Terapia delle cardiomiopatie feline* R.A. SANTILLI Medico Veterinario Clinica Veterinaria Malpensa Via Verdi, 49 - 21017 Samarate (Varese) C. BUSSADORI Medico Veterinario Clinica Veterinaria Gran Sasso Via Donatello, 27 - 20131 Milano Introduzione Nella presente trattazione abbiamo preso in esame le principali affezioni del miocardio del gatto e, per ognuna, abbiamo tracciato gli aspetti clinico-diagnostici e i rispettivi piani terapeutici. Nella Tabella 1 sono elencate le principali cardiomiopatie feline a seconda della frequenza e dell’eziologia. Cardiomiopatia dilatativa Esistono due forme di cardiomiopatia dilatativa, una idiopatica e una nutrizionale. La carenza dell’aminoacido taurina sta alla base della forma nutrizionale; tale aminoacido è presente in altissime concentrazioni nel miocardio con un rapporto di 4:1 rispetto alla concentrazione plasmatica. Il ruolo della taurina nel metabolismo cardiaco non è ancora del tutto noto, nel 1987 il Dr. Pion dell’Università di Davis California ha dimostrato una correlazione tra bassi livelli sierici di taurina e riduzione della forza contrattile. Quanto al metabolismo, i felini sintetizzano gli acidi biliari a partire dalla quota di taurina assunta con l’alimento e, in minima parte, dalla cistina. Carenze di taurina nella dieta, mancato assorbimento o eccesso di secrezione biliare provocano una mobilizzazione delle riserve di taurina cardiache e oculari con comparsa di sintomi clinici dopo mesi o anni. La cardiomiopatia dilatativa è caratterizzata da una disfunzione sistolica con sovraccarico volumetrico diastolico e ipertrofia eccentrica secondaria. All’insufficienza contrattile conseguono segni di congestione del grande e del piccolo circolo e segni di bassa portata cardiaca. Cardiomiopatia ipertrofica *Relazione tenuta in occasione del corso di aggiornamento sulle malattie del gatto organizzato dal Gruppo di Studio SCIVAC di Medicina Felina (Milano, 28/11/1993). Questa forma di cardiomiopatia risulta essere tuttora di natura idiopatica; alcuni studi hanno dimostrato alti livelli sierici di ormone somatotropo nei gatti con questa forma di cardiomiopatia, livelli comunque che restano nei range di normalità. La cardiomiopatia ipertrofica è caratterizzata da quadri di ipertrofia ventricolare concentrica che può presentarsi in forma simmetrica, asimmetrica settale o parietale e relativa ostruzione del tratto di efflusso ventricolare sinistro. Alla base dello scompenso in corso di miocardiopatia ipertrofica sta una disfunzione diastolica con mancato rilassa75 PATOLOGIA FELINA Veterinaria, Anno 9, n. 1, Marzo 1995 Terapia delle cardiomiopatie feline Tabella 1 Classificazione delle principali miocardiopatie feline Cardiomiopatie primitive o idiopatiche Cardiomiopatia dilatativa Cardiomiopatia ipertrofica Cardiomiopatia restrittiva Cardiomiopatie secondarie Cardiomiopatie metaboliche Endocrine: tireotossicosi, acromegalia, uremia Nutrizionali: carenza di taurina, carenza vitamina E/selenio, obesità Cardiomiopatia ipertensiva Insufficienza renale cronica, feocromocitoma Cardiomiopatie infiltrative Neoplasie, linfoma, mucopolisaccaridosi, accumulo di glicogeno Cardiomiopatie fibroblastiche Fibrosi endomiocardica, fibroelastosi endocardica Cardiomiopatie tossiche Adriamicina, catecolamine, piombo, etanolo Cardiomiopatie infiammatorie Infettive: virali, batteriche, protozoarie, fungine Collagenopatie non infettive Miscellaneous Ischemia, distrofia muscolare, alterazioni sistema di conduzione, eccessive bande moderatrici ventricolari sinistre quadri di ipertrofia concentrica ventricolare con spessore variabile in base alla durata dello stato ipertiroideo. Il 15% dei soggetti ipertiroidei va incontro a scompenso congestizio con alta portata cardiaca, mentre una piccolissima percentuale può presentare segni riferibili a scompenso cardiaco a bassa portata sovrapponibili a quelli in corso di cardiomiopatia dilatativa. Tromboembolia arteriosa I fenomeni tromboembolici in corso di miocardiopatie feline sono un riscontro alquanto frequente. La loro patogenesi va ricercata nel ristagno di sangue nelle camere atriali dilatate, dove piccole lesioni dell’endocardio favoriscono fenomeni di aggregazione piastrinica. Principalmente l’endoperossido PGG2 e il trombossano A2 fungono da precursori delle prostaglandine favorendo poi l’attivazione delle piastrine. Una volta formato, il trombo può embolizzare in varie parti del corpo dando origine ai più svariati sintomi clinici. Il sito di più frequente embolizzazione è la triforcazione aortica con paralisi del treno posteriore, assenza del polso femorale, arti freddi e non sanguinanti. Quadro clinico mento delle fibre muscolari nella fase isovolumetrica. Ne consegue una mancata caduta pressoria ventricolare per cui l’atrio non riesce a svuotarsi, si dilata aumentando progressivamente la pressione nel letto capillare. L’ipertrofia settale provoca un aumento della velocità del flusso rendendolo turbolento, durante la sistole l’apparato mitralico per l’effetto fisico di Venturi viene aspirato nel tratto di efflusso ventricolare (movimento sistolico anteriore) provocando una stenosi dinamica aortica con relativo gradiente intraventricolare. Questo gradiente sta alla base dei soffi e dei fenomeni sincopali riscontrabili in gatti con cardiomiopatia ipertrofica. Cardiomiopatia intermedia/restrittiva Questa cardiomiopatia è ancora in fase di studio e riunisce tutte le patologie che non rispondono ai canoni delle prime due forme, da qui il nome di intermedia. Alcuni autori considerano la cardiomiopatia intermedia e restrittiva come due unità a se stanti, altri le considerano un’unica patologia. È caratterizzata da una disfunzione della fase di rilassamento diastolico probabilmente per fenomeni di fibrosi endomiocardica. Sono presenti contemporaneamente ipertrofia concentrica lieve e deficit di pompa, dilatazione atriale sinistra e gradienti intraventricolari. Il segnalamento assume scarsa importanza nel gatto con miocardiopatia dato che non esiste una reale predisposizione di razza o sesso per nessuna delle forme; per quanto concerne l’età, invece, nei primi anni di vita sono più frequenti le forme intermedie e quelle ipertrofiche, mentre la forma tireotossica è tipica dei gatti anziani. Nell’anamnesi i dati salienti sono rappresentati dalla dispnea, fenomeni sincopali, paresi, segni riferibili a ipertiroidismo. Molti soggetti con miocardiopatia sono asintomatici per cui possono essere scoperti solo grazie ad un accurato esame clinico. All’esame obiettivo generale i soggetti si presentano disidratati, dispnoici, ipotermici con versamenti toracici o addominali. A questo proposito va ricordato che nel gatto i versamenti toracici sono presenti anche in caso di congestione del letto capillare polmonare, dato che i vasi pleurici drenano direttamente nelle vene polmonari. L’esame dell’apparato cardiovascolare rivela spesso un polso tachisfigmico fatta eccezione per alcune forme di cardiomiopatia dilatativa dove, per fenomeni di acidosi e iperkaliemia, la frequenza cardiaca scende notevolmente. In caso di congestione venosa sistemica, bagnando il pelo nella regione del collo, è possibile valutare la presenza del polso giugulare. Due sintomi cardine per la scoperta di gatti ancora in fase asintomatica restano i ritmi di galoppo (T3 o T4 aggiunti) e i soffi aspecifici solitamente sternali sinistri con intensità variabile tra i 2 e i 4/6. Cardiomiopatia tireotossica Questa forma risulta abbastanza rara nel nostro paese, colpisce gatti con età media intorno ai 12 anni ed è caratterizzata da uno stato di iperdinamismo con ipertensione, riduzione delle resistenze periferiche, aumento del volume circolante, della portata e della domanda di ossigeno. In risposta all’azione diretta degli ormoni tiroidei sul miocardio e al loro sinergismo con il sistema simpatico, si hanno 76 Radiologia L’interpretazione dei radiogrammi del torace del gatto presenta notevoli difficoltà interpretative in entrambe le proiezioni. Nella latero-laterale il cuore si presenta inginocchiato sullo sterno con notevole contatto bordo-sternale anche in assenza di ingrandimenti ventricolari destri, per questo motivo, spesso il diametro trasverso è difficilmente valutabile. Sempre in questa proiezione, a differenza del cane, ingrandimenti dell’atrio sinistro non sono visibili, come pure risulta scarsamente evidenziabile la vascolatura lobare craniale. Nella proiezione dorso-ventrale l’orecchietta destra è proiettata nello spazio mediastinico per cui non è visibile, l’atrio sinistro rappresenta gran parte della base cardiaca, venendo quindi ad essere sovrapposto al cuore, fatta eccezione per la sua orecchietta che forma il bordo craniale sinistro dell’ombra cardiaca. L’apice cardiaco è posto a sinistra della linea mediana, anche se in alcuni soggetti può seguire il decorso della stessa. Nella valutazione dei radiogrammi del gatto bisogna quindi tenere presente i diametri longitudinale e trasversale, l’aumento di volume dell’orecchietta di sinistra ed in rari casi la congestione delle vene polmonari e della vena cava caudale. Radiologicamente la cardiomiopatia dilatativa (Fig. 1) è caratterizzata da un aumento del diametro trasverso, aumento dell’orecchietta sinistra e aumento della vena cava caudale; la cardiomiopatia ipertrofica presenta un aumento del diametro longitudinale e dell’atrio sinistro (Fig. 2). Spesso nella proiezione dorso-ventrale è possibile Tabella 2 Valori ecocardiografici normali del gatto Parametro Diametro V.S. diastole Diametro V.S. sistole Setto I.V. diastole Setto I.V. sistole Parete posteriore V.S. diastole Parete posteriore V.S. sistole Diametro atrio sinistro Diametro aorta A.S./Aorta F.A. Valori normali 11-16 mm 6-10 mm 2,5-5 mm 5-9 mm 2,2-4,4 mm 5,4-8,1 mm 8,5-12,5 mm 6,5-11 mm 0,8-1,3 … 29-55% apprezzare il cosiddetto cuore a “valentina” (Fig. 3), per la tipica forma con base costituita dall’atrio sinistro dilatato e apice deviato in senso orario per l’ipertrofia concentrica. Nella cardiomiopatia restrittiva è solitamente presente un ingrandimento biatriale, mentre nella tireotossicosi i radiogrammi sono normali. In tutte le forme di cardiomiopatia possono essere presenti quadri radiografici riferibili a edema polmonare alveolare o interstiziale e versamenti pleurici. Merita un piccolo accenno l’angiocardiografia caduta in disuso per l’avvento della metodica ecocardiografica; con la tecnica non selettiva, utilizzando radiogrammi seriali, è possibile evidenziare ingrandimenti atriali, ipertrofie concentriche ventricolari e formazioni trombotiche nei diversi siti. FIGURA 1 - Proiezione laterolaterale destra. Cardiomiopatia dilatativa. Si nota un aumento del diametro trasverso cardiaco. I lobi polmonari cranio e caudo ventrali presentano un pattern di tipo interstiziale tipico dell’edema polmonare; sono inoltre presenti aumento dell’angolo costodiaframmatico e alcune scissure pleuriche a testimonianza di un lieve versamento pleurico. FIGURA 2 - Proiezione laterolaterale destra. Cardiomiopatia ipertrofica. Si nota un aumento del diametro longitudinale cardiaco con riduzione dell’angolo tracheorachideo; i lobi cranio e caudoventrali presentano un pattern interstiziale ed alveolare tipico dell’edema polmonare. FIGURA 3 - Proiezione ventrodorsale. Cardiomiopatia ipertrofica. Notare l’aumento del diametro trasverso massimo con rotazione in senso orario dell’apice cardiaco; questo aspetto della silhouette cardiaca viene detto “cuore a valentina”. 77 PATOLOGIA FELINA Veterinaria, Anno 9, n. 1, Marzo 1995 Terapia delle cardiomiopatie feline FIGURA 4 - Elettrocardiogramma velocità 50 mm/sec.; 1 cm = 1 mV. Quadro d’ingrandimento ventricolare sinistro caratterizzato da onde R > di 0.9 mV in D2, D3 e aVF. FIGURA 5 - Elettrocardiogramma velocità 50 mm/sec.; 1 cm = 1 mV. Il 7°, 14° e 17° battito risultano di morfologia bizzarra e durata aumentata con caratteri di non eccessiva prematurità. Quadro compatibile con battiti ectopici ventricolari. FIGURA 6 - Elettrocardiogramma velocità 50 mm/sec.; 1 cm = 1 mV. La frequenza ventricolare è di 100 battiti al minuto, le onde P non sono costantemente presenti, l’intervallo PR è variabile, i complessi QRS hanno morfologia bizzarra con durata aumentata. Quadro compatibile con blocco atrioventricolare di III° con completa dissociazione atrioventricolare. FIGURA 7 - Ecocardiografia monodimensionale a livello del ventricolo sinistro. Notare l’aumento del diametro ventricolare diastolico e sistolico con relativa riduzione della frazione di accorciamento, l’ipocinesia del setto e della parete con relativo assottigliamento a causa dell’ipertrofia eccentrica. Quadro compatibile con cardiomiopatia dilatativa. Elettrocardiografia dell’ipertrofia concentrica; le scansioni monodimensionali permettono invece di valutare il grado e il tipo di ipertrofia, la contrattilità e la cinetica ventricolare sinistra. Nella Tabella 2 sono elencati i valori standard delle principali misure effettuate nelle scansioni monodimensionali. Ricordiamo che la frazione di accorciamento (F.A.), indice di contrattilità, viene calcolata con la seguente formula: (DVS d. - DVS s.) / DVS d. I reperti ecocardiografici delle varie cardiomiopatie sono i seguenti: Anche questa metodica è penalizzata in medicina felina visti i bassi voltaggi dei complessi rapidi ventricolari, l’elevata frequenza e l’ampio range dell’asse elettrico medio. Nonostante tutte le limitazioni, l’elettrocardiogramma resta un mezzo indispensabile per la valutazione del ritmo cardiaco, dei difetti di conduzione e, in alcuni casi, degli ingrandimenti camerali. Il gatto con cardiomiopatia può presentare quadri elettrocardiografici con alterazioni morfologiche quali: ingrandimenti ventricolari destri o sinistri (Fig. 4), blocchi di branca destri, blocchi di branca sinistri ed emiblocchi del fascicolo anteriore sinistro. Quanto alle alterazioni del ritmo possono essere rilevati: tachicardie sopraventricolari, ventricolari (Fig. 5), bradicardie o blocchi atrioventricolari di diverso grado (Fig. 6). Ecocardiografia A questo esame spetta definire la diagnosi della cardiomiopatia in atto, le scansioni bidimensionali permettono di valutare le dilatazioni degli atri, i trombi, il movimento sistolico anteriore della valvola mitrale e la simmetria 78 Cardiomiopatia dilatativa: > diametro ventricolare sinistro diastolico, > diametro ventricolare sinistro sistolico, < frazione di accorciamento (9-15%), ipertrofia eccentrica ventricolare, > atrio sinistro, trombi endocavitari (Fig. 7). Cardiomiopatia ipertrofica: diametri ventricolari normali, > frazione di accorciamento, nelle forme ipertrofiche simmetriche parete posteriore ventricolare sinistra in diastole > di 7,5 mm, movimento sistolico anteriore valvola mitrale, > atrio sinistro, trombi endocavitari (Figg. 8, 9, 10, 11). Cardiomiopatia intermedia/restrittiva: diametri ventrico- FIGURA 8 - Ecocardiografia monodimensionale a livello del ventricolo sinistro. Notare l’aumento di spessore del setto interventricolare con normale cinetica, i diametri sono nella norma. Quadro compatibile con cardiomiopatia ipertrofica. FIGURA 9 - Ecocardiografia monodimensionale a livello della valvola mitrale. Notare durante la diastole il movimento dei lembi anteriore e posteriore mitralici; in fase sistolica la cavità ventricolare è obliterata da una formazione isoecogena costituita dall’adesione del lembo settale mitralico al setto interventricolare. Quadro compatibile con movimento sistolico anteriore della valvola mitrale. FIGURA 10 - Ecocardiografia monodimensionale a livello dell’aorta e dell’atrio sinistro. È evidente l’aumento del diametro atriale in rapporto al diametro aortico (> 1,3). FIGURA 11 - Ecocardiografia bidimensionale parasternale destra tratto di efflusso ventricolare sinistro. Notare l’aumento di spessore del setto interventricolare membranoso con relativa procidenza nel tratto di efflusso. Quadro compatibile con cardiomiopatia ipertrofica a tipo “dippy septum”. lari normali o aumentati, < frazione di accorciamento, focolai di fibrosi miocardica, movimento sistolico anteriore valvola mitrale, > atrio sinistro, trombi endocavitari (Fig. 12). venosa che viene mantenuta con soluzioni ipotoniche. I farmaci di prima scelta sono la furosemide (4 mg/kg EV ogni 2 ore) e la nitroglicerina transdermica (1/4 di cerotto da 2,5 mg). Con questi due farmaci si ottengono rispettivamente una riduzione del volume circolante e un aumento della capacità del letto venoso, che portano ad una diminuzione della congestione del piccolo circolo e risoluzione dell’edema polmonare. Spesso nel gatto cardiopatico possono essere presenti versamenti pleurici che vengono drenati, previa toracentesi della parete toracica destra, attraverso aghi da 22-25 G. Se nel gatto sono presenti sintomi riferibili a bassa portata cardiaca quali estremità fredde, polso piccolo, tempo di riempimento capillare rallentato bisogna utilizzare farmaci che aumentano l’inotropismo cardiaco. La dobutamina (2-10 µg/kg/min in infusione endovenosa) o la dopamina (2-5 µg/kg/min in infusione endovenosa) sono delle amine simpaticomimetiche con effetto alfa e beta stimolante. Con questi farmaci si ottengono miglioramenti della fase contrattile; ma possono essere utilizzati soltanto per brevi periodi, data la possibilità d’insorgenza di effetti collaterali. Una volta risolto il fatto acuto si passa alla terapia di Cardiomiopatia tireotossica: ipercinesia setto-parietale (iperdinamismo), > diametro ventricolare sinistro diastolico, parete posteriore ventricolare sinistra in diastole tra 6 e 7,5 mm. In fase di scompenso o nelle forme con disfunzione sistolica < frazione di accorciamento (22-23%). Terapia L’approccio terapeutico alle diverse cardiomiopatie assume particolare importanza e deve essere mirato alla disfunzione sottostante. Nella cardiomiopatia dilatativa bisogna differenziare due tipi di trattamento, quello della fase acuta da quello di mantenimento. Nella fase acuta occorre trattare in modo distinto i sintomi congestizi e quelli da bassa portata cardiaca. Il gatto con edema polmonare va sottoposto a ossigenoterapia, bisogna in seguito assicurarsi una via di accesso 81 PATOLOGIA FELINA Veterinaria, Anno 9, n. 1, Marzo 1995 Terapia delle cardiomiopatie feline FIGURA 12 - Ecocardiografia bidimensionale parasternale destra. Sono evidenti la dilatazione atriale sinistra, l’ispessimento del setto interatriale per fenomeni fibrotici, e l’obliterazione dell’apice cardiaco sempre per fibrosi endocardica. Il setto interventricolare e la parete posteriore non si presentano ispessiti, la frazione di accorciamento è lievemente ridotta, l’immagine in movimento presentava quadri di discinesie regionali. Quadro compatibile con cardiomiopatia restrittiva. mantenimento che è costituita da furosemide (1-2 mg/kg s.i.d. o a dì alterni OS), enalapril (0,5 mg/kg s.i.d. o b.i.d. OS), digossina (0,01 mg/kg ogni 2 dì OS). Tutti i gatti con cardiomiopatia dilatativa vanno infine sottoposti a trattamento con taurina (500 mg b.i.d. OS) per 6-12 settimane, dopo le quali nei soggetti con carenza di tale aminoacido si ha la risoluzione dei segni clinici, miglioramento dei parametri ecocardiografici e guarigione completa. Tali pazienti vanno sottoposti a terapia continuata con taurina al dosaggio di 250 mg s.i.d. come prevenzione delle recidive. Tutti i soggetti che non rispondono nelle prime 12 settimane al trattamento, vanno considerati affetti da cardiomiopatia dilatativa nella sua forma idiopatica. Le fasi acute della cardiomiopatia ipertrofica e intermedia vanno affrontate con lo stesso schema della forma dilatativa, il mantenimento mira invece al miglioramento della compliance ventricolare, con aumento del rilassamento delle fibre muscolari nella fase isovolumetrica diastolica. A questo scopo si preferisce il diltiazem (2,5 mg t.i.d. OS), calcioantagonista di ultima generazione, che, per il suo effetto sul canale del calcio rilassa il miocardio, dilata le coronarie, riduce l’inotropismo diminuendo i gradienti intraventricolari. Nella cardiomiopatia ipertrofica per effetti simili può essere usato anche il propranololo (2,5 mg t.i.d./b.i.d. OS dose totale). La cardiomiopatia tireotossica si risolve completamente dopo trattamento dell’ipertiroidismo, nelle fasi iniziali le aritmie ipercinetiche e l’aumentato inotropismo con aumentata domanda di ossigeno possono essere controllati con il propranololo (2,5 mg t.i.d./b.i.d. OS dose totale). Nella terapia delle cardiomiopatie gioca un ruolo importante la profilassi delle tromboembolie anche se tuttora non esistono studi certi che provino l’efficacia di determinati farmaci contro la formazione dei trombi. Come agente profilattico può essere impiegato l’acido acetilsalicilico (25 mg/kg ogni 3 giorni OS), il warfarin sodico (0,1 mg/kg s.i.d. OS) e l’eparina calcica (50 U.I./kg t.i.d. SC). Il warfarin nei primi quattro giorni deve essere somministrato in associazione all’aspirina, perché può indurre uno stato di ipercoagulabilità. Il trattamento della tromboembolia arteriosa in corso 82 presenta notevoli difficoltà; a nostro avviso se accertata nelle prime ore, l’unico trattamento utile è l’embolectomia chirurgica. Il trattamento medico nella tromboembolia delle arterie iliache può essere tentato, ma i risultati non sembrano incoraggianti. Durante il fatto embolico acuto bisogna in primo luogo trattare la cardiomiopatia sottostante evitando l’uso del propranololo che per il suo effetto ß2-bloccante, induce uno stato di vasocostrizione impedendo quindi, lo sviluppo di circoli collaterali. Segue la somministrazione di acepromazina 0,03 mg/kg SC ogni ora ad effetto, eparina calcica 100 U.I./kg t.i.d. SC e streptochinasi 90.000 U.I. EV la prima ora, poi 45.000 U.I./ora fino alla lisi per massimo 5 ore; dopo l’utilizzo della streptochinasi occorre monitorare il potassio e la creatinina ogni 4 ore. Concludendo riteniamo importante riportare la prognosi delle principali cardiomiopatie feline, focalizzando la nostra attenzione sulla cardiomiopatia dilatativa da carenza di taurina che, se trattata precocemente, porta alla guarigione completa del soggetto. La cardiomiopatia ipertrofica offre un prognostico di 4/5 anni, se trattata ancora in fase asintomatica, che si riduce a 6 mesi/1 anno se trattata ormai in fase di scompenso. La cardiomiopatia intermedia, essendo ancora in fase di studio, non risulta di facile gestione; nella nostra casistica, simile del resto a quella internazionale, i soggetti con sintomi clinici hanno una prognosi infausta a breve termine. La cardiomiopatia tireotossica ha invece una prognosi favorevole una volta risolto lo stato di ipertiroidismo sottostante. Bibliografia Fox PR: Feline myocardial disease. In canine and feline cardiology. Fox PR Churchill Livingstone. 1988; 1:435-466. Jacobs G, Panciera D: Cardiovascular complications of feline hyperthyroidism. In Current Veterinary Therapy XI - Kirk RW, Bonagura JD - WB Saunders Company. 1992; XI:756-759. Bright JM: Update: Diltiazem theraphy of feline hypertrophic cardiomyopathy. In Current Veterinary Therapy XI - Kirk RW, Bonagura JD - WB Saunders Company. 1992; XI:766-773. Fox PR, Sturman JA: Myocardial taurine concentrations in cats with cardiac disease and in healthy cats fed taurine-modified diets. Am J Vet Res 1992; 53:237-241. 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