Numero 2, Novembre 2016 La parola alla IIB Conosciamo davvero le regole di una buona alimentazione?... e se le conosciamo, le seguiamo? Una sana e corretta alimentazione …. E’ cominciato un nuovo anno scolastico, e noi siamo qui per introdurvi l’argomento che affronteremo e svilupperemo nel corso dei prossimi mesi: la buona e sana alimentazione. “L’alimentazione”: un tema vasto, per molti aspetti a noi ancora sconosciuto, ma sicuramente qualcosa di molto importante per le nostre scelte di vita. Non è, certo, la prima volta che ne sentiamo parlare. Sin da quando eravamo piccoli, genitori e insegnanti, hanno cercato di farci capire, nel modo più semplice possibile, cosa fosse meglio mangiare. Quante volte ci siamo sentiti dire: “Mangia la frutta e la verdura che ti fanno bene, lascia stare le patatine che ti fanno male!”. Più ce lo ripetevano, più noi ci chiedevamo come potesse, un cibo così buono, farci del male. Nel corso degli anni, affrontando l’argomento da un punto di vista scientifico, abbiamo cominciato a dare una risposta a questa nostra domanda, perché abbiamo capito quanto sia importante prendersi cura del proprio organismo scegliendo correttamente il cibo, che è la “benzina” per il nostro corpo. Sebbene ormai tutti noi conosciamo le corrette abitudini alimentari, c’è chi le segue, più o meno scrupolosamente, e chi, nonostante tutto, preferisce continuare a soddisfare il proprio palato mangiando le tanto denigrate patatine o altri cibi dannosi. Questa differenza si può cogliere già tra di noi compagni di classe, a merenda, momento di confronto a livello di abitudini alimentari, della nostra giornata scolastica. La scuola cerca di sensibilizzarci a questo argomento, ma non solo noi ragazzi, abbiamo bisogno di essere stimolati a mangiare in modo più sano. Questo è il motivo per cui vengono organizzate numerose manifestazioni con lo scopo di ricordare, anche agli adulti, l’importanza di una buona alimentazione. A questo proposito ricordiamo l’Expo che, essendo stato organizzato nel 2015 a Milano, tutti noi abbiamo potuto seguire da vicino. E’ stata un’occasione per scoprire come si mangia nel resto del mondo, per conoscere piatti e ingredienti diversi da quelli che usiamo noi quotidianamente. Leggendo queste nostre pagine potrete trovare informazioni, consigli e curiosità riguardanti la corretta alimentazione, curiosando nella cultura e nelle diete italiane e di tutto il mondo. E. Treglia Lo sai che … L’acqua è il primo componente del corpo umano. Anche tu sei composto per il 70% di acqua, lo sapevi? Per questo è così importante bere da 8 a 10 bicchieri d’acqua al giorno. L’acqua non solo ci idrata ma ci aiuta anche a eliminare i rifiuti dell’organismo. Tutti gli alimenti contengono acqua, ma è necessario anche bere per compensare il nostro consumo costante. Le proteine servono per la costruzione dell’organismo, per la difesa delle infezioni, per il trasporto di altre particelle importanti con cui si legano. Formano i muscoli e contribuiscono al loro funzionamento. Gli zuccheri, sono la principale risorsa di energia del corpo soprattutto quando si fanno sforzi fisici e sport. Ci sono zuccheri semplici (glucosio, fruttosio, galattosio) che si digeriscono più lentamente. Se si assumono gli zuccheri in giusta quantità si può dare energia al corpo per molte ore . I grassi o lipidi, forniscono ancora più energie al nostro corpo. Alcuni sono addirittura indispensabili (presi in piccole dosi) alla pelle, al sistema nervoso, al cuore e alle arterie, e possono venire solo dagli alimenti. Se mangiamo troppi grassi, però, questi non vengono più assimilati come nutrienti e finiscono per accumularsi nel corpo, causando l’aumento del peso e portando addirittura all’obesità. Le vitamine, proteggono le cellule dall’invecchiamento e il nostro organismo da numerose malattie. Servono al benessere di tutti i tessuti e alla loro difesa. Dato che il nostro corpo da solo non le produce (vengono definite essenziali), devono essere assimilate ogni giorno con il cibo. Tanto più il cibo è naturale tanto più ricco sarà di vitamine. I sali minerali, sono fondamentali per la salute: contribuiscono alla costituzione delle ossa e sono importanti per ogni attività del nostro corpo. Tutti gli alimenti contengono una o più di queste preziose sostanze, ma se sono trattati chimicamente o industrialmente ne perdono una gran parte. Le fibre, infine, che derivano dalla frutta e dalla verdura, sono sostanze che il corpo non è in grado di digerire, per questo motivo rimangono nell’intestino, aiutandolo a regolarsi naturalmente. Aiutano a ridurre l’assorbimento di zuccheri e grassi. Aiutano la formazione delle feci. E. Mariani, D. Di Cola, R. Pipia Direzione, impaginazione, scelta grafica e immagini: E. Treglia, A. Brini, A. Barbera La parola alla IIB Tutti quello che dobbiamo sapere per scegliere bene cosa mangiare I gruppi alimentari …… Gli alimenti sono convenzionalmente suddivisi in gruppi alimentari in base al tipo e al contenuto dei nutrienti in essi presenti. Ogni gruppo comprende alimenti equivalenti tra loro sul piano nutrizionale, cioè che forniscono all’organismo lo stesso tipo di nutriente fondamentale. Non esiste infatti un elemento completo contenente tutti i nutrienti nelle quantità e nelle porzioni necessarie all’organismo. I gruppi alimentari sono utili a strutturare in maniera corretta l’alimentazione quotidiana: sarà sufficiente fare in modo che ogni gruppo sia presente nella dieta quotidiana in almeno una porzione. 1. carne, pesce, uova, legumi Fonte di proteine, oligoelementi e vitamina B. Nell’ambito di questo gruppo sono da preferire i legumi, il pesce, le uova e, più raramente, la carne, mentre è opportuno limitare il consumo di carni grasse ed insaccati. 2. latte e derivati Accanto al latte di mucca, per una dieta varia e completa, è bene scoprire anche i prodotti di capra e pecora e il latte vegetale, come quello di riso, di miglio, di soia e di farro. Ottimi gli yogurt da preferire interi e senza aggiunte di zuccheri, o di soia. Con i formaggi non bisogna esagerare in particolare con quelli prodotti in maniera industriale. 3. cereali e tuberi Fonte di amido, vitamina B e proteine, gli alimenti da preferire in questo gruppo sono i cereali integrali o semi-integrali in chicchi come riso, orzo, farro, ed anche la pasta, preferibilmente fatta con farine integrali e quando possibile biologiche. Il pane va consumato con moderazione e scelto con cura. Scegliere in questo gruppo almeno tre porzioni giornaliere, consumando il primo piatto una volta soltanto nell’arco della giornata. Per quanto riguarda i tuberi (patate soprattutto) essendo alimenti ricchi di calorie, sarebbe opportuno usarli con moderazione e in sostituzione di pane o pasta. 4. frutta e verdura Fonte di vitamine A e C, sali minerali, fibre alimentari e sostanze antiossidanti, che hanno una azione protettiva per l’organismo. E’ consigliabile assumere sempre frutta e verdura di stagione, per limitare l’intervallo di tempo che può intercorrere tra la raccolta e il consumo e quindi evitare il decadimento delle proprietà nutrizionali dell’alimento. Bisogna consumarne almeno 2 porzioni al giorno, fino alla soglia consigliata di 5, inserendole in ogni pasto principale anche come prima portata. 5. grassi e oli da condimento Gli alimenti appartenenti a tale gruppo sono i grassi animali, solidi o semisolidi, (burro, strutto, lardo, pancetta) e i grassi vegetali, liquidi e solidi (olio di oliva,olio di semi,margarine) e sono fonte di grassi saturi, insaturi e colesterolo, rappresentando una grande fonte di energia. Da preferire assolutamente gli alimenti contenenti grassi insaturi come ad esempio l’olio extravergine di oliva pressato a freddo che, oltre a non contenere colesterolo, ostacola anche la formazione dei radicali liberi. Da limitare invece gli alimenti contenenti grassi saturi,che aumentano il rischio di malattie cardiovascolari. E’ opportuno non superare le 2 porzioni al giorno. All’interno di questo gruppo sono inseriti anche i dolci che vanno consumati con moderazione. E’ importante imparare a riconoscere e limitare non solo i dolciumi in generale, ma anche quei cibi che contengono elevate quantità di zucchero nascosto, come le bevande gassate e zuccherate o i cereali del mattino addizionati di zucchero o le merendine Raccomandiamo molta attenzione poiché sono proprio queste le basi di alcune malattie metaboliche, come il diabete e delle malattie del cuore. 6. frutta secca Noci, nocciole, arachidi, mandorle, pistacchi: sono ricchi di grassi polinsaturi, proteine, vitamina B1 ed E, calcio, fosforo, potassio e fibre. Pur se ricchi in calorie questi prodotti dovrebbero diventare un’abitudine quotidiana in qualità di spuntino (noci, mandorle) o di aggiunta ai cibi (semi di girasole, di zucca, di lino). I PASTI 1. Il pasto più importante è la colazione: per essere completa ha bisogno di cibi proteici, vari cereali e frutta di stagione. Questi alimenti ti danno l’energia per affrontare le ore di scuola senza fatica e senza perdere la concentrazione. Colazioni troppo ricche di grassi o, addirittura, non fare colazione, posso generare gravi scompensi al tuo organismo: rischi di trovarti subito debole e distratto. 2. A metà mattina è importante fare uno spuntino, magari con un frutto di stagione per rimanere leggeri e recuperare subito le forze consumate. Se ti viene fame, non ti abbuffare di dolciumi e patatine, che ti appesantiscono e rischiano di rovinarti l’appetito per il pasto di mezzogiorno. 3. Il pranzo ti fornisce l’energia per il resto della giornata. Prendi l’ abitudine di iniziare con la verdura o la frutta. Scegli poi una porzione di pasta e, quando puoi di cereali in chicchi e preferisci le proteine vegetali. Soprattutto, reidrata il tuo corpo bevendo almeno 2 bicchieri d’acqua prima di mangiare. Se la merenda di metà mattina è stata troppo ricca, rischi di non avere più appetito e il pranzo potrebbe rivelarsi un brutto momento. 4. Nel pomeriggio, la merenda serve a recuperare le energie dopo i compiti e l’attività sportiva. Un pomeriggio passato davanti alla TV e ai videogiochi, invece rischia di portarti a smangiucchiare di più. 5. A cena è bene mantenersi leggeri per favorire il riposo notturno senza appesantire lo stomaco. Se vai a letto con la pancia troppo piena il sonno potrebbe non essere soddisfacente e la mattina successiva non avrai voglia di alzarti. E. Mariani, D. Di Cola, R. Pipia Pagina 3 La parola alla IIB Dieta vegana La dieta vegana, o meglio la filosofia alimentare adottata dai vegani, prevede che non si mangi né carne né pesce, come nella dieta vegetariana, ma oltre a questi, non è tollerato il consumo dei derivati dagli animali come ad esempio le uova e i formaggi. Dieta vegetariana L'interesse nei confronti della dieta vegetariana è aumentato molto in questi ultimi anni, anche grazie allo scalpore suscitato da recenti vicende come l'influenza aviaria, il morbo della "mucca pazza", il rapporto tra carne rossa e tumori, o il diffondersi di reiterati episodi di maltrattamenti agli animali negli allevamenti intensivi. La dieta vegetariana vieta completamente l'utilizzo di carne e pesce. E’ consentito, invece, l'impiego di alimenti di "derivazione animale" quali le uova, il latte e i formaggi. La dieta vegetariana ha radici antichissime e le motivazioni che spingono una persona ad adottarla possono essere numerose: di ragione religiosa, etica, economica, ecologica, salutista, ecc. Alla base di questa scelta c'è il rispetto totale nei confronti degli animali e il rifiuto di qualsiasi violenza perpetrata ai danni degli esseri viventi, anche se negli ultimi tempi molte persone decidono di adottare questa dieta per perdere peso oppure solo perché la ritengono una dieta sana. Oggigiorno ci sono tantissimi prodotti vegani in commercio, compresi hamburger e wurstel (realizzati però solo con ingredienti di origine vegetale) quindi la varietà di scelta di cibo è ormai davvero piuttosto vasta. A. Brini Impariamo a scegliere ciò che mangiamo. Le etichette, le leggiamo? Ritengo che le etichette siano uno strumento che ci può aiutare nella scelta di ciò che mangiamo. Quando vado al supermercato le guardo sempre, perché mi aiutano a fare una spesa sana ed equilibrata: su di esse sono indicati gli ingredienti che costituiscono i vari alimenti. Per questo motivo sono importantissime per le persone che hanno un'allergia, leggendole possono evitare i prodotti per loro pericolosi. Un'altra cosa che va sempre controllata è la provenienza di un alimento: io cerco sempre di scegliere prodotti locali, ad eccezione di banane, ananas e altri alimenti esotici che non si trovano in Italia, perché il tragitto che fanno per arrivare sulle nostre tavole è più breve e così gli alimenti sono più freschi. Le etichette permettono di controllare anche le date di scadenza, per evitare di comprare prodotti che magari non facciamo in tempo a mangiare. Una cosa che a volte do per scontata, e che è, invece, sempre indicata, è dove deve essere conservato un alimento: in frigo, in freezer, all'asciutto... Sulle etichette si trovano indicate anche le calorie, che sono molto importanti in un'alimentazione sana e non solo per chi è a dieta. Ogni età ha infatti bisogno di una quantità maggiore o minore di calorie per uno sviluppo o un mantenimento equilibrato. Io non presto molta attenzione alla quantità di un alimento quando lo acquisto, ma sbaglio: così facendo rischio di non riuscire a consumare completamente ciò che acquisto e ne spreco buona parte. Sono invece più abituata a scegliere prodotti biologici, cioè alimenti prodotti in modo più naturale, ad esempio senza ricorrere a sostanze chimiche nella coltivazione. Di solito prendo alimenti integrali, che sono prodotti che non vengono raffinati, al solo scopo di renderli più belli esteticamente. Per esempio, lo zucchero bianco viene raffinato per essere del colore a cui siamo abituati, ma il tipo di zucchero più vicino al naturale è lo zucchero di canna. Infine, sto sempre attenta a dove va buttata la carta del prodotto o la confezione, in modo da fare una giusta raccolta differenziata, perché è così che anche noi ragazzi possiamo dare un contributo all'ambiente. M. Guerra Pagina 4 La parola alla IIB Per allenarsi occorrono le energie necessarie a sostenere lo sforzo fisico Dieta per lo sportivo I giornali e la televisione parlano spesso di diete e di alimentazione, se ne parla molto anche in ambiente sportivo ma, per un motivo o per un altro, non tutti hanno le idee chiare e spesso si tramandano vecchie nozioni popolari non condivise dalla scienza moderna. Il motore umano ha bisogno di una miscela di carboidrati, proteine, grassi con dei rapporti percentuali preferenziali per funzionare al meglio. Allora, precisiamo subito quale debba essere la miscela più opportuna per qualsiasi essere umano: - almeno il 50-60% delle calorie che occorrono a ciascuno di noi, dve provenire dal gruppo dei carboidrati - non più del 30% dal gruppo dei grassi ed il restante 10-20% dal gruppo delle porteine. Dato che il motore umano è molto complesso, necessita anche di elementi "protettivi"come vitamine e minerali. Partendo da questo assunto è necessario crearsi una consapevolezza alimentare, e prendere confidenza con pochi concetti generali che è utile conoscere per impostare una corretta alimentazione in relazione agli sforzi fisici da sostenere. • come benzina (le calorie), Dobbiamo innanzitutto ricordare che tutto ciò che introduciamo nel nostro organismo, deve, allo stesso tempo, servire: • per la continua manutenzione dei pezzi usurati (le proteine con i loro aminoacidi essenziali permettono il continuo rinnovamento dei tessuti). • come protezione (vitamine, minerali, fibre, antiossidanti), • per la regolazione termica (l’ acqua delle bevande e quella contenuta nei cibi), RIFLETTIAMO SU .… il cibo “SPAZZATURA” Dall’età prescolare all’adolescenza, molti genitori concedono ai figli qualsiasi merenda, snack salato o bibita gassata, te zuccherati, patatine fritte in busta pur di vederli mangiare qualcosa. Ma si tratta di scelte nutrizionali completamente errate! Questi prodotti, infatti, sono tra i primi responsabili dell’obesità e delle malattie future dei bambini. Proposti generalmente fuori pasto o come integrazione, rovinano l’appetito e “sballano” il ritmo regolare dell’alimentazione. Inoltre, forniscono calorie “vuote”che non si associano a nutrimenti utili. Come se non bastasse, rubano il posto al consumo di cibi decisamente più sani come frutta e verdura. Ci sarà pure un motivo se negli Stati Uniti patatine, snack, barrette al cioccolato e bibite dolcificate si sono guadagnate l’appellativo di “junk food”, letteralmente “cibo spazzatura”! E. Mariani, D. Di Cola, R. Pipia Uno degli effetti dell'allenamento è l'aumento del tessuto muscolare; ma se aumenta la quantità di tessuto muscolare, aumenta il metabolismo I muscoli degli atleti consumano una miscela di carboidrati e lipidi che varia in percentuale a seconda degli allenamenti effettuati e dell'intensità dell'esercizio fisico quindi si ha bisogno di più nutrimento N. Alagni, G. Anselmi, G. Amodio Pagina 5 La parola alla IIB Come … e cosa si mangia in Italia …. La cucina Italiana si è sviluppata attraverso i secoli: partendo da quella romana del IV secolo a. C. è stata influenzata dalla cucina bizantina, araba, normanna ed ebrea. La scoperta dell'America ha, poi, introdotto alcuni ingredienti che sono ora alla base della nostra cucina (patate, pomodori, peperoni, mais). La cucina italiana è tra quelle più famose ed apprezzate al mondo. Le sue caratteristiche principali sono: la semplicità, la regionalità e la mediterraneità. La semplicità deriva dal numero limitato di ingredienti, di solito da 4 a 8, e spesso "poveri" ovvero non troppo raffinati. I piatti italiani sono stati creati più dalle "nonne" che dagli "chef" e si basano sulla qualità degli ingredienti e sulla cura della loro cucina più che sulla ricercatezza dei sapori e sulla complessità della preparazione. La regionalità deriva da questa matrice popolare che si è espressa in modo diverso nelle varie regioni basandosi su ingredienti e tradizioni locali. Questo fa sì che la cucina italiana sia molto varia e che vi siano ancora molti ottimi piatti "nascosti" nonostante molte ricette regionali si siano diffuse in tutta la nazione o internazionalmente. La mediterraneità deriva dall'uso abbondante di vegetali: frutta, verdura, ortaggi, pane, cereali, patate, fagioli e altri legumi, noci, semi. La frutta fresca è il dessert giornaliero, i dolci con zuccheri raffinati o miele sono mangiati poche volte la settimana. L'olio di oliva è la principale fonte di grassi mentre i latticini, principalmente formaggi e yogurt, sono consumati in moderata quantità come il pesce e il pollame mentre le carni rosse in quantità modesta. Questa alimentazione, chiamata dieta mediterranea, è molto salutare in quanto ha un basso contenuto di grassi, in particolare saturi, cioè i più pericolosi per il sistema circolatorio e per possibili tumori. A. Barbera VALLE D’AOSTA. Paragonata al resto, la cucina valdostana, è ricca di piatti deliziosi e buonissimi, perfetti per tutte coloro desiderano sperimentare in cucina e conquistare la propria famiglia con pietanze del gusto unico. Troviamo infatti piatti ricchi e deliziosi la Chnéfflene, bottoncini di pastella che vengono cotti in acqua bollente e conditi con fonduta, panna e speck e cipolla, gli Chnolle, gnocchetti di farina di mais, con brodo di carne di maiale ma anche la Pèilà, deliziosa minestra di farina di segale e di frumento, pane, fontina e burro. EMILIA ROMAGNA Ricca e golosa la cucina dell’Emilia Romagna, spesso con le sue ricette simbolo dell’Italia in tavola. Cominciando dalla pasta fresca all’uovo, ripiena oppure non, come le tagliatelle tradizionali di Bologna, i tortellini di Castelfranco e i cappellacci alla zucca di Ferrara. Fra gli antipasti i più famosi ci sono il gnocco fritto e lo scarpazzon e, fra i primi piatti ricordiamo i passatelli in brodo e gli anolini di Parma, tutti i tortelli, le tagliatelle al ragù e i pisarèi e fagioli. Tanti primi piatti nella tradizione emiliana e romagnola, come tanti prodotti unici al mondo come l’aceto balsamico, il prosciutto di Parma, il culatello di Zibello e il Lambrusco. LIGURIA La cucina ligure è attraversata dal profumo del basilico che nel mortaio insieme a olio, aglio, formaggio e pinoli diventa pesto, la gustosa salsa ligure che accompagna, trofie, trenette e numerose varietà di pasta per primi piatti golosi e veloci. Il pesce è spesso protagonista nelle ricette tipiche della cucina ligure, dal cappon magro - nato per recuperare gli avanzi - allo stoccafisso brandacujon. Ma troviamo anche molti piatti a base di verdure, dal polpettone di fagiolini e alle torte rustiche come la torta pasqualina e la torta salata di borragine. E poi la focaccia, e tra tutte quella di Recco, la sardenaria e la farinata ricette di grande varietà e tradizione. G. Valdonio PIEMONTE. La cucina piemontese è fra le più varie d’Italia. I piemontesi amano sedersi a tavola ogni giorno con un piatto nuovo. Nelle loro ricette abbondano burro, lardo e carne. Si utilizza molto il riso, è una di quelle che ne produce di più in Europa. La cucina locale ha mantenuto una sua personalità nonostante abbia subito l’influenza di quella francese. Un prodotto tipico è la farinata: una sorta di focaccia preparata con farina di ceci. LOMBARDIA. Le tradizioni culinarie lombarde sono molto semplici. Grazie alla Pianura Padana dove si può coltivare quasi ogni tipo di alimento, la cucina si è sempre ampliata e ogni città ha la sua particolarità: a Milano, per esempio, sono molto noti i risotti che vengono preparati con vari condimenti; quello che rispecchia di più il capoluogo lombardo è il risotto con l’ossobuco. Sempre a Milano si sono sviluppate altre ricette come quella della cotoletta alla milanese. Nel resto della Lombardia si cucina molto pesce di fiume e di lago perché la regione è fra le più “bagnate” dal corso dei fiumi e dei quattro laghi. VENETO. Quattro sono gli elementi che dominano la cucina veneta: riso, polenta, fagioli e baccalà. Quest’ultimo è considerato l’elemento unificatore della cucina veneta. Sono caratteristici i condimenti, una molto nota è il radicchio coltivato nella pianura Padano-Veneta. Il primo piatto caratteristico sono gli gnocchi (“bigoli”). Dato che la regione affaccia sul mare, molto praticata è la pesca, soprattutto alla foce del Po e un piatto tipico a base di pesce sono le sarde sacor. I veneti sono specializzati anche nel cucinare volatili come oche, piccioni e quaglie. P.Spada Pagina 6 La parola alla IIB ABRUZZO. La cucina abruzzese si fonda sulla tradizione agricola e pastorale e offre una grande varietà di sapori. Gli arrosticini (fatti a mano o a macchina), gli spaghetti alla chitarra, le bruschette (che possono essere con uovo e peperoni, pomodoro o salsiccia), sono i piatti tipici abruzzesi. Anche la pasta all’amatriciana era di origine abruzzese sebbene oggi sia considerato un piatto tipico romano. TOSCANA. La cucina toscana è costituita soprattutto da piatti a base di carne ovina e bovina, tra cui ricordiamo la chianina e la maremmana, e di selvaggina come il cinghiale. In questa regione è diffuso l’uso del pane senza sale. Tra i formaggi quello tipico è il pecorino toscano, tra i formaggi molli ricordiamo il raveggiolo e la ricotta. UMBRIA. La cucina umbra si basa soprattutto sulla carne e sui prodotti della terra, che vengono usati in tutti i pasti. È una cucina semplice, che però esalta i sapori delle materie prime. La bruschetta solo con olio e sale, la panzanella, la pizza salata, questi sono alcuni dei piatti tipici umbri. SICILIA. La cultura della cucina siciliana è la fusione di diverse culture: Greci, Spagnoli, Romani, tutti hanno aggiunto un po' di sapori. Le ricette sono caratterizzate dai diversi gusti del Mediterraneo. Gli arancini, la pasta alla Norma, il Cous Cous, il pesce alla griglia sono i primi e i secondi piatti più diffusi in Sicilia. Come dolci invece ricordiamo i cannoli, il pan di Spagna e le deliziose granite. M. Guerra MARCHE. La cucina marchigiana è fortemente caratterizzata da due aspetti corrispondenti alle caratteristiche geografiche della regione: quello dell’entroterra e quello marittimo. In questa regione infatti si può passare dagli oltre 2000m del Monte Vettore al mare in poco più di un’ora e durante il viaggio si incontrano i boschi appenninici che regalano profumatissimi tartufi bianchi e neri. La cucina contadina dell’entroterra è dominata dai funghi, dal tartufo e dall’uso delle olive. Sulla costa invece si possono gustare una gran quantità di prodotti ittici. MOLISE. Gli alimenti più utilizzati in questa regione sono sicuramente le carni. Molto diffusi sono anche i risotti, i funghi e le zuppe di pesce. BASILICATA. La cucina della Basilicata affonda le sue radici nei costumi semplici della sua popolazione che ha dovuto adattarsi a una terra non certo ricca di risorse naturali. Alla base della gastronomia lucana ci sono l’allevamento e l’agricoltura. I cibi sono genuini, hanno un sapore antico che è rimasto immutato nel tempo. Viene usato poco il burro mentre domina in ogni piatto l’olio d’oliva. I salumi prodotti in questa terra sono straordinari e molto apprezzati fin dall’antichità. Un altro protagonista della cucina lucana è sicuramente il peperoncino e viene adoperato per creare piatti deliziosi. CALABRIA. La cucina calabrese è di origine contadina, è una cucina povera e molto religiosa. Per ogni festività religiosa ci sono piatti diversi: a Natale e all’Epifania si usa mettere in tavola tredici portate, a Carnevale si mangiano maccheroni, polpette e carne di maiale e Pasqua, invece, si festeggia con l’arrosto di agnello. Un prodotto caratteristico e la nduja. LAZIO. La cucina laziale è rappresentata in gran parte da quella romana nella quale sono convogliate tutte le specialità delle tradizioni culinarie della regione. Perduti i fasti dell’Antica Roma, dove era possibile mangiare qualunque prelibatezza del mondo civilizzato, questa è una cucina che ha perso in gran parte il suo filone aristocratico. Nella gastronomia romana hanno fortemente prevalso tre componenti popolaresche: ebraica, burina e macellara. L’ebraica è la più raffinata cui si devono celebri piatti come i carciofi alla giudia. La burina, di derivazione abruzzese che ha portato i “bucatini all’amatriciana” e la “pasta alla carbonara”.La macellara è nata invece intorno ai mattatoi con protagonisti le interiora (sopra la “pajata”), le zampe e la guancia. A. Cannilla N. Radice Pagina 7 La parola alla IIB FRIULI VENEZIA GIULIA. Dal punto di vista economico, i principali distretti alimentari sono quelli del settore vitivinicolo e quello del Prosciutto di San Daniele. È una cucina prevalentemente di terra, con incursioni nella cucina di mare sulla costa adriatica. Molto rilevanti i vini friulani, bianchi e rossi, e piuttosto importante e caratteristica la tradizione dei distillati, fra i quali la grappa friulana. I piatti tipici sono il frico, nelle due versioni con patate e croccante, la brovada e il musetto, i cjarsons, i blecs e la polenta di granturco, la gubana. TRENTINO ALTO ADIGE. La cucina del Trentino Alto Adige si fonda principalmente su un trinomio di alimenti: mele, speck e polenta che riassumono gran parte della cucina tradizionale di questa regione di frontiera, una cucina senza fronzoli, dai sapori forti e genuini. D. Brandolini PUGLIA. La cucina pugliese si caratterizza soprattutto per il rilievo dato alla materia prima, sia di terra che di mare, e per il fatto che tutti gli ingredienti sono appunto finalizzati ad esaltare e a non alterare i sapori base dei prodotti usati. Pertanto si troveranno tutte le verdure di stagione, dalla cima di rapa al cavolo verde, al cardo, ai peperoni, alle melanzane, ai carciofi, tutti i legumi, dai fagioli alle lenticchie alle cicerchie e alle fave, e tutti i prodotti del mare, in particolare dell'Adriatico; questi ultimi hanno una particolare caratteristica che li distingue, in conseguenza della particolare pastura che si rinviene lungo le sue coste, e dalle polle di acqua dolce che si scaricano in mare, e che servono ad attutire il salmastro, ma non ad alterarne il profumo. Peraltro, anche se vi sono dei piatti comuni, le ricette variano da provincia a provincia, e talvolta, da città a città, così per esempio le ricette tipiche delle province di Bari, Brindisi e Taranto, adagiate sul mare, non sono uguali a quelle praticate nella provincia di Foggia. SARDEGNA. La cucina sarda è caratterizzata dalla varietà, arricchitasi nel corso della storia di apporti e contaminazioni derivati da contatti e scambi fra diverse culture mediterranee. Varia e diversificata, spazia dalle carni arrostite, al pane, formaggi, vini, piatti di mare e di terra, di derivazione contadina e pastorale, di cacciagione, di pesca e di raccolta di erbe spontanee. CAMPANIA. La Campania può vantare una delle tradizioni culinarie più antiche, e più ricche, del panorama gastronomico mondiale. Rinomata sin dall'antichità per le sue peculiari caratteristiche climatiche a cui si è sommato, nel corso dei millenni, l'opera fertilizzante dei numerosi vulcani presenti sul territorio. In più, l'esser stato un crocevia di popoli e culture del mediterraneo ha reso questa parte della penisola un territorio unico dal punto di vista agroalimentare. Patria prediletta della dieta mediterranea, della pizza, delle salse di pomodoro, della paste alimentari e del gelato, oltre che di molte altre specialità gastronomiche oggi conosciute e apprezzate in tutto il mondo. E. Cao Scopriamo su cosa si basava l’alimentazione dei nostri antenati. Come mangiavamo un tempo? Gli storici sono unanimi oggi nell'affermare che, se è vero che l'Uomo è un essere onnivoro, per diversi milioni di anni è stato principalmente carnivoro. Dalle origini sino all'inizio del Neolitico, l'Uomo era un cacciatore-raccoglitore nomade, il cui cibo era costituito essenzialmente di selvaggina, ma anche bacche e radici. I nostri antenati mangiavano anche, in via accessoria, vegetali e, in qualche occasione, semi selvatici. Diventando progressivamente più sedentario a partire dal Neolitico, l'Uomo vivrà i primi grandi cambiamenti alimentari della sua storia. Lo sviluppo dell'allevamento degli animali gli consentirà di continuare a mangiare carne (ma non proprio la stessa) e sviluppando l'agricoltura produrrà cereali (grano, segale, orzo …) e in seguito leguminacee (lenticchie, piselli…), e infine frutta e verdura. Questa vera e propria rivoluzione dello stile di vita dei nostri antenati ebbe perciò delle conseguenze. Sulla salute innanzitutto, perché la mono coltura riduceva la variante del cibo e abbassò l’aspettativa di vita delle popolazioni interessate. L’agricoltura (anche se realizzata su terre alluvionali ricche e ben irrigate come in Egitto e in Mesopotamia) si rivelò molto più faticosa in termini di sforzi fisici rispetto alla braccata e alla caccia della selvaggina del mesolitico, ma anche degli animali di grosse dimensioni del paleolitico superiore. L'uomo primitivo aveva vissuto in armonia e in equilibrio con la natura e, quando il suo cibo naturale si spostava per via delle migrazioni delle specie o del ciclo delle stagioni, l'uomo si spostava anch'esso. Sedentarizzandosi s'impose nuovi vincoli e nuove restrizioni. Uscendo da questo "paradiso terrestre“, se così si può definire, per diventare autonomo, rispetto alle sue fonti di approvvigionamento alimentare infatti, l'agricoltore-allevatore dovette in particolare fronteggiare numerosi nuovi rischi: capricci del clima, rischi rispetto alla scelta delle varietà e delle specie più o meno produttive e fragili, ma anche rischio in relazione alla scelta dei terreni più o meno adatti. Dinnanzi alla paura della carestia, l'agricoltore non smetteva di pensare che bisognava produrre di più e che, di conseguenza, servivano nuove braccia. Senza saperlo l'agricoltore e i suoi figli hanno così dato vita a un circolo vizioso. Contribuendo a uno sviluppo demografico costante, i rischi e la gravità delle carestie per via dei cattivi raccolti erano tanto più catastrofici. E Mariani Pagina 8 La parola alla IIB Come si mangia nel resto del mondo … La scoperta di queste tradizioni e di questi sapori, rappresenta per noi un momento unico; bisogna ricordare che ogni popolo ha qualcosa da insegnarci, e che la via di mezzo è la giusta strada per mangiare bene, in modo sano, e con gusto. Adesso approfondiamo le caratteristiche alimentari di alcuni Paesi, introdotti da chi di noi, in questi, ha le sue origini, attraverso notizie o ricette di piatti tipici. E. Treglia Le Filippine Mentre stiamo mangiando, a colazione, a pranzo o in qualunque altro momento della giornata, proviamo a chiederci cosa staranno mangiando, nello stesso momento, nel resto del mondo. Le abitudini alimentari variano da Paese a Paese. Quella italiana è il classico esempio della cosiddetta dieta mediterranea, ma è importante menzionare anche quella francese e spagnola. La prima è molto famosa per i formaggi ed il pane, mentre quella spagnola è ricordata, oltre che per l’uso delle spezie, anche per l’accostamento della carne al pesce (la paella). Totalmente opposta alla cucina del Sud Europa è quella del Nord, famosa per la varietà delle sue zuppe di carne. L’antitesi della tradizionale cucina europea è sicuramente l’alimentazione americana. La prima caratteristica della cucina americana è il fatto di essere priva di prodotti tipici, e soprattutto il fatto di essere improntata sulla velocità e la praticità, a discapito della salubrità del cibo. E’ per questo motivo che l’America registra un altissimo numero di casi di obesità rispetto ad altre nazioni nel mondo. Questa è la conseguenza della mancanza di una sana cultura alimentare. L’America è famosa in tutto il mondo, per essere la patria dei fast-food; tanto da piazzarsi al primo posto come modello di “alimentazione più dannosa al mondo”. Si tratta di un’alimentazione particolarmente grassa, ricca di zuccheri e con cibi ricchissimi di sodio; quasi priva di vitamine, fibre e minerali. Tutto ciò causa moltissime malattie cardio-vascolari, oppure l’insorgenza di tumori all’apparato digerente. L’alimentazione orientale, invece, racchiude le tradizioni culinarie di tre diversi paesi quali: il Giappone, la Cina, e l’India. La matrice comune di queste alimentazioni è la semplicità, che non sfocia mai nella poca raffinatezza. Queste alimentazioni, in particolare quella cinese e giapponese, sono da sempre considerate “dietetiche”, grazie ad una dieta che varia fornendo sempre proteine nobili, ma alternandole tra loro con pesce e carne; sempre associate a verdure spesso cotte al vapore. Nell’alimentazione giapponese ciò che predomina è la semplicità degli ingredienti: gli alimenti base di questa cucina sono il pesce, le verdure e alcune radici, che fungono da condimento, al posto delle spezie. Il piatto più significativo della tradizione giapponese è di sicuro il sushi. Si tratta di riso cotto, condito con zucchero, aceto di riso e sale e accompagnato da pesce crudo e diverse varietà di verdure. La nostra classe, la IIB, è un miscuglio di culture e di etnie: nel piatto di ciascuno di noi, ogni giorno, ci sono sicuramente pietanze molto diverse tra loro. L’alimentazione nel mondo è un meraviglioso mosaico di colori, profumi, sapori e tradizioni che sono la quotidianità di ognuno di noi. La cucina presenta caratteristiche piuttosto acidognole: quasi tutto è cotto con aceto e spremute di agrumi. Filippine: riso, mango, spezie, pesce e salsicce da comprare al mercato e consumare sulla spiaggia. Tradizioni spagnole, messicane e asiatiche rivisitate e fuse con accenti latini. Un mix di sapori intensi e spesso inconsueti. Una cucina poco conosciuta all’estero, che si propone come crocevia gastronomico tra Asia e Spagna, con influenze dal Messico - la colonia di Madrid che per secoli è stata il ponte tra la madrepatria e le isole asiatiche - e dalla Cina. Certo, i novanta milioni di Filippini sono asiatici molto particolari in tutte le loro manifestazioni, non solo nell’arte culinaria. ORIGINE E PROVENIENZE DEL CIBO Per capire le particolarità dell’arte culinaria filippina, e la sua originale fusione ispano-asiatica, scopriamo la storia di questa nazione formata da più di settemila isole. Genti di stirpe mongola colonizzarono l’arcipelago circa 15 mila anni fa e cominciarono a coltivare il riso, il loro principale alimento. Poi vennero gli spagnoli, che portarono piatti come la caldereta, le empanadas e i tamales per arricchire la dieta molto basilare delle popolazioni locali. I britannici fecero una fugace apparizione nella seconda metà del Settecento, ma non lasciarono tracce “golose”. Infine gli Americani, che si stabilirono qui alla fine dell’Ottocento e rimasero fino alla Seconda Guerra Mondiale, lasciarono un “tatuaggio” culturale più evidente: qui quasi tutti parlano inglese (con accento yankee), e non sono rari i fast food. Pagina 9 La parola alla IIB TANTI PAESI UN PALATO A livello gastronomico, più interessante e profonda è stata l’influenza cinese, vista anche la cospicua immigrazione da quel Paese. La gastronomia pinoy (termine col quale i filippini definiscono se stessi) può contare su un gran numero di ingredienti freschissimi (pesce, frutti di mare, riso, cocco, frutta esotica, usata anche in preparazioni salate) e anche di metodi di cottura mutuati dai diversi Paesi dell’area, che si fondono e si integrano per dare emozioni inconsuete al palato. Le salse all’aglio e pomodoro provengono dalla Spagna, i curry e l’uso del latte di cocco dalla Malesia, la salsa di soia, gli agrodolci e le combinazioni a base di zenzero sono invece proprie della cucina cinese. La paella è una delle pietanze più diffuse, come tanti altri piatti a base di arroz (riso): l’arroz valenciana (paella di pesce) e il bringhe (un piatto di riso colloso con latte di cocco). La salsa di soia è onnipresente in cucina e serve a condire soprattutto le carni. La preparazione più popolare è l’adobo, uno stufato di maiale con aglio, salsa di soia, foglie di alloro e aceto per creare un intingolo agrodolce che si cucina con metodo spagnolo. DOLCE E SALATO Dalla Madrepatria sono arrivati anche i chorizos, le salsicce alla paprika. Il pesce freschissimo (dai gamberi alle cernie, dalle seppie ai granchi) è portato in tavola sotto forma di seviche (crudo e marinato nell’aceto), o kilawin, quando alla seviche si aggiunge abbondante chili affettato e crema di cocco. Esiste una variazione dei tagliolini cinesi detta pancit (addirittura vengono serviti in locali “dedicati”, le panciterias e conditi con un’infinita varietà di salse, dalle ostriche a una salsa di gamberi e uova di anatra). In ogni festa popolare non manca mai il lechon, maialino di latte stufato con foglie aromatiche. I dessert a base di riso e latte di cocco sono di derivazione malese, come il bibingka, una torta di riso cotta in un forno portatile di terracotta e insaporita da foglie di banana e clay. Si trova anche sottoforma di street food. L’halo-halo, però, è forse il dessert più famoso: si tratta di una coppa di vetro riempita con fagioli e ceci sottoconserva e dolcificati, polpa di cocco (macapuno), langka (jackfruit), riso, radice di igname, ghiaccio tritato, flan de leche (tipo budino di latte), banane dolcificate, latte. E per finire, una guarnizione di gelato. I PASTI AL GIORNO I filippini mangiano (almeno) cinque volte al giorno e, a metà mattinata e a metà pomeriggio, fanno sempre merenda. Il breakfast (almusál) consiste in riso fritto con uova e pan de sal (dei panini dolci) mangiati caldi e caffè forte. Per il tanghalían (pranzo) o la hapúnan (cena) vengono serviti (tutti insieme, nello stesso momento) tanti piatti diversi: riso, zuppe, stufati, verdure soffritte, condimenti. Le pietanze vengono chiamate a seconda del metodo di cottura, piuttosto che riferendosi all’ingrediente principale: così, ad esempio, il kare kare è un curry leggero cucinato in una sublime e “setosa” salsa di arachidi. Per la merenda, i filippini che stanno fuori casa, in viaggio o al lavoro, hanno a disposizione un “eden” di street food. LE BANCARELLE DI MANILA Ovunque, nelle caotiche strade di Manila, come nei mercati dei villaggi più piccoli, si trovano bancarelle con ogni leccornia locale. Fra gli street food più popolari: banana cue (banane infilzate su uno stecco di legno, rotolate in zucchero di canna e poi fritte); betamax (cubetti di “sangue di pollo essiccato” e arrostito); kamote (una patata dolce pelata, passata nello zucchero di canna e poi fritta); chicharon (ciccioli). Poi le polpette di pesce o di calamari, messe su uno spiedino e poi condite con una salsa agrodolce ; gli isaw (intestini di pollo); le kwek-kwek (uova di quaglia bollite, intinte nel burro e poi fritte); le tokneneng (a base di uova di gallina). UN VERO MERCATO A Manila il posto dove “costruirsi” un sano appetito è Intramuros, cuore della città costruita dai colonizzatori spagnoli e cinta da mura, dove visitare alcuni edifici storici (come la Casa Manila, una stupenda dimora coloniale) sopravvissuti ai bombardamenti della Grande Guerra e antiche chiese, come la cinquecentesca San Augustin, che miscela influenze castigliane, cinesi e locali. Dopo, si può andare a dare un’occhiata al principale mercato della capitale: dalla sezione delle carni , si passa a quella del pesce: colorati pesci pappagallo (blu e gialli), lapu-lapu (cernia locale), verdure, tra cui il kangkong, “spinacio di fiume”, onnipresente in tanti piatti, e il kalamansi, un agrume dalla forma e dimensione di una pallina di ping-pong, dalla buccia verde come il lime e dalla polpa dolce e color arancio come quella del mandarino. Abbondano ovviamente, soprattutto in estate, le diverse varietà di manghi dolcissimi, frutti nazionali delle Filippine, presenti in piatti anche salati. Viaggiando verso sud, per raggiungere il Lago Taal (al centro del quale sorge un vulcano, che contiene poi un altro lago da cui emerge un secondo cono vulcanico), ci si può fermare al piccolo ma animato mercato di Tagaytay. Ci sono vari tipi di riso sulle bancarelle, come il Crystal Blue, il Dinorado (il più caro), l’Angelika, il Triple Star. E poi le uova, che nelle Filippine sono un “affare serissimo”, nel senso che una piccola variazione di forma e dimensioni può far variare sensibilmente il prezzo. Una bottega vende esclusivamente uova: alcune strane, color magenta intenso. Sono uova d’oca messe per due settimane “a riposare” sotto fango e sale. Non manca nemmeno qui il più tipico (e popolare) street food pinoy: i balut, uova d’anatra con l’embrione del pulcino dentro: si mangiano condite con sale A. Reyes Pagina 10 La parola alla IIB La Cina Il concetto dello Yin e Yang è alla base del pensiero orientale ed è applicato anche al cibo: bisogna unire ciò che è sotto terra (compatto e vigoroso) con ciò che si protende verso l'alto (leggero). Bisogna combinare: i cinque sapori fondamentali (acido, piccante, amaro, dolce e salato) le sei gradazioni del gusto (fresco, fragrante, profumato, fermentato, grasso, forte), le 4 consistenze (fondente, croccante, secco, morbido). La tradizione culinaria della Cina è basata su un alimento caratteristico che si trova in tutto il continente: il riso. Ci sono tanti tipi di riso con tanti tipi di gusti (dolce, amaro, salato, piccante...). Con il riso si possono fare anche dolci così come sono molto difffuse anche le zuppe. A. Xu LA CUCINA CINESE La cucina cinese differisce dalle principali cucine orientali in quanto priva di restrizioni di ordine religioso (come il divieto del consumo di carne suina o bovina, come avviene per l’induismo e l’islam). Ne risulta un modello di cucina che ha sempre avuto come obiettivo la valorizzazione di qualunque alimento. In Cina convivono cinque scuole di cucina, ciascuna legata ad una regione. La cucina cantonese è quella che più si avvicina alla cucina proposta dai ristoranti cinesi nostrani, i piatti tipici sono il pollo al limone e il riso alla cantonese. La cucina del nord, della regione dello Hebei (dove è situata Pechino) è famosa per i ravioli (jiaozi) e l’anatra laccata (kaoya), piatto molto complesso e raffinato. La cucina del Sichuan, pressoché sconosciuta in occidente, è la più piccante. Uno dei piatti caratteristici è il mapo doufu (tofu) piccante. La cucina del Fujian è rinomata per le zuppe e le ostriche. La cucina del Jiangsu e dello Zhejiang è nota per i pesci d’acqua dolce e di mare, i granchi, e per un piatto molto particolare: le lingue d’anatra affumicate. Gli alimenti della cucina cinese Uno dei pochi alimenti che non rientrano nella cucina cinese sono il latte e i suoi derivati, che costituisce un’acquisizione molto recente ed è totalmente assente nella tradizione, come avviene del resto in quasi tutto l'oriente. Tra le carni, quella suina è senz'altro la preferita, seguita da quella di pollo e solo in ultima sede da quella bovina. La carne ovina è ancora oggi utilizzata solamente dalle minoranze etniche. I grassi utilizzati dai cinesi sono derivati dal maiale e dagli oli di semi (arachidi, soia e colza), non si usa l'olio di oliva. Tra le verdure, sono molto diffusi aglio, cipolla, porri, e verdure a foglia verde, mentre carote, zucchine e pomodori hanno scarso impiego. La pasta e il pane, entrambi preparati con grano tenero, sono più diffusi al nord, mentre nel resto del paese il riso la fa da padrone. Il ruolo della soia e dei derivati, è molto importante: i prodotti più conosciuti sono la salsa di soia e il tofu. La cucina cinese non possiede un'arte pasticcera, i dolci sono relegati a un ruolo di secondo piano e non prevedono elaborazioni significative. Come in ogni cultura culinaria orientale che si rispetti, la religione e la filosofia hanno un ruolo fondamentale e questo si ripercuote nella cura dell'estetica dei piatti e nella preparazione dei cibi, che nelle sue massime espressioni raggiunge livelli veramente alti. La pratica di tagliare i cibi (e soprattutto la carne) a piccoli pezzi deriva dalla necessità di mangiare con le bacchette (kuaizi), il tipo di coltello utilizzato somiglia molto alle nostre mannarette (i coltelli per spaccare le ossa). C. Wang RAVIOLI AL VAPORE I ravioli (jiaozi) un involucro di pasta ripiena di carne e verdure, sono un alimento molto diffuso in Cina ed hanno anche un’origine molto antica. Si ipotizza che siano stati inventati durante il periodo dei tre Regni (dal 220 a.C. al 262 a.C.). I ravioli sicuramente sono uno degli alimenti più particolari della Cina, si distinguono dagli altri alimenti per la loro facile preparazione e per il loro inconfondibile sapore. Ci sono molti modi per cucinarli: al vapore, fritti o in zuppe. Ecco la ricetta di quelli al vapore, i più semplici da preparare Ingredienti per la pasta dei ravioli: 250 gr farina 150 ml acqua sale fino Ingredienti per il ripieno 150 gr maiale macinato 100 gr cavolo cinese erba cipollina Preparazione Disporre la farina su una ciotola e aggiungere un pizzico di sale, quindi incorporare l’acqua poco a poco. Dopo aver preparato l’impasto, lavorarlo con le mani, fino a quando sarà compatto e solido, allora lasciarlo riposare per un’ora. Nel frattempo dedicarsi alla preparazione del ripieno: tagliare finemente il cavolo cinese, mischiare la carne macinata e l’erba cipollina, amalgamando bene il tutto, quindi lasciarlo riposare in frigorifero per mezz’ora. Stendere la pasta su una spianatoia infarinata e ricavare dei dischi usando un tagliapasta o un bicchiere, stenderli con il mattarello e riporvi al centro un cucchiaio di ripieno. Chiudere il raviolo a mezzaluna dopo averne inumidito i contorni e schiacciare i bordi per farli aderire. Mettere i ravioli sul cestello per la cottura a vapore e aggiungere 1,5 cm d’acqua in ebollizione. Chiudere il cestello e cuocere per 15 minuti. Y. Ji Pagina 11 La parola alla IIB Ricette… CALDERETA DI MANZO La caldereta è un piatto simile allo spezzatino italiano a base di manzo, va cucinato molto lentamente. Più lenta è la cottura, più morbida e saporita sarà la carne. Altri ingredienti fondamentali sono la salsa di pomodoro e la purea di fegato. La salsa di pomodoro viene utilizzata allungandola con un po’ d’acqua, aggiungendo erbe aromatiche come aglio, cipolla, sale e pepe. Il fegato in purea, viene aggiunto per addensare la salsa. Si possono utilizzare quasi tutti i tipi di carne come il manzo, il maiale o il pollo. Si aggiungono poi verdure crude come carote, piselli e peperoni. J. Alindugan SHENDETLIE dolce albanese al miele Ingredienti 80 gr zucchero 150 gr di burro 300 gr di farina 10 gr di vaniglia 3 uova 1 tuorlo 4 cucchiai da tavola di miele 1 cucchiaio da tè di Bicarbonato di sodio 3 bicchieri di zucchero 2 bicchieri d’acqua 1 cucchiaio da tè di chiodi di garofano 1 limone Preparazione Separare i tuorli dai bianchi e montare quest’ultimi a neve ferma. Unire lo zucchero, il miele, il burro sciolto, la farina, il bicarbonato, la vaniglia e mescolare il tutto. Aggiungere i bianchi montati a neve mescolando piano. L’impasto è più sodo rispetto a quello di altre torte. Versare l’impasto in una teglia rettangolare, senza cerniera, imburrata e infarinata. Livellare con un cucchiaio bagnato d’acqua. Sbattere il tuorlo con poca acqua e spennellare l’impasto. Fare delle strisce sottili con i rebbi di una forchetta. Cuocere in forno preriscaldato a 180° per almeno 35 minuti. Lasciare raffreddare. FAGIOLATA BRASILIANA La fagiolata (feijoada) è probabilmente il piatto più rappresentativo della cucina del Brasile, uno stufato di maiale con fagioli neri. Ecco come prepararla in maniera facile e veloce. Ingredienti 1 kg fagioli neri 200 gr salsiccia 300 gr costine di maiale 2 cipolle 3 spicchi d’ aglio olio extravergine di oliva Prezzemolo, alloro, sale e pepe Preparazione Lasciare i fagioli a bagno per una notte in molta acqua, foglie d’ alloro e fare altrettanto con i pezzi di maiale. Far bollire il maiale per mezz’ora scolarlo metterlo in una pentola dai bordi alti insieme ai fagioli e alla salsiccia tagliata a pezzetti. Coprire con l’ acqua aggiungere sale e far cuocere per 2 ore a fuoco lento rigirando di tanto in tanto. Aggiungere le costine. In una padella a parte soffriggere olio, aglio, cipolla e pancetta con un po’ del brodo dei fagioli, con prezzemolo tritato e riversare il tutto nella zuppa lasciandola cuocere a fuoco lento. Si serve in terrine di coccio con contorno di riso bianco, verdure saltate, arance a spicchio e “faroffa” tipica farina brasiliana. L. Bonazzi Preparare lo sciroppo: mettere sul fuoco zucchero, acqua, scorza di limone e chiodi di garofano. Tenere sul fuoco per 10 minuti dal bollore, deve risultare piuttosto corposo. Lasciare intiepidire e versare sul dolce freddo, tagliato a rombi. Lasciar riposare 3-4 ore prima di consumarlo, è più buono il giorno dopo la realizzazione. S. Madau KIMBAP Il Kimbap è uno dei cibi preferiti dai coreani. Simile al sushi roll o maki giapponese è molto nutriente e alla mano per un pasto veloce ed è anche delizioso. Il significato del nome di questo piatto è : Kim= alga e bap= riso. Consiste, in riso al vapore con verdure, uova e carne arrotolati in un ‘foglio’ di Kim (alga essiccata), il tutto tagliato in dischetti perché sia più semplice da mangiare. Ce ne sono di vari tipi, con diversi ripieni e accostamenti: ognuno può scegliere nostro caso, preparare quello che più lo ispira. Chi conosce un po’ di cucina giapponese, avrà pensato che il Kimbap non è nient’altro che il Maki (sushi roll). Probabilmente questo piatto giapponese ha trovato spazio tra le cucine e i palati coreani durante la colonizzazione giapponese. La differenza essenziale tra maki e il kimbap è che in quest’ultimo non viene messo pesce crudo. Inoltre, è ricco d’ingredienti e proprio per questo motivo risulta avere una forma un po’ più ‘grassa’. Ora, vediamo che cosa ci serve per prepararlo. Non allarmatevi, se vicino casa avete un negozietto di roba e cibo asiatico sarà facile trovare tutto il necessario! Ingredienti 1 mazzo di spinaci; 2 carote; carne già cotta, il bulgogi è perfetto 2 uova; 3 bicchieri di riso; 1 cucchiaio da tavola di semi di sesamo; 2 cucchiaini di olio di sesamo; 1 pacchetto di fogli di alga essiccata. Preparazione Far bollire il riso e mischiarlo con olio e semi di sesamo. Bollire, o passare in padella, gli spinaci. Prendere le carote, tagliarle a striscioline e passarle in padella. Fare una frittata con le uova e tagliarla a striscioline. Una volta pronti tutti gli elementi, stendere il foglio di alga sulla stola di bambù, distribuire un cucchiaio e mezzo di riso bollito in modo che non rimanga tutto nel centro! Poi, prendere una strisciolina di frittata, una di carota, due spinaci e la quantità di carne desiderata e metterla in senso orizzontale sul riso. Consiglio: non esagerare con la quantità d’ingredienti, potrebbe diventare complicato arrotolare il tutto. A questo punto, prendere un lato del foglio d’alga, con la stola di bambù, e arrotolarlo su se stesso. Impugnare bene e tirare l’altro lembo con l’altra mano, ciò renderà più forte la presa e stringerà di più il contenuto. Una volta arrotolato il tutto, prendere due dita di riso bollito e attaccarlo al lembo di alga per serrare l’involtino. Tagliarlo a fette larghe circa 1,5 cm. Un altro tipo di kimbab, molto più semplice da preparare (ed il preferito della sottoscritta), è quello al tonno. Se non volete accostarvi le verdure, potete prendere solamente due scatolette di tonno al naturale, mischiarle con un po’ di maionese, e procedere arrotolando il tutto con riso e alga come spiegato sopra. H. Ponzin Pagina 12 La parola alla IIB -“Che cosa mangi a pranzo?” -“Polenta” -“ … e a cena?” -“Polenta” -- "... e la digestione?“ -“Un po’… lenta!!” Ho visto un uomo con un occhio PESTO e uno … RAGU’ Si dice che l’ appetito vien mangiando, ma in realtà viene a star digiuni! I piatti che mi prepara mia moglie si sciolgono in bocca. Mi piacerebbe che imparasse a scongelarli prima! Abbiamo riso abbastanza adesso … pasta! Nel Sahara il menù è molto limitato: c’è solo il DESSERT ! -Il prosciutto è triste, è morta…Della! - “La dichiaro in arrosto!” - “Ma ce l’ha il mandato di cottura?” - Come si chiama il pane dei ricchi? - PANDORO! Un uomo si presenta dal dottore con un melone sotto al naso, una carota in un orecchio e una banana nell’altro. Chiede: “che ne pensa di me dottore?” “Mi sa che lei non si alimenta correttamente!” - Cosa mangiano i fantasmini appena nati? - Hecto-PLASMON ! C H L K R N J R T H A H K O T U D’ C O A R E N A E. Treglia, A. Barbera, A. Brini