1 Attività di prevenzione 2002 Titolo: STIGMA E PREGIUDIZIO nei confronti del disturbo psichico Tematica Introduzione: L’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) stima che 400 milioni di persone siano affette da disturbi mentali, neurologici e patologie psico-sociali legate all’abuso di alcool e droghe. Molte di esse vivono in silenzio la loro condizione ed hanno difficoltà ad ottenere trattamenti adeguati. Per gli adulti tra i 15 e i 44 anni, i disturbi neuropsichiatrici rappresentano il 12 per cento delle malattie ma, se si considerano anche altre sofferenze autoprovocate, si arriva al 15 per cento per le donne e al 16 per cento per gli uomini. Gli stati d'ansia e le depressioni sono i disturbi mentali più diffusi. In italia si stima che almeno il 20% della popolazione abbia un problema di tipo psichico e che solo il 5% di loro si rivolgono ai servizi e spesso solo quando dal disagio si è passati al disturbo. Le difficoltà ad accedere tempestivamente alle cure nascono da una serie di pregiudizi che creano situazioni di stigmatizzazione e di esclusione. La malattia mentale infatti rientra tra quelle malattie che, nello stereotipo sociale e nell’immaginario collettivo, implicano una responsabilità personale, una colpa (vedi le malattie trasmesse per contagio sessuale, quelle contagiose e deformanti l’immagine corporea) e più precisamente nel caso della schizofrenia essa è legata all’incomprensibilità, all’imprevedibilità e alla violenza. A questa patologia è infatti assegnata una rappresentazione sociale di pericolosità, derisione, diffamazione, inaffidabilità. L'incoerenza ed incomprensibilità fatto apparire colui che ha una patologia psichica come un diverso 2 La convinzione per gli altri di alienità del malato dipende anche da una serie di fenomeni quali: l’agitazione e l’eccitazione, l’impulsività e la violenza, la bizzarria, l’inconcludenza, l’inaffidabilità e l’irresponsabilità, l’imprevedibilità, il ritiro familiare e sociale e per finire l’improduttività. L’essere economicamente improduttivi non è il solo né il più importante segno della patologia mentale ma ad esso si collega lo stereotipo culturale dell’efficienza e dell’efficientismo che produce anch’esso stigma, discriminazione ed emarginazione di queste persone considerate degli sconfitti escluse dal circuito di chi conta in una società dove prevale la competizione ed il primeggiare. Anche all’interno del gruppo familiare stesso la malattia mentale veicola sentimenti di vergogna e paura, sentimenti che molto spesso impediscono la ricerca di un aiuto. L’insieme di questi fenomeni costruisce un'immagine sociale negativa e colui che è affetto da problemi psichici va tenuto a debita distanza. Si può parlare di una progressione logica e cronologica nella sequela dei “danni” inflitti al malato mentale in quanto alla malattia segue lo stigma a cui in un secondo momento è legata la discriminazione sociale. Lo stigma è strettamente connesso ad una mancanza di informazione e al pregiudizio, e può derivare da tre componenti: quella cognitiva legata ad un’errata convinzione ed informazione come ad es.” gli schizofrenici sono violenti” "i depressi sono dei fannulloni", quella affettiva legata ai sentimenti che un malato mentale veicola come l’ansia e la paura e quella discriminatoria perchè i malati mentali vengono allontanati e non viene fornito loro alcun aiuto. Bisogna inoltre considerare anche l’autostigmatizzazione dei malati di mente e della loro famiglia che cercano di nascondere questa macchia sociale per la vergogna che provoca l’avere o l’essere un malato mentale. Si innalzano attorno alla malattia delle sbarre invisibili che producono non solo dei ghetti ma che eliminano il contatto e la coesione nel quartiere e nel luogo di lavoro (se ci sarà ancora un lavoro), arrivando a segregare senza prigioni, a condannare senza processi, a privare dei più comuni diritti senza usare una violenza visibile. Però l’ignoranza diffusa sulla malattia mentale non danneggia solo chi ha già intrapreso un percorso psichiatrico ma anche chi avrebbe bisogno di alleviare la propria sofferenza psichica ma non osa svelarla per il timore di essere isolato dall’ambiente sociale, di lavoro e familiare. 3 Infatti la manifestazione dei sintomi, che in altre malattie lascia trasparire dolore e induce alla solidarietà o all’aiuto, nella malattia mentale si collega a un’esteriorità scostante o ridicola che non fa comprendere la sofferenza interiore. Il timo re di essere isolato e stigmatizzato fa si che il paziente psichiatrico non dichiari la sua malattia, come farebbe ad esempio un malato d’ulcera, senza la paura di essere bollato dallo stigma e, ancora una volta, il pregiudizio rischia persino di impedirgli l’incontro e la conoscenza del servizio pubblico. Tra i fattori che possono limitare la discriminazione da stigma ci sono: una maggior conoscenza delle cause della patologia, un’educazione del pubblico anche attraverso il contatto con i malati mentali o lo staff curante, un’azione informatrice e formatrice dei mezzi d’ informazione di massa. Una delle possibili strategie contro lo stigma sociale relativo alle malattie mentali può essere rappresentata dalla rete di interventi sociali, relazionali e terapeutici che si mettono in atto nei processi di auto aiuto. Si passa dal concetto di cura (cure) in senso clinicoterapeutico ad un concetto di “prendersi cura” (care) in senso globale, tenendo conto degli aspetti di soggettività e relazionalità della persona. La tipologia di rete consiste nel cogliere gli aspetti legati alla qualità e alla quantità dei legami della persona cercando di individuare 3 tipologie di rete: la rete centrata sui servizi, quella centrata sulla famiglia ed infine quella in allargamento su volontari, amici e vicinato. Questo permette di orientare le strategie di intervento per consolidare la capacità della rete di promuovere l’apertura ad altre risorse e legami finora scarsamente attivati e può posizionarsi in un contesto di aiuto affinchè la rete possa riappropiarsi della competenza nell’affrontare e gestire le difficoltà, mantenere la propria autonomia e strutturare un rapporto biunivoco con le istituzioni clinico-terapeutiche Anche la ricerca psicosociale è volta a eliminare la discriminazione verso questo gruppo minoritario di persone cercando di eliminare l’associazione che frequentemente si crea: “malato mentale = pericolo” e che suscita comportamenti negativi. Solo l’informazione però risulta insufficiente per demolire questo processo, è necessario quindi non solo il livello cognitivo ma anche quello affettivo attraverso lo stretto contatto con il malato. Sempre per combattere la discriminazione devono essere utilizzati tutti gli interventi legislativi che prevedano la possibilità di offrire lavoro al malato mentale stabilendo una particolare formazione e provvedendo a particolari congedi per malattia. Inoltre quello che diventa importante è effettuare un’azione preventiva che venga attuata prima che la malattia si sia manifestata, cioè prima che il disagio diventi disturbo e questo può avvenire potenziando i fattori protettivi da un lato e demolendo i fattori di rischio 4 dall’altro. Il rischio può essere il risultato di un’interazione fra disposizioni personali e fattori di rischio presenti nell’ambiente ed è su questo che agiscono i fattori protettivi per alleviare il disturbo. I fattori protettivi possono essere dati dal temperamento e dalle disposizioni individuali di una persona e dagli attributi di sostegno sociale e calore affettivo. Tutto questo però è possibile se supportato da un processo educativo rivolto agli individui, ai gruppi o alle popolazioni locali dove la malattia mentale è "nascosta e presente" . Lo stato di salute del corpo sociale si valuta anche (o soprattutto) dalla capacità di armonizzare i propri componenti, dando a ciascuno uno spazio e un piccolo, importante ruolo. Una società che vuole bene a se stessa vuole bene anche a tutti i suoi componenti, anche a quelli che "stigmatizza". Caratteristiche generali del progetto: “Contro il pregiudizio il coraggio delle cure” è lo slogan con cui l’O.M.S a partire dal 2001 si è prefisso di sensibilizzare la popolazione nei confronti della malattia mentale. Il CSM di Rovigo in conformità a questo obiettivo ha attivato una serie di iniziative con lo scopo di favorire l'incontro e il dialogo con la popolazione locale rispetto al tema del pregiudizio. Nel 2002 si vuole implementare il progetto "Dal pregiudizio alla cittadinanza" attraverso la realizzazione di una serie articolata di iniziative facendo esperienza dalle attività realizzate quest'anno. Lo scopo ultimo rimane quello di attivare attività di sensibilizzazione verso la malattia mentale mirate al superamento di forme di pregiudizio e del fenomeno della stigmatizzazione. Per ogni attività che verrà realizzata è prevista la divulgazione di materiale informativo (poster, articoli di giornale, volantini) Modalità: a) incontri con la popolazione nell'ambito di attività sportive e culturali b) incontri con la popolazione nell'ambito di attività culturali c)attività di informazione a fascie di popolazione che sul tema della prevenzione e del pregiudizio (MMG, infermieri, Addetti all'assistenza, operatori di cooperative, operatori del sociale) d) incontri con le scuole superiori. 5 a) Si realizzeranno, con la collaborazione di gruppi sportivi e culturali, almeno due eventi sportivi e/o musicali e teatrali in cui sia evidenziato il tema del pregiudizio. b) Si realizzeranno almeno 2 incontri con gruppi interessati a dibattere il tema del pregiudizio nelle biblioteche comunali o nelle sedi associazioni culturali. c) Verrà ritagliato, all'interno di corsi di aggiornamento con i MMG, che il Dipartimento ha attuato da due anni, uno spazio per la conoscenza del fenomeno del pregiudizio. Lo stesso dicasi per i corsi per infermieri e OTAA e per i corsi che il DSM intende attuare. d) Verranno realizzati almeno uno o due incontri con i ragazzi delle scuole superiori per dibattere il tema del pregiudizio e dello stigma nei confronti della malattia psichica. e) In collaborazione con agenzie culturali del territorio si realizzerà la partecipazione diretta dei ragazzi frequentanti il Centro Diurno ad iniziative a carattere culturale attivate nel territorio cittadino (esposizioni, ecc)