L' INFORMAZIONE ON LINE SULLA GESTIONE DEL CREDITO
Archivio articoli
Categoria articoli selezionata
Factoring e cessione crediti
Cambia la categoria da visualizzare
Factoring e cessione crediti
30/04/2007
Factoring, nel 2006 è tornato a correre
Autore:
Secondo le stime di Assifact, nel 2006 il factoring in Italia è tornato a correre, dopo due
anni piuttosto fiacchi. I dati, infatti, parlano di una previsione di +11,23% per gli anticipi (il
volume complessivo dei crediti erogati) e di un +9,37% del turnover (flusso dei nuovi
crediti acquistati). Scendono invece le sofferenze (dal 3,7% al 3%). Insomma, buone
notizie per un settore che rappresenta circa il 7% del Pil italiano (la media europea è del
5,9%, 11% nel Regno Unito, 45% in Spagna e Francia). In Italia il factoring riguarda il 15%
del totale dei crediti vantati dalle imprese nei confronti dei clienti e l'8% circa dei
finanziamenti bancari a breve termine. Non solo: secondo gli studi condotti
dall'Osservatorio Credifact la domanda potenziale di factoring cresce: era pari a circa
l'82% nel 2002, ha raggiunto l'88% alla fine del 2005. L'Osservatorio ha inoltre costruito
una sorta di "identikit" delle imprese che si rivolgono più frequentemente al factoring:
l'86,6% della clientela è rappresentata da aziende private. Tra i principali settori "utenti"
del factoring il commercio 21,36%), i servizi alla vendita (16,97%), i trasporti (8,35%),
l'edilizia e opere pubbliche (6,46%). Il 35,29% del clientela risulta localizzato in Lombardia,
seguita dal Lazio con il 12,09%, dal Piemonte (10,98%) e dalla Campania (8,47%). In
base a un'indagine a campione realizzata da Assifact le imprese che hanno più
esperienza nel ricorso al factoring, ne apprezzano di più i vantaggi e ne fanno un uso
"corretto", che si manifesta anche in giudizi di convenienza: i tassi d'interesse praticati dai
factor alla clientela sono sempre inferiori a quelli degli altri strumenti finanziari. Secondo le
più recenti rilevazioni degli ultimi mesi 2005, il tasso medio delle operazioni di factoring è
stato pari al 55,5% rispetto, ad esempio, al 5,56,5% relativo agli anticipi e sconti. Se
allarghiamo lo sguardo dall'Italia allo scenario mondiale, vediamo che il mercato mondiale
del factoring ha registrato nel 2005 un tasso di sviluppo significativo (+18%), con un
turnover (l'ammontare dei crediti ceduti) pari a circa 1.019 miliardi di euro. Lo sviluppo
degli ultimi anni è il frutto di tendenze assai diverse nei principali mercati del factoring. In
alcuni Paesi, con una lunga e consolidata tradizione di factoring, quali Stati Uniti ed Paesi
Bassi, la crescita ha subito negli ultimi anni un rallentamento, mentre in altri Paesi, quali
Francia, Regno Unito e Spagna, lo sviluppo è proseguito sia pure con ritmi inferiori
rispetto agli anni precedenti. Di particolare rilievo ormai è la dimensione del mercato
giapponese, che in virtù di una forte crescita si colloca attualmente ai primi posti nel
panorama mondiale. Il mercato italiano si colloca in una posizione intermedia rispetto alle
tendenze descritte: secondo le rilevazioni associative, l'ammontare dei crediti acquistati in
essere alla fine del 2005 è stato pari a 32.100 milioni di euro, con un moderata crescita
(+2,88%) rispetto al 2004, dovuta alle condizioni generali dell'economia. L'Italia si pone
ancor oggi, nonostante lo sviluppo crescente di nuove realtà nazionali del factoring a
livello mondiale, al secondo posto, dopo il Regno Unito e prima degli USA, con una quota,
rispettivamente, del 11% del mercato mondiale e del 15% del mercato europeo; il turnover
complessivo degli operatori di factoring è stato pari a oltre 101 miliardi di euro.Le nostre
società di factoring competono direttamente con i grandi players internazionali. Negli ultimi
anni le dimensioni medie aziendali dei nostri factors sono molto cresciute e sono superiori
rispetto a quelle dei colleghi tedeschi, spagnoli ed inglesi, e di poco inferiori solo ai factor
francesi, a testimonianza di un forte consolidamento dello sviluppo registrato nel decennio
precedente. La prospettiva del consolidamento dello sviluppo del factoring in Italia è
confermata dal grado di concentrazione dell'offerta, che appare ben delineato e che vede,
come già per gli anni precedenti, la presenza di alcuni factors di elevate dimensioni (con
quote di mercato superiori al 10%), di factors di medie dimensioni (con quote individuali
comprese tra il 5 ed il 2% circa), e di un discreto numero di operatori di dimensioni minori,
con quote di mercato marginali a livello complessivo, anche se competitivamente rilevanti
in singoli mercati geografici o aree di business. Anche in prospettiva, il factoring è
destinato a svolgere un ruolo di primo piano nel finanziamento e nella gestione dei crediti
e debiti commerciali delle imprese pubbliche e private. Come emerge anche da recenti
indagini della Banca Mondiale, il supporto del factoring risulterà di particolare rilievo nei
contesti caratterizzati da rilevanti asimmetrie informative tra finanziatori e soggetti
finanziati e da un peso significativo dei crediti di fornitura. Nel mercato italiano i debiti
commerciali delle imprese, aumentati nel 2004, di quasi un miliardo di euro,
rappresentano oltre il 12% del totale delle passività finanziarie delle imprese. Nello
scenario di Basilea, il factoring, in virtù delle proprie caratteristiche peculiari di strumento
di asset based lending, costituirà una interessante ed efficace opportunità per il governo
dei rischi di credito. In effetti la presenza di acquisti di crediti costituisce un fattore di
mitigazione del rischio, riconosciuto dal Comitato di Basilea, che riduce il fabbisogno di
patrimonio di vigilanza a vantaggio di tutto il gruppo bancario e degli intermediari
specializzati.
Il Sole 24 ore
www.ilsole24ore.it