Numero 2, Novembre 2016
La parola alla IIB
Conosciamo davvero le regole di una buona alimentazione?... e se le conosciamo, le seguiamo?
Una sana e corretta alimentazione ….
E’ cominciato un nuovo anno scolastico,
e noi siamo qui per introdurvi
l’argomento
che
affronteremo
e
svilupperemo nel corso dei prossimi
mesi: la buona e sana alimentazione.
“L’alimentazione”: un tema vasto, per
molti aspetti a noi ancora sconosciuto,
ma sicuramente qualcosa di molto
importante per le nostre scelte di vita.
Non è, certo, la prima volta che ne
sentiamo parlare. Sin da quando eravamo
piccoli, genitori e insegnanti, hanno
cercato di farci capire, nel modo più
semplice possibile, cosa fosse meglio
mangiare.
Quante volte ci siamo sentiti dire:
“Mangia la frutta e la verdura che ti
fanno bene, lascia stare le patatine che ti
fanno male!”. Più ce lo ripetevano, più
noi ci chiedevamo come potesse, un cibo
così buono, farci del male.
Nel corso degli anni, affrontando
l’argomento da un punto di vista
scientifico, abbiamo cominciato a dare
una risposta a questa nostra domanda,
perché abbiamo capito quanto sia
importante prendersi cura del proprio
organismo scegliendo correttamente il
cibo, che è la “benzina” per il nostro
corpo.
Sebbene ormai tutti noi conosciamo le
corrette abitudini alimentari, c’è chi le
segue, più o meno scrupolosamente, e
chi,
nonostante
tutto,
preferisce
continuare a soddisfare il proprio palato
mangiando le tanto denigrate patatine o
altri cibi dannosi. Questa differenza si
può cogliere già tra di noi compagni di
classe, a merenda, momento di confronto
a livello di abitudini alimentari, della
nostra giornata scolastica.
La scuola cerca di sensibilizzarci a
questo argomento, ma non solo noi
ragazzi, abbiamo bisogno di essere
stimolati a mangiare in modo più sano.
Questo è il motivo per cui vengono
organizzate numerose manifestazioni con
lo scopo di ricordare, anche agli adulti,
l’importanza di una buona alimentazione.
A questo proposito ricordiamo l’Expo
che, essendo stato organizzato nel 2015 a
Milano, tutti noi abbiamo potuto seguire
da vicino.
E’ stata un’occasione per scoprire
come si mangia nel resto del
mondo, per conoscere piatti e
ingredienti diversi da quelli che
usiamo noi quotidianamente.
Leggendo queste nostre pagine
potrete
trovare
informazioni,
consigli e curiosità riguardanti la
corretta alimentazione, curiosando
nella cultura e nelle diete italiane e
di tutto il mondo.
E. Treglia
Lo sai che …
L’acqua è il primo componente del
corpo umano. Anche tu sei composto per
il 70% di acqua, lo sapevi? Per questo è
così importante bere da 8 a 10 bicchieri
d’acqua al giorno. L’acqua non solo ci
idrata ma ci aiuta anche a eliminare i
rifiuti dell’organismo. Tutti gli alimenti
contengono acqua, ma è necessario
anche bere per compensare il nostro
consumo costante.
Le proteine servono per la costruzione
dell’organismo, per la difesa delle
infezioni, per il trasporto di altre
particelle importanti con cui si legano.
Formano i muscoli e contribuiscono al
loro funzionamento.
Gli zuccheri, sono la principale risorsa di
energia del corpo soprattutto quando si
fanno sforzi fisici e sport. Ci sono
zuccheri semplici (glucosio, fruttosio,
galattosio) che si digeriscono più
lentamente.
Se si assumono gli zuccheri in giusta
quantità si può dare energia al corpo per
molte ore .
I grassi o lipidi, forniscono ancora più
energie al nostro corpo. Alcuni sono
addirittura indispensabili (presi in piccole
dosi) alla pelle, al sistema nervoso, al
cuore e alle arterie, e possono venire solo
dagli alimenti. Se mangiamo troppi
grassi, però, questi non vengono più
assimilati come nutrienti e finiscono per
accumularsi nel corpo, causando
l’aumento del peso e portando addirittura
all’obesità.
Le vitamine, proteggono le cellule
dall’invecchiamento
e
il
nostro
organismo da numerose malattie.
Servono al benessere di tutti i tessuti e
alla loro difesa. Dato che il nostro corpo
da solo non le produce (vengono definite
essenziali), devono essere assimilate ogni
giorno con il cibo. Tanto più il cibo è
naturale tanto più ricco sarà di vitamine.
I sali minerali, sono fondamentali per la
salute: contribuiscono alla costituzione
delle ossa e sono importanti per ogni
attività del nostro corpo. Tutti gli
alimenti contengono una o più di queste
preziose sostanze, ma se sono trattati
chimicamente o industrialmente ne
perdono una gran parte.
Le fibre, infine, che derivano dalla frutta
e dalla verdura, sono sostanze che il
corpo non è in grado di digerire, per
questo motivo rimangono nell’intestino,
aiutandolo a regolarsi naturalmente.
Aiutano a ridurre l’assorbimento di
zuccheri e grassi. Aiutano la formazione
delle feci.
E. Mariani, D. Di Cola, R. Pipia
Direzione, impaginazione, scelta grafica e immagini: E. Treglia, A. Brini, A. Barbera
La parola alla IIB
Tutti quello che dobbiamo sapere per scegliere bene cosa mangiare
I gruppi alimentari ……
Gli alimenti sono convenzionalmente
suddivisi in gruppi alimentari in base al
tipo e al contenuto dei nutrienti in essi
presenti.
Ogni gruppo comprende alimenti
equivalenti
tra
loro
sul
piano
nutrizionale, cioè che forniscono
all’organismo lo stesso tipo di nutriente
fondamentale.
Non esiste infatti un elemento completo
contenente tutti i nutrienti nelle quantità
e nelle porzioni necessarie all’organismo.
I gruppi alimentari sono utili a strutturare
in maniera corretta l’alimentazione
quotidiana: sarà sufficiente fare in modo
che ogni gruppo sia presente nella dieta
quotidiana in almeno una porzione.
1. carne, pesce, uova, legumi
Fonte di proteine, oligoelementi e
vitamina B.
Nell’ambito di questo gruppo sono da
preferire i legumi, il pesce, le uova e, più
raramente, la carne, mentre è opportuno
limitare il consumo di carni grasse ed
insaccati.
2. latte e derivati
Accanto al latte di mucca, per una dieta
varia e completa, è bene scoprire anche i
prodotti di capra e pecora e il latte
vegetale, come quello di riso, di miglio,
di soia e di farro.
Ottimi gli yogurt da preferire interi e
senza aggiunte di zuccheri, o di soia.
Con i formaggi non bisogna esagerare in
particolare con quelli prodotti in maniera
industriale.
3. cereali e tuberi
Fonte di amido, vitamina B e proteine,
gli alimenti da preferire in questo gruppo
sono i cereali integrali o semi-integrali in
chicchi come riso, orzo, farro, ed anche
la pasta, preferibilmente fatta con farine
integrali e quando possibile biologiche.
Il pane va consumato con moderazione e
scelto con cura.
Scegliere in questo gruppo almeno tre
porzioni giornaliere, consumando il
primo piatto una volta soltanto nell’arco
della giornata.
Per quanto riguarda i tuberi (patate
soprattutto) essendo alimenti ricchi di
calorie, sarebbe opportuno usarli con
moderazione e in sostituzione di pane o
pasta.
4. frutta e verdura
Fonte di vitamine A e C, sali minerali,
fibre alimentari e sostanze antiossidanti,
che hanno una azione protettiva per
l’organismo. E’ consigliabile assumere
sempre frutta e verdura di stagione, per
limitare l’intervallo di tempo che può
intercorrere tra la raccolta e il consumo e
quindi evitare il decadimento delle
proprietà nutrizionali dell’alimento.
Bisogna consumarne almeno 2 porzioni
al giorno, fino alla soglia consigliata di 5,
inserendole in ogni pasto principale
anche come prima portata.
5. grassi e oli da condimento
Gli alimenti appartenenti a tale gruppo
sono i grassi animali, solidi o semisolidi,
(burro, strutto, lardo, pancetta) e i grassi
vegetali, liquidi e solidi (olio di oliva,olio
di semi,margarine) e sono fonte di grassi
saturi,
insaturi
e
colesterolo,
rappresentando una grande fonte di
energia. Da preferire assolutamente gli
alimenti contenenti grassi insaturi come
ad esempio l’olio extravergine di oliva
pressato a freddo che, oltre a non
contenere colesterolo, ostacola anche la
formazione dei radicali liberi.
Da limitare invece gli alimenti contenenti
grassi saturi,che aumentano il rischio di
malattie cardiovascolari. E’ opportuno
non superare le 2 porzioni al giorno.
All’interno di questo gruppo sono inseriti
anche i dolci che vanno consumati con
moderazione. E’ importante imparare a
riconoscere e limitare non solo i dolciumi
in generale, ma anche quei cibi che
contengono elevate quantità di zucchero
nascosto, come le bevande gassate e
zuccherate o i cereali del mattino
addizionati di zucchero o le merendine
Raccomandiamo molta attenzione poiché
sono proprio queste le basi di alcune
malattie metaboliche, come il diabete e
delle malattie del cuore.
6. frutta secca
Noci, nocciole, arachidi, mandorle,
pistacchi: sono ricchi di grassi
polinsaturi, proteine, vitamina B1 ed E,
calcio, fosforo, potassio e fibre.
Pur se ricchi in calorie questi prodotti
dovrebbero
diventare
un’abitudine
quotidiana in qualità di spuntino (noci,
mandorle) o di aggiunta ai cibi (semi di
girasole, di zucca, di lino).
I PASTI
1.
Il pasto più importante è la colazione: per
essere completa ha bisogno di cibi
proteici, vari cereali e frutta di stagione.
Questi alimenti ti danno l’energia per
affrontare le ore di scuola senza fatica e
senza perdere la concentrazione.
Colazioni troppo ricche di grassi o,
addirittura, non fare colazione, posso
generare gravi scompensi al tuo
organismo: rischi di trovarti subito
debole e distratto.
2.
A metà mattina è importante fare uno
spuntino, magari con un frutto di
stagione per rimanere leggeri e
recuperare subito le forze consumate. Se
ti viene fame, non ti abbuffare di
dolciumi
e
patatine,
che
ti
appesantiscono e rischiano di rovinarti
l’appetito per il pasto di mezzogiorno.
3.
Il pranzo ti fornisce l’energia per il resto
della giornata. Prendi l’ abitudine di
iniziare con la verdura o la frutta. Scegli
poi una porzione di pasta e, quando puoi
di cereali in chicchi e preferisci le
proteine vegetali. Soprattutto, reidrata il
tuo corpo bevendo almeno 2 bicchieri
d’acqua prima di mangiare. Se la
merenda di metà mattina è stata troppo
ricca, rischi di non avere più appetito e il
pranzo potrebbe rivelarsi un brutto
momento.
4.
Nel pomeriggio, la merenda serve a
recuperare le energie dopo i compiti e
l’attività sportiva. Un pomeriggio passato
davanti alla TV e ai videogiochi, invece
rischia di portarti a smangiucchiare di
più.
5.
A cena è bene mantenersi leggeri per
favorire il riposo notturno senza
appesantire lo stomaco. Se vai a letto con
la pancia troppo piena il sonno potrebbe
non essere soddisfacente e la mattina
successiva non avrai voglia di alzarti.
E. Mariani, D. Di Cola, R. Pipia
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La parola alla IIB
Dieta vegana
La dieta vegana, o meglio la filosofia
alimentare adottata dai vegani, prevede
che non si mangi né carne né pesce,
come nella dieta vegetariana, ma oltre a
questi, non è tollerato il consumo dei
derivati dagli animali come ad esempio
le uova e i formaggi.
Dieta vegetariana
L'interesse nei confronti della dieta
vegetariana è aumentato molto in questi
ultimi anni, anche grazie allo scalpore
suscitato da recenti vicende come
l'influenza aviaria, il morbo della "mucca
pazza", il rapporto tra carne rossa e
tumori, o il diffondersi di reiterati episodi
di maltrattamenti agli animali negli
allevamenti
intensivi.
La
dieta
vegetariana
vieta
completamente
l'utilizzo di carne e pesce.
E’ consentito, invece, l'impiego di
alimenti di "derivazione animale" quali
le uova, il latte e i formaggi.
La dieta vegetariana ha radici
antichissime e le motivazioni che
spingono una persona ad adottarla
possono essere numerose: di ragione
religiosa, etica, economica, ecologica,
salutista, ecc.
Alla base di questa scelta c'è il rispetto
totale nei confronti degli animali e il
rifiuto di qualsiasi violenza perpetrata ai
danni degli esseri viventi, anche se negli
ultimi tempi molte persone decidono di
adottare questa dieta per perdere peso
oppure solo perché la ritengono una dieta
sana.
Oggigiorno ci sono tantissimi prodotti
vegani
in
commercio,
compresi
hamburger e wurstel (realizzati però solo
con ingredienti di origine vegetale)
quindi la varietà di scelta di cibo è ormai
davvero piuttosto vasta.
A. Brini
Impariamo a scegliere ciò che mangiamo.
Le etichette, le leggiamo?
Ritengo che le etichette siano uno
strumento che ci può aiutare nella scelta
di ciò che mangiamo.
Quando vado al supermercato le guardo
sempre, perché mi aiutano a fare una
spesa sana ed equilibrata: su di esse sono
indicati gli ingredienti che costituiscono i
vari alimenti.
Per questo motivo sono importantissime
per le persone che hanno un'allergia,
leggendole possono evitare i prodotti per
loro pericolosi.
Un'altra cosa che va sempre controllata è
la provenienza di un alimento: io cerco
sempre di scegliere prodotti locali, ad
eccezione di banane, ananas e altri
alimenti esotici che non si trovano in
Italia, perché il tragitto che fanno per
arrivare sulle nostre tavole è più breve e
così gli alimenti sono più freschi.
Le etichette permettono di controllare
anche le date di scadenza, per evitare di
comprare prodotti che magari non
facciamo in tempo a mangiare.
Una cosa che a volte do per scontata, e
che è, invece, sempre indicata, è dove
deve essere conservato un alimento: in
frigo, in freezer, all'asciutto...
Sulle etichette si trovano
indicate anche le calorie, che
sono molto importanti in
un'alimentazione sana e non
solo per chi è a dieta.
Ogni età ha infatti bisogno di
una quantità maggiore o
minore di calorie per uno
sviluppo o un mantenimento
equilibrato.
Io
non
presto
molta
attenzione alla quantità di un
alimento quando lo acquisto,
ma sbaglio: così facendo
rischio di non riuscire a
consumare completamente
ciò che acquisto e ne spreco
buona parte.
Sono invece più abituata a scegliere
prodotti biologici, cioè alimenti prodotti
in modo più naturale, ad esempio senza
ricorrere a sostanze chimiche nella
coltivazione.
Di solito prendo alimenti integrali, che
sono prodotti che non vengono raffinati,
al solo scopo di renderli più belli
esteticamente.
Per esempio, lo zucchero bianco viene
raffinato per essere del colore a cui
siamo abituati, ma il tipo di zucchero
più vicino al naturale è lo zucchero di
canna.
Infine, sto sempre attenta a dove va
buttata la carta del prodotto o la
confezione, in modo da fare una giusta
raccolta differenziata, perché è così che
anche noi ragazzi possiamo dare un
contributo all'ambiente.
M. Guerra
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La parola alla IIB
Per allenarsi occorrono le energie necessarie a sostenere lo sforzo fisico
Dieta per lo sportivo
I giornali e la televisione parlano spesso
di diete e di alimentazione, se ne parla
molto anche in ambiente sportivo ma, per
un motivo o per un altro, non tutti hanno
le idee chiare e spesso si tramandano
vecchie nozioni popolari non condivise
dalla scienza moderna.
Il motore umano ha bisogno di una
miscela di carboidrati, proteine, grassi
con dei rapporti percentuali preferenziali
per funzionare al meglio.
Allora, precisiamo subito quale debba
essere la miscela più opportuna per
qualsiasi essere umano:
- almeno il 50-60% delle calorie che
occorrono a ciascuno di noi, dve
provenire dal gruppo dei carboidrati
- non più del 30% dal gruppo dei grassi
ed il restante 10-20% dal gruppo delle
porteine.
Dato che il motore umano è molto
complesso, necessita anche di elementi
"protettivi"come vitamine e minerali.
Partendo da questo assunto è necessario
crearsi una consapevolezza alimentare, e
prendere confidenza con pochi concetti
generali che è utile conoscere per
impostare una corretta alimentazione in
relazione agli sforzi fisici da sostenere.
• come benzina (le calorie),
Dobbiamo innanzitutto ricordare che
tutto ciò che introduciamo nel nostro
organismo, deve, allo stesso tempo,
servire:
• per la continua manutenzione dei pezzi
usurati (le proteine con i loro
aminoacidi essenziali permettono il
continuo rinnovamento dei tessuti).
• come protezione (vitamine, minerali,
fibre, antiossidanti),
• per la regolazione termica (l’ acqua
delle bevande e quella contenuta nei
cibi),
RIFLETTIAMO SU .… il cibo “SPAZZATURA”
Dall’età prescolare all’adolescenza, molti
genitori concedono ai figli qualsiasi
merenda, snack salato o bibita gassata, te
zuccherati, patatine fritte in busta pur di
vederli mangiare qualcosa.
Ma si tratta di scelte nutrizionali
completamente errate!
Questi prodotti, infatti, sono tra i primi
responsabili dell’obesità e delle malattie
future
dei
bambini.
Proposti
generalmente fuori pasto o come
integrazione, rovinano l’appetito e
“sballano”
il
ritmo
regolare
dell’alimentazione.
Inoltre, forniscono calorie “vuote”che
non si associano a nutrimenti utili.
Come se non bastasse, rubano il posto al
consumo di cibi decisamente più sani
come frutta e verdura.
Ci sarà pure un motivo se negli Stati
Uniti patatine, snack, barrette al
cioccolato e bibite dolcificate si sono
guadagnate l’appellativo di “junk food”,
letteralmente “cibo spazzatura”!
E. Mariani, D. Di Cola, R. Pipia
Uno degli effetti dell'allenamento è
l'aumento del tessuto muscolare; ma se
aumenta la quantità di tessuto muscolare,
aumenta il metabolismo
I muscoli degli atleti consumano una
miscela di carboidrati e lipidi che varia in
percentuale a seconda degli allenamenti
effettuati e dell'intensità dell'esercizio
fisico quindi si ha bisogno di più
nutrimento
N. Alagni, G. Anselmi, G. Amodio
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La parola alla IIB
Come … e cosa si mangia in Italia ….
La cucina Italiana si è sviluppata attraverso i secoli: partendo da quella romana del IV secolo a. C. è stata influenzata dalla cucina
bizantina, araba, normanna ed ebrea. La scoperta dell'America ha, poi, introdotto alcuni ingredienti che sono ora alla base della nostra
cucina (patate, pomodori, peperoni, mais). La cucina italiana è tra quelle più famose ed apprezzate al mondo. Le sue caratteristiche
principali sono: la semplicità, la regionalità e la mediterraneità.
La semplicità deriva dal numero limitato di ingredienti, di solito da 4 a 8, e spesso "poveri" ovvero non troppo raffinati. I piatti
italiani sono stati creati più dalle "nonne" che dagli "chef" e si basano sulla qualità degli ingredienti e sulla cura della loro cucina più
che sulla ricercatezza dei sapori e sulla complessità della preparazione.
La regionalità deriva da questa matrice popolare che si è espressa in modo diverso nelle varie regioni basandosi su ingredienti e
tradizioni locali. Questo fa sì che la cucina italiana sia molto varia e che vi siano ancora molti ottimi piatti "nascosti" nonostante
molte ricette regionali si siano diffuse in tutta la nazione o internazionalmente.
La mediterraneità deriva dall'uso abbondante di vegetali: frutta, verdura, ortaggi, pane, cereali, patate, fagioli e altri legumi, noci,
semi. La frutta fresca è il dessert giornaliero, i dolci con zuccheri raffinati o miele sono mangiati poche volte la settimana. L'olio di
oliva è la principale fonte di grassi mentre i latticini, principalmente formaggi e yogurt, sono consumati in moderata quantità come il
pesce e il pollame mentre le carni rosse in quantità modesta. Questa alimentazione, chiamata dieta mediterranea, è molto salutare in
quanto ha un basso contenuto di grassi, in particolare saturi, cioè i più pericolosi per il sistema circolatorio e per possibili tumori.
A. Barbera
VALLE D’AOSTA.
Paragonata al resto, la cucina valdostana,
è ricca di piatti deliziosi e buonissimi,
perfetti per tutte coloro desiderano
sperimentare in cucina e conquistare la
propria famiglia con pietanze del gusto
unico. Troviamo infatti piatti ricchi e
deliziosi la Chnéfflene, bottoncini di
pastella che vengono cotti in acqua
bollente e conditi con fonduta, panna e
speck e cipolla, gli Chnolle, gnocchetti di
farina di mais, con brodo di carne di
maiale ma anche la Pèilà, deliziosa
minestra di farina di segale e di
frumento, pane, fontina e burro.
EMILIA ROMAGNA
Ricca e golosa la cucina dell’Emilia
Romagna, spesso con le sue ricette
simbolo
dell’Italia
in
tavola.
Cominciando dalla pasta fresca all’uovo,
ripiena oppure non, come le tagliatelle
tradizionali di Bologna, i tortellini di
Castelfranco e i cappellacci alla zucca di
Ferrara. Fra gli antipasti i più famosi ci
sono il gnocco fritto e lo scarpazzon e,
fra i primi piatti ricordiamo i passatelli in
brodo e gli anolini di Parma, tutti i
tortelli, le tagliatelle al ragù e i pisarèi e
fagioli. Tanti primi piatti nella tradizione
emiliana e romagnola, come tanti
prodotti unici al mondo come l’aceto
balsamico, il prosciutto di Parma, il
culatello di Zibello e il Lambrusco.
LIGURIA
La cucina ligure è attraversata dal
profumo del basilico che nel mortaio
insieme a olio, aglio, formaggio e pinoli
diventa pesto, la gustosa salsa ligure che
accompagna, trofie, trenette e numerose
varietà di pasta per primi piatti golosi e
veloci. Il pesce è spesso protagonista
nelle ricette tipiche della cucina ligure,
dal cappon magro - nato per recuperare
gli avanzi - allo stoccafisso brandacujon.
Ma troviamo anche molti piatti a base di
verdure, dal polpettone di fagiolini e alle
torte rustiche come la torta pasqualina e
la torta salata di borragine. E poi la
focaccia, e tra tutte quella di Recco, la
sardenaria e la farinata ricette di grande
varietà e tradizione.
G. Valdonio
PIEMONTE.
La cucina piemontese è fra le più varie
d’Italia. I piemontesi amano sedersi a
tavola ogni giorno con un piatto nuovo.
Nelle loro ricette abbondano burro, lardo
e carne. Si utilizza molto il riso, è una di
quelle che ne produce di più in Europa.
La cucina locale ha mantenuto una sua
personalità nonostante abbia subito
l’influenza di quella francese. Un
prodotto tipico è la farinata: una sorta di
focaccia preparata con farina di ceci.
LOMBARDIA.
Le tradizioni culinarie lombarde sono
molto semplici. Grazie alla Pianura
Padana dove si può coltivare quasi ogni
tipo di alimento, la cucina si è sempre
ampliata e ogni città ha la sua
particolarità: a Milano, per esempio,
sono molto noti i risotti che vengono
preparati con vari condimenti; quello che
rispecchia di più il capoluogo lombardo è
il risotto con l’ossobuco. Sempre a
Milano si sono sviluppate altre ricette
come quella della cotoletta alla milanese.
Nel resto della Lombardia si cucina
molto pesce di fiume e di lago perché la
regione è fra le più “bagnate” dal corso
dei fiumi e dei quattro laghi.
VENETO.
Quattro sono gli elementi che dominano
la cucina veneta: riso, polenta, fagioli e
baccalà. Quest’ultimo è considerato
l’elemento unificatore della cucina
veneta. Sono caratteristici i condimenti,
una molto nota è il radicchio coltivato
nella pianura Padano-Veneta. Il primo
piatto caratteristico sono gli gnocchi
(“bigoli”). Dato che la regione affaccia
sul mare, molto praticata è la pesca,
soprattutto alla foce del Po e un piatto
tipico a base di pesce sono le sarde sacor.
I veneti sono specializzati anche nel
cucinare volatili come oche, piccioni e
quaglie.
P.Spada
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La parola alla IIB
ABRUZZO.
La cucina abruzzese si fonda sulla
tradizione agricola e pastorale e offre una
grande varietà di sapori.
Gli arrosticini (fatti a mano o a
macchina), gli spaghetti alla chitarra, le
bruschette (che possono essere con uovo
e peperoni, pomodoro o salsiccia), sono i
piatti tipici abruzzesi. Anche la pasta
all’amatriciana era di origine abruzzese
sebbene oggi sia considerato un piatto
tipico romano.
TOSCANA.
La cucina toscana è costituita soprattutto
da piatti a base di carne ovina e bovina,
tra cui ricordiamo la chianina e la
maremmana, e di selvaggina come il
cinghiale. In questa regione è diffuso
l’uso del pane senza sale. Tra i formaggi
quello tipico è il pecorino toscano, tra i
formaggi molli ricordiamo il raveggiolo
e la ricotta.
UMBRIA.
La cucina umbra si basa soprattutto sulla
carne e sui prodotti della terra, che
vengono usati in tutti i pasti.
È una cucina semplice, che però esalta i
sapori delle materie prime.
La bruschetta solo con olio e sale, la
panzanella, la pizza salata, questi sono
alcuni dei piatti tipici umbri.
SICILIA.
La cultura della cucina siciliana è la
fusione di diverse culture: Greci,
Spagnoli, Romani, tutti hanno aggiunto
un po' di sapori. Le ricette sono
caratterizzate dai diversi gusti del
Mediterraneo.
Gli arancini, la pasta alla Norma, il Cous
Cous, il pesce alla griglia sono i primi e i
secondi piatti più diffusi in Sicilia.
Come dolci invece ricordiamo i cannoli,
il pan di Spagna e le deliziose granite.
M. Guerra
MARCHE.
La cucina marchigiana è fortemente
caratterizzata
da
due
aspetti
corrispondenti
alle
caratteristiche
geografiche della regione: quello
dell’entroterra e quello marittimo. In
questa regione infatti si può passare dagli
oltre 2000m del Monte Vettore al mare
in poco più di un’ora e durante il viaggio
si incontrano i boschi appenninici che
regalano profumatissimi tartufi bianchi e
neri. La cucina contadina dell’entroterra
è dominata dai funghi, dal tartufo e
dall’uso delle olive. Sulla costa invece si
possono gustare una gran quantità di
prodotti ittici.
MOLISE.
Gli alimenti più utilizzati in questa
regione sono sicuramente le carni. Molto
diffusi sono anche i risotti, i funghi e le
zuppe di pesce.
BASILICATA.
La cucina della Basilicata affonda le sue
radici nei costumi semplici della sua
popolazione che ha dovuto adattarsi a
una terra non certo ricca di risorse
naturali. Alla base della gastronomia
lucana ci sono l’allevamento e
l’agricoltura. I cibi sono genuini, hanno
un sapore antico che è rimasto immutato
nel tempo. Viene usato poco il burro
mentre domina in ogni piatto l’olio
d’oliva. I salumi prodotti in questa terra
sono straordinari e molto apprezzati fin
dall’antichità. Un altro protagonista della
cucina lucana è sicuramente il
peperoncino e viene adoperato per creare
piatti deliziosi.
CALABRIA.
La cucina calabrese è di origine
contadina, è una cucina povera e molto
religiosa. Per ogni festività religiosa ci
sono piatti diversi: a Natale e
all’Epifania si usa mettere in tavola
tredici portate, a Carnevale si mangiano
maccheroni, polpette e carne di maiale e
Pasqua, invece, si festeggia con l’arrosto
di agnello. Un prodotto caratteristico e
la nduja.
LAZIO.
La cucina laziale è rappresentata in gran
parte da quella romana nella quale sono
convogliate tutte le specialità delle
tradizioni culinarie della regione. Perduti
i fasti dell’Antica Roma, dove era
possibile
mangiare
qualunque
prelibatezza del mondo civilizzato,
questa è una cucina che ha perso in gran
parte il suo filone aristocratico. Nella
gastronomia romana hanno fortemente
prevalso tre componenti popolaresche:
ebraica, burina e macellara. L’ebraica è
la più raffinata cui si devono celebri
piatti come i carciofi alla giudia. La
burina, di derivazione abruzzese che ha
portato i “bucatini all’amatriciana” e la
“pasta alla carbonara”.La macellara è
nata invece intorno ai mattatoi con
protagonisti le interiora (sopra la
“pajata”), le zampe e la guancia.
A. Cannilla
N. Radice
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La parola alla IIB
FRIULI VENEZIA GIULIA.
Dal punto di vista economico, i principali
distretti alimentari sono quelli del settore
vitivinicolo e quello del Prosciutto di San
Daniele. È una cucina prevalentemente
di terra, con incursioni nella cucina di
mare sulla costa adriatica. Molto
rilevanti i vini friulani, bianchi e rossi, e
piuttosto importante e caratteristica la
tradizione dei distillati, fra i quali la
grappa friulana. I piatti tipici sono il
frico, nelle due versioni con patate e
croccante, la brovada e il musetto, i
cjarsons, i blecs e la polenta di granturco,
la gubana.
TRENTINO ALTO ADIGE.
La cucina del Trentino Alto Adige si
fonda principalmente su un trinomio di
alimenti: mele, speck e polenta che
riassumono gran parte della cucina
tradizionale di questa regione di
frontiera, una cucina senza fronzoli, dai
sapori forti e genuini.
D. Brandolini
PUGLIA.
La cucina pugliese si caratterizza
soprattutto per il rilievo dato alla materia
prima, sia di terra che di mare, e per il
fatto che tutti gli ingredienti sono
appunto finalizzati ad esaltare e a non
alterare i sapori base dei prodotti usati.
Pertanto si troveranno tutte le verdure di
stagione, dalla cima di rapa al cavolo
verde, al cardo, ai peperoni, alle
melanzane, ai carciofi, tutti i legumi, dai
fagioli alle lenticchie alle cicerchie e alle
fave, e tutti i prodotti del mare, in
particolare dell'Adriatico; questi ultimi
hanno una particolare caratteristica che li
distingue,
in
conseguenza
della
particolare pastura che si rinviene lungo
le sue coste, e dalle polle di acqua dolce
che si scaricano in mare, e che servono
ad attutire il salmastro, ma non ad
alterarne il profumo. Peraltro, anche se vi
sono dei piatti comuni, le ricette variano
da provincia a provincia, e talvolta, da
città a città, così per esempio le ricette
tipiche delle province di Bari, Brindisi e
Taranto, adagiate sul mare, non sono
uguali a quelle praticate nella provincia
di Foggia.
SARDEGNA.
La cucina sarda è caratterizzata dalla
varietà, arricchitasi nel corso della storia
di apporti e contaminazioni derivati da
contatti e scambi fra diverse culture
mediterranee. Varia e diversificata,
spazia dalle carni arrostite, al pane,
formaggi, vini, piatti di mare e di terra, di
derivazione contadina e pastorale, di
cacciagione, di pesca e di raccolta di erbe
spontanee.
CAMPANIA.
La Campania può vantare una delle
tradizioni culinarie più antiche, e più
ricche, del panorama gastronomico
mondiale. Rinomata sin dall'antichità per
le sue peculiari caratteristiche climatiche
a cui si è sommato, nel corso dei
millenni, l'opera fertilizzante dei
numerosi vulcani presenti sul territorio.
In più, l'esser stato un crocevia di popoli
e culture del mediterraneo ha reso questa
parte della penisola un territorio unico
dal punto di vista agroalimentare. Patria
prediletta della dieta mediterranea, della
pizza, delle salse di pomodoro, della
paste alimentari e del gelato, oltre che di
molte altre specialità gastronomiche
oggi conosciute e apprezzate in tutto il
mondo.
E. Cao
Scopriamo su cosa si basava l’alimentazione dei nostri antenati.
Come mangiavamo un tempo?
Gli
storici
sono
unanimi oggi
nell'affermare che, se è vero che l'Uomo
è un essere onnivoro, per diversi milioni
di anni è stato principalmente carnivoro.
Dalle origini sino all'inizio del Neolitico,
l'Uomo era un cacciatore-raccoglitore
nomade, il cui cibo era costituito
essenzialmente di selvaggina, ma anche
bacche e radici. I nostri antenati
mangiavano anche, in via accessoria,
vegetali e, in qualche occasione, semi
selvatici.
Diventando
progressivamente
più
sedentario a partire dal Neolitico, l'Uomo
vivrà i primi grandi cambiamenti
alimentari della sua storia. Lo sviluppo
dell'allevamento degli animali gli
consentirà di continuare a mangiare
carne (ma non proprio la stessa) e
sviluppando l'agricoltura produrrà cereali
(grano, segale, orzo …) e in seguito
leguminacee (lenticchie, piselli…), e
infine frutta e verdura.
Questa vera e propria rivoluzione dello
stile di vita dei nostri antenati ebbe
perciò
delle
conseguenze.
Sulla salute innanzitutto, perché la mono
coltura riduceva la variante del cibo e
abbassò l’aspettativa di vita delle
popolazioni interessate. L’agricoltura
(anche se realizzata su terre alluvionali
ricche e ben irrigate come in Egitto e in
Mesopotamia) si rivelò molto più
faticosa in termini di sforzi fisici rispetto
alla braccata e alla caccia della
selvaggina del mesolitico, ma anche
degli animali di grosse dimensioni del
paleolitico superiore.
L'uomo primitivo aveva vissuto in
armonia e in equilibrio con la natura e,
quando il suo cibo naturale si spostava
per via delle migrazioni delle specie o
del ciclo delle stagioni, l'uomo si
spostava anch'esso. Sedentarizzandosi
s'impose nuovi vincoli e nuove
restrizioni.
Uscendo da questo "paradiso terrestre“,
se così si può definire, per diventare
autonomo, rispetto alle sue fonti di
approvvigionamento alimentare infatti,
l'agricoltore-allevatore
dovette
in
particolare fronteggiare numerosi nuovi
rischi: capricci del clima, rischi rispetto
alla scelta delle varietà e delle specie più
o meno produttive e fragili, ma anche
rischio in relazione alla scelta dei terreni
più o meno adatti.
Dinnanzi alla paura della carestia,
l'agricoltore non smetteva di pensare che
bisognava produrre di più e che, di
conseguenza, servivano nuove braccia.
Senza saperlo l'agricoltore e i suoi figli
hanno così dato vita a un circolo vizioso.
Contribuendo
a
uno
sviluppo
demografico costante, i rischi e la gravità
delle carestie per via dei cattivi raccolti
erano tanto più catastrofici.
E Mariani
Pagina 8
La parola alla IIB
Come si mangia nel resto del mondo …
La scoperta di queste tradizioni e di
questi sapori, rappresenta per noi un
momento unico; bisogna ricordare che
ogni popolo ha qualcosa da insegnarci, e
che la via di mezzo è la giusta strada per
mangiare bene, in modo sano, e con
gusto.
Adesso approfondiamo le caratteristiche
alimentari di alcuni Paesi, introdotti da
chi di noi, in questi, ha le sue origini,
attraverso notizie o ricette di piatti
tipici.
E. Treglia
Le Filippine
Mentre stiamo mangiando, a colazione,
a pranzo o in qualunque altro momento
della giornata, proviamo a chiederci
cosa staranno mangiando, nello stesso
momento, nel resto del mondo.
Le abitudini alimentari variano da
Paese a Paese. Quella italiana è il
classico esempio della cosiddetta dieta
mediterranea,
ma
è
importante
menzionare anche quella francese e
spagnola.
La prima è molto famosa per i formaggi
ed il pane, mentre quella spagnola è
ricordata, oltre che per l’uso delle
spezie, anche per l’accostamento della
carne al pesce (la paella).
Totalmente opposta alla cucina del Sud
Europa è quella del Nord, famosa per la
varietà delle sue zuppe di carne.
L’antitesi della tradizionale cucina
europea è sicuramente l’alimentazione
americana. La prima caratteristica della
cucina americana è il fatto di essere
priva di prodotti tipici, e soprattutto il
fatto di essere improntata sulla velocità
e la praticità, a discapito della salubrità
del cibo. E’ per questo motivo che
l’America registra un altissimo numero
di casi di obesità rispetto ad altre
nazioni nel mondo. Questa è la
conseguenza della mancanza di una
sana cultura alimentare. L’America è
famosa in tutto il mondo, per essere la
patria dei fast-food; tanto da piazzarsi
al primo posto come modello di
“alimentazione più dannosa al mondo”.
Si
tratta
di
un’alimentazione
particolarmente grassa, ricca di
zuccheri e con cibi ricchissimi di sodio;
quasi priva di vitamine, fibre e minerali.
Tutto ciò causa moltissime malattie
cardio-vascolari, oppure l’insorgenza di
tumori all’apparato digerente.
L’alimentazione
orientale,
invece,
racchiude le tradizioni culinarie di tre
diversi paesi quali: il Giappone, la Cina,
e l’India. La matrice comune di queste
alimentazioni è la semplicità, che non
sfocia mai nella poca raffinatezza.
Queste alimentazioni, in particolare
quella cinese e giapponese, sono da
sempre considerate “dietetiche”, grazie
ad una dieta che varia fornendo sempre
proteine nobili, ma alternandole tra loro
con pesce e carne; sempre associate a
verdure spesso cotte al vapore.
Nell’alimentazione giapponese ciò che
predomina è la semplicità degli
ingredienti: gli alimenti base di questa
cucina sono il pesce, le verdure e alcune
radici, che fungono da condimento, al
posto delle spezie.
Il piatto più significativo della tradizione
giapponese è di sicuro il sushi. Si tratta
di riso cotto, condito con zucchero,
aceto di riso e sale e accompagnato da
pesce crudo e diverse varietà di verdure.
La nostra classe, la IIB, è un miscuglio
di culture e di etnie: nel piatto di
ciascuno di noi, ogni giorno, ci sono
sicuramente pietanze molto diverse tra
loro. L’alimentazione nel mondo è un
meraviglioso mosaico di colori, profumi,
sapori e tradizioni che sono la
quotidianità di ognuno di noi.
La cucina presenta caratteristiche
piuttosto acidognole: quasi tutto è cotto
con aceto e spremute di agrumi.
Filippine: riso, mango, spezie, pesce e
salsicce da comprare al mercato e
consumare sulla spiaggia. Tradizioni
spagnole, messicane e asiatiche rivisitate
e fuse con accenti latini.
Un mix di sapori intensi e spesso
inconsueti. Una cucina poco conosciuta
all’estero, che si propone come crocevia
gastronomico tra Asia e Spagna, con
influenze dal Messico - la colonia di
Madrid che per secoli è stata il ponte tra
la madrepatria e le isole asiatiche - e
dalla Cina. Certo, i novanta milioni di
Filippini sono asiatici molto particolari in
tutte le loro manifestazioni, non solo
nell’arte culinaria.
ORIGINE E PROVENIENZE DEL CIBO
Per capire le particolarità dell’arte
culinaria filippina, e la sua originale
fusione ispano-asiatica, scopriamo la
storia di questa nazione formata da più di
settemila isole. Genti di stirpe mongola
colonizzarono l’arcipelago circa 15 mila
anni fa e cominciarono a coltivare il riso,
il loro principale alimento.
Poi vennero gli spagnoli, che portarono
piatti come la caldereta, le empanadas e i
tamales per arricchire la dieta molto
basilare delle popolazioni locali. I
britannici fecero una fugace apparizione
nella seconda metà del Settecento, ma
non lasciarono tracce “golose”. Infine gli
Americani, che si stabilirono qui alla fine
dell’Ottocento e rimasero fino alla
Seconda Guerra Mondiale, lasciarono un
“tatuaggio” culturale più evidente: qui
quasi tutti parlano inglese (con accento
yankee), e non sono rari i fast food.
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La parola alla IIB
TANTI PAESI UN PALATO
A livello gastronomico, più interessante e
profonda è stata l’influenza cinese, vista
anche la cospicua immigrazione da quel
Paese. La gastronomia pinoy (termine
col quale i filippini definiscono se stessi)
può contare su un gran numero di
ingredienti freschissimi (pesce, frutti di
mare, riso, cocco, frutta esotica, usata
anche in preparazioni salate) e anche di
metodi di cottura mutuati dai diversi
Paesi dell’area, che si fondono e si
integrano per dare emozioni inconsuete
al palato. Le salse all’aglio e pomodoro
provengono dalla Spagna, i curry e l’uso
del latte di cocco dalla Malesia, la salsa
di soia, gli agrodolci e le combinazioni a
base di zenzero sono invece proprie della
cucina cinese. La paella è una delle
pietanze più diffuse, come tanti altri
piatti a base di arroz (riso): l’arroz
valenciana (paella di pesce) e il bringhe
(un piatto di riso colloso con latte di
cocco). La salsa di soia è onnipresente in
cucina e serve a condire soprattutto le
carni. La preparazione più popolare è
l’adobo, uno stufato di maiale con aglio,
salsa di soia, foglie di alloro e aceto per
creare un intingolo agrodolce che si
cucina con metodo spagnolo.
DOLCE E SALATO
Dalla Madrepatria sono arrivati anche i
chorizos, le salsicce alla paprika. Il pesce
freschissimo (dai gamberi alle cernie,
dalle seppie ai granchi) è portato in
tavola sotto forma di seviche (crudo e
marinato nell’aceto), o kilawin, quando
alla seviche si aggiunge abbondante chili
affettato e crema di cocco. Esiste una
variazione dei tagliolini cinesi detta
pancit (addirittura vengono serviti in
locali “dedicati”, le panciterias e conditi
con un’infinita varietà di salse, dalle
ostriche a una salsa di gamberi e uova di
anatra). In ogni festa popolare non
manca mai il lechon, maialino di latte
stufato con foglie aromatiche. I dessert a
base di riso e latte di cocco sono di
derivazione malese, come il bibingka,
una torta di riso cotta in un forno
portatile di terracotta e insaporita da
foglie di banana e clay. Si trova anche
sottoforma di street food. L’halo-halo,
però, è forse il dessert più famoso: si
tratta di una coppa di vetro riempita con
fagioli e ceci sottoconserva e dolcificati,
polpa di cocco (macapuno), langka
(jackfruit), riso, radice di igname,
ghiaccio tritato, flan de leche (tipo
budino di latte), banane dolcificate, latte.
E per finire, una guarnizione di gelato.
I PASTI AL GIORNO
I filippini mangiano (almeno) cinque
volte al giorno e, a metà mattinata e a
metà
pomeriggio,
fanno
sempre
merenda. Il breakfast (almusál) consiste
in riso fritto con uova e pan de sal (dei
panini dolci) mangiati caldi e caffè forte.
Per il tanghalían (pranzo) o la hapúnan
(cena) vengono serviti (tutti insieme,
nello stesso momento) tanti piatti diversi:
riso, zuppe, stufati, verdure soffritte,
condimenti. Le pietanze vengono
chiamate a seconda del metodo di
cottura, piuttosto che riferendosi
all’ingrediente principale: così, ad
esempio, il kare kare è un curry leggero
cucinato in una sublime e “setosa” salsa
di arachidi. Per la merenda, i filippini che
stanno fuori casa, in viaggio o al lavoro,
hanno a disposizione un “eden” di street
food.
LE BANCARELLE DI MANILA
Ovunque, nelle caotiche strade di
Manila, come nei mercati dei villaggi più
piccoli, si trovano bancarelle con ogni
leccornia locale. Fra gli street food più
popolari: banana cue (banane infilzate su
uno stecco di legno, rotolate in zucchero
di canna e poi fritte); betamax (cubetti di
“sangue di pollo essiccato” e arrostito);
kamote (una patata dolce pelata, passata
nello zucchero di canna e poi fritta);
chicharon (ciccioli). Poi le polpette di
pesce o di calamari, messe su uno
spiedino e poi condite con una salsa
agrodolce ; gli isaw (intestini di pollo); le
kwek-kwek (uova di quaglia bollite,
intinte nel burro e poi fritte); le
tokneneng (a base di uova di gallina).
UN VERO MERCATO
A Manila il posto dove “costruirsi” un
sano appetito è Intramuros, cuore della
città costruita dai colonizzatori spagnoli
e cinta da mura, dove visitare alcuni
edifici storici (come la Casa Manila, una
stupenda dimora coloniale) sopravvissuti
ai bombardamenti della Grande Guerra e
antiche chiese, come la cinquecentesca
San Augustin, che miscela influenze
castigliane, cinesi e locali. Dopo, si può
andare a dare un’occhiata al principale
mercato della capitale: dalla sezione
delle carni , si passa a quella del pesce:
colorati pesci pappagallo (blu e gialli),
lapu-lapu (cernia locale), verdure, tra cui
il kangkong, “spinacio di fiume”,
onnipresente in tanti piatti, e il
kalamansi, un agrume dalla forma e
dimensione di una pallina di ping-pong,
dalla buccia verde come il lime e dalla
polpa dolce e color arancio come quella
del mandarino. Abbondano ovviamente,
soprattutto in estate, le diverse varietà di
manghi dolcissimi, frutti nazionali delle
Filippine, presenti in piatti anche salati.
Viaggiando verso sud, per raggiungere il
Lago Taal (al centro del quale sorge un
vulcano, che contiene poi un altro lago
da cui emerge un secondo cono
vulcanico), ci si può fermare al piccolo
ma animato mercato di Tagaytay.
Ci sono vari tipi di riso sulle bancarelle,
come il Crystal Blue, il Dinorado (il più
caro), l’Angelika, il Triple Star. E poi le
uova, che nelle Filippine sono un “affare
serissimo”, nel senso che una piccola
variazione di forma e dimensioni può far
variare sensibilmente il prezzo. Una
bottega vende esclusivamente uova:
alcune strane, color magenta intenso.
Sono uova d’oca messe per due
settimane “a riposare” sotto fango e sale.
Non manca nemmeno qui il più tipico (e
popolare) street food pinoy: i balut, uova
d’anatra con l’embrione del pulcino
dentro: si mangiano condite con sale
A. Reyes
Pagina 10
La parola alla IIB
La Cina
Il concetto dello Yin e Yang è alla base
del pensiero orientale ed è applicato
anche al cibo: bisogna unire ciò che è
sotto terra (compatto e vigoroso) con ciò
che si protende verso l'alto (leggero).
Bisogna combinare:
i cinque sapori fondamentali
(acido, piccante, amaro, dolce e salato)
le sei gradazioni del gusto
(fresco, fragrante, profumato, fermentato,
grasso, forte),
le 4 consistenze
(fondente, croccante, secco, morbido).
La tradizione culinaria della Cina è
basata su un alimento caratteristico che si
trova in tutto il continente: il riso. Ci
sono tanti tipi di riso con tanti tipi di
gusti (dolce, amaro, salato, piccante...).
Con il riso si possono fare anche dolci
così come sono molto difffuse anche le
zuppe.
A. Xu
LA CUCINA CINESE
La cucina cinese differisce dalle
principali cucine orientali in quanto priva
di restrizioni di ordine religioso (come il
divieto del consumo di carne suina o
bovina, come avviene per l’induismo e
l’islam). Ne risulta un modello di cucina
che ha sempre avuto come obiettivo la
valorizzazione di qualunque alimento.
In Cina convivono cinque scuole di
cucina, ciascuna legata ad una regione.
La cucina cantonese è quella che più si
avvicina alla cucina proposta dai
ristoranti cinesi nostrani, i piatti tipici
sono il pollo al limone e il riso alla
cantonese.
La cucina del nord, della regione dello
Hebei (dove è situata Pechino) è famosa
per i ravioli (jiaozi) e l’anatra laccata
(kaoya), piatto molto complesso e
raffinato.
La cucina del Sichuan, pressoché
sconosciuta in occidente, è la più
piccante. Uno dei piatti caratteristici è il
mapo doufu (tofu) piccante.
La cucina del Fujian è rinomata per le
zuppe e le ostriche.
La cucina del Jiangsu e dello Zhejiang è
nota per i pesci d’acqua dolce e di mare,
i granchi, e per un piatto molto
particolare: le lingue d’anatra affumicate.
Gli alimenti della cucina cinese
Uno dei pochi alimenti che non rientrano
nella cucina cinese sono il latte e i suoi
derivati, che costituisce un’acquisizione
molto recente ed è totalmente assente
nella tradizione, come avviene del resto
in quasi tutto l'oriente.
Tra le carni, quella suina è senz'altro la
preferita, seguita da quella di pollo e solo
in ultima sede da quella bovina. La carne
ovina è ancora oggi utilizzata solamente
dalle minoranze etniche.
I grassi utilizzati dai cinesi sono derivati
dal maiale e dagli oli di semi (arachidi,
soia e colza), non si usa l'olio di oliva.
Tra le verdure, sono molto diffusi aglio,
cipolla, porri, e verdure a foglia verde,
mentre carote, zucchine e pomodori
hanno scarso impiego.
La pasta e il pane, entrambi preparati con
grano tenero, sono più diffusi al nord,
mentre nel resto del paese il riso la fa da
padrone.
Il ruolo della soia e dei derivati, è molto
importante: i prodotti più conosciuti sono
la salsa di soia e il tofu.
La cucina cinese non possiede un'arte
pasticcera, i dolci sono relegati a un
ruolo di secondo piano e non prevedono
elaborazioni significative.
Come in ogni cultura culinaria orientale
che si rispetti, la religione e la filosofia
hanno un ruolo fondamentale e questo si
ripercuote nella cura dell'estetica dei
piatti e nella preparazione dei cibi, che
nelle sue massime espressioni raggiunge
livelli veramente alti.
La pratica di tagliare i cibi (e soprattutto
la carne) a piccoli pezzi deriva dalla
necessità di mangiare con le bacchette
(kuaizi), il tipo di coltello utilizzato
somiglia molto alle nostre mannarette (i
coltelli per spaccare le ossa).
C. Wang
RAVIOLI AL VAPORE
I ravioli (jiaozi) un involucro di pasta
ripiena di carne e verdure, sono un
alimento molto diffuso in Cina ed hanno
anche un’origine molto antica.
Si ipotizza che siano stati inventati
durante il periodo dei tre Regni (dal 220
a.C. al 262 a.C.).
I ravioli sicuramente sono uno degli
alimenti più particolari della Cina, si
distinguono dagli altri alimenti per la
loro facile preparazione e per il loro
inconfondibile sapore.
Ci sono molti modi per cucinarli: al
vapore, fritti o in zuppe.
Ecco la ricetta di quelli al vapore, i più
semplici da preparare
Ingredienti per la pasta dei ravioli:
250 gr farina
150 ml acqua
sale fino
Ingredienti per il ripieno
150 gr maiale macinato
100 gr cavolo cinese
erba cipollina
Preparazione
Disporre la farina su una ciotola e
aggiungere un pizzico di sale, quindi
incorporare l’acqua poco a poco.
Dopo aver preparato l’impasto, lavorarlo
con le mani, fino a quando sarà compatto
e solido, allora lasciarlo riposare per
un’ora.
Nel frattempo dedicarsi alla preparazione
del ripieno: tagliare finemente il cavolo
cinese, mischiare la carne macinata e
l’erba cipollina, amalgamando bene il
tutto, quindi lasciarlo riposare in
frigorifero per mezz’ora.
Stendere la pasta su una spianatoia
infarinata e ricavare dei dischi usando un
tagliapasta o un bicchiere, stenderli con il
mattarello e riporvi al centro un
cucchiaio di ripieno. Chiudere il raviolo
a mezzaluna dopo averne inumidito i
contorni e schiacciare i bordi per farli
aderire.
Mettere i ravioli sul cestello per la
cottura a vapore e aggiungere 1,5 cm
d’acqua in ebollizione. Chiudere il
cestello e cuocere per 15 minuti.
Y. Ji
Pagina 11
La parola alla IIB
Ricette…
CALDERETA DI MANZO
La caldereta è un piatto simile allo
spezzatino italiano a base di manzo, va
cucinato molto lentamente. Più lenta è la
cottura, più morbida e saporita sarà la
carne. Altri ingredienti fondamentali
sono la salsa di pomodoro e la purea di
fegato. La salsa di pomodoro viene
utilizzata allungandola con un po’
d’acqua, aggiungendo erbe aromatiche
come aglio, cipolla, sale e pepe. Il fegato
in purea, viene aggiunto per addensare la
salsa. Si possono utilizzare quasi tutti i
tipi di carne come il manzo, il maiale o il
pollo. Si aggiungono poi verdure crude
come carote, piselli e peperoni.
J. Alindugan
SHENDETLIE dolce albanese al miele
Ingredienti
80 gr
zucchero
150 gr di burro
300 gr di farina
10 gr di vaniglia
3 uova
1 tuorlo
4 cucchiai da tavola di miele
1 cucchiaio da tè di Bicarbonato di sodio
3 bicchieri di zucchero
2 bicchieri d’acqua
1 cucchiaio da tè di chiodi di garofano
1 limone
Preparazione
Separare i tuorli dai bianchi e montare
quest’ultimi a neve ferma. Unire lo
zucchero, il miele, il burro sciolto, la
farina, il bicarbonato, la vaniglia e
mescolare il tutto. Aggiungere i bianchi
montati a neve mescolando piano.
L’impasto è più sodo rispetto a quello di
altre torte. Versare l’impasto in una
teglia rettangolare, senza cerniera,
imburrata e infarinata. Livellare con un
cucchiaio bagnato d’acqua. Sbattere il
tuorlo con poca acqua e spennellare
l’impasto. Fare delle strisce sottili con i
rebbi di una forchetta. Cuocere in forno
preriscaldato a 180° per almeno 35
minuti. Lasciare raffreddare.
FAGIOLATA BRASILIANA
La fagiolata (feijoada) è probabilmente il
piatto più rappresentativo della cucina
del Brasile, uno stufato di maiale con
fagioli neri. Ecco come prepararla in
maniera facile e veloce.
Ingredienti
1 kg
fagioli neri
200 gr salsiccia
300 gr costine di maiale
2 cipolle
3 spicchi d’ aglio
olio extravergine di oliva
Prezzemolo, alloro, sale e pepe
Preparazione
Lasciare i fagioli a bagno per una notte
in molta acqua, foglie d’ alloro e fare
altrettanto con i pezzi di maiale. Far
bollire il maiale per mezz’ora scolarlo
metterlo in una pentola dai bordi alti
insieme ai fagioli e alla salsiccia tagliata
a pezzetti. Coprire con l’ acqua
aggiungere sale e far cuocere per 2 ore a
fuoco lento rigirando di tanto in tanto.
Aggiungere le costine. In una padella a
parte soffriggere olio, aglio, cipolla e
pancetta con un po’ del brodo dei fagioli,
con prezzemolo tritato e riversare il tutto
nella zuppa lasciandola cuocere a fuoco
lento. Si serve in terrine di coccio con
contorno di riso bianco, verdure saltate,
arance a spicchio e “faroffa” tipica
farina brasiliana.
L. Bonazzi
Preparare lo sciroppo: mettere sul fuoco
zucchero, acqua, scorza di limone e
chiodi di garofano. Tenere sul fuoco per
10 minuti dal bollore, deve risultare
piuttosto corposo. Lasciare intiepidire e
versare sul dolce freddo, tagliato a
rombi. Lasciar riposare 3-4 ore prima di
consumarlo, è più buono il giorno dopo
la realizzazione.
S. Madau
KIMBAP
Il Kimbap è uno dei cibi preferiti dai
coreani. Simile al sushi roll o maki
giapponese è molto nutriente e alla mano
per un pasto veloce ed è anche delizioso.
Il significato del nome di questo piatto è :
Kim= alga e bap= riso. Consiste, in riso
al vapore con verdure, uova e carne
arrotolati in un ‘foglio’ di Kim (alga
essiccata), il tutto tagliato in dischetti
perché sia più semplice da mangiare. Ce
ne sono di vari tipi, con diversi ripieni e
accostamenti: ognuno può scegliere
nostro caso, preparare quello che più lo
ispira. Chi conosce un po’ di cucina
giapponese, avrà pensato che il Kimbap
non è nient’altro che il Maki (sushi roll).
Probabilmente questo piatto giapponese
ha trovato spazio tra le cucine e i palati
coreani durante la colonizzazione
giapponese. La differenza essenziale tra
maki e il kimbap è che in quest’ultimo
non viene messo pesce crudo. Inoltre, è
ricco d’ingredienti e proprio per questo
motivo risulta avere una forma un po’
più ‘grassa’.
Ora, vediamo che cosa ci serve per
prepararlo. Non allarmatevi, se vicino
casa avete un negozietto di roba e cibo
asiatico sarà facile trovare tutto il
necessario!
Ingredienti
1 mazzo di spinaci;
2 carote;
carne già cotta, il bulgogi è perfetto
2 uova;
3 bicchieri di riso;
1 cucchiaio da tavola di semi di sesamo;
2 cucchiaini di olio di sesamo;
1 pacchetto di fogli di alga essiccata.
Preparazione
Far bollire il riso e mischiarlo con olio e
semi di sesamo. Bollire, o passare in
padella, gli spinaci. Prendere le carote,
tagliarle a striscioline e passarle in
padella. Fare una frittata con le uova e
tagliarla a striscioline. Una volta pronti
tutti gli elementi, stendere il foglio di
alga sulla stola di bambù, distribuire un
cucchiaio e mezzo di riso bollito in modo
che non rimanga tutto nel centro!
Poi, prendere una strisciolina di frittata,
una di carota, due spinaci e la quantità di
carne desiderata e metterla in senso
orizzontale sul riso. Consiglio: non
esagerare con la quantità d’ingredienti,
potrebbe diventare complicato arrotolare
il tutto. A questo punto, prendere un lato
del foglio d’alga, con la stola di bambù, e
arrotolarlo su se stesso.
Impugnare bene e tirare l’altro lembo
con l’altra mano, ciò renderà più forte la
presa e stringerà di più il contenuto. Una
volta arrotolato il tutto, prendere due dita
di riso bollito e attaccarlo al lembo di
alga per serrare l’involtino. Tagliarlo a
fette larghe circa 1,5 cm. Un altro tipo di
kimbab, molto più semplice da preparare
(ed il preferito della sottoscritta), è quello
al tonno. Se non volete accostarvi le
verdure, potete prendere solamente due
scatolette di tonno al naturale, mischiarle
con un po’ di maionese, e procedere
arrotolando il tutto con riso e alga come
spiegato sopra.
H. Ponzin
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La parola alla IIB
-“Che cosa mangi a pranzo?”
-“Polenta”
-“ … e a cena?”
-“Polenta”
-- "... e la digestione?“
-“Un po’… lenta!!”
Ho visto un uomo con un occhio PESTO
e uno … RAGU’
Si dice che l’ appetito vien mangiando,
ma in realtà viene a star digiuni!
I piatti che mi prepara mia
moglie si sciolgono in bocca.
Mi piacerebbe che
imparasse a scongelarli
prima!
Abbiamo riso abbastanza adesso … pasta!
Nel Sahara il menù è molto limitato:
c’è solo il DESSERT !
-Il prosciutto è triste, è morta…Della!
- “La dichiaro in arrosto!”
- “Ma ce l’ha il mandato di cottura?”
- Come si chiama il pane dei ricchi?
- PANDORO!
Un uomo si presenta dal dottore con
un melone sotto al naso, una carota in
un orecchio e una banana nell’altro.
Chiede: “che ne pensa di me dottore?”
“Mi sa che lei non si alimenta
correttamente!”
- Cosa mangiano i fantasmini appena nati?
- Hecto-PLASMON !
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E. Treglia, A. Barbera, A. Brini