Recensione di VINCENZO GUARRACINO

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OMELIE DI ANTIOCO DI SAN SABA
Nella collana “Padri dei Primi Secoli” delle Edizioni Mimet-Docete è da poco uscito
il volume 5, ossia la prima traduzione italiana completa di un testo straordinario del
monachesimo orientale, le Omelie di Antioco di San Saba, ad opera di un filologo di
vaglia, il prof. Antonio Caiazza dell’Università di Napoli Federico II, non nuovo a
imprese di arduo spessore tematico e formale (dalle opere latine di Giordano Bruno e
Leibniz, a Plutarco ed Eschilo).
Monaco e teologo greco bizantino, venerato come santo dalla Chiesa, sia cattolica
che ortodossa, alla data del 22 gennaio, Antioco, originario di Medosaga, presso
Ankara, visse tra il VI e il VII secolo d. C. ritirandosi in una “laura” (ossia, un
monastero) non lontano da Betlemme, nel deserto di Gerusalemme, dove morì
intorno al 630. Oltre che per la sua opera, che comprende anche un'antologia di
citazioni bibliche e patristiche (Pandette delle Sacre Scritture) e che ci offre uno
spaccato spirituale e culturale del monachesimo orientale fedele ancora alla Chiesa
romana prima della divisione tra ortodossi e latini, il Nostro è importante anche
perché è l’unico a darci testimonianza diretta del saccheggio e della presa di
Gerusalemme, nel 614, da parte del re persiano Cosroe, con la distruzione parziale
del Santo Sepolcro e la perdita della reliquia della Croce, oltre che della distruzione
anche del suo monastero.
Prima traduzione in italiano dall’originale greco dell’intero “corpus”, corredata da un
imponente apparato di note di ordine culturale, spirituale ma anche filologico, oltre
che di un puntuale ed esaustivo indice di loci biblici e scritturali, le 130 Omelie, qui
presentate in questo libro, grondano di sapienza scritturale e mistica affrontando temi
di vario ordine e sostanza, sempre comunque rapportandoli alla Parola e all’Amore di
Dio (“niente incendia e sollecita il cuore all’amore per Dio come la teologia”,
Om.128) e alla Fede (“principio della chiamata di Dio”” e “pietra del tempio”, di cui
si parla proprio nella prima Omelia), invitando il cristiano ad elevarsi dalle pene del
mondo materiale (“le lacrime sono come miele che addolcisce il cuore, perché Dio ve
le semina”, Om.128). Si tratta di temi che riguardano non solo le virtù teologali,
fondamentali per il cristiano (la fede, la speranza, la carità), ma i comportamenti tutti
e i costumi, le abitudini degli uomini nelle più diverse situazioni e condizioni: virtù
come la verginità (Om.21), la castità (Om.20), l’obbedienza (Om.39), l’umiltà
(Om.70), la pazienza (Om.78), la povertà (Om.89); ma anche inviti alla temperanza,
al digiuno e al silenzio, ad astenersi dall’ozio e dalla pigrizia, al culto della verità e
del pudore, alla condivisione del dolore altrui e alla preghiera e perfino temi
apparentemente curiosi e marginali come “i sogni” (“immagini di una mente errante e
fantasie, illusioni e scherzi dei cattivi demoni per ingannarci e farci tenere dietro a
seduzioni e trascinare l’uomo al piacere”, Om.84).
Se, come sappiamo, nelle tradizioni cattolica e ortodossa i criteri per definire un
"padre della Chiesa" sono l’ortodossia della dottrina, la santità di vita, l’approvazione
della gerarchia, l’antichità (l’ultimo padre della Chiesa d’Oriente, Giovanni
Damasceno è dell’VIII secolo; mentre l’ultimo padre di quella d’Occidente è il
grande Gregorio Magno del VI secolo), ebbene, per tutte queste prerogative, Antioco
di San Saba ci appare ben meritevole di questo titolo e quest’opera mirabile degna di
lettura e meditazione da parte di ogni fedele.
VINCENZO GUARRACINO
Antioco di San Saba
OMELIE
A cura di Antonio Caiazza
Mimep-Docete, Passano con Bornago (Mi)
pp.495, 15,00 euro
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