- Gruppo di Studio Colomna

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Erodoto
Nacque ad Alicarnasso da un padre asiatico e da una madre greca. Scrisse per la prima volta un libro di storia esponendo in esso tutte le ricerche che aveva
fatto. Erodoto ci racconta la vita di alcuni grandi personaggi, gli eventi più importanti di cui è venuto a conoscenza, gli usi ed i costumi di tutti i popoli con cui
era entrato in contatto. Ci raccontò in particolare la storia delle Guerre Persiane, che vedevano contrapposti greci ed asiatici.
“Questa è l’esposizione che fa delle sue ricerche Erodoto di Turi, affinchè gli avvenimenti umani con il
tempo non si dissolvano nella dimenticanza e le imprese grandi e mirabili compiute da Greci e Barbari
non rimangano senza gloria. Fra l’altro egli ricerca la ragione per cui essi vennero in guerra fra loro.
Raccontano i dotti persiani che furono i Fenici a provocare l’inizio delle ostilità, poiché questi, dalla
terra dove abitavano esportavano mercanzie egiziane ed assire e giunti nel porto di Argo con le loro
merci videro aggirarsi fra i loro banchi la figlia del re di Argo e la rapirono. Più tardi alcuni Greci, forse
dei Cretesi, arrivati alla fenicia città di Tiro rapirono Europa, anch’essa la figlia del re. Così la partita
poteva dirsi pareggiata, ma in seguito i Greci giunsero con una potente nave nella lontana Colchide e
rapirono Medea, la figlia del re dei Colchi. Nella generazione successiva Paride, figlio di Priamo,
vedendo che questi fatti restavano impuniti volle rapire anch’egli una principessa e rapì una
bellissima spartana: Elena.
Fino a questo punto si trattava solo di rapimenti di principesse, ma da questo momento vi fu una
grave responsabilità da parte dei Greci, che furono i primi a muovere in armi contro l’Asia ed allestita
una grande spedizione distrussero il regno di Priamo e la sua città.
Ora, se rapire principesse è azione da uomini ingiusti, darsi tanta pena per vendicarle è cosa da
imbecilli, poiché è chiaro che se queste principesse non volessero non si lascerebbero rapire… Così si
svolsero le cose e gli asiatici trovano nella distruzione della città di Ilio l’origine della loro inimicizia
con le genti d’Europa.”
Erodoto, Storie, Libro Primo
Erodoto viaggiò molto, ma si fermò in Calabria dove partecipò alla fondazione di Turi, una città
Panellenica, quindi libera ed accogliente verso tutti i greci.
Tucidide
Nacque ad Atene nel periodo in cui la città era retta da una democrazia. Fu uno stratega navale della flotta da guerra ateniese durante la guerra del
Peloponneso che vide contrapposte Atene e Sparta ed i rispettivi alleati. Secondo lui era importante raccontare la storia con la maggiore attenzione e cura
possibile, cercando di risalire ai fatti realmente accaduti ed alle loro cause. Secondo Tucidide la Storia è guidata dagli uomini e non dagli dèi, come invece
racconta Omero.
Tucidide d’Atene descrisse la guerra fra gli Spartani e gli Ateniesi e come combatterono fra loro. Mise subito
mano al testo fin dallo scoppio della guerra, che prevedeva sarebbe stata grande e più degna di nota delle
precedenti. Lo capiva dal fatto che i due popoli erano all’epoca al massimo della loro potenza ed il resto delle
città greche si allearono con l’una o con l’altra. Fu un l’evento che sconvolse più a fondo la Grecia ed i suoi
effetti si estesero a tutti i suoi abitanti. Sui tempi precedenti alla guerra invece è impossibile raccogliere delle
notizie sicure e chiare perché è passato troppo tempo.
Risulta evidente che la terra che oggi chiamiamo Grecia era abitata anticamente da popolazioni nomadi, che
incalzate da popolazioni più numerose si spostavano di luogo in luogo ed abbandonavano facilmente la
propria città. Non c’era commercio, né per terra né per mare. Ogni uomo lavorava un piccolo terreno per
ricavarne il cibo necessario a sé ed alla sua famiglia, senza accumulare dei beni per paura che arrivasse
qualcuno a rubarglieli. Fra l’altro, le città non avevano mura.
A parer mio, è evidente che la Grecia, prima della guerra di Troia, non fu mai in grado di riunire le proprie
forze in un’impresa comune.
Tucidide, Storie - Libro I
La Guerra dei Peloponneso
La Guerra del Peloponneso si scatenò fra Atene e Sparta circa 50 anni dopo le Guerre Persiane. Tutte le altre città elleniche si schierarono da una parte o
dall’altra e così questa guerra sconvolse tutto il mondo greco e si concluse con la sconfitta di Atene dopo ben 25 anni di guerra.
Neapolis
Taranto
Tebe
Messana
Locri
Reggio
Atene
Catania
Siracusa
Sparta
Alleati di Atene
Alleati di Sparta
Greci Neutrali
Efeso
Corinto
Omero
Omero forse non è mai esistito, ma non lo sapremo mai con certezza. Nonostante questo fatto gli antichi greci gli attribuivano, fra i poeti e gli scrittori, un posto
molto importante perché fu il primo a trascrivere l’Iliade e l’Odissea. Nel mondo antico ben 7 città pretendevano di essere la patria nativa di Omero, ma
ovviamente senza alcuna prova. Il suo nome significa: “Colui che non vede” (in greco O me oron, che divenne poi il nome Omeros), infatti era un cantore cieco.
La lingua dell’Iliade è lo Ionico, quindi forse il poema non venne composto nella Grecia vera e propria, ma nelle città
greche della Ionia. L’Iliade ci fa capire molte cose sulla Grecia arcaica, e sulla società.
Scopriamo infatti che:
-Anticamente i greci si chiamavano fra loro Achei;
-Tutte le città erano governate da Re guerrieri;
-La città più importante di tutte era Micene;
-I greci saccheggiavano le città straniere più ricche;
Osservando la provenienza dei vari principi che prendono parte alla guerra possiamo capire quali
erano le città più importanti di questo periodo storico:
Agamennone è il re di Argo e di Micene;
Menelao, fratello di Agamennone regna su Sparta;
Achille è re della città di Ftia;
Aiace d’Olieo è re di Locri, una città della Calabria;
Aiace Telamonio è re del popolo degli Etoli;
Ulisse è re di Itaca.
Praticamente mancano Corinto ed Atene...
Pytheas
Pytheas fu un geografo e nacque nella colonia greca-ionica di Massalia, oggi Marsiglia. Nel 325 a.C. circa partì per un lungo viaggio verso nord per esplorare
quelle terre e forse per cercare nuove risorse e mercati per i propri cittadini. Raccolse tutte le sue esperienze in un libro che chiamò “Sull’Oceano”, il cui
originale però andò perduto durante l’incendio della grande biblioteca di Alessandria d’Egitto nel 45 a.C.
Pytheas costeggiò la Gallia fino ad arrivare ad un gruppo di isole che chiamo Prettanike (trasformate poi in Britanniche) e proseguì più a nord fino ad arrivare ad
un’isola che chiamò Thule e che si trovava molto a Nord. Lì vi trovò degli uomini che vivevano di allevamento e di raccolta, si vestivano con delle pelli ed
abitavano in grotte e caverne. Pytheas raccontò anche che in quel luogo il giorno era lunghissimo e
che era possibile vedere il sole anche a mezzanotte, mentre il buio durava solo due ore. Raccontò poi
di essere arrivato fino ad un punto in cui il mare sembrava fatto di gelatina e non era più navigabile
(era arrivato nel mare artico) e che in quel punto il mare ed il cielo erano dello stesso colore tanto
che non si poteva distinguere la linea dell’orizzonte.
Tutte queste cose sembravano troppo strane ai suoi contemporanei e molti non gli credettero.
“Pytheas parla anche di acque intorno Thule e di quei
posti dove la terra, propriamente parlando, non esiste più,
e neppure il mare o l'aria, ma un miscuglio di questi
elementi nel quale si dice che la terra e l'acqua e tutte le
cose sono in sospensione come se questo qualcosa fosse
un collegamento tra tutti questi elementi, sul quale fosse
precluso il cammino o la navigazione.”
Strabone, geografo greco parla del libro di Pytheas
Il viaggio di Pytheas
La linea continua rappresenta quasi certamente il
tragitto di andata, mentre per il ritorno si è incerti
su quale rotta abbia seguito.
Eschilo
Eschilo nacque da una famiglia aristocratica di Atene durante gli anni della tirannia e fu testimone dell’instaurazione della prima Democrazia ateniese. Scrisse
diverse opere teatrali che dopo 2500 anni sono ancora considerate fra i massimi capolavori della letteratura di ogni tempo. I suoi spettacoli erano rappresentati
nel teatro di Dioniso ad Atene, il più importante del mondo greco, e venne invitato anche dal re di Siracusa per rappresentare le sue opere in Sicilia. Come tutti
i nobili, poteva permettersi un buon armamento e perciò partecipò a tutte le principali battaglie del suo tempo, per difendere la sua città nel corso delle Guerre
Persiane. Partecipò alle battaglie di Maratona, Salamina e Platea e potè descriverle con grande precisione:
Quando il giorno, sui suoi bianchi cavalli, diffuse la luce sopra la terra, ecco che dalla parte dei greci si levò un
forte canto che gli scogli dell’isola facevano riecheggiare. Allora tra i barbari si diffuse il terrore: i greci
intonavano questo canto sacro prima di combattere! Subito si udì il suono dei remi che battevano il mare con la
stessa cadenza rovesciando l’acqua profonda. Apparve tutta la flotta e si sentì un grido: “Avanti Greci! Liberate la
patria! Liberate i figli e le donne, i templi degli dèi dei nostri padri e le tombe dei vostri antenati! Per questo si
combatte oggi!”
Vascello contro vascello si percuotevano con gli speroni di bronzo. Una nave greca dà il segnale di abbordaggio e
spezza il fianco di una fenicia. Dapprima i Persiani cercarono di resistere, ma accalcati in una strettoia cozzarono
fra loro e si spezzarono i remi a vicenda cercando di manovrare. Allora le leggere triremi greche li assalirono e
tutto il mare era pieno di relitti.
Eschilo descrive la battaglia navale di Salamina.
Nonostante gli fossero stati tributati onori al di sopra di qualasiasi altro poeta, Eschilo volle far scrivere sulla sua
tomba la seguente frase dedicata alla battaglia di Maratona, in cui morì anche suo fratello:
“Questa tomba contiene il corpo di Eschilo, figlio di Euforione, Ateniese, morto a Gela ricca di messi; il suo valore
lo conobbero la pianura di Maratona ed i Medi dalle lunghe chiome”
Eschilo morì a Gela, in Sicilia.
Le Guerre Persiane
Le Guerre Persiane furono un conflitto molto lungo ed esteso che coinvolse l’Impero Persiano e diverse Poleis greche.
A quell’epoca l’Impero Persiano era al culmine della sua potenza e si estendeva dal
mar Egeo al fiume Indo. L’imperatore era chiamato Re dei Re, per indicare l’immensità
del territorio posto sotto il suo controllo.
Una rete di strade reali collegava le maggiori città dell’impero, in modo che un
messaggero del Re dei Re potesse arrivare da Babilonia a Bactra in sole tre settimane,
e da Babilonia a Sardi in due.
Un esercito greco attaccò a tradimento i Persiani incendiando la città di Sardi, convinto
di aver incendiato la capitale persiana.
Il Re dei Re mandò un esercito per punirli, ma venne fermato dagli Ateniesi sulla piana
di Maratona. Gli Ateniesi non potevano credere di aver ottenuto un tale successo!
Opliti greci che si preparano alla battaglia. Le
loro armature li proteggevano in modo
eccellente, soprattutto il grande scudo di
bronzo detto hoplon, da cui il nome opliti.
Sul campo di battaglia si disponevano in gruppi a seconda
delle proprie famiglie e tribù. Una volta schierati, gli opliti
formavano un muro di scudi impossibile da oltrepassare. A
Maratona si lanciarono di corsa contro i Persiani.
Dopo aver combattuto gli ateniesi seppellirono i
loro morti, in totale 192 opliti. Li seppellirono nella
pianura di Maratona ed elevarono un tumulo di
terra che esiste ancora oggi.
Le Guerre Persiane
Quando i greci vincevano una battaglia erano convinti che una divinità li avesse aiutati. Per questo motivo facevano ricchi doni agli dèi dopo ogni vittoria.
Dopo la sconfitta subita dagli Ateniesi, i Persiani
tornarono in Grecia con un’armata ed una flotta
enorme. Leonida, il re di Sparta, insieme ad un piccolo
esercito fermò per una settimana l’enorme armata
persiana al passo delle Termopili, dove potevano
combattere pochi uomini per volta. Quando era chiaro
che non avrebbero più potuto resistere Leonida
congedò l’esercito, tranne il re e 300 spartani:
Serse, il Re dei Re gli scrisse: “Hai la possibilità di
regnare su tutta la Grecia, se smetti di opporti agli déi e
ti schieri con me”. Egli mandò questa risposta: “Se tu
sapessi che cosa è una condotta di vita onorevole,
rinunceresti a desiderare i beni altrui: per me è
preferibile morire per la Grecia piuttosto che regnare
sui miei compatrioti”.
Quando Serse gli mandò un'altra lettera, intimandogli
di consegnare le armi, gli rispose: “Vieni a prenderle.”
Plutarco
Lo stratega che guidò gli Ateniesi a Maratona si chiamava
Milziade, e questo potrebbe essere il suo elmo. Oggi è conservato
in Grecia al museo di Olimpia, la città sede dei giochi olimpici e di
molti santuari. Si può ancora leggere il nome MILTIADE.
Nello stesso luogo è stato rinvenuto anche un altro elmo recante
l’iscrizione: Gli ateniezi a Zeus, avendolo preso ai Medi
Ancora oggi alle Termopili è presente un monumento dedicato a
Leonida sul quale c’è scritto:
Oh viandante, annuncia a Sparta che qui morimmo in osservanza
alle sue leggi
Perché la legge spartana vietava ai soldati di fuggire davanti ad un
nemico.
Lo scontro finale e decisivo fra Greci e
Persiani ebbe luogo a Platea, dove si
erano schierati gli opliti provenienti da
diverse città greche attorno all’intero
esercito spartano.
Dopo la vittoria i greci raccolsero le
armi nemiche e ne fecero una scultura
che rappresentava tre serpenti
attorcigliati. Oggi si trova ad Istanbul.
Eratostene
Eratostene nacque a Cirene e fu un matematico, astronomo, geografo e poeta, insomma fu uno degli intellettuali più versatili della sua epoca. Fu anche il terzo
bibliotecario della Grande Biblioteca di Alessandria, una biblitoeca che raccoglieva quasi tutti i libri del mondo, e qui potè studiare quasi tutte le materie.
I suoi contemporanei lo deridevano perché si dedicava a molte discipline, riusciva in tutto, ma non era il migliore in niente, perché non si era specializzato su di
una sola materia. Così lo chiamavano “Eratostene beta” che vuol dire: Eratostene il secondo, per indicare che qualsiasi cosa facesse non era mai il migliore in
assoluto. Non abbiamo nessuna scultura che rappresenti Eratostene...
Nonostante questo fu il primo greco a fare molte cose:
1
Diede come nome Geografia alla disciplina che si occupa dello studio della terra;
2
Calcolò il diametro della terra sbagliando di pochi chilometri usando un solo bastoncino;
3
Disse che non bisognava essere razzisti nei confronti dei barbari perché c’erano anche dei greci pessimi e dei barbari molto intelligenti;
4
Mise ordine nei vari libri di storia greca usando per tutti una stessa datazione e tracciando una linea del tempo unica per tutti;
5
Compilò un catalogo delle stelle descrivendo le costellazioni ed i miti ad esse riferiti (bruciato nell’incendio della Biblioteca di Alessandria);
6
Stese un elenco dei vincitori delle Olimpiadi antiche;
7
Costruì uno strumento per calcolare il moto delle stelle nel
cielo;
8
Studiò il movimento della terra attorno al sole e lo calcolò
sbagliando di soli 7 gradi;
9
Studiò le maree ed i fossili marini, scoprendo che forse la
crosta terrestre si spostava;
10
Inventò formule matematiche che oggi troviamo solo nelle
migliori calcolatrici;
11
Creò una mappa di tutto il mondo conosciuto (usando anche
il racconto di Pytheas).
Europa
Scitia
Persia
Egitto
India
Arabia
Come Eratostene misurò la terra
Eratostene era un abile matematico e potè misurare la terra usando soltanto un piccolo bastoncino. Eratostene mise in piedi due piccoli bastoncini di
lunghezza uguale, uno ad Alessandria ed uno a Siene d’Egitto, dove si diceva che in un certo periodo dell’anno, a mezzogiorno, il sole si vedesse riflesso
all’interno dei pozzi.
Questo era possibile perché durante il solstizio d’estate il sole si trova in posizione perpendicolare rispetto alla superficie terrestre.
Il giorno del solstizio d’estate, a mezzogiorno, quindi, il bastoncino piantato per terra da Eratostene a Siene non fece alcuna ombra, mentre ad Alessandria
accadde il contrario. Confrontando quindi l’ombra che ottenne ad Alessandria d’Egitto con la distanza che separava Alessandria da Siene, potè calcolare la
dimensione del nostro pianeta. Disse che il diametro della terra era di 252.000 stadi, e sbagliò soltanto dell’1%!
Aristotele
Aristotele fu uno dei più grandi intellettuali della storia. Si interessò a molte cose e scrisse dei trattati di fisica, logica e matematica che per diversi secoli furono
insuperati. Nacque a Stagira, una piccola cittadina di poca importanza, ma fu uno degli studenti di Platone, il migliore insegnante dell’epoca.
Divenuto adulto, Aristotele fondò una propria scuola chiamata Liceo, e venne chiamato alla corte di Filippo II di Macedonia per diventare l’insegnante privato
del giovane principe Alessandro, che di lì a qualche anno sarebbe divenuto Alessandro il Grande.
Aristotele si è interessato a molte cose, fra le quali anche la politica e ci descrive correttamente ciò che era una Polis greca:
“Innanzitutto ha origine per prima cosa la famiglia. Il poeta Esiodo dice giustamente nel suo poema:
innanzitutto una casa, una donna, un bue per arare il campo. La comunità che si costituisce secondo
natura per la vita quotidiana è quindi la casa. La prima comunità formata da più famiglie per far
fronte ai bisogni quotidiani è il villaggio. La comunità formata da più villaggi invece è la Polis, che ha
raggiunto, per così dire il limite.
Questa è nata per aiutare la vita degli uomini ed esiste perciò per aiutarli a vivere bene, quindi in
realtà ogni Polis è un fenomeno del tutto naturale. Possiamo dire che l’uomo è un animale costruttore
di Poleis e gli uomini anche quando non hanno bisogno di sostegno reciproco amano vivere insieme.
Vivere bene è quindi il fine comune sia del singolo che della polis intera, della famiglia e delle piccole
comunità. Questo si realizza però solo se gli uomini vivono insieme fra loro e contraggono dei
matrimoni. Per questo motivo le Poleis spesso sono fatte anche di grandi parentele e grandi famiglie,
che si fondano sui riti sacrificali e religiosi che compiono insieme.”
Aristotele - scritto nel libro intitolato Politica
Archimede
Archimede nacque a Siracusa, ma studiò ad Alessandria d’Egitto, dove si trovava la più grande biblioteca del mondo antico. Lì potè studiare in modo molto
approfondito la matematica e la geometria e fare scoperte che nessuno aveva mai fatto prima di lui. Fu un vero inventore e creò macchine e strumenti sia per
fare delle cose molto complicate, sia per le necessità di tutti i giorni. Inventò ad esempio una macchina per sollevare una nave ed una per irrigare facilmente i
campi senza fare fatica.
Quando Siracusa venne assediata dai romani, Archimede inventò delle macchine per difendere la sua città. Una di quelle più stupefacenti furono gli Specchi
Ustori: erano degli specchi concavi che riflettevano i raggi del sole e che Archimede orientava sulle vele
delle navi romane. I raggi del sole venivano concentrati dagli specchi di Archimede in un unico punto,
tanto da riscaldare le vele fino al punto di farle bruciare da sole. I Romani non capivano cosa stesse
accadendo ed il motivo per il quale le loro navi prendevano fuoco da sole.
Quando il Console Marcello, che guidava le legioni romane, seppe che la città era difesa dal famoso
inventore Archimede restò stupito e chiese ai suoi uomini, una volta che sarebbero entrati in città, di
portarlo da lui vivo. Sfortunatamente le cose non andarono così: un legionario romano entrò in casa sua
mentre Archimede era concentrato su dei calcoli geometrici. Quando cercò di attirare la sua attenzione
Archimede gli disse: “Non disturbare i miei cerchi...” e poi:
“Ad un tratto entrò nella stanza un soldato romano che gli ordinò di andare con lui da Marcello.
Archimede rispose che sarebbe andato dopo aver risolto il problema e messa in ordine la dimostrazione. Il
soldato si adirò, sguainò la spada e lo uccise.”
Plutarco, uno storico greco ci racconta la morte di Archimede
AHAHAH
???
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