Università degli Studi di Brescia Dipartimento di Economia Aziendale Pier-Luca BUBBI I METODI BASATI SUI FLUSSI Condizioni e limiti di applicazione ai fini della valutazione delle imprese aeroportuali Paper numero 48 Novembre 2005 I METODI BASATI SUI FLUSSI: CONDIZIONI E LIMITI DI APPLICAZIONE AI FINI DELLA VALUTAZIONE DELLE IMPRESE AEROPORTUALI di Pier-Luca BUBBI Ricercatore di Economia e Gestione delle Imprese Università degli Studi di Brescia Indice 1. Introduzione ............................................................................................... 1 2. I metodi basati sui flussi: il metodo reddituale e il metodo finanziario..................................................................................... 2 3. Il metodo reddituale: formulazioni alternative........................................... 6 4. Il metodo reddituale (segue): la scelta dei parametri. La determinazione dei flussi.................................................................... 15 5. Il metodo reddituale (segue): la determinazione del tasso ......................................................................................................... 32 6. Il metodo finanziario ................................................................................ 43 Bibliografia .................................................................................................. 51 I metodi basati sui flussi nella stima del valore delle imprese aeroportuali 1. Introduzione La valutazione delle imprese di gestione aeroportuale è tema complesso per una molteplicità di motivazioni, tra le quali assumono rilievo: - la specificità e peculiarità dell’attività esercitata, per il cui corretto apprezzamento è necessaria una approfondita conoscenza della formula imprenditoriale prescelta e delle concrete modalità di funzionamento gestionale dell’impresa oggetto di stima. Tale circostanza, unitamente alla limitata disponibilità di dati ed informazioni, rende difficoltoso il confronto con le altre imprese del settore ai fini dell’apprezzamento dei relativi punti di forza e di debolezza nonché della selezione delle stesse in termini di effettiva omogeneità per la composizione di campioni significativi utili in sede di stima; - il processo di diversificazione in atto negli ultimi anni alla ricerca di nuove aree di business, caratterizzate da volumi, struttura dei costi e redditività diverse rispetto alle attività tradizionali. La crescente incidenza sui ricavi complessivi delle aziende del settore delle attività non aviation related 1 origina in chiave valutativa fattori di criticità, in specie nell’ipotesi in cui il metodo prescelto di stima apprezzi sinteticamente l’azienda nel suo complesso e, per tale via, le differenti aree di business in cui essa opera; aree ad evidenza caratterizzate da altrettanti profili di rischio-rendimento potenzialmente diversi. Non merita particolare commento la considerazione della conseguente necessità di adottare adeguate cautele nella scelta dei parametri (flussi e – soprattutto – tassi) sottostanti alle formule valutative, dovendo questi ultimi contemperare e comporre un insieme di fattori e variabili più o meno eterogenee; - i consistenti investimenti necessari all’esercizio d’impresa, tenuto anche conto del particolare regime concessorio che caratterizza le società in esame ed impone tra l’altro specifici vincoli in tema di manutenzione di impianti, fabbricati, attrezzature; 1 Come noto, le attività aeroportuali possono in estrema sintesi essere distinte in: a) attività aeronautiche (“aviation”), connesse alla progettazione, realizzazione e gestione delle infrastrutture aeroportuali e dei sistemi di hardware e software di funzionamento operativo, ai servizi offerti alle compagnie aeree per le operazioni di decollo, atterraggio e assistenza a terra degli aeromobili, nonché alla gestione e movimentazione di passeggeri e merci all’interno della superficie aeroportuale; b) attività non aeronautiche (“non aviation”), connesse alla locazione degli spazi e dei terreni dell’aeroporto nonché allo svolgimento di esercizi commerciali in senso stretto. Per approfondimenti si veda Martellini (2005, cap. 2, 3, 5 e 8). 1 Pier-Luca Bubbi - la significativa incidenza sul traffico passeggeri e merci e, quindi, sull’andamento economico delle imprese del settore di fattori macroeconomici generali e di fattori esterni a carattere straordinario, non prevedibili né influenzabili da parte delle imprese stesse. A ciò deve aggiungersi, con specifico riferimento al tema valutativo qui di interesse, il numero limitato di società quotate sui mercati internazionali rispetto all’intero universo delle imprese del settore, circostanza che rende difficoltosa la raccolta di informazioni e dati quantitativi attendibili e utilizzabili ai fini dell’analisi valutativa; la rarefazione nel tempo e nello spazio delle transazioni aventi ad oggetto quote significative del capitale delle società i cui titoli non siano negoziati sui mercati regolamentati; più in generale, la sostanziale assenza di studi specifici composti dalla dottrina a fronte di una consolidata prassi valutativa propria dei mercati finanziari facente prevalente utilizzo di criteri finanziari e di metodi di derivazione empirica, basati sui multipli. Con tali premesse, l’analisi seguente intende avanzare considerazioni e spunti di riflessione in materia di valutazione del capitale economico delle società di gestione aeroportuale mediante l’applicazione di metodologie di stima basate sui flussi 2 . 2. I metodi basati sui flussi: il metodo reddituale e il metodo finanziario Come è noto, i metodi basati sui flussi (reddituali e finanziari) che l’azienda oggetto di stima sarà in grado di produrre nell’orizzonte temporale di riferimento sono considerati dalla dottrina i soli criteri razionali ed universali. In particolare, essi sono: - razionali in quanto approssimano in maniera accettabile la formula teorica generale esprimente il valore odierno del capitale di un’azienda 3 ; 2 Per approfondimenti in merito all’applicabilità, ai fini della stima del valore delle società di cui si discute, di metodologie alternative si fa rinvio a Bubbi (2005). 3 Come noto, il requisito della razionalità di un criterio di stima può essere apprezzato in funzione della maggiore o minore coincidenza o approssimazione della formula applicativa da tale criterio proposta con la formula teorica generale esprimente il valore odierno del capitale, che, nell’ottica dell’investitore, può così essere rappresentata: s n Wo = Σ ds v + Pn v dove ds è il dividendo pagato dall’impresa nell’anno s (con s variabile da 1 a n); Pn è il prezzo più probabile ricavabile dalla cessione dell’impresa al tempo futuro n; vs, vn rappresentano coefficienti di attualizzazione (in base ad appropriati tassi). In estrema sintesi, come meglio si vedrà in seguito, i metodi finanziari sostituiscono i flussi di cassa generati dall’impresa ai dividendi e il valore finale al prezzo di cessione dell’impresa stessa al 2 I metodi basati sui flussi nella stima del valore delle imprese aeroportuali - universali in quanto di ampia diffusione fra gli esperti e gli operatori a livello internazionale, ed utilizzabili per tutte le finalità per le quali è composta la valutazione dell’impresa 4 . Anche in virtù di tali considerazioni, i criteri di cui si discute hanno trovato e trovano una pressoché generalizzata applicazione nella valutazioni delle società di gestione aeroportuale composte negli anni più recenti. Secondo opinione condivisa, infatti, essi consentono di tenere conto delle politiche gestionali implementate dalle imprese nonché degli orientamenti strategici per il futuro, permettendo altresì di apprezzare adeguatamente l’impatto sul valore aziendale delle dinamiche attuali e previste del settore di riferimento e dell’evoluzione del contesto regolamentare; fattori, questi ultimi, che nel comparto in esame rivestono ad evidenza importanza centrale alla luce delle profonde evoluzioni e trasformazioni che hanno interessato il comparto stesso e, più in generale, il settore del trasporto aereo negli ultimi anni. Sul punto, deve peraltro essere sottolineata la netta preferenza accordata, nei documenti di stima che si è avuto modo di raccogliere ed esaminare (in massima parte relativi a società quotate), alle metodologie di tipo finanziario (con particolare riguardo al Discounted Cash Flow Method – DCF in tempo n, limitando in ogni caso a tale data l’orizzonte temporale analitico attesa l’imprevedibilità dei flussi dopo n anni. I metodi reddituali, invece, sostituiscono ai dividendi i redditi prodotti dall’impresa, alternativamente assumendo una misura di reddito medio annuo per un periodo illimitato; oppure i redditi analitici prodotti in ciascun anno fino al tempo n, con considerazione, in quest’ultimo caso, del valore finale. 4 Secondo Guatri e Bini (2005, pag. 4) esistono quattro principali occasioni di valutazione: 1. l’ambito delle garanzie societarie, nelle quali la stima ha natura cautelativa (essendo composta prevalentemente, appunto, per un fine di garanzia) e di protezione degli interessi degli azionisti di minoranza e, più in generale, degli stakeholders privi del potere di controllo; 2. l’ambito delle strategie di sviluppo, di integrazione e di ristrutturazione, nelle quali il perito è sostanzialmente chiamato ad effettuare un calcolo di convenienza economica, determinando uno specifico valore-limite (il valore di decisione), che costituisce un elemento conoscitivo di rilievo ai fini del perfezionamento delle ricordate operazioni; 3. l’ambito della formazione del bilancio, in conseguenza della sostituzione, secondo i nuovi principi contabili internazionali, del principio del costo con il principio del fair value, che provoca il necessario adeguamento dei valori contabili ai valori di mercato e alle regole di misurazione del valore; 4. l’ambito della misura dei risultati delle imprese, alla luce del diffuso convincimento circa l’inadeguatezza delle tradizionali tecniche contabili ad accertare l’effettiva performance aziendale in un determinato periodo. Da quanto esposto emerge con evidenza come il valore dell’impresa sia un dato relativo: non unico, non univoco, non definitivo ma valido nel momento in cui viene espresso, per le finalità per le quali la stima è composta e al verificarsi delle condizioni all’uopo assunte. Si avverte fin da ora e lo si ribadirà in seguito che, per economia della trattazione, la presente analisi intende per quanto possibile prescindere dalla considerazione delle finalità della stima (che pure assumono rilievo: si pensi, ad esempio, alle quotazioni che negli ultimi anni hanno interessato alcune imprese aeroportuali anche nel nostro Paese) per fornire un quadro quanto più possibile generale delle tematiche valutative. 3 Pier-Luca Bubbi acronimo – di cui si dirà infra) 5 . Tale preferenza trova giustificazione nella finalità per la quale la maggior parte delle stime in parola è stata composta (ammissione alla quotazione delle società oggetto di valutazione, operazioni condotte da parte di società già quotate su imprese target oggetto di stima, ecc.); nella tipologia e formazione degli esperti che di volta in volta hanno effettuato la valutazione stessa (prevalentemente merchant e investment banks, società e analisti finanziari con forte orientamento al mercato mobiliare); nonché, più in generale, nella crescente internazionalizzazione del mercato del capitali, che determina l’altrettanto crescente diffusione dell’applicazione dei criteri di stima (finanziari e di derivazione empirica, basati cioè in varia misura sul riferimento ai prezzi negoziati) che da tempo hanno trovato affermazione nei mercati più evoluti (segnatamente, quelli di matrice anglo-sassone). Non sfugge al lettore la circostanza che le metodologie di cui si discute (finanziarie e di mercato) sono anche quelle caratterizzate dal maggior grado di soggettività 6 , derivante fra l’altro: - - dalla formulazione di previsioni analitiche sui singoli flussi finanziari attesi per gli anni a venire compresi nell’orizzonte della stima. Ciò implica la necessità di definire ora per allora le strategie e le politiche aziendali, i piani di investimento/disinvestimento, l’evoluzione del contesto esterno di riferimento per l’intero periodo previsionale; dall’assunzione che, essendo l’azienda normalmente un istituto economico destinato a perdurare più a lungo dell’orizzonte entro il quale è ragionevolmente possibile formulare le ricordate previsioni analitiche in modo attendibile, al termine di tale periodo essa mantenga un valore, determinato sulla base dell’assunzione forte del ripetersi (nel periodo 5 Tale criterio è stato applicato – ora come metodo principale, ora come metodo di controllo – in pressoché tutte le analisi valutative esaminate, comprese le IPO che hanno riguardato società del settore nella Borsa italiana (si vedano, ad esempio, la valutazione composta nel luglio 1997 dall’allora Consiglio di Borsa ai fini della quotazione di Aeroporti di Roma; nonché quelle che in anni più recenti hanno riguardato Aeroporti di Firenze e SAVE). Analoga diffusione ha trovato il criterio dei moltiplicatori di mercato, peraltro utilizzato nel nostro Paese prevalentemente come metodologia di controllo. In rari casi è stato invece fatto riferimento al metodo reddituale e, ancor più raramente, al metodo misto patrimoniale-reddituale. 6 Con tale termine intendendosi la circostanza che parte delle decisioni e scelte sono arbitrariamente assunte da chi conduce la stima, talvolta anche in modo non disinteressato, e comunque riflettono proiezioni a lungo termine meramente presunte o sperate, che possono discostarsi in misura anche significativa dai dati storicamente registrati. Ne consegue che i risultati espressi da tali stime possono essere grandemente variabili a seconda di chi compone il calcolo. Cfr. Guatri (1998); Guatri e Bini (2005). 4 I metodi basati sui flussi nella stima del valore delle imprese aeroportuali - - - - successivo di durata indefinita) delle condizioni economico-finanziarie vigenti per l’impresa stessa nell’ultimo anno di previsione analitica 7 ; dalla riconosciuta significatività del prezzo registrato in un certo momento (o in un determinato intervallo temporale) ai fini della determinazione del valore del capitale di un’azienda; dalla conseguente possibilità di individuare alcune variabili chiave (value drivers, che tipicamente rappresentano misure di performance dell’impresa in un dato periodo) i cui andamenti risultano correlati e, quindi, in grado di influenzare in misura significativa il prezzo (e per tale via il valore) dell’impresa stessa; in caso di società non quotate, dalla possibilità di utilizzare per la determinazione del prezzo probabile (e, quindi, dei relativi multipli dei value drivers) i dati – se del caso con opportune rettifiche – ricavabili da un campione di aziende che possa definirsi significativo in quanto composto da imprese effettivamente omogenee a quella oggetto di stima; nel senso di assimilabili in termini di combinazioni prodotto/mercato e struttura economico-finanziaria e, quindi, riflettenti aspettative da parte degli operatori di rendimenti analoghi a quelli attesi per l’azienda da valutare, a parità di profilo di rischio; dalla configurazione attuale e futura della struttura finanziaria dell’impresa e, più in generale, dell’andamento dei mercati finanziari, con la conseguente possibilità di apprezzarne adeguatamente i fattori di rischio (generali e specifici) per il tramite di parametri che, rapportati ai flussi, ne determinino gli equivalenti certi. Nella realtà, se si riflette, la soggettività delle stime composte in base alle ricordate metodologie è del tutto congruente (e, verrebbe da dire, fisiologica) con le occasioni di valutazione e finalità per cui le stime stesse sono state composte. Non si dimentichi, infatti, che, come si è già avuto modo di sottolineare, le valutazioni de qua sono state effettuate essenzialmente per l’ammissione alla quotazione, per la revoca della stessa o per l’acquisizione/dismissione di società del settore: in ogni caso, trattasi, quindi, di operazioni nelle quali la stima finisce inevitabilmente per scontare ipotesi di sviluppo, sinergie, nuove strategie o anche solo un nuovo profilo finanziario dell’impresa oggetto di analisi che riflettono altrettante attese dell’una o dell’altra parte interessata alla valutazione, con il conseguente effetto di svincolare in misura anche significativa i flussi futuri (economici e finanziari) rinvenibili dall’ordinaria gestione dai risultati storicamente conseguiti dall’impresa in parola. In altri termini, ciò che con tali analisi 7 Trascurando, ad esempio, gli effetti della dinamica competitiva, che naturalmente tende ad erodere nel lungo periodo eventuali vantaggi economici differenziali in capo al singolo operatore. 5 Pier-Luca Bubbi peritali si è inteso determinare non è tanto il valore “astratto” (o generale) dell’azienda – per utilizzare la metodologia anglosassone, il valore stand alone – quanto il suo probabile prezzo di mercato, vale a dire la stima del valore in presenza di reali (o presunte) transazioni 8 . Ciò non significa, ad evidenza, esprimere un giudizio negativo o anche solo parzialmente negativo sui procedimenti di stima prescelti nelle operazioni delle quali si è potuto acquisire ed esaminare la documentazione peritale; significa, più semplicemente, sottolinearne i limiti qualora la finalità della stima sia invece quella di accertare un valore quanto più possibile generale, che cioè «prescinda dalle motivazioni allo scambio, dalle convenienze specifiche e dalla forza contrattuale delle parti interessate alla negoziazione» 9 . Con tali premesse, la presente analisi intende appunto fornire un contributo di riflessione sulle avvertenze e cautele da seguirsi in sede applicativa delle metodologie basate sui flussi nel caso in cui la finalità per la quale si compone la stima richieda – o anche solo consigli – la determinazione del valore del capitale (e, quindi, un valore “generale”) delle società di gestione aeroportuale. 3. Il metodo reddituale: formulazioni alternative Come noto, secondo i metodi basati sui flussi il valore dell’impresa dipende unicamente dai flussi che essa sarà in grado di generare nel futuro. Da ciò l’espressione generale W = f (F) dove W è il valore del capitale dell’azienda e F è il flusso atteso. Dal punto di vista operativo, la relazione testé esposta richiede una serie di scelte attinenti: - al tipo di funzione che lega F a W; ai parametri che compaiono nella formula; 8 Come noto, nel mondo anglosassone si usa a tal fine il termine di Fair Market Value, con il quale si intende rappresentare il valore che in condizioni normali un potenziale acquirente, avente accesso alle informazioni normalmente disponibili, può esprimere con riferimento ad una determinata impresa. 9 E’ la nota definizione di Viel, Bredt e Renard (1973, pag. 8), ripresa – con qualche distinguo, specie nei lavori più recenti – da Guatri. In effetti, se si riflette, il valore del capitale economico che si intende in tal modo accertare esprime il punto di vista di un generico investitore, non identificabile in nessuno dei due o più contraenti, venendo quindi a configurarsi come generico valore di scambio. Il Fair Market Value, invece, in quanto formulato nell’ottica di un potenziale acquirente/venditore, per definizione riflette le motivazioni allo scambio e le convenienze personali di quest’ultimo. 6 I metodi basati sui flussi nella stima del valore delle imprese aeroportuali - alle modalità secondo le quali il flusso deve a sua volta essere definito e misurato. Con riferimento al metodo reddituale, in estrema sintesi le formule alternativamente applicabili prevedono: a) l’attualizzazione dei redditi attesi anno per anno (per n anni), che a sua volta può prevedere: a.1) la considerazione analitica di tutti i redditi futuri che l’impresa è in grado di garantire, opportunamente attualizzati, per l’intero orizzonte temporale di riferimento (n). In formula: n W = Σ Ri vi i=1 dove Ri è il reddito dell’anno i-esimo; vi è il fattore di attualizzazione in base al tasso i; a.2) l’utilizzo dei redditi puntuali fino al momento in cui gli stessi sono prevedibili con sufficiente grado di accuratezza e attendibilità (anno m); e successivamente il ricorso ad una misura media di reddito (R), ipotizzando che il flusso reddituale rimanga costante, a partire da quel momento, per tutto l’orizzonte temporale considerato, fino all’anno n 10 . In formula: m n i W = Σ Ri v + Σ i=1 R vi i = m+1 b) l’utilizzo delle formule sviluppate dalla matematica finanziaria per determinare il valore attuale di una rendita posticipata, nella duplice possibilità che: b.1) tale rendita sia perpetua, nel qual caso la formula diventa (c.d. “metodo reddituale puro”): 10 Esiste peraltro anche una versione più sofisticata, detta “metodo a tre fasi”, nella quale si distinguono: • una prima fase caratterizzata da previsioni reddituali analitiche, formulate sulla base dei documenti della programmazione aziendale (1-3 anni); • una seconda fase, caratterizzata anch’essa da previsioni analitiche, ma composte proiettando i dati della prima fase (successivi 3-5 anni); • una terza fase, caratterizzata dall’assunzione del reddito medio normale conseguibile nel periodo successivo. 7 Pier-Luca Bubbi W = R / i o, considerando il reddito corrente R0 ed il fattore di crescita g: 1+g W = R0 * __________ i-g dove R è il reddito medio normale atteso; R0 è il reddito atteso dell’ultimo anno; i è il tasso di attualizzazione; g è il fattore di crescita; b.2) tale rendita sia limitata ad n anni, nel qual caso la formula diventa: W = R an¬ i dove an¬ i è il coefficiente di attualizzazione al tasso i per n anni 11 ; c) l’utilizzo di proiezioni analitiche fino all’nmo anno e di una previsione sintetica a mezzo del valore terminale all’ nmo anno, rappresentando quest’ultimo il valore che l’impresa mantiene (in quanto istituto economico destinato a perdurare) al termine dell’orizzonte di previsione analitica: è il cosiddetto Valore finale (Vf). In formula si avrà 12 : n W = Σ Ri vi + Vf vn i=1 dove Ri Vf 11 è il reddito dell’anno iesimo; è il valore finale dell’azienda all’anno n; Si ricorda che 1 – (1 + i) -n an¬ i = _______________ i 12 Esiste anche in questo caso la possibilità di scomporre i flussi futuri in tre periodi: il primo di previsione analitica; il secondo facendo uso di un dato medio; il terzo rappresentato dal Valore finale. In formula: m W = Σ Ri i=1 vi n + Σ i = m+1 8 R vi + Vf vn I metodi basati sui flussi nella stima del valore delle imprese aeroportuali vi , vn sono fattori di attualizzazione in base al tasso i. Rinviando alla letteratura specializzata per gli opportuni approfondimenti 13 , rimane ora da comprendere quale, fra le alternative testé illustrate, sia applicabile e preferibile per la stima del capitale delle imprese di gestione aeroportuale. In sintesi, le due variabili chiave da considerare sono: - l’orizzonte temporale da assumere ai fini della stima; la prevedibilità dei flussi di reddito. É superfluo osservare come le variabili di cui si discute siano fra di loro inversamente correlate, essendo evidente che, al crescere dell’orizzonte temporale, l’attendibilità delle previsioni formulate sui flussi diminuisce. D’altro canto, è anche vero che, per il gioco naturale del procedimento di attualizzazione, i flussi più lontani (gravati da maggiore incertezza) rivestono sempre meno peso nella determinazione del valore complessivo dell’azienda; e tale peso è descrescente al crescere del tasso di attualizzazione prescelto. Ciò posto, nel caso qui di interesse non può, da un lato, non sottolinearsi la circostanza che, a differenza delle imprese che normalmente costituiscono oggetto di stima, le società del settore hanno (almeno teoricamente) una vita limitata alla durata residua della concessione, non sussistendo al momento in cui è composta la valutazione la certezza di una successiva riassegnazione. Conseguentemente, in prima battuta dovrebbero essere escluse dalla scelta le metodologie che comunque prevedono un orizzonte temporale infinito (segnatamente, le precedenti alternative sub b.1 e c). Da altro lato, non merita particolare commento la considerazione della estrema difficoltà di formulare previsioni analitiche attendibili al di là di un orizzonte temporale relativamente breve, a motivo della molteplicità di variabili e fattori (tanto interni all’impresa, quanto ad essa esterni: di mercato, macroeconomici o geo-politici generali) non prevedibili e in massima parte al di fuori del controllo dell’impresa stessa, in grado di influenzare significativamente le condizioni di redditività delle società di gestione aeroportuale. Tale considerazione porterebbe ad escludere le metodologie che prevedano proiezioni analitiche oltre un numero limitato di anni (segnatamente, l’alternativa sub a.1). Volendo approfondire le tematiche relative alla scelta della formula di valutazione più appropriata, si può osservare che: 13 Si veda Guatri e Bini (2005, pag. 473 e segg.). 9 Pier-Luca Bubbi - l’alternativa sub a.1), pur metodologicamente corretta, è inattuabile nella pratica, non essendo possibile – se non introducendo pesanti ipotesi ed assunzioni che finirebbero per gravare la valutazione così composta di un livello di soggettività non accettabile – formulare previsioni analitiche dotate di sufficiente grado di attendibilità per l’intero orizzonte temporale della stima; - l’alternativa sub a.2) è invece teoricamente congruente con la durata limitata della vita dell’impresa e, dal punto di vista applicativo, presenta il vantaggio di potere a seconda dei casi contenere l’orizzonte previsionale analitico al periodo (anche molto breve: 3 – 5 anni) nel quale le previsioni possono ritenersi adeguatamente fondate. A ciò si aggiunga l’ulteriore, interessante vantaggio connesso alla possibilità di utilizzare differenti tassi per attualizzare i flussi reddituali previsionali dei due periodi; con conseguente scelta di un tasso più elevato per il flusso reddituale (medio) del secondo periodo, caratterizzato da più elevata rischiosità 14 . Per contro, in termini operativi la sua applicazione, richiedendo l’attualizzazione di tutti i flussi singolarmente considerati (sia pure nella misura media di cui si è detto), risulta più laboriosa delle alternative di cui si dirà infra. Per inciso, si osservi che, se del caso, sarebbe possibile tenere conto del processo di naturale espansione dell’impresa mediante il fattore di crescita g da applicarsi al secondo addendo della formula in precedenza illustrata. Non sfugge al lettore che, nell’alternativa in esame, ruolo centrale assume la scelta della misura di reddito medio R, rivestendo il secondo addendo della formula un peso nettamente prevalente nella determinazione del valore complessivo dell’impresa. Ad avviso di chi scrive, al fine di evitare effetti distorsivi ed introdurre elementi di elevata aleatorietà e soggettività, qualora la stima intenda esprimere un valore “generale” nel senso sopra esposto non può che essere fatto riferimento ad una misura “normalizzata”, secondo quanto si dirà infra; - l’alternativa sub b.1) non appare invece in prima battuta metodologicamente appropriata nel caso di nostro interesse, in quanto presuppone la durata infinita della vita dell’impresa. D’altro canto, è pur vero che dal punto di vista applicativo essa presenta l’indubbio vantaggio di utilizzare una configurazione di reddito (“medio-normale”) 15 che, in 14 Per inciso si osservi che ad analogo risultato può pervenirsi assumendo che la maggiore rischiosità, anziché tradursi in una maggiorazione del tasso di attualizzazione, determini una decurtazione del flusso reddituale previsionale. 15 Come noto, il reddito “normalizzato” intende esprimere una misura di reddito che, prescindendo da situazioni contingenti e/o da effetti distorcenti momentanei, sia in grado di apprezzare la potenzialità afferente allo specifico patrimonio investito nell’impresa; in altri termini, la 10 I metodi basati sui flussi nella stima del valore delle imprese aeroportuali quanto espressione di una stabile capacità di generazione dell’impresa tenuto conto degli investimenti ordinari all’uopo necessari, appare di più agevole e fondata determinazione rispetto ai flussi richiesti dalla maggior parte delle formulazioni alternative qui in esame. Non può infatti non convenirsi sulla considerazione che l’adozione di una misura di reddito medio, espressione delle più probabili condizioni future di produzione del reddito stesso in condizioni di normale svolgimento della gestione, anche se apparentemente meno precisa di una previsione analitica, risulta nella gran parte delle situazioni preferibile in quanto diminuisce le difficoltà di previsione, migliorando per tale via l’attendibilità dei risultati finali della stima. A ben vedere, peraltro, anche il primo limite di natura metodologica può essere se non superato quanto meno attenuato qualora l’orizzonte previsionale sia sufficientemente lungo e il tasso prescelto elevato. Per effetto del procedimento di attualizzazione, infatti, la stima del valore dell’azienda determinata in base all’ipotesi di vita illimitata (matematicamente espressa dalla formula della rendita perpetua) rispetto alle formule ipotizzanti la durata limitata diventa in tal caso approssimata per eccesso in misura sostanzialmente accettabile. La Tabella 1 illustra quanto fin qui esposto, evidenziando la variazione del valore dell’impresa (determinato per semplicità in base alla formula sub b.2) al variare del tasso e della durata assunta, dato R=1. Nella Tabella 2 sono esposti gli scostamenti percentuali fra i valori determinati secondo le due metodologie (rendita perpetua e rendita limitata) nelle differenti ipotesi di durata dell’azienda. I riquadri evidenziano le combinazioni in cui gli scostamenti rispetto al valore composto sulla base dell’ipotesi di durata illimitata sono inferiori al 5% e al 2,5%; misure (in specie la seconda) tollerabili nell’economia generale del processo valutativo. sua stabile capacità di produrre reddito. Ciò posto, con partenza dal dato contabile, il processo di normalizzazione richiede quanto meno le seguenti tipologie di interventi: • la redistribuzione nel tempo di proventi e costi straordinari non ripetitivi, evitando così che alcuni esercizi siano depressi ed altri esaltati nel risultato in funzione della casualità nella distribuzione di tali proventi/oneri; • l’eliminazione di proventi e costi estranei alla gestione, derivanti sia da assets di proprietà non pertinenti né funzionali allo svolgimento dell’attività di impresa, sia da altre cause comunque non attinenti alla gestione; • la neutralizzazione di politiche di bilancio eventualmente adottate per varie finalità (contenimento dell’imposizione fiscale; politiche di dividendi; adozione di criteri eccessivamente prudenziali o, al contrario, ottimistici nella valutazione dei rischi; ecc.); • l’acclaramento di componenti di reddito contabilmente non rilevate. Cfr. Guatri (1998); Bubbi (2003); Guatri e Bini (2005). 11 Pier-Luca Bubbi Tab. 1 – Valore, tasso e tempo: dati assoluti Tasso di attualizzazione 15 7% 8% 9% 10% 11% 12% 13% 14% 15% 20% 9,11 8,56 8,06 7,61 7,19 6,81 6,46 6,14 5,85 4,68 Durata della vita dell’impresa (durata della concessione) in anni 20 30 40 10,59 9,82 9,13 8,51 7,96 7,47 7,02 6,62 6,26 4,87 12,41 11,26 10,37 9,43 8,69 8,06 7,50 7,00 6,57 4,98 13,33 11,92 10,76 9,78 8,95 8,24 7,63 7,11 6,64 4,99 illimitata 14,29 12,50 11,11 10,00 9,09 8,33 7,69 7,14 6,67 5,00 Fonte: nostre elaborazioni Tab. 2 – Valore, tasso e tempo: scostamenti percentuali rispetto al valore determinato in base all’ipotesi di durata illimitata Tasso di attualizzazione 7% 8% 9% 10% 11% 12% 13% 14% 15% 20% 15 -36,2% -31,5% -27,5% -23,9% -20,9% -18,3% -16,0% -14,0% -12,3% -6,4% Durata della vita dell’impresa (durata della concessione) in anni 20 30 40 -25,9% -21,4% -17,8% -14,9% -12,4% -10,3% -8,7% -7,3% -6,2% -2,6% -13,2% -9,9% -6,7% -5,7% -4,4% -3,2% -2,5% -2,0% -1,5% -0,4% -6,7% -4,6% -3,2% -2,2% -1,5% -1,1% -0,8% -0,4% -0,4% -0,2% illimitata - Fonte: nostre elaborazioni Sulla base delle considerazioni testé avanzate, atteso che la durata residua della concessione è, per le principali società di gestione aeroportuale italiane, vicina a 40 anni essendo stata oggetto di recente assegnazione, l’applicazione del metodo della rendita perpetua non è a priori da escludersi qualora i tassi di attualizzazione/capitalizzazione prescelti siano sufficientemente elevati. In tal caso, infatti, il risultato del 12 I metodi basati sui flussi nella stima del valore delle imprese aeroportuali criterio di cui si discute tenderebbe a coincidere con quello rinveniente dall’utilizzo della formula alternativa sub b.2), a fronte di una indubbia maggiore semplicità di calcolo. Non si dimentichi, del resto, che, se è vero che la formula qui in esame costituisce a ben vedere la manifestazione-limite del ricorso alla proiezione sintetica, come rinuncia a priori a qualsiasi forma di proiezione analitica; è altrettanto vero che, tenuto conto della più volte richiamata circostanza che nel settore aeroportuale la prevedibilità analitica dei risultati attesi ben difficilmente va al di là di pochi anni, qualsiasi formula alternativa di stima presuppone che per larga parte dell’intervallo temporale il flusso atteso venga rappresentato in modi convenzionali, basati su ipotesi (assumptions) delle quali la configurazione di reddito “medio normale” è certamente la più convincente. Ne deriva che la formula della rendita perpetua, alle condizioni di cui si è detto, mantiene una propria validità ai fini della stima del valore delle imprese in esame, rendendosi addirittura preferibile ad eventuali alternative basate su proiezioni sintetiche dei flussi svincolate da considerazioni in merito alla effettiva conseguibilità e realizzabilità dei flussi stessi alla luce delle attuali condizioni e della complessiva situazione patrimoniale, economica e finanziaria dell’azienda oggetto di stima. Per inciso, si osserva che il metodo in esame di per sé può anche consentire di tenere conto delle potenzialità di sviluppo dell’impresa, mediante il fattore di crescita g. Attesa tuttavia la circostanza che, per la struttura stessa del metodo, tale fattore viene mantenuto costante per l’intera durata illimitata, la sua quantificazione ed il conseguente inserimento nella formula sopra ricordata richiede particolare cautela, al punto da venire sovente prudenzialmente escluso non essendo concettualmente accettabile un’ipotesi di crescita infinita; - per l’alternativa sub b.2) valgono le considerazioni già avanzate al punto precedente: essa appare metodologicamente coerente con la durata limitata della vita della società di gestione aeroportuale e tipicamente prevede una configurazione di flusso “medio normale”. L’alternativa de qua è sicuramente da preferirsi alla formulazione illustrata al punto precedente in presenza di tassi non elevati e di una vita utile dell’impresa (i.e. di una durata residua della concessione) relativamente contenuta, essendo in tale ipotesi l’approssimazione conseguente all’applicazione del metodo della rendita perpetua non accettabile; - rimane infine da esaminare la formula sub c). Essa, a ben vedere, costituisce una variante dell’alternativa sub a.2), rispetto alla quale sostituisce al valore attuale del flusso medio costante R l’attualizzazione del valore finale dell’impresa al termine del periodo di previsione 13 Pier-Luca Bubbi analitica (m). Della formula sub a.2) condivide quindi i vantaggi (possibilità di contenere a m anni l’orizzonte analitico e di apprezzare la differente rischiosità dei flussi previsti oltre tale periodo). Il problema tuttavia riguarda la metodologia di stima del valore finale Vf. In via preliminare, corre obbligo richiamare l’attenzione sulla circostanza che l’orizzonte temporale di determinazione di tale valore finale dovrà a sua volta essere limitato e corrispondente alla vita dell’impresa (coincidente con la durata residua della concessione). Ne consegue che, ai fini del calcolo del ricordato valore, in linea generale non potrà essere utilizzata la formula della rendita perpetua di cui si è detto al punto precedente; e che invece costituisce la modalità all’uopo tipicamente seguita. L’impossibilità di cui si discute nasce a ben vedere proprio in conseguenza di quanto in precedenza riferito: la durata n dell’azienda utile per il calcolo del valore finale sarà infatti, ceteris paribus, comunque inferiore alla durata residua della concessione (già di per sé limitata), in misura tanto più accentuata quanto maggiore è il periodo di previsione analitico m. Ne consegue che l’approssimazione per eccesso del valore dell’impresa derivante dall’applicazione della rendita perpetua, a parità di tasso, risulterà sempre meno accettabile al diminuire della durata residua della concessione e/o al crescere del periodo di previsione analitica (solitamente compreso fra 3 e 5 anni). Atteso che la durata della concessione non può comunque eccedere, nel nostro Paese, i quaranta anni, a meno dell’utilizzo di tassi particolarmente elevati risulta preferibile applicare la formula della rendita limitata 16 : Vf = Rm an¬ i dove Rm n è il reddito dell’anno mesimo; è la durata della vita dell’azienda (corrispondente alla durata residua della concessione) dopo gli m anni; an¬ i è il coefficiente di attualizzazione al tasso i per n anni. Quanto a Rm, esso può alternativamente essere determinato con riferimento alla misura di reddito attesa nell’anno m (o m+1); alla misura di reddito “medio normale” atteso per il periodo successivo (soluzione preferibile, per le motivazioni già esposte); o, secondo alcuni, con 16 Si osservi come, assumendo tale modalità di determinazione del valore finale, il metodo sub c) di cui si discute diventi nei fatti una variante dell’alternativa sub b.2), rispetto alla quale sostituisce per i primi m anni un valore puntuale ad un valore medio di R. 14 I metodi basati sui flussi nella stima del valore delle imprese aeroportuali riferimento al c.d. NOPLAT (Net Operating Profit Less Adjusted Taxes) dell’anno m (o dell’anno m+1). Qualora si voglia apprezzare il tasso di crescita attesa (g) del reddito dopo gli m anni di previsione analitica, ferme le avvertenze e cautele di cui si è in precedenza riferito nella quantificazione di g, la formula sopra esposta diventa: Vf = Rm (1 + g) an¬ (i – g) Una ulteriore soluzione, proposta dalla pratica americana, prevede l’utilizzo del criterio delle società comparabili, applicando al reddito dell’anno m+1 appropriati moltiplicatori dedotti dalle quotazioni di un campione di società omogenee: tipico a tal fine è il ricorso al noto moltiplicatore P/E. Non merita particolare commento la considerazione che, al solito, il problema di tale soluzione risiede, da un lato, nella rappresentatività del campione prescelto rispetto all’universo delle imprese del settore; dall’altro, nell’effettiva comparabilità delle imprese del campione con la società oggetto di stima. La Tabella 3 sintetizza (schematizzandole) le osservazioni fin qui avanzate con riferimento alla scelta, fra le varie alternative disponibili, della formula più appropriata per apprezzare il valore del capitale delle imprese di gestione aeroportuale con criteri di tipo reddituale. 4. Il metodo reddituale (segue): la scelta dei parametri. La determinazione dei flussi Debbono ora essere avanzate alcune considerazioni con riferimento ai parametri che compaiono nelle formule in precedenza illustrate. Della durata (m e n) dell’orizzonte previsionale già si è detto. Quanto al tasso di crescita g, esso, ai fini della stima del valore “generale”, dovrebbe essere contenuto entro limiti fisiologici connessi al raggiungimento di un «livello stabilizzato di attività». 15 Pier-Luca Bubbi Tab. 3 – Il metodo reddituale: formulazioni alternative Formulazioni alternative a.1) attualizzazione dei redditi attesi anno per anno per l’intera durata n dell’impresa a.2) attualizzazione dei redditi analitici fino all’anno m; e del reddito medio atteso da m+1 a n anni b.1) formula della rendita perpetua (reddito costante per una durata illimitata) b.2) formula della rendita limitata (reddito costante per la durata di n anni) c) attualizzazione dei flussi analitici fino all’anno m e del valore finale Vf dell’azienda all’anno m Tipologia di previsione Utilizzabilità dal punto di vista teorico Utilizzabilità dal punto di vista applicativo analitica SI NO analitica+ sintetica SI SI (1) sintetica NO SI (2) sintetica SI SI analitica+ sintetica NO SI (3) Note: (1) a condizione che m sia opportunamente scelto in funzione della ragionevole prevedibilità dei flussi analitici ed R corrisponda ad una misura “normalizzata”; (2) a condizione che il tasso prescelto e la durata dell’azienda (corrispondente alla vita utile residua della concessione) siano elevati; (3) a condizione che m sia opportunamente scelto in funzione della ragionevole prevedibilità dei flussi analitici e il valore finale sia determinato avuto riguardo all’orizzonte limitato di durata residua della concessione. Tale livello è di norma raggiunto quando l’attività futura non differisca dall’attività al presente giudicata normale, salvo un regolare tasso di crescita» 17 . Così, ad esempio, g può essere assunto nei limiti del tasso di inflazione prevista (in tal caso, se i flussi attesi non sono espressi in valori reali, la crescita è ad evidenza nulla); o nei limiti della crescita prevista del prodotto nazionale lordo con riferimento allo sviluppo previsto del settore di riferimento (in quest’ultimo caso g di fatto intende apprezzare la sola condizione del mantenimento della quota di mercato). È in ogni caso essenziale che il flusso al quale g è riferito sia espresso al netto dei costi (anche di natura pluriennale) necessari al fine di sostenere lo sviluppo stesso: ciò significa che, ceteris paribus, maggiore è il saggio di crescita g, minore di necessità il reddito R. 17 Fishman (1992, p. 5.52 e segg). 16 I metodi basati sui flussi nella stima del valore delle imprese aeroportuali Rimangono da esaminare le modalità di determinazione dei redditi attesi (R) e del tasso di attualizzazione/capitalizzazione (i). Quanto al reddito, richiamate le considerazioni in precedenza avanzate in merito alla scelta fra utilizzo di una serie di redditi annuali attesi ovvero di una media di tali redditi (o comunque di una loro riespressione sintetica, tipicamente nella ricordata accezione di “reddito medio normalizzato”), rimangono da esaminare: - le modalità tecniche di previsione dei risultati futuri; le variabili in grado di incidere maggiormente sul livello dei ricavi e, per tale via, sulla redditività delle società di gestione aeroportuale. Con riferimento al primo punto, le tecniche di più comune utilizzo sono: - il metodo dei risultati storici e di proiezione dei risultati storici. Secondo i criteri in esame, come noto, il reddito futuro viene definito in base ai risultati economici conseguiti dall’impresa negli esercizi passati, supponendo che tali risultati possano, nel primo caso, essere mantenuti anche negli anni a venire; e nel secondo caso costituiscano la base per formulare previsioni in funzione dell’andamento di taluni fattori rilevanti della gestione (vendite, tassi di crescita previsti, variazioni nei prezzi e costi unitari, ecc.) suscettibili di modificare in futuro i risultati economici 18 . Le metodologie di cui si discute presentano l’indubbio vantaggio connesso alla circostanza che i redditi storici, in quanto dati certi e non frutto di ipotesi di comportamento, costituiscono un elemento di oggettività e rappresentano quindi un’attendibile base di partenza per la stima della capacità di reddito dell’impresa oggetto di analisi; ciò alla ovvia condizione che i fattori che ne hanno determinato la formazione permangano nel futuro. Non vi è dubbio che i criteri testé sinteticamente descritti possano essere utilmente impiegati ai fini della stima del valore delle società di gestione aeroportuale, purché con opportune cautele e rettifiche. Il mero riferimento ai dati storici, infatti, se non mediato e verificato alla luce del prevedibile andamento delle variabili in grado di incidere sui flussi reddituali futuri di cui si dirà infra, può risultare eccessivamente penalizzante. Non si dimentichi che le società del settore, anche in conseguenza dell’avviato processo di privatizzazione e sulla spinta 18 In effetti, a ben vedere, il metodo dei risultati storici costituisce per certi versi una variante del metodo della proiezione: ciò in quanto esso di fatto assume la ragionata conferma nel futuro dei risultati conseguiti nel recente passato, ipotizzando la stazionarietà del risultato raggiunto. 17 Pier-Luca Bubbi - dell’accresciuta concorrenza, hanno dimostrato negli ultimi anni una buona vitalità, registrando tassi di crescita del fatturato non trascurabili anche in virtù dell’orientamento verso nuove aree di business, tipicamente a natura commerciale. In tale ottica, il riferimento al dato storico costituisce, da un lato, un’utile base di partenza e, dall’altro, un valido strumento per la verifica dell’attendibilità delle previsioni formulate, ma esso deve essere integrato e rettificato al fine di apprezzare il ricordato trend di sviluppo, ove lo stesso sia presente; il metodo dei risultati programmati assume a fondamento del calcolo del reddito i risultati economici contenuti nei documenti della pianificazione aziendale. Tali risultati debbono tuttavia essere assunti con le dovute cautele: la loro attendibilità è più elevata con riferimento al budget annuale, mentre risulta ridotta per programmi a più lungo termine a causa dell’ampliarsi dell’orizzonte previsionale considerato. A ciò si aggiunga che la programmazione non necessariamente rispecchia le effettive attese reddituali dell’impresa, nella misura in cui sia stata composta con finalità incentivanti, quali la fissazione di obiettivi o di traguardi da raggiungere. L’utilizzazione dei dati della programmazione deve tenere conto di tali limiti, i quali si rivelano particolarmente significativi quanto più ci si allontana nel tempo. Ne consegue che, nel settore di interesse ai fini della presente, l’applicazione della metodologia in esame è possibile previo un accurato accertamento dell’attendibilità delle previsioni; condizione sulla quale incide grandemente anche l’esperienza e l’accuratezza con cui l’impresa ha sistematicamente affrontato il tema della previsione dei risultati futuri 19 . Occorre in altri termini verificare la qualità della programmazione per decidere con cognizione di causa se i risultati dalla stessa espressi possano essere assunti ai fini della stima: in sostanza, condizione essenziale è che i budget e i piani siano fondati su ipotesi ragionevoli, accettabili e dimostrabili anche nel quadro di sviluppo del settore e siano in ragionevole continuità con i risultati del passato recente. L’analisi critica delle assumptions sottostanti alla formulazione dei piani previsionali deve quindi essere particolarmente rigorosa. Si osservi che, a differenza delle metodologie precedentemente esaminate, il criterio in esame, al pari di quelli successivamente esposti, ricorre alla convenzione di utilizzare, dopo l’nesimo anno, una proiezione sintetica del flusso reddituale, nella forma del reddito medio sostenibile (precedente formula sub a.2) o del valore terminale (formula sub c). E’ 19 Così, situazioni caratterizzate da un’efficace organizzazione dell’attività programmatoria con ampio coinvolgimento dei protagonisti, da lunga esperienza, da un’attendibilità storicamente dimostratasi accettabile dei risultati previsti, esprimono una condizione di elevata credibilità; credibilità che decresce mano a mano che tali caratteristiche vengano a mancare. 18 I metodi basati sui flussi nella stima del valore delle imprese aeroportuali - - infatti evidente come una rigorosa formulazione delle previsioni (in termini di mantenimento di un adeguato livello di qualità delle assumptions) per esprimere capacità reddituali esistenti e dimostrabili non possa comunque andare al di là di pochi anni: oltre tale periodo, i piani pluriennali sono naturalmente destinati a perdere credibilità e le analisi negli stessi contenute debbono essere sostituite da convenzioni sulla misura dei flussi da quel momento in poi conseguibili; il metodo della crescita attesa intende apprezzare le capacità di sviluppo dell’impresa sic stantibus, a prescindere cioè dall’implementazione di nuove strategie, da processi di ristrutturazione e, in generale, da qualunque ipotesi di radicale trasformazione della gestione della società. E’ indubbio come il valore dell’impresa dipenda anche dal suo potenziale di sviluppo, essendo quest’ultimo connaturato alla sopravvivenza stessa dell’impresa nel lungo periodo. Ciò posto e rilevato come occorra in ogni caso perseguire una strategia di sviluppo non indiscriminato ma selettivo 20 , rimane da verificare la possibilità che le ricordate prospettive, pur se ragionevolmente accertate, possano essere incluse nella stima quali componenti del reddito atteso. La risposta dipende dalla finalità per la quale la stima stessa è composta: qualora voglia determinarsi il valore del capitale economico, come nella presente analisi, le prospettive di sviluppo non possono essere incluse (in quanto profondamente aleatorie e fondate su attese e/o mere speranze, prive al momento della stima di adeguati riscontri); possono al contrario essere considerate ogni qualvolta intenda farsi riferimento a valori potenziali del capitale dell’azienda 21 ; a non diverse conclusioni si perviene qualora la previsione dei flussi reddituali futuri venga composta secondo il metodo delle opzioni innovative. Il criterio di cui si discute giunge infatti alla determinazione 20 Come noto, la crescita dimensionale si associa alla creazione di valore solamente se il tasso di profitto (cioè il differenziale ROI – i) è positivo. 21 A differenza del valore di capitale economico, il valore potenziale non è basato su capacità reddituali già acquisite o di probabile acquisizione nel breve termine (e perciò dimostrabili), bensì su obiettivi e aspettative di flussi a medio-lungo termine il cui raggiungimento è solo possibile ed è legato ai diversi scenari (o assumptions) che possono essere assunti per rappresentare le attese. In altri termini, ai fini della stima del valore del capitale economico è richiesto il riferimento a capacità di reddito già dimostrate o raggiungibili con ragionevole probabilità sulla base di premesse economiche già in atto o individuate tenuto conto della dimensione presente degli affari dell’impresa e di sviluppi certi nel breve termine; ne consegue che i redditi storici, la loro ragionata proiezione o comunque una previsione formulata in continuità degli stessi e sulla base di ipotesi ragionevoli costituiscono l’essenza del calcolo. Ai fini della stima del capitale potenziale, invece, i redditi storici possono anche essere disattesi o superati in quanto l’ottica è rivolta a sviluppi ed evoluzioni dell’impresa conseguibili nel medio-lungo termine in funzione di nuove strategie, possibili sinergie e, in generale, capacità reddituali non ancora raggiunte, seppure possibili. Sul punto, si vedano per tutti Guatri (1998, pag. 43 e segg.) e Guatri e Bini (2005, pag. 32 e segg.; pag. 488 e segg.). 19 Pier-Luca Bubbi dei risultati dell’impresa ipotizzando nuove condizioni di gestione, legate sia a fattori interni all’azienda (quali ad esempio, nel settore di interesse ai fini della presente, l’ingresso in nuove aree di business con conseguente variazione del mix di servizi forniti e del peso relativo degli stessi nell’economia generale delle imprese aeroportuali, l’uso di nuove tecnologie produttive, l’effettuazione di operazioni di ristrutturazione e riorganizzazione societaria), sia a fattori ad essa esterni (come i mutamenti nei flussi turistici, nelle propensioni al consumo della clientela conseguenti ad una maggiore/minore capacità di reddito e ad un maggiore/minore tempo libero, l’acquisizione/fusione delle attività di altri operatori del settore in grado di incidere sull’entità dei flussi attesi e di ridurre i rischi dell’impresa che li acquisisce). Rifarsi a redditi conseguibili in ipotesi di manifestazione di siffatte condizioni future accresce notevolmente il grado di arbitrarietà della stima, al punto da renderne le conclusioni altamente soggettive. Come si vede, ognuno dei metodi di previsione testé illustrati presenta pregi e difetti, mettendo a fuoco particolari aspetti della vita aziendale. A ben vedere, piuttosto che di metodi compiuti per la determinazione del reddito da attualizzare sarebbe forse maggiormente opportuno parlare di orientamenti e visioni parziali del problema, che ai fini di una corretta applicazione non possono prescindere dalla considerazione della realtà aziendale oggetto di stima. Al proposito, nella scelta fra i criteri sopra esposti assumono ad esempio rilevanza la distinzione fra imprese già avviate e imprese in fase di avviamento, il grado di sviluppo dell’impresa e il grado di turbolenza ambientale in cui essa opera: la considerazione congiunta di tali fattori spinge ad attribuire particolare significatività, per la stima del valore del capitale economico delle società di gestione aeroportuale, al metodo dei risultati storici ed alla loro proiezione e, in misura minore, al metodo dei risultati programmati (con grado descrescente di credibilità al crescere dell’orizzonte di previsione analitica), che rappresentano le classiche vie per la determinazione dei flussi delle imprese del settore. Sostanzialmente da escludersi, stanti le finalità sopra ricordate dell’analisi valutativa, è invece la possibilità di applicare il criterio della crescita attesa e quello dell’innovazione, per le motivazioni già esposte. Si è in precedenza riferito come, qualunque sia la tecnica di previsione prescelta, ruolo centrale rivesta l’individuazione delle variabili in grado di influenzare maggiormente il livello dei ricavi e, quindi, la redditività dell’azienda oggetto di valutazione. L’accertamento dell’andamento, nell’orizzonte futuro di riferimento della stima, di tali variabili, in quanto determinanti in misura significativa il livello di reddito conseguibile 20 I metodi basati sui flussi nella stima del valore delle imprese aeroportuali dall’impresa, presenta infatti il duplice vantaggio di consentire, da un lato, di apprezzare il grado di credibilità e ragionevolezza delle previsioni contenute nei budget e nei piani aziendali e, più in generale, nelle stime effettuate dal management; dall’altro, di verificare la sensibilità delle previsioni reddituali – qualsiasi sia la metodologia di determinazione prescelta – al mutare degli scenari in conseguenza di variazioni più o meno significative delle variabili di cui si discute. Tanto premesso, è opinione condivisa fra gli operatori del settore che le variabili chiave in grado di incidere maggiormente sull’andamento delle società di gestione aeroportuale siano: a) il livello attuale e le prospettive di crescita del traffico aereo gravitante sul sistema aeroportuale oggetto di stima. Occorre in altri termini accertare se ed in che misura il ritmo di sviluppo storico e prospettico che caratterizza il settore del trasporto aereo nella sua globalità 22 si traduca in un incremento (più o meno che proporzionale) del traffico passeggeri e merci del singolo scalo. L’andamento del traffico costituisce senza dubbio la principale determinante dei risultati economici delle società di gestione aeroportuale, avendo un effetto diretto su tutte le aree di business: ricavi aeronautici, handling, servizi commerciali, servizi accessori e infrastrutture (parcheggi, hotel, facilities, ecc.) ubicate nelle vicinanze degli scali, ecc. Le Figure 1, 2 e 3 evidenziano la correlazione esistente fra volume di traffico e ricavi (aeronautici e non) per i più importanti aeroporti europei. La capacità di attrarre flussi di traffico di persone e merci costituisce ad evidenza la più importante fonte di ricchezza per le imprese del settore in esame, i cui servizi ed attività sono progettate e realizzate in funzione del soddisfacimento dei bisogni operativi e degli obiettivi competitivi delle compagnie di trasporto aereo. 22 Nel decennio 1990-2000 il traffico aereo mondiale è cresciuto (in maniera sostanzialmente equidistribuita nel tempo) del 46% rispetto al decennio precedente; ed è attesa una ulteriore crescita di circa il 60% per il decennio 2000-2010. A livello di singole aree geografiche, se il Nord America ha presentato tassi di sviluppo considerevoli a partire dalla metà degli anni Ottanta fino ad oggi, ancora maggiore è stata la crescita registrata in Europa, che è in tal modo divenuto il più importante mercato mondiale per il trasporto dei passeggeri. L’Asia ha evidenziato una significativa crescita fino alla prima metà degli anni Novanta, quando la crisi economica ha determinato la contrazione dei tassi di sviluppo, non compensata dalla crescente affermazione economica della Cina, che non ha ancora prodotto effetti significativi sul settore in esame. Per approfondimenti si veda Boeing (2001; 2003). 21 Pier-Luca Bubbi Fig. 1 - Volume di traffico (in WLU: barre) e ricavi complessivi (linee) delle società di gestione degli aeroporti di Francoforte (Fraport), Parigi (AdP), Londra (BAA) WLU/000 120.000 110.000 100.000 90.000 80.000 70.000 60.000 50.000 40.000 30.000 20.000 10.000 0 1998 1999 2000 Fraport Fraport 2001 AdP AdP 2002 2003 BAA BAA Fonte: nostre elaborazioni su dati aziendali Fig. 2 - Volume di traffico (in WLU: barre) e ricavi complessivi (linee) delle società di gestione degli aeroporti di Madrid e altri scali spagnoli (AENA), Amsterdam (Schiphol), Milano (SEA) WLU/000 45.000 40.000 35.000 30.000 25.000 20.000 15.000 10.000 5.000 0 1998 1999 2000 AENA AENA 2001 Schiphol Schiphol Fonte: nostre elaborazioni su dati aziendali 22 2002 SEA SEA 2003 I metodi basati sui flussi nella stima del valore delle imprese aeroportuali Fig. 3 - Volume di traffico (in WLU: barre) e ricavi complessivi (linee) delle società di gestione degli aeroporti di Copenhagen (CHP), Zurigo (Unique), Roma (AdR) WLU/000 30.000 25.000 20.000 15.000 10.000 5.000 0 1998 1999 2000 CHP CHP 2001 Unique Unique 2002 2003 AdR AdR Fonte: nostre elaborazioni su dati aziendali Ciò nonostante, deve rilevarsi come il tasso di crescita della domanda costituisca una variabile in gran parte non controllabile né influenzabile da parte delle società di gestione aeroportuale. In estrema sintesi, essa infatti dipende da: - fattori macroeconomici e di settore nel trasporto aereo nella sua globalità, tra i quali assumono rilievo lo sviluppo economico mondiale; importanti innovazioni tecnologiche che hanno consentito di offrire soluzioni di trasporto sempre più efficaci ed efficienti rispetto ai bisogni di mobilità espressi da imprese ed individui; i processi di deregolamentazione e liberalizzazione del settore del trasporto aereo; la privatizzazione di numerose compagnie di bandiera e l’affermazione di alleanze e network fra aviolinee; l’aumento delle pressioni competitive per l’affermarsi di nuovi vettori e così via; - situazioni contingenti a carattere straordinario e non ripetibile, quali eventi di particolare richiamo (importanti mostre o esposizioni); fatti terroristici e/o fenomeni di instabilità geo-politica in aree limitrofe e così via; - le condizioni di economicità e competitività del vettore aereo di riferimento dello scalo (tipicamente la compagnia di bandiera). Non vi è dubbio come le scelte strategiche e gestionali assunte o di prevedibile assunzione da parte della compagnia di riferimento e, più 23 Pier-Luca Bubbi in generale, il suo posizionamento e la sua forza competitiva nel settore del trasporto aereo influenzino in misura determinante l’andamento economico delle società di gestione aeroportuale 23 . Non può infatti dimenticarsi che, come evidenziato nella Figura 4, il traffico originato dal vettore di bandiera rappresenta mediamente in Europa una quota oscillante fra il 40% e il 60% del traffico complessivo dei singoli sistemi aeroportuali; - le caratteristiche economiche dell’area geografica di riferimento, che determina in misura rilevante il bacino di utenza attuale e potenziale delle compagnie di trasporto aereo, e, quindi, del singolo scalo che su tale area gravita. Fig. 4 – Quote di mercato del vettore di riferimento rispetto al traffico dei vari sistemi aeroportuali 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% BAA CHP Fraport Unique SEA AdR Fonte: nostre elaborazioni su dati aziendali Ciò non toglie, ad evidenza, che le società di gestione aeroportuale possano tentare di attrarre nuovi flussi di traffico migliorando la dotazione e la disponibilità di infrastrutture, l’ampiezza e la qualità dei servizi aeroportuali, le condizioni di operatività (orari di apertura dello scalo, norme di sicurezza e acustiche interdittive dei voli al di fuori di una certa fascia oraria giornaliera, tempi medi di svolgimento dei servizi di handling di terra e di rampa, e così via), oltre ovviamente che agendo 23 Si pensi, a titolo di esempio, a quanto accaduto nel sistema aeroportuale di Milano e Roma negli ultimi anni a seguito, dapprima, delle decisioni assunte da Alitalia in merito alla ripartizione del traffico fra gli aeroporti in parola; e, successivamente, a seguito della crisi della nostra compagnia di bandiera. 24 I metodi basati sui flussi nella stima del valore delle imprese aeroportuali sulle tariffe praticate per i servizi forniti24 . In altri termini, fermi i fattori esterni non controllabili di cui si è detto, la competitività delle società di gestione aeroportuale dipende dalla superiore comprensione dei bisogni delle compagnie aeree (in specie di quelle di riferimento) e da un coerente ed innovativo sistema di offerta loro destinato. Da quanto esposto emerge come qualsiasi previsione economica sui risultati futuri di una società di gestione aeroportuale formulata ai fini di una stima del valore, che voglia caratterizzarsi per sufficiente grado di attendibilità e fondatezza, non può prescindere dal preliminare esame delle trasformazioni in atto e delle prevedibili evoluzioni del contesto ambientale di riferimento, nella misura in cui ciò determina modificazioni nei livelli di traffico gravitanti sul singolo scalo (e, per tale via, sulla redditività della società di gestione); b) il sistema di regolamentazione delle tariffe in termini di modalità di fissazione dei diritti aeroportuali e dei corrispettivi regolamentati, che si differenziano significativamente fra i vari Paesi. Come noto, i proventi per i servizi offerti in regime di esclusiva (tipicamente: diritti di approdo e partenza, sosta e ricovero, tasse di imbarco e sbarco passeggeri e merci, compensi per le operazioni di controllo e di sicurezza, corrispettivi per l’uso delle infrastrutture specializzate, dei beni di uso comune e di quelli di uso esclusivo) sono determinati a livello nazionale da specifiche disposizioni legislative valevoli per tutti gli aeroporti. Ai fini della presente, è interessante osservare come le modalità di fissazione dei diritti aeroportuali non siano eguali in tutti i Paesi 25 . Ne consegue la necessità, in ottica previsionale, di accertarne la concreta determinazione per la società oggetto di stima, sia al fine di verificare se detti proventi siano in grado di scontare adeguatamente e con sufficiente correlazione temporale i costi e gli investimenti incrementali necessari all’esercizio dell’attività (costituendo il caso contrario una fonte significativa di rischio specifico aziendale, che deve essere apprezzata tipicamente con una maggiorazione del tasso di 24 In merito alle politiche di marketing adottabili per incrementare i volumi d’affari e migliorare l’economicità delle società di gestione aeroportuale si veda Corvi e Bonera (2005). 25 Così, ad esempio, ad un estremo si collocano gli aeroporti londinesi, per i quali i diritti aeroportuali sono direttamente correlati al capitale complessivamente investito dalla società di gestione sulla base di un parametro di redditività che è sostanzialmente insensibile al variare del volume del traffico e prevede maggiorazioni in presenza di costi di sicurezza incrementali. Nella maggior parte degli scali europei (Copenhagen, Zurigo, Francoforte e gli aeroporti italiani), invece, i diritti in parola sono determinati in funzione dei costi complessivamente sostenuti (che variano, quindi, in funzione del volume del traffico e sono normalmente comprensivi anche di una “adeguata” remunerazione del capitale investito) e sono in ogni caso frutto di negoziazione con le competenti autorità nazionali. Ciò introduce ad evidenza elementi di vischiosità nel sistema, attesa la circostanza che la revisione dei diritti non può che avvenire periodicamente ed è sovente subordinata al raggiungimento di obiettivi di efficacia ed efficienza o all’effettuazione di nuovi investimenti. 25 Pier-Luca Bubbi attualizzazione/capitalizzazione applicabile, secondo quanto si dirà infra); sia, più in generale, al fine di accertare l’attendibilità delle previsioni all’uopo formulate nei budget e nei piani aziendali. Gli accertamenti di cui si discute rivestono particolare significatività se solo si consideri che i ricavi dell’attività aviation rappresentano tutt’oggi una componente di assoluto rilievo dei ricavi delle imprese del settore 26 , in particolar modo per gli aeroporti di minori dimensioni e/o con scarso traffico internazionale, in cui le attività di natura commerciale o comunque non aviation hanno una rilevanza minore rispetto a quelle di natura aeronautica; c) la crescente diversificazione delle imprese del settore verso attività non aeronautiche (retail, ristorazione, pubblicità, parcheggi, servizi accessori, immobiliare, ecc.), più o meno redditizie e caratterizzate da maggiori o minori prospettive di sviluppo. Si è già in precedenza ricordata la tendenza delle imprese del settore a sviluppare nuove aree di business non strettamente collegate all’attività aeroportuale tipica. Rinviando ad altre trattazioni 27 per l’esame delle modalità, motivazioni e conseguenze di tale processo di diversificazione, ai fini della presente è necessario sottolineare l’importanza di accertare la composizione dei ricavi della società oggetto di stima quale attualmente in essere e prevedibile nell’orizzonte temporale di riferimento sulla base delle tendenze in atto e delle scelte strategiche e gestionali perseguite dall’impresa. Ciò in quanto la qualità dei redditi originati dalle differenti attività è significativamente diversa. Come si è detto, i ricavi aeronautici (con esclusione delle attività di handling) sono dipendenti dal sistema di regolamentazione delle tariffe adottato a livello nazionale e scontano la naturale opposizione delle compagnie aeree e la resistenza degli enti regolatori alle richieste di incremento delle tariffe stesse in specie se superiori al mero adeguamento per assicurarne la costanza in termini reali 28 . D’altro canto, in quanto derivanti da una sostanziale posizione di monopolio ex lege dei concessionari, i ricavi in parola presentano un minor grado di rischio imprenditoriale, dipendendo la loro misura pressoché esclusivamente dall’andamento del traffico aereo. 26 Per approfondimenti si vedano Bruni (2004, cap. 2 e 6) e Martellini (2005, cap. 2, 3, 5 e 8). Martellini (2005). 28 Per converso, detti ricavi sono esposti ad interventi governativi dettati da politiche industriali e/o finalità specifiche. Ne è un esempio la recente approvazione, da parte del Governo italiano, del decreto legge sui requisiti del sistema del trasporto aereo, varato dall’Esecutivo con il dichiarato intento di introdurre sostegni economici a favore di Alitalia. Tale decreto, intervenendo ex lege sui costi dei servizi aeroportuali, avrà l’effetto di originare una contrazione dei ricavi aviation delle società di gestione. 27 26 I metodi basati sui flussi nella stima del valore delle imprese aeroportuali Per contro, i ricavi non aeronautici sono più facilmente controllabili da parte delle società aeroportuali, essendo prevalentemente legati all’abilità imprenditoriale del management; in tal senso, i ricavi in parola hanno storicamente dimostrato possibilità di sviluppo ben maggiori rispetto ai ricavi aeronautici, che, come detto, tendono invece a rimanere stabili in termini reali. A fronte di ciò, i ricavi non aviation related sono caratterizzati da un maggior grado di rischio, essendo la loro misura legata ad una molteplicità di variabili differenziate, una sola delle quali (e non necessariamente la principale) è l’andamento del traffico gravitante sul sistema aeroportuale oggetto di stima. Ne consegue la necessità di adottare particolari cautele sia ai fini della verifica della congruità ed attendibilità delle previsioni formulate sull’andamento dei flussi reddituali complessivamente originati dalla società di gestione aeroportuale nell’orizzonte previsionale di riferimento della stima; sia ai fini della definizione della misura dei tassi da applicare ai flussi stessi, caratterizzati – come si è detto – da differenti gradi di rischiosità; d) l’efficienza della gestione alla luce della struttura dei costi. Come noto, per un’impresa aeroportuale i costi variano in funzione di una molteplicità di parametri e fattori, tra i quali assumono rilevanza la tipologia della gestione 29 , la gamma dei servizi offerti 30 , i compiti assegnati dalle autorità governative 31 , la presenza di sub-concessionari 32 , e così via. Rilevato che la varietà delle scelte e configurazioni possibili rende estremamente difficoltoso il confronto fra le diverse realtà a livello internazionale, non può comunque non sottolinearsi la centralità del tema della massimizzazione dell’efficienza nell’utilizzo degli assets e, più in generale, dell’intera gestione aziendale, atteso il peso significativo mediamente assunto dai costi fissi per le imprese del settore. 29 Così, ad esempio, alcuni gestori provvedono direttamente allo svolgimento delle attività di handling (si veda S.E.A.), mentre altri affidano tale attività a terzi. 30 Alcune imprese adottano strategie di esternalizzazione molto spinte. Ad esempio, la società che gestisce l’aeroporto di Auckland è di fatto solamente il soggetto titolare delle concessioni e detentore degli immobili, delle infrastrutture e delle attrezzature, mentre tutti i servizi gestionali connessi all’attività aeroportuale sono affidati a terzi. 31 Le politiche governative in merito all’affidamento di responsabilità per determinate funzioni chiave sono notevolmente differenti nei vari Paesi. Così, ad esempio, in alcuni casi l’operatore aeroportuale è in prima persona responsabile della sicurezza; in altri casi garantire la sicurezza dello scalo è compito specifico dell’autorità governativa. È superfluo sottolineare il differente impatto delle due alternative in termini di costi ed investimenti gravanti sulla società di gestione aeroportuale, in specie a seguito dei recenti avvenimenti terroristici a livello internazionale che hanno richiesto l’applicazione di norme di sicurezza molto rigide. 32 Ad esempio, l’attività commerciale può essere svolta (in tutto o in parte) direttamente o affidata in concessione a terzi. 27 Pier-Luca Bubbi La Tabella 4 illustra la struttura dei costi di alcune importanti società aeroportuali europee. Tra i costi fissi (e almeno parzialmente fra quelli semi-variabili) il peso maggiore è tipicamente assunto dal costo del lavoro, che rappresenta una percentuale compresa fra il 30% e il 50% dei costi complessivi dell’impresa, in funzione delle scelte adottate dal gestore di operare o meno in attività tipicamente labour-intensive, quali le attività di handling. E’ evidente come l’accertamento della struttura dei costi e dell’efficienza gestionale della società oggetto di valutazione rivesta un ruolo centrale ai fini della stima, essendo chiaro che, ceteris paribus, ad una maggiore incidenza percentuale dei costi fissi corrisponde un più elevato livello di rischio dell’attività; Tab. 4 – Struttura dei costi di alcune imprese aeroportuali BAA CPH Fraport Vienna Unique EBITDA 41% 58% 27% 37% 46% Costi fissi Costi semi-variabili Costi variabili 44% 31% 25% 50% 35% 15% 17% 50% 32% 29% 53% 18% 56% 30% 15% Fonte: nostre elaborazioni su dati aziendali 2003 e) l’entità degli investimenti necessari per l’esercizio dell’attività. In linea generale, si osserva che la gestione aeroportuale è un’attività capital intensive, attesi i rilevanti investimenti che i concessionari debbono sostenere per la realizzazione e manutenzione di impianti ed infrastrutture idonei a servire i bisogni delle diverse tipologie di vettori. Dal punto di vista manageriale, la sfida che l’impresa deve gestire consiste quindi nel conseguire e mantenere adeguati livelli di efficacia ed efficienza operativa, così da attrarre volumi di traffico, da un lato, e conseguire margini economici sufficienti a remunerare gli investimenti, dall’altro. In tal senso e anche al fine di non deprimere significativamente la redditività nel breve termine in presenza di consistenti investimenti, gli operatori del settore suggeriscono l’adozione di un approccio modulare, finalizzato a sfruttare per quanto possibile la capacità produttiva esistente affiancando ad essa i nuovi investimenti ed infrastrutture in modo 28 I metodi basati sui flussi nella stima del valore delle imprese aeroportuali flessibile, al fine di garantire il mantenimento di un tasso di utilizzo vicino al 100% 33 . Nell’ottica della presente, l’analisi sugli investimenti effettuati e previsti assume rilievo in quanto occorre, da un lato, verificare la congruità fra tassi di sviluppo assunti in sede di formulazione di piani previsionali e investimenti necessari in funzione del previsto incremento di traffico nell’orizzonte temporale di riferimento; ciò in quanto, a meno di non avere accertato condizioni di insufficiente sfruttamento della capacità produttiva al momento della stima 34 , non è verosimile ipotizzare significativi tassi di crescita in assenza degli investimenti all’uopo necessari. Da altro lato, occorre accertare se i flussi reddituali futuri dell’impresa siano in grado di sopportare gli oneri conseguenti ai ricordati investimenti, garantendo il mantenimento di un adeguato livello di remunerazione del capitale complessivamente investito nell’impresa; f) un ultimo aspetto attiene alla considerazione della struttura finanziaria dell’impresa, che, come meglio si vedrà in seguito, assume particolare rilievo qualora i flussi (e, conseguentemente, i tassi) siano determinati tenendo conto degli effetti (sotto forma di oneri/proventi finanziari) originati dalla struttura stessa, vale a dire in ottica equity side. Come è evidente, il tema centrale sul fronte finanziario riguarda il reperimento delle risorse necessarie a sostenere i programmi di sviluppo delle infrastrutture aeronautiche, sia per accrescere la capacità produttiva air-side e land-side, sia per ammodernare gli impianti esistenti. Negli anni passati la parte di gran lunga prevalente degli investimenti in parola era finanziata con fondi pubblici; recentemente, i vincoli di bilancio di finanza pubblica e gli orientamenti affermatisi in tema di liberalizzazione e aiuti di stato hanno di fatto impedito il ricorso a risorse pubbliche, spingendo le società di gestione a rivolgersi a capitali privati, di rischio (in seguito ai processi di liberalizzazione) e/o di debito. Nel primo caso, ai vertici della società compete il compito di remunerare le risorse con adeguati livelli di dividendi e/o una soddisfacente crescita del capitale economico. Nel secondo caso, gli investimenti debbono produrre rendimenti in grado di assicurare le risorse necessarie a restituire le 33 Per descrivere l’espansione di alcuni aeroporti è stato talvolta utilizzato il concetto di “muro elastico”. 34 Circostanza che, per contro, imporrebbe in chiave valutativa altre tipologie di considerazioni, tese ad accertare quali siano le motivazioni sottostanti all’attuale condizione di inefficienza dell’impresa (se, cioè, trattasi di fattori contingenti, ad esempio connessi ad una momentanea contrazione del traffico; o invece di fattori strutturali, conseguenti alla cronica incapacità dell’impresa stessa di attrarre nuovi flussi di traffico e, quindi, di saturare la propria capacità produttiva) e se esse possano ragionevolmente essere rimosse o superate nel breve-medio termine. 29 Pier-Luca Bubbi somme prese a prestito e remunerare i finanziatori mediante il pagamento degli interessi maturati. In tale contesto, la struttura finanziaria di una società di gestione aeroportuale è il bilanciamento fra due contrapposte tendenze: da un lato, i consistenti flussi finanziari originati dalla gestione operativa, che potrebbero supportare elevati livelli di indebitamento; dall’altro, i significativi capitali necessari per alimentare il processo di sviluppo, che impongono prudenza nella scelta delle fonti di finanziamento 35 . In ogni caso, le decisioni assunte in chiave finanziaria non sono ininfluenti sul valore dell’impresa, sia che se ne considerino gli effetti in ottica stock (come nei criteri asset side), vale a dire sulla base dei debiti onerosi esistenti al momento della stima; sia in termini di assorbimento/generazione di flussi, come avviene nei criteri equity side. Ne consegue la necessità di operare una approfondita analisi della struttura e dei fabbisogni finanziari attuali e prospettici dell’impresa oggetto di valutazione. Debbono infine essere avanzate alcune ulteriori considerazioni ed avvertenze alle quali occorre prestare la dovuta attenzione in sede di determinazione dei flussi reddituali da assumere ai fini della valutazione dell’impresa. Una prima considerazione attiene al tema della verifica che il reddito futuro, determinato secondo le metodologie sopra richiamate, sconti adeguatamente tutti i fattori che contribuiscono a definire la capacità economica del complesso aziendale oggetto di stima. Ci si riferisce alla già sottolineata necessità di accertare che la misura di reddito assunta apprezzi anche quelle componenti del reddito stesso che, ad esempio a causa di scelte assunte in tema di configurazione organizzativa e societaria del gruppo, possano non trovare rappresentazione contabile nel bilancio consolidato in quanto estranee all’area di consolidamento. Analogamente occorre che sia assicurata la coerenza fra il flusso reddituale e il patrimonio aziendale che tale flusso produce. Ciò significa che l’analisi dal punto di vista patrimoniale dell’impresa oggetto di stima deve sempre essere svolta, sia in quanto il grado di solidità, liquidità e di solvibilità incide in misura significativa sul livello di rischio complessivo dell’impresa stessa; sia in quanto il reddito di competenza dovrà essere depurato (o, al contrario, integrato) dei flussi (positivi e negativi) originati da assets che non concorrono alla normale attività della gestione 35 Peraltro si osservi che le imprese del settore, con limitate eccezioni, presentano tipicamente livelli di indebitamento relativamente contenuti. 30 I metodi basati sui flussi nella stima del valore delle imprese aeroportuali caratteristica perché estranei alla stessa 36 ; sia, infine, in quanto eventuali rettifiche che dovessero evidenziarsi (in conseguenza di consistenti plus o minusvalenze inespresse, anche di natura immateriale) in sede di analisi patrimoniale dovranno trovare contropartita (positiva o negativa) nel flusso reddituale previsionale (ad esempio, in termini di maggiori ammortamenti, anche sui beni immateriali), al fine di “normalizzarne” e renderne coerente il valore al patrimonio effettivamente e durevolmente investito nell’impresa. Allo stesso modo è necessario assicurare coerenza fra la configurazione prescelta del flusso reddituale e quella del tasso che tale flusso è chiamato a scontare. Così, nell’ipotesi in cui i flussi considerino gli effetti (oneri/proventi finanziari) della struttura finanziaria dell’impresa, il tasso da applicare è il costo del solo capitale proprio investito nell’impresa stessa 37 . Al contrario, nell’ipotesi in cui essi non considerino detti effetti (siano, come tecnicamente si dice, unlevered: debt-free earnings in terminologia anglosassone) 38 , il tasso da applicare dovrà apprezzare anche il costo del capitale di debito, configurandosi quindi come costo complessivo del capitale (proprio e di debito) investito nell’impresa. Con l’avvertenza, in quest’ultima situazione, che il risultato dell’algoritmo derivante dall’applicazione del flusso e del tasso così definiti non sarà il valore del 36 Può infatti alternativamente verificarsi che i beni estranei alla gestione caratteristica dell’impresa non originino alcun reddito, in quanto non utilizzati nel processo produttivo: in tale ipotesi, il criterio reddituale rischia di sottostimare il valore dell’impresa nella misura in cui per definizione ignora elementi patrimoniali che, pur non partecipando al momento della produzione dei risultati economici, mantengono un indubbio valore patrimoniale. Per contro, i beni di cui si discute possono originare flussi positivi e negativi di reddito, che contribuiscono a definire il risultato complessivo aziendale: in tale ipotesi, il flusso reddituale utilizzato ai fini della stima deve essere depurato dei proventi/oneri originati da tali beni, sia in quanto estranei alla gestione caratteristica (e perciò stesso non “normali”, nell’accezione di cui si è detto supra); sia in quanto i flussi di tali beni sono destinati a cessare in relazione al loro probabile (o possibile) realizzo a breve. Si osservi come il primo caso è più teorico che reale, atteso che, per il loro solo possesso, è altamente probabile che, se non originano redditi, i beni di cui si discute originino comunque costi connessi alla loro normale manutenzione e alla necessità di garantirne lo stato d’uso, pena la perdita durevole di valore. 37 É, per usare la terminologia di Guatri e Bini (2005, pag. 473 e segg.) l’ottica equity side, finalizzata ad esprimere direttamente il valore di capitale dell’impresa. Si osservi che è l’ottica nella quale storicamente il metodo reddituale è nato. 38 Come noto, l’ottica asset side si fonda sul convincimento che la posizione finanziaria dell’impresa debba essere neutralizzata ai fini della stima del valore dell’impresa stessa, in quanto condizione estranea e rimuovibile. In altri termini, il leverage non costituisce, secondo la teoria in esame, un fattore determinante del valore aziendale; circostanza che è invece sostenuta con forza dai fautori dell’ottica equity side, i quali sottolineano al contrario la necessità che si tenga conto della posizione finanziaria dell’impresa in ogni aspetto: nella misura del reddito, per gli effetti in termini di oneri finanziari espliciti ed impliciti (nel credito di fornitura); per i vincoli che ne derivano alla gestione e alle scelte strategiche; per le conseguenze sull’intensità del rischio; ecc. A fronte della ricordata tradizione storica del metodo reddituale favorevole all’ottica equity side (almeno in Europa), si segnala negli ultimi anni la sempre maggiore applicazione dell’ottica asset side, anche a motivo della circostanza che gli altri metodi valutativi (segnatamente quelli di matrice finanziaria, ma anche i criteri di derivazione empirica basati sui moltiplicatori) da tempo ormai accordano la loro preferenza a tale alternativa. 31 Pier-Luca Bubbi capitale economico dell’impresa, ma il valore complessivo dell’investimento nella stessa; dal quale, per pervenire alla stima del valore del capitale, occorrerà detrarre i debiti onerosi. Sul punto si ritornerà anche in seguito, parlando dei metodi finanziari. Occorre infine richiamare l’attenzione su un aspetto rilevante: i redditi futuri attesi debbono sempre essere espressi al netto del reinvestimento di utili generati dalla stessa impresa e non distribuiti. Si tratta di un limite evidente: così come i maggiori risultati derivanti da un aumento futuro di capitale non possono concorrere alla misura del valore odierno, lo stesso trattamento deve essere riservato alla parte di utili che non sarà distribuita. In caso contrario, la futura politica dei dividendi (o le ipotesi su tale politica) diventerebbero un fattore determinante del valore odierno dell’impresa: il che ad evidenza non può essere accettato. 5. Il metodo reddituale (segue): la determinazione del tasso Deve ora essere affrontato il tema della scelta della modalità di determinazione del tasso da utilizzarsi per attualizzare (o capitalizzare) i redditi futuri. Sul punto, si osserva che le problematiche e le scelte che all’uopo debbono essere rispettivamente affrontate e composte per le società di gestione aeroportuale non sono significativamente difformi (tranne che per alcune specificità che verranno illustrate nel prosieguo della trattazione) da quelle normalmente afferenti alle aziende di altri settori che siano interessate da procedimenti di valutazione. Per tale motivo, rinviando alla letteratura specializzata per ulteriori approfondimenti 39 , nell’analisi seguente verrà fornita una disanima generale delle principali criticità relative alla determinazione del tasso, con opportuni richiami (laddove necessario) alle eventuali peculiarità riguardanti le imprese aeroportuali. Come noto, il tema di cui si discute trae essenzialmente origine dalla necessità di affrontare in maniera appropriata in sede valutativa le problematiche attinenti al trattamento del rischio: se il valore del capitale economico dipende dai flussi reddituali che l’impresa produrrà nel futuro, nella stima di tali flussi occorre valutare l’ipotesi del non verificarsi delle previsioni effettuate. In chiave generale, dal punto di vista analitico le decisioni aziendali possono essere assunte in tre situazioni diverse: a) certezza; 39 Si veda, per tutti, Guatri e Bini (2004) e Guatri e Bini (2005). 32 I metodi basati sui flussi nella stima del valore delle imprese aeroportuali b) rischio (o certezza probabilistica); c) incertezza. Lo stato di certezza è caratterizzato dalla conoscenza perfetta e completa di tutti gli accadimenti futuri e dei loro effetti. È evidente che si tratta di uno scenario ideale, privo di riscontro nel contesto economico in cui operano le imprese. Nel mondo reale per ogni azione o evento sono possibili più esiti diversi. Con riferimento a tale variabilità di risultati si distinguono, dal punto di vista teorico, i concetti di rischio e di incertezza. Nel caso del rischio la distribuzione probabilistica degli esiti di una situazione è oggettivamente nota (e quindi il rischio è misurabile); mentre nel caso dell’incertezza non si hanno dati in proposito 40 . Nel processo decisionale, il rischio e l’incertezza assumono importanza fondamentale. In particolare, con riferimento alle valutazioni di capitale economico, è evidente l’esigenza di pervenire ad una stima che tenga opportunamente conto dei due fenomeni: essi non dipendono solamente dall’alea della manifestazione futura degli elementi che rientrano nella stima, ma anche dal limite di completezza e di affidabilità delle informazioni disponibili. Così, in sede valutativa è possibile apprezzare il fenomeno del rischio/incertezza secondo due differenti approcci: - mediante il tasso di attualizzazione/capitalizzazione; mediante la stima dei redditi con il metodo degli equivalenti certi. Secondo la prima metodologia si tiene conto del rischio collegato alla variabilità dei flussi facendo ricorso ad una appropriata maggiorazione del tasso di attualizzazione: l’attualizzazione dei flussi reddituali avviene quindi ad un saggio che tiene conto non solo del puro “compenso finanziario” per il trascorrere del tempo, ma altresì di un premio per il rischio che deve essere sommato al tasso risk-free. Il premio di cui si discute risulta ad evidenza tanto maggiore quanto più elevato è il rischio connaturato all’impresa oggetto di valutazione. Il metodo degli equivalenti certi parte invece dalla considerazione che il reddito ha una distribuzione probabilistica attorno ad un valore atteso: tale metodo giunge quindi a calcolare il “flusso certo equivalente” di un risultato 40 Più precisamente, l’incertezza viene oggi generalmente definita come l’assenza o insufficienza di informazioni rispetto ad una situazione futura; e il rischio come la potenziale variabilità del reddito futuro dovuta ad incertezza. 33 Pier-Luca Bubbi aleatorio 41 . Il reddito equivalente certo, avendo già scontato al suo interno l’incertezza, deve essere attualizzato ad un tasso privo di rischio. Dal punto di vista valutativo è noto come, ai fini dell’apprezzamento del grado di rischio/incertezza, fra le due alternative netta preferenza venga accordata all’utilizzo del tasso di attualizzazione/capitalizzazione; su tale via si è da tempo orientata la dottrina anglosassone, che ha elaborato teorie di ampia diffusione e di comune accettazione. Di diverso avviso la dottrina tedesca, la quale non accoglie l’idea della valutabilità del rischio, propendendo per il dominio dell’incertezza dei flussi e, quindi, per la determinazione del “flusso certo equivalente”. Tanto premesso, una prima, importante scelta ai fini della stima del valore di un’azienda è se ricomprendere il rischio/incertezza nel flusso reddituale, applicando una opportuna decurtazione al flusso stesso; oppure se apprezzarne l’effetto sul valore per il tramite di una maggiorazione del tasso utilizzato. Nel primo caso, il flusso decurtato sarà attualizzato ad un tasso espressivo del solo rendimento di attività prive di rischio; nel secondo, ad un tasso maggiorato di un premio per il rischio. Come si vede, emerge evidente il tema di assicurare la necessaria coerenza (logica e metodologica) fra flussi e tassi utilizzati per la composizione del valore di stima. Così, flussi “equivalenti certi” dovranno essere scontati a tassi altrettanto certi (in quanto privi di rischio); flussi incerti a tassi che apprezzino adeguatamente il sottostante rischio. A ben vedere, il principio della coerenza fra flussi e tassi – che, come detto, riveste ruolo centrale nell’ambito del procedimento di stima, qualunque sia la metodologia (finanziaria o reddituale) all’uopo prescelta – intende essenzialmente evitare sia errori di duplicazione (che possono consistere nel considerare due volte lo stesso fattore di rischio, deprimendo il flusso e incrementando al contempo il tasso), sia errori di omissione (nell’ipotesi in cui un fattore di rischio non venga considerato affatto). Oltre a quello testé ricordato, quindi, il principio de quo involve anche altri aspetti; segnatamente, il trattamento dell’inflazione e la considerazione o meno nei flussi degli effetti conseguenti alla struttura finanziaria dell’impresa. 41 Il “flusso equivalente certo” è quella grandezza reddituale, situata all’interno della gamma dei redditi futuri possibili, per la quale, in base alla propensione/avversione al rischio del soggetto interessato alla valutazione, i rischi di conseguire risultati ad essa inferiori si compensano con le opportunità di ottenere risultati superiori. Ad esempio, un operatore razionale, poco propenso al rischio, esprimerà un giudizio di equivalenza in termini di utilità fra un provento certo (C) e un provento incerto (I) soltanto qualora quest’ultimo presenti una maggiorazione rispetto al primo. In formula: C=a*I dove 0 ≤ a ≤ 1. Il coefficiente a, riduttivo di I, assume il significato di premio per il rischio. 34 I metodi basati sui flussi nella stima del valore delle imprese aeroportuali Quanto al primo punto, in estrema sintesi se il flusso esprime in sé la capacità dell’impresa di recuperare l’inflazione, il tasso da utilizzare è un saggio reale; in caso contrario, un saggio nominale 42 . Relativamente alla struttura finanziaria dell’impresa, il tema riguarda la già sottolineata circostanza che qualora i flussi siano determinati al netto di proventi/oneri finanziari, il tasso da applicare è espressivo del solo costo del capitale proprio; del costo complessivo dei capitali investiti nell’impresa (propri e di debito) nell’ipotesi opposta. Si è già peraltro ricordato come, in sede di applicazione delle metodologie di tipo reddituale, la preferenza venga generalmente accordata alle stime c.d. equity side, con considerazione quindi degli effetti della struttura finanziaria dell’azienda nei redditi previsionali. Accanto al principio della coerenza con i flussi di risultato attesi, di cui si è detto, nelle valutazioni fondate sui flussi la scelta del tasso deve garantire il rispetto di un secondo, importante principio: quello della sostituibilità dell’investimento. Il tasso deve essere, cioè, allineato al rendimento ottenibile da investimenti alternativi della medesima classe di rischio: in questo senso il tasso esprime il costo-opportunità del capitale, cioè il rendimento al quale gli azionisti (o i finanziatori) rinunciano mantenendo l’investimento (in azioni, obbligazioni o altri strumenti di debito) nell’impresa, anziché liquidarlo e impiegare il capitale in investimenti alternativi, caratterizzati da pari grado di rischio 43 . Dal punto di vista applicativo, in chiave valutativa ciò significa che, attesa la circostanza della pressoché impossibile reperibilità di investimenti perfettamente alternativi (vale a dire eguali sotto tutti i profili di rischio), alla misura di costoopportunità del capitale individuabile dal confronto con investimenti sostitutivi (ma non eguali, nel senso testé ricordato) è necessario introdurre opportuni aggiustamenti 44 al fine di rendere coerente il costo in parola alla qualità dei flussi di risultato prospettici dell’impresa target. 42 Rinviando alla letteratura specializzata per l’analisi delle tecniche all’uopo più opportune (in specie in presenza di tassi di inflazione di una certa dimensione), si segnala come, con riferimento al trattamento dell’inflazione nella stima dei redditi futuri, sia possibile l’effettuazione di differenti scelte metodologiche, fra di loro alternative: 1. assunzione di redditi futuri deflazionati (resi cioè omogenei sotto l’aspetto monetario con riferimento al momento della valutazione) e loro applicazione di tassi reali; 2. assunzione di redditi nominali cui vanno applicati tassi comprensivi del tasso di inflazione atteso. 43 Infatti, in linea di principio, in assenza di costi di transazione e di informazione, non avrebbe senso mantenere investito il capitale in un’attività che offra un rendimento (a valore corrente di capitale economico) inferiore alle alternative di mercato: se il valore è correttamente stimato e l’impresa gestita in condizioni medio-normali, è indifferente per l’azionista/finanziatore liquidare l’investimento e reinvestire il ricavato in azioni/obbligazioni di altre imprese comparabili, il cui valore sia allineato al valore di capitale economico. 44 Secondo Guatri e Bini (2005, pag. 303 e segg.), gli aggiustamenti da effettuarsi riguardano in particolare i seguenti profili: 35 Pier-Luca Bubbi Con tali premesse, il metodo di più comune utilizzo per la determinazione del costo-opportunità del capitale (proprio) è il CAPM (Capital Asset Pricing Model). Esso si basa sulla nota formula: i = rf + β (rm – rf) dove rf è il rendimento degli investimenti privi di rischio; rm è un indice espressivo del rendimento generale medio del mercato azionario; β è il coefficiente Beta, che misura il rischio della specifica azienda, espresso dalla volatilità del suo rendimento rispetto a quello dell’intero mercato. La differenza (rm – rf) indica il premio per il rischio di mercato, vale a dire il premio connesso all’investimento in azioni. Nell’esperienza italiana, come noto, tale premio viene riportato da diversi studi in misura oscillante fra il 3,5% e l’8%, con una maggior frequenza di valori compresi fra il 4,5% e il 5,5%. Il punto focale del CAPM è certamente il coefficiente Beta. Il modello stabilisce che il premio per il rischio azionario debba essere moltiplicato per il Beta di ogni specifica società al fine di misurare i rischi non diversificabili 45 . In particolare, posto che per definizione il Beta di mercato è uguale ad 1, valori di Beta > 1 corrispondono a elevati rischi per il titolo considerato, che risulta più rischioso rispetto alla media di mercato ed ha pertanto un costo del capitale superiore al costo medio del portafoglio a) le fonti di rischio non diversificabile (struttura finanziaria, rischio operativo, intensità del peso degli intangibles dell’impresa); b) il profilo fiscale (imposte in capo all’imprenditore e imposte gravanti sui flussi, con conseguente ricorso a tassi lordi/netti d’imposta); c) la natura dei flussi futuri (finanziari o reddituali) e la loro configurazione (flussi medi attesi o flussi dello scenario di maggior successo); d) la configurazione di valore ricercata (valore assoluto o valore relativo, dovendo quest’ultimo scontare la illiquidità dell’investimento e altri rischi di natura diversificabile). 45 In dettaglio, il rischio connesso all’investimento in un’impresa può essere scomposto in due tipologie: il rischio specifico e il rischio sistematico. Il rischio specifico è connesso allo svolgimento dell’attività aziendale e quindi ai suoi rischi competitivi, mentre il rischio sistematico si collega a fenomeni di carattere macro-economico e, in particolare, alla congiuntura economica generale. Gli investitori possono ridurre il rischio del proprio portafoglio di attività mediante la diversificazione degli investimenti. A ben vedere, la diversificazione opera sul solo rischio specifico, che di conseguenza può essere eliminato o comunque ridotto (tecnicamente si dice che è un rischio diversificabile). Di contro, il rischio sistematico, che incombe su tutti gli investimenti sia pure in misura diversa, non è diversificabile, se non talvolta a livello internazionale. In base a tali considerazioni, si può concludere che gli investitori richiederanno rendimenti maggiori solo a fronte del rischio sistematico e non del rischio specifico, potendo quest’ultimo essere annullato mediante la strategia di diversificazione. 36 I metodi basati sui flussi nella stima del valore delle imprese aeroportuali di mercato (cosiddetti titoli “aggressivi”); valori di Beta < 1 hanno ovviamente il significato opposto (titoli “difensivi”). Rinviando alla letteratura specializzata per ulteriori approfondimenti, ai fini della presente si osserva che nei Paesi caratterizzati da mercati azionari sviluppati i Beta (aziendali e di settore) sono oggetto di pubblicazione da parte di operatori specializzati; per le società quotate, quindi, i coefficienti in parola sono agevolmente disponibili. In presenza di imprese non quotate (come la maggior parte delle società di gestione aeroportuale), invece, è usuale il riferimento ai Beta di aziende similari quotate 46 . In ogni caso, il Beta ricavabile dalle fonti precedentemente ricordate non può essere assunto in maniera acritica. Ciò vale a maggior ragione per il settore qui in esame, che, come in precedenza ricordato, si caratterizza per la limitata numerosità delle società quotate, dislocate per di più in Paesi non omogenei in termini di caratteristiche socio-economiche, volumi e prospettive di crescita del traffico aereo; e, più in generale, per le significative differenze fra i vari operatori in termini di mercati di riferimento, scelte strategiche, combinazioni prodotto-mercato (ricavi aviation e non aviation), redditività, struttura patrimoniale, dimensioni attuali e prospettive di sviluppo, anche in funzione dell’andamento di fattori esterni e in gran parte non controllabili. Ciò posto, oltre alla preliminare verifica delle modalità di calcolo seguite nella stima del coefficiente Beta dalla fonte prescelta e della qualità dei risultati ottenuti 47 , le principali rettifiche (o aggiustamenti) che debbono 46 Un’approssimazione più grossolana, ma comunque accettabile, consiste nell’assumere in tale ipotesi il Beta di settore; ciò in base alla considerazione che almeno nel medio termine il grado di rischio di ciascuna impresa tenda a convergere verso la media del settore. 47 Come noto, i data providers usualmente determinano il Beta delle società quotate sulla base di una funzione di regressione lineare, che pone il rendimento del titolo in relazione con il rendimento del portafoglio di mercato. La qualità del risultato espresso dalla regressione (il Beta stimato, appunto) può essere apprezzata mediante alcune misure statistiche, tipicamente: 2 • il coefficiente R , che indica il peso del rischio sistematico sul rischio complessivo del titolo; • la t statistic, che accerta se il valore individuato dal coefficiente Beta è statisticamente diverso da zero; • l’errore standard, che misura la dispersione dei rendimenti effettivi rispetto al valore stimabile con l’equazione di regressione: in altri termini, dato il valore stimato di Beta, definisce l’intervallo di confidenza dei valori effettivi di Beta stesso; • il coefficiente alfa, che rappresenta l’intercetta della retta di regressione e dovrebbe approssimare il più possibile il tasso risk free. In aggiunta a quanto testé indicato, debbono in ogni caso costituire oggetto di attenzione: l’ampiezza del periodo su cui il Beta è calcolato. Usualmente viene assunta una durata convenzionale dell’orizzonte di riferimento pari a 5 anni, volendo contemperare due opposte esigenze: da un lato, quella di considerare il maggior numero possibile di dati; dall’altro, quella di evitare di includere anche dati ormai non più significativi. Tale convenzione ad evidenza perde di significato per imprese oggetto di recente quotazione (per le quali il calcolo del Beta è sovente inopportuno in quanto inaffidabile in presenza di un numero troppo limitato di negoziazioni) e 37 Pier-Luca Bubbi essere apportate ai Beta come ricavabili dalle fonti di mercato attengono ai seguenti fattori: - il passaggio dai Beta storici ai Beta prospettici. Tale aggiustamento è reso necessario dalla considerazione che il Beta storico di un singolo titolo non costituisce un previsore adeguato del Beta prospettico. Le modalità maggiormente diffuse per trasformare il Beta storico in Beta prospettico sono: a) la tecnica di Blume, nota anche come «1/3 – 2/3 rule», di ampio e diffuso utilizzo fra gli operatori finanziari. Tale tecnica si fonda sulla considerazione che tutti i coefficienti Beta mostrano la naturale tendenza a convergere nel corso del tempo verso il valore medio di mercato: in tal senso, il Beta atteso può essere stimato come media ponderata del Beta storico e del Beta di mercato (per definizione pari a 1), sulla base di coefficienti fissati dallo stesso Blume in 1/3 per il Beta di portafoglio di mercato e 2/3 per il Beta storico del titolo. Da cui la formula: βadjusted = βstorico * 2/3 + βmercato * 1/3 = 0,66 * βstorico + 0,33 b) la tecnica di Vasicek, sviluppata per superare alcuni limiti della tecnica di Blume 48 . La tecnica di cui si discute consiste nell’esprimere il βadjusted come media ponderata del Beta medio di settore e del Beta storico della società oggetto di stima, assumendo come pesi la misura della dispersione relativa dei Beta delle imprese del settore e del Beta della società (come misurato dall’errore standard). La tecnica di quando il periodo di cui si discute contenga fasi particolari del ciclo di borsa (bolle speculative, mercati eccessivamente depressi per eventi straordinari, ecc.); la frequenza di rilevazione dei rendimenti, normalmente operata su base mensile (frequenza peraltro inidonea in presenza di periodi di riferimento non troppo ampi); l’indice di borsa (benchmark) prescelto per rappresentare il rendimento del portafoglio di mercato. Tale indice dovrebbe essere rappresentativo di un portafoglio sufficientemente ampio di investimenti realizzabili dal gestore, nell’ambito del quale il titolo oggetto di analisi non dovrebbe essere presente o comunque non rivestire un peso significativo. La scelta dell’indice di riferimento è particolarmente delicata per le imprese di piccole dimensioni, caratterizzate – essenzialmente a motivo della sostanziale illiquidità dei titoli – da una maggiore volatilità dei titoli stessi accompagnata da una minore correlazione (rispetto alle imprese di dimensioni maggiori) agli indici di mercato. 48 Principalmente riconducibili alla circostanza che alcuni settori presentano sistematicamente coefficienti Beta superiori (o inferiori) alla media del mercato. Per tali settori, l’andamento del Beta nel tempo dovrebbe quindi più correttamente essere rapportato alla media del settore, anziché alla media del mercato. Un ulteriore limite della tecnica di Blume attiene alla considerazione che l’aggiustamento dei Beta storici dovrebbe essere graduato in relazione alla dimensione dell’errore standard del Beta. 38 I metodi basati sui flussi nella stima del valore delle imprese aeroportuali Vasicek è peraltro complessa 49 ; la sua applicazione assume significato solo per talune tipologie di imprese (segnatamente quelle appartenenti a settori caratterizzati da coefficienti Beta sistematicamente superiori o inferiori al Beta del portafoglio di mercato); - in assenza di quotazione della società oggetto di stima, attesa la ricordata inesistenza di imprese identicamente omogenee in termini di fattori di rischio, i Beta delle società comparabili debbono essere rettificati quanto meno per tenere conto: della natura dell’attività svolta. In particolare, se l’impresa oggetto di stima è monobusiness ed esiste un sufficiente numero di società quotate operanti nello stesso settore (anch’esse quindi monobusiness), tipicamente è possibile assumere il Beta medio delle imprese comparabili (salvi gli aggiustamenti e rettifiche di cui si è detto e di cui si dirà infra). Tale situazione, tuttavia, è più teorica che reale, a causa della sostanziale assenza di imprese strettamente monobusiness (in specie fra le società quotate, tendenzialmente caratterizzate da processi di diversificazione più o meno spinta). In effetti, il procedimento testé descritto non è certamente applicabile nel settore aeroportuale, attesa la grande eterogeneità che caratterizza, dal punto di vista dell’attività svolta, le (poche) imprese quotate 50 sia fra di loro, sia e ancor più rispetto all’universo delle aziende del settore. In presenza di imprese multibusiness, si rende necessario il ricorso alla scomposizione dei coefficienti Beta delle società quotate comparabili, stimando il coefficiente di ciascuna area di business in base ad una regressione multipla che determina il Beta complessivo 49 La formula è la seguente: βadjusted = βstorico * σ2 (βdel settore) _________________________________________________________ [σ2 (βdel settore) + S.E.2] + βmedio del settore * S.E.2 ________________________________________________________ σ2 (βdel settore) + S.E.2 dove σ2 (βdel settore) è la varianza dei Beta del settore; S.E.2 è l’errore standard al quadrato del beta storico della specifica società. 50 Così, ad esempio, le società che gestiscono gli aeroporti di Francoforte, Copenhagen e Vienna svolgono anche attività di handling, a differenza della società che gestisce l’aeroporto di Zurigo e di BAA. Quest’ultima, per converso, presenta un peso percentuale delle aree di business significativamente difforme rispetto alle altre imprese, a motivo della incidenza nettamente inferiore dei ricavi aeronautici rispetto ai ricavi di natura commerciale. Analoghe rilevanti differenze fra i vari operatori possono essere riscontrate nella struttura dei costi (con conseguente maggiore o minore incidenza dei costi fissi e, quindi, del grado di rischio della gestione caratteristica), nel livello di investimenti programmato e nel tasso di crescita attesa del traffico. 39 Pier-Luca Bubbi dell’azienda come media ponderata51 dei coefficienti di ciascuna area in cui l’impresa stessa opera. Così, avendo individuato m società multibusiness, operanti complessivamente in n aree di business (con n < m), la formula di regressione diventa: βj-company = Σ βi-business * coefficiente di ponderazionei-j + εj dove βj-company βi-business coefficiente di ponderazionei-j εj è il coefficiente Beta delle azioni di una j-esima società fra le m società multibusiness quotate considerate; è il Beta dell’area di business i-esima fra le n aree di business individuate; rappresenta il peso del business i-esimo per la jesima impresa; termine di errore. del grado di indebitamento. Secondo una tesi accreditata 52 , il Beta di qualsiasi società dipenderebbe sia dal suo Beta operativo (βo), sia da un fattore di aggiustamento connesso alla sua struttura finanziaria. In formula: β = βo + βo (1 – t) * D/C dove β è il Beta di un’impresa caratterizzata da un dato leverage (D/C); βo è il Beta di un’impresa con D/C = 0 (comunemente denominato Beta operativo); t è l’aliquota fiscale; D/C è il rapporto Debiti/Capitale proprio (o, in versione più raffinata, Valore corrente dei debiti/Valore del capitale proprio). Ne consegue la necessità che il Beta medio delle società comparabili sia rettificato per riflettere la differenza di leverage (tanto delle imprese del campione che dell’azienda oggetto di stima). Così, per ottenere i Beta operativi delle società quotate (talvolta definiti anche Beta unlevered) si usa la relazione: 51 Si osservi che, in linea teorica, il fattore di ponderazione dovrebbe essere costituito dal valore di ciascuna area di business. Non essendo tale valore ad evidenza disponibile (a motivo della circostanza che è l’intera azienda – e non le singole aree – ad essere quotata), la soluzione sovente preferita consiste nel determinare i pesi delle aree di business in funzione del fatturato da tali aree originato in rapporto al fatturato complessivo dell’impresa. 52 Hamada (1969). 40 I metodi basati sui flussi nella stima del valore delle imprese aeroportuali β βo = _____________________ 1 + (1 - t) * D/C Una volta determinato il Beta unlevered delle società del campione, il Beta (levered) dell’impresa oggetto di stima sarà calcolato utilizzando nella formula in precedenza esposta il valore di βo testé quantificato e applicando l’aliquota fiscale e il leverage specifici dell’impresa valutanda; dalla dimensione della società oggetto di stima. Gli studi e le verifiche condotte dimostrano che le imprese di limitate dimensioni a parità di Beta presentano rendimenti più elevati; ciò significa che il costo del capitale applicato dagli investitori è più elevato. Secondo evidenze americane 53 , la percentuale di maggiorazione del relativo Beta sarebbe compresa fra il 24% e il 31%. Qualora, quindi, il campione di società comparabili comprendesse imprese di dimensioni significativamente difformi (maggiori) dell’azienda oggetto di stima, il Beta dovrebbe essere rettificato nel senso indicato; infine, viene talvolta proposta una rettifica in aumento del Beta, per tenere conto della illiquidità dell’impresa oggetto di stima rispetto alle società quotate del campione. La quantificazione di tale rettifica è peraltro ampiamente rimessa alla discrezionalità del perito chiamato a comporre la stima. Le considerazioni fin qui avanzate sono utili ai fini della determinazione del costo del capitale proprio, che, come sorpa riferito, applicato a flussi unlevered consente di determinare il valore del capitale economico dell’impresa oggetto di stima. Come già sottolineato, è tuttavia possibile applicare a tal fine anche una metodologia reddituale nell’ottica asset side, neutralizzando quindi la posizione finanziaria dell’azienda. In tale ipotesi, si ribadisce, oggetto della stima diventa il valore delle attività investite nell’impresa, dal quale, per ricavare il valore del capitale economico, occorre detrarre i debiti onerosi (nelle versioni più raffinate del metodo anch’essi attualizzati). Il tasso da applicare per scontare flussi al lordo degli oneri finanziari (debt-free earnings) è espressivo del costo medio ponderato del capitale (WACC – Weighted Average Cost of Capital secondo la denominazione anglosassone). 53 Ibbotson (2001). 41 Pier-Luca Bubbi La formula è la seguente: C i = ic * ___________ D + id (1 - t) * ___________ D+C D+C dove ic è il tasso espressivo del costo del capitale proprio, tipicamente determinato facendo ricorso al CAPM testé illustrato; id è il tasso espressivo del costo del capitale di debito, solitamente composto operando la media ponderata dei tassi delle varie fonti di finanziamento oneroso in atto; t è l’aliquota fiscale, dovendosi tenere conto della nota circostanza della deducibilità degli interessi passivi; C rappresenta il capitale proprio; D rappresenta il capitale di debito. La formula generale testé illustrata subisce peraltro parziali modifiche e richiede cautele dal punto di vista applicativo al variare del grado di indebitamento. Per approfondimenti, si fa rinvio alla letteratura specializzata 54 . Si segnala peraltro che il WACC può anche essere determinato sulla base dei tassi applicati per società comparabili. In tale ipotesi, determinato il tasso unlevered medio delle imprese quotate comparabili, il WACC dell’impresa oggetto di stima può essere determinato secondo la formula: WACCtarget = tasso unleveredimprese quotate comparabili * [1 – (1 – t) * B/V] dove B/V esprime il rapporto di indebitamento dell’azienda target (cioè il leverage realizzabile nel tempo), non quello effettivo dell’impresa oggetto di valutazione, misurato rispetto al valore dell’attivo dell’impresa stessa. Si osservi come, a differenza di quanto avviene nel calcolo del costo del capitale proprio, nel quale come si è visto è necessario considerare la struttura finanziaria effettiva dell’impresa, nel calcolo del WACC è necessario fare riferimento alla struttura finanziaria-obiettivo 55 . 54 Per tutti Guatri e Bini (2004); Guatri e Bini (2005, cap. 11). Ciò in quanto nelle valutazioni equity side il flusso reddituale è assunto al netto degli oneri finanziari, quindi è funzione del grado di leva finanziaria effettivamente sfruttata dall’impresa; per contro, nelle valutazioni asset side il flusso da scontare è il flusso di reddito operativo, il quale non varia al variare dell’indebitamento. Ne consegue che scontando il reddito operativo ad un WACC che considera il livello massimo di indebitamento per l’impresa target, si ottiene un valore di capitale che comprende il valore sia degli scudi di imposta che l’impresa già sfrutta, sia di quelli che comunque potrebbe sfruttare; d’altro canto, scontando il flusso di reddito ad un costo del capitale proprio stimato 55 42 I metodi basati sui flussi nella stima del valore delle imprese aeroportuali 6. Il metodo finanziario Come si è avuto modo di riferire, il metodo finanziario è il criterio che negli anni recenti ha registrato la più diffusa applicazione nelle analisi composte per la stima delle società di gestione aeroportuale esaminate ai fini del presente lavoro 56 . Le motivazioni di tale preferenza 57 sono note e risiedono essenzialmente sia nella tipologia di soggetti che tali stime hanno composto; sia nelle finalità delle valutazioni effettuate, in massima parte rivolte ai mercati finanziari nei quali il criterio di cui si discute trova ampia diffusione e costante applicazione. Ciò peraltro non significa che la metodologia de qua sia anche la più appropriata per la stima del valore di una società di gestione aeroportuale. Già si è sottolineato come, in linea generale, il criterio finanziario sia caratterizzato da un elevato grado di soggettività, generando valutazioni più aggressive e meno verificabili del metodo reddituale in quanto: a) richiede il riferimento ad una base informativa articolata e completa, che, sulla base di presunte scelte future strategiche e gestionali dell’impresa oggetto di stima, consenta la formulazione di ipotesi e previsioni puntuali su una molteplicità di variabili (vendite, costi operativi, investimenti in capitale fisso e circolante, ecc.) per orizzonti temporali di medio-lungo periodo; b) induce ad estendere arbitrariamente le previsioni analitiche dei piani previsionali, sulla base di tassi di crescita più elevati quanto maggiori sono gli investimenti nella fase iniziale del piano; c) tende a sovrastimare i saggi di crescita dei free cash flows (che, come verrà illustrato infra, rappresentano la configurazione di flussi finanziari tipicamente assunta per esprimere una dimensione di risultato proiettabile oltre l’orizzonte di previsione analitica, trattandosi di flusso espresso al netto degli investimenti capaci di rigenerarlo nel tempo) impliciti nella stima del valore finale; sulla base della struttura finanziaria effettiva dell’impresa si ottiene un valore che è funzione degli scudi di imposta che l’impresa stessa effettivamente sfrutta. 56 Il metodo finanziario è ad esempio stato applicato nelle valutazioni effettuate per tutte le operazioni di ammissione o revoca della quotazione che abbiano interessato le società italiane del settore: si vedano i casi di Aeroporti di Roma (ammissione e revoca), Aeroporti di Firenze, SAVE. Analoghi riscontri possono essere operati sulle società quotate estere. Al criterio in parola – tipicamente in congiunzione con metodologie di tipo empirico – si rifanno costantemente anche gli analisti finanziari nelle loro analisi periodiche. 57 Confermata a livello generale anche dalla Listing Guide dedicata alla valutazione delle aziende recentemente predisposta da Borsa Italiana sulla base dell’analisi dei Documenti di valutazione presentati alla società stessa negli ultimi sei anni. Cfr. Borsa Italiana (2004). 43 Pier-Luca Bubbi d) porta a sottostimare gli investimenti necessari a sostenere la crescita del cash flow proiettata indefinitamente nel tempo. Ne consegue che, ad avviso di chi scrive, qualora voglia determinarsi il valore del capitale economico (quindi, una misura per quanto possibile “oggettiva” di valore) delle società di gestione aeroportuale, non esistono fondati motivi 58 per accordare preferenza a metodologie di tipo finanziario, a discapito di criteri di tipo reddituale; composti, ovviamente, con le cautele e avvertenze in precedenza illustrate. Del resto, come meglio si vedrà in seguito, la maggior parte delle osservazioni formulate ai fini dell’applicazione dei criteri reddituali trova conferma e validità anche nelle metodologie di tipo finanziario (i flussi di cassa non dipendono in fondo dai redditi che l’attività di impresa è in grado di generare e ragionevolmente garantire nell’orizzonte temporale previsionale?); cui debbono aggiungersi le ulteriori assunzioni necessarie alla formulazione dei flussi di cassa previsionali e del valore finale. Tanto premesso, dal punto di vista applicativo il criterio in parola non presenta per le imprese del settore qui di interesse peculiarità e aspetti particolari che lo differenzino significativamente rispetto alle tradizionali modalità in cui la stima finanziaria è composta; ovviamente trascurando le problematicità afferenti alle previsioni dei flussi di cui si è già riferito al precedente paragrafo 4, che mantengono inalterata la propria validità. Ciò posto, verranno di seguito avanzate alcune sintetiche considerazioni sulla metodologia in parola, concentrando l’attenzione sugli aspetti maggiormente delicati nell’ottica della presente analisi. Secondo la prassi prevalente, il metodo finanziario nella formulazione nota come DCF (Discounted Cash Flow) determina il valore del capitale proprio di un’azienda sulla base della somma algebrica delle seguenti componenti: • il valore attuale dei flussi di cassa operativi netti che l’impresa sarà in grado di generare in futuro per un periodo di previsione esplicito, scontati ad un tasso di attualizzazione pari al costo medio ponderato del capitale (WACC); 58 In una delle analisi valutative esaminate la scelta del metodo di cui si discute è stata giustificata sulla base della considerazione che la sua applicazione consente di tenere conto delle politiche gestionali implementate nonché degli orientamenti strategici per l’avvenire, permettendo di determinare l’impatto sul valore della società delle dinamiche attuali e previste del settore di riferimento e dell’evoluzione del contesto regolamentare: ma ciò a ben vedere non è forse consentito da tutte le metodologie che apprezzino il valore in funzione dei flussi generati dalla gestione, compresi i metodi misti (per la componente reddituale) e i metodi patrimoniali complessi (qualora gli intangibles siano apprezzati in funzione delle capacità reddituali attese)? 44 I metodi basati sui flussi nella stima del valore delle imprese aeroportuali • • • il valore finale dell’impresa al termine dell’orizzonte previsionale analitico, espressivo dell’ulteriore capacità dell’azienda di generare flussi finanziari nel periodo successivo, anch’esso attualizzato; la posizione finanziaria netta consolidata, espressa a valori di mercato; se del caso, il valore di mercato di eventuali attività non inerenti alla gestione caratteristica o comunque non considerate ai fini della proiezione dei flussi di cassa operativi (surplus assets) 59 . In formula: n W = Σ t=1 CFt __________________ (1 + WACC) t + Vf __________________ (1 + WACC) n - D + SA dove CFt sono i flussi di cassa attesi nel periodo di previsione esplicita; WACC è il tasso di attualizzazione, espresso come costo medio ponderato del capitale; n è il numero di anni di previsione esplicita; Vf è il valore finale dell’azienda, corrispondente al valore attuale dei flussi relativi agli anni da n+1 in poi; D è la posizione finanziaria netta; SA è il valore dei surplus assets. Come si vede, l’ottica assunta è tipicamente quella asset side (che prevede l’utilizzo di flussi di cassa unlevered): la somma del valore attuale dei cash flow analitici e del valore finale rappresenta in tal senso il valore del capitale operativo o Enterprise Value (EV). Seguendo lo schema sopra esposto, per giungere al risultato finale della stima occorre determinare: a) l’ammontare e la distribuzione nel periodo di previsione analitica dei flussi di cassa CF. Tali flussi hanno, sulla base delle assunzioni in precedenza richiamate, natura operativa e sono pertanto legati all’attività caratteristica della società. Con partenza dal risultato operativo, essi possono essere così determinati: 59 Si osservi che a rigore per analoghe motivazioni i surplus assets debbono essere separatamente valutati e costituiscono un valore incrementale rispetto al risultato della stima anche nelle altre metodologie analitiche in precedenza illustrate, nella misura in cui esse non li abbiano già apprezzati congiuntamente all’impresa in cui trovano allocazione. 45 Pier-Luca Bubbi Risultato operativo (EBIT) + + ± - Ammortamenti Accantonamenti e altre voci non monetarie Imposte gravanti sull’impresa non indebitata Variazioni negative/positive del capitale circolante Investimenti in capitale fisso (al netto di eventuali disinvestimenti) = Flusso di cassa operativo netto (Unlevered Cash Flow) Come è evidente, la previsione dei flussi di cassa non presenta fino al livello di EBIT (o di EBITDA) problemi diversi rispetto a quelli già illustrati in occasione della previsione dei flussi reddituali, ai quali si fa quindi rinvio (con specifico riferimento ai fattori di criticità afferenti alle imprese di gestione aeroportuale). A tali problemi si aggiungono tuttavia quelli inerenti il passaggio dal flusso di competenza previsto (cioè dal flusso reddituale) a quello di cassa (cioè al flusso finanziario), per di più dovendosi i flussi determinarsi al lordo degli effetti della struttura finanziaria. Schematicamente, tali problemi riguardano, tra l’altro: il ricalcalo delle imposte cui è soggetta l’impresa non indebitata, che peraltro dovrebbero correttamente essere determinate sul flusso reddituale unlevered imponibile, anziché (come sovente viene fatto) direttamente sul flusso di cassa; la determinazione delle variazioni del capitale circolante, di particolare rilievo nelle ipotesi in cui il piano previsionale evidenzi significativi tassi di crescita; la misura dell’investimento incrementale in capitale fisso, per definizione coincidente con le spese in conto capitale preventivate al netto degli eventuali disinvestimenti 60 . Non vi è dubbio come la bontà dei risultati ottenibili da una metodologia di tipo finanziario dipenda dalla capacità di individuare flussi di cassa futuri attendibili. In tal senso, particolare attenzione dovrà essere posta all’analisi del piano industriale della società dal quale i dati prospettici dei primi anni di previsione vengono ricavati; piano che deve risultare coerente, attendibile e sostenibile finanziariamente. Per i successivi esercizi compresi nell’orizzonte analitico occorrerà adottare particolari cautele nella determinazione del tasso di crescita del fatturato 60 La voce in esame assume particolare rilievo per le società aeroportuali, anche alla luce degli impegni di investimento assunti nell’ambito del rapporto concessorio di cui è detto. 46 I metodi basati sui flussi nella stima del valore delle imprese aeroportuali e delle percentuali di incidenza dei margini operativi61 , che dovranno essere prudenzialmente assunti anche alla luce dell’esperienza storica della società e delle dinamiche settoriali 62 ; b) il tasso di attualizzazione dei flussi finanziari è tipicamente il costo medio ponderato del capitale, per la cui determinazione si fa rinvio al precedente paragrafo 5; c) la durata dell’orizzonte di previsione analitico. In linea generale, l’orizzonte temporale esplicito dovrebbe coincidere con il CAP, ovvero il Competitive Advantage Period: l’ultimo anno di previsione dovrebbe pertanto essere quello in cui l’impresa perde i benefici differenziali, in termini di vantaggio competitivo, allineando i propri risultati alla performance dei concorrenti. L’affermazione testé esposta è tanto convincente sul piano teorico quanto poco applicabile nella realtà. Nella pratica valutativa non esiste un orizzonte previsionale fisso, variando in funzione del settore di riferimento e della necessità di garantire comunque la verosimiglianza e l’attendibilità della previsione: eccessive forzature avrebbero il solo effetto di ridurre la credibilità della valutazione. Non si dimentichi che, in aggiunta alla già sottolineata difficoltà previsiva dei flussi reddituali oltre un determinato orizzonte temporale, particolarmente ardua è la stima dell’entità e della distribuzione temporale degli investimenti addizionali in capitale fisso e circolante. Ciò vale anche per le società di gestione aeroportuale: nelle stime esaminate l’orizzonte temporale di previsione analitico è ricompreso fra i 6 e i 10 anni (con maggiore frequenza verso l’intervallo superiore), in linea peraltro con la usuale prassi valutativa; d) il Valore finale Vf. Come noto, la definizione del valore finale costituisce la modalità per tenere conto, in termini sintetici, di tutti i flussi annuali 61 In linea generale, nella maggior parte dei settori industriali risulta difficile poter sostenere una crescita del fatturato per lunghi periodi, essendo maggiormente realistico ipotizzare che, dopo un eventuale sviluppo a ritmi sostenuti nei primi anni, nel medio-lungo termine il mercato – e di conseguenza l’impresa – entri in una fase di maturità caratterizzata da tassi di crescita vicini allo zero. Analogamente, in linea con la teoria dei rendimenti marginali decrescenti, è irragionevole assumere che l’incidenza dei margini sul fatturato cresca stabilmente durante l’intero periodo di previsione esplicita: piuttosto, al di fuori di casi particolari, tale incidenza dovrebbe stabilizzarsi se non ridursi, a causa delle dinamiche competitive che modificano, nel medio-lungo termine, le performance ottenibili dall’impresa nel breve periodo. 62 Non si dimentichi, del resto, come le società di gestione aeroportuale evidenzino EBIT, EBITDA e politiche di investimento significativamente difformi fra di loro, sia in termini statici che alla luce dei trend registrati negli ultimi anni. Ne consegue che il riferimento a valori medi (di flusso o di tasso di crescita) senza adeguate rettifiche appare di limitato significato. Si veda, sul punto, la precedente Tabella 4. 47 Pier-Luca Bubbi non prevedibili, cioè dei flussi successivi alla soglia di prevedibilità analitica. Esso viene in genere calcolato secondo due approcci, ciascuno dei quali conta peraltro più varianti. Le formulazioni maggiormente utilizzate prevedono: d.1) l’attualizzazione del flusso di cassa operativo normalizzato dell’ultimo anno di previsione esplicita, incrementato del tasso di crescita g. Ricordato che, nel caso di nostro interesse, l’orizzonte temporale non può essere infinito (e non può quindi essere utilizzata la formula della rendita perpetua), coincidendo la vita dell’impresa aeroportuale con la residua durata della concessione, si avrà: Vf = UFCFn (1 + g) at¬ (WACC – g) dove UFCF è l’unlevered free cash flow di cui si dirà infra; g è il tasso di crescita; t esprime gli anni di durata residua della concessione. Il valore di Vf così determinato 63 dovrà poi essere ad evidenza attualizzato secondo le consuete modalità; d.2) l’utilizzo dei multipli in uscita, consistente nel moltiplicare una quantità economica (fatturato, cash flow, EBITDA, EBIT, ecc.) prevista per l’anno nesimo per un parametro ricavato dal confronto con il mercato. La vera difficoltà nell’utilizzo dei multipli ai fini della determinazione del valore finale attiene alla necessità di prevederne la probabile misura al termine del periodo previsionale. Come nel caso precedente, il valore così ottenuto deve essere poi attualizzato alla data di riferimento della stima. Nella formulazione d.1) sopra esposta, peraltro di più diffusa applicazione nella pratica valutativa, particolare cautela richiedono la determinazione del flusso UFCF e del tasso di crescita g. L’unlevered free cash flow (UFCF) esprime concettualmente il flusso di cassa annuo liberamente distribuibile senza compromettere la capacità 63 Alternativamente il valore finale de quo potrebbe essere determinato come differenza fra il valore finale di un’azienda avente durata illimitata ed esistente all’anno 1 e la valorizzazione di un’azienda avente analoga durata illimitata ma operativa dall’anno n (ultimo anno di previsione analitica). In formula: UFCFn (1+g) UFCFn (1+g) Vf = ________________ - _____________________________________ WACC - g [1+ (WACC-g)]n * (WACC-g) 48 I metodi basati sui flussi nella stima del valore delle imprese aeroportuali dell’impresa di generare flussi di cassa crescenti al tasso g. Il free cash flow richiede quindi la stima degli investimenti di mantenimento (i cosiddetti capex di mantenimento) necessari a garantire la capacità di produrre permanentemente i flussi di cassa e sostenere la crescita attesa g; in altri termini, è un flusso di cassa espresso al netto degli investimenti capaci di rigenerarlo nel tempo. Il ragionamento poggia sulla considerazione della irrealisticità o, meglio, dell’incongruenza del presupposto di fondo tradizionalmente assunto dal modello DCF, vale a dire il raggiungimento, nell’ultimo anno di previsione, del cosiddetto steady state, con l’ipotesi di ulteriore crescita, nel periodo seguente, del fatturato e dei margini dell’impresa. Lo steady state, in quanto situazione di equilibrio, presuppone infatti la crescita nulla degli investimenti netti, con sostanziale coincidenza, nell’anno nesimo, fra capex e livello degli ammortamenti. Tale assunto è tuttavia incoerente con l’ipotesi di crescita del fatturato oltre il periodo previsionale e tendenzialmente fino all’infinito: non è realistico infatti ipotizzare che la società possa sostenere il proprio vantaggio competitivo indefinitamente, senza ulteriori investimenti, aumentando il fatturato e i margini. Conseguentemente, il mantenimento di un livello crescente delle vendite lungo l’intero periodo e/o l’assunzione di margini percentualmente in aumento rendono necessario investire più di quanto assorbito dagli ammortamenti; ciò comporta un parziale assorbimento del flusso di cassa operativo dell’ultimo anno e, pertanto, una riduzione del valore finale. Come si vede, contrariamente alle opinioni più diffuse, se correttamente applicato il metodo finanziario esige un considerevole sforzo di normalizzazione dei risultati mediante procedimenti sovente più arbitrari (anche perché riferiti a orizzonti temporali molto distanti nel tempo) di quelli previsti nei metodi reddituali, di cui si è supra riferito. Deve peraltro essere rilevato come la rettifica all’unlevered cash flow dell’anno n per determinare l’UFCF è spesso trascurata nella prassi, assumendosi più o meno implicitamente l’ipotesi di steady state e, quindi, che gli investimenti di mantenimento (i capex) coincidano, per gli anni successivi, con gli ammortamenti: circostanza che riduce al minimo le differenze fra flussi di reddito e flussi di cassa 64 . La realtà presenta 64 In effetti, ai fini della stima del valore finale è frequente l’utilizzo di flussi reddituali; ad esempio: NOPLATn+1 Vf = ________________ WACC – g dove NOPLATn+1 rappresenta l’utile operativo al lordo delle imposte del primo esercizio successivo al termine dell’orizzonte previsionale analitico. 49 Pier-Luca Bubbi tuttavia situazioni molto diversificate e sono frequenti i casi in cui i flussi di cassa del periodo di previsione analitica forniscano limitate indicazioni per la stima dei free cash flow da proiettare nel futuro 65 . Le riflessioni fin qui formulate relativamente al free cash flow suggeriscono un approccio prudente nella stima del tasso g, che deve essere opportunamente contenuto, ad esempio, nei limiti del tasso di inflazione prevista (in tal caso, se i flussi attesi non sono espressi in valori reali, la crescita è considerata nulla); o nei limiti della crescita prevedibile del prodotto nazionale lordo relativamente allo specifico settore (in quest’ultimo caso la detrazione g al tasso significa soltanto la conservazione della quota di mercato ed esprime pertanto una crescita fisiologica). È comunque evidente la difficoltà di prevedere tali tassi al momento terminale n. Anche per tali motivi, alcuni autori66 si spingono a suggerire – salvo casi particolari e adeguatamente motivati – l’esclusione di g ai fini della determinazione del valore finale Vf; e) infine, la posizione finanziaria netta è usualmente calcolata come totale dei debiti finanziari, sia a breve che a lungo termine, al netto delle disponibilità e delle altre attività finanziarie in portafoglio facilmente liquidabili. Laddove possibile (come nel caso di obbligazioni quotate), i debiti dovrebbero essere espressi a valori di mercato. 65 Per approfondimenti in merito al free cash flow e ai suoi rapporti con il capex nelle diverse situazioni aziendali si veda Guatri e Bini (2005, pag. 565 e segg.). 66 Si veda per tutti Borsa Italiana (2004, pag. 27). 50 I metodi basati sui flussi nella stima del valore delle imprese aeroportuali Bibliografia AA.VV. 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