Peperoncino, chili o habanero: la storia più piccante

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Peperoncino, chili o habanero: la storia più piccante che
c'è
Autore : Giulia Bartalozzi
Tante le curiosità intorno al peperoncino piccante, ad esempio si
usa come spray al pepe e l'habanero si raccoglie con i guanti,
infine non è un afrodisiaco
Peperoncino: il Capsicum L. è un genere di piante della famiglia delle Solanaceae,
originario delle Americhe ma attualmente coltivato in tutto il mondo. Oltre al noto peperone, il
genere comprende varie specie di peperoncini piccanti, ornamentali e dolci.
Secondo alcuni, il nome latino "Capsicum" deriva da "capsa", che significa scatola e deve il
nome alla particolare forma del frutto (una bacca) che ricorda proprio una scatola con
dentro i semi. Altri invece lo fanno derivare dal greco kapto che significa mordere, con
evidente riferimento al piccante che "morde" la lingua quando si mangia.
Il peperoncino piccante era usato come alimento fin da tempi antichissimi. Dalla testimonianza
di reperti archeologici sappiamo che già nel 5500 a.C. era conosciuto in Messico, come
pianta coltivata, ed era la sola spezia usata dagli indiani del Perù e del Messico. Nel Nuovo
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Mondo veniva chiamata "chili", esattamente come oggi. In Europa il peperoncino giunse grazie
a Cristoforo Colombo. Numerose sono le testimonianze che associano Montezuma, ultimo
signore degli Aztechi, all’uso di peperoncino: si dice che lo bevesse mischiato con il cacao
e che, mentre era prigioniero di Hernàn Cortez, passasse il tempo scherzando con le sue
concubine e mangiando pietanze con peperoncino rosso.
Il peperoncino si acclimatò benissimo nel Vecchio Continente, diffondendosi in tutte le regioni
meridionali, in Africa ed in Asia; venne così adottato come spezia anche da quella parte della
popolazione che non poteva permettersi l'acquisto di quelle spezie che andavano importate
come cannella, noce moscata, ecc. Il frutto venne chiamato peperone a causa della
somiglianza nel gusto (sebbene non nell'aspetto) con il pepe.
La sostanza artefice principale della piccantezza è l'alcaloide capsaicina insieme ad altre
sostanze naturali correlate, chiamate collettivamente capsaicinoidi. Ogni capsacinoide ha
piccantezza relativa e un sapore diversi nella bocca, e una variazione nelle proporzioni di
queste sostanze determina le diverse sensazioni prodotte dalle diverse varietà. La capsaicina
provoca dolore e infiammazioni se consumata in eccesso, e può addirittura causare
vesciche da ustione, se in alte concentrazioni (i peperoncini habanero, ad esempio, sono
raccolti con i guanti!).
Rappresenta anche l'ingrediente principale nello spray al pepe, usato come "arma non letale".
La sensazione di bruciore che percepiamo, tanto più intensa e persistente quanto più il
peperoncino è piccante, in realtà non esiste, nel senso che non si ha un aumento di
temperatura nella nostra bocca. La capsaicina interagisce semplicemente con alcuni
termorecettori presenti nella bocca e nello stomaco, che mandano un segnale al cervello
come se la nostra bocca o il nostro stomaco "bruciasse".
Uno dei modi migliori per alleviare la sensazione di bruciore è bere un bicchiere di latte,
mangiare yogurt od ogni prodotto caseario, possibilmente a pasta morbida o liquido. Infatti una
proteina presente nei latticini, la caseina, rimuove la capsaicina dai recettori nervosi. Molto
efficace anche mangiare del pane, specie la mollica, perché rimuove meccanicamente il
peperoncino dalla bocca. Al contrario di quanto si crede comunemente, non sono i semi,
ma la membrana interna, la placenta, che contiene la maggior parte di capsaicina: quindi
è quasi inutile togliere i semi per ridurre la piccantezza del frutto, mentre è consigliabile togliere
la placenta.
Giovanni Vittore Soderini, nel ‘500, lo chiamava “pepe erbaceo d’India” e lo descriveva
molto fedelmente in questo modo: “il pepe erbaceo d’India è di due sorte: una fa i lunghi
baccelli, aguzzi nel fine e dal loro attaccagnoli assai più grossi, lunghi quanto il dito indice; da
prima è verde poi quando è maturo diventa rosso; l’altro fa certe coccole come giuggiole
rotonde nella medesima maniera … si pesta nel mortaio e fattone polvere si adopra come il pepe
nero” (da: Della cultura degli orti e giardini).
I composti del peperoncino hanno un effetto antibatterico, cosicché cibi cotti col
peperoncino possono essere conservati relativamente a lungo. Questo spiega anche
perché più ci si sposta in regioni dal clima caldo, maggiore sia l'uso di peperoncino ed altre
spezie.
I peperoncini sono ricchi in vitamina C e si ritiene abbiano molti effetti benefici sulla salute
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umana, purché usati con moderazione ed in assenza di problemi gastrointestinali. Il
peperoncino ha un forte potere antiossidante, e questo gli è valso la fama di antitumorale.
Inoltre, si è dimostrato utile nella cura di malattie da raffreddamento come raffreddore, sinusite e
bronchite, e nel favorire la digestione. Non esiste prova sperimentale sulle sue presunte
proprietà afrodisiache!
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