INCONTRO CON I CONTEMPORANEI Nuova Umanità XX (1998/3-4) 117-118, 481-488 DONNE E FILOSOFIA Intervista con ANGELA ALES BELLO l D. - Noi assistiamo oggi al fenomeno interessante dell'ingres­ so delle donne nella riflessione filosofi'ca. Ora ci domandiamo se questo è dovuto ad una presenza di tipo quantitativo maggiore, ri­ spetto alle epoche passate, oppure se c'è stato un silenzio sul contri­ buto delle donne nelle epoche passate, È difficile dare una risposta netta a questo problema, ma dobbiamo tenere conto che negli USA è stata fatta una ricerca, molto capillare, confluita poi in quattro volumi, pubblicati dal­ l'editrice KIuwer, olandese, di storia del pensiero femminile, quin­ di di storia delle filosofe. E si sono trovate tracce importanti fin dall' antichità, naturalmente con riferimenti testuali, che dimostra­ no l'interesse delle donne per la filosofia. Quindi, forse, in parte c'è stato anche un processo di rimozione che ha impedito lo stu­ dio del contributo che le donne hanno dato alla ricerca filosofica. Potremmo fare alcuni esempi: uno è il caso di Elisabetta di Boemia che ha discusso a lungo con Cartesio e che probabilmen­ te lo ha sollecitato a rivedere il rapporto mente-corpo; anche Leibniz era in contatto con una donna, Anne Finch, che sembra gli abbia suggerito addirittura l'idea di monade; ancora una sco­ perta che se confermata potrebbe essere veramente eclatante: la madre di Platone è presumibilmente una certa Perietone ehe fa­ ceva parte di un gruppo pitagorico. 1 Decano della facoltà di Filosofia presso la Pontificia Università Latera­ nense di Roma, 482 Donne e filosofia Quindi questi sono esempi che ci dimostrano se non altro l'interesse delle donne per la filosofia e la loro attitudine alla in­ dagine filosofica. Certamente nel nostro secolo c'è un maggiore spazio anche dal punto di vista sociale, perché precedentemente abbiamo testimonianze tratte o dal mondo monastico o dal mon­ do nobiliare, dalle classi elevate, quindi di donne che avevano tempo e possibilità di dedicarsi agli studi filosofici. Nel nostro secolo, la diffusione della cultura e degli studi consente anche l'emergere di persone che tradizionalmente sareb­ bero state lontane dalla elaborazione filosofica. Grandi contributi sono stati dati·in particolare nell'ambito di alcune tematiche filosofiche di carattere fenomenologico ed esistenziale. Pensiamo alla corrente fenomenologica, quella di Husserl, con la presenza di Edith Stein, della Conrad Martius, di­ scepola di Heidegger, della Gerda Walter e della Hanna Arendt, non a caso anche lei discepola di Heidegger; e poi ancora della Simone Weil interessata alla dimensione largamente esistenziale. D. - Quindi alcune correnti filosofiche si manifestano più congeniali alla donna? R. Sì. Però questo non è vero in assoluto, perché la Ascom­ be, per esempio, era una valida discepola di Wittgenstein, quindi anche il pensiero più fortemente legato ad una dimensione razio­ nale è coltivato dalle dOMe di cui si nota la partecipazione nella filosofia del linguaggio e nelle filosofie che· riflettono sui temi del­ la scienza (a parte il contributo diretto delle donne nell'ambito scientifico, come sappiamo). D. - Che cosa ha di specifico il contributo delle donne? R. Ho notato leggendo la storia della filosofia delle donne che fin dall'antichità c'è un elemento che mi sembra particolar­ mente significativo: il fatto che le donne tendono ad esaminare i problemi nella loro genesi, cercando una correlazione fra tutti gli Donne c filosofia 483 aspetti della realtà, e soprattutto, come ho cercato di mettere in risalto in alcuni miei scritti, esse tendono a stabilire l'armonia tra le cose. Questo si vede chiaramente nella Scuola pitagorica, si vede ancora in pensatrici delle epoche più recenti; sottilmente esse rin­ tracciano rapporti fra tutti gli elementi della realtà per ricercare la totalità. Pensiamo ad lldegarda di Bingen, con la sua attenzione per il mondo fisico e la medicina ma anche per la teologia. Quindi in genere molti settori del reale sono messi in evi­ denza e collegati profondamente: la Conrad Martius si interessa del rapporto scienza-metafisica e religione, la Stein si interessa della connessione fra ricerca filosofica, dimensione religiosa e di­ mensione mistica, quindi metafisica e mistica; si tratta sempre di un grande tentativo di raccogliere il tutto in una visione unitaria. Ma esse non muovono dal tutto, questo è un atteggiamento prevalentemente maschile, ad esempio idealistico: si pensi a He­ gel; spesso i grandi pensatori partono dalla totalità. Al contrario, nelle donne troviamo quello che Husserl definirebbe atteggia­ mento von unten, dal basso, quindi dall'analisi degli elementi mi­ nimi per ricercare poi una correlazione e un'unità. D. - Questo probabilmente ci porta al terzo aspetto della do­ manda... R. Sottolineavo la caratteristica del pensiero femminile, quella che emerge prevalentemente; non voglio poi dire che tutte le filosofe abbiano questa caratteristica, però ho visto che è un at­ teggiamento prevalente. La ragione di tale atteggiamento proba­ bilmente è da ricercarsi nel rapporto fra la dimensione intellettua­ le e 1'esperienza vissuta, cioè è più facile che il pensiero femminile raccolga una serie di esperienze vissute e che cerchi di lavorare sul piano di queste esperienze per stabilire una conciliazione con la totalità. Per cui il momento intellettuale risulta meno astratto e meno visto in se stesso che non nel pensiero maschile. Avremmo una possibilità di giustificare tale atteggiamento anche nella indicazione della Stein a proposito del maschile e del 484 Donne e filosofia femminile. Edith Stein ci dice che il maschile in genere è caratte­ rizzato da una tendenza verso un'unica direzione fortemente sot­ tolineata, fortemente indicata, mentre il pensiero femminile, ap­ punto, è più armonico, cioè tiene presente tanti aspetti: quello di tipo affettivo, quello di tipo intellettuale, quello di tipo religioso; in genere è un pensiero più armonico a meno che non cerchi di assimilarsi, come può accadere qualche volta, a un pensiero ma­ schile considerandolo esemplare. Ora, torno a ripetere, non si tratta di dire che tutte le donne procedono in tal modo e tutti gli uomini in modo opposto, ma che c'è una tendenza del maschile e del femminile verso queste caratterizzazioni in ogni singolo essere umano; secondo la Stein, i due momenti virile e muliebre sono anche combinati in maniera talmente misteriosa e particolare che non possiamo distinguere così radicalmente un' attitudine maschile e un' attitudine femmini­ le. Bisogna esaminare ciò che accade caso per caso. Tuttavia nelle donne riscontriamo una circolarità fra espe­ rienza vissuta e filosofia e anche un interesse che indubbiamente troviamo molto accentuato nella femminilità (lo troviamo anche nella maschilità, non dobbiamo escl~derlo, naturalmente) per la dimensione religiosa. L'apertura religiosa indubbiamente è pre­ sente in maniera più o meno esplicita nel pensiero femminile e non solo una visione religiosa ma anche più propriamente, po­ tremmo dire, una visione mistica. Sappiamo che nell' età medieva­ le, e poi nell'età moderna le mistiche erano le maggiori rappre­ sentanti di tale contatto diretto con la divinità. Questo perché probabilmente l'esperienza vissuta porta a saltare anche certe mediazioni che sono di carattere teologico, di carattere intellettuale; a permettere un contatto diretto con la di­ vinità che si manifesta forse prevalentemente a chi si dispone all'incontro. Anche qui senza assolutizzazioni del femminile, per­ ché noi sappiamo che c'è san Giovanni della Croce, quindi non dobbiamo dimenticare che c'è una tradizione mistica anche ma­ schile; ma indubbiamente, l'atteggiamento più intellettuale che il maschile ha assunto, per lo meno nella nostra cultura, qualche volta ha impedito una apertura mistica che invece le donne hanno potuto sperimentare proprio perché la dimensione intellettuale o Donne e filosofia 485 non era così coltivata oppure non era vista come punto d'arrivo. Ciò appare nella Stein in particolare; infatti se c'è una pensatrice che ha una dimensione filosofica forte è la Stein, eppure essa rico­ nosce che la dimensione mistica, che è l'altro momento, quello squisitamente religioso, è forse più importante perché è una pre­ figurazione della visione beatifica, quindi è un momento che l'es­ sere umano che fa filosofia non può trascurare anzi deve ricono­ scere come un punto d'arrivo significativo che non si raggiunge con una riflessione razionale filosofica. D. - Che cosa possiamo dire ancora del rapporto delle donne con la filosofia? R. Ci si può fermare ancora ad una esemplificazione. Ritor­ no a un settore che conosco, alla scuola fenomenologica che ha attirato molte donne. Ciò è accaduto probabilmente per l'atteg­ giamento mentale che caratterizza la fenomenologia ed è coerente con lo specifico che indicavamo prima; infatti la fenomenologia si presenta, nonostante la rigorosità di Husserl, come una filosofia anti-intellettualistica, cioè non si parte da un pensiero già organiz­ zato ma si muove da una analisi del fenomeno, quindi dalle cose che ci si mostrano, che appaiono, ed è una analisi che è fatta su basi intuitive. Questi sono elementi che attirano molto il pensiero femminile disposto a cogliere l'alterità, ciò che si presenta; senza proiettare ciò che si ha dentro: tale modalità forse è connessa alla disponibilità propria della maternità. Quindi notiamo che la fenomenologia attira, ha attirato e at­ tira effettivamente, come tipo di analisi, molte donne, perché an­ che l'elemento intuitivo, il mettersi in contatto direttamente, il non passare attraverso mediazioni, è più coerente con il modo di procedere del pensiero femminile che ha bisogno della intuitività anche per poter stabilire il rapporto con gli altri, anche per stabi­ lire il rapporto con i figli o con le persone che sono intorno e non si serve tanto di mediazioni concettuali quanto in un primo mo­ mento dell'intuizione. Questo non esclude, poi, che la mediazio­ ne intellettuale non possa intervenire successivamente, altrimenti 486 Donne e filosofia non saremmo nell' ambito della filosofia. Pertanto la scuola feno­ menologica ci dà delle indicazioni suggestive proprio per com­ prendere lo specifico del femminile. E dicevamo, poi, che anche nella scuola fenomenologica c'è un'attenzione per la dimensione religiosa: ciò si trova nella Stein. nella Conrad Martius, nella Gerda Walter; in particolare la rifles sione sulla mistica, e questo argomento è sviluppato dalla Edith Stein e dalla Gerda Walter. Quindi possiamo ripetere: attenzione nei confronti di espe­ rienze che mettono in contatto direttamente, senza mediazioni, e che permettono attraverso questo contatto di cogliere la totalità dell' essente o dell' essere con la totalità Quindi la scuola fenomenologica presenta un interessante esempio di presenza femminile che non è legato solo al passato, perché non dobbiamo dimenticare che anche ai nostri giorni una delle massime esponenti della scuola fenomenologica è la profes­ soressa Tymieniecki, che ha fondato l'Istituto mondiale di Feno­ menologia e propone interessantissime analisi sul tema della vita, come criterio fondamentale di interpretazione del reale, con stru­ menti fenomenologici. Ciò dimostra una continuità anche ai no­ stri giorni e all'interno del gruppo che si lega a lei in particolare, troviamo la presenza di pensatrici appunto notevolissime; nei convegni di fenomenologia ci sono sempre delle donne, sono in numero straordinario rispetto ad altri convegni legati a correnti filosofiche diverse in cui per entrare bisogna fare grande fatica. Ciò accade perché probabilmente non ci sono donne specialiste in alcuni settori, in quanto non si interessano di certi argomenti o forse se ne interessano un po' meno, o d'altra parte è vero che gli uomini tengono il monopolio culturale per cui spesso non voglio­ no far accedere le donne, anche se fra queste ultime ci sono per­ sone interessate, disposte ad ascoltarle. Al contrario nell' ambiente fenomenologico si nota nelle varie società fenomenologiche che anche gli stessi uomini assumono una disponibilità di contatto con il femminile che non si trova appunto in altri settori. E questo è una esperienza interessante, perché noi sappiamo che la fenomenologia è stata una delle filosofie più importanti del '900 che potrà avere anche un futuro notevole. Donne e filosofia 487 Si può addurre un ulteriore esempio in questa direzione. Sappiamo per esempio, che il nostro Pontefice Giovanni Paolo II si è formato in parte, non dico assolutamente ma in parte, anche alla scuola fenomenologica, ha prestato ascolto a pensatori come Scheler o Ingarden, che erano legati alla scuola fenomenologica; e anche nella sua valutazione del maschile e del femminile, della ses­ sualità, del matrimonio, ha sempre assunto un atteggiamento di . grande attenzione nei confronti dei fenomeni, nella ricerca di ciò che è essenziale, senza partire da principi astratti, ma cercando poi di ritrovare questi principi sulla base dell' esperienza vissuta. C'è un esempio anche del maschile che si orienta in questa direzione. E E. Husserl, il fondatore della Scuola fenomenologi­ ca, era un uomo, quindi non vogliamo dire che la fenomenologia sia femminile; ma la fenomenologia propone alcune tematiche e anche alcune modalità di approccio che sono più consone con quella che noi consideriamo la femminilità - sottolineando d'altra parte che il femminile e il maschile in ogni singolo essere umano hanno un dosaggio molto particolare. D. - Per concludere, quale può essere l'influenza della feno­ menologia e della donna in modo speczfico nella società moderna attuale? R. Se le donne non tradiscono se stesse - perché il grande ri­ schio della nostra cultura è quello dell'autotradimento per l'assi­ milazione a modelli che vengono purtroppo proposti senza criteri validi -, hanno grandi possibilità nella direzione di una conviven­ za civile più organica; nella direzione della pace, nella direzione di un equilibrio anche con il maschile: una loro presenza più effi­ cace può equilibrare il momento maschile e femminile. Però è ne­ cessario che le donne abbiano anche consapevolezza di queste potenzialità. Allora il problema educativo è molto importante. Cioè, bisogna prima di tutto educare le donne, le quali poi deb­ bono educare a loro volta gli uomini, nel senso che per solito i fanciulli sono affidati ad esse. E quindi è molto importante che esse svolgano il compito educativo perché appunto ci sono tante 488 Donne e filosofia potenzialità e non debbono essere tradite. Purtroppo i movimenti femministi fino a qualche tempo fa si erano assimilati fondamen­ talmente al maschile; avevano proposto, anche giustamente per certi versi, un criterio di uguaglianza che serviva per entrare nel mondo maschile, che è un mondo difficilmente penetrabile. Ora, per fortuna, gli stessi movimenti femministi stanno sottolineando il tema della differenza che noi troviamo già nella Stein e che tro­ viamo in quello che ha scritto il Papa, perché egli si riferisce sem­ pre alla differenza. Allora sulla differenza si può far leva non per la contrapposizione, ma proprio per 1'armonizzazione: ci sono contributi, infatti, che il maschile e il femminile possono dare per una convivenza più valida. (a cura di LUCE MAURO PESCE)