armille, fibule e castoni - Direzione Generale per le Antichità

ARMILLE, FIBULE E CASTONI
Ornamenti e gioielli nella prov incia di Varese
dalla Preistoria al Medioevo
A cura di Cristina Miedico
Mostra diffusa
22 Settembre – 30 Ottobre 2011
Civici Musei e Parchi Archeologici di Angera, Arsago Seprio,
Castelseprio, Sesto Calende
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Coordinamento redazionale
Cristina Miedico
Testi di
Cristiano Brandolini, Marina de Marchi, Barbara Grassi, Cristina Miedico, Mauro Squarzanti
Fotografie
Archivio fotografico della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia
Archivi fotografici dei Musei di Angera, Arsago Seprio, Castelseprio, Sesto Calende
Elaborazione grafica
Andrea Siva (Narcisiva), Stefania Magni (Provincia di Varese)
Ringraziamenti
Si ringraziano i Direttori e i conservatori, i funzionari della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia
e delle amministrazioni provinciali e comunali coinvolte, tutti gli operatori dei Musei del SiMArch che hanno aderito
al progetto
Progetto e Coordinamento generale
Sistema Museale Archeologico – Provincia di Varese, Settore Cultura:
Paolo Ambrosoli, Cesare Bottelli, Maddalena Pizzo, Stefania Vitale
© 2011 per i testi e per le immagini Sistema Museale Archeologico della Provincia di Varese
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia
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Indice
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Premessa / Presentazione
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Civico Museo Archeologico di Sesto Calende – Gioielli e ornamenti preistorici
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Civico Museo Archeologico di Sesto Calende – Gioielli e ornamenti golasecchiani
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Civico Museo Archeologico di Arsago Seprio – Gioielli e ornamenti celtici
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Civico Museo Archeologico di Angera – Gioielli e ornamenti romani
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Civico Museo Archeologico di Arsago Seprio – Gioielli e ornamenti longobardi
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Antiquarium Nazionale di Castelseprio – Gioielli e ornamenti altomedievali
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Informazioni e indirizzi
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Premessa / Presentazione
Fin dalla preistoria i monili che adornavano la persona hanno rivestito grande valore simbolico, che
probabilmente abbracciava anche la sfera magico-cultuale; durante l‟Età del Ferro gli ornamenti, realizzati in
metallo e sovente arricchiti di elementi in ambra, corallo e pasta vitrea, sono divenuti uno degli elementi
distintivi della cultura di Golasecca ed erano destinati ad accompagnare il defunto nel suo ultimo viaggio.
Con l‟epoca romana l‟affermazione del gusto del lusso nelle classi agiate ha portato alla diffusione dell‟uso di
ornare la persona con gioielli in metalli più o meno preziosi, pietre dure e paste vitree, mentre in epoca
longobarda si assiste al perfezionarsi di tecniche di lavorazione che hanno permesso la realizzazione di
pregevoli opere di oreficeria.
Con l‟apertura della mostra diffusa Armille, fibule e castoni, realizzata nei Musei Archeologici della Provincia di
Varese, si ha l‟occasione di approfondire lo sviluppo di una così affascinante tematica, seguendone il filo
nelle collezioni dei Musei del territorio, attraverso l‟esposizione anche di alcuni reperti normalmente
conservati nei depositi.
Si tratta di una nuova tappa del percorso intrapreso già da alcuni anni dal SiMArch, in collaborazione con la
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia, nella direzione della valorizzazione e divulgazione
del nostro patrimonio archeologico e rappresenta un buon esempio di coordinamento tra le varie realtà
museali locali, che, si auspica, diventerà pratica sempre più diffusa.
Barbara Grassi
Soprintendenza Per i Beni Archeologici della Lombardia
Il territorio della Provincia di Varese gode della presenza di innumerevoli testimonianze storiche ed
archeologiche, che, partendo dal paleolitico, arrivano fino all‟età moderna. I reperti conservati nei nostri
musei sono quindi in grado di illustrarci lo sviluppo culturale del territorio, il cambiamento del gusto e delle
mode, l‟evoluzione del costume e della società.
Nell‟ottica del Museo Diffuso, intrinseca nell‟idea stessa del Sistema Museale dei Musei e Parchi Archeologici
della Provincia di Varese, la Mostra diffusa Armille Fibule e Castoni racconta la storia avvincente degli
ornamenti utilizzati in antico nel nostro comprensorio territoriale e sarà l‟occasione per scoprire come gli
uomini abbiano sempre amato adornare il collo, le braccia, le vesti, i capelli con metalli, conchiglie, gemme e
pietre lavorate. Viene posta l‟attenzione su alcuni oggetti esposti che denotano altissime capacità artigianali
ed un elevato gusto per il bello, caratteristiche che li rendono monili estremamente affascinanti ed eterno
modello anche per il nostro tempo
Siamo certi che tutti i visitatori, gli studiosi e gli appassionati, potranno trovare nella mostra e in queste
pagine uno strumento utile alla scoperta di oggetti particolari del nostro ricco patrimonio storico e
archeologico e la viva testimonianza di alcune antiche tecniche dell‟oreficeria e dell‟artigianato artistico.
Francesca Brianza
Assessore al Turismo e alla Cultura della provincia di Varese – Presidente del SiMArch
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C IVICO MUSEO ARCHEOLOGICO DI S ESTO C ALENDE
Gioielli e ornamenti preistorici
Mauro Squarzanti, Conservatore del Civico Museo Archeologico di Sesto Calende
L‟occupazione dell‟area del bacino verbanese sembra coincidere, sul finire del III millennio a.C., con la
necessità di un controllo più efficace della via navigabile del lago attraverso siti di altura strategicamente
dominanti e difendibili.
Da alcune sepolture di rannicchiati in grotticelle naturali, affacciate a strapiombo sul lago, di Arolo di
Leggiuno provengono una serie di oggetti classificati come elementi di adorno e/o amuleti.
Nel mondo preistorico un tale significato viene attribuito a oggetti di vario tipo perlopiù ricavati dal mondo
naturale come dalla fauna domestica e selvatica o da elementi litici che hanno spiccate particolarità o caratteri
di unicità e rarità, assumendo talvolta valori che investono anche la sfera magico-cultuale.
Questi elementi vengono talvolta utilizzati nello stato in cui si trovano, in altri casi sono risultati manipolati,
lavorati e trasformati così da conformarli e renderli più idonei alla loro destinazione d‟uso.
Costituiscono un elemento importante del corredo funerario dando vita a vere e proprie parures.
Nelle tombe ad inumazione la loro posizione indizia il loro effettivo utilizzo.
Si tratta di numerosi elementi di malacofauna pliocenica (Dentalium), di piccoli dischi in pietra calcarea e di
un disco di maggiori dimensioni in marmo forato, di alcune valve di Anodonta, di un canino forato e di uno
spillone in osso. Si aggiungono un collare, un braccialetto e uno spillone in bronzo.
Questi oggetti si datano tra la fine dell‟Eneolitico ed il Bronzo Antico.
Il Patrimonio del Museo
Nella sezione archeologica sono permanentemente esposti oltre ottocento reperti grazie ai quali è possibile
ripercorrere le tappe salienti dell‟antropizzazione territoriale dalla fine del terzo millennio a.C. fino alle soglie
della piena romanizzazione e oltre.
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V ETRINA 1 (fronte)
Corredo sepolcrale composto da conchiglie di Dentalium, porzionate e intere, provenienti verosimilmente dai
giacimenti fossiliferi della zona (quando in epoca Pliocenica un calmo mare lambiva questi territori), piccoli
dischi in calcare ed uno di maggiori dimensioni in marmo bianco forati al centro per poterli tra loro
inanellare. Furono inoltre recuperati uno spillone in osso e un canino, probabilmente umano, anch‟essi forati
e destinati forse ad essere sospesi al collo come amuleti. Assieme a questi oggetti di tradizione arcaica furono
recuperati un collare ed un braccialetto in verga di lega rameica a sezione quadrangolare ed uno spillone
dello stesso materiale con capocchia a remo. Questi reperti provengono da alcune sepolture di inumati,
purtroppo sconvolte, realizzate in grotticelle nella parete di roccia affacciata sul lago presso Arolo di
Leggiuno (Va) e si datano alla fine del III millennio a.C. Proprietà: Stato italiano
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C IVICO MUSEO ARCHEOLOGICO DI S ESTO C ALENDE
Gioielli e ornamenti golasecchiani
Mauro Squarzanti, Conservatore del Civico Museo Archeologico di Sesto Calende
Nel corso del primo millennio a.C. (prima età del Ferro), nell‟area prealpina occidentale, tra Lombardia e
Piemonte, si sviluppa una cultura dai tratti fortemente caratterizzati e unitari conosciuta, dal luogo dei primi
ritrovamenti, come cultura di Golasecca.
Il comprensorio del basso Verbano ne costituiva uno dei principali centri di riferimento conservando molte
testimonianze del suo prestigioso passato ora in gran parte raccolte nel Museo di Sesto Calende.
In ambito golasecchiano gli ornamenti costituiscono un elemento importante dell‟abbigliamento sia maschile
che femminile e sono tra gli oggetti che ricorrono più frequentemente nel corredo funebre poiché sovente
venivano lasciati indosso al defunto durante il rito della cremazione.
Questa consuetudine ha permesso di raccoglierne un‟ampia casistica, di apprezzarne la varietà ed il loro
grado di raffinatezza anche se purtroppo molti di essi, per effetto della combustione subìta, risultano alterati
nella forma e nel loro aspetto esteriore poichè privi di quegli elementi decorativi come corallo, legno dipinto,
vetro, osso o ambra che talvolta venivano inseriti o abbinati per arricchire ulteriormente, con vivaci contrasti
cromatici, la dorata lucentezza bronzea.
La loro presenza aumenta percentualmente a partire dall‟inizio del VI sec. a.C. caratterizzando lo status
dell‟individuo che li portava.
In molti casi si tratta di elementi destinati ad assolvere specifiche funzioni come le fibule, le placche di
cintura o gli anelli, forniti di particolari attenzioni estetiche, mentre in altri casi prevale un aspetto più
propriamente ornamentale come per le armille, le catenelle o le collane.
Tra i materiali più usati vi è il bronzo, lavorato per fusione e battitura ma non mancano monili più ricercati,
realizzati in pasta di vetro, in ambra e corallo.
Sono frutto di un artigianato specializzato, in alcuni casi indigeno, che si approvvigionava attraverso flussi
commerciali anche a lunga distanza
Il Patrimonio del Museo
Il museo si configura come una delle più complete collezioni di materiali della prima età del Ferro periodo in
cui, nell‟area del basso Verbano, si costituirà una delle aree più densamente abitate dell‟Italia settentrionale.
Gli oggetti d‟adorno costituiscono parte integrante dei corredi funerari esposti permanentemente nel loro
originale contesto deposizionale. La loro disposizione all‟interno delle vetrine segue un percorso cronologico
che permette di cogliere i loro caratteri tecnico-formali, espressione dei vari periodi rappresentati.
V ETRINA 2 (fronte)
Fibule a grandi coste e anelli
Le fibule, strutturalmente simili alle nostre spille da balia, avevano la funzione di fermare i lembi del tessuto
indossato ed il loro aspetto muterà nel corso dei secoli adattandosi a nuovi gusti e nuove mode. Questo tipo
di fibule proviene da scoperte occasionali della metà degli anni cinquanta del novecento ad est dell‟attuale
centro storico di Sesto Calende e costituivano un elemento del corredo funebre di alcune sepolture
connotandole pertanto come femminili. Per la loro forma piuttosto tozza e massiccia, con l‟arco a grossi
dischi sporgenti verso l‟esterno, si datano alla seconda metà dell‟VIII sec. a.C. Proprietà : Stato italiano
V ETRINA 2 (testa)
Fermagli da cintura e passante
Dal territorio sestese provengono questi ganci di cintura in bronzo, alcuni dal profilo fogliato altri con
decorazione a tremolo. La placca veniva fissata alla striscia di cuoio ripiegando delle linguette poste
lateralmente mentre un uncino apicale agganciava in un foro l‟estremità opposta della cintura che era
ulteriormente guidata da un passante costituito da una fettuccia che poteva, come in questo caso, essere
anch‟essa in bronzo. Sono elementi tipici dell‟abbigliamento femminile e si diffondono a partire dal VI a.C.
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Sono documentati in loco stampi per la loro produzione che avveniva per fusione e per successive fasi di
rifinitura utili anche ad ottenere giochi di linee decorativi sulla faccia a vista. Proprietà : Stato italiano
Fibula ad arco serpeggiante e a drago- anelli
Le fibule ad arco serpeggiante con corpo a nastro o in verghetta di bronzo e nella loro variante a drago, cioè
con una o due coppie di bottoncini che si protendono lateralmente dall‟arco, costituiscono un tipico
elemento del corredo maschile nel corso del VI sec. a.C. Di particolare interesse la fibula in ferro che
rappresenta un raro esempio di utilizzo di questo metallo negli elementi dell‟ornamentazione. Questi
esemplari provengono da una tomba scoperta nel 1983 in via Sculati. Proprietà : Stato italiano
V ETRINA 2 - (retro)
Fibula tipo Sesto Calende - orecchino a cestello - frammenti di pasta vitrea
Questi elementi fanno parte di un corredo funebre recuperato nel 1978 in via Bellaria a Sesto Calende ed
erano contenuti nel cinerario. Si tratta di una fibula in bronzo con arco a nastro e nervatura mediana con ago
continuo fino al disco fermapieghe, staffa terminante a globetto con appendice troncoconica. Completano il
corredo un pendaglio a cestello ed una perla in pasta vitrea.
Il pendaglio a cestello a fondo arrotondato è un elemento tipico dell‟area occidentale della cultura di
Golasecca e sembra possa essere interpretato anche come amuleto. I reperti, che indicherebbero una
sepoltura maschile, si datano alla seconda metà del VI sec. a.C. Proprietà: Stato italiano
Spillone
Dalla loc. Lazzaretto di Golasecca negli anni trenta del secolo scorso proviene questo spillone recuperato in
associazione con resti di un‟olla di color arancio cordonata della seconda metà del VI sec. a. C. Lo spillone a
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stelo liscio, testa a doppio tronco di cono e basso cordoncino al collo, costituisce un elemento che
caratterizza il costume maschile. Proprietà : Stato italiano
V ETRINA 3 (fronte)
Catenella e pendaglio
Da una sepoltura scoperta nel 1932 nei pressi di via Montrucco provengono una lunga catenella in maglia di
bronzo ed un pendaglio con avvolgimento a T per fissare un rametto di corallo. La lunghezza della catena
lascia supporre che fosse indossata a doppio girocollo con il pendente in corallo sospeso al centro. Questa
sepoltura viene datata al VII sec. a. C. e la presenza del corallo testimonia il flusso commerciale di beni di
prestigio dall‟area mediterranea. Proprietà : Stato italiano
V ETRINA 4
Questa vetrina espone una serie di ornamenti di varie sepolture rappresentativi del gusto e delle mode che
hanno caratterizzato gli uomini e soprattutto le donne della prima età del Ferro che vivevano nei territori del
basso Verbano. Tutti questi oggetti avevano una spiccata funzione estetica e sottolineavano il rango
dell‟individuo che li portava.
Sono presenti diverse perle in ambra, lisce e lavorate, destinate a integrare gli elementi decorativi delle fibule
o a comporre pendenti a collana. Destinate verosimilmente alla sospensione anche le perle in pasta vitrea in
questo caso azzurra e grigia con filature gialle. La prima sembra sia utilizzata nei corredi maschili, mentre la
seconda caratterizza in area occidentale le sepolture femminili. In bronzo sono realizzati gli altri oggetti
d‟adorno come le fibule a sanguisuga e a navicella (che derivano il loro nome dalla loro forma), dei bottoni,
degli orecchini a cestello, (frammentari), ed i numerosi anelli in filo. Completano la rassegna alcune armille a
capi sovrapposti e aperti in filo e fettuccia metallica. Proprietà : Stato italiano
V ETRINA CON RICOSTRUZIONE DI TOMBA A CASSETTA LITICA
Elemento in conchiglia forata
In questa sepoltura, ricostruita con l‟intera cassa litica, è presente un elemento di corredo di tradizione
arcaica costituito da una valva di conchiglia forata destinata ad essere sospesa. La sepoltura portata in luce in
loc. Mulini di Sopra a Sesto Calende nel 1967 si data al VI sec. a. C.
Proprietà : Stato italiano
V ETRINA 5 (fronte)
Armilla, fibula ad arco serpeggiante, spillone
Questi oggetti costituiscono il corredo di una sepoltura rinvenuta nel 1978 in loc. Montico di Sesto Calende.
Sono presenti i tipici ornamenti dell‟abbigliamento maschile come una armilla a capi sovrapposti a sezione
circolare, una fibula ad arco serpeggiante in ferro ed uno spillone con testa a ricciolo. Lo studio di alcuni
denti conservati tra le ossa indicherebbero un‟età giovanile dell‟individuo sepolto. Le associazioni dei
materiali ceramici e bronzei suggeriscono una datazione dei reperti al VII sec. a.C. Proprietà : Stato italiano
V ETRINA 5 (retro)
Fibula a navicella, anelli, fibula ad arco composto, vaghi in ambra.
Si tratta di una parure di oggetti d‟ornamento femminili piuttosto raffinata in quanto costituita da diversi
manufatti realizzati con materiali anche molto ricercati come l‟ambra, il vetro, il corallo. Era stata deposta
all‟interno del cinerario. Comprendeva due fibule, una a navicella di grandi dimensioni con staffa desinente a
doppio globetto e una con arco composto dalle estremità in ambra e corpo in corallo. Diverse perle in
ambra, di cui una di maggiori dimensioni che costituiva verosimilmente l‟elemento centrale, inanellavano una
collana o un bracciale. Vi erano inoltre alcune perle di pasta vitrea e due anelli in bronzo uno dei quali
montava un pendente purtroppo non più visibile. La sepoltura, recuperata in loc. Presualdo nel 1994, si data
alla prima metà del VI sec. a.C.
Proprietà : Stato italiano
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V ETRINA 6
Tomba del Tripode
La tomba dai caratteri monumentali per dimensione e ricchezza di contenuto, venne alla luce nel 1977 in loc.
Mulini Bellaria e sottolinea il prestigio di un ceto sociale oramai pienamente affermato tra la fine del VI e gli
inizi del V a.C. I reperti di questa sepoltura ci restituiscono una dimensione di assoluto rilievo del defunto, in
questo caso una donna, e ne definiscono il suo elevato rango sociale all‟interno della comunità. Del corredo,
recuperato solo in parte, fanno parte numerosi ornamenti tra cui un pendaglio costituito da due elementi
tubolati a cui sono sospese numerose catenelle terminanti con batacchio a goccia. Il pendaglio destinato ad
aprirsi a ventaglio sul petto era sostenuto da una grande fibula in bronzo con corpo in ambra con anello,
sempre in ambra, infilato sull‟ago. Sono presenti altre fibule del tipo a sanguisuga con corpo decorato ad
incavi in corallo. Una serie di perle d‟ambra, pregiata resina fossile proveniente dalle lontane spiagge del
Baltico, di varie dimensioni, di cui due di forma antropomorfa, erano destinate ad arricchire i monili, a
comporre elementi di collana o, forse, cucite direttamente sull‟abito.
Quest‟ultimo era fermato all‟altezza della vita da una cintura in cuoio decorata da piccole borchie in bronzo
che si agganciava ad un fermaglio di cintura in lamina con decorazione a bulino che delinea delle fasce
triangolari. Una rara armilla in legno fossile completa il corredo. Proprietà : Stato italiano
V ETRINA 7
Collezione Bellini
I materiali esposti in questa vetrina provengono da una collezione costituita nei primi anni del novecento dalla
famiglia Bellini di Somma Lombardo e donata al Comune di Sesto Calende nel 2004. La raccolta comprende
quasi esclusivamente reperti di epoca golasecchiana (prima età del Ferro) purtroppo senza più indicazioni del
loro contesto di scavo. E‟ presente un‟ampia casistica di monili che copre un ampio ventaglio cronologico tra VII
e VI sec. a.C. Taluni oggetti non sono più perfettamente leggibili in quanto indossati dal defunto durante la sua
cremazione. Sono presenti delle armille a capi aperti a terminazione rastremata, tipiche dell‟abbigliamento
femminile, e a capi sovrapposti, tipiche dell‟abbigliamento maschile, numerose varietà di fibule (a drago, a nastro
serpeggiante, ad arco composto con inserti in osso decorato ad oculi, a coste, a navicella, a sanguisuga), alcuni
saltaleoni (elementi tubolari in filo di bronzo utilizzati perlopiù come coprifilo negli ornamenti a pendente),
fermagli di cintura in lamina bronzea e in tondino di ferro piegato ad uncino e anelli in filo di bronzo di vario
diametro destinati ad integrare gli ornamenti. Proprietà : Comune di Sesto Calende
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C IVICO MUSEO ARCHEOLOGICO DI ARSAGO S EPRIO
Gioielli e ornamenti celtici e tardo-celtici
Cristiano Brandolini, Collaboratore del Civico Museo Archeologico di Arsago Seprio
Il territorio di Arsago Seprio è ricco di testimonianze archeologiche a riprova dell'importanza che rivestiva,
anche in passato, l'intera provincia di Varese.
I primi insediamenti umani si riscontrano nella parte settentrionale del paese, particolarmente ricca di zone
umide (specchi d'acqua, rogge e boschi) e risalgono all'età del Neolitico superiore (4000-3000 a.C.), per
esattezza alla cultura della Lagozza, e alla successiva età Eneolitica presso il piccolo insediamento della
Lagozzetta (3000-2000 a.C.).
Tra la fine dell'Età del Bronzo e l'inizio dell'Età del Ferro l'abitato si sposta a sud, interessando la sommità
del colle posto al centro dell'odierno abitato, dove sono stati rinvenuti molti frammenti di ceramica d'uso
domestico. In questa fase fa la sua comparsa un piccolo insediamento abitativo, su cui si impianteranno nelle
epoche successive il villaggio celta, il vicus romano e il borgo fortificato altomedievale.
L'Età del Ferro in territorio arsaghese è assente per quel che concerne il Protogolasecca (XII-X sec. a.C.) e il
Golasecca (IX-V sec. a.C.), fasi testimoniate invece in abbondanza nelle vicinanze del fiume Ticino e dei
laghi. Sono invece presenti riscontri di epoca Laténiana - Celti Insubri (IV-I sec. a.C.) - e della
romanizzazione (I sec. a.C.).
Dai margini della necropoli gallo-romana di via Roma, a sud dell'abitato, proviene la bella olla biconica
piriforme a vernice rossa (III sec. a.C.) utilizzata come urna cineraria, che trova riscontri con analoghe forme
tipiche della Marna e della Boemia, e una spada in ferro ripiegata ritualmente (fine III-inizi II sec. a.C).
Nei corredi funebri della necropoli (I sec. a.C.) è presente ceramica di tradizione gallica spesso associata a
monili in bronzo o ferro, nella maggior parte dei casi fibule di piccole dimensioni o ganci di cintura.
Dall'area nord, ai margini della necropoli romana di via Beltrami, provengono invece armi, utensili,
ornamenti e ceramica (III-II sec. a.C.) rinvenuti all'interno di una struttura (purtroppo non indagata
totalmente) da identificare come probabile ripostiglio o fossa votiva.
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Il Patrimonio del Museo
Il patrimonio museale si articola in due sezioni: una paleontologica ed una archeologica. La seconda presenta
qualche centinaio di reperti che testimoniano e raccontano il lungo cammino dell‟antropizzazione territoriale
dalla fine del III millennio a.C. fino al regno longobardo (VI-VIII sec. d.C.) e successivamente all'Età
viscontea.
L'esposizione segue un percorso cronologico e copre anche il periodo protogolasecchiano e golasecchiano,
ben documentato da corredi funebri provenienti dal territorio di Somma Lombardo. Gli ornamenti esposti
sono parte integrante dei corredi funerari.
SALA 1
V ETRINA 3
Somma Lombardo località Belcora, tumulo B scavo 1993.
Protogolasecca età del Bronzo finale X sec. a.C.
Sepoltura a cremazione indiretta coperta da un tumulo di 20 m. di diametro.
(3) Spillone in bronzo (proprio dell'abbigliamento maschile) a capocchia biconica con sei sfaccettature.
Tracce di decorazioni ad incisioni orizzontali sul gambo. (st. 157322)
Case Nuove di Somma Lombardo, via Ferrarin, tomba 1 scavo 2003.
Protogolasecca età del Bronzo finale X sec. a.C.
Sepoltura a cremazione indiretta protetta da lastre litiche.
(2) Fibula in bronzo (proprio dell'abbigliamento femminile) ad arco semplice simmetrico, con estremità
anteriore ritorta, ornato da linee trasversali incise a bulino, staffa piatta triangolare, molla ad un solo
avvolgimento. (st. 157324)
(4) Frammento di armilla bronzea a nastro a sezione triangolare. (st. 157326)
Case Nuove di Somma Lombardo, via Ferrarin, tomba 2 scavo 2003.
Protogolasecca età del Bronzo finale X sec. a.C.
Sepoltura a cremazione indiretta protetta da lastre litiche e ciottoli.
(2) Spillone in bronzo (proprio dell'abbigliamento maschile) a capocchia cipolliforme, con collo decorato a
fasci di costolature orizzontali. Lieve curvatura forse dovuta a disfunzione rituale. (st. 157329)
Collezione Giani Krumm
La collezione Giani Krumm risale all'inizio del XIX secolo, quando l'abate Giovanni Battista Giani effettuò i
suoi scavi portando alla luce un gran numero di tombe nella zona di Golasecca, e più precisamente alle
Corneliane, al Monsorino, al Galliasco ed al Malvai; l'abate conservò con cura tutto il materiale da lui
scoperto formando una grande collezione. Alla sua morte questa fu acquistata da vari musei.
I reperti qui esposti furono donati nel 1960 dal sig. Gian Michele Krumm al comune di Somma Lombardo
ed erano conservati in origine in due vetrine all'interno del Municipio.
I reperti di cui mancano i dati di scavo sono attribuibili al periodo Golasecca I B/C (fine VIII-inizi VII sec.
a.C.).
(8) Fibula a navicella in bronzo.
(9) Una fibula ad arco ingrossato, due fibule a sanguisuga in bronzo e il frammento di un'altra.
(10) Due armille in bronzo, a filo liscio avvolto a spirale.
(11) Due anelli in bronzo.
(12) Due frammenti di catenelle bronzee.
(13) Parte di bulla bivalve, decorata da bugnette a rilievo.
(14) Frammento di elemento tubolare in fettuccia bronzea (saltaleone).
V ETRINA 5
Arsago Seprio Necropoli di via Beltrami, T. 233 scavo 1975.
Epoca La Téne C2-D1 (180-70 a.C.).
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Materiali rinvenuti uno spesso strato di legno e cenere all'interno di una fossa rettangolare della quale è stata
scavata solo la parte superficiale. Si tratta forse di una fossa votiva.
(22) Fibula in ferro. (st. 35490)
(23) Frammenti di due fibule in ferro. (st. 35485-35486)
SALA 2 – Silvio Pozzi
V ETRINA 7
Arsago Seprio Necropoli di Sant'Ambrogio, Tomba 11 scavo 1986-'87.
Epoca La Téne D1 (125-70 a.C.).
Sepoltura a cremazione indiretta in cassetta litica.
(5) Molla bilaterale ad estremità dell'arco di due fibule in ferro. (st. 61529b)
V ETRINA 8
Arsago Seprio Necropoli di Sant'Ambrogio, Tomba 1 scavo 1977.
Epoca La Téne D1 (125-70/60 a.C.).
Sepoltura a cremazione indiretta in cassetta litica.
(3) Fibula a molla bilaterale in bronzo. (st. 48188)
(4) Fibula a molla bilaterale in bronzo. (st. 48189)
Arsago Seprio Necropoli di Sant'Ambrogio, Tomba 10 scavo 1986-'87.
Epoca La Téne D1-D2 (125-30 a.C.).
Sepoltura a cremazione indiretta in cassetta litica.
(11) Fibula a molla bilaterale in ferro. (st. 60333)
(12) Fibula a molla bilaterale con anello di sospensione per catenella in ferro. (st. 60334)
V ETRINA 10
Arsago Seprio Necropoli di Sant'Ambrogio, Tomba 1 scavo 1993.
Epoca La Téne D1-D2 (125-30 a.C.).
Sepoltura a cremazione indiretta in ampia fossa ovoidale in nuda terra.
(8) Fibula in ferro. (st. 143585)
(10) Gancio di cintura in ferro. (st. 143586)
(11) Fibula in ferro, frammentata. (st. 143587)
Arsago Seprio Necropoli di Sant'Ambrogio, Tomba 3 scavo 1993.
Epoca La Téne D1-D2 (125-30 a.C.).
Sepoltura a cremazione indiretta in struttura litica.
(5) Fibula in ferro. (st. 103032)
Arsago Seprio Necropoli di Sant'Ambrogio, Tomba 4 scavo 1993.
Epoca La Téne D1-D2 (125-30 a.C.).
Sepoltura a cremazione indiretta in cassetta litica.
(5) Gancio di cintura in ferro. (st. 103066)
(6) Frammento di fibule in ferro. (st. 103067-103078-103079)
Arsago Seprio Necropoli di Sant'Ambrogio, Tomba 6 scavo 1993.
Epoca La Téne D1-D2 (125-30 a.C.).
Sepoltura a cremazione indiretta in nuda terra.
(4) Fibula in ferro. (st. 103102)
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V ETRINA 12
Arsago Seprio Necropoli di Sant'Ambrogio, Tomba 8-8bis scavo 1986-'87.
Età augustea (27-14 d.C.).
Sepoltura a cremazione indiretta in grande cassa litica. Pur essendo una sepoltura di piena età Romana
mantiene in molti elementi del corredo la presenza di manufatti di tradizione gallica.
(21) Frammenti di fibula in ferro. (st. 60324b)
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C IVICO MUSEO ARCHEOLOGICO DI ANGERA
Gioielli e ornamenti tardo-celtici e romani
Cristina Miedico, Conservatore del Museo Archeologico di Angera
Nel I secolo a.C. Roma aveva ormai conquistato buona parte dei ricchi regni che si affacciavano al
Mediterraneo, tutta l‟area italica a Sud delle Alpi e già si accingeva a porre sotto il proprio controllo anche i
territori transalpini. L‟affluire di materie ed oggetti preziosi, l‟incontro con nuove culture e nuovi stili di vita,
l‟eterno piacere di ornare la propria persona, permisero una rapida diffusione nell‟uso quotidiano di gioielli e
ornamenti. Le fonti letterarie ci raccontano di donne e uomini riccamente ingioiellati: „Fortunata si tolse le
armille dalle sue braccia grassissime per mostrarle all’ammirazione di Scintilla, si tolse anche le cavigliere e la reticella d’oro dai
capelli … Né fu da meno Scintilla, che si tolse dal collo un astuccio d’oro … e ne trasse due orecchini a doppia perla per farli
ammirare a Fortunata‟ 1
Naturalmente le arguzie dei poeti si riferivano a personalità delle classi più agiate che utilizzavano
unicamente gioielli in oro, argento e pietre preziose; gli autori antichi miravano infatti a biasimare il lusso
sfrenato che si raggiungeva in certi ambienti prossimi al potere.
La situazione della gente comune e nelle regioni periferiche del mondo romano, non raggiunte dalle grandi
ricchezze delle nuove conquiste o dal lusso della corte imperiale, era differente.
I rinvenimenti più comuni, ad Angera e in buona parte dell‟Italia Settentrionale, sono costituiti da oggetti
d‟ornamento che imitano la moda e il gusto delle classi più agiate, ma che vengono realizzati in metalli vili,
quali il ferro o il bronzo, arricchiti da elementi cromatici in paste vitree colorate, capaci di riprodurre a poco
prezzo le pietre preziose. Pur trattandosi di gioielli di modesto valore intrinseco, come già notato nel caso di
altre necropoli lombarde, è possibile che la predilezione per il ferro o il bronzo non sia dovuta unicamente
ad una condizione sociale modesta, ma anche a usi e costumi locali della prima età imperiale romana
La tipologia dei reperti appare in linea con analoghe situazioni riscontrate in altre necropoli del territorio
nord italico, dove, accanto a gioielli di gusto tipicamente romano, come gli anelli con castone, si collocano
reperti in bronzo tipici di una produzione culturale tardoceltica, tra cui armille e pendagli, che indicano il
perdurare di legami culturali con il sostrato celtico, nonostante l‟avanzato processo di romanizzazione della
popolazione angerese.
Le tecniche di lavorazione meglio attestate nel nostro territorio, sono tra le più semplici. Si tratta di metodi
artigianali immutati almeno dal II millennio a.C. fino alla tarda romanità, per i quali sono sufficienti un
crogiuolo, un‟incudine, martelli e pinze, bulini, stampi, punzoni, e lime, oltre che trapani di vario genere per
la lavorazione delle gemme.
Il metallo veniva ridotto in lamine o fili. Le lamine si realizzavano tramite martellatura e i fogli ottenuti
potevano essere ripetutamente battuti fino a raggiungere uno spessore di un decimo di millimetro. La lamina
poteva essere sagomata e ulteriormente lavorata, ad esempio a stampo, a traforo o a sbalzo, ossia con
martello e punzoni su una base cedevole.
I fili di metallo si ottenevano invece tramite sottili strisce di metallo in lamina, martellate e arrotolate fino ad
ottenere una sezione circolare. Un'altra tecnica prevedeva di attorcigliare le striscioline di metallo in una
spirale continua, mentre per i fili più spessi si poteva ricorrere alla fusione. Con lamine e fili si realizzavano le
varie parti del gioiello, che venivano poi unite, tramite saldatura o legatura, ed eventualmente arricchite da
ulteriori elementi decorativi in materiali diversi. La maggior parte dei monili era quindi costituita da parti
cave in lamina, talvolta riempite di cera o resine per evitare ammaccature, e da fili che formavano catenelle o
univano le diverse parti del gioiello. Sono attestati anche oggetti o parti di essi realizzati per fusione in forma,
quali ad esempio anelli o pendenti.
Per l‟incisione delle gemme si impiegavano trapani con punte di varia forma, talvolta rinforzate con schegge
di pietre dure.
Le diverse lavorazioni dei gioielli richiedevano l‟impiego di artigiani specializzati di cui ci parlano le fonti:
l‟aurifex era colui che genericamente lavorava o vendeva oro e gioielli, il brattiarius era specializzato nella
1
PETRONIO Satyricon LXVII
17
realizzazione delle lamine, il caelator cesellava, l‟anularius si occupava della realizzazione degli anelli mentre
l‟armillarius produceva armillae ossia bracciali, mentre il gemmarius era colui che le lavorava e che le vendeva.
Per quanto riguarda le tipologie di gioielli più amati nel mondo romano le fonti letterarie sembrano indicare
gli orecchini: „la donna crede di potersi permettere tutto … quando appende alle orecchie, allungate per il troppo peso, grandi
perle‟2.
Ne esistevano numerosissime fogge: il gancio ad S poteva reggere sferette, spicchi di sfera, semplici anelli;
dal gancio stesso o dagli anelli potevano pendere uno o più fili di metallo nei quali era infilata una perla o
altro vago più o meno prezioso.
Non sorprende pertanto che l‟unico frammento di orecchino rinvenuto ad Angera sia anche, ad oggi, l‟unico
gioiello in oro portato alla luce nelle necropoli locali.
Gli anelli detengono invece un indiscusso primato tra i rinvenimenti archeologici, sia perché venivano
utilizzati tanto dalle donne quanto dagli uomini, sia perché avevano già in antico un importante significato
simbolico, ad esempio per il fidanzamento o le nozze, e infine perché alcuni anelli potevano mantenere il
loro aspetto funzionale di sigilli, utilizzati per siglare i propri documenti: „Solo per un’ora vorrei essere la gemma di
questo anello, per dare a te che la inumidisci con la bocca, quando apponi il sigillo, tutti i baci che vi ho impresso‟3
Gli anelli a castone con pietra incisa o pasta vitrea lavorata divengono „popolari‟ dall‟inizio del I secolo d.C.,
perdendo contemporaneamente, molto spesso, la loro funzione di sigillo, che rimane prerogativa di
personaggi che ricoprivano cariche ufficiali.
In Nord Italia sono rarissimi gli esemplari a castone in metalli preziosi, mentre se ne trova un maggior
numero in ferro e bronzo tra il Canton Ticino e la zona del Lago Maggiore, zone favorite dalla loro
posizione su importanti vie di traffico commerciale. La tipologia di anello maggiormente ricorrente nel
territorio di Angera è quella con verga a sezione semicircolare che si allarga nel castone ovale, con pietra
liscia o poco sporgente.
Si tratta prevalentemente di anelli in ferro con gemme in corniola o pasta vitrea.
Non mancano esemplari costituiti da semplici anelli con verga a sezione semicircolare, con castoni in metallo
o con le estremità attorcigliate sulla verga.
2
3
GIOVENALE, Satire, VI, 457-459
Corpus Iscriptionum Latinarum, X, 10241
18
Le armillae (da armus = braccio) potevano essere indossate anche dagli uomini, ma in epoca romana erano
prevalentemente prerogativa femminile. Tra i tipi più diffusi e longevi si segnalano quelle ad anello chiuso, in
vari materiali quali metalli, avorio, pasta vitrea, i bracciali a serpente o a spirale, che si attorcigliavano
attorno al braccio, e quelli con le estremità affrontate, spesso configurate a teste di serpente. Ad Angera
sono attestati anche bracciali in filo di bronzo con estremità ritorte o realizzati tramite una strisciolina in
bronzo argentato ritorta a spirale.
Anche le collane sono tra gli ornamenti femminili più comuni. Tra le diverse tipologie si distinguevano
sostanzialmente i monilia, ossia collane piuttosto corte, a girocollo, spesso impreziosite da pendenti di vario
tipo e valore, e le catenae, realizzate con maglie di filo metallico, solitamente piuttosto lunghe che potevano
scendere fino ai fianchi o addirittura incrociarsi sul petto e sul dorso. Un modello molto semplice, che ebbe
grandissima diffusione soprattutto tra III e IV secolo d.C. è quello costituito da un semplice filo, linea, nel
quale erano infilate perle o vaghi più o meno preziosi. Tra le più diffuse, testimoniate anche ad Angera, si
segnalano le collane in pasta vitrea di vario colore, a grossi vaghi costolati, o a perline prismatiche o
sferoidali.
19
Il Patrimonio del Museo
Il Museo ospita oggetti di ornamento rinvenuti nel territorio angerese, per la maggior parte nella Necropoli
Est, situata nell‟area dell‟attuale cimitero.
I reperti sono qui presentati seguendo l‟ordine dell‟esposizione all‟interno delle vetrine del Museo.
V ETRINA 9
La vetrina è dedicata all‟edificio residenziale e produttivo rinvenuto nell‟area di fronte all‟attuale cimitero.
1. Anello digitale in bronzo
Anello con verga a sezione semicircolare decorata a scanalature parallele, che si appiattisce in corrispondenza
della piastrina metallica applicata; su di essa compare un motivo geometrico profondamente inciso,
costituito da due linee parallele ai lati lunghi e due triangoli sui lati corti con vertice verso il centro. Il reperto,
datato alla fine del III secolo d.C. proviene dell‟edificio produttivo rinvenuto di fronte all‟attuale cimitero.
Inv. St. 41932
V ETRINA 11
La vetrina ospita corredi provenienti dalla Necropoli Est, nell‟area dell‟Attuale Cimitero.
2. Pendaglio tardoceltico in bronzo
Pendaglio di forma globulare, lavorato a fusione e poi traforato a formare una reticella „a giorno‟. Il reperto è
databile, dal punto di vista stilistico ad epoca tardo celtica, II-I secolo a.C., e trova confronti con simili
ornamenti tardo La Tène, tuttavia fa parte del corredo della Tomba ad inumazione IV_10, datata ai primi
decenni del I secolo d.C. Il bene fu verosimilmente conservato in famiglia per alcune generazioni. Inv. M.
78462
3. Filo di bronzo, frammentario
Frammenti di filo di bronzo, pertinenti forse ad una armilla o ad una catenella di sospensione per il
pendaglio tardoceltico. L‟oggetto appartiene al corredo della Tomba ad inumazione IV_10, datata ai primi
decenni del I secolo d.C. Inv. M. 78462
4. Anello digitale in bronzo
Anello a semplice cerchietto chiuso con verga piena a sezione semiellittica, realizzato a fusione. Il reperto
persistente in uso dall‟età del Bronzo, proviene dal corredo della Tomba ad inumazione IV_10, datata agli
inizi del I secolo d.C. Inv. M. 78467
5. Anello digitale in ferro
Anello in ferro con semplice verga con castone ovale per l‟inserimento di una gemma o pasta vitrea, perduta.
L‟oggetto fa parte del corredo della Tomba ad inumazione IV_10, datata ai primi decenni del I secolo d.C.
Inv. M. 78466
6. Anello digitale in ferro
Anello con verga a sezione semicircolare, castone ovale contenente una gemma non rilevata, probabilmente
una corniola. La pietra è stata rovinata dalla cremazione e l‟incisione risulta illeggibile. Il reperto appartiene al
corredo della Tomba a cremazione IV_7, una delle più ricche tra quelle rinvenute nella Necropoli Est, datata
alla metà del I secolo d.C. Inv. M. 78466
7. Vaghi in pasta vitrea
Sette vaghi in pasta vitrea di colore verde-azzurro, tipo Melonenperlen, di forma sferoidale, percorsi da
costolature longitudinali. Si tratta di vaghi per collane di prezzo modesto, molto diffuse in tutto il mondo
romano, almeno dal I secolo a.C. al IV secolo d.C. La collana fa parte del corredo della Tomba ad
inumazione IV_9/2, datata all‟inizio del II secolo d.C. Inv. M. 78553
20
8. Anello digitale in ferro
Anello con semplice verga con castone di forma allungata per l‟inserimento di una gemma o pasta vitrea,
perduta. L‟oggetto proviene dal corredo della Tomba a cremazione IV_R1, datata alla fine del I secolo d.C.
Inv. M. 76630
V ETRINA 12
La vetrina ospita corredi provenienti dalla Necropoli Est di Angera, dall‟area sepolcrale di via dei Mille e
lastre lavorate rinvenute durante gli scavi sotto la pavimentazione della chiesa parrocchiale di Angera.
9. Frammento di castone in bronzo
Frammento di lamina in bronzo di forma circolare con cerchio interno ribassato. L‟oggetto fa parte del
corredo della Tomba a cremazione IV_R1, datata alla fine del I secolo d.C.
Inv. M. 76633
10. Armilla in bronzo
Armilla a filo con le estremità sovrapposte ed attorcigliate alla metà della circonferenza. Si tratta di una
tipologia di antica tradizione celtica, molto diffusa, in particolare in Nord Italia e nei territori transalpini,
molto amata già in epoca La Téne e per tutto il periodo romano fino al tardo impero. Il bracciale appartiene
al corredo della Tomba ad inumazione R_11, datata alla prima metà del III secolo d.C. Inv. M. r. 78035
11. Collana in perline di pasta vitrea
Collana formata da vaghi blu e viola di forma prismatica, e sferette dorate. Il reperto fa parte del corredo
della Tomba ad inumazione R_11, datata alla prima metà del III secolo d.C. Inv. M. r. 78046
21
12. Armilla in bronzo e argento
Armilla a doppia laminetta in bronzo e argento, ritorta a formare una treccia elicoidale. Tale tipologia è
diffusa nel mondo romano dal I al IV secolo d.C. Il bracciale proviene dal corredo della Tomba ad
inumazione R_22, datata alla metà del III secolo d.C. Inv. M. r. 78158
13. Parte di orecchino in oro
Anellino di sospensione costituito da un sottile filo a sezione circolare, le due estremità terminanti a
cappio sono annodate una nell'altra. Il piccolo gioiello, datato al I secolo d.C., è stato rinvenuto in occasione
della campagna di scavo realizzata nel 1988 nell‟area del Cimitero, nell‟area della Necropoli Est., nel corredo
della tomba 9. Inv. St. 59790
V ETRINA 14
Vengono qui esposti temporaneamente alcuni oggetti d‟ornamento provenienti dai corredi della Necropoli
Est di Angera e solitamente conservati nel Magazzino del Museo
14. Armilla in bronzo
Bracciale a molla, o a spirale; la verga bronzea, che si avvolge su se stessa per un giro e mezzo, ha una
sezione a B, è infatti attraversata per tutta la lunghezza da una solcatura centrale. La tipologia ha una antica
ascendenza celtica, è infatti attestata già nel V secolo a.C., e continua ad avere successo nel periodo romano
fino ad epoca tarda. L‟esemplare angerese, databile al I secolo a.C., proviene dalla tomba III, 3, di I secolo
d.C. Il gioiello sembra pertanto aver avuto una persistenza di utilizzo per alcune generazioni. Inv. M. 73011
15. Anello digitale in ferro
Anello con verga circolare e castone contenente una pasta vitrea o una pietra verde, imitante uno smeraldo.
In età romana gli smeraldi erano le pietre preziose più amate e le più frequentemente imitate „per molti motivi e
certamente perché nessun colore è più piacevole del verde … niente paragonato a loro ha un verde più intenso. Soli tra le gemme
soddisfano lo sguardo senza saziarlo ‟4
L‟oggetto proviene dal corredo della Tomba a cremazione IV, 5, datata verso gli ultimi decenni del I secolo
d.C. Inv. M. 78116
16. Anello digitale in ferro
Anello con verga circolare e castone ovale contenente una pietra dura non rilevata, di colore biancastro. La
decorazione incisa è di difficile lettura a causa della deformazione portata dalla cremazione, si tratta forse di
un pesce. L‟oggetto fa parte del corredo della Tomba a cremazione III_27, datata alla prima metà del II
secolo d.C. Inv. M. 74046
17. Anello digitale in ferro
Anello con verga circolare e castone ovale piatto, in cui è inserita una corniola bruciata. La corniola reca
incisa una figura stante di Fortuna, volta a destra con cornucopia nella destra e patera nella sinistra. La dea
indossa un lungo chitone e un mantello che ricade con piega pesante sul corpo. I tratti del volto sono
estremamente stilizzati. L‟oggetto appartiene al corredo della Tomba a cremazione III_94, datata alla metà
del II secolo d.C. Inv. M. 77755
18. Anello digitale in ferro
Anello con verga circolare e castone ovale in cui è inserita una pasta vitrea imitante i colori del niccolo. La
cremazione ha reso l‟incisione poco leggibile, sembra tuttavia trattarsi di una figura femminile stante.
L‟oggetto faceva parte del corredo della Tomba a cremazione III_96, datata verso la prima metà del II
secolo d.C. Inv. M. 77883
L‟area tra Via Milano e l‟attuale Via Cominia, che deve il proprio nome ad una stele funeraria con iscrizione
ivi rinvenuta ed esposta in Museo, è stata interessata, tra il 1980 e il 1985, da successivi interventi di recupero
4
PLINIO, Storia Naturale XXXVII, 16
22
e scavi di urgenza, che hanno permesso di salvare alcune tombe e oggetti sporadici, datati tra I e l‟inizio del
II secolo d.C.
19. Armilla in ferro
Bracciale con verga piena che si allarga al centro a formare una placca tondeggiante. Armille e anelli di tale
forma sono attestati in ambito romano nel I sec. d.C. Inv. St. 109869
20. Anello digitale in bronzo
Anello con verga a sezione circolare con le estremità sovrapposte ed attorcigliate su se stesse. Si tratta di una
forma di antica tradizione celtica, attestata soprattutto tra i bracciali (Vedi Vetrina 12), diffusa in particolare
in Nord Italia e nei territori transalpini dall‟epoca La Téne fino al tardo impero. Inv. St. 109902
21. Anello digitale in ferro
Anello a sezione ellittica con castone allungato ad ospitare una gemma; la corniola, lievemente rilevata, reca
incisa una testina femminile di profilo rivolta a sinistra. Inv. St. 60035
22. Vaghi in pasta vitrea
Tre vaghi in pasta vitrea di colore verde-azzurro, tipo Melonenperlen, di forma sferoidale, percorsi da
costolature longitudinali. Si tratta di vaghi per collane di prezzo modesto, molto diffuse in tutto il mondo
romano, almeno dal I secolo a.C. al IV secolo d.C. Inv. St. 80065
23
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C IVICO MUSEO ARCHEOLOGICO DI ARSAGO S EPRIO
Gioielli e ornamenti longobardi
Cristiano Brandolini, Collaboratore del Civico Museo Archeologico di Arsago Seprio
Nell'anno 568, valicate le Alpi orientali e percorrendo la via Postumia, i Longobardi entrarono in Italia e
dilagarono nella Pianura Padana. Anticamente noti col nome di Winnili, appartenevano alla vasta congerie
delle stirpi germaniche ed erano migrati dalla Scandinavia – loro patria d'origine - in direzione sud a partire
dal I sec. a.C.
Nell'arco di pochi anni conquistarono gran parte del nord Italia (coste escluse, ancora in mano bizantina) e si
spinsero nel centro fondando i ducati di Spoleto e Benevento. Prima capitale del regno fu Cividale del Friuli
(568), seguita da Pavia (572).
Nel territorio varesotto i longobardi occuparono l'imponente fortificazione militare tardo romana di
Castelseprio, che fu posta a capoluogo del vasto distretto (iudiciaria) del Seprio. Il castrum assunse importanza
cruciale, anche grazie alla sua posizione strategica lungo le principali vie di comunicazione, come centro
militare, civile e religioso e divenne sede di una zecca locale.
Altri due centri assunsero particolare importanza nella zona: Castelnovate e Arsago. La prima, sulla sponda
orientale del fiume Ticino, era già snodo strategico in epoca romana; il suo castrum fortificato controllava la
via fluviale e anch'esso era sede di zecca. La seconda, situata al centro del territorio del contado e all'incrocio
tra due importanti vie di comunicazione quali la Mediolanum-Verbanus e la Comum-Novaria, fu scelta come sede
da parte dell'arimannia, ovvero dai nobili che governavano e amministravano il distretto, come sembra
provare la presenza di numerose sepolture di alto rango assenti invece sia a Castelseprio che a Castelnovate.
25
Il Patrimonio del Museo
Oltre che dagli splendidi corredi esposti nella terza sala, il fiore all'occhiello del museo è rappresentato dalla
necropoli longobarda che si trova esternamente all'ingresso, unica visibile in Italia e conservata in situ. E'
databile tra la fine del VI-prima metà del VII sec. d.C. A tutt'oggi le campagne di scavo (1972,1984,1994)
hanno portato in luce 26 sepolture, molte delle quali riferibili a personaggi di spicco all'aristocrazia.
I ricchi corredi visibili, costituiti da scramasax, spade, parti di scudo e punte di lancia ma soprattutto
ornamenti in oro e finimenti in argento, bronzo e ferro ageminato, testimoniano l'alto grado sociale di questi
personaggi appartenenti con ogni probabilità all'arimannia longobarda.
Le cinture erano un elemento tipico e diffusissimo dell'armamento e dell'abbigliamento longobardo sia
maschile che femminile. Generalmente erano costituite da una cinghia di cuoio sulla quale erano applicate
guarnizioni metalliche in ferro o in bronzo, ageminate o placcate.
Sono documentati diversi tipi di cintura, che potevano essere indossati anche contemporaneamente: una per
fissare la tunica e appendere la scarsella in cuoio che solitamente conteneva l'acciarino, la pietra focaia e il
fungo come esca, ed un'altra militare più elaborata, per sostenere al fianco la spatha e lo scramasax.
Le cinture femminili portavano appesi un pettine d'osso, un coltellino, le chiavi, una scarsella che poteva
contenere piccoli oggetti d'uso quotidiano e una o più fibule ad arco.
Le fibbie e i puntali ebbero largo utilizzo non solo sulle cinture ma anche come chiusura di bisacce o
tascapani, e per i lacci utilizzati nel fissaggio delle ghette ai polpacci.
Il tipo più comune tra il V-VI sec. d.C. era quello in bronzo fuso con anello di forma ovale a sezione
circolare e ardiglione a scudetto, spesso arricchito da una placca fissa, cioè fusa in un unico elemento con
l'anello, oppure mobile, collegata all'anello tramite un'articolazione.
Particolarmente diffuse erano le fibbie con placca a”U”, solitamente in ferro ageminato, associate anche a
cinture militari.
All'inizio del VII sec. d.C. inizia a comparire un nuovo tipo di fibbia bronzea con anello ovale a sezione
convessa, tipica del “cinturone a cinque pezzi” di origine romano-provinciale.
Questo tipo di cinture era composto da una fibbia con placca triangolare mobile e da una controplacca
triangolare, entrambe decorate e fissate con tre borchie alla cinghia di cuoio, e un puntale fissato alla parte
terminale. Nel corso del VII secolo si arricchì ulteriormente con altre placchette, ornamenti e accessori vari.
Questa tipologia è presente anche per cinture con sistema di sospensione della spatha.
Differenti erano le cinture con sistema di sospensura dello scramasax, definite “cinture multiple” e costituite
da un numero maggiore di pezzi. In questo caso la cintura era composta da una fibbia fornita di placca, il
puntale principale fissato alla parte terminale della cinghia, un passante, e varie placchette di rinforzo e
pendagli ornamentali. Le cinture multiple di origine orientale spesso recano motivi decorativi di tradizione
bizantina o germanica realizzati in agemina.
Anche questa tipologia conobbe, nel corso del VII secolo, un'evoluzione stilistica: le guarnizioni assunsero
forme più allungate e sottili, con motivi decorativi stilizzati e geometrici. In alcuni casi compaiono pietre
preziose incastonate, per lo più di almandino, minerale di colore rosso scuro-violaceo tipico della Caria in
Asia minore.
I longobardi raggiunsero un elevato livello tecnologico nella lavorazione dei metalli. Frequenti nelle
sepolture sono gli oggetti d'argento, bronzo e ferro, quest'ultimi spesso impreziositi da decorazioni in
argento, ottone o oro ottenute mediante la tecnica dell'agemina, della damaschinatura e della placcatura.
Ad Arsago sono particolarmente numerosi i finimenti di cintura in ferro impreziositi ad agemina, una tecnica
consistente nel decorare battendo un sottilissimo filo di argento, ottone o oro all'interno di un solco inciso a
bulino e cesello. I motivi ornamentali più comuni sono quelli geometrici e zoomorfi.
Nelle sepolture longobarde di rango posteriori al contatto tra Longobardi e mondo mediterraneo cristiano
sono frequentemente presenti croci auree in lamina sottilissima. Quelle rinvenute nelle tombe di Arsago
appartengono alla tipologia più semplice: sono prive cioè di decorazione, mentre in altre necropoli - come a
Trezzo sull'Adda - sono riemersi esemplari riccamente decorati con tecnica a sbalzo mediante l'uso di
punzoni e matrici.
Le croci auree erano utilizzate unicamente in ambito funerario, cucite su un tessuto leggero poi collocato
come sudario sul volto o sul petto del defunto.
26
SALA 3 – Carlo Mastorgio
V ETRINA 25
Arsago Seprio Necropoli Longobarda, Tomba 3 scavo 1972.
VII sec. d.C.
Sepoltura a cassa orientata est-ovest, con pareti laterali in conci di granito sovrapposti a secco in corsi
regolari, lastra di copertura in granito e fondo in lastre irregolari anch'esse in granito.
(1) Vaghi di bracciale, in pasta vitrea colorata e pietra. (st. 35495)
(2) Vago di collana, in pasta vitrea turchese. (st. 35496)
Arsago Seprio Necropoli Longobarda, Tomba 4 scavo 1972.
VII sec. d.C.
Sepoltura a cassa orientata est-ovest, con pareti laterali in conci di granito sovrapposti legati da malta in corsi
regolari, lastra di copertura in granito a doppio spiovente e fondo in nuda terra.
(2) Fibbia di cintura ageminata con decorazione a doppia spirale, ferro forgiato e modellato a martellatura.
(st. 35498-35500)
Arsago Seprio Necropoli Longobarda, Tomba 7 scavo 1983.
Prima metà del VII sec. d.C.
Sepoltura a cassa orientata est-ovest, con pareti laterali in lastre di granito di reimpiego, lastra di copertura in
granito a doppio spiovente sostenuta sul lato sud da una fila di conci in granito, tasselli in conci di granito e
laterizi legati da malta sui lati corti e fondo in nuda terra.
(1) Placchette triangolari di cintura con chiodini e maglia quadrangolare alla base, bronzo fuso a stampo. (st.
48013-48016)
(2) Placchetta trapezoidale di cintura con ribattini, bronzo. (st. 48017)
(3) Controplacca triangolare di fibbia da cintura con ribattini, bronzo. (st. 48018)
(5) Frammenti di lamina d'oro da broccato recanti traccia del tessuto. (s.n.inv.)
(6) Ametista, probabilmente parte di un gioiello. (s.n.inv.)
Arsago Seprio Necropoli Longobarda, Tomba 13 scavo 1983.
Fine VI-inizi VII sec. d.C.
Sepoltura rettangolare in nuda terra orientata est-ovest, con quattro conci di granito agli angoli.
(4) Placchetta di cintura a “U” ageminata con decorazione a spirale, ferro forgiato e modellato a martellatura,
argento e ottone. (st. 48056)
(5) Placchetta di cintura a “U” ageminata con decorazione a spirale, ferro forgiato e modellato a martellatura,
argento e ottone; vi aderiscono consistenti incrostazioni di stoffa (probabilmente lino) mineralizzata.
(s.n.inv.)
(6) Placchetta di cintura a scudetto ageminata con decorazione a spirale, ferro forgiato e modellato a
martellatura, argento e ottone. (st. 48055)
(7) Passante di cintura rettangolare ageminato con decorazione geometrica; ferro forgiato e modellato a
martellatura, argento e ottone. (st. 48057)
(8) Puntale di cintura ageminato con decorazione a spirale, ferro forgiato e modellato a martellatura, argento
e ottone; vi aderiscono consistenti tracce di stoffa (probabilmente lino) mineralizzata. (st. 48058)
(9) Placca con snodo appartenente a una fibbia di cintura ageminata con decorazione a spirale, ferro forgiato
e modellato a martellatura, argento e ottone; vi aderiscono consistenti tracce di stoffa (probabilmente lino)
mineralizzata. (st. 48059)
(10) Fibbia di cintura a placca fissa ageminata con decorazione a spirale, ferro forgiato e modellato a
martellatura, argento e ottone. (st. 48060)
(13) Crocetta con forellini per fissaggio mediante cucitura, lamina d'oro. (st. 35516)
27
V ETRINA 26
Arsago Seprio Necropoli Longobarda, Tomba 5 scavo 1972.
VII sec. d.C.
Sepoltura a cassa orientata est-ovest, con pareti laterali in lastre di granito, lastra di copertura in granito a
doppio spiovente sostenuta da due file di conci di granito e fondo in nuda terra.
(2) Passante di cintura ageminato, ferro forgiato e modellato a martellatura e argento. (st. 35502)
(3) Placchette di cintura a scudetto ageminate, decorate con figure di animali, ferro forgiato e modellato a
martellatura e argento. (st. 35508-35510)
(4) Fibbia di cintura a placca fissa ageminata, decorata con figure animali, ferro forgiato e modellato a
martellatura, argento e ottone. (st. 35504)
(5) Puntalino di cintura ageminato, ferro forgiato e modellato a martellatura e argento. (st. 35503)
(7) Crocetta con forellini per il fissaggio mediante cucitura, lamina d'oro ritagliata. (st. 35511)
Arsago Seprio Necropoli Longobarda, Tomba 8 scavo 1983.
prima metà del VII sec. d.C.
Sepoltura a cassa orientata est-ovest, con pareti laterali in lastre di granito, lastra di copertura in granito a
doppio spiovente sostenuta sul lato nord da una fila di conci di granito e fondo in nuda terra.
(1) Placchetta triangolare da cintura con ribattini a ghiera di base zigrinata e passante quadrangolare, bronzo.
(st. 48025)
(2) Ornamento di cintura a forma di “8” con ribattino, bronzo. (st. 48029)
(5) Puntale di cintura a becco d'anatra con borchie a ghiera di base zigrinata, bronzo. (st. 48027)
(6) Puntale di cintura in lamina di tradizione bizantina con decorazioni impresse. Sulla parte a vista a sbalzo è
rappresentata una Vittoria alata, che solleva un medaglione nel quale spicca un monogramma greco; la faccia
posteriore è decorata con disegno inciso a punzone, raffigurante una scena di caccia dove un cane insegue
una lepre. Tra i due animali campeggia un altro medaglione con monogramma latino, sciolto nel nome
maschile di Butilianus. L'immagine della Vittoria trova confronti ad Antalia e a Palmira (Turchia), mentre la
scena di caccia è comune su argenti dell'Africa settentrionale e della Siria. Lamina d'argento. (st. 48054)
Arsago Seprio Necropoli Longobarda, Tomba 9 scavo 1983.
Seconda metà del VII sec. d.C.
Sepoltura a cassa di forma trapezoidale orientata est-ovest, con pareti laterali in lastre di granito legate agli
angoli da malta, lastra di copertura in granito a doppio spiovente e fondo in mattoni romani di reimpiego,
malta e ciottoli.
(1) Frammento di guarnizione di cintura appartenente a doppia placca con snodo, di cui si conserva il giunto
mobile, con tracce di cuoio mineralizzato, bronzo. (st. 48040)
(2) Puntalino di cintura a becco d'anatra con resti del chiodo, bronzo. (st. 48030)
Arsago Seprio Necropoli Longobarda, Tomba 11 scavo 1983.
VII sec. d.C.
Sepoltura a cassa orientata est-ovest, forse con muretti sui lati sud e ovest, su quelli a nord e est vi sono
lastre in granito frammentate, priva di lastra di copertura, è stata sconvolta in epoca moderna.
(1) Vaghi di collana o bracciale tondeggianti, pasta vitrea rossastra. (s.n.inv.)
(2) Vago di collana o bracciale a doppia sfera, vetro soffiato incolore. (s.n.inv.)
(3) Vaghi di collana o bracciale tondeggianti, pasta vitrea verde con inclusioni di vetro rosso. (s.n.inv.)
(4) Vago di collana o bracciale oblungo, ambra. (s.n.inv.)
(5) Vago di collana o bracciale a forma di conchiglia, ambra. (s.n.inv.)
Arsago Seprio Necropoli Longobarda, Tomba 15 scavo 1984.
VII sec. d.C. Avanzato.
Sepoltura rettangolare in nuda terra orientata est-ovest con conci subrettangolari di granito lungo i lati.
(1) Fibbie appartenenti a due cinture in ferro, ferro forgiato e modellato a martellatura. (st. 51781-51783)
(2) Puntali appartenenti a due cinture, ferro forgiato e modellato a martellatura. (st. 51779-51780a)
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(3) Pendente di cintura, ferro forgiato e modellato a martellatura. (s.n.inv.)
(4) Placchetta triangolare di cintura, ferro forgiato e modellato a martellatura. (st. 51780b)
(5) Placchette quadrangolari di cintura, ferro forgiato e modellato a martellatura. (st. 51778a-51782)
V ETRINA 27
Arsago Seprio Necropoli Longobarda, Tomba 4 scavo 1994.
Seconda metà del VII sec. d.C.
Sepoltura rettangolare in nuda terra orientata est-ovest con risega sul fondo, frammenti di tegole agli angoli e
una pietra al centro.
(7) Placchetta triangolare con borchiette in lega di rame e resti di cuoio, ferro forgiato e modellato a
martellatura. (st. 120841)
(8) Placchetta triangolare con borchiette in lega di rame e resti di cuoio, tessuto e fibre intrecciate, ferro
forgiato e modellato a martellatura. (st. 120842)
(9) Fibbia a placca mobile con borchiette in lega di rame e resti di lamina in rame, ferro forgiato e modellato
a martellatura. (st. 120843)
(10) Placchetta triangolare con borchiette in lega di rame e resti di cuoio, tessuto e lamina di rame, ferro
forgiato e modellato a martellatura. (st. 120844)
(11) Fibbia a placca fissa con borchie, ardiglione probabilmente a scudetto e resti di cuoio e di tessuto, ferro
forgiato e modellato a martellatura. (st. 120845)
(13) Puntalino a becco d'anatra con borchiette decorate a spirale incisa alla base, ferro forgiato e modellato a
martellatura. (st. 120848)
(14) Borchia con resti di cuoio, ferro forgiato e modellato a martellatura. (st. 120849)
(15) Controplacca triangolare appartenente alla fibbia n. 9 con borchiette in lega di rame e cospicui resti di
cuoio tra le due lamine che la costituiscono, ferro e lega di rame. (st. 120850)
(17) Puntale a “U” con borchie alla base e resti di cuoio e di tessuto mineralizzati, ferro forgiato e modellato
a martellatura. (st. 120852)
(18) Puntale a becco d'anatra con borchie in lega di rame alla base e resti di tessuto, ferro forgiato e
modellato a martellatura e lega di rame. (st. 120853)
(19) Fibbia a placca fissa con borchie e cospicui resti di cuoio, ferro forgiato e modellato a martellatura. (st.
120854)
(20) Crocetta con forellini per il fissaggio mediante cucitura, lamina d'oro ritagliata. (st. 120855)
V ETRINA 28
Arsago Seprio Necropoli Longobarda, Tomba 2 scavo 1994.
Seconda metà del VII sec. d.C.
Sepoltura a cassa orientata est-ovest, con pareti laterali in lastre di granito.
(1) Fibbia a piastra fissa con tre piccole maglie sulla faccia inferiore, bronzo fuso a stampo. (st. 120829)
(2) Placchetta triangolare con decorazione a occhi di dado impressa a punzone, un passante rettangolare alla
base e due maglie sulla faccia inferiore, bronzo fuso a stampo. (st. 120830)
(3) Puntalino a becco d'anatra con borchia a base zigrinata, bronzo fuso a stampo. (st. 120831)
(4) Controplacca triangolare con terminazione posteriore a scudetto applicato, decorazione incisa e due
piccole maglie sulla faccia inferiore, bronzo fuso a stampo. (st. 120832)
(5) Placchetta trapezoidale con terminazione a scudetto applicato, decorazione impressa a punzone e due
piccole maglie sulla faccia inferiore, bronzo fuso a stampo. (st. 120834)
Arsago Seprio Necropoli Longobarda, Tomba 5 scavo 1994.
Seconda metà del VII sec. d.C.
Sepoltura rettangolare in nuda terra orientata est-ovest con risega sul fondo e frammenti di pietra agli angoli.
(4) Puntalino a becco d'anatra con chiodini alla base e decorazione a incisione, bronzo fuso a stampo. (st.
120859)
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(6) Placchetta triangolare con maglia quadrangolare alla base, barretta rettangolare sulla faccia superiore e
una piccola maglia su quella inferiore, bronzo fuso a stampo. (st. 120861)
(7) Fibbia a placca mobile triangolare con anello ovale e ardiglione a scudetto, bronzo. (st. 120862)
(8) Passante in ferro saldato dai prodotti di corrosione a chiodini in bronzo e resti di materiale organico. (st.
120863)
(11) Contro placca triangolare con terminazione posteriore a scudetto apicato decorato da tre chiodini e due
piccole maglie sulla faccia inferiore, bronzo fuso a stampo. (st. 120866)
(12) Puntale a becco d'anatra con chiodini alla base e decorazione incisa, bronzo fuso a stampo. (st. 120867)
(13) Placca quadrangolare con terminazione a scudetto apicato, borchiette e due piccole maglie sulla faccia
inferiore, bronzo fuso a stampo. (st. 120869)
(14) Placchette triangolari con piccola maglia sulla faccia inferiore, bronzo fuso a stampo. (st. 120868120870-120871)
Arsago Seprio Necropoli Longobarda, Tomba 9 scavo 1994.
Seconda metà del VII sec. d.C.
Sepoltura di piccole dimensioni, rettangolare in nuda terra orientata est-ovest con risega sul fondo e
frammenti di pietra agli angoli.
(1) Fibbia a placca fissa a scudetto con due piccole maglie sulla faccia inferiore e resti di cuoio, bronzo fuso a
stampo. (st. 120875)
(2) Puntalino a becco d'anatra con chiodino alla base, bronzo fuso a stampo. (st. 120876)
(3) Placchetta triangolare con due piccole maglie sulla faccia inferiore, bronzo fuso a stampo. (st. 120877)
Arsago Seprio Necropoli Longobarda, Tomba 11 scavo 1994.
Seconda metà del VII sec. d.C.
Sepoltura rettangolare in nuda terra orientata est-ovest con fondo rivestito in argilla rossastra.
(7) Fibbia a placca mobile triangolare, ferro forgiato e modellato a martellatura. (st. 120888)
(8) Fibbia ad anello ovale, ferro forgiato e modellato a martellatura. (st. 120889)
(9) Fibbia a placca fissa sagomata con decorazioni a occhi di dado incisi, bronzo fuso a stampo. (st. 120890)
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Antiquarium Nazionale di Castelseprio
Gioielli e ornamenti altomedievali e longobardi
Paola Anna Marina de Marchi, Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia
Il castrum tardo antico e, in seguito, longobardo di Castelseprio ha restituito un numero modesto di monili
femminili, realizzati in bronzo e di tradizione romana, documentati con grande frequenza in sepolture
relative alle popolazioni locali. Si tratta di spilloni, utilizzati per trattenere l‟acconciatura, o per chiudere il
mantello, di anelli digitali con decorazioni incise o a punzone e di semplici bracciali ad estremità a teste di
serpe. In ogni caso la realizzazione avviene per fusione a matrice.
Sono oggetti diffusi capillarmente in tutto il territorio delle penisola italiana. A volte si può parlare di
produzione seriale realizzata in botteghe specializzate, altre volte di imitazioni prodotte da artigiani che
operavano a scala locale con un raggio di diffusione più modesto.
A Castelseprio sono di primaria importanza i fili lamellari in oro da broccato che dovevano ornare l‟abito di
un aristocratico sepolto in una tomba monumentale privilegiata perché posta all‟esterno dell‟oratorio
nobiliare di S. Maria foris portas. Anche in questo caso i confronti sono numerosi, tra questi si ricordano i
broccati d‟oro rinvenuti nelle sepolture dei “Signori degli anelli” di Trezzo d‟Adda e di una ricca deposizione
da Arsago Seprio.
Possono a ben diritto essere considerati oggetti di oreficeria di alto pregio gli speroni e pochi resti di
placchette da cintura (?), decorati all‟agemina con fili d‟argento e d‟ottone deposti nella tomba di cavaliere
emersa, nel corso di restauri, all‟interno del muro di facciata della basilica di San Giovanni, insieme alle armi
(lancia, spada).
Gli speroni di San Giovanni sono decorati da un morbido intreccio di animali fantastici (stile zoomorfo) dal
corpo di serpentiforme, uno stile peculiare alla cultura artigianale germanica.
Infine proviene da contesto funerario la borchia in ottone dorato ornata a pseudo filigrana.
Completano il quadro degli “ornamenti” poche perle in pasta vitrea decorati a filamenti rinvenuti in aree
diverse del castrum e a Torba.
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Il Patrimonio dell‟Antiquarium
15. Spillone con testa a spatola
Spillone in bronzo fuso con decorazione a spina di pesce realizzata ad incisione. L‟oggetto risale al VI-VII
secolo d.C. Inv. St. 162049
16. Spillone con corpo superiore a poliedri
Spillone in bronzo fuso con decorazione ad incisione. L‟oggetto risale al VI-VII secolo d.C. Inv. St. 162050
18. Anello con castone
Anello digitale in bronzo fuso con castone costituito da una testa di serpe
Il reperto proviene dal quartiere sud occidentale del castrum ed è datato tra V e VI secolo Inv. St. 114979
19. Anello con castone rilevato
Anello digitale in bronzo fuso decorato a cerchielli puntinati tramite punzone. L‟oggetto proviene dalla fossa
focolare dietro l‟abside della basilica di San Giovanni e risale al V-VII secolo Inv. St. 25739
17. Armilla in bronzo
Bracciale con estremità aperte risalente al VI-VII secolo. Inv. St.162048
2. Fili lamellari
Fili lamellari da broccato per decorazione d‟abito. Il reperto proviene da una sepoltura nobiliare del cimitero
di Santa Maria foris portas databile tra VI e VIII secolo. Inv. St. 162043
8. Disco ornamentale
Disco in argento dorato e rame che presenta una decorazione a volute realizzata a filo ritorto tramite la
tecnica della pseudofiligrana. L‟oggetto proviene da una sepoltura rinvenuta davanti all‟altare della basilica di
San Giovanni. Inv. St. 60357
11 e 12. Speroni e placchette
Speroni in ferro ageminato in fili di ottone e argento, presentano una decorazione a intreccio di animali
fantastici dal corpo di serpente (II stile zoomorfo) e placchette in ferro con la stessa agemina e una
decorazione a intrecci di animali fantastici. Gli oggetto provengono dalla sepoltura del Cavaliere di San
Giovanni, rinvenuta nel muro di facciata della basilica di San Giovanni (Tomba 6) e datata alla metà del VII
secolo. Inv. St. 9557 e 9557bis.
11. Frammento di vago di collana
Frammento di vago in pasta vitrea blu con decorazione spiraliforme in pasta vitrea gialla. Il reperto proviene
dal quartiere sud-occidentale del castrum ed è datato all‟VIII secolo. Inv. St. 100133
12. Vago di monile
Vago di monile in pietra levigata, rinvenuto nei pressi di una abitazione ai margini del 13. quartiere sudoccidentale del castrum, datato al VII-VIII secolo. Inv. St. 136256
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13. Vago di monile
Vago di monile in pietra levigata, rinvenuto nei pressi della cascina monastero di Torba, datato al VII-VIII
secolo. Inv. St. 162139
14. Frammento di vago di monile
Frammento di vago di monile cilindrico in pasta vitrea scura, con decorazione a fiamma ture in pasta vitrea
gialla e rossa. Il reperto, datato al VI-VII secolo, proviene dalla chiesa di Santa Maria foris portas datato al VIIVIII secolo. Inv. St. 54484
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Informazioni e Indirizzi
Sito: www.simarch.org
SiMArch
Tel. 0332 252007
Email: [email protected]
Civico Museo Archeologico di Angera
Via Marconi 2 – Angera
Tel. 320.4653416
Email: [email protected]
Civico Museo Archeologico di Arsago Seprio
Via Vanoni 20 - Arsago Seprio
Tel. 0331 299927
Email: [email protected]
Area Archeologica e Antiquarium Nazionale di Castelseprio
Via Castelvecchio 1553 - Castelseprio
Tel. 0331 820438/0332 252007
Email: [email protected]
Civico Museo Archeologico di Sesto Calende,
Piazza Mazzini – Sesto Calende
Tel. 0331928161
Email: [email protected]
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