SPUNTI DI RIFLESSIONI PER LA VENTINOVESIMA DOMENICA DELL’ANNO(A) 16 Ottobre 2011 Al tempo di Gesù di Nazaret si era consolidato in Giudea il dominio politico di Roma e l’imposta da pagare in moneta romana ne costituiva il segno tangibile: il fatto non mancava di sollevare perplessità e resistenze. Se da una parte gli appartenenti alle classi aristocratiche, come i sadducei1, lo accettavano pacificamente, gli zeloti2 erano certamente contrari; tra coloro che pagavano il tributo i farisei lo facevano con un certo disappunto. La questione non era semplicemente politica, cioè se accettare o meno la dominazione romana, ma aveva anche risvolti religiosi. Pagare il tributo a Roma voleva dire per i farisei riconoscere l’imperatore come capo religioso e questo non era accettabile per loro e per la maggior parte del popolo ebraico; per gli zeloti era invece soprattutto una questione politica, perché aspiravano alla liberazione dal dominio romano. Non dobbiamo dimenticare che le ideologie orientali, soprattutto quella egiziana, secondo la quale il re era considerato un Dio a tutti gli effetti, erano giunte fino a Roma. Dobbiamo ricordare che due secoli prima Israele aveva dovuto lottare contro le pretese di Antioco IV Epifane3, che sosteneva di essere la personificazione di Zeus4. In questo contesto si capisce come la “liceità” del versamento dell’imposta costituisse una questione di importanza cruciale. In realtà tale questione era agitata come pretesto per un problema ben più radicale. Non si trattava di riconoscere la reciproca autonomia dei poteri religioso e statale, quasi ad anticipare la tesi di Cavour5 1 I Sadducei costituiscono un'importante corrente spirituale del tardo giudaismo (fine del periodo del secondo Tempio), che si costituisce anche quale distinta fazione politica verso il 130 a.C. sotto la dinastia asmonea. Rappresentata eminentemente dall'aristocrazia delle antiche famiglie, nell'ambito delle quali venivano reclutati i sacerdoti dei ranghi più alti, nonché, in particolare, il Sommo sacerdote, la corrente dei sadducei, si richiamava, nel proprio nome, all'antico e leggendario Sadoc (anche Sadoq o Zadoq), sommo sacerdote al tempo di Salomone. Cercavano di vivere un giudaismo illuminato, e quindi di trovare un compromesso anche con il potere romano. Sul piano dottrinale, si ritiene, in base alle scarse informazioni pervenuteci, che i sadducei, a differenza dei farisei considerassero vincolante solamente la cosiddetta Legge scritta, ossia quanto tramandato nei libri della bibbia ebraica, o Torah. Al contrario, i farisei sostenevano che avesse pari, se non anche superiore importanza, la Legge orale, ossia la tradizione interpretativa della Torah, asseritamente trasmessa in maniera verbale, di generazione in generazione. 2 Gruppo politico-religioso giudaico apparso all'inizio del I secolo, gli Zeloti erano partigiani accaniti dell'indipendenza politica del regno ebraico, nonché difensori dell'ortodossia e dell'integralismo ebraici. Considerati dai romani alla stregua di terroristi, si ribellavano con le armi alla presenza romana in Palestina. Fondati da Giuda il Galileo ebbero stretti rapporti con la comunità essena di Qumran di cui furono il braccio armato. Svolsero un ruolo importante nella grande rivolta del 66-70, la maggior parte di essi perì durante la presa di Gerusalemme da parte di Tito Flavio Vespasiano (70). 3 Antioco IV Epifane (in greco: Αντίοχος ο Επιφανής; 215 a.C. circa – Tabe, 164 a.C.) dal 175 a.C. al 164 a.C. fu sovrano del regno seleucide. Il suo nome originale era Mitridate, ma si prese il nome di Antioco dopo la sua ascesa al trono, alla morte del fratello maggiore. Era uno dei figli del re seleucide Antioco III il Grande e fratello del re Seleuco IV Filopatore. Organizzò una spedizione contro Gerusalemme, causando una rivolta dei Giudei e l'inizio della loro lotta per l'indipendenza sotto i Maccabei. Le cause precise della rivolta dei Giudei e della conseguente risposta di Antioco sono incerte. Le vicende sono raccontate nei libri dei Maccabei, nella Bibbia e la rivolta viene commemorata durante la festa di Hanukkah. I Seleucidi furono una dinastia ellenistica che regnò sulla parte orientale dei domini di Alessandro Magno, dopo la sua morte, cioè sulla Mesopotamia, sulla Siria, sulla Persia e sull'Asia Minore. Dall'impero seleucide si originò anche, nel III secolo a.C., un Regno greco-battriano che a sua volta diede vita ad un Regno indo-greco (situato negli attuali Pakistan ed India nord-occidentale), articolato in una serie di entità (satrapie, province) indipendenti o semi-indipendenti. 4 Zeus (in greco Ζεύς) nella mitologia greca è il re e padre degli dei, il sovrano dell'Olimpo, il dio del cielo e del tuono. I suoi simboli sono la folgore, il toro, l'aquila e la quercia. Figlio del titano Crono e di Rea, era il più giovane dei suoi fratelli e sorelle: Estia, Demetra, Era, Ade e Poseidone. Nella maggior parte delle leggende era sposato con Era, anche se nel santuario dell'oracolo di Dodona come sua consorte si venerava Dione (viene raccontato nell'Iliade che Zeus sia il padre di Afrodite, avuta con Dione). La figura equivalente a Zeus nella mitologia romana era Giove, mentre in quella etrusca era il dio Tinia. Zeus ha anche molte analogie con il norreno Odino e lo slavo Perun. 5 Camillo Paolo Filippo Giulio Benso, conte di Cavour, di Cellarengo e di Isolabella, noto semplicemente “libera Chiesa in libero Stato”, né di affermare la laicità dello stato o la libertà religiosa, temi inconcepibili in quei tempi. Ciò che si voleva affermare era l’incompatibilità tra due sistemi: l’uno fondato sul denaro e rispondente a quelli che sono gli egoismi umani; l’altro fondato su una dimensione religiosa del vivere, su valori solidaristici di condivisione dei beni e delle risorse del creato, della terra. Proprio per questo il messaggio evangelico lascia intendere che la convivenza tra i due opposti sistemi non è destinata a durare nel tempo e che quanto l’umanità nel corso dei secoli ha dato a Cesare dovrà essere sempre più ridimensionato. Se la nostra società vuole davvero umanizzarsi, non può ipotizzare una crescita all’infinito, per la cui realizzazione vanno messi in conto feroci e continui conflitti fra le varie e disomogenee aree geografiche del mondo. La giustizia non può continuare a convivere con l’ingiustizia, il male con il bene: alla fine saranno la giustizia e il bene a vincere. Non si può, quindi, servire nello stesso tempo Dio e il denaro, non si può essere ora un po’ altruisti ora un po’ egoisti, a volte pensare a sé a volte agli altri: o si pensa agli altri o si pensa solo a se stessi. Di conseguenza, dare forma a una società giusta non può che identificarsi con l’assunzione di una dimensione religiosa del vivere, in cui anche lo stato laico, non certo quello confessionale, trova una sua collocazione: la Costituzione Italiana, nella sua prima parte, ce lo conferma, in quanto fa riferimento ai diritti fondamentali dell’uomo. Diversamente, ci troveremmo su una nave alla deriva, alla mercé dei prepotenti. (Is 45,1.4-6, Sal 95; 1Ts1, 1-5b; Mt 22,15-21) come conte di Cavour o Cavour (Torino, 10 agosto 1810 – Torino, 6 giugno 1861), è stato un politico e patriota italiano. Fu ministro del Regno di Sardegna dal 1850 al 1852, capo del governo dal 1852 al 1859 e dal 1860 al 1861. Nello stesso 1861, con la proclamazione del Regno d'Italia, divenne il primo presidente del Consiglio dei ministri del nuovo Stato e con tale carica morì. Fu protagonista del Risorgimento come sostenitore delle idee liberali, del progresso civile ed economico, dell'anticlericalismo, dei movimenti nazionali e dell'espansionismo del Regno di Sardegna ai danni dell'Austria e dello Stato Pontificio. In economia promosse il libero scambio, i grandi investimenti industriali (soprattutto in campo ferroviario) e la cooperazione fra pubblico e privato. In politica sostenne la promulgazione e la difesa dello Statuto albertino. Capo della Destra moderata, siglò un accordo (Connubio) con la Sinistra di Urbano Rattazzi, con la quale realizzò riforme senza l’appoggio delle le ali estreme del parlamento.Contrastò apertamente le idee repubblicane di Giuseppe Mazzini e spesso si trovò in urto con Giuseppe Garibaldi della cui azione temeva il potenziale rivoluzionario. In politica estera coltivò con abilità l'amicizia con la Francia grazie alla quale ottenne l'espansione territoriale del Piemonte in Italia settentrionale e in Toscana.