GASTROENTEROLOGIA A cura di Francesco Scotto * L’endoscopia digestiva e le nuove tecnologie nel campo della gastroenterologia Studio dell’intestino tenue mediante enteroscopia capsulare n un film degli anni ’60 - “Viaggio allucinante” un sommergibile miniaturizzato veniva introdotto nel corpo umano per esplorare gli organi interni. Oggi la realtà scientifica per certi versi ha raggiunto traguardi fantascientifici: una minuscola telecamera può attraversare l’intestino registrando immagini che consentono diagnosi prima difficilmente realizzabili. L’endoscopia capsulare, la più recente acquisizione diagnostica nell’ambito dell’endoscopia digestiva, è una metodica non invasiva, che consente la visualizzazione dell’intestino tenue, sede anatomica che veniva definita dagli esperti “scatola nera” per le difficoltà di diagnosi a tale livello. Più recentemente tale tecnica è stata applicata anche all’esofago e, in un futuro prossimo, consentirà lo studio del colon. La metodica consiste nell’ingestione di una capsula monouso, del diametro di 26 x 11 mm, contenente una microtelecamera che trasmette immagini digitali ad un video registratore inserito in una cintura indossata dal paziente, che durante l’esame può eseguire le sue abituali attività. Al termine della procedura le immagini vengono scaricate su un computer dedicato e successivamente visionate in forma di filmato da un endoscopista. Questa tecnologia rappresenta il frutto degli studi condotti negli anni ’90 dall’ingegnere israeliano Gavriel Iddan e dal gastroenterologo inglese Paul Swain, ciascuno a capo di un’equipe che ignorava le ricerche dell’altro gruppo. Verso la fine del decennio le due équipe confluirono in un unico team di lavoro che mise a punto un prototipo e, dopo studi sperimentali su animali e volontari, presentò nel 2000 - con un articolo pubblicato su Nature e con una comunicazione alla Digestive Disease Week – questo nuovo presidio endoscopico. Successivamente, nell’agosto 2001, la metodica pugliasalute Capsula Stomaco venne approvata dalla Food & Drug Administration americana. La tollerabilità dell’esame da parte dei pazienti è risultata eccellente, in quanto la capsula è facilmente ingeribile; la cintura contenente videoregistratore e batterie e le antenne applicate non rappresentano un elemento deterrente per la procedura. Per ciò che concerne la completezza dell’indagine endoscopica, questa metodica si presta in maniera eccellente all’esplorazione dell’intestino tenue. La capsula rimane nello stomaco per un periodo di tempo variabile da pochi minuti a qualche ora, consentendo in genere una soddisfacente esplorazione della regione prepilorica. Poiché tuttavia, il movimento della capsula è legato alla peristalsi, l’esplorazione gastrica è estremamente variabile, non consentendo di utilizzare questa metodica - ventotto - maggio 2006 mancanza di controllo sui movimenti della capsula, dall’impossibilità di definire con esattezza la sua posizione nel percorso intestinale e dalla difficoltà di determinare il numero delle lesioni se di aspetto simile. La revisione dei primi anni di esperienza con questa metodica ha evidenziato il suo utilizzo nei seguenti casi: · Emorragie gastrointestinali oscure · Morbo di Crohn · Celiachia · Tumori dell’intestino tenue · Sorveglianza delle sindromi poliposiche. · Sorveglianza del trapianto dell’intestino tenue. come alternativa alla gastroscopia. La completa esplorazione dell’intestino tenue, dal piloro alla valvola ileo-cecale, avviene nel 75-80% dei casi in un tempo medio di 4 ore; nel 20-25% le batterie si esauriscono prima che venga raggiunto l’intestino crasso. Una volta raggiunto il colon, le immagine acquisite – spesso limitate dalla Capsula presenza di materiale enterico torbido – non permettono una valutazione esaustiva di questo tratto dell’apparato digerente. Come già nello stomaco, i movimenti nell’ambito di un organo di ampio diametro impediscono la completezza dell’esplorazione endoscopica. La qualità delle immagini acquisite con le caratteristiche attuali del sistema (due immagini per secondo con un ingrandimento di 8x) è di elevato grado, consentendo un’eccellente visualizzazione dei dettagli della mucosa intestinale. I limiti attuali della metodica sono rappresentati dall’impossibilità di effettuare prelievi bioptici, dalla pugliasalute Le emorragie digestive oscure rappresentano a tutt’oggi la più frequente indicazione per l’utilizzo della enteroscopia capsulare. Queste forme patologiche, comprendenti il 5-10% di tutti i sanguinamenti gastrointestinali, sono caratterizzate dalla persistenza o dalla recidiva di una perdita ematica dopo che un'esofagogastroduodenoscopia e una colonscopia siano risultate negative. Nell’ambito di questa patologia l’elevata accuratezza diagnostica della videocapsula, emersa dai vari studi, varia dal 50 al 67% ed è superiore a quella delle altre metodiche d’immagine (push-enteroscopia, clisma del tenue, clisma TC del tenue, RMN del tenue). Il morbo di Crohn rappresenta attualmente la seconda più frequente indicazione all’enteroscopia capsulare per una più accurata definizione dell’estensione e del grado di malattia. L’utilizzo della videocapsula nella celiachia consente di evidenziare la distribuzione delle aree di atrofia dei villi, caratteristica di questa malattia, e le eventuali altre alterazioni mucosali associate. Le possibilità diagnostiche dell’enteroscopia capsulare nell’ambito delle neoplasie dell’intestino tenue sono correlate alla possibiltà di esplorare con questa metodica tutto il piccolo intestino, rendendo questa tecnica potenzialmente più efficace delle altre metodiche d’immagine, che difficilmente evidenziano piccole lesioni mucose, in particolare nell’ileo distale. La sorveglianza endoscopica nelle sindromi poliposiche risulta particolarmente importante, in quanto queste forme sono gravate da un elevato rischio di evoluzione neoplastica. Il contributo dell’enteroscopia con videocapsula risulta particolarmente importante in quanto consente un’esaustiva valutazione del piccolo intestino. Potenzialmente questa metodica rappresenta l’esame di primo livello nei pazienti sottoposti a trapianto di intestino tenue, in quanto consente di evidenziare le eventuali complicanze post-chirurgiche e di attuare precocemente un trattamento adeguato. - ventinove - maggio 2006 Esempi di Enteroscopia Digestiva Controindicazioni all’utilizzo della videocapsula: · Stenosi conosciute o sospette · Fistole · Severi disturbi della deglutizione Inizialmente la presenza di pacemaker o di altri presidi elettromedicali impiantati sul paziente sono stati considerati una condizione di esclusione dalla procedura; recenti lavori hanno dimostrato assenza di interferenza tra il segnale di radiofrequenza della capsula e l’apparecchiatura elettromedicale. La sicurezza della capsula somministrata in corso di gravidanza non è stata ancora ben definita. La maggiore complicanza è rappresentata dalla mancata espulsione della capsula, che di solito si arresta a monte di una stenosi non conosciuta richiedendo, laddove non sia possibile recuperarla mediante presidi endoscopici, la rimozione chirurgica. Proprio per far fronte a questa eventuale complicanza è stato proposto un set di controllo della pervietà intestinale basato su una capsula monouso, ingeribile e dissolvibile (M2A patency), dotata al suo interno di un minuscolo marcatore ad Identificazione in Radiofrequenza (RFID), attivato e riconosciuto da un apposito scanner di indagine esterno al paziente. Il passaggio della capsula patency in tutto il tratto gastrointestinale, verificato con lo scanner sul paziente tra le 24 e le 36 ore dall’ingestione, assicura la completa pervietà di tale tratto. Se lo scanner dovesse invece ancora rilevare la presenza della capsula patency nell’intestino del paziente, ciò potrebbe indicare la presenza di alcuni ostacoli (stenosi, restringimenti), sconsigliando la successiva procedura con videocapsula. Nel caso di un impedimento alla progressione - dopo circa 40 ore dall’ingestione - il corpo della capsula, a contatto con il contenuto liquido intestinale, inizierà a dissolversi ed i piccoli frammenti residui verranno espulsi per via naturale. Centri pugliesi dove si effettua l’enteroscopia capsulare • IRCCS Ospedale Oncologico di Bari: U.O. di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva (Direttore: Dott. A. Pellecchia) • Università di Bari: Dipartimento Trapianti d’Organo (Direttore: Prof. A. Francavilla) • Casa di Cura Sollievo della Sofferenza – S. Giovanni Rotondo (FG): U.O. di Gastrenterologia ed Endoscopia Digestiva (Direttore: Dott. A. Andriulli) • Ospedali Riuniti di Foggia: U.O. di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva (Direttore: Dott. V. Stoppino) • Azienda Ospedaliera SS. Annunziata di Taranto: U.O. di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva (Direttore: Dott. A. Frunzio) • Ospedale Generale Umberto I di Altamura (BA): U.O. di Endoscopia Digestiva (Direttore: Dott. D. Piglionica) pugliasalute Digiuno normale Valvola ileo-cecale Angiodisplasia digiuno Emorragia digiunale Celiachia Tumore strumale digiuno Neoplasia digiuno Linfoma digiuno Ulcera dell'ileo Tumore stromale dell'ileo La possibilità di prevenirne la principale complicanza, rende la videocapsula un presidio diagnostico di riferimento nell’ambito delle patologie dell’intestino tenue. Nell’utilizzo di questa metodica va anche sottolineato che il ritardo nel porre una diagnosi comporta ripetuti esami, incremento della spesa sanitaria ed impatto negativo sulla qualità di vita dei pazienti. Se in un prossimo futuro i limiti attuali della procedura – impossibilità di dirigere dall’esterno la capsula e di effettuare prelievi bioptici – verranno superati, il viaggio all’interno dell’apparato digerente diventerà ancora più affascinante. * Dirigente Medico U.O. di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva IRCCS – Ospedale Oncologico Bari - trenta - maggio 2006