Darwin e il darwinismo, una storia lunga 150 anni

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Darwin e il darwinismo, una storia lunga 150 anni
Il 12 febbraio 1809 nasceva a Shrewsbury, cittadina inglese sul fiume
Severn, Charles Darwin. Incoraggiato dal padre, medico, a seguire gli
studi di medicina a Edimburgo, fu studente svogliato e appassionato più
alla caccia e all’osservazione della natura. Il padre decise allora di
mandarlo a Cambridge, dove avrebbe intrapreso gli studi per divenire
pastore anglicano. Per Darwin non fu uno shock: molti ecclesiastici
erano pure ottimi naturalisti e la tonaca anglicana non comportava
pesanti rinunce. A Cambridge Darwin frequento i circoli naturalistici
locali e da questi venne a sapere che un certo capitano Robert FitzRoy
cercava un naturalista da imbarcare sul brigantino Beagle per un viaggio
di rilevazioni cartografiche e geologiche lungo le coste del Sud America,
per conto di Sua Maestà Britannica. Darwin si sentì subito adatto e,
grazie all’interessamento dello zio che convinse il suo scettico padre,
ottenne il via libera. Il 27 dicembre 1831, a 22 anni, Darwin parte da Plymouth per una
circumnavigazione del globo che terminerà solo il 2 ottobre 1836. Dopo quasi 5 anni di viaggio
Darwin ritornò a casa già famoso per le corrispondenze che aveva inviato. Aveva con sé 5436
esemplari raccolti per i musei. Il resoconto del viaggio verrà pubblicato nel suo famoso libro “Viaggio
di un Naturalista attorno al Mondo”, ma soprattutto, ciò che raccolse e osservò (in particolare alle
isole Galapagos) fece di lui un uomo nuovo: da allora cominciò ad elaborare un’idea destinata a
cambiare definitivamente la scienza e la nostra comune visione del mondo.
Darwin fu un naturalista geniale e poliedrico, che pubblicò libri e saggi fondamentali su molti
argomenti: dalla formazione degli atolli corallini, al ruolo dei lombrichi nel suolo, dalla classificazione
dei crostacei marini alla psicologia infantile (ebbe ben nove figli dall’unione con sua moglie Emma), e
ancora sulle piante carnivore, la scelta sessuale, la domesticazione dei piccioni, la germinazione dei
semi e la colonizzazione delle isole. Ma il testo che indubbiamente segnò la sua (e la nostra!)
esistenza è: “L’Origine delle Specie”. Pubblicato nel novembre del 1859 andò subito esaurito, cosi
come accadde con tutte le successive sette edizioni che Darvin pubblicò (“evolvendole”) prima della
sua morte (1882). Le idee espresse in questo libro (peraltro sostenute indipendentemente anche da
un altro naturalista inglese: Alfred Russel Wallace) hanno cambiato in modo tale tutte le scienze
biologiche, che oggi nulla in biologia ha un senso scientifico se non alla luce dell’evoluzione. Troppo
spesso schematicamente banalizzate in “l’uomo discende dalle scimmie” (cosa che Darwin non scrisse
mai, sostenendo semplicemente un antenato comune), le idee di Darwin partirono dal presupposto
che gli esseri viventi possono modificarsi a causa della selezione naturale che, agendo su vari fattori
(competizione, clima, predazione, cooperazione, ecc.), consente solo ad alcuni individui di riprodursi,
tramandando ai propri figli quei minimi caratteri di diversità che distinguono ognuno di noi, anche
dagli altri appartenenti alla nostra stessa specie. La costanza della selezione di determinati caratteri
attraverso le generazioni, porta alla differenziazione, e la somma delle differenziazioni porta alla
speciazione, ovvero alla formazione di nuove specie. Darwin ignorava cosa fosse a determinare
caratteristiche leggermente diverse in ciascun essere vivente, anche all’interno della stessa specie o
popolazione. Oggi sappiamo che ciò è dovuto al rimescolamento dei geni che è all’origine di un
individuo e a alcuni “errori di trascrizione” del codice genetico che avvengono naturalmente
(mutazioni).
Con l’avanzare delle conoscenze, molte teorie darwiniane sono state modificate e si sono, per
l’appunto “evolute” con i progressi di quello che oggi si chiama evoluzionismo o neo-darwinismo. Un
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insieme di concetti sull’idea della vita e del mondo naturale che non ha fatto che trovare continui
riscontri nella biologia, nella paleontologia e nella moderna genetica. Fornendo la conoscenza dei
fenomeni che regolano l’andamento naturale della vita, la coscienza evolutiva rivendica per l’uomo il
libero arbitrio di poter decidere (unico tra tutti i viventi) dove portare i destini propri e del mondo.
Anche dopo l’accettazione dei principi darwiniani da parte della quasi totalità del mondo scientifico,
rimasero alcuni che si rifiutarono di condividere tali idee (ma la negazione dell’uniformità delle
popolazioni, e il vantaggio delle diversità –anche di idee-, sono proprio tra i fondamenti del
darwinismo!). Alcuni rifiutarono il darwinismo perché fedeli al racconto della creazione della terra e
delle sue creature, così come descritto nella Bibbia, nell’arco di una sola settimana circa 6.000 anni fa:
i cosiddetti “Creazionisti”. Altri consideravano invece il darwinismo non conforme ai loro ideali
filosofici. Ma Darwin stesso volle escludere qualsivoglia lettura politica o religiosa delle sue teorie (si
pensi che ben 4 dei 5 più grandi scienziati evoluzionisti del XX° secolo erano dichiaratamente
credenti, e di 4 diverse confessioni!). Quanto alla politica è curioso notare come Darwin (sebbene
avulso dalla politica, un “Whig”, ovvero un liberal-riformatore) si fosse ispirato al capitalismo di Adam
Smith e Thomas Robert Malthus per affinare la sua idea di competizione. Subito dopo la
pubblicazione de L’Origine delle Specie, Marx inviò a Darwin una copia del Capitale, chiedendo
l’autorizzazione a dedicargli un secondo volume: non ricevette risposta e la copia del Capitale venne
trovata ancora intonsa in un angolo della biblioteca di Darwin. Forse non fu solo per questo, ma
successivamente Darwin venne bollato come “capitalista” e boicottato in Unione Sovietica (dove per
anni si preferì seguire le erronee teorie di Lamarck e Lysenko). Sopravvissuto brillantemente al
tracollo sovietico, Darwin venne “riabilitato” dai pensatori di sinistra e così, nelle alterne vicende delle
umane genti, oggi il darwinismo è inviso piuttosto ai filosofi della destra che gli imputano una visione
del mondo troppo “meccanicista”.
Se pensiamo allo sviluppo delle conoscenze umane degli ultimi 150 anni, le idee di Darwin, nella loro
stessa evoluzione, hanno generato innumerevoli sperimentazioni, prodotto numerosi riscontri, e
fornito risoluzioni pratiche su enigmatiche questioni biologiche. Chi
invece rifiuta Darwin, ha contrapposto argute speculazioni politiche o
rispettabili convinzioni religiose, ma non ha mai realizzato alcun
esperimento interessante o fornito spunti decisivi per la biologia o per
far avanzare le nostre conoscenze sul mondo e sulla natura umana.
Come ha avuto modo di scrivere nel suo rapporto finale la
“Commissione Darwin” (istituita nel 2004 dal Ministro Moratti,
composta da Rita Levi Montalcini -Nobel per la Medicina, Carlo
Rubbia -Nobel per la Fisica, don Roberto Colombo -Università
Cattolica Milano, Vittorio Sgaramella -Università della Calabria):
“L’evoluzione è un fatto, un fenomeno intrinseco alla vita quale noi la
conosciamo, e probabilmente ad ogni tipo di vita in quanto tale; è in atto
per moltissimi aspetti sia della vita dell’uomo e del mondo che lo circonda,
sia della storia dell’umanità. Lo studio che se ne occupa dà origine a
spiegazioni, a teorie evoluzionistiche, a volte sbagliate, spesso incomplete
in quanto in continuo divenire. Alcune si sono consolidate nel tempo e
hanno acquisito una convincente validità, tale da non permettere
ragionevolmente la coesistenza con altre teorie: tra queste si è affermata
in modo non più contestabile la teoria indicata come darwinismo”.
(a cura di Nicola Bressi)
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