Protidogramma del secreto lacrimale di capre d’angora Gruppillo A., Di Pietro S., Incardona A., Gargano V., Pugliese A. Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie – Università degli Studi di Messina Introduzione Nel corso degli ultimi anni si è assistito alla introduzione nel territorio italiano di specie alloctone, finalizzata fondamentalmente ad aumentare le potenzialità gestionali e produttive di specie animali altrimenti presenti in Italia. In questo contesto si inserisce l’allevamento di capre d’angora sorto principalmente per sfruttare la caratteristica peculiare di questi caprini : l’attitudine alla produzione del “pettinato”. Il progressivo insediamento di specie non autoctone, ha contribuito ad ampliare i campi d’applicazione della professione veterinaria al fine di tutelare la salute di questi esemplari. Nell’ambito della medicina veterinaria degli animali da reddito solo da qualche anno si è diffusa la consuetudine di attuare visite specialistiche, tra le quali rientra l’esame dell’apparato oculare, in considerazione della nascita di una nuova coscienza collettiva volta al mantenimento del benessere animale quale presupposto essenziale ad una produzione ottimale. Perfettamente integrati in questa ottica, ci è sembrato interessante focalizzare l’attenzione sull’apparato oculare anche nella specie caprina. Gli scarsi riferimenti riportati in letteratura confermano che tale apparato, nei ruminanti in generale e nelle capre in particolare, è stato considerato quasi esclusivamente per il rilevamento di lesioni responsabili di gravi entità nosologiche, mentre scarso interesse è stato riservato allo studio del fluido lacrimale di tale specie. Questo lavoro rientra in un progetto di ricerca a più ampio respiro,che ha come obiettivo quello di fornire dei parametri proteici lacrimali standards cui fare riferimento, non soltanto relativi alla specie caprina, considerato che, allo stato attuale scarsi sono i dati relativi alla composizione proteica lacrimale nelle diverse specie animali. Il nostro interesse per lo studio del secreto lacrimale è principalmente correlato alle molteplici attività che tale fluido svolge con particolare riferimento alla frazione proteica in esso presente. Infatti le lacrime, grazie alla loro peculiare composizione e modalità di secrezione, sono in grado di svolgere numerose funzioni: lubrificare la cornea, contribuire al potere refrattario dell’occhio costituendo la superficie di contatto tra cornea ed ambiente esterno, nutrire la cornea e soprattutto svolgere azione antibatterica. Questa ultima funzione, conferita principalmente dalle molecole proteiche contenute nelle lacrime, rientra tra le difese immunitarie dell’apparato oculare (1;2;). Le variazioni qualitative del secreto lacrimale, sebbene meno comuni delle carenze quantitative, sono ormai cause riconosciute, primarie o secondarie, di patologie oculari. Le malattie o sindromi oculari che potrebbero avere possibili rapporti con alterazioni quantitative del film lacrimale sono quelle che coinvolgono le strutture esterne dell’occhio, con particolare riferimento alle affezioni corneali, di tipo infiammatorio, cheratiti croniche, degenerative o lipodistrofie (3;). Poiché è possibile che alcune di queste entità, nonché altre malattie corneali croniche tuttora inspiegabili, possano essere manifestazioni di disturbi qualitativi del film lacrimale, lo studio delle componenti biochimiche del fluido lacrimale sia in animali sani che in soggetti con problemi oculari deve essere incoraggiato. Sulla scorta di quanto appena accennato, abbiamo ritenuto importante valutare l’assetto proteico delle lacrime in capre d’angora allevate allo stato semibrado, al fine di ottenere dei parametri di riferimento quali dati fisiologici in grado di sopperire alla esiguità degli scarsi riferimenti bibliografici in merito. Materiale e metodi Le nostre ricerche sono state condotte presso un allevamento italiano di capre D’Angora-Mohair situato in provincia di Perugia. Il gruppo di animali scelto come campione era costituito da 30 soggetti di razza Angora- Mohair, tutti adulti, 17 femmine e 13 maschi. L’esame clinico generale e la visita oftalmologica dei soggetti in esame non ha evidenziato nessuna patologia sistemica o d’organo. Il prelievo di lacrime è stato effettuato, previa contenzione manuale degli animali, con una pipetta Eppendorf munita di puntale, posta tangenzialmente alla mucosa del sacco congiuntivale. Da entrambi gli occhi di ciascun soggetto è stata prelevata una quantità di lacrime corrispondente a 30 microlitri circa. Dopo il prelievo, i campioni depositati in provette Eppendorf, sono stati conservati prima a temperatura di refrigerazione e successivamente congelati per un periodo di tre settimane(4;). La tecnica analitica impiegata per valutare il pattern proteico lacrimale è stata quella elettroforetica. Infatti, la migrazione foretica delle diverse frazioni proteiche è stata realizzata su piastra in gel d’agarosio, a pH basico e migrazione anodica con Fast Rep Helena. L’identificazione di alcune delle frazioni proteiche contenute nelle lacrime è stata possibile grazie al confronto con i protidogrammi di siero e latte di capra appena munto e congelato. A tale scopo abbiamo effettuato una foresi in parallelo dei tre fluidi organici, così, la loro migrazione contemporanea ci ha consentito, attraverso la comparazione dei tracciati , di localizzare sulla struscia di gel le diverse componenti proteiche lacrimali,evidenziabili come bande cromatiche più o meno intense in relazione alla loro concentrazione nelle lacrime. Risultati e Discussione La comparazione dei diversi tracciati ci ha consentito di identificare con un buon margine di sicurezza le bande proteiche relative alla frazione della Albumina lacrimale e delle Immunoglobuline (Fig. n°1 e Grafico n°1). La prima, nella concentrazione media del 16%, si presenta come una banda cromatica poco intensa,a basso peso molecolare e come tale a migrazione anodica rapida. Le Immunoglobuline, nella concentrazione media del 45%, si individuano in funzione delle loro caratteristiche molecolari (peso –struttura- carica), come una banda che si estende in prossimità del punto di semina, sia in posizione anodica che catodica. Inoltre, lungo la striscia d’agaroso è stato possibile evidenziare 2 bande cromatiche caratterizzate dalla medesima intensità, immediatamente precedenti la zona Albuminica. La concentrazione media di entrambe le frazioni era dell’8,5%. La posizione assunta dalle due frazioni proteiche, sull’estremo anodico della striscia, ci porta a supporre che si tratti di sostanze a peso molecolare inferiore rispetto a quello dell’albumina e, come tali, a migrazione più rapida di quest’ultima. La banda in posizione più estrema non è stata ancora da noi identificata. La banda successiva, riteniamo possa essere la Lattoferrina. In particolare è probabile, in accordo con alcuni autori, che si tratti di una delle due forme in cui è possibile individuare la Lattoferrina lacrimale, quella a peso molecolare più basso. La seconda forma di Lattoferrina, a peso molecolare più elevato si può individuare sulla striscia, immediatamente al di sotto della zona albuminica, come una banda cromatica più intensa della precedente a testimonianza di una sua maggiore concentrazione, infatti il valore medio di tale frazione è del 22%.(8;9;10;) Infine su un totale di 60 campioni lacrimali provenienti dai 30 soggetti esaminati,in nessun caso è stato possibile individuare, in disaccordo con i dati bibliografici da noi consultati, la banda cromatica corrispondente al Lisozima(8;9;10;11;).A nostro parere, il mancato riscontro del lisozima, testimonierebbe una assenza di tale frazione proteica nelle lacrime della specie caprina. Infatti, il metodo da noi adottato per la separazione delle singole proteine, è stato in grado di discriminare il Lisozima presente nelle lacrime di cavallo, asino, bovino , uomo ed alpaca, quindi, a meno che il campione da noi esaminato presenti una carenza di tale proteina lacrimale che meriterebbe di essere indagata ulteriormente, siamo certi di poter affermare che le lacrime della capra non contengono tale componente contrariamente a quanto affermato da alcuni autori che riportano invece una quantità piuttosto modesta di tale proteina nella lacrime caprine (8;9;10;11).I risultati della presente indagine, dati preliminari da ampliare in futuro su un numero maggiore di animali, rappresentano comunque parametri di base sufficienti per una valutazione quantitativa dell’assetto proteico lacrimale nella capra. In particolare è auspicabile in futuro uno studio più approfondito considerato che l’elevato numero di bande proteiche da noi evidenziato nel protidogramma lacrimale impone l’adozione di tecniche ulteriori per l’analisi di tali dati. Obiettivo futuro sarà infatti l’uso di markers che danno la possibilità di discriminare le diverse proteine in base al peso molecolare, nonché l’immunoelettroforesi per l’identificazione delle singole classi immunoglobuliniche al fine di ottenere una più precisa valutazione quali-quantitativa del livello proteico lacrimale in grado di caratterizzare qualunque variazione sia essa fisiologica o patologica. Noi riteniamo infatti che la conoscenza di valori fisiologici standars delle proteine lacrimali possa rappresentare un ulteriore strumento per l’approfondimento della semeiologia oculare in grado di garantire finalità diagnostiche e prognostiche. Bibliografia 1. Stades F.C. (1985): L’apparato lacrimale - Atlante di Oftalmologia Veterinaria a cura di C. Peruccio, C.G. Edizioni Medico scientifiche s.r.l., pp. 142-148. 2. Steindler P. (2000): Il Sistema Lacrimale – Fabiano editore, pp. 44-54. 3. Cecil P. Moore (1992): Alterazioni qualitative del film lacrimale - Clinica Veterinaria del Nord America-Piccoli Animali – Oftalmologia di Nicholas J. Millichamp, Joan Dziezyc Antonio Delfino Editore, pp. 1-19. 4. Sitaramamma T., Shivaji S., Rao G.N. (1998): Effect of storage on protein concentration of tear samples - Curr. Eye Res. Oct;17 (10):1027-35. 5. M.H.Brown; A.H.Brightman;B:W:Fenwick;M:A:Rider (1996): Identification of lactoferrin in bovine tears- Am.J.Vet.Res.57(9) 1369/72 6. M.R.C.Banyard; H.A.McKenzie (1982) : The fractionation and characterization of bovine tear proteins, especially lactoferrin – Moleculara and cellular biochemistry 47, 115/124. 7. 10. Janssen P.T. and Van Bijsterveld O.P. 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