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Analisi molecolare per determinazione rischio genetico celiachia
tramite ricerca alleli DQ2 e DQ8. L’esame è eseguibile presso il nostro
laboratorio in convenzione con il SSN.
Attualmente si stima che in Italia risulti affetto da malattia celiaca circa un
individuo ogni 100/150, per una prevalenza dello 0,6-1% nella popolazione. Di
questi pazienti, solo una parte è consapevole della malattia. Infatti, vi sono in
Italia poco più di 70.000 celiaci noti contro un numero reale valutato in circa
500.000. Quindi, per ogni paziente celiaco diagnosticato, ve ne sarebbero circa
7 non diagnosticati e/o diagnosticati erroneamente.
Mentre la forma classica esordisce solitamente nei primi 6-24 mesi d’età, poco
dopo l'introduzione del glutine durante il divezzamento manifestandosi con
sintomi gastrointestinali quali diarrea cronica, vomito, addome globoso,
meteorismo, inappetenza a cui si accompagnano segni laboratoristici e sintomi
dovuti al malassorbimento quali anemia, alterazioni della coagulazione, edemi,
deficit di vitamine/oligominerali, è in forte aumento l'incidenza della forma
tardiva, scoperta in età avanzata, caratterizzata da sintomi gastrointestinali
atipici o da manifestazioni extragastrointestinali, isolate o associate tra di loro
come disturbi della sterilità (aborti ricorrenti, oligo/azospermia), disturbi
neurologici (epilessia, parestesie, neuropatia periferica, demenza presenile,
patologia cerebellare) e altro (dermatite erpetiforme, tiroidite autoimmune,
alopecia).
Come recentemente appreso, la malattia celiaca ha una forte impronta
genetica essendo stata dimostrata l’indiscutibile associazione della malattia
celiaca con i geni del complesso maggiore di istocompatibilità di II classe (HLA
II) codificanti gli eterodimeri DQ2 e DQ8; nel 90% dei celiaci è presente
l'aplotipo DQ2, mentre nella maggior parte dei celiaci DQ2-negativi
riscontriamo la positività per il DQ8. Il carattere genetico della malattia è
confermato dal fatto che l'8-10% dei familiari delle persone affette da malattia
celiaca presenta la malattia; inoltre quando un gemello omozigote è affetto
dalla malattia, la patologia è presente nell'altro gemello nel 75% dei casi. Gli
stessi alleli sono osservati anche nel 25-30% della popolazione generale; infatti
la presenza degli alleli HLA succitati è un indicatore di predisposizione alla
malattia celiaca ed è essenziale per la patogenesi della malattia ma non è
sufficiente per lo sviluppo della stessa, dimostrando l'importanza dei fattori
ambientali e presumibilmente di altri fattori genetici nell'insorgenza della
malattia celiaca. Per questo motivo, il test di secondo livello per la ricerca degli
aplotipi DQ2/DQ8, non è destinato a fare diagnosi mentre ha un altissimo
valore predittivo negativo (98%): in caso di assenza dei due aplotipi succitati
la probabilità di poter sviluppare la malattia celiaca nel corso della vita è
praticamente nulla. La presenza di questi aplotipi, indagata dal test genetico, è
invece sufficiente per definire il rischio di un soggetto a manifestare la malattia
e quindi la necessità o meno di essere indirizzato al successivo iter diagnostico
atto a formalizzare la diagnosi.
QUANDO ESEGUIRE IL TEST PER LA RICERCA DI DQ2/DQ8:
IN CASO DI FORTE SOSPETTO DI CELIACHIA
1) QUANDO NE’ I TEST ANTICORPALI NE’ LA BIOPSIA INTESTINALE HANNO PORTATO AD
UNA DIAGNOSI CERTA
2) IN CASO DI SIEROLOGIA POSITIVA E BIOPSIA NORMALE/LESIONI MINIME
3) IN CASO DI SIEROLOGIA NEGATIVA E BIOPSIA POSITIVA DOPO AVER ESCLUSO ALTRE
POSSIBILI CAUSE DI ATROFIA DELLA MUCOSA INTESTINALE
IN CASO DI RISCHIO MODERATO/BASSO DI CELIACHIA
1) CON SIEROLOGIA POSITIVA E BIOPSIA NORMALE/MINIME LESIONI
NEL CASO DI FAMILIARI DI PRIMO E SECONDO GRADO
1) CON SIEROLOGIA NEGATIVA, SOPRATTUTTO NEI PAZIENTI IN ETA’ PEDIATRICA, DATO
CHE I FAMILIARI HANNO ELEVATA PREDISPOSIZIONE ALLA MALATTIA
2) CON SIEROLOGIA POSITIVA E BIOPSIA NORMALE/MINIME LESIONI
Nella figura è possibile vedere l’appiattimento dei villi che caratterizzano la
reazione auto-immunitaria ai danni della mucosa dell'intestino tenue