l`evoluzione del rapporto banca - impresa con

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L’EVOLUZIONE DEL RAPPORTO
BANCA - IMPRESA CON BASILEA II
E IL RUOLO DEL FACTORING
Relatore : Marino Baratti
Credemfactor spa
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Il rapporto tra PMI e Sistema creditizio
L’applicazione della nuova normativa di vigilanza nelle strutture bancarie sta modificando le
caratteristiche della relazione tra banche e imprese. In particolare, dai risultati di una serie di recenti
indagini emergono alcuni importanti cambiamenti di seguito riportati.
Il 40% delle imprese intervistate segnala la presenza di una “banca di riferimento” e che la quota
di finanziamenti erogata dalla “banca di riferimento” rispetto ai finanziamenti complessivamente
ottenuti risulta così distribuita:
•
< 20%
12%
•
20-49%
37%
•
50-70%
22%
•
> 70%
29%
Inoltre tale quota risulta, nel triennio 2001-2003:
•
aumentata
32%
•
stabile
58%
•
diminuita
10%
Le risposte ottenute dalle imprese intervistate sottolineano per la prima volta la presenza di un
possibile razionamento del credito, infatti il 39% delle aziende ha segnalato che è in atto, da parte
delle banche, l’introduzione di criteri più stringenti rispetto al passato per la concessione delle linee
di credito.
Le ragioni di tale comportamento sono state attribuite alla:
•
presenza di nuove direttive bancarie
47%
•
andamento economico generale
36%
•
andamento economico del settore
7%
•
andamento economico dell’impresa
4%
•
altro
6%
Contemporaneamente anche per quanto riguarda il costo del credito le imprese sottolineano come in
media il totale dei costi per interessi, per spese di gestione e commissioni sostenuti sulle linee di
credito concesse dai singoli Istituti siano:
•
aumentati
71%
•
stabili
25%
•
diminuiti
4%
Per quanto riguarda la richiesta di garanzie dalle risposte ottenute emerge come:
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•
il 91% delle imprese dichiara di non avere ricevuto la richiesta di garanzie aggiuntive sulle
linee di credito concesse;
•
L’88% delle imprese dichiara di non avere riscontrato un aggravio nella richiesta di garanzie
per i nuovi finanziamenti accesi negli ultimi nove mesi
Dal canto loro le imprese hanno evidenziato in termini di patrimonializzazione (triennio 2001-2003)
un andamento del rapporto “patrimonio netto/debiti finanziari” che risulta:
•
aumentato
41%
•
invariato
38%
•
diminuito
21%
Un andamento delle scelte di indebitamento che ha visto, nello stesso periodo, la percentuale
dell’indebitamento a medio-lungo rispetto all’indebitamento complessivo dell’impresa:
•
aumentata
40%
•
invariata
31%
•
diminuita
29%
Il rapporto tra PMI e Basilea
Peraltro la nuova normativa sul capitale (Basilea II) e i suoi effetti sul sistema industriale
rappresentano una sorta di mistero per molte imprese italiane poichè circa il 76% di esse dichiara di
non essere al corrente dei contenuti del Nuovo accordo di Basilea (“Basilea II”).
Il 68% ritiene, inoltre, che l’introduzione di rating più restrittivi in termini patrimoniali, economici e
informativi potrà avere conseguenze sull’accesso al credito del sistema complessivo delle PMI e
l’87% di queste imprese ritiene che ci saranno conseguenze negative
In realtà, se si considerano gli effetti che Basilea II potrà produrre in generale sulle imprese è
possibile affermare che:
le imprese meno rischiose avranno vantaggi competitivi significativi;
appare prevedibile un coinvolgimento delle banche nello sviluppo delle strategie finanziarie
delle imprese. Se questo dovesse effettivamente realizzarsi risulterà normale notare che:
•
saranno in netto calo i casi di comportamenti “opportunistici” da parte dei finanziatori;
•
sarà sempre più elevata la competizione tra i finanziatori relativamente ad aspetti di
natura qualitativa quali la capacità di proporre servizi personalizzati e l’offerta di
soluzioni innovative;
le banche saranno chiamate a proporre alle imprese clienti soluzioni per mantenere il rischio
sotto controllo (lo strumento del rating è più affidabile, rigoroso e tempestivo delle
valutazioni del passato);
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crescerà l’utilizzo di strumenti collocabili sui mercati finanziari o necessari per ottimizzare
l’esposizioni a rischio delle imprese;
il rating diventerà una leva gestionale per molte imprese, anche del segmento “middle
market”;
le banche saranno chiamate ad esplicitare la loro politica di rating con aggiustamenti tra la
clientela corporate che potrebbero creare tensioni sui prezzi del credito e sulle decisioni
strategiche delle imprese;
Cosa può fare un’impresa di fronte a Basilea II?
Per ottenere il credito necessario alla sua attività ed ad prezzi accettabili l’azienda deve essere
valutata positivamente dalla sua banca; deve cioè avere un buon rating.
Per il calcolo del rating è fondamentale l’analisi dei dati di bilancio. In primo luogo quindi deve fare
una auto-valutazione che gli consenta di evidenziare i suoi principali punti di forza e di debolezza e
poi confrontarsi con la sua banca e imparare il rating assegnatole.
Se il giudizio assegnato non è soddisfacente, l’impresa deve intervenire per migliorarlo, apportando
modifiche a:
Capitalizzazione,
Modifiche che incidono sulla
Struttura finanziaria,
Probabilità di default
(PD)
Autofinanziamento/Redditività,
Capitale circolante
Gestione dei flussi di cassa
…
Se non è possibile migliorare i dati di bilancio non resta che agire sulle garanzie e sui fidi e
precisamente:
Modifiche che incidono su
Qualità delle garanzie
Loss given default
(LGD)
Ammontare delle garanzie
Tipologia affidamento …
A quest’ultimo riguardo si sottolineano anche gli effetti prodotti dalla normativa della “thin
capitalization” a livello fiscale nonché sulla possibilità, da parte dei soci e/o garanti, di prestare
garanzie personali a favore dell’impresa con effetti positivi sulla capacità di credito dell’impresa.
In presenza di un rapporto tra debiti e patrimonio netto superiore a 4, infatti, per le imprese risultano
parzialmente indeducibili gli oneri finanziari connessi al debito, quand’anche garantito, con
conseguente aggravio di costi e diminuzione dell’autofinanziamento (peggioramento della PD) a
meno che:
“l’impresa non dimostri che l’ammontare dei finanziamenti eccedenti il rapporto 4/1 è
giustificato dalla propria esclusiva capacità di credito e che, conseguentemente, gli stessi
sarebbero stati erogati anche da terzi indipendenti con la sola garanzia del patrimonio sociale”
A fronte dell’esplicito riferimento alla condizione “esclusiva capacità di credito … con la sola
garanzia del capitale sociale…”, il rating rappresenta senza dubbio il “misuratore” più adatto per
esprimere l’esistenza o meno di questa condizione in quanto:
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non risente di valutazioni soggettive poiché esprime una stima di probabilità di default
ricavata su basi statistiche;
si basa esclusivamente sugli elementi che caratterizzano il comportamento dell’impresa
prescindendo dalla presenza o meno delle garanzie.
Il Factoring e Basilea II
Rispetto alla nuova normativa di vigilanza bancaria l’utilizzo del factoring incide in misura
rilevante sul rating aziendale, in quanto condiziona la struttura patrimoniale dell’azienda e la sua
dinamica finanziaria.
La concessione di dilazioni di pagamento alla clientela determina la formazione di crediti di
fornitura da cui derivano esigenze di natura finanziaria e gestionale. La decisione di ricorrere al
factoring rappresenta una scelta di gestione, che si colloca nell’ambito della gestione dei crediti, a
sua volta influenzata e condizionata da:
volume affari dell’impresa e tasso di sviluppo dello stesso;
volume di investimenti immobilizzato in crediti commerciali;
caratteristiche, tempi di incasso e recupero dei crediti;
grado di rischio connesso ai crediti commerciali.
Le scelte effettuate nell’ambito della gestione dei crediti risultano fortemente correlate con altre
decisioni relative alla valutazione della clientela e al finanziamento dei crediti commerciali. Per
decidere quale importo di credito accordare alla clientela, infatti, occorre valutare la capacità e
l’attitudine di quest’ultima a pagare puntualmente e per intero i crediti ottenuti. Peraltro, se da un
lato i crediti commerciali concessi dall’impresa ne accrescono il fabbisogno finanziario, dall’altro il
loro smobilizzo consente di disporre di un possibile strumento di marketing e di promozione delle
vendite.
Il factoring aiuta l’impresa a risolvere i problemi di gestione dei crediti commerciali perché
vengono ceduti in maniera continuativa al Factor, che si occupa di tutte le fasi della loro gestione.
In relazione all’oggetto del finanziamento e alle modalità con cui opera, il Factor è tendenzialmente
in grado di anticipare l’entrata e ritardare l’uscita da un’impresa rispetto ai finanziatori tradizionali
Coerentemente, il factoring segue lo sviluppo dell’azienda in termini di fatturato e di crediti
commerciali che ne derivano, riducendo l’entità del capitale circolante investito: Consente inoltre di
trasformare dei costi fissi, legati alla gestione interna dei crediti, in costi variabili, in quanto
associati all’ammontare e all’evoluzione della loro dimensione, e di neutralizzare finanziariamente
l’utilizzo della dilazione di pagamento.
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I BENEFICI PER IL CLIENTE
Il factoring è uno strumento di gestione del circolante
Ingresso
factoring
Ingresso altri
intermediari
creditizi
Uscita altri
intermediari
Segue
lo sviluppo
dell’impresa
Uscita
factoring
Servizi
gestionali
Riduce
L’intensità
di capitale
Introduzione
Sviluppo
Maturità
Finanzimenti “tradizionali”
Per poter adeguatamente valutare gli effetti prodotti dall’utilizzo del factoring sui bilanci delle
imprese e sulle variazioni prodotte dal factoring sugli indici su cui si calcolano i rating, occorre
sottolineare la differenza esistente tra una operatività di tipo pro-soluto ed una di tipo pro-solvendo.
Nel primo caso la cessione dei crediti avviene in via definitiva, senza cioè possibilità di rivalsa da
parte del Factor in caso insolvenza del debitore ceduto. Nel secondo, invece, la cessione dei crediti
comporta la sostituzione del Factor ai clienti ceduti, senza che ciò determini un isolamento
dell’impresa dagli effetti di un mancato pagamento del debito da parte del debitore ceduto.
In ragione delle considerazioni precedenti è possibile evidenziare come l’utilizzo del factoring pro
soluto provochi in azienda una netta riduzione della voce crediti verso clienti a favore di una
rilevante crescita delle disponibilità liquide che possono essere impiegate, sia per sviluppare l’attivo
corrente, sia per rimborsare passività. Nel pro-solvendo invece il credito verso i clienti diventa
credito verso la società di factoring e si trasforma in liquidità o alla scadenza naturale o per il
finanziamento anticipato da parte del Factor.
Migliorando il rapporto tra attività correnti e passività correnti l’impresa è in grado di evitare le
frequenti tensioni di liquidità che caratterizzano periodi di crescita accelerata e di migliorare la
propria capacità di far fronte al servizio del debito.
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Inoltre l’esternalizzazione del processo di gestione del credito commerciale consente alle imprese di
piccole e medie dimensioni di accrescerne l’efficienza con evidenti vantaggi sulla capacità di
generare cassa.
L’utilizzo del factoring, agendo positivamente sulle dinamiche di stato patrimoniale e di conto
economico, migliora il rating aumentando la capacità di credito dell’azienda; nella stessa direzione
agisce la sostituzione di costi fissi con costi variabili, prodotta dal factoring attraverso
l’esternalizzazione del processo di gestione del credito commerciale.
Questo, infatti consente di:
rendere l’impresa più snella e flessibile e quindi meglio in grado di reggere la competizione e
l’evoluzione del contesto economico;
concentrare le risorse economiche e manageriali sull’attività core dell’impresa;
ridurre drasticamente i rischi connessi alla clientela acquisita;
con benefici effetti sulla componente qualitativa della valutazione e quindi sul giudizio
complessivo dell’impresa (rating).
Se si considerano gli effetti sulla politica commerciale prodotti dall’utilizzo del factoring è
possibile evidenziare anche altri vantaggi connessi al suo impiego. Sarà possibile:
incrementare il volume di affari, utilizzando pienamente le potenzialità aziendali in quanto il
credito commerciale alla clientela non rappresenterà più un vincolo perché risolto dal Factor.
Ridurre il rischio di perdita sui crediti, perché grazie al factor l’azienda potrà selezionare più
accuratamente la propria clientela.
Ottenere sconti dai fornitori a fronte di un pagamento anticipato, con benefici effetti sul conto
economico utilizzando i fondi ottenuti dal factor sullo smobilizzo dei crediti ceduti.
Finanziariamente l’introduzione del factoring, attraverso una riduzione del ciclo monetario,
consente:
a)
un incremento della velocità di circolazione del Capitale Investito, con effetti positivi sulla
redditività;
b)
un miglioramento della posizione finanziaria, perché si liberano le risorse investite in
credito commerciale (pro soluto).
In sintesi il factoring si pone come un importante strumento a disposizione sia dell’impresa, per
favorirne una crescita finanziariamente equilibrata, sia della banca, in quanto in grado di migliorare
il grado di rischiosità dell’azienda. Un’azienda che utilizza il factoring, a parità di altre condizioni,
risulterà meno rischiosa (rating più elevato) di una che non lo utilizza, e quindi sarà più facilmente
finanziabile dalla banca. Grazie al rapporto di cessione del credito che sta alla base del factoring, la
relazione banca/impresa risulterà più solida, duratura e meno rischiosa, per il maggior flusso
informativo che intercorre nella relazione.
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Rispetto ai normali prodotti bancari di finanziamento del circolante il factoring, non si limita ad
una singola transazione, ma associa alla componente creditizia anche quelle assicurativa e
gestionale, offrendo alla banca un maggior presidio del rischio e della relazione.
In un contesto di crescente competizione, in cui le aziende tendono a ridurre il numero dei rapporti
bancari in essere e a prediligere la presenza di una banca di riferimento, il ruolo del factoring per la
banca può essere determinante sotto vari aspetti:
1 fidelizza la clientela mediante l’offerta di un servizio che implica un rapporto sistematico e un
diffuso scambio di informazioni relative a diversi aspetti della gestione aziendale: clientela,
ciclo produttivo, politiche gestionali e di mercato,
2 accresce l’articolazione dell’offerta e l’assistenza alla clientela sfruttando la specializzazione del
factoring nella gestione e nella copertura delle esigenze legate al capitale circolante.
3 accresce i volumi di attività della banca, sia per effetto delle nuove operazioni indotte dalla
cessione crediti del factoring, sia per le informazioni ottenute, oltre che sui cedenti, anche sui
debitori ceduti dei quali si possono stimare le potenzialità.
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