laboratorio
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Prerequisiti
• conoscere gli eventi principali
della storia egizia
• collocare gli eventi nel tempo
e nello spazio
• conoscere i concetti chiave
della religione egizia
• leggere e comprendere
un documento scritto
Obiettivi
• comprendere e interpretare
i contenuti di alcuni testi letterari
egizi
• approfondire alcuni dei temi
caratterizzanti la civiltà egizia
• riflettere sui legami che uniscono
religione, politica e società
• riflettere su alcuni temi universali
propri dell’uomo
Maria Angioni
«Prospero è il tuo venire,
o Nilo»
La civiltà dell’Egitto
Il problema: la letteratura è specchio
di una civiltà?
Numerosi documenti scritti e una ricca produzione artistica hanno permesso
di ricostruire in modo fedele non solo gli eventi storici, ma anche il modo di pensare degli Egizi, la loro concezione del mondo e della propria esistenza. Lo studio
dei testi letterari è stato fondamentale per comprendere i caratteri della civiltà egizia e i molteplici aspetti della cultura di questo popolo che hanno influenzato e
spesso determinato le strutture politiche e sociali.
Tra i popoli antichi gli Egizi sono stati quelli che hanno lasciato il maggior numero di testimonianze scritte a noi pervenute su papiro o sugli ostraka, schegge di
roccia e frammenti di vasi, che servivano da supporto per documenti non ufficiali.
A rendere possibile questa abbondanza di testi scritti è stata la presenza di una solida e influente classe colta, quella degli scribi, formati in scuole dove studiavano e ricopiavano le opere letterarie più antiche. La letteratura egizia fu così tramandata di generazione in generazione nelle diverse regioni del regno, costituendo una cultura uniforme in tutto il paese.
La letteratura egizia presenta, già dall’Antico Regno, una formidabile varietà di generi, che si è ulteriormente arricchita nei periodi successivi.
1. Antico Regno: a questo periodo appartiene la raccolta dei Testi delle Piramidi
– scritti religiosi e funerari incisi sulle pareti delle stanze interne delle piramidi, fondamentali per comprendere molti aspetti della più antica religione egizia – e gli Insegnamenti morali, consigli rivolti da un padre al figlio sul comportamento da assumere durante la sua vita.
2. Primo periodo intermedio: le raccolte maggiormente interessanti sono i Testi dei Sarcofaghi, formule funerarie, inni e preghiere scritti sulle pareti dei sarcofaghi dei nobili; i testi autobiografici di governatori delle province, volti a dimostrare l’indipendenza della nobiltà dal potere del faraone; le Lamentazioni
di Ipu-ur, uomo saggio che racconta la crisi politica dell’Egitto dopo la fine dell’Antico Regno; i testi lirici, tra cui il più toccante è il Dialogo del disperato con
la sua anima, dove l’autore, stanco delle sue condizioni in vita, desidera morire.
3. Medio Regno: oltre ai generi già noti, fanno per la prima volta la loro comparsa i racconti, con elementi fantastici e magici (tra i più noti le Avventure di
Sinuhe e il Racconto del Naufrago), e gli insegnamenti politici, vere e proprie
propagande contro gli avversari della dinastia faraonica.
4. Nuovo Regno: la raccolta più importante di questo periodo è sicuramente
quella del Libro dei Morti, inni e formule magiche scritte su rotoli di papiro collocati nelle tombe e nei sarcofaghi, utili al defunto per superare i pericoli nel
suo viaggio verso l’aldilà. Particolarmente ricco è anche il genere narrativo: soprattutto nelle scuole si diffondono le favole con insegnamento morale dove il
bene trionfa sul male, la giustizia sull’ingiustizia.
In questo laboratorio ti proponiamo tre temi ricorrenti nella letteratura e caratterizzanti la civiltà egizia: la doppia natura umana e divina del faraone, l’importanza del Nilo e il concetto di giustizia.
G. Solfaroli Camillocci - C. Grazioli, Chronostoria, vol. 1, © SEI 2010
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Per comprendere la doppia natura
umana e divina del faraone
Il faraone per gli Egizi aveva una doppia natura, umana e divina. Figlio di Ra, incarnazione del dio-falco Horus, dopo aver vinto Seth, dio del male e del caos, era sceso sulla terra per ripristinare l’ordine. Fin dalle prime dinastie, il faraone viene ritenuto il dio che deve conservare la maat, l’ordine universale, cosmico, che garantisce l’armonia nel mondo e impedisce che questo cada nel caos primordiale.
Leggi questi frammenti tratti dai Testi delle Piramidi * e sottolinea i versi che delineano maggiormente la natura
divina del faraone.
O faraone, tu che eri grande vegliando,
che sei grande dormendo,
la dolcezza (della morte) è troppo dolce per te:
alzati, o faraone, non morrai.
Il faraone fu generato da suo padre Atum (Ra)
quando il cielo ancora non era,
quando la terra ancora non era
quando gli uomini ancora non esistevano
quando ancora non erano generati gli dèi,
quando ancora non esisteva neppure la morte.
Il faraone evita il giorno della morte.
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Qual è la caratteristica divina maggiormente messa in evidenza?
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Leggi ora questi versi, in cui l’autore loda le doti umane del sovrano. Sono tratti dall’Inno a Sesostri III (1887-1850
a.C.), faraone del Medio Regno che conquistò la Nubia, avanzò in Palestina e affermò il suo potere assoluto sulla
nobiltà.
Salute a te, o Sesostri, nostro Horo,
che proteggi il Paese, che allarghi i suoi confini,
che pieghi i paesi stranieri con la tua corona,
che abbracci le Due Terre con le tue braccia,
che (sorreggi) i paesi stranieri con le tue spalle […].
Giovane unico che combatte per i suoi confini,
che impedisce che i suoi sudditi siano stanchi
che fa che gli Egiziani siano sdraiati fino a giorno fatto […].
È venuto a noi: ha fatto vivere l’Egitto e ha eliminato le sue sofferenze.
È venuto a noi: ha dato la vita agli uomini e ha dato il respiro ai morti […].
È venuto a noi: ha combattuto per la sua frontiera e ha respinto i devastatori.
È venuto a noi: ci ha permesso di allevare i nostri figli e di seppellire i nostri vecchi.
* Tutte le traduzioni dei documenti sono tratte da E. BRESCIANI, a cura di, Letteratura e poesia dell’antico Egitto, Einaudi, Torino 1990.
G. Solfaroli Camillocci - C. Grazioli, Chronostoria, vol. 1, © SEI 2010
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Anche se in questo inno appare più evidente la natura umana del faraone, alcune espressioni comunque sottolineano la sua natura divina. Indicale nella seguente tabella e prova a spiegarne il significato.
Espressioni
Significato
Alcuni versi ribadiscono le qualità del faraone. Prova a individuarli, riportandoli nella seguente tabella, e scrivi accanto la dote umana che secondo te vogliono esprimere.
Versi
Dote umana
Quali sono quindi le due qualità più importanti che, secondo questo inno, devono contraddistinguere il faraone?
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Prova a spiegare il significato dei versi 3 e 5. Ritieni che siano in contrapposizione fra loro?
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Il primo brano che hai letto appartiene all’Antico Regno, il secondo invece al Medio Regno. Riflettendo su quanto hai studiato sul libro di testo e sul diverso messaggio dei due brani, prova a spiegare se e come cambia l’immagine del faraone dopo la crisi politica del primo periodo intermedio.
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Per riflettere sull’importanza che il Nilo ha avuto
per la civiltà egizia
Gli Egizi veneravano come incarnazione di divinità molti elementi della natura: gli astri, gli animali, le piante
e, primo fra tutti, il fiume Nilo, identificato con il dio Hapi, fonte di vita per tutto l’Egitto.
Leggi con attenzione questi versi tratti dall’Inno al Nilo, scritto nel Medio Regno, e sottolinea quelli che identificano il Nilo come dio.
Salute a te, o Nilo che sei uscito dalla terra, che sei venuto per far vivere l’Egitto! […]
è lui che irriga i campi, che è creato da Ra per far vivere tutto il bestiame;
che disseta il deserto, lontano dall’acqua: è la sua rugiada che scende dal cielo. […]
è lui che produce l’orzo e fa nascere il grano perché siano in festa i templi.
Se è pigro, i nasi sono otturati e tutti sono poveri,
si diminuiscono i pani degli dei e periscono milioni di uomini. […]
Quando comincia ad alzare, il paese è in giubilo, tutti sono in gioia. […]
Portatore di nutrimento, ricco di alimenti, creatore di ogni cosa buona […]
è lui che fa nascere le erbe per il bestiame e dà vittime ad ogni dio; […]
Lo servono le generazioni dei suoi figli ed è salutato come re,
è lui che è saldo di leggi, che esce nel suo tempo, sicché è inondato l’Alto e il Basso Egitto. […]
È lui che ristabilisce la verità nel cuore degli uomini:
chi dice menzogna gli dovrà render conto. […]
mentre fluisci, o Nilo, ti si fanno offerte,
ti si sacrificano buoi, ti si fanno grandi offerte, ricambiandoti i benefici.
Si offre (anche) a ogni dio come si fa al Nilo con incenso, buoi e vitelli, e volatili in olocausto. […]
Prospero è il tuo venire, o Nilo, prospero è il tuo venire.
Tu vieni (in Egitto) per far vivere gli uomini e il bestiame con i tuoi prodotti dei campi.
Prospero è il tuo venire, prospero è il tuo venire, o Nilo.
Elenca sinteticamente le funzioni che il Nilo svolge secondo l’autore di questo inno.
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L’autore ha voluto inserire all’interno dell’inno anche un insegnamento morale: prova a individuarlo e spiegane
brevemente il significato.
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Perché credi abbia fatto questa scelta?
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Lo storico greco Erodoto definì l’Egitto «dono del Nilo». Ritieni che questo inno giustifichi tale definizione? Perché?
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Gli ultimi tre versi hanno fatto pensare che l’inno fosse cantato in occasione della periodica inondazione. Hanno
quindi una precisa funzione. Quale?
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Per approfondire il concetto di giustizia nella cultura egizia
Nella cultura egizia il concetto di giustizia era estremamente sentito. Oltre alla giustizia suprema, di cui era
responsabile il faraone e che era amministrata dal visir, vi era la giustizia che ogni uomo, dal più ricco al più
povero, doveva compiere in vita per potersi presentare con animo sereno di fronte al tribunale di Osiride, dove veniva sottoposto alla «pesatura del cuore».
Molti sono gli scritti che testimoniano l’estrema importanza che gli Egizi attribuivano al compiere giustizia
nei confronti dei loro simili, senza distinzione tra ricchi o poveri.
A.
Nel Racconto dell’Oasita eloquente, risalente al primo periodo intermedio, un abitante di un’oasi racconta come fosse stato derubato dei suoi asini e avesse chiesto l’intervento di un intendente. La parte narrativa serve in realtà solo da cornice per le nove suppliche in cui la vittima chiede giustizia.
Leggi con attenzione i seguenti brani, tratti dalle suppliche dell’oasita, poi, con l’aiuto delle domande, prova a ricavare la morale del racconto e a delineare il concetto di giustizia che l’autore del racconto vuole esprimere.
Grande intendente, se discendi al lago della giustizia e vi navighi col vento, non è strappata la tela della tua
vela, non va lentamente la tua barca, non avvengono incidenti al tuo albero […] perché tu sei il padre dell’orfano, il marito della vedova, il fratello della donna ripudiata, il grembo di chi non ha più madre. Tu che
annienti la menzogna, che fai esistere la giustizia, vieni alla voce di chi ti chiama! […] Compi la giustizia,
allontana la mia miseria, perché vedi io sono carico di pena e son debole per ciò. Prendi cura di me perché
vedi io sono nell’indigenza.
Grande intendente, mio signore, punisci il ladro, proteggi il misero, non diventare una corrente d’acqua contro il supplicante! Fa’ attenzione all’avvicinarsi dell’eternità, voglia tu durare in vita secondo il detto: «Compiere la giustizia è il respiro delle nari». Punisci chi deve esser punito e non trasgredire la tua regola […] Non
scambiare il bene col male. Se maneggi il timone secondo la vela, taglia la corrente per compiere giustizia,
sta’ attento di navigar davvero secondo la corda del timone. L’equilibrio del paese è compiere la giustizia.
Grande intendente, mio signore! Un signore deve far scemare la menzogna e far vivere la giustizia, far esistere ogni bene e cacciare ogni male, come quando viene la sazietà e caccia la fame, e il vestirsi fa cessare
la nudità, come quando il cielo si rasserena dopo un violento uragano e riscalda tutti quelli che avevano
freddo, come il fuoco che cuoce le cose crude, come l’acqua spegne la sete.
Nella seguente tabella riportiamo alcune frasi del racconto; scrivi accanto a ognuna una tua interpretazione del
significato.
Espressioni
Significato
Tu sei il padre dell’orfano …
il grembo di chi non ha più madre
Non diventare una corrente d’acqua
contro il supplicante
Compiere la giustizia è il respiro delle nari
L’equilibrio del paese è compiere la giustizia
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La giustizia viene con metafore o similitudini paragonata ad altri elementi. Individuali nel testo e trascrivili nell’elenco sottostante.
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6.
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Perché, secondo te, l’autore del racconto ha scelto di paragonare un concetto astratto come la giustizia a elementi
così concreti?
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Soffermati sulle due ultime suppliche. Quale dovrebbe essere il compito di ogni intendente del faraone?
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A chi deve essere rivolta la giustizia?
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Prova a spiegare brevemente la morale del racconto, basandoti sul messaggio espresso dalle suppliche che hai letto.
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B.
Nel primo periodo intermedio, con la crisi dell’autorità assoluta del faraone, anche il sovrano era tenuto a vivere secondo giustizia e a salvaguardare i diritti di tutto il popolo per guadagnarsi la felicità nell’aldilà. È
quanto risulta dall’Insegnamento per Merikara, uno scritto del faraone Kethi II per suo figlio, del quale ti proponiamo alcuni versi.
Dopo averli letti, sottolinea quelli che a tuo parere esprimono lo stesso concetto di giustizia presente nel Racconto dell’Oasita eloquente.
La testimonianza di un signore è l’equità di cuore […].
Compi la giustizia sicché tu duri sopra la terra.
Consola chi piange, non opprimere la vedova, non scacciare un uomo dalla proprietà di suo padre,
non privare i grandi dei loro posti, guardati dal punire ingiustamente. […]
Non far differenza tra il figlio di un nobile e un borghese,
ma solleva fino a te l’uomo a causa delle sue azioni. […]
Datti da fare, sicché tu sia sostegno alle persone,
in modo che tu possa raggiungermi senza che vi sia il tuo accusatore.
Se tu dovessi riassumere con una sola frase i consigli che Kethi II dà a suo figlio, per raggiungere il padre nell’aldilà senza essere condannato da Osiride, che cosa scriveresti?
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C.
Lo stesso concetto di giustizia appare nelle formule di confessione presenti nel Libro dei Morti, che il defunto
doveva pronunciare di fronte al tribunale di Osiride. Un esempio è questa confessione, che doveva essere recitata dal defunto per poter accedere al cospetto di tutti gli dèi.
Leggi attentamente il brano, poi discutine con i tuoi compagni o con l’insegnante e prova a individuare le differenze e le similitudini con il concetto di giustizia nelle altre culture antiche che conosci, ad esempio in quella mesopotamica.
Io sono venuto, ho portato la giustizia, ho respinto l’iniquità.
Non ho commesso iniquità contro gli uomini, non ho maltrattato le bestie […], non ho tollerato di vedere il
male, non ho bestemmiato dio, non ho impoverito un misero, non ho avvelenato, non ho fatto piangere, non
ho ucciso, non sono stato pederasta, […] non ho tolto il latte dalla bocca degli infanti, […] non ho rubato le
razioni di pane, […], non ho fornicato con donna maritata, non ho commesso atti impuri, non sono stato
sodomita, non c’è la mia macchia, non ho fatto il male.
Confronta adesso il concetto di giustizia egizio con quello che abbiamo noi oggi: ritieni che ci siano delle somiglianze? Quali?
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Quali sono invece le differenze?
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Per concludere
Prova a riassumere brevemente, anche sotto forma di elenco, i caratteri della civiltà egizia che hai conosciuto tramite la lettura dei testi proposti in questo laboratorio e che ti erano ancora sconosciuti dopo lo studio della storia dell’Egitto sul libro di testo.
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Se sei interessato ad approfondire altri argomenti della letteratura egizia, puoi consultare l’antologia Letteratura e poesia dell’antico Egitto, a
cura di E. Bresciani, pubblicata da Einaudi nella collana I Millenni; ti accorgerai che sono molti i temi che, per il loro valore universale, possono
essere da te facilmente compresi e apprezzati: l’amore, trattato nelle liriche amorose del Nuovo Regno; l’importanza della famiglia e del
matrimonio, sottolineata in alcuni insegnamenti morali; le regole del perfetto scolaro, riportate nelle miscellanee scolastiche del Nuovo Regno. Di
grande attualità è, infine, il tema della depressione, a lungo trattato nel Dialogo del disperato con la sua anima.
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