Il teorema fondamentale dell’algebra Questo teorema fu provato per la prima volta da Gauss nel 1799, nella sua tesi di dottorato, presentata in quell’anno presso l’Università di Helmstedt, Germania. Successivamente egli trovò altre tre diverse dimostrazioni dello stesso risultato. Quest’ultimo si fonda sul concetto di numero complesso. In moderno linguaggio matematico, l’enunciato è il seguente: Un’equazione algebrica di grado n>0 a coefficienti complessi ha n radici complesse, ogni radice contata secondo la propria molteplicità. In particolare l’equazione binomia Xn = 1 ha n radici, le radici n-esime dell’unità. Osservazione Contrariamente a quanto credeva Eulero, un’equazione algebrica a coefficienti tutti reali spesso non ha nessuna radice reale. Infatti: Un’equazione di secondo grado a discriminante negativo ha due radici non reali (v. numeri complessi); L’equazione X4 – 4X3 + 2X2 + 4X + 4 = 0, ha quattro radici non reali (non facili da determinare). Questo esempio risale a Nikolaus Bernoulli che lo produsse proprio per smentire Eulero. È però vero che: Ogni equazione algebrica a coefficienti reali di grado dispari ha sempre almeno una radice reale. Esistono formule di risoluzione per le equazioni binomie Xn - a=0 di ogni grado (formule di De Moivre); le equazioni di secondo grado (formule di Newton); le equazioni di terzo grado (formule di Tartaglia); le equazioni di quarto grado (formule di Ferrari). Non esistono invece formule generali per le equazioni di grado superiore al quarto, come dimostrato da Abel e Galois. L’esistenza di radici per le equazioni algebriche è legata alla decomposizione in fattori dei polinomi. Vale infatti il seguente teorema di Ruffini: Dato un polinomio p(X), allora è una radice dell’equazione algebrica p(X)=0 se e solo se il polinomio X- è un divisore di p(X). Dal teorema fondamentale dell’algebra e dal teorema di Ruffini si deduce facilmente che ogni polinomio di grado n>0 a coefficienti complessi è decomponibile nel prodotto di n polinomi di grado 1 a coefficienti complessi. La regola di Newton