Istituto Superiore G.B. Rubini
Romano di Lombardia (BG)
Percorso geologico
in Città Alta.
Un viaggio di 200 milioni di anni.
Litovia
Esercitazione sul campo del progetto
“Dalla scuola al territorio”
Unità formativa classe 1ª A C.A.T. a.s. 2013/2014
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Sezione di città alta con strati litologici.
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Presentazione
COLLABORATORI
Le classi del biennio
Da tempo il dipartimento di scienze speri-
degli aa.ss. 2001/02 -
mentali programma attività parallele alle classiche le-
2006/07 - 2009/10
zioni frontali: esercitazioni in laboratorio, esercitazioni
con particolare riferimento a
sul campo, itinerari didattici, visite a impianti, parteci-
G. Ardigò, Tomasoni G.
pazione a eventi, raccolta differenziata in Istituto. Da
alcuni anni le attività sono state raccolte
a.s. 2009/2010
in unico
progetto denominato “Dalla scuola al territorio”, rimodulato di anno in anno . Gli obiettivi sono legati ai
Impaginazione e grafica
A.T. Fabio Giurdanella
contenuti delle scienze integrate e a tematiche attuali
come lo sviluppo sostenibile e la conoscenza del terri-
Docenti coinvolti
prof.ssa Maria Poliseno
prof. Gianluigi Nava
torio.
In relazione alle innovazioni didattiche e alla
riforma tali attività sono diventate un’ottima risorsa
Unità formativa comune
Classe 1ª A C.A.T. 2013/14
per programmare unità formative comuni oltre che
progetti dell’alternanza scuola-lavoro.
Il percorso geologico in città alta, che ha come punto
di partenza il nostro istituto, vuole descrivere un una
parte della nostra storia geologica: da giorni nostri a
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circa duecento milioni di anni fa, una vicenda raccontata dalle rocce che si incontrano nell’itinerario.
D’obbligo, nel segno della mobilità sostenibile, l’uso
dei mezzi pubblici e dei nostri piedi, in uno dei tragitti
classici dei bergamaschi: la salita al colle di città alta.
L’attività è stata scelta come unità formativa comune
per la classe 1° CAT, anche se per quest’anno ha coinvolto per la trattazione degli argomenti e la stesura
dell’opuscolo solo gli insegnanti di chimica e scienze,
verrà proposto per il prossimo anno un allargamento
ai colleghi di storia, lettere , lingua straniera, disegno
e informatica.
La presente brochure non vuole essere un testo di
geologia ma il prodotto finale di un percorso didattico
culminato in una visita di istruzione. Si ringraziano tutti gli altri studenti che hanno collaborato, nei precedenti
anni,
per
raccogliere
materiale
inerente
all’itinerario. Si ringraziano anticipatamente coloro i
quali vorranno fornire ulteriore documentazione sul
territorio.
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L’ITINERARIO
Il percorso da Romano a Città Alta trae
spunto da un articolo apparso su l’Eco
di Bergamo, del compianto geologo
Rocco Zambelli, che descrive, salendo
dalla città bassa a quella alta, alcuni
luoghi di affioramento delle rocce locali.
Appunti e altre indicazioni sui lapidei
monumentali e sulla loro provenienza
sono state raccolte durante i corsi di
aggiornamento tenuti dalla dottoressa
Paganoni presso il museo Caffi di Bergamo.
Per la revisione dei testi è stato di valido aiuto la relazione sulla individuazione dei materiali lapidei della s.r.l. Hattusas nello studio del Colore del comune di Bergamo.
L’attività prevede lo spostamento con
mezzi pubblici, con partenza di prima
mattina dalla stazione delle autolinee a
Romano in direzione di Bergamo. Dal
piazzale Alpini, a piedi, ci si sposta poi
verso il Colle.
Il percorso presume quattordici tappe: il
tratto planiziale, piazzale Alpini, largo Porta Nuova, piazza Vittorio Emanuele II, porta S. Agostino e la
Fara , la “montagnetta”, piazza della Cittadella , la chiesa della Madonna del Carmine, piazza Vecchia, la
cappella Colleoni e il Duomo, piazza Angelini, la Rocca, porta S. Giacomo. Si scende dalla scaletta, poi
per via Locatelli, si ritorna alla stazione delle autolinee.
Alcune note geologiche
Il colle di Città Alta è costituito da una roccia detta flysch di Bergamo (roccia sedimentaria clastica del tipo conglomerato) con arenaria di Sarnico, interrotta da un “banco” di calcare marnoso (calcare con argilla ) quasi bianco,cioè incassati nel conglomerato vi sono altri “pacchi” di rocce.
Il flysch si è formato ottanta milioni di anni fa da correnti torbide alluvionali, si tratta di sabbia gialla ricementata da calcare con poca argilla, trasportata da acque fluviali .
Nelle rocce bergamasche è difficile ritrovare fossili perchè tutto il materiale deriva da franamenti marini
e quindi si sono completamente disintegrati a meno che siano stati di grosse dimensioni.
Diverse rocce utilizzate per i monumenti sono state cavate a Bergamo Alta, citiamo le cave di Castagneta e Belfonte dove si cavavano arenarie del flysch bergamasco (una volta si preferiva trasportare le
pietre per brevi tratti); è da tener conto che pietre utilizzate in precedenti costruzioni (demolizioni di chiese, conventi, cascine) venivano riutilizzate per costruirne altre (genesi delle mura venete).
Troviamo l’arenaria di Sarnico,una pietra grigiastra e poco resistente, l’arenaria giallastra detta pietra di
Credaro, altre, provenienti da tutta bergamasca, sono state utilizzate per scopi ornamentali, rivestimenti, per colonne, per pavimentazioni e coperture. Tra le più importanti: i calcari bianco, rosato e grigio di Zandobbio, il nero assoluto (Gazzaniga Orezzo), la volpinite (per intagli, è solfato di calcio), l'ardesia (porfiroide dell’alta valle Brembana), la pietra Simona, i conglomerati (ceppi) con le puddinghe e le
brecce, l’arabescato orobico, il marmo di Ardesio e il grigio di Nembro, e altre provenienti dal Veronese (il
rosso di Verona) e dall’area ticinese. Nel tratto del centro più moderno si possono rilevare, oltre a quelli
citati, nuovi materiali come marmi, graniti, travertino, arenarie, porfidi e pietre artificiali.
Si tratta di rocce sedimentarie di natura calcarea che si sono formate nel periodo geologico legato all'itinerario che va dal Cretacico (il periodo dei dinosauri e dello scontro Europa- Africa) fino a circa 2 milioni
di anni fa.
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1° tappa
La pianura e i materiali incoerenti
La pianura, secca e impermeabile, è la protagonista della prima tappa o meglio l’alta pianura alluvionale,
fluvioglaciale, con le cave, i ciottoli, le ghiaie le sabbie (inerti e incoerenti utilizzati per i nuovi conglomerati
cementizi) e alcuni paleoalvi visibili lungo la stada di Malpaga e di Seriate, oltre al fiume Serio (parco regionale).
Fino a 2 milioni di anni fa si trattava di un territorio sommerso dal mare Padano;prosciugatosi il mare,il bacino
fu colmato dai detriti portati dai fiumi.
Lungo il viaggio si osservano le alture: le Prealpi o Alpi Orobiche costituite per lo più da rocce sedimentarie. In primo piano i colli di Bergamo (parco regionale). A sinistra la Roncola, più in la il Resegone, la Grignetta e il Grignone, al centro
il Canto Alto, la Maresana, i
monti di Olera, l'Alben, l'Arera,
a destra, inconfondibile,
la
Presolana. Sempre a sinistra,
nelle belle giornate si osserva il
massiccio del monte Rosa,
mentre a destra il monte Guglielmo, gli esperti riconosceranno le altre vette…
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2° tappa
Piazzale Alpini e il conglomerato
Bergamo bassa: La facciata dell’ ISS Vittorio Emanuele presenta la prima roccia: il conglomerato detto ceppo dell’Adda, roccia sedimentaria clastica costituita da ciottoli cementati . Nella classificazione delle rocce
clastiche i clasti(frammenti) sono a spigolo vivo vengono chiamate brecce,
se arrotondati puddin-
ghe.Racconta il geologo Zambelli che un sasso per arrotondarsi deve percorrere cinquanta chilometri.
Il conglomerato si è formato 65 milioni di anni fa quando, a causa delle spinte orogenetiche, il territorio era
fortemente inclinato e costituito dai ciottoli che, trasportati dai fiumi, si ricementavano alla base delle scarpate. Nei conglomerati bergamaschi non c'è materiale silicico; significa che alla loro formazione nella bergamasca non si erano innalzate le montagne del nord; non ci sono inoltre ciottoli piatti, significa che non
sono stati lisciati dal mare o dal ghiacciaio.
Le cave sono ubicate a Capriate e a Brembate ma non sono da dimenticare altri siti di estrazione a S. Pellegrino, nella val Gandino e a Camerata Cornello.
Le brecce si cavano più a Nord, nella val Camonica a Grè, Poltragno, Costa Volpino e Castro (complesso di
Poltragno).
Città bassa anticamente era una palude (ciò ha determinato la formazione di argille e torba ) formatasi per la
presenza di una diga formata dal Serio (esiste tuttora forte umidità) colmata poi dalle alluvioni del Serio. Sono pervenute a noi prove tramite gli scavi per i parcheggi sotterranei. La palude è stata presente sul territorio fino a circa 100 mila anni fa.
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3° tappa
Porta Nuova
Si osservano i propilei in granito di Baveno, costruiti per festeggiare l’arrivo del Ferdinando II nel 1837. La
facciata della banca del Credito e la Fontana, la zuccheriera, ci presentano invece il “marmo” di Zandobbio
recentemente è stata collocata sul posto una statua dello scultore Riva.
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4° tappa
Piazza Vittorio Veneto
Si osservano:
il Sentierone, l’ ampio viale alberato pavimentato che costituisce la tipica passeggiata dei bergamaschi,
costituito da pietra serena proveniente dalla Toscana. Tale pietra ha sostituito la ormai consunta pietra
di Sarnico;inoltre si osserva la struttura della fiera di Bergamo dell’architetto Piacentini (1922) con altro
conglomerato e la torre dei caduti in pietra arenaria di Bagnatica.
Si osserva l’acciottolato fatto con le “bombe del Serio”: sassi calcarei bianchi insieme ad altri di natura
silicica e di forma ovoidale di colore rossastro (Verrucano lombardo),insieme ad arenarie e conglomerati. Per concludere si osserva più avanti l’edificio della Banca d’Italia ,fatto in ceppo del Grè.
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5° tappa
Porta S. Agostino - l’arenaria di Sarnico
Si osservano diversi manufatti pregevoli e siti di interesse archeologico:
porta S. Agostino in pietra Serena o di Sarnico, un’arenaria grigiastra, la spiaggia della Fara con tracce di
essicazione poligonale, si tratta di quel che rimane di una palude secca o di uno scoglio isolato,strutture costituite da arenarie siltitiche (siltiti = frammenti di piccolo diametro ,da 1/16 a 1/256 mm ) del Cretacico Superiore); la fontana fatta in marmo di Zandobbio e arenaria e la chiesa di S. Agostino (consacrata nel 1347) sempre in arenaria di Sarnico- con pietre bisognose di un difficile restauro… Nell’attiguo parco si rinviene un
affioramento di conglomerato di Sirone.
L’arenaria di Sarnico o pietra Simona (Cretacico superiore) è una roccia facilmente deteriorabile formata da
sabbia ricementata depositatasi quando il nostro territorio era pianeggiante, essa viene cavata nella zona di
Sarnico ma si rinviene in altri siti ( Castagneta, Pontida, Monte Canto, Sotto il Monte, Mapello, Valle Imagna,
Nembro).
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6° tappa
La montagnetta.
Nei flysch di Bergamo sono presenti due pacchetti
di conglomerato resistenti; il più interessante è il
conglomerato a cemento
calcareo detto di
Sirone
che costitutuisce la cosidetta
Montagnetta, nello
spalto detto di S. Lorenzo.
E’ presente un altro dosso
di conglomerato argilloso
e friabile, dove si rinvengono piccoli frammenti fossiliferi provenienti da una antica scogliera posta più a
nord.
La particolare inclinazione verso sud dell’ammasso di Sirone fa pensare che tale inclinazione si sia verificata dopo la formazione dell’ammasso .
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7° tappa
La cittadella
e le tre pietre miliari della geologia bergamasca
Nella piazza della cittadella sono
presenti tre grossi massi che
raccontano
parte
della
storia
geologica locale e già incontrate
nel percorso: il marmo di Zandobbio in un capitello di colonna
romana, il conglomerato e un
blocco di roccia appartenente alla formazione del cosidetto Verrucano lombardo, che costituisce
i ciottoli di molte pavimentazioni, si tratta di una roccia rossa del periodo Permiano costituita da conglomerati e arenarie con clasti vulcanici e metamorfici,e a differenza di tutte le altre pietre calcaree in queste il silicio è presente sotto forma di quarzo e di feldspato.
A lato dell’ingresso del museo Caffi, da vedere:
il plastico della Carta geologica di Bergamo; la
ricostruzione del nostro territorio 220 milioni di
anni fa; le collezioni di rocce e minerali molto
utili per approfondire le conoscenze relative al
nostro itinerario, da non dimenticare i fossili del
periodo Triassico bergamasco in particolare
quello del più antico rettile volante Eudimorphodon ranzii di Cene, vanto del museo insieme allo spettacolare cervo fossile di di 700.000
anni fa, cavato a Sovere e ricostruito nel museo. Non possono comunque passare inosservate le collezioni zoologiche, interessantissime, e la grande sala della collezione di reperti etnici del Beltrami.
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°
ta
p
p
a
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La chiesa del Carmine
Le chiese, come vedremo soprattutto nel Duomo, rappresentano il trionfo delle pietre ornamentali: arabescati, alabastri, marmi policromi, a testimoniare l’ unione tra l’arte e la religiosità. In una balaustra a
sinistra si osserva il marmo occhialino e l’arabescato orobico, una fra le più belle pietre lombarde, cavato
a Camerata Cornello. Sono da menzionare i marmi rossi di Entratico e di Nese, della val del Giunco,
della val Parina, l’alabastro zonato di Albino e di Lovere, calcari neri di Cene, di Solto Collina e di Fiupiano.
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9° tappa
Piazza Vecchia e il “marmo” di Zandobbio.
Si osservano la facciata della bibiblioteca e
fontana Contarini in marmo di Zandobbio, il
Palazzo della Ragione in Arenaria di Sarnico,
la scalinata con materiali di recupero come il
Rosso ammonitico Veronese;la pavimentazione rossa in materiale artificiale. La facciata della biblioteca è stata rivestita di marmo di Zandobbio nel 1920, operazione fortemente voluta
dal regime fascista che favoriva l’utilizzo delle
pietre locali. La Camera di commercio e altri
enti si sono adoperati per riportare le nostre pietre ai loro antichi fasti istituendo il marchio “Pietre originali della bergamasca” .Sono stati inseriti in elenco l’arabescato orobico, le ardesie di Branzi e di Valleve, il
ceppo del Grè, la pietra di Credaro e la pietra Coti.
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10° tappa
Cappella Colleoni e il Duomo
Si osservano: la cappella Colleoni con i 24 tipi litologici (17 secondo la relazione sul piano del colore, di
cui 9 alloctoni), la cappella Colleoni rappresenta pertanto la litoteca delle pietre bergamasche, fra quelle
non ancora incontrate aggiungiamo l’ardesia dell’alta val Brembana (porfiroide) unica pietra metamorfica
bergamasca e il Calcare Nero Assoluto; il duomo con la facciata in marmo di Zandobbio e le pietre ornamentali; è presente una balaustra dell’altare maggiore realizzata in “Lumachella di Ghegna” dell’ Alta
val Brembana. All’ingresso di S Maria maggiore sono presenti due leoni in marmo rosso di Verona.
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11° tappa
Dal Duomo a Piazza Angelini
Usciti dal Duomo con la scalinata in marmo di Zandobbio si prosegue a sinistra per raggiungere via Lupo, si scorge sul fondo la torre di via Gombito in pietra di Sarnico più avanti il lavatoio, girando per via
Angelini si osservano gli affioramenti calcari marnosi con intersezioni di calcite spatica in vicinanze altri
depositi di Maiolica, roccia bianca usata per scopi ornamentali e di marna (calcare con poca argilla). Se
si ha tempo si possono osservare, in Piazza del Fieno le tre torri in pietra di Credaro e la Torre di Gombito.
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12° tappa
Salita alla rocca
A questo punto della visita non ci si può risparmiare una sosta, il
profumo delle sfornate di pizza invita ad uno spuntino…
Visto che il tempo a disposizione sta per giungere al termine, si
osserva l’affioramento di conglomerato a sinistra dell’ingresso
della la rocca, mentre dal piazzale dei “cannoni” si ammira il panorama (da sinistra: la val Brembana, davanti la Maresana e il
Canto Alto, poi il monte Podona, il Poieto e la val Seriana) che ci
fa immaginare la situazione 2 milioni di anni fa: le valli in passato
antichi fiordi e i colli, isole o scogli.
Le alture che si osservano sono costituite da rocce sedimentarie
marine formatesi 135 -70 milioni di anni fa (le più vecchie dietro
la Maresana e ad Olera,) e sollevatesi 10-50 milioni di anni fa in
seguito all’orogenesi.
Dopo il sollevamento le rocce più tenere costituite da argille subiranno l'erosione ed origineranno le valli
mentre le più resistenti creeranno le alture .
La Maresana, collinetta davanti lo Stadio, è costituita da roccia chiamata Sass de la Lùna (marna: un calcare
con poca argilla). Ad Olera, vicino alla Maresana, si riscontra presenza delle rocce fragili: argilliti nerastre
dette “marna di Bruntino”. Il Canto alto e basso, le alture più elevate , sono costituiti da calcari bianchi resistenti .
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13 ° tappa
Porta S. Giacomo e le Mura Venete
Prima del restauro
Dopo il restauro
Protagonista di questa tappa è il marmo di Zandobbio o meglio calcare o dolomia di Zandobbio, in quanto
non si tratta di una roccia metamorfica quale è il vero marmo ( come quello di Carrara) bensi’ una roccia sedimentaria del Giurassico di 200 milioni di anni fa ; ne esistono di diverse tonalità il bianco è il più usato insieme a quello rosso o rosato e bianco rosato più raro il brunone della Selva di Zandobbio e il grigio onice utilizzato in passato dallo scultore Vescovi. L’estrazione è ripresa da poco per scopi nobili, infatti per anni il
materiale e stato utilizzato per la frantumazione e per la trasformazione, dopo cottura, in calce.
Oltre alla porta San Giacomo, in pietra di Zandobbio, non
possono passare inosservate le mura venete che circondano
per 6 km la città; volute durante il dominio dei veneti e costruite nel Cinquecento a difesa della città, ma mai “utilizzate”. Per costruirle sono stati abbattuti cascine, conventi, chiese, al fine di utilizzarne i materiali.
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14° tappa
Bergamo Bassa
Il viaggio sta per giungere al termine si
attraversa la porta S. Giacomo e per via
S. Alessandro si piega a sinistra per imboccare la scaletta che ci riporta ai piedi
del colle, risalendo alla stazione di partenza della funicolare, si osserva la fontana dedicata a Antonio Locatelli e per la
via omonima si scende osservando i rivestimenti dei palazzi con nuovi e i vecchi materiali. Si ritrovano ancora la pietra Simona in via Zelasco, la pietra di
Credaro nel palazzo delle Poste, compaiono: il travertino, i materiali sintetici, gli impasti, i granulati cementati artificialmente: è bene ricordare che
l’uso della pietra cede dalla metà dell’Ottocento all’arrivo ed all’utilizzo del conglomerati cementizi e inoltre le
vecchie pietre lentamente lasciano il passo ai lapidei che arrivano dalle nazioni emergenti che risultano più
economici. Non ci resta che osservare ancora il marmo di Zandobbio utilizzato nel monumento dedicato a
Donizetti che conclude il nostro viaggio.
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