Consiglio regionale Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia _______________________________________________________________ IX LEGISLATURA - ATTI CONSILIARI - PROGETTI DI LEGGE E RELAZIONI _______________________________________________________________ PETIZIONE N. 9 Presentata da 451 cittadini della regione <<Problemi connessi alla proposta di un nuovo collegamento ad alta velocità-capacità ferroviaria tra Torino e Trieste>> Presentata il 29 gennaio 2004 Oggetto: Problemi connessi alla proposta di un nuovo collegamento ad alta velocità-capacità ferroviaria tra Torino e Trieste. I fatti Negli ultimi mesi è divenuto un progetto reale quello della linea alta velocità-capacità tra Trieste e Torino, inserito nel più ampio contesto del Corridoio 5. Nella sinistra Isonzo, fino all’altopiano carsico, l’opera si rivela tuttavia fortemente impattante a livello ambientale, senza considerare le peculiarità dell’assetto urbanistico della zona che verrebbe completamente stravolto. In un primo tempo si giustificò l’opera preventivando un fortissimo flusso di passeggeri, poi si constatò che il flusso passeggeri non era tale da assicurare redditività all’alta velocità passeggeri e, senza mutare le caratteristiche della linea, si cominciò a parlare di "alta capacità ferroviaria" giustificando la nuova linea con forti flussi di merci su un futuro percorso ipotetico "corridoio Est-Ovest" ora Lisbona e Kiev. Il progetto coinvolgerebbe Alpi, Pianura Padana e altopiano carsico attraversandoli con una serie di gallerie(un centinaio di chilometri di gallerie di cui una di oltre 24sottoil Carso triestino) e viadotti. Il progetto presentato per la Bassa isontina prevede di rimpiazzare la linea attuale Trieste-Venezia con la linea alta velocità-capacità, attraversando su un viadotto di 9 metri d’altezza tutta la pianura e gli abitati ivi situati (Pieris, Begliano, Ronchi dei Legionari), fino alla nuova stazione di Ronchi dei Legionari Sud, prevista di fronte all’aeroporto, dove i binari dovrebbero moltiplicarsi fino a nove, e dove dovrebbe essere costruito anche un polo intermodale. Da qui il progetto prevede la continuazione della nuova linea fino all’abitato di Selz, ai piedi del Carso monfalconese, in prossimità del parco protetto dei Laghi delle Mucille, che verrebbe evidentemente travolto dalla costruzione di una galleria di 24 km nello stesso altopiano. La realizzazione dell’opera prevede quindi la perforazione dell’altopiano carsico a cominciare dallo Zochet per la realizzazione di una galleria che dovrebbe attraversare l’intero altopiano praticamente fino a Trieste. Le caratteristiche della zona in questione hanno tuttavia sollevato diverse perplessità: è noto infatti che il fenomeno del carsismo si manifesta in aree ove le rocce calcaree sono maggiormente diffuse, favorendo quindi le infiltrazioni d’acqua; questa peculiarità fa si che il terreno nel quale si dovrebbe effettuare la perforazione sia in realtà ricco di cunicoli e gallerie naturali molte delle quali protette, che non costituiscono certo una garanzia di sicurezza per un tunnel entro il quale dovrebbero correre treni a 250 km\h. Elemento di ulteriore perplessità è rappresentato dal fiume Timavo: il fiume, che sorge in Slovenia, si inabissa a pochi chilometri dal confine nell’altopiano carsico, per poi tornare in superficie poco lontano dalla sua foce. Logico quindi pensare che la realizzazione di un opera come quella progettata, andrebbe ad intaccare precari equilibri idrogeologici con conseguenze che potrebbe o segnare definitivamente il territorio. Tutt’altro che irrilevanti sono poi le conseguenze che la nuova linea avrebbe sugli abitanti lungo il suo percorso: oltre all’evidente inquinamento visivo che lo accompagnerebbe, il progetto non prende in considerazione la densità e la distribuzione degli abitanti nella zona; verrebbero infatti cancellate intere parti di paesi (Pieris:via Rebez e cimitero, Begliano e Selz: buona parte del paese) nei quali numerose sono le abitazioni a rischio esproprio. Le esternalità negative di questo progetto si estenderebbero poi a tutti quei cittadini che vedrebbero il valore del loro immobile crollare data la vicinanza con un’opera di questo tipo, ai disagi che lo stesso ospedale di Monfalcone, appena trasferitosi, dovrebbe sopportare a causa delle vibrazioni e dell’inquinamento acustico, ed infine a tutta la cittadinanza, che nel momento in cui venissero aperti i cantieri, vedrebbe la già complicata viabilità del mandamento andare del tutto in tilt, visto che le due direttrici principali, verso Udine Gorizia e verso Venezia, sarebbero percorse dalle centinaia di mezzi impiegati nella costruzione dell’opera. Appare infine superflua agli occhi dei cittadini della zona la costruzione di un’opera di tal genere, se infatti si aggiunge, come risulta dal progetto, che accanto a questa nuova linea ferroviaria vi sarebbe il completamento della terza corsia autostradale non si spiega il motivo degli incentivi a due modalità di trasporto in concorrenza tra loro. Analizzando infine il traffico di merci e persone sulla linea in questione, l’intera opera non trova giustificazione, infatti dato che già la linea attuale è soggetta a sottoutilizzo, non si giustifica la realizzazione di un progetto che evidentemente richiede un traffico assai superiore di quello presente per apportare benefici. Ultimo elemento, ma forse il più importante, in questi mesi le popolazioni della sinistra Isonzo si sono interessate a quanto accadeva sul loro territorio, manifestando un evidente disapprovazione per il progetto; ciò di cui la cittadinanza si è maggiormente lamentata è stata la latitanza delle istituzioni nel processo di informazione: molti sono infatti tuttora gli abitanti all’oscuro della spada di Damocle che grava sulle loro proprietà. Le domande Presa visione di questi dati e delle troppe incertezze circa la reale utilità dell’opera, i rischi finanziari, le difficoltà tecniche d realizzazione, l’assoluto mancato interesse da parte dei privati alla partecipazione ai costi dell’opera, e preso atto dell’opposizione sociale durissima esistente nei territori interessati chiediamo al Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia: E’ ammissibile e democratico che la volontà delle popolazioni ed Enti Locali sia calpestata in nome d MAI dimostrati interessi superiori, che sono semmai gli interessi delle società proponenti, coinvolte nella progettazione e nell’eventuale realizzazione dell’opera ? E’ ammissibile che, esistendo linee ferroviarie non completamente o scarsamente utilizzate si possano chiedere finanziamenti alla U.E. per studiarne a tre la cui utilità e giustificata unicamente da traffici previsti" fra almeno 15-20 anni da gruppi finanziari ed economici di pressione, ma smentiti dalle statistiche tendenziali? E’ corretto creare pochi e trafficati "corridoi di passaggio", creando situazioni di insostenibilità proprio in territori dalla complessa morfologia e dal peculiare assetto abitativo, disincentivando l’ammodernamento delle linee esistenti e favorendo corridoi esistenti solo sulla carta, come quello Est Ovest a Sud delle Alpi, mentre i flussi merci ferroviari prevalenti tra Italia ed Europa sono diversi, e percorrono una direttrice Nord Sud? Non ritiene il Presidente che nel realizzare eventuali linee di interesse europeo in territori alpini, valli, zone già pesantemente infrastrutturate e popolate, aree a forte rischio ambientale, debbano venire coinvolte in modo reale e prioritariamente tatte le amministrazioni interessate, comprese quelle locali stabilendo in tutti gli stati dell’Unione Europea condizioni univoche di sicurezza e tollerabilità al rumore e vibrazioni con adeguate fasce di rispetto e pagamento in modo uniforme degli eventuali danni? E’ ragionevole che, in presenza di più opzioni di percorso possibili, compreso l’ammodernamento della linea esistente, tutte siano state scartate a priori dai proponenti per insistere fin dall’inizio su una sola ipotesi progettuale (con velocità prevista a progetto di 220 km /h m zona alpina!), certamente la più onerosa, ed impattante a livello idrogeologico, la meno sicura oltre che dal mantenimento più costoso essendo per buona parte in galleria? Avendo verificato i danni già causati da gallerie simili in altre zone d’Italia (ad esempio nel Mugello) con conseguente prosciugamento di fonti, danni a beni privati, pubblici archeologici ed artistici, considerata l’esistenza anche nel mandamento monfalconese di siti archeologici e di alto valore paesaggistico, è corretto insistere su tale ipotesi progettuale? Verificato inoltre l’alto rischio idrogeologico esistente sul territorio, la presenza di vasti cunicoli e anfratti, la composizione calcarea del sottosuolo nelle zone interessate agli eventuali scavi, anche al fine di evitare tutti i rischi, aumento dei costi, allungamento dei tempi di realizzazione, non dovrebbero preventivamente essere affrontati questi argomenti che invece vengono sistematicamente ignorati dai proponenti? Infine, se mai si riuscisse a giungere realmente alla fase di realizzazione, cosa di cui dubitiamo fortemente, non ritiene la Commissione che la procedura di impatto ambientale accelerata e semplificata, previsti dalla recente "Legge obiettivo", aumenti i rischi per tutto il territorio e che tutti gli studi preliminari di progettazione e l’eventuale costruzione di una simile linea ferroviaria di carattere internazionale dovrebbero sottostare in ogni caso alle procedure di appalto europeo ed ai successivi controlli comunitari? SEGUONO LE FIRME DEI PRESENTATORI