitologia greca, dio della vegetazione, in particolare del vino e della vite, e della fecondazione. Fu identificato con Bacco e altre divinità traciche. Secondo la leggenda più popolare Dioniso nacque a Tebe da Zeus e Semele. Alla morte della madre fulminata da Giove, venne da questi salvato ancora immaturo e cucito nella coscia del dio fino al termine della gestazione. Dopo essere stato allevato dalle ninfe di Nisa, il giovane dio intraprese lunghi viaggi per il mondo insegnando agli uomini la cultura della vite e diffondendo il suo culto caratterizzato orge dionisiache. Da queste cerimonie scatenate e licenziose ebbero origine il ditirambo e la poesia drammatica. EFESTO Nel mito greco, dio del fuoco, figlio di Zeus e di Era, sposo di Afrodite. Artefice divino, gli era attribuita la fabbricazione di opere meravigliose, quali le armi di Achille e il tridente di Posidone. Centri del suo culto furono in Grecia l'isola di lemno e l'Attica e nella Magna Grecia la Campagna e la Sicilia. I Romani lo identificarono con Vulcano. ERA Nella mitologia greca, la più importante delle dee olimpiche, identificata a Roma con Giunone. Sembra che originariamente fosse un'antica divinità pre-ellenica, preposta al matrimonio e alla vita sessuale delle donne. Secondo la teogonia tradizionalmente accettata, è figlia di Cronos e di Rea; al pari di tutti i suoi fratelli e le sue sorelle (a eccezione del solo Zeus) fu divorata da Cronos e restituita alla vita dall'astuzia di Metis e dalla forza di Zeus, con il quale in seguito celebrò le nozze solenni. Dalla loro unine nacquero quattro figli: Ares, Ilitia, Ebe ed Efesto. Era è connessa con il rituale del matrimonio, a cui si riferiscono numerosi suoi titoli (Zigia, Gamelia ecc.) e con la nascita e la crescita dei bambini. È rappresentata come gelosa, violenta e vendicativa: perseguitò le amanti di Zeus e i figli nati da queste unioni; privò della vista Tiresia, che le aveva dato un torto in una disputa con Zeus e, dopo il giudizio di Paride, scatenò la propria ira contro i Troiani. Inoltre partecipò alla lotta contro i Giganti e protesse l'impresa degli argonauti. L'animale sacro a Era è il pavone; le sue piante sono l'elicrisio, il melograno e il giglio. ERMETE Divinità greca, figlio di Zeus e di Maia, il cui culto primitivo sorse probabilmente in Arcadia, dove Ermete fu venerato come dio della fertilità, caratterizzato dal simbolo fallico. Secondo la leggenda posteriore fu protettore di greggi, patrono dei messaggeri, viaggiatori, viandanti, mercanti e anche dei ladri. Nell'Iliade ricorre soprattutto come messaggero degli dei. Identificato col dio romano Mercurio EROS Nella mitologia greca il dio dell'amore, detto cupido dai Latini. Varie sono le leggende sulla sua: secondo alcuni era figlio di Afrodite e Ares, secondo altre della Notte e del Giorno; i miti più antichi ne parlano come di un dio della terra o come forza generatrice nata dal caos. Veniva rappresentato come un giovinetto alato, armato di arco e di frecce con le quali accendeva la passione amorosa nel cuore degli uomini e degli dei. Nel periodo ellenistico è rappresentato invece come un bimbetto paffuto che adoperava le sue armi d'amore come maliziosi balocchi, creando guai e fraintendimenti. Il personaggio di Eros scomparve praticamente durante il medioevo per riapparire con tutto il suo corredo di metafore amorose nella lirica dell' Umanesimo. ESTIA Nell'antica mitologia greca, dea del focolare domestico. Appare nella religione post-omerica come una delle 12 divinità dell'Olimpo. Figlia di Crono e di Rea, ebbe da Zeus l'eterna verginità e l'onore di presiedere a tutti i sacrifici. In alcune città la dea del focolare civico, il cui fuoco, simbolo vitale della città, veniva custodito nel pritaneo. Identificata dai Romani con la dea Vesta. GEA (gr. Gaia o Ge) nella mitologia greca, divinità simboleggiante la terra. Sposa di Urano, è madre dei Titani, dei Giganti, dei Ciclopi e delle Erinni. Venerata anche come dea dell'oltretomba e, in Atene, come madre di Erittonio, progenitore della stirpe attica. Rappresentata spesso a mezzo busto mentre esce dal suolo. Corrisponde alla dea romana Tellure. ADE / PLUTONE Nella mitologia greca, è il severo dio dell'oltretomba, fratello di Zeus e Posidone. Con la moglie Persefone governa sulle forze degli inferi e sui morti. Noto anche col nome di Plutone come dio benefico, dispensatore delle ricchezze del sottosuolo. Il termine Ade indica anche il regno stesso dei morti. POSIDONE Nella mitologia greca, divinità degli oceani e dell'acqua in genere. Figlio di Crono e abitatore delle profondità marine, si spostava su di un carro trainato da cavalli e con il tridente provocava sconvolgimenti tellurici e tempeste marine. Accompagnato da un corteggio di Nereidi e di Tritoni, gli erano sacri, oltre al cavallo, il toro e i delfini. A Roma fu identificato con Nettuno. REA Nella mitologia greca, è la figlia di Urano e di Gea (Cielo e Terra) sposa di suo fratello Crono. Partorito Zeus, lo nascose al padre finché non fu divenuto abbastanza potente da sconfiggerlo. Associata alla fertilità, fu venerata come benevola madre divina. URANO Nella mitologia greca, il dio che rappresenta il Cielo. Secondo la teogonia di Esiodo, dal Caos primigenio emersero Urano e Gea, la Terra; dalla loro unione ebbe origine il mondo, ma la continua attività generatrice di Urano rendeva impossibile lo stabilirsi di un ordine fra le cose; pertanto Gea convinse il figlio Crono (latino Saturno) a evitare il padre per succedergli nel dominio del mondo. ZEUS La principale divinità della mitologia greca, il cui nome e le funzioni corrispondono al latino jupiter e al sanscrito Dyaus-pitar. Zeus appartiene, al pari di tutti gli olimpici, alla seconda generazione divina; egli è figlio di Cronos e di Rhea: è appunto dalla lotta e dalla vittoria contro il padre e i titani che Zeus conquista il potere, instaurando così il kosmos, il "regno dell'ordine e della giustizia". Zeus è sicuramente una divinità originaria, che i Greci indo-europei portarono con sé in Grecia; è assai inverosimile che egli fosse la divinità capo sin dagli inizi, ancora prima di trovare sistemazione nel complesso pantheon omerico. In ogni modo Zeus è sempre stato il "padre" ovvero la guida naturale degli dei e dell'umanità (il termine padre non esprime necessariamente una relazione di ordine fisico), anche se talora viene superato in importanza da divinità locali. Come divinità celeste, Zeus sviluppa due principali sfere di attività, una fisica e un'altra morale; tutti i fenomeni meteorologici sono di sua competenza: è lui che invia il tuono e il lampo, sua arma tradizionale è la saetta; egli produce anche la pioggia, il vento, e, conseguentemente, la bonaccia e il bel tempo, essendo bivalente, al pari di tutti gli dei dell'antica Grecia. Il suo profilo morale è in gran parte il risultato della sua natura celestiale, ma anche del suo essere a capo della famiglia divina. Caratteristico degli dei celesti di molte popolazioni il sovrintendere alla condotta dell'umanità, che essi possono osservare da una posizione sopraelevata (spesso si attribuiscono loro poteri sovrannaturali di vista e udito; Pausania testimonia un'antichissima immagine di Zeus con tre occhi, ma tale simbolismo è alquanto raro, causa l'avversità dei Greci verso l'innaturale e il mostruoso). In generale i Greci affermano che Zeus vede e governa ogni cosa, tiene nota di tutto ciò che gli uomini compiono, oltre a possedere innumerevoli spie che si aggirano per la terra e a lui riportano notizia di ciò che vi succede. La più antica e caratteristica forma di vendetta di Zeus è l'inviare un fulmine contro l'offensore o anche un'epidemia contro una comunità colpevole (secondo la concezione comune che la malattia era causata da particolari condizioni atmosferiche). ERCOLE Eracle, Ercole per i romani, è il più popolare degli eroi greci, immensamente coraggioso e buono, ma talvolta ingenuo. È figlio di Alcmena, una mortale unitasi senza saperlo a Giove. Era, Giunone per i romani, gelosa moglie di Giove, giura di ucciderlo, ma, non riuscendoci, decide di rendergli la vita impossibile. Tra l'altro, beffardamente, Eracle significa la "gloria di Era"! Un giorno Giunone lo rese momentaneamente pazzo, al punto che commise delle nefandezze. Per questo motivo l'altro grande eroe, Teseo, lo portò con sè ad Atene e cercò di rincuorarlo, ma fu un tentativo vano perchè Ercole restava vittima della disperazione e del senso di colpa. Allora Teseo gli consigliò, di cercare conforto nell'oracolo di Delfi. Il responso fu che avrebbe potuto redimersi solo sottoponendosi a una penitenza: si sarebbe dovuto recare dal cugino Euristeo e mettersi a sua disposizione, pronto a eseguire qualunque cosa gli venisse chiesto di fare. Ercole, uomo fortissimo, fu quindi in un certo senso costretto, per volere di Euristeo, re di Micene, a compiere le famose dodici fatiche. I mitografi greci le enumerano come segue: uccidere il leone di Nemea, lottare con l'idra di Lerna, catturare la cerva Cinerea, cacciare il cinghiale d'Erimanto, pulire in un sol giorno le stalle d'Augia, sterminare gli uccelli della palude di Stinfalo, domare il toro di Creta, fare altrettanto con le cavalle carnivore di Diomede, conquistare la cintura di Ippolita regina delle Amazzoni, impadronirsi dei buoi del mostro trimembra Gerione, rapire le mele d'oro delle Esperidi e, infine, catturare Cerbero. il cane mostruoso a guardia dell'ingresso degli inferi. Per quanto strabilianti, le "dodici fatiche" non esauriscono il curriculum eroico di Ercole. Fra le tante altreimprese ricordiamo la lotta contro i Giganti a fianco del padre Giove, la partecipazione alla spedizione degli Argonauti, la liberazione di Prometeo dal suo terribile supplizio, l'epico scontro con i Centauri, che ebbe per corollario la fine tragica di Chirone. Un giorno Ercole uccise Nesso, un centauro che insidiava sua moglie Deianira. Morendo, Nesso consigliò, a Deianira di mettere a Ercole la sua camicia. onde assicurarsi l'amore eterno del marito. Ma il sangue del centauro, di cui la camicia era intrisa, agì da veleno, portando a morte l'eroe. Giove, che la leggenda considera il padre di Ercole, volle il figlio in cielo assieme agli altri dei. Una nuvola lo trasporta in cielo, dove viene assunto tra gli immortali.