I principi base del Corano Il Corano è un libro di difficilissima lettura, sia per l’oggettiva difficoltà di comprendere e ricostruire i numerosissimi riferimenti a situazioni storiche, eventi e personaggi degli anni di Maometto, sia perché le <sure>, (cioè i singoli capitoli che lo compongono) saltano da un argomento all’altro, senza un apparente filo logico. Questa è certamente una delle molte ragioni per cui in Europa esistono tanti equivoci sulla civiltà mussulmana, che viene vista soltanto in alcuni dei suoi aspetti (la <guerra santa> o l’oppressione delle donne, per esempio). Questi aspetti esistono: ma, oltre ad avere come sempre una ragione storica, essi sono anche i più appariscenti e superficiali. Essenzialmente, per comprendere l’operazione compiuta da maometto,è partire dalla cultura e dalla realtà beduine, che egli aveva deciso di trasformare in una grande civiltà: una serie di tribù sparse, ognuna con le sue regole; una famiglia intesa come <unità guerriera>, dove solo il maschio è importante perché la sopravvivenza della tribù si fonda unicamente sui proventi della razzia,della rapina e del commercio; una serie di divinità incoerenti, oggetto di culto idolatrino e incapaci di dare agli uomini regole morali. Per realizzare il suo progetto Maometto diede nuove leggi civili e penali, regole di comportamento, persino norme igieniche e dietetiche. Oggi esse possono sembrare arcaiche e tramontate; allora erano rivoluzionarie. Ecco esempi fra i tanti. La preghiera. Il preciso dovere di pregare Allah cinque volte al giorno all’invito del muezzin (colui che chiama i fedeli dall’alto minareto) aveva il compito di ricordare continuamente ai beduini l’esistenza dell’unico dio e di strapparli al politeismo. L’istruzione del venerdì come giorno sacro, dedicati al riposo e alla preghiera in comune nella moschea (l’equivalente islamico della nostra chiesa), corrisponde al sabato degli ebrei e alla domenica dei cristiani. Almeno una volta nella vita, inoltre, i musulmani devono recarsi in pellegrinaggio alla Mecca, il luogo santo islamico per eccellenza. La donna. Nella società beduina era praticata una sfrenata poligamia e ogni moglie poteva essere ripudiata senza alcun motivo; a quei tempi perdere la protezione familiare equivaleva a una condanna alla miseria e alla morte. Maometto intervenne ponendo un limite di quattro mogli e impose motivazioni e tempi lunghi al ripudio per intralciare l’uso smodato; inoltre raccomandò un trattamento affettuoso e assistenza materiale sia da parte del marito, sia dalla parte della famiglia d’origine. Vietò alle donne di recarsi alla moschea, raccomandando che pregassero a casa, ma anche questo aveva, allora, le sue ragioni: il maschio guerriero usava prendere qualsiasi donna circolasse senza adeguata protezione e ciò causava interminabili vendette familiari o creava figli illegittimi, esclusi dalle famiglie e dalle eredità. Questi fatti erano fonti di gravi problemi sociali. La pietà e la carità. Le raccomandazioni su questi punti occupano circa la metà del Corano. Maometto raccomanda l’elemosina ai poveri, l’assistenza alle vedove e agli orfani, la cura dei portatori di handicap (che chiama “stolti” o “impediti”). Persino nelle sure riguardanti la “guerra santa” insiste continuamente di non infierire contro il nemico, di rispettarlo se si arrende, di onorarlo se è valoroso. La schiavitù. Era ammessa, purchè verso lo schiavo si tenesse un comportamento “umano gentile”. Le regole alimentari e il ramadàn. Maometto proibì il vino e la carne di maiale: una regola dietetica più che giustificata in paesi dove la temperatura raggiunge i 50°C all’ombra. Analoga funzione (accoppiata al suo valore di penitenza religiosa) ha il ramadàn. Questa parola, che in realtà significa “torrido”, indica il mese di piena estate in cui bisogna digiunare e astenersi dai rapporti matrimoniali per tutto il giorno; il divieto finisce appena tramonta il sole e ricomincia all’alba, “quando si può distinguere un filo bianco da un filo nero”. POESIE Abetare Abetare fort te dua me ato shhronjat e tua dora ime u mesua menda ime u ndriciua ham mesuar te lexoj shruaj buhur recitaj edhe prinderve u fal plot gezime nje mal. Mbi degen e molles Mbi degen e molles Me erdhi nje zog Ciu-ciu-ciu me tha te ham shoh Abetarem zogu ne dare ma pa Mesome edhe mua te lexoj me tha Edhe ja filluam te dy me je ze Ai ciu-ciu un a-b-c. Libro di lettura Libro di lettura ti voglio molto bene Con quelle tue lettere la mia mano si è abituata il mio cervello è diventato intelligente ho imparato a leggere scrive bene e recito ai miei genitori do tanta gioia quanto una montagna. Su un ramo del melo Su un ramo del melo Mi è arrivato un uccellino Ciu-ciu-ciu mi ha detto che sono Amico, l’uccellino il libro di Lettura me l’ha visto nella mano Imparami a leggere anche a me mi Ha detto e abbiamo iniziato tutte e due con una voce Lui ciu-ciu io a-b-c.