Cipresso calvo - Taxodium distichum (L.) Rich. Quest’albero, originario delle zone paludose degli Stati Uniti sudorientali e Golfo del Messico, è stato introdotto in Europa nel XVII secolo, per essere coltivato nei grandi parchi delle ville a causa del suo fogliame che in autunno assume un colorito rosso-ruggine molto suggestivo. Comunemente viene definito “Cipresso calvo” perché durante l’inverno perde le foglie e resta spoglio, contrariamente alle altre conifere; invecchiando assomiglia ad un gigantesco candelabro. Si tratta di una pianta molto longeva (può raggiungere i 1000 anni di età) utilizzata nei nostri ambienti a scopo ornamentale in parchi cittadini, generalmente vicino a laghetti in quanto ha forte potere drenante, e più raramente come essenza da legno. Può raggiungere i 40 m di altezza; la base del tronco è allargata a "piede d' elefante" e possiede radici aeree (pneumatofori) che emergono come punte coniche attorno al fusto. Due esemplari di oltre 30 metri e di circa 200 anni di età si possono ammirare a Pavia nel giardino dell’Osservatorio Geofisico. Tasso - Taxus baccata L. Il tasso è diffuso in tutte le regioni dell'Europa centromeridionale, dove cresce allo stato spontaneo nei boschi ombrosi di latifoglie da 300 a 1500 m, soprattutto su terreni calcarei. E' ampiamente coltivato come pianta ornamentale, per siepi, in quanto sopporta bene la potatura; resiste inoltre all'atmosfera delle città e non ospita gravi parassiti. Ha un legno molto duro, viene impiegato per lavori al tornio e in ebanisteria, in quanto, trattato con sali di ferro, diventa nero. Tutta la pianta, esclusa l’arillo rosso che contiene il seme, è velenosa per la presenza di un alcaloide: da ciò deriva anche il nome volgare "albero della morte". L'arillo, dolciastro, è commestibile, se si ha cura di non masticare i semi, che sono velenosi. Con portamento arboreo o cespuglioso, può raggiungere anche i 30 m di altezza. Questa pianta, molto longeva e largamente diffusa in passato, può raggiungere anche 2000 anni di età. Quercia rossa americana - Quercus rubra L. (= Quercus borealis Mich.) La quercia rossa è originaria delle regioni orientali del Nord America. Introdotta alla fine del secolo XVII in Europa, si è diffusa come ornamentale per l'aspetto decorativo della chioma, rossa in autunno, e del portamento. Meno esigente delle querce europee e dotata di rapido accrescimento, viene utilizzata spesso per alberatura di viali; inoltre in tempi recenti è stata impiegata anche in selvicoltura, dando soddisfacenti risultati per il rendimento in legname e la resistenza nei confronti del parassita oidio. Il legno è meno pregiato rispetto a quello delle querce europee, ma è durevole e facile da lavorare; si utilizza soprattutto per pavimenti, serramenti, paleria e combustibili. La corteccia ha proprietà antisettiche, febbrifughe e astringenti. I suoi frutti hanno sfamato per lungo tempo le popolazione dell’America Nord-Orientale. Farnia – Quercus robur L. (=Quercus peduncolata Ehrh.) La farnia è una pianta molto longeva, che raggiunge e supera 500 anni di vita, ma a lento accrescimento. Piuttosto tollerante nei confronti del gelo invernale, esige temperature estive elevate, condizioni che favoriscono la sua diffusione nelle aree europee a clima continentale; in passato formava insieme ad altre latifoglie (pioppo bianco, olmo, salici, …) estese foreste nella Pianura Padana. Il legno della farnia, molto duro e resistente, viene utilizzato nelle costruzioni navali e in quelle edili ed è anche un ottimo combustibile. Dalla corteccia si ricava il tannino usato per la concia delle pelli; le ghiande costituiscono un buon alimento per i maiali e, se tostate, possono dare un surrogato del caffè. Ippocastano, castagno d’India - Aesculus hippocastanum L. Da centinaia di anni l’ippocastano cresce spontaneamente, ma è stato introdotto in Italia nel 1557 da Costantinopoli ad opera di Andrea Mattioli come pianta ornamentale e si è diffuso rapidamente per l'estrema adattabilità ai suoli più diversi e alle condizioni climatiche avverse. Può raggiungere anche i 30-35 metri di altezza e può vivere fino a 300 anni, anche se negli ultimi anni la maggior parte degli esemplari sono attaccati da un parassita, che scava gallerie all’interno delle lamine fogliari, indebolendo parecchio le piante. I suoi frutti, detti castagne matte, non sono commestibili, ma sono molto apprezzati in farmacologia per la loro potente azione di vasocostrittore periferico, Il nome “hippocastanum” deriva dalla parola greca “hìppos” per il fatto che in passato si usavano i semi sia come alimento sia come stimolante e medicinale per i cavalli. Ciliegio selvatico- Prunus avium L. Pianta molto rustica, è diffusa allo stato selvatico praticamente ovunque ed è coltivata per le diverse varietà del frutto e per il legname pregiato dal tipico colore rossastro. Il nome specifico “avium” allude agli uccelli (in latino “avis”) che in estate si nutrono dei suoi frutti. I suoi frutti, commestibili, sono consumati freschi o nell’industria dolciaria e nella preparazione di sciroppi antitosse. Esistono anche varietà ornamentali derivate da incroci o selezioni con le specie Prunus serrulata, P. sargentii, P. Kanzan, P. Kokusai, P. tayoma-zakura coltivate generalmente per l'abbondante fioritura. Gelso comune - Morus alba L. – Morus nigra L. Il gelso è originario del continente asiatico ed è stato importato in Europa da antica data, diffuso per il legno e i frutti e successivamente per l'allevamento del baco da seta. Pianta piuttosto frugale e rustica, resiste discretamente al freddo; s'incontra dalla pianura fino a 800 m di altitudine. Il gelso bianco (Morus alba) si è diffuso in Europa dalle zone originarie dell'Asia orientale più tardi rispetto al gelso nero, intorno al XII secolo, parallelamente al diffondersi dell'allevamento del baco da seta, che ne utilizzava le foglie come alimento. Simile è il gelso nero (Morus nigra L.) che ha foglie più piccole e frutti che a maturità passano dal color porpora al nero. I frutti eduli vengono usati nell’industria dolciaria per la preparazione di marmellate e sciroppi. Poiché sopporta un certo grado di inquinamento, viene utilizzato per le alberature stadali in molte città dell’Europa meridionale. In località “Boschetto” di Torre d’Isola si trova un gelso bianco (circonferenza di circa 580 cm) che la leggenda vuole piantato da Ludovico il Moro nel Quattrocento. Nocciolo - Corylus avellana L. Il nome del genere deriva dal greco kóris, elmo, per la forma dell'involucro membranoso che ricopre il frutto, avellana, in quanto diffuso, fin da epoca remota, nella zona di Avellino. Il nocciolo è una pianta molto comune dalla zona mediterranea a quella montana, dove si spinge fino a 1200 m. Partecipa alla costituzione di boschi misti di latifoglie, prestandosi bene anche alla colonizzazione di suoli denudati e franosi. E' coltivato come pianta da frutto in numerose regioni; i frutti (nocciole) hanno seme edule, ricco di olio, che è usato nell' alimentazione, nell'industria dei colori e in profumeria. Il legno serve per lavori d’intarsio o per la produzione di carbone da cui si ottengono i carboncini da disegno e la polvere pirica. In Italia ne vengono coltivate numerose varietà sia da frutto e sia ornamentali.