Rassegna Modificazione degli aspetti neuroendocrini nelle malattie psichiatriche dopo somministrazione di benzodiazepine: revisione critica della letteratura Modifications of neuroendocrinological parameters in psychiatric illness after benzodiazepines administration: a review GIUSEPPE ANGELINI, ANNA BRIGNOLO, SANDRA GENTILE, SILVANA LERDA, SANDRA ANSALDI Dipartimento di Neuroscienze, Sezione di Psichiatria, Università di Torino RIASSUNTO. Introduzione. È noto che alcuni disturbi psichiatrici si accompagnano ad alterazioni dell’asse ipotalamo-ipofisario e che malattie endocrine sono spesso caratterizzate da sintomi depressivi e ansiosi. Poiché i pazienti affetti da endocrinopatie potrebbero essere sottoposti in futuro a terapia benzodiazepinica, o già lo sono al momento del riscontro della patologia, alcuni studi hanno valutato gli effetti di tali farmaci sulla risposta ipofisi-surrenale. Inoltre, è stato recentemente scoperto che il CRH (Corticotropin Releasing Hormone) agisce anche come neurotrasmettitore ed è coinvolto nella fisiopatologia dello stress e dei disturbi d’ ansia. È pertanto ragionevole credere che le proprietà ansiolitiche delle benzodiazepine siano mediate almeno in parte da sistemi neuronali CRH-dipendenti. Lo scopo di questo lavoro è stato pertanto quello di presentare e discutere i risultati degli studi più significativi inerenti l’argomento, pubblicati nella letteratura internazionale e individuati tramite un’accurata ricerca bibliografica. Metodo. Gli studi esaminati sono stati individuati tramite la consultazione di Medline e la maggior parte di essi risale agli ultimi cinque-sei anni, essendo l’argomento ancora in fase di piena ricerca. Risultati e conclusioni. Il dosaggio del cortisolo e dell’ ACTH in soggetti sani e affetti da morbo di Cushing ha dimostrato che l’assunzione di temazepam, una benzodiazepina a breve emivita, inibisce nelle persone prive di patologia il picco sierico di tali ormoni dopo stimolazione con CRH, mentre non sussistono differenze plasmatiche significative nel secondo gruppo. È stato altresì considerato uno studio che valutasse gli effetti della somministrazione acuta e cronica di benzodiazepine sulla secrezione di CRH e sulla densità dei recettori leganti il CRH sul Sistema Nervoso Centrale. In entrambe i casi si è osservato un decremento della concentrazione di CRH a livello del locus coeruleus. PAROLE CHIAVE: ansia, benzodiazepine, ormone rilasciante le corticotropine, locus coeruleus. SUMMARY. Introduction. Many patients with psychiatric illness may have disturbances of function of the pituitary-adrenal axis and a lot of endocrinological deseases can show psychiatric symptoms. These pazients may be receiving benzodiazapines drug when presenting for evaluation of their possible endocrinological alterations. For this reason some studies evaluated the effects of benzodiazepine drug on the pituitary-adrenal response. Recently it was discovered that CRH is also a neurotransmitter, involved in physiopathology of stress and anxiety. In the view of this preclinical evidence it is reasonable to suggest that anxiolytic effects of benzodiazepines are mediated,at least in part,by CRH-ergic neuronal systems. The aim of this study is to discuss the results of the most important studies on the argument, published in international literature and found through a careful bibliographic research. Method. The studies here examined have been found through the consultation of Medline and most of them were published in the last 5-6 years, being this argument still under scruting. Results and conclusions. Temazepam significantly inhibited the peak serum levels of cortisol and ACTH in normal subjects after CRH, but no differences were found in a group of pazients with Cushing’s syndrome. Another study examined the effects of acute and chronic administration of benzodiazepines on CRH concentration,receptorbinding density. Both acute and chronic alprazolam administration decreased CRH concentration within locus coeruleus. KEY WORDS: anxiety, benzodiazepines, corticotropin-releasing-hormon (CRH), locus coeruleus. E-mail: [email protected] Rivista di psichiatria, 2002, 37, 4 165 Angelini G, et al INTRODUZIONE Gli ultimi cinquant’anni sono stati decisivi nel delineare una correlazione tra malattie psichiatriche e modificazioni neuroendocrine. Selye, intorno agli anni quaranta, studiò la relazione tra stress e attivazione dell’asse HPA (ipotalamo-ipofisi-surrene), già peraltro dimostrata da Cushing, che per primo descrisse sintomi depressivi in pazienti con eccessiva secrezione di cortisolo. In quest’ottica le alterazioni endocrine possono essere viste sia come markers di riferimento per specifiche malattie psichiatriche, sia come condizioni favorenti, implicate nella loro eziopatogenesi. L’asse HPA è il più indagato nello studio dello stress e le conoscenze raggiunte sono indubbiamente maggiori di quelle concernenti altri ormoni. La scoperta del CRH (Corticotropin Releasing Factor) e la successiva caratterizzazione hanno permesso di comprendere più a fondo il ruolo di tale peptide nell’indurre, a livello ipofisario, la secrezione di ACTH (Adreno-Corticotropin Hormon). Quest’ultimo esplica la sua azione sulla corteccia surrenalica: stimola la secrezione di glucocorticoidi, il principale dei quali è rappresentato dal cortisolo, che esplica un’azione catabolica su glicidi, protidi, lipidi e possiede rilevanti funzioni immunosoppressorie. La secrezione dei fattori di rilascio ipotalamo-ipofisari e dei rispettivi ormoni da parte di organi periferici è controllata da circuiti a feed-back inibitori, che coinvolgono specifici recettori sensibili ai livelli di ormoni circolanti. Alterazioni ormonali sono state riscontrate in numerose patologie, prime tra tutte la depressione. Studi su pazienti depressi hanno riscontrato varie modificazioni, associate ad alterati livelli di cortisolo (1): a) ipercortisolemia dovuta ad un cattivo funzionamento del sistema di feed-back negativo, presente soprattutto in depressioni gravi e in pazienti anziani rispetto a quelli più giovani e con sintomi di più lieve entità; b) mancata soppressione al test al desametasone: la somministrazione di questo potente glucocorticoide di sintesi non inibisce la produzione endogena di cortisolo; c) ingrossamento del surrene; d) aumentata risposta dei glucocorticoidi all’ACTH; e) incrementati livelli di CRH nel liquor cerebrospinale; f) diminuita risposta di ACTH dopo stimolazione con CRH, verosimilmente attribuibili agli elevati livelli di cortisolo, responsabili di un diminuito rilascio di ACTH indotto da CRH. In patologie quali anoressia nervosa (2), disturbi d’ansia (3) e malattia di Alzheimer (4) si è riscontrata un’iperattività dell’asse HPA, ma è possibile che le alterazioni ormonali siano dovute alla presenza di depressione in comorbidità o attribuibili allo stato di malnutrizione che frequentemente accompagna tali patologie. I pazienti con diagnosi conclamata di disturbo posttraumatico da stress mostrano, invece, modificazioni dell’asse opposte a quelle dei depressi. Presentano dunque bassi livelli di cortisolo, iper-soppressione al test con il desametasone (5) e ridotta risposta dell’ACTH post somministrazione di CRH (6). Anche l’asse ipotalamo-ipofisi-tiroide (HPT) presenta spesso modificazioni nel corso di patologie psichiatriche. Nei pazienti depressi la secrezione giornaliera di ormone tiroideo può essere ridotta (7) e le concentrazioni sieriche notturne di TSH sono risultate diminuite (8), sebbene questa osservazione possa essere altresì spiegata dalla riduzione del sonno, circostanza assai comune nel depresso. Tale decremento parrebbe essere secondario all’ipersecrezione cronica del TRH ipotalamico, responsabile di una down-regulation dei recettori del TRH (9). La conferma di tale ipotesi è data dal fatto che questi pazienti presentano alti livelli di TRH nel liquor (10); è verosimile che questo sia un meccanismo compensatorio allo stato depressivo, come conferma la somministrazione di TRH direttamente a livello liquorale che esplica un’azione antidepressiva rapida. Gli studi condotti su pazienti anoressiche hanno dimostrato risultati scarsamente significativi. Tuttavia è possibile che la persistenza di bassi livelli di TRH nel liquor, come si osserva spesso sia nella condizione sottopeso sia dopo aver raggiunto il peso normale, possa rappresentare un marcatore della malattia. INTERAZIONI TRA BENZODIAZEPINE ED HPA Numerosi studi sono stati condotti per valutare le modificazioni indotte sull’asse HPA dall’uso di benzodiazepine. Tali recenti ricerche sono state avviate dall’osservazione che: pazienti con disturbi endocrinologici accusano frequentemente sintomi psichiatrici; soggetti in terapia benzodizepinica giungono sovente alla prima osservazione inviati dall’endocrinologo. Un’interessante ricerca (11) ha studiato la risposta dell’ipofisi e del surrene dopo stimolazione con CRH in un gruppo di soggetti, cui erano stati somministrati delle benzodiazepine. La dose, somministrata per os a 12 controlli sani e a 9 pazienti affetti da morbo di Rivista di psichiatria, 2002, 37, 4 166 Modificazione degli aspetti neuroendocrini nelle malattie psichiatriche dopo benzodiazepine Cushing, è stata di 20 mg di temazepam. I risultati, ottenuti dopo stimolazione con CRH, (100 microgr i.v.), hanno messo in luce che il temazepam inibiva in maniera significativa i livelli di cortisolo e di ACTH post somministrazione di CRH, ma soltanto nei soggetti normali e non in quelli affetti dalla patologia endocrina. I valori di cortisolemia sono stati di: 501nmol/l nei soggetti che avevano ricevuto la benzodiazepina contro 611nmol/l nei riceventi placebo. Il picco di ACTH nei primi ha assunto valore medio di 37ng/l, mentre nei secondi di 54ng/l. Nei pazienti affetti da Cushing non si sono evidenziate differenze significative tra i due gruppi (cortisolo: placebo 947nmol/l contro temazepam 937nm/l; ACTH: placebo 126ng/l contro temazepam 117ng/l). La spiegazione più probabile a tale risposta è che l’ipercortisolemia, presente nei pazienti con morbo di Cushing, sopprima il rilascio endogeno di CRH, con conseguente abolizione della riduzione della risposta ipofisaria-surrenale, normalmente indotta dal temazepam. Questi effetti delle benzodiazepine devono pertanto essere presi attentamente in considerazione qualora si intraprenda una terapia ansiolitica in pazienti con patologie endocrine. Analoghi studi (12) hanno dosato il livello di cortisolo basale in un campione di sesso maschile affetto da disturbo da attacchi di panico in trattamento farmacologico. Alcuni di essi effettuavano un trattamento con basse dosi di alprazolam (media 0,62+/0,15mg/die), mentre altri con alte (media 1,08+/0,28mg/die). Si è riscontrato che il livello di cortisolo plasmatico era significativamente più alto nei primi rispetto ai secondi (media 13,90 microgr/ml vs. 9,06microgr/ml). Pertanto, la bassa concentrazione di tale ormone è verosimilmente connessa all’azione della benzodiazepina stessa a livello dell’asse ipotalamo ipofisario. IL RUOLO DEL CORTICOTROPIN-RELEASINGHORMON COME NEUROTRASMETTITORE NELLA PSICOPATOLOGIA Il neuropeptide ipotalamico CRH (Corticotropin Releasing Hormon) non è soltanto il principale regolatore dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene. Neuroni secernenti CRH, infatti, non sono localizzati esclusivamente nel nucleo paraventricolare (PV) ipotalamico. Swanson et al (13) hanno dimostrato il ruolo del CRH come neurotrasmettitore a livello di strutture extraipotalamiche: nucleo della stria terminale (BNST); nucleo centrale dell’amigdala (ceA); locus coeruleus (LC). È, pertanto ipotizzato che il CRH sia coinvolto, non solo in funzioni endocrine, ma anche immunitarie, comportamentali e autonomiche e che sia implicato nella fisiopatologia dei disturbi d’ansia e depressivi. Studi condotti post-mortem in encefali di vittime suicide per depressione hanno dimostrato un incremento delle cellule secernenti CRH nel nucleo paraventricolare ipotalamico. È stato, inoltre, osservato un aumento della concentrazione di CRH nel liquor di pazienti depressi, accompagnato da una diminuzione dei relativi recettori nella corteccia frontale. Nell’insieme queste due considerazioni indicano che, al di fuori dell’ipotalamo, la depressione è caratterizzata da un incremento del rilascio pre-sinaptico di CRH, seguito da una down-regulation dei recettori. Numerosi altri studi hanno evidenziato che la somministrazione intraventricolare di CRH in animali da esperimento induce risposte comportamentali di tipo ansioso e depressivo (14). A conferma di ciò, l’utilizzo di antagonisti del CRH ha dimostrato bloccare reazioni di paura e panico. Infine, un lavoro condotto su animali ha dimostrato come esperienze precoci nel corso dello sviluppo abbiano un ruolo chiave nel determinare la responsività del CRH nell’adulto, provocando una potenziale sensibilizzazione degli animali nei confronti di disturbi stress correlati in fasi successive della vita (15). Nell’ insieme questi risultati costituiscono i fondamenti per l’ipotesi che l’aumento di CRH cerebrale accompagnerebbe disturbi ansiosi e depressivi. Qualche anno fa (16) è stata dimostrata l’esistenza di due sottotipi di recettori del CRH: CRH1: predominanti in cervelletto, ipofisi e neocortex; CRH2: caratteristici dell’ipofisi anteriore e della neocortex; esistenti in due varianti CRH2A e CRH2B. I primi prevalgono nelle regioni sub-corticali setto laterali dell’ipotalamo ventro-mediale e rafe dorsale, i secondi sono periferici. Un ulteriore ligando endogeno, per il recettore del CRH, chiamato urocortina lega con uguale affinità i sottotipi di recettori del CRH, ma con un’affinità all’incirca dieci volte maggiore rispetto al CRH stesso. Nel ratto l’espressione genica dell’urocortina è prevalente nel nucleo di Edinger-Westphal e dell’oliva superiore (regioni in cui non si produce CRH-mRNA), del locus coeruleus e del rafe dorsale. È interessante notare che in queste ultime due regioni si esprime solo mRNA relativo al CRH2A. Questo dato, tenuto anche conto dell’alta affinità dell’ urocortina per i recettori CRH2,suggerisce che essa potrebbe essere il ligando endogeno dei recettori CRH2. Poco è tuttavia conosciuto riguardo al ruolo dell’ urocortina e dei relativi sistemi recettoriali nello stress Rivista di psichiatria, 2002, 37, 4 167 Angelini G, et al e nella fisiopatologia dei disturbi psichiatrici. È, invece, certo il coinvolgimento del CRH nella patogenesi dei disturbi ansiosi, evidenziato in animali di laboratorio e topi transgenici (17) che iper-esprimevano il gene codificante il CRH e dimostravano livelli elevati di ansia. Negli uomini alte concentrazioni di CRH sono state trovate nel disturbo post-traumatico da stress, caratterizzato da sintomi d’ansia severi (18). Al contrario, antagonisti del CRH si sono rivelati ansiolitici in studi condotti su animali di laboratorio. Inoltre, la dimostrazione che topi knock-out per il gene del recettore di CRH1 , ovvero topi mancanti del gene suddetto, mostravano una riduzione dell’ansia basale e indotta da stress, ha riproposto, in maniera più incisiva, il ruolo del CRH nella genesi dei comportamenti ansiosi (19). POSSIBILE RUOLO DELLE BENZODIAZEPINE NEI CIRCUITI NEURONALI CRH-DIPENDENTI Data l’importanza del CRH nello scatenamento dell’ansia, appare plausibile che l’azione ansiolitica delle benzodiazepine sia, almeno in parte, riconducibile alla loro dimostrata capacità di antagonizzare il rilascio di CRH. È stato evidenziato che le benzodiazepine hanno un ruolo: 1) nel sopprimere l’attivazione dell’asse ipotalamoipofisi-surrene, come già precedentemente esposto; 2) nell’attenuare la secrezione di CRH stress-indotta (20); 3) nel bloccare o diminuire gli effetti ansiogeni del CRH (21). Un altro studio (22), tuttavia, condotto su ratti e non su umani, ha convalidato queste stesse ipotesi; sono stati studiati infatti gli effetti della somministrazione acuta e cronica di: alprazolam (agonista pieno), FG7142 (agonista parziale inverso) e flumazenil (antagonista), valutando: la secrezione di CRH e urocortina; la densità dei relativi recettori espressi nel sistema nervoso centrale; l’espressione genica (mRNA) dei suddetti peptidi e recettori. I risultati ottenuti sono stati i seguenti: a. Concentrazione di CRF dopo somministrazione acuta di benzodiazepine Sono state messe a confronto le curve dose-risposta generate da tre farmaci diversi: 1. alprazolam (agonista pieno); 2. FG7142 (agonista parziale inverso); 3. flumazenil (antagonista). I risultati osservati sono stati i seguenti: la somministrazione acuta dell’agonista pieno ha provocato una diminuzione della concentrazione a livello del LC (32% rispetto ai controlli); l’agonista parziale inverso ha invece prodotto un aumento del CRH (37% rispetto ai controlli); l’antagonista flumazenil non ha determinato variazioni significative della concentrazione di CRH. b. Concentrazione di CRH e attività dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene dopo somministrazione cronica di benzodiazepine In questo caso, la valutazione dell’attività dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene è stata effettuata a distanza di due settimane dall’inizio della somministrazione di alprazolam. I risultati ottenuti sono stati i seguenti: 1) la concentrazione plasmatica di ACTH (ormone adreno-corticotropo) è diminuita del 5% rispetto ai controlli; 2) la concentrazione di corticosterone ha subito un decremento del 77%; 3) la concentrazione di CRH a livello del LC è diminuita del 25%, mentre nessuna alterazione del CRH è stata evidenziata nell’amigdala. c. Valutazione dell’espressione dell’mRNA dei geni codificanti CRH, urocortina, recettori del CRH È stata esaminata l’espressione del gene codificante CRH a livello del BNST, ceA e nucleo di Barrington. Queste regioni sono implicate nella genesi dei comportamenti ansiosi CRH-indotti. Un decremento dell’espressione del CRH mRNA (30% rispetto al controllo) è stata dimostrata nel ceA, mentre non sono state rilevate alterazioni nelle altre regioni prese in considerazione. È stata anche valutata l’espressione del gene codificante urocortina nel nucleo di Edinger-Westphal, la regione del Sistema Nervoso Centrale con maggiore produzione del suddetto peptide. L’aumento dell’espressione genica è stato del 107%rispetto ai controlli. La diminuzione più significativa di mRNA recettoriale è stata osservata nell’amigdala (32% rispetto ai controlli). Modesti, ma significativi decrementi, si sono verificati anche nella corteccia cerebrale frontale e parietale. Rivista di psichiatria, 2002, 37, 4 168 Modificazione degli aspetti neuroendocrini nelle malattie psichiatriche dopo benzodiazepine In contrasto con la diminuzione dell’espressione dei recettori di CRH1 il trattamento cronico con alprazolam ha evidenziato un aumento significativo (42%rispetto ai controlli) dell’espressione dell’mRNA diCRH2A nel LC. Variazioni della densità recettoriale sono state dimostrate parallelamente con metodi radio-immunologici. DISCUSSIONE Dalla letteratura considerata emerge l’esistenza di una correlazione tra l’asse ipotalamo-ipofisi-corticosurrene e le benzodiazepine. La ricerca nasce dall’osservazione che pazienti con disturbi endocrinologici manifestano frequentemente sintomi psichiatrici e che spesso giungono ad una prima osservazione dall’endocrinologo. Essendo, quindi, le benzodiazepine farmaci che possono essere usati per il controllo dei sintomi psichiatrici nei pazienti con patologie del sistema endocrino, è ragionevole chiedersi quali possano essere i loro effetti sulla mediazione ipofisaria. Dai primi studi da noi considerati emerge che le benzodiazepine esplicano un effetto inibitore sulla secrezione di cortisolo e ACTH, a seguito di stimolazione con CRH. È stato ipotizzato che le benzodiazepine inibiscano i livelli circolanti di ACTH e cortisolo, come conseguenza dell’alterata secrezione di CRH, indotta dagli stessi farmaci. Nel cervello, così come in altri tessuti, sono stati trovati specifici siti di legame per le benzodiazepine. Sono stati caratterizzati due tipi di recettori per le benzodiazepine: centrali; periferici. I primi sono associati al canale del cloro (23), mentre i secondi, detti anche mitocondriali, si trovano ad alte concentrazioni nella corteccia surrenale, nei testicoli, nell’ipofisi (24) e nelle cellule gliali. Sebbene l’esatta funzione di questi ultimi non sia stata ancora stabilita con certezza, è probabile che essi abbiano un ruolo nella steroidogenesi periferica e centrale. Poche sono le informazioni, sinora raccolte, circa gli effetti diretti delle benzodiazepine sul rilascio di ACTH e di altri ormoni ipofisari. Nel ratto è noto che agenti GABA ergici inibiscano la secrezione di POMC (proopiomelanocortina) da parte del lobo intermedio ipofisario (25). In uno studio, condotto su uomini, l’alprazolam ha provocato un decremento del rilascio di ACTH, sopprimendo probabilmente la secrezione di CRH endogeno, ipotalamico. L’ipercortisolemia dei pazienti affetti da Cushing, rappresentante un “freno inibitorio” a livello sull’ipofisi, maschera pertanto l’effetto di spegnimento esercitato dal farmaco sull’asse HPA. Analoghe ricerche hanno ulteriormente confermato l’ipotesi del ruolo inibitore delle benzodiazepine sull’asse HPA. Non soltanto, i risultati ottenuti sembrano suggerire un effetto dose dipendente. Un gruppo di pazienti affetti da disturbo da attacchi di panico e trattato con dosi maggiori di alprazolam rispetto ad un altro gruppo in terapia ma con dosi minori ha mostrato livelli di cortisolemia significativamente più bassi. Ulteriori affascinanti ricerche si sono occupate di valutare le variazioni plasmatiche di altri ormoni, quali ad esempio la prolattina e l’ormone della crescita, a seguito di somministrazione di alprazolam. Entrambe hanno mostrato un incremento plasmatico dopo assunzione di alprazolam. Questa osservazione denota che l’effetto delle benzodiazepine si ripercuote non soltanto sull’asse HPA, ma anche su altri sistemi ormonali, e ciò verosimilmente a causa della molteplicità di recettori benzodiazepinici periferici. Riguardo quest’ultima ipotesi pochi sono attualmente gli studi disponibili, per cui necessitano di ulteriori conferme. Farmaci con una diversa affinità per i recettori delle benzodiazepine possono provocare una gamma di azioni differenti, che vanno dalla profonda sedazione, fino alla genesi di ansia. Questa ipotesi è stata confermata dalla dimostrazione che agonisti pieni, somministrati acutamente diminuiscono la concentrazione di CRH nel LC, mentre agonisti parziali inversi possono provocare aumenti del suddetto neuropeptide. La somministrazione cronica di alprazolam induce quindi, un decremento del rilascio di CRH ma, contrariamente a quanto ci si aspetterebbe, si assiste ad un aumento di urocortina nel nucleo di Edinger-Westphal e dei recettori leganti CRH2A nel setto laterale e ipotalamo ventro-mediale. Tale relazione recettoriale inversa suggerisce le seguenti possibilità: i sistemi neuronali diversi (CRH e CRH dipen1 2A denti) possono essere inversamente regolati da ansia e stress; i recettori di tipo CRH rappresentano un sistema 2A antiparallelo al sistema dello stress. Quindi mentre il sistema recettoriale CRH1 sembra essere coinvolto nella genesi dell’ansia, il sistema CRH2A esercita un ruolo “tamponante” per lo stress. L’uso delle benzodiazepine, comportando un aumento dell’espressione dei recettori CRH2A e del relativo ligando urocortina, potrebbe pertanto rafforzare l’attività dei sistemi neuro-biologici coinvolti nei meccanismi di coping allo stress. Rivista di psichiatria, 2002, 37, 4 169 Angelini G, et al BIBLIOGRAFIA 1. Stokes PE: The potential role of excessive cortisol induced by HPA hypersecretion in the pathogenesis of depression. European Neuropsychopharmachology, 1995, 5(suppl), 77-82. 2. Licinio J, Wong ML, Gold PW : The hyphotalamic-pituitaryadrenal axis in anorexia nervosa. Psychiatry Research,1996, 62, 75-83. 3. Schreiber W, Lauer CJ, Baker DG, West SA, Nicholson WE, Ekhator NN, Kasckow JW, Hill KK, Bruce A.B., Orth DN, Geracioti TD Jr: Serial CSF corticotropin-releasing hormone levels and adrenocortical activity in combat veterans with posttraumatic stress disorder. American Journal of Psychiatry, 1999, 156, 585-588. 4. Nasman B, Olsson T, Fagerlund M, et al: Blunted adrenocorticotropin- releasing hormone in Alzheimer’s disease. Biological Psichiatry, 1996, 39, 311-318. 5. Yehuda R, Boisoneau D, Mason JW, et al: Glucocorticoid receptor number and cortisol excretion in mood, anxiety and psychotic disorder. 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