Maometto, il Corano e la sua interpretazione. MAOMETTO ( la sua vita in breve) Maometto nacque in Arabia nella città di La Mecca nell’anno 570 circa. Suo padre morì prima della sua nascita e sua madre quando egli aveva 18 mesi. Fu affidato al nonno il quale a sua volta morì quando aveva 7 anni. Continuò quindi a vivere con lo zio che lo protesse e lo incoraggiò nella sua fede pur rimanendo personalmente pagano fino alla sua morte. All’età di 12 anni, Maometto cominciò a lavorare nelle carovane. L’Arabia viveva un momento di prosperità perché i due grandi stati di allora, quello Bizantino e quello Persiano, da 30 anni si facevano la guerra il che rendeva le loro strade impraticabili e obbligava i commercianti a far passare le loro carovane per l’Arabia del sud. Maometto come la quasi totalità dei carovanieri era analfabeta. Durante le soste negli accampamenti ciascuno di loro, pagani, ebrei o cristiani, raccontava le proprie storie. Fu così che Maometto venne a conoscenza anche se in un modo superficiale, della religione ebraica e cristiana. Quando Maometto aveva 19 anni una ricca vedova di nome Khadija che aveva 16 anni più di lui, lo assunse come capo della sua carovana e due anni dopo i due si sposarono. Maometto iniziò quindi a vivere una vita agiata alla Mecca e da sua moglie ebbe quattro figlie. Verso i 40 anni una profonda crisi spirituale lo spinse a rifiutare la religione degli dei della Ka’ba della Mecca. Da tempo, influenzati dalle religioni monoteiste ebraica e cristiana, si era formato un gruppo sempre più consistente di arabi monoteisti chiamati Hanif. Costoro pur non avendo una religione organizzata rifiutavano il paganesimo imperante e si incontravano per recitare poesie e canti all’Unico Dio, cioè Allah. Aspettavano inoltre un profeta che portasse loro un libro in arabo come quello che avevano gli Ebrei e i Cristiani. Maometto durante le sue meditazioni si convinse fermamente di essere lui il profeta atteso e avvalendosi del forte carisma che emanava la sua personalità, indirizzò la sua predicazione innanzitutto a costoro. Il messaggio iniziale di Maometto, tenuto anche conto del contesto di tribù primitive e guerriere in cui viveva, fu caratterizzato da una profonda spiritualità ed umanità: le cose importanti per lui erano quelle di credere in un solo Dio e nel giorno del suo Giudizio in cui ciascuno sarebbe stato giudicato a partire dalle proprie azioni e destinato all’Inferno o al Paradiso. Egli ingiungeva inoltre di implorare il perdono dei propri peccati, di fare le preghiere prescritte, tenersi lontano dall’adulterio e rifiutare la consuetudine araba di seppellire vive le neonate non desiderate. Invitava inoltre a trattare bene i settori deboli della società e cioè gli schiavi, le vedove, gli orfani e gli stranieri oltre al distacco dalle ricchezze. Ammetteva la poligamia ma essenzialmente nell'intento di dare una protezione alle tante vedove che altrimenti avrebbero dovuto battere la strada per mantenersi e poter far crescere i propri figli. Teniamo conto che a quell'epoca il matrimonio era considerato come un puro e semplice contratto. Lui, orfano, di madre vedova, in tenera età, costretto a guadagnarsi il pane viaggiando attraverso paesi e popolazioni straniere, avendo sperimentato sulla propria pelle la sofferenza dell’ emarginazione non poteva che sentirsi particolarmente vicino agli esclusi. Le grandi famiglie della Mecca si opposero al suo messaggio perché la loro prosperità era connessa alla presenza della Ka’aba come santuario pagano che attirava molti pellegrini. La Kaaba tuttora presente nel cortile della Moschea di La Mecca ( !0 metri X 11 metri) è la ricostruzione di una antichissima simile costruzione che sarebbe stata costruita su ordine divino dallo stesso Abramo con l'aiuto di Ismaele. Essendo stata distrutta dal diluvio universale, una pietra di essa fu ricuperata da Mosè. Ritrovata nascosta su una montagna ed incastonata in una nuova costruzione era diventata il centro cultuale in cui le tribù Arabe veneravano le proprie divinità. Maometto dopo aver baciato questa "pietra nera" probabilmente di origine meteoritico, della grandezza di un 1 pallone fece restaurare la costruzione sbarazzandola dalla presenza di tutti gli idoli che vi venivano venerati. Tutti i pellegrini oggi giorno professano la propria fede baciando la pietra nera come fece Maometto, calca permettendo. Alla Mecca vigeva anche la regola che nessuno potesse uccidere un altro uomo in quel territorio. Questo faceva sì che alla Mecca si trovassero al sicuro non solo i commercianti ma anche i loro magazzini. La crescente opposizione dei suoi concittadini lo costrinse a dover fuggire prima in Etiopia ed in seguito a Medina, città situata a 350 chilometri dalla Mecca, nella notte tra il 15 ed il 16 luglio dell’anno 622 dopo Cristo, la data che segnò l’inizio del calendario Musulmano che segue il ciclo lunare. (Egira: emigrazione) Maometto arrivato a Medina con un pugno di seguaci cercò innanzitutto di dialogare con le tribù ebraiche che erano le più ricche. Per questo orientò la preghiera verso Gerusalemme imponendo il digiuno nel giorno del Kippur come facevano gli ebrei. Egli non assunse questo atteggiamento solo per opportunismo ma anche perché vedeva negli Ebrei dei fratelli nella fede nell'unico Dio osservanti inoltre di una Bibbia che come del resto il Vangelo erano stati stralciati dallo stesso Libro Increato che dimorava nei cieli presso Dio dall'eternità e che rivelato nella sua integralità a Maometto aveva assunto le forme del Corano che significa recitazione della rivelazione di Dio. Ma gli Ebrei si rifiutarono risolutamente che si presentasse come il messia che pretendeva fermamente di essere. Dopo circa un anno e mezzo di tentativi di dialogo Maometto decise di cambiare rotta: il suo progetto si rivolse ad accattivarsi gli arabi pagani e per questo orientò la preghiera verso La Mecca ed il digiuno fu esteso ad un mese intero scelto tra i mesi sacri del calendario lunare arabo.. Quando Maometto si sentì abbastanza forte in seguito a patti stabiliti con diverse tribù pagane alcuni dei quali stipulati in seguito a vittoriose battaglie seguite da vere e proprie razzie ed imposizioni di tributi, attaccò una dopo l’altra le tre tribù di Ebrei di Medina espellendoli fuori dalla città e confiscando i loro beni. Maometto si era ormai convinto che la sua identità profetica di cui si reputava con fermezza investito direttamente da Dio stesso non poteva che essere proposta che con la forza Dopo una vittoriosa battaglia vinta in pieno deserto contro gli abitanti di La Mecca, nel 630 Maometto riuscì ad entrare nella sua città natale senza spargimento di sangue dato che gli abitanti gli riconobbero la supremazia militare. Si comportò con generosità con i suoi ex concittadini ma esigette la distruzione di tutti gli idoli. A questo punto quasi tutta la penisola arabica si convertì all’Islam dato che la sottomissione politica e militare comportava automaticamente il riconoscimento dell’unico Dio e del suo profeta. Nel marzo del 632, anno 10° dell’egira, Maometto intraprese il suo primo pellegrinaggio a La Mecca divenuta musulmana, detto il “pellegrinaggio dell’Addio”. Morirà qualche mese più tardi. Composizione e storicità delle fonti. (Il Corano) Nella tradizione ebraico-cristiana la Rivelazione è concepita come una entità storica che di conseguenza si evolve e va verso un compimento, una pienezza. Ogni passo delle Scritture va quindi interpretato e compreso a partire dal contesto storico in cui è stato scritto. Nella rivelazione cristiana, inoltre il redattore del testo sacro è nello stesso tempo coautore con Dio e scrive sotto l’influsso dello Spirito Santo. Si parla quindi per la Bibbia di “ispirazione”. Quando un cristiano apre il Vangelo legge: “Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo, secondo Marco etc”…Questo “secondo” è essenziale e lo stile dell’uno o dell’altro evangelista è ben riconoscibile. 2 Nell’Islam le cose non stanno così. Il Corano che in arabo significa “recitazione della rivelazione di Dio ” non è considerato solo un testo ispirato bensì “disceso”, "dettato" a Maometto. Il testo sarebbe semplicemente la trascrizione letterale del "Sacro Libro increato” che si trovava da sempre in cielo e dal quale sono stati tratti in passato il Vecchio Testamento, il Nuovo e i Salmi di Davide e che è finalmente disceso per essere rivelato nella sua integralità a Maometto attraverso l'angelo Gabriele per prendere gradatamente la forma del Corano. Appoggiandosi su alcuni versetti del Corano stesso, la tradizione musulmana ritiene che questa “discesa”, sia avvenuta in blocco nel momento della chiamata profetica di Maometto, “ la notte del destino” all'interno di una caverna. In seguito lo ha comunicato ai suoi fedeli “a pezzi” di mano in mano che le circostanze lo richiedevano. Maometto sarebbe quindi semplicemente il ri-trasmettitore materiale di un testo che gli venne dettato da Dio non direttamente ma tramite l’angelo Gabriele. Maometto ha rivelato il Corano a partire dall’anno 610 fino all’anno 632. Nel primo periodo della Mecca essenzialmente come capo religioso e nel secondo periodo a Medina anche in qualità di stratega politico e militare, si trovò a risolvere tutta una serie di problemi religiosi, sociali, economici, familiari, matrimoniali, di rapporti con gli schiavi, con gli ebrei, con i cristiani…Ogni volta che gli veniva sottoposto un problema egli, magari dopo qualche giorno, dava una risposta sotto forma di rivelazione, nel senso che la risposta veniva presentata come discesa da Dio su di Lui. La tradizione mussulmana con l'intenzione chiara di difenderne la purezza e l'integrità narra che quando gli affiorava una rivelazione, Maometto la recitasse subito in una assemblea di uomini fedeli, poi in una assemblea di donne. Chiamava quindi uno scriba per dettargli il testo rivelato. Infine chiedeva ai suoi fedeli di imparare i testi a memoria per la necessità del culto. In tal modo la memoria veniva aiutata e corretta dal testo scritto e al tempo stesso, eventuali errori dei copisti venivano corretti da coloro che avevano appreso il testo a memoria. Come si è giunti ad una redazione finale del Corano. Quale fosse lo stato del Corano alla morte di Maometto non ci è dato di saperlo con esattezza. Un elemento è tuttavia sicuro e apertamente riconosciuto dalla tradizione: non c’era in giro una stesura della rivelazione redatta in forma finale e definitiva perché durante la sua vita nuove rivelazioni venivano incessantemente ad aggiungersi alle precedenti e questo fino alla sua morte. Più realisticamente gli studiosi ci asseriscono che nel primo periodo della missione di Maometto, i suoi discorsi si fissavano nella memoria dei suoi ascoltatori a forza di essere ripetutamente ascoltati. Probabilmente vi era anche una certa ritrosia da parte di Maometto e dei suoi seguaci nel mettere per iscritto il Libro Divino che dall'eternità era scritto nei Cieli. Ad un certo punto, probabilmente anche su invito dello stesso profeta, i discepoli sentirono il dovere oltre che di apprenderle a memoria, di metterle per iscritto e si servirono di tutti quei mezzi che erano a loro disposizione: ossa di pecore, costole di cammello, foglie di palme, pietre levigate…Sembra quindi probabile che già durante la vita di Maometto si siano fatte piccole raccolte di capitoli, raggruppati in ordine di lunghezza. Con il califfo Abu Bakr, primo successore di Maometto, 632-634, abbiamo una prima bozza completa del testo del Corano. Il giovane medinese Zaid, che era stato scriba di Maometto, venne incaricato di riunire tutto il materiale esistente e di scriverlo su pergamene. Non doveva fidarsi solo della memoria dei testimoni ed in particolare di quelle otto persone, sette uomini ed una donna che erano state riconosciute come le memorizzatici fedeli (hofez) dei detti di Maometto, ma ogni testimonianza doveva essere convalidata da almeno due copie di frammenti 3 la cui esattezza doveva essere stata autentificata dal fatto che erano stati letti a suo tempo davanti al profeta stesso. Nonostante questo altre recensioni continuavano a circolare. Una seconda recensione più raffinata porta il nome del terzo califfo, Uthman 644-655. Nell’anno 650 egli decise di dare una recensione unica al testo sacro. La stesura di Zaid fu completata con altre raccolte da una commissione di 4 membri. Il Corano venne così suddiviso in modo definitivo in 114 capitoli (sure) e in versetti. I capitoli più lunghi che, senza averne una certezza assoluta e non trova difatti l'accordo di tutti i critici, furono gli ultimi ad essere rivelati, vennero posti all’inizio del libro, mentre i più brevi, che presumibilmente sono i più antichi, si trovano alla fine. Tutte le altre memorie scritte, per ordine del califfo, furono distrutte. Nel 700 d.C. abbiamo una terza definitiva recensione del Corano ad opera del califfo Abd al-Malik. Questa, pur basandosi sulla recensione precedente considerata come definitiva, ebbe il pregio di curare la corretta lettura attraverso dei puntini o segni diacritici, in primo luogo delle consonanti alcune delle quali si scrivono nello stesso modo. Ed in secondo luogo delle vocali, tenendo conto che queste nella lingua araba non sono scritte ma sottintese. Senza questi accorgimenti si erano create differenti letture dello stesso testo. E’ questo il Corano che oggi maneggiamo e che è accettato dalla totalità dei musulmani. La questione della interpretazione del Corano Per i musulmani il Corano è la parola stessa di Dio, perciò leggerlo ed ascoltarlo è per loro incontrare Dio che educa i credenti all’ascolto e all’obbedienza. L'assoluta perfezione del linguaggio Coranico e la sua autenticità sono un dato di fatto inoppugnabile per tutti i musulmani, un dogma. C'è anche da dire che la lingua araba in cui il Corano viene letto o cantato dal moezin conferisce ad esso un profondo ed avvincente afflato mistico. Alcuni brani sono particolarmente suggestivi, brevi, vivaci e di intenso contenuto spirituale ed umano. Questi corrispondono generalmente alle rivelazioni pronunciate nel primo periodo nella città di La Mecca quando Maometto e i suoi seguaci non avevano ancora preso il sopravvento sulle tribù arabe e sono poste generalmente alla fine del Corano. Una delle Sure più belle è senz'altro la 112 o "Sura della fede pura". Molto bella è anche la "Fatiha", prologo, che introduce tutte le Sure. " Nel nome di Dio, ricco di clemenza abbondante in misericordia. Lode al Dio Signore dell'universo ricco in clemenza e abbondante in misericordia, sovrano assoluto del giorno del giudizio. Davanti a te e a te solo ci prostriamo in adorazione, da te, da te solo imploriamo aiuto. Guida i nostri passi sul sentiero sicuro, sul sentiero di coloro a cui hai elargito benefici in abbondanza, sentiero ben diverso di coloro coi quali ti sei adirato,ben diverso da quello di coloro che errando si sono smarriti." Di questo primo gruppo fanno parte dei versetti concilianti che incitano al rispetto delle differenti religioni e ad una convivenza pacifica: "Chiunque uccide un uomo che non abbia ucciso a sua volta e che non abbia sparso corruzione sulla terra, sarà come se avesse ucciso l'umanità intera. E chi ne abbia salvato uno sarà come se avesse salvato l'umanità intera"(5,32) "Non vi sia costrizione alcuna nella religione" (2,257) "Non puoi prendere per il collo la gente perché creda".(10,99) "Coloro che credono, i Giudei, i Sabei, i Nazareni, e chiunque crede in Allah e nell'ultimo giorno e compia il bene non avranno niente da temere e non saranno afflitti" (5,69) Accanto a questi brani vi sono però Sure e versetti alquanto noiosi, lunghi testi a sfondo rituale, normativo e legislativo che non hanno la benché minima ispirazione poetica o spirituale e 4 che generalmente sono posti all'inizio del Corano e conterrebbero perlopiù rivelazioni manifestate nel periodo in cui Maometto visse a Medina e si stava via via trasformando in stratega militare e politico oltre che religioso. Conducendo un'analisi laica, si può ipotizzare che in linea di massima il Corano fu confezionato in modo da dare la preminenza alla rivelazione Medinese, perché il contesto sociale in cui fu eseguita la redazione finale imponeva che si fosse più attenti al lato politico e legislativo del carisma del profeta. Le rivelazioni pronunciate a Medina in definitiva corrispondevano meglio alle esigenze di un potere che aveva bisogno di dare uno stabile ed autorevole fondamento ai nuovi ordinamenti sociali e politici che la comunità Islamica aveva adottato. Si aggiunga anche che ogni lettore del Corano occidentale in modo particolare rimane immediatamente sconcertato e presto scoraggiato dall’apparente disordine di una buona parte del testo coranico. Non si dipana in maniera lineare, come sviluppo progressivo di uno o più temi. I soggetti nel Corano si mescolano: un tema appena accennato è presto interrotto, per riapparire casomai in seguito e alcuni incisi introducono talvolta un argomento completamente estraneo al contesto. Il lettore ha presto l’impressione di un’incoerenza totale e viene trascinato suo malgrado in una lettura atomistica, discontinua, di frammenti indipendenti gli uni dagli altri. Questa frammentazione del testo è senza dubbio, insieme alla sopra ricordata concezione che i mussulmani hanno della rivelazione, la ragione per la quale anche tutti gli studiosi classici commentano il Corano versetto per versetto, al di fuori di qualsiasi considerazione del contesto letterario e storico in cui è inserito. Essi si lasciano guidare solamente in caso di dubbio dai famosi “detti” (hadith) di Maometto che costituiscono la" Sunna" o tradizione Islamica per cui se qualcosa è stato veramente detto o deciso o fatto dal profeta, cosa tra l'altro difficile da determinare con certezza, (ve ne sono infatti varie raccolte e non tutte concordanti), questo fa parte della fede islamica. (Molte cose essenziali dell’Islam non si trovano nel Corano, come per esempio non vi sta scritto che i musulmani devono pregare 5 volte al giorno, è un hadith. E' pure un hadith e anche questo un hadith di una delle varie e a volte discordanti raccolte, la pena di morte che gli Iraniani e i Sauditi riservano non solo agli omicidi, ai blasfemi, agli apostati e agli adulteri come sostiene il Corano stesso ma anche agli omosessuali. Questo ci fa comprendere come l'Islam non sia solo una religione ma come tutte le religioni sia costituito anche da una cultura plurisecolare. Fanno parte di queste Sure e di questi versetti alcuni che si contrappongono decisamente a quelli concilianti del primo gruppo ed incitano chiaramente al combattimento ed alla discriminazione. "O voi che credete non sceglietevi per alleati cristiani ed Ebrei. Chi li accoglie come alleati è uno di loro" (5,51) "Combattete coloro che non credono in Allah e nell'Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo, e siano soggiogati. (Sura IX, 29) "Combatteteli finché non ci sia più politeismo e la religione sia tutta per Allah" (VIII,39) "Quando incontrate gli infedeli uccideteli con grande spargimento di sangue e stringete forte le catene dei prigionieri" (47,4) Come uscirne trovandosi di fronte a versetti tanto contraddittori? Il credente mussulmano come si può regolare? Ci vorrebbe un'autorità unanimamente riconosciuta da tutti i mussulmani che prenda una decisione su quali sono i versetti più autorevoli ma in realtà è tale la venerazione nei confronti dell'intero Corano che mai nessuna riguardevole autorità Islamica ha mai avuto il coraggio di ritenere che un solo versetto del Corano possa essere abrogato e quindi non più valido. E' questa l'ambiguità in cui vive l'Islam dalla sua nascita fino ad oggi: la violenza ne fa parte ma ne fa parte 5 anche la tolleranza. Per cui quando i terroristi uccidono in nome dell'Islam autentico nessuno può dire loro: "voi non siete mussulmani". Al massimo possono dire che "la vostra lettura dell'Islam non è la nostra". La scelta della jihad concepita come lotta armata in nome di Dio costituisce una scelta autentica anche se non è esclusiva. I riformatori Nonostante tutto questo nel corso della storia numerosi sono stati coloro che si sono proposti di interpretare il Corano in modo critico e contestuale ma non sono mai riusciti ad imporsi nella comunità musulmana la quale nel suo insieme, partendo dal presupposto che il Corano è stato rivelato direttamente da Dio sostiene che vada accolto in modo letterale ed integrale come valido per tutti i luoghi e tutti i tempi. Il più famoso di questi fu Averroè che ha vissuto nella Spagna musulmana nel XII secolo. Affermava:" l'uomo ha non solo il diritto ma il dovere di interpretare il Corano e non solo di commentarlo per cogliere il significato autentico riferito al tempo in cui vive." Fu sconfessato, i suoi libri vennero bruciati in una pubblica piazza e fu esiliato. Anche in epoca moderna alcuni musulmani hanno fatto questo tentativo ed in modo particolare da parte di quei mussulmani detti "riformatori" che operarono dopo la campagna di Napoleone Bonaparte il quale portò con sè in Egitto uno stuolo di ingegneri e di tecnici che introdussero in quel paese il progresso tecnico e scientifico dell'Occidente. Dopo la partenza di Napoleone il governatore Muhammad Alì, ritenuto il fondatore dell'Egitto moderno mandò in Europa uomini di cultura Egiziani perché si specializzassero in varie discipline e contribuissero così alla modernizzazione del paese. Furono queste le premesse di quello che verrà chiamato "rinascimento arabo-musulmano" che cominciò nella seconda metà del XIX secolo e si prolungò fino alla fine della prima guerra mondiale avente per fulcro l'Egitto. Oltre alla realizzazione di grandi opere come la prima linea ferroviaria, la prima università organizzata secondo canoni moderni, la prima "opera" costruita ad Cairo, vari musulmani riformisti teorizzarono la possibilità di assimilare la cultura e la civiltà occidentali conciliandole ed integrandole con la tradizione islamica. Tra questi ricordiamo in particolare l'egiziano Gamail Afghani, l'algerino Ibn Badis, l'egiziano Mohammad Abduh, il siriano Abd Rahman, l'indiano Muhammad Iqhal. I Contro-riformatri: I Fratelli Mussulmani Ma gli anni che seguirono la prima guerra mondiale rappresentarono un punto di rottura di questo processo. 1) Cade l'impero ottomano, l'ultima grande dominazione Islamica della storia il cui territorio viene suddiviso con arbitrarietà e superficialità e badando solo ai propri interessi politici ed economici in parte tra Francesi ed Inglesi ed in parte da Stati indipendenti succubi dell'Occidente. 2) Nasce inoltre nel 1924 una Turchia repubblicana su base laiche, fatto scandaloso nella concezione classica musulmana che con Ataturk giunge a dissolvere il Califfato musulmano. 3) Aggiungiamo anche che l'incontro del mondo arabo-musulmano con l'Occidente moderno se da un lato era stato affascinante dall'altro era stato traumatizzante. E questo perché non solo il mondo musulmano non era preparato a far fronte di punto in bianco ad una modernità che l'occidente aveva maturato progressivamente ma anche perché questa gli mostrava con sconcertante evidenza che la sua gloria passata non costituiva ormai che un ricordo. Questi motivi in particolare spinsero alcuni contro-riformatori a voler creare un nuovo mondo mussulmano libero da qualunque influsso dell'Occidente. Ricordiamo in primo luogo l'egiziano Rashid Rida discepolo del già citato Abduh che stravolge il pensiero del maestro e si pone su una linea integralista. Nel 1928 uno dei suoi discepoli Hassan Al Banrii fonda in Egitto il 6 movimento dei fratelli mussulmani al quale si ispireranno tutti i movimenti radicali compresi Al Qaida ed Isis. Ecco in sintesi il suo messaggio: "non potremo mai battere l'Occidente se cerchiamo di imitarlo, dobbiamo creare un progetto musulmano tornando ad una interpretazione rigorosamente letterale del Corano. Il Corano è la nostra sciabola ed il martirio è il nostro desiderio. L'Islam è fede e culto, religione e Stato, Libro e spada. In quanto religione universale, l'Islam è religione confacente ad ogni popolo e ad ogni epoca della storia umana." Il motto dei fratelli musulmani fino ad oggi è: "l'Islam è la soluzione". Il suo principale discepolo è Sayd Qurb che opera un salto di qualità: "visto che la società in cui viviamo è violenta e non si può islamizzarla in maniera pacifica è lecito ricorrere alla violenza." Il suo soggiorno di due anni in America, 1948-1950 lo convince ancora di più che solo l'islam autentico può salvare l'umanità dal materialismo e dal paganesimo. Giunge ad affermare che come Maometto aveva combattuto contro le tribù pagane con la jihad, incoraggia a fare la stessa cosa contro i regimi che hanno tradito la causa islamica. Egli completa la visione del maestro affermando: " L'islam è chiamato per necessità al combattimento se vuole assumere il comando e la guida del genere umano. Essere mussulmano significa essere un guerriero, una comunità di credenti perennemente in armi. I combattenti che cadono in battaglia sono martiri della fede perchè hanno messo in pratica la Legge di Dio. Il combattimento per Dio non ha altro scopo che Dio stesso, imporre l'ordine divino sul mondo terreno. Perciò i martiri della fede non muoiono veramente, continuano a vivere , cambiando solo forma di vita come Gesù figlio di Maria che non è morto definitivamente sulla croce." Per questo motivo i capi del movimento vengono sistematicamente perseguiti ed eliminati dai governi dei paesi musulmani. I fondamentalisti islamici fondano le loro idee contro-riformatrici sullo stesso Corano riportandosi in modo particolare al versetto 106 della sura 2 in cui Dio afferma: "Non abroghiamo un versetto né te lo facciamo dimenticare senza dartene uno migliore o uguale". Questo versetto è stato presentato dai giuristi musulmani più conservatori, come il fondamento scritturistico della loro teoria dell’abrogazione, secondo la quale certi versetti del Corano ne abrogano altri. In base a questo versetto si ritiene dunque che i versetti più recenti abroghino i più antichi. Non sembra però essere così facile determinare con esattezza quali siano i brani o i versetti più recenti e quali i più antichi. Infatti perfino nella medesima Sura si possono trovare riuniti versetti pronunciati in epoche diverse ed è difficile trovare un accordo tra gli stessi critici mussulmani. A questo punto gli integralisti e i terroristi islamici tagliano la testa al toro e portando l'acqua al proprio mulino sentenziano a priori che i versetti più duri e più restrittivi debbano essere i più recenti e che questi abroghino quelli precedenti, più miti o tolleranti. Fedeli alla logica dell’abrogazione così come la comprendono o meglio come hanno deciso di comprendere, essi considerano di conseguenza la sura 9 come l’ultima rivelata avente quindi diritto di abrogare in modo particolare i versetti più “aperti” e tolleranti della sura 5, che dall'analisi testuale risulta chiaramente trattarsi di un testo-testamento che concluderebbe la rivelazione. Tornando comunque al versetto citato, Michel Cuipers, grande studioso contemporaneo Belga dell'Islam ritorna oggi con convinzione sull'importanza che avrebbe per gli stessi mussulmani giungere a leggere il Corano in maniera critica, contestuale e storica. Se si ricolloca per esempio il versetto dell'abrogazione nel suo contesto letterario e storico si vede che il senso è assolutamente diverso: è una risposta ad alcuni ebrei che protestavano contro Maometto perché aveva incluso, nella sua proclamazione del Corano, dei versetti della Torah, modificandoli. A questa accusa di “falsificazione” Dio risponde che egli è libero d’abrogare una rivelazione precedente sostituendola con una nuova, migliore. Si tratta dunque dell’abrogazione della Torah da parte del Corano e non di versetti del Corano al suo interno. Malgrado parecchi studiosi musulmani, nel corso del XX secolo e ancora recentemente in modo particolare l’islamologa francese Geneviève Gobillot, 7 abbiano denunciato con forza questo palese errore d’interpretazione, esso continua ad avere largamente corso tra i fondamentalisti. Alcuni intellettuali musulmani continuano ad auspicare uno studio scientifico del testo. Come del resto è stato compiuto dai cristiani che si sono cimentati da decenni e con grande soddisfacimento in una interpretazione contestuale e storica della Bibbia. Il cammino è evidentemente molto lungo e laborioso e i risultati sono imprevedibili: da qui forse il timore che questo tentativo suscita. Da parte musulmana la ricerca in questo senso non è che ai primi passi, a parte qualche eccezione, mentre gli orientalisti occidentali già da un secolo e mezzo hanno fornito una quantità enorme di dati che si possono trovare specialmente nell ’"Enciclopedia dell’islam" e nella recentissima "Encyclopaedia of the Qur'ân". I grandi centri della teologia musulmana, come l’università Al-Azhar del Cairo, rimangono finora molto diffidenti nei confronti di queste metodologie moderne. Il pensatore francese d’origine algerina Muhammad Arkoun ha affermato con ragione che il modo più efficace di lottare contro la violenza e il terrorismo degli estremisti islamici sarebbe quello d’imporre, nell’educazione dei giovani, la lettura dell’ "Enciclopedia del Corano", frutto di questo tipo d’approccio scientifico e critico al Libro. La grande difficoltà è che in Medio Oriente l’educazione si fonda essenzialmente sulla tradizione e la memorizzazione e non sulla riflessione e lo spirito critico. È un fenomeno culturale, che rende problematico il progresso scientifico in generale e l’evoluzione dell’esegesi in particolare. Un fenomeno culturale strettamente legato alla loro concezione di un Dio assoluto e della rivelazione come un puro dettato da parte di Dio e quindi da essere accettata nella sua integralità senza ombra di dubbio e senza bisogno di interpretazioni. Ricordiamo anche che la rivoluzione di Khomeny e l'instaurazione della repubblica Islamica in Iran ha rappresentato per le tendenze fondamentaliste un esempio da seguire e la dimostrazione concreta della possibilità di giungere ad una società fondata su basi mussulmane e quindi avente la Sharia come costituzione. La Sharia consiste nella legislazione Islamica che si fonda direttamente sul Corano o sulla Sunna che contiene gli hadith o detti di Maometto. Ora dato che vi sono varie compilazioni dei detti di Maometto non è possibile giungere ad una Sharia univoca per tutti i mussulmani. Oggi possiamo suddividere i mussulmani in 3 correnti diverse: 1) La corrente dei fondamentalisti, fortemente minoritaria che rappresenta l'Islam più radicale e si spinge fino ad affermare che la "sharia" va imposta ovunque anche facendo ricorso alla violenza. A tale scopo vengono addestrati militanti in vari paesi che contribuiscono a diffondere queste teorie rivoluzionarie. (Al Qaida, Isis). 2) Una seconda corrente che costituisce la maggioranza dei paesi e dei singoli mussulmani sostiene che si debba mettere il Corano alla base della società musulmana ma in maniera moderata e senza rigorismi. 3) Vi è poi una corrente altrettanto minoritaria di liberali per lo più intellettuali, che propongono una lettura ed una interpretazione contestualizzate non avulse dal tempo e dal luogo in cui il Corano è nato e quindi sostengono la necessità di un lavoro di adattamento della lettera alla storia, all'attualità e quindi anche alla modernità. Una modernità beninteso che non diventi sinonimo di ateismo e di immoralità, di sopruso e di negazione della dimensione religiosa della vita come avviene spesso in Occidente. Sta quì a mio parere la grande responsabilità che noi occidentali abbiamo. Nella misura in cui l'Occidente farà passare la modernità come sinonimo di ateismo e di immoralità oltre che di oppressione a livello economico, militare, finanziario, politico, e culturale, sarà difficile che le posizioni liberali e moderate possano prevalere nei paesi Islamici. 8 Esempio della Tunisia: Se noi lasciamo in pace questi paesi come lasciamo in pace la Tunisia probabilmente anche perché non ha petrolio che faccia gola e non interveniamo con intrighi politici economici o militari, essi hanno la possibilità di evolversi... Magari in un paese si può anche instaurare per qualche anno un regime mussulmano rigido ma se questi come in genere tutti i governi rigidi non saprà fare girare bene l'economia del paese oltre a privarlo delle libertà fondamentali, questi gli volteranno le spalle, come molti mussulmani anche Sunniti in Iraq stanno fuggendo dall'Isis secondo la testimonianza di Adel Jabbar. Altro esempio sono i Fratelli mussulmani in Egitto che hanno perso molto del loro consenso per aver causato nel giro di pochi anni un rovinoso tracollo economico. Gli avvenimenti incresciosi di Parigi nella loro assurdità possono essere per tutti noi anche una opportunità che può favorire nel campo della comprensione e del dialogo un processo di crescita. A condizione naturalmente che oltre ad aiutarci prendere coscienza della situazione, ci spronino ad agire. Cosa fare concretamente? 1) Come affermo nel libro, "Rilanciamo la speranza", scritto a partire dalla mia esperienza di 10 anni in Iran, senza il perseguimento di una maggiore giustizia a livello economico, finanziario e politico a livello internazionale, a mio parere sarà difficile per non dire impossibile contrastare il radicalismo Islamico ed intavolare un vero dialogo. Vengono oggi al pettine grossi errori fatti dall’Occidente: spartizione a tavolino e guardando solo ai propri interessi dei paesi ex ottomani da parte dei Francesi e degli Inglesi dopo la prima guerra mondiale. Ai Curdi era stato promesso uno stato indipendente ma poi non se ne è fatto più niente ed ora essi rimangono come una mina vagante in Medioriente. L’abbattimento repentino del regime di Saddam fragile ed ingiusto si ma che riusciva a controllare i diversi equilibri del paese lasciandone ora il vuoto o meglio un groviglio di clan in lotta fra di loro. La lunga permanenza degli Americani in Iraq che è stata come benzina sul fuoco dell’integralismo Islamico. La pretesa di portare in quei paesi "la nostra democrazia." La irrisolta questione Palestinese. L’ accanimento non del tutto disinteressato contro il regime di Assad da parte degli Stati Uniti in modo particolare che ha aperto il cammino al Sis in Siria. Sis inizialmente tollerato dagli stessi Americani se non aiutato, in quanto combatteva contro il nemico comune di Damasco alleato con la Russia e che lo stesso Assad inizialmente astutamente non ha combattuto considerandolo in grado di frantumare le opposizioni e di incutere paura negli Americani per il loro integralismo violento. ..Vignette!!!! Bombardamenti a Hamadan e Karmanshah. 2) Penso sia importante per tutti noi oggi anche attingere ad una maggiore informazione o meglio ancora formazione per quanto riguarda innanzitutto i fondamenti della la nostra religione e poi per quanto riguarda la religione mussulmana. Questo per non cadere sia nella tentazione della chiusura e del rifiuto, sia in quella opposta di una apertura buonista e superficiale ma non vera e alla lunga controproducente. Ogni vero dialogo deve essere portato avanti nel pieno rispetto della identità propria oltre che della identità dell'altro. 3) E' molto importante che di fronte ad ogni atto di violenza da qualunque parte venga, ci ritroviamo tutti insieme cristiani e mussulmani per condannarlo energicamente. 4) Vi è a mio parere un ulteriore problema reale che può essere capito bene da chi ha vissuto un periodo in terra mussulmana. Per gli immigrati che vengono in Europa l'impatto culturale non può che essere traumatico. Sarebbe come immettere improvvisamente i nostri 9 nonni che hanno vissuto 80 anni fa, nella nostra cultura post-moderna...Essi non sono per niente preparati a cogliere insieme agli inevitabili e sempre più appariscenti aspetti negativi, gli aspetti positivi, i valori propri di una società secolarizzata, democratica, rispettosa della persona singola, fiera della propria libertà, rispettosa del diverso, egualitaria per rapporto al genere, fondata sul diritto e sulla libertà di espressione ed in cui il potere politico e il potere religioso non si identifichino dando in tal modo adito a fondamentalismi e a teocrazie.. E' dunque importante a mio avviso che, sopratutto a livello delle nostre istituzioni e dei nostri servizi di accoglienza, non ci limitiamo ad aiutarli solo nella risoluzione dei loro problemi concreti come la casa ed il lavoro ma cerchiamo anche di dare loro strumenti non solo linguistici ma anche culturali che li mettano in grado di rimanere se stessi senza forzatamente rigettare il diverso. Questo eviterebbe una cattiva propaganda nei confronti dell'Occidente da parte degli stessi e anche reazioni di rigetto dei giovani di seconda o terza generazione come si sono verificati in Francia... Riguardo a questo il Cardinal Martini affermava: " Un punto che mi è sembrato finora poco atteso e cioè la necessità di insistere su un processo di "integrazione" che è ben diverso da una semplice accoglienza e da una qualunque sistemazione. Integrazione vuol dire anche l'educazione dei nuovi venuti a inserirsi armonicamente nel tessuto della nazione ospitante, ad accettare le leggi e gli usi fondamentali, a non esigere dal punto di vista legislativo trattamenti privilegiati che tenderebbero di fatto a ghettizzarli e a farne potenziali focolai di tensioni e violenze. Sembra corretto auspicare ed aiutarli affinché il trapasso necessario all' assunzione delle agevolazioni tecniche che vengono dall'occidente sia accompagnato da uno sforzo serio di riflessione storico-critica sulle proprie fonti religiose e teologiche cercando armonia tra la visione filosofica del mondo (la ragione) e la legge rivelata. (Passare dal: "solo il religioso è ragionevole" a "il religioso deve anche essere ragionevole" Quindi: No ad un atteggiamento di non cura e di ignoranza del problema, da cui si scivola poi facilmente verso atteggiamenti di rifiuto, di disagio o di intolleranza. No ad uno zelo disinformato... Si propugna l'uguaglianza di tutte le fedi senza rispettarle nella loro specificità. Sì ad uno sforzo serio di conoscenza e alla ricerca di strumenti che mirino ad una vera integrazione lasciandosi aiutare da persone competenti. (Martini: discorso alla città 6 dicembre 1990.) 5) Importantissimi sono i nostri rapporti quotidiani con i Mussulmani. Con loro non dobbiamo avventurarci da subito in sterili disquisizioni teologiche e dogmatiche ma puntare verso una conoscenza reciproca acquisita nel far fronte insieme ai problemi vitali di ogni giorno (fino a a giungere a mangiare e a pregare insieme qualche volta,) che ci porti a scoprirci tutti impastati della medesima umanità e a renderci conto che la differenza è ricchezza e non minaccia. Solo così cadranno tanti pregiudizi e sarà poi possibile un confronto sereno anche a livello religioso. (Esempi dall'Iran: Vetraio) 6) In questo cammino ci può sostenere la conoscenza dei grandi mistici delle due religioni che sorprendentemente si ritrovano a parlare la stessa lingua. Loro che hanno avuto la capacità di puntare direttamente al cuore di Dio ci testimoniano che il cammino del dialogo benché arduo è possibile oltre ad essere sempre più necessario e se portato avanti con serietà costituirà un arricchimento per tutti. 10 L' ISIS Per capire l’ISIS come si presenta nel momento attuale serve anzitutto introdurre tre personaggi molto noti: Osama bin Laden, uomo di origine saudita che per lungo tempo è stato a capo di al Qaida ispirandosi ai Fratelli musulmani ; il secondo è un medico egiziano, Ayman alZawahiri, che ha preso il posto di bin Laden dopo la sua uccisione. Il terzo è Abu Musab al-Zarqawi un giordano che nelle fila di Al Qaida aveva combattuto contro i Russi in Afghanistan. Nel 2000 decise di fondare un suo proprio gruppo con obiettivi diversi da quelli di al Qaida “tradizionale”. Al Qaida era nata sull’idea di sviluppare una specie di legione straniera sunnita, che avrebbe dovuto difendere i territori abitati dai musulmani dall’occupazione occidentale e di destabilizzare l'occidente attraverso attentati. L’obiettivo di Zarqawi, era invece quello di creare un califfato islamico esclusivamente sunnita che servisse come base, come punto di partenza per una diffusione progressiva dell'Islam Integrale in tutto il mondo. Per farlo voleva sfruttare la complicata situazione religiosa dell’Iraq, paese a maggioranza sciita ma con una minoranza sunnita che dopo aver detenuto il potere per decenni con Saddam Hussein si ritrovava ad essere completamente desautorata ed emarginata. Dopo l' uccisione di Zrqawi gli successe l'Iracheno Abu Omar al-Baghdadi che dopo aver organizzato le proprie milizie in Siria nel tentativo di far cadere lo Sciita Assad, con l'appoggio delle tribù Sunnite del Nord Iraq, invade anche la parte settentrionale del paese instaurando un nuovo stato Islamico di cui si autoproclama Califfo. Sprona così le sue milizie guidate da vari ex generali sunniti di Saddam e appoggiate dalle tribù sunnite del Nord Iraq assetate di rivincita contro il nuovo governo sciita che li aveva emarginati, verso una chirurgica e violenta repressione, eliminazione e messa in fuga di tutti coloro, Cristiani, Yazidi, Sciiti che non gli si assoggettano convertendosi alla fede Sunnita o accettando di pagarne il tributo. Responsabilità: Dell'Arabia Saudita Sunnita che teme l'Iran Sciita ed ha appoggiato finanziariamente l'Isis che lotta contro il presidente Siriano che è sciita e contro il governo Iracheno pure sciita. Degli americani e dei loro alleati. Hanno sovvenzionato l'Isis agli inizi che combattevano contro Assad pedina della Russia. Come avevano sovvenzionato Al Qaida che combatteva contro i Russi. Si sono sbarazzati troppo facilmente di Saddam lasciando in Iraq uno spaventoso vuoto di potere. Degli Inglesi e francesi che dopo la prima guerra mondiale hanno suddiviso a tavolino e badando solo ai loro interessi il Medioriente dimenticando i Curdi che rimangono una autentica mina vagante. Dei Turchi che temono i Curdi e la loro sete di indipendenza più che l'Isis. 04/02/2015 Giuseppe Morotti 11