Immunità: dal moscerino della frutta alla salute globale
L’immunità innata è il nostro primo meccanismo di difesa, capace di far partire ed orientare non solo le risposta
infiammatorie, ma anche la parte più specifica dell’immunità. Alla base di questa scoperta, gli studi sul
moscerino della frutta. Il chiarimento dei meccanismi di azione dell’immunità ha aperto la strada a nuove
strategie diagnostico-terapeutiche al servizio della salute: nuovi adiuvanti per i vaccini, vaccini non solo
preventivi ma anche terapeutici. La sfida, ora, è sempre più tradurre le conoscenze sull’immunità in strategie di
intervento diagnostico e terapeutico. Ma anche condividere con il resto del mondo le armi salva-vita che siamo
riusciti e riusciremo a mettere a punto.
Immunità: dal moscerino della frutta alla salute globale
Il sistema immunitario consente all’organismo di combattere gli agenti infettivi come virus e batteri. La sua vasta
gamma di meccanismi di difesa può essere suddivisa in due diverse categorie: l’immunità non specifica o innata
e l’immunità specifica o adattativa.
L’immunità innata è il nostro primo meccanismo di difesa: si è infatti rivelata capace di far partire ed orientare
non solo le risposta infiammatorie, ma anche la parte più specifica dell’immunità. Alla base di questa scoperta,
gli studi di tre scienziati premiati in questi giorni con il Premio Nobel: Bruce Beutler, Jules Hoffmann e Ralph
Steinman.
Beutler e Hoffman hanno dato un contributo fondamentale all’identificazione dei “sensori” che vengono usati
dalle cellule del sistema immunitario per percepire la presenza di patogeni, ossia agenti potenzialmente dannosi
come virus e batteri, appartengono alla famiglia dei Toll-like receptors (TLR), “recettori simili a Toll” (che una
ricercatrice tedesca, Christiane Nüsslein-Volhard, premio Nobel 1995, scoprì nella Drosophila, il moscerino della
frutta, esclamando per la sorpresa: Das ist ja toll, ovvero Questo è fantastico!).
Gli studi sui TLR hanno cambiato il modo in cui leggiamo le malattie, e non solo quelle legate al sistema
immunitario: sappiamo ad esempio che le patologie cardiovascolari sono sostenute da una reazione
infiammatoria, ed è cambiato il modo in cui vediamo il rapporto fra infiammazione e cancro.
L’attivazione delle cellule dendritiche - scoperte da Hoffmann - è alla base del funzionamento dei vaccini, che
rappresentano il contributo più grande dell’Immunologia alla salute dell’uomo. Per innescare la risposta
immunitaria i vaccini hanno bisogno di una sostanza “adiuvante”: fino a pochi anni fa si usavano adiuvanti
scoperti nel 1920. La scoperta delle cellule dendritiche e dei TLR, invece, hanno aperto la strada verso sostanze
nuove. Si è inoltre aperta la possibilità di usare le stesse cellule dendritiche come vaccino terapeutico,
“caricandole” contro la malattia. Parliamo dunque di vaccini non più soltanto preventivi, ma anche terapeutici:
da poco la Food & Drug Administration ha approvato per uso clinico negli USA il primo vaccino terapeutico a
cellule per il cancro della prostata. basato su cellule dendritiche prelevate dal sangue del paziente e caricate con
antigeni. E’ un primo, fondamentale passo in avanti.
Per il futuro, la sfida è e sarà sempre più tradurre le conoscenze sull’immunità in strategie di intervento
diagnostico e terapeutico. Ma anche condividere con il resto del mondo le armi salva-vita che riusciremo a
mettere a punto. Ogni anno 3 milioni di bambini muoiono perché non sono vaccinati con i vaccini più elementari
che abbiamo a disposizione. L’HPV (papilloma virus, per cui oggi disponiamo di un vaccino) causa 250.000 morti
all’anno, è la prima causa di anni di vita persi per le giovani donne in diverse aree del mondo, in primis l’Africa
sub-sahariana. Il 90% di queste malattie miete vittime nelle regioni più povere del mondo. La condivisione è
dunque una sfida alla quale non possiamo sottrarci.