Cibo e Salute,
le Donne e l’Endometriosi
Torino15 Maggio 2015
Maria Caramelli
Direttore Generale f.f. Istituto ZooProfilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta
[email protected]
Carlo Campagnoli
Ginecologia Endocrinologica, Clinica Fornaca
[email protected]
Francesco Deltetto
Chirurgia Ginecologica Mini Invasiva, Torino - Erba
[email protected]
“Nei dettagli si nasconde la scienza”
A. Einstein
L’interferenza neuroendocrina (neuro endocrine disruption) è la nuova
frontiera della Medicina dove l’ecotossicologia intercetta, attraverso gli
inquinanti ambientali, lo sviluppo del nostro cervello e attraverso questa
azione il nostro equilibrio ormonale e quindi integralmente l’organismo.
Ci sono sempre più evidenze che gli agenti chimici usati in agricoltura,
nell’industria e in medicina intervengono sul sistema neuroendocrino sia
dei vertebrati e ancor più degli invertebrati, organismi più semplici e poveri di sistemi di detossificazione.
L’ipotalamo è il principale target degli interferenti endocrini e questo si
conosce dagli anni ’90, in cui si ebbero le prime osservazioni su modifiche somatiche apparse in pesci, rane, tartarughe. L’asse ipotalamo-ipofisi-ovaie è uno degli obiettivi dell’interferenza neuroendocrina agendo
sulla maturazione delle ovaie stessa, sulla gametogenesi, sulla differenziazione sessuale e infine sul comportamento. A proposito di quest’ultimo
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si ricordi lo studio belga in cui le donne con alti tassi di diossina avevano
un’inversione di aggressività fra figli maschi e figlie femmine. Ma anche
gli assi ipotalamo-ipofisi-tiroide e ipotalamo-ipofisi-surreni sono influenzati dall’interferenza endocrina e partecipano all’equilibrio riproduttivo
agendo a vari livelli attraverso sistemi di “cross-talk” ovvero attraverso
meccanismi di regolazione reciproca.
Un nuovo concetto tossicologico quindi emerge, ovvero quello degli interferenti neuroendocrini (IN), inquinanti ambientali capaci di agire come
agonisti/antagonisti o modulatori
della sintesi e del metabolismo di
neuropeptidi, neurotrasmettitori e
neuroormoni, che alla fine intervengono in primis sull’apparato riproduttivo.
Infatti è questa la sede e la fase più
sensibile all’azione degli IN, intesa
come il processo che va dalla produzione dei gameti al completamento dello sviluppo post-natale dell’individuo. Gli IN sono un argomento
prioritario nella moderna scienza
della valutazione del rischio tossicologico, anche in considerazione del
fatto che la vulnerabilità ai loro effetti è modulata dallo status endocrino
dell’organismo, quindi dal sesso e
dall’età. Infatti, un concetto importante nella valutazione del rischio è che occorre assicurare un’adeguata protezione non solo ad un ipotetico “individuo medio”, ma a fasce di popolazione maggiormente vulnerabili. Nella
popolazione, infatti, esistono significative differenze legate al genere, allo
stato fisiologico, all’età, nonché allo
stile di vita, e in particolare al cibo,
elementi fondamentali per la valutazione del rischio degli IN.
Quando pensiamo all’inquinamento
ambientale il pensiero corre subito
all’industria o all’agricoltura e invece è
globalmente antropogenico, il che significa che tutte gli aspetti della vita umana sono coinvolti. Si pensi all’assunzione di farmaci che l’organismo introduce, elabora, ma alla fine
elimina.
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L’EtinilEstradiolo (EE2) presente nella pillola contraccettiva è dosabile a
livelli apprezzabili (1–800 ng/L) nelle acque effluenti dalle città. A queste
quantità è neuroattivo in quanto si lega, attivandoli, ai recettori nel cervello di vertebrati come la rane e il goldfish, determinando difetti nello sviluppo dell’apparato riproduttivo.
Il Clotrimazolo è un derivato imidazolico clorurato ampiamente usato nel
trattamento delle micosi ed è anch’esso presente nelle acque reflue degli
agglomerati urbani (<1 to 34 ng/L) e l’esposizione a questi livelli deprime
l’attività aromatasica nel cervello dei pesci alterando lo sviluppo gonadico.
Gli inibitori selettivi del reuptake della serotonina (SSRI) (Prozac) da
parte delle cellule presinaptiche sono usati come anti depressivi perchè
aumentano i livelli della serotonina. Ci sono evidenze che questa, nei
pesci e nei mammiferi, sia un importante modulatore del controllo neuroendocrino della crescita, della riproduzione e dello stress.
Naturalmente i farmaci ad azione neurotropica sono solo una parte del
problema in quanto occorre ricordare che anche le sostanze stupefacenti
come cocaina, anfetamine, eroina, ecstasy e i loro metaboliti sono presenti nelle acque dei fiumi cittadini. Basti ricordare che da queste si può
calcolare un consumo medio
giornalieri di 35.000 dosi di
cocaina al dì nella città di Torino
L’utilizzo dei pesticidi in agricoltura è un’altra fonte importante di inquinamento neuroendocrino sia attraverso la
loro assunzione diretta con il
consumo di frutta e verdura
sia attraverso la loro persistenza nell’ambiente attraverso la catena alimentare.
L’Atrazina (triazina clorurata) è
un erbicida usato in tutto il
mondo, anche se bandito dalla Comunità Europea. Inibisce
il picco preovulatorio dell’ormone luteinizzante (LH) e anche il rilascio di Prolattina da parte dell’ipofisi.
Il Metossicloro è un pesticida organoclorurato che ha sostituito il DDT
dopo che questo è stato bandito. E’ presente nell’1,2 % dei cibi degli
USA ed ha multiple effetti: innanzitutto ha un’azione estrogenica, auEndometriosi, cibo e salute delle donne
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menta la secrezione di prolattina, attraverso l’inibizione della Dopamina
e riduce la secrezione di LH. Infine è una causa di modifiche comportamentali, dimostrato nei ratti di sesso femminile determinando un mascolinizzazione quando l’esposizione avviene in epoca fetale.
Il Prochloraz è un fungicida clorurato usato in agricoltura i cui residui si
riscontrano nelle carni e nei latti di animali che si alimentavano con foraggi inquinati. Agisce sulla riproduzione riducendo a livello cerebrale il
GnRh e anche i suoi recettori e l’espressione dell’aromatasi.
La Dieldrina è un pesticida che antagonizza i recettori neuronali tipo A
del GABA e blocca i canali di entrata del Cloro. Data l’importanza del
GABA nella liberazione del LH è ovvio il ruolo di riduzione della fecondità.
E infine i contaminanti ambientali di origine industriale, come il cadmio, il
mercurio e le diossine. I combustili fossili e l’industria sono fonti di liberazione di queste sostanze.
Il cadmio è’ presente nell’aria, nel fumo di sigaretta e nelle zone inquinate come quelle intorno alle fabbriche di zinco; tre quarti della quantità di
cadmio prodotta vengono usati nelle pile al nichel-cadmio, mentre il quarto rimanente è principalmente usato per produrre pigmenti, rivestimenti e
stabilizzanti per materie plastiche.Il cadmio si trova principalmente negli
alimenti raffinati come la farina, il riso e lo zucchero bianco. Agisce interferendo con la Dopamina, la Serotonina e la Noradrenalina in diverse
aree cerebrali con severità di effetti diverse in relazione a dose, alla durata e al momento dell’esposizione.
La presenza del mercurio negli ecosistemi può essere “naturale”, essendo contenuto nelle rocce e nel suolo, ma più frequentemente è dovuta
alla contaminazione causata dalle industrie, dove viene soprattutto utilizzato per
lo sviluppo di processi chimici, negli apparecchi elettrici e in vari strumenti di
misurazione.La parte più
consistente di mercurio organico tende a legarsi con
facilità a molecole biologiche quali aminoacidi e proteine, e di conseguenza
viene assunto da organismi
viventi sempre più complessi, passando dalle forme vegetali più elementari fino a giungere ai
pesci predatori. La risalita verso i vertici della piramide alimentare deterEndometriosi, cibo e salute delle donne
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mina un continuo
aumento della
concentrazione del
metilmercurio nei
tessuti delle specie
animali presenti
nell’ecosistema
(biomagnificazione). Il consumo
ricorrente di cibi
derivanti da animali contaminati
può causare nell’uomo fenomeni di
tossicità. Dato che
la diffusione del mercurio è fortemente legata agli ecosistemi acquatici, i
prodotti ittici rappresentano la fonte di contaminazione principale. Tra
questi sono da segnalare i pesci predatori di grossa taglia (tonno, pescespada, verdesca) che, essendo ai vertici della catena alimentare, accumulano dosi maggiori della sostanza. Anche i molluschi bivalvi
possono, attraverso la loro attività di filtrazione, accumulare concentrazioni di mercurio consistenti. La possibilità di contaminazione dell’ambiente attraverso
l’uso di sostanze usate in agricoltura è attualmente difficile
dato che, proprio per le note
problematiche di tossicità, è da
anni vietato l’uso di composti a
base di mercurio che invece
erano prima consentiti.
Infine, e sicuramente molto importanti, esistono le diossine. Vengono
prodotte quando un materiale organico è bruciato in presenza di cloro,
sia esso cloruro inorganico, come il comune sale da cucina, sia esso
presente in composti organici clorurati (ad esempio, il PVC), Le diossine
si generano anche in assenza di combustione, ad esempio nella sbiancatura della carta e dei tessuti fatta con cloro e nella produzione di clorofenoli, specie quando la temperatura non è ben controllata. Può essere il
caso della produzione degli acidi 2,4-diclorofenossiacetico e 2,4,5-triclorofenossiacetico, noti come diserbanti.
Per quanto riguarda i processi di combustione, possiamo ritrovarle in industrie chimiche, siderurgiche, metallurgiche, industrie del vetro e della
ceramica, nel fumo di sigaretta, nelle combustioni di legno e carbone
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(potature e barbecue, camini e stufe), nella combustione (accidentale o
meno) di rifiuti solidi urbani avviati in discarica o domestici, nella combustione di rifiuti speciali obbligatoriamente inceneribili (esempio rifiuti a rischio biologico, ospedalieri) in impianti inadatti, nei fumi delle cremazioni,
dalle centrali termoelettriche e dagli inceneritori. Questi ultimi sono stati
in passato fra i maggiori produttori di diossina.
Negli ultimi anni l’evoluzione tecnologica ha tentato di creare un notevole
abbattimento delle emissioni gassose da queste fonti ma con scarsi risultati, anche perché questi emettono pericolose nano-particelle che possono trasportare diossine in forma non gassosa.
Principalmente presenti nel pesce e negli organismi acquatici, che sono
raggiunti attraverso la catena alimentare, i PCB (PoliCloroBifenoli) diossina-simili (da decenni banditi dal mercato) e le diossine sono presenti
sotto forma di congeneri ampiamente distribuiti nell’ambiente; essi condividono il meccanismo d’azione mediato dal legame con il recettore arilico
e gli effetti a carico di fegato, tiroide, sistema immunitario, riproduttivo e
neurocomportamentale. I PCB non diossina-simili e le diossine hanno
come bersaglio principale il sistema nervoso in via di sviluppo attraverso
i neurotrasmettitori, alterando il turn-over della dopamina, , l’up-take del
glatatione e del GABA, inibendone il segnale e riducendo i livelli serotonina. Essendo spesso presenti in miscela. è difficile valutare singolarmente gli effetti della loro azione sugli estrogeni.
La scoperta dell’azione sugli estrogeni pubblicata sulla rivista Nature, e'
opera di un team di scienziati giapponesi guidati da Fumiaki Ohtake e
Shigeaki Kato, dell'Universita' di Tokyo, anche se restano da chiarire i
disturbi della funzione immunitaria e l’insorgenza di
alcuni tumori (soprattutto
dell'apparato emolinfopoietico).
Normalmente l'estradiolo
regola i processi cellulari
legandosi a un recettore
specifico, che si trova nel
nucleo e che, una volta attivato, innesca la trascrizione dei geni responsabili
della maturazione degli organi genitali femminili, dello sviluppo dei caratteri
sessuali secondari e della
fertilita' della donna e, a livello metabolico, della normale calcificazione
del tessuto osseo e altro ancora. Stimolando la formazione di un comEndometriosi, cibo e salute delle donne
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plesso proteico che interferisce con questo meccanismo, le diossine stimolano o bloccano l'espressione dei geni che la presenza dell'ormone
dovrebbe attivare. La ricerca giapponese dimostra però che anche nei
tessuti privi di estradiolo le diossine stimolano la formazione di un complesso proteico che inganna il recettore degli estrogeni.
"A seconda del tessuto esposto, le diossine si
comportano come estrogeni, antiestrogeni,
androgeni o antiandrogeni" spiega Alberto
Mantovani, del Laboratorio di tossicologia
comparata e ecotossicologia presso l'Istituto
Superiore di Sanita'. "La tossicita' e' il risultato
dell'interazione fra il meccanismo d'azione
molecolare e le caratteristiche endocrine dell'organo
colpito.”
I pesci e altre specie animali in natura sono viste
come “specie sentinella” e
ci sono ormai ampie evidenze dell’azione di interferenza neuroendocrina delle sostanze prima citate e
gli studi sperimentali sugli
animali in laboratorio hanno permesso di studiarne i
meccanismi d’azione Le
interferenze sono trasferibili in campo umano ma non sempre i rischi sulla salute sono uguali, anche per la difficoltà di ripetere le condizioni a cui gli animali sono esposti
e per le differenze della capacità di detossificazione fra pesci e mammiferi e per la diversa sensibilità maschile e femminile all’interferenza neuro
endocrina.
Nella donna l’interferenza sul azione estrogenica determina danni su tutte le fasi di sviluppo dell’apparato riproduttivo, in particolare agendo nello
sviluppo fetale, anche se molti effetti si manifesteranno solo dopo la pubertà. Inoltre si ipotizza un aumento della sensibilità algica condizionata da varie patologie. Si pensi a tutto il complesso della Pelvic Pain Syndrome che va dall’endometriosi, ovviamente non presente nell’uomo,
alla Cistite Interstiziale che colpisce per il 90% solo il sesso femminile.
Come si è evidenziato l’azione principale è sui recettori degli estrogeni.a
mammella perciò è un altro organo bersaglio. Nella bambina si può manifestare con un precoce telarca, che compare anche nella prima infanzia, invece che due anni prima della prima mestruazione. Nell’adulto si
osserva l’aumento di incidenza e l’abbassamento dell’età di insorgenza
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del carcinoma mammario, che, oltre all’azione di agenti oncogeni, si può
riferire ad un possibile ruolo degli interferenti neuroendocrini.
L’età al menarca che 200 anni fa era a 17 anni attualmente è in media a
13 anni ma si si assiste ad un trend in progressiva discesa. Accanto al
miglioramento delle condizioni di vita, di alimentazione e di salute in generale l’esposizione al DDT della mamme ne provoca un significativo
abbassamento come dimostrano gli studi sulle figlie di donne del Michigan , grandi consumatrici di salmoni dell’omonimo e inquinatissimo lago,
e di donne cinesi, operaie di industrie tessili che utilizzavano cotone trattato.
Dalle osservazioni precedenti si ricava che
gli interferenti neuro endocrini, pur avendo
effetti su uomini e donne, ha un’azione
drammatica sul sesso femminile e ne consegue che la Salute di uomini e donna va affrontata con prevenzione, terapie e stili di vita
non uguali ma complementari e queste sono
le indicazioni che la comunità Scientifica internazionale ha dato per la
“medicina di genere”.
Una sfida alla comunità scientifica ci arriva dall’aumento di incidenza
dell’endometriosi (una donna su dieci ne è afflitta) e della sua crescente
gravità, che non può essere solo riferito all’utilizzo recente e diffuso della laparoscopia. Dalla epidemiologia alla
diagnosi e alla terapia medica e chirurgica, nessuna branca medica è
esclusa dal percorso della paziente
con endometriosi, ma una particolare
attenzione va posta all’Alimentazione.Anche lo Stato Italiano è coinvolto
e ne dava notizia il ministro della Salute Beatrice Lorenzin tramite Adnkronos Salute del 12 marzo 2014: "E' stata vincolata la somma di 15 milioni
di euro per consentire alle Regioni di sviluppare specifici progetti finalizzati al miglioramento delle condizioni di vita e di salute delle donne affette da endometriosi. Al fine di migliorare la conoscenza epidemiologica
sull'endometriosi, sui relativi accertamenti diagnostici e sui trattamenti terapeutici adottati, il
ministero sta inoltre provvedendo all'istituzione
di un Registro nazionale che si avvarrà di Registri e Osservatori regionali sulla patologia, già
realizzati in alcune Regioni”.
L'endometriosi è una patologia femminile caEndometriosi, cibo e salute delle donne
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ratterizzata dalla proliferazione in sedi anomale, quali le tube di Falloppio, le ovaie, la vagina, il retto, altri tratti dell’intestino, la vescica di cellule dell'endometrio, la mucosa che riveste l'interno dell'utero. Il suo segno
distintivo è il dolore pelvico, spesso invalidante, che diventa cronico.In
risposta alle sollecitazioni ormonali tipiche del ciclo femminile, anche
questo tessuto extrauterino periodicamente si ispessisce, si riempie di
sangue e si deteriora e non determina reazioni immunitarie che tramite i
macrofagi lo eliminino senza reazioni cicatriziali e conseguenti danni. Le
conseguenze di una mancata distruzione sono infiammazione, successivo tessuto cicatriziale, coinvolgimento delle strutture nervose e conseguente alterazione della struttura e funzione degli organi coinvolti e sviluppo di dolore. Ne derivano manifestazioni cliniche che vanno dalla irregolarità intestinale, ai disturbi vescicali, alla subfertilità o infertilità e soprattutto dolori pelvici cronici, a volte così intensi da compromettere lo
svolgimento delle normali attività quotidiane. Infine si deve menzionare il
carico di sofferenza psicologica.
La patogenesi dell’endometriosi non è ancora certa ma esistono evidenze che gli inquinanti ambientali, agendo come interferenti endocrini, giochino un ruolo importante fin dalle prime fasi embrionali.
Occorre perciò mettere in atto tutte le strategie per ridurre questo fenomeno, per temperare la eventuale
predisposizione genetica e, una volta
che l'endometriosi abbia fatto la sua
comparsa, per tenere quanto più possibile sotto controllo infiammazione e
dolore.
Ne consegue che occorre conoscere
meglio gli interferenti neuro-endocrini,
approfondire il loro possibile ruolo
come fattori di rischio in importanti
patologie umane e trasferire queste
conoscenze in una sorta di "prevenzione translazionale". Così facendo
si contribuisce a garantire la sicurezza alimentare e quella degli ambienti di vita, favorendo allo stesso
tempo una felice e proficua integrazione fra ricerca, regolamentazione
ed intervento. E’ questo il punto di
vista dell’ISS, che Alberto Mantovani, ricercatore del Dipartimento di
Sanità Pubblica Veterinaria e Sicurezza Alimentare, illustrerà nel corso
del workshop Endocrine Disruptors
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and Human Health, in programma il 18 settembre presso la sede del
Parlamento Europeo a Bruxelles.
"Gli interferenti endocrini sono un gruppo eterogeneo di contaminanti caratterizzati dalla capacità di alterare l’equilibrio ormonale, principalmente
(ma non solo) degli ormoni estrogeni, androgeni e tiroidei. Essi comprendono diversi gruppi di pesticidi e antiparassitari, sostanze impiegate
nelle plastiche, contenitori per alimenti ed oggetti di uso domestico, ma
anche sostanze persistenti nell'ambiente (elementi tossici come l'arsenico, PCB, diossine, etc.) e sostanze "naturali" (i c.d. fitoestrogeni) i cui effetti, benefici o avversi, vanno ancora pienamente valutati. Gli interferenti
endocrini sono l'esempio paradigmatico di "contaminanti", sui quali è indispensabile l'incremento della conoscenze e il loro trasferimento nelle
attività di controllo, prevenzione e promozione della salute".
Le caratteristiche che rendono di attualità un'azione mirata e complessiva nei confronti degli interferenti endocrini sono legate al possibile ruolo
come fattori di rischio in importanti patologie umane (dall’infertilità ai disturbi neuro-comportamentali, dal diabete ad alcuni tipi di cancro dei tessuti riproduttivi), nella suscettibilità del feto e del bambino e alla vasta diffusione anche con possibili effetti cocktail fra sostanze diverse ma con
analoga azione.
Oggi si deve parlare di Sicurezza Alimentare Sostenibile che è l’insieme
delle azioni volte a minimizzare le conseguenze avverse sulla salute della progenie,
sino alla vita adulta, associate alla presente
sicurezza dell’alimento e qualità nutrizionale
della dieta. La gravidanza e l’allattamento al
seno rappresentano i due momenti della
diade materno-infantile in cui l’organismo
materno è determinante per l’“ambiente di
vita” della progenie. Nell’utero avviene il passaggio transplacentare e nel
periodo neonatale il bambino ha una limitata esposizione all’ambiente
esterno, ma la sua alimentazione – il latte materno – è totalmente o in
gran parte determinata dal metabolismo, dalla salute e dall’alimentazione
della madre che a sua volta risente delle esposizioni,comprese quelle
pregresse, a sostanze capaci di persistere nell’organismo e di formare il
“carico corporeo” (body burden).
Mentre i benefici dell’allattamento al seno sono indiscutibili, è anche certo che l’allattamento materno sia una fase in cui i contaminati lipofili persistenti (policlorobifenili-PCB, diossine, difenileteri polibromurati-PBDE,
ecc.) accumulati nell’organismo si trasferiscono al neonato, arrivando a
rappresentare una parte non indifferente del carico corporeo nella vita
successiva. L’entità del trasferimento al neonato è influenzata da alcuni
fattori, quali l’età della mamma, la parità e l’alimentazione. Il trasferimenEndometriosi, cibo e salute delle donne
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to madre-neonato del carico corporeo di contaminanti persistenti sottolinea l’importanza del concetto di Sicurezza Alimentare Sostenibile , cioè
della tutela della salute della generazione futura attraverso l’alimentazione nella donna dall’infanzia all’età fertile. Per contro, evidenze scientifiche indicano che nella popolazione generale i benefici dell’allattamento
al seno sono superiori agli eventuali rischi derivanti dall’esposizione ai contaminanti, anche per
un processo potenzialmente vulnerabile ad effetti avversi esogeni quale lo sviluppo neurocomportamentale.
Esistono aree dove le comunità
sono esposte a contaminanti
persistenti, o a cocktail tossici da
inadeguato o illecito, ma sempre
esteso e prolungato, smaltimento di rifiuti urbani e industriali, come si è
visto per il lago Michigan. Esempi in Italia sono l’esposizione a PCB nell’area di Brescia e l’esposizione a diossine e composti diossina-simili
nelle aree di Napoli e Caserta. Per Brescia è stato osservato il trasferimento al latte materno dei congeneri PCB implicati nella contaminazione
mentre i risultati in Campania sono stati piuttosto inattesi in quanto i livelli
di diossine e composti diossina-simili nel latte materno sono minori rispetto a quelli osservati in aree urbane del nord Italia (Milano, Piacenza),
indicando un possibile problema ambientale non adeguatamente riconosciuto in tali aree. Per quanto riguarda gli effetti neurocomportamentali
dei PCB, il neonato è più esposto rispetto al feto, a causa del passaggio
di contaminanti liposolubili nel latte, ma è nel contempo meno suscettibile per il progressiva maturazione del sistema nervoso. A questo proposito, un aspetto importante è la presenza di composti protettivi nel latte
materno, in particolare per quanto riguarda la maturazione neuronale
(cisteina, triptofano, colina, taurina, acido sialico, acidi grassi polinsaturi)
e l’omeostasi dei radicali liberi (selenio, glutatione, vitamina E) e inoltre,
le proteine del siero aumentano la produzione endogena di glutatione,
tutti fattori di protezione.
Sotto questo profilo le scelte alimentari risultano determinanti. Dall’alimentazione in gravidanza all’età giovanile
adulta bisogna porre attenzione non solo
agli inquinanti ambientali ma anche al ruolo, ormai non più discutibile, che ha il cibo
nel modulare i fenomeni infiammatori.
Il primo obiettivo è evitare i "saliscendi" dell'insulina, l'ormone che interviene per riportare sotto la soglia di sicurezza il livello deEndometriosi, cibo e salute delle donne
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gli zuccheri nel sangue (glicemia) e che è un insidioso fattore proinfiammatorio. Per mantenere la calma insulinica vanno evitati gli zuccheri
semplici (zucchero aggiunto e dolci) e preferire a pasta e pane raffinati le
loro versioni integrali, i cui zuccheri si assorbono meno rapidamente provocando un più graduale rialzo della glicemia. Fondamentale è poi comporre i pasti con carboidrati e proteine in quantità equivalenti, in modo da
ridurre l'indice glicemico dei primi (ovvero la velocità con cui aumentano
la glicemia).
Nella dieta non devono mancare i legumi, in particolare la soia, con i suoi
fitoestrogeni, utili per tamponare l'azione degli estrogeni normalmente
circolanti nell'organismo femminile.
Recentemente le tecnologie di biologia molecolare hanno mostrato addirittura una correlazione tra cibo ed espressione del DNA, facendo nascere due nuove branche della nutrizionistica, la nutrigenetica e la nutrigenomica. Non solo è stato possibile validare scientificamente la constatazione empirica che persone diverse rispondono in modo molto diverso
ad alimenti uguali, ma si è visto che i cibi possono addirittura modificare
l’espressione di alcuni geni.La nutrigenomica è la scienza multidisciplinare che studia l'interazione tra la nutrizione e il DNA, ossia come il cibo
che ingeriamo influenza i nostri geni.
Nel DNA esistono circa 35.000 geni, la maggior parte dei quali sembrerebbe funzionare anche in relazione alle sostanze nutritive ingerite. Questo darebbe ragione alle antiche medicine orientali che da millenni sostengono la correlazione tra cibo e salute: solo per fare un esempio, nella macrobiotica non esistono farmaci se non i cibi stessi, i quali vengono
utilizzati come rimedio per le più comuni malattie.
!
Si tratta di un campo relativamente nuovo della medicina molecolare,
che esamina i rapporti tra la nutrizione e il patrimonio genetico individuale di ogni singolo individuo; la nutrigenomica rappresenta l'applicazione
pratica, nel campo dell'alimentazione, dei progressi fatti nella scienza
della genetica e, secondo i suoi sostenitori, è la la nuova strategia nella
ricerca nutrizionale. E’ bene non confondere la nutrigenetica con la nutriEndometriosi, cibo e salute delle donne
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genomica: la nutrigenetica studia le variazioni nella sequenza del DNA in
relazione alla risposta alimentare, mentre la nutrigenomica si occupa invece dell’effetto dei nutrienti sul DNA. Lo scopo della nutrigenetica non è
quello di fornire una terapia ad una malattia, ma di elaborare una nutrizione ritagliata su misura per i geni di ognuno, che rappresenti efficacemente una misura preventiva in grado di conservare la salute e prevenire
le malattie per le quali vi sia una predisposizione ereditaria, dovuta all’interazione tra genotipo e abitudini di vita, circostanze climatiche, tipo di
lavoro, anamnesi familiare, costituzione fisica e discendenza etnica.
Ma come fanno i cibi a controllare l’espressione genica? La regolazione
dell’espressione genica può avvenire attraverso tre meccanismi: metilazione degli istoni, metilazione del DNA e microRNA. È stato dimostrato
che i cibi possono influenzare tutti e tre questi parametri.e in particolare
la metilazione che consiste nell’aggiunta di particolari gruppi funzionali
(metile) a DNA e proteine e questo ha un effetto
indiretto nel controllare l’attività della DNA polimerasi coinvolta nella trascrizione dei geni. E
tornando all’Endometriosi ed è ovvio che entrino in gioco nel modulare l’evoluzione dell’endometriosi sia gli ormoni sessuali, sia l’insulina
nei suoi vari ruoli, da fattore di crescita ad
agente proinfiammatorio, anche evidenziato nei
tumori della mammella e sia l’alimentazione.
In generale, è ovvio che sia preferibile acquistare alimenti da agricoltura così da ridurre l'introito di sostanze inquinanti
di origine ambientale che possono agire interferendo con il funzionamento di organi produttori di ormoni, agendo cioè da interferenti endocrini e
nel contempo meno raffinati per ridurne l’indice glicemico.
Gli esperti del progetto “Previeni”, promosso dal Ministero dell’ambiente
in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità, hanno elaborato un
vademecum su come difendersi da un gruppo molto diffuso di sostanze
chimiche pericolose che agiscono come interferenti neuroendocrini che
influenzano lo sviluppo, la crescita, la riproduzione e in taluni casi anche
il comportamento dei bambini, oltre ad avere effetti negativi sullo sviluppo
del feto. Uno dei più conosciuto è il discusso BPA, meglio conosciuto
come bisfenolo A, definito
nel testo del progetto “Previeni” come una “sostanza
con effetti estrogenici e capace di alterare la funzione
di tiroide e i sistemi riproduttivo, nervoso e immunitario”.
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!
Il suo impiego è stato limitato solo da alcuni paesi europei. L’Italia, in particolare, ha accolto la direttiva europea che riguarda il divieto di utilizzare
il BPA nei biberon in policarbonato. Per fortuna, le forti pressioni di stati
come la Francia hanno spinto l’European Food Safety Autorithy (Efsa) ad
organizzare incontri per scambiarsi dati e informazioni sul tema della pericolosità del bisfenolo A.
Nel gruppo degli interferenti troviamo anche composti perfluorurati e sostanze chimiche persistenti, come ftalati , pericoloso plastificante, che
possono alterare la produzione di ormoni sessuali (estrogeni e testosterone) diminuendo la fertilità, e aumentare la predisposizione a contrarre
diabete e obesità. Le normative europee si stanno aggiornando con lo
sviluppo delle conoscenze scientifiche. In attesa delle evoluzioni legislative. ai cittadini non resta che adottare, nella vita quotidiana, compormenti responsabili e intelligenti come quelli proposti nel progetto “Previeni”:
1. Non riutilizzare contenitori in plastica per alimenti e bevande, usurati o
monouso: sono fonti potenziali di bisfenolo A.
2. Limitare l’impiego di padelle antiaderenti graffiate, ritenute potenziali
fonti di esposizione a composti perfluorurati (PFOS e PFOA).
3. Utilizzare carta per alimenti e pellicole seguendo attentamente le limitazioni indicate in etichetta. Non tutte le pellicole possono essere usate
per conservare ogni tipo di cibo; i fogli di alluminio, per esempio, non
sono adatti agli alimenti
acidi.
4. Limitare l’uso di prodotti
affumicati ed evitare il consumo di quelli con parti
carbonizzate o bruciate:
sono fonti di idrocarburi policiclici aromatici (diossine).
5. Scaldare latte, pappe e
bevande in contenitori inteEndometriosi, cibo e salute delle donne
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gri e non usurati.
6. Lavare accuratamente biberon e altri contenitori dopo la sterilizzazione; non usare biberon in policarbonato (che non dovrebbero essere più
in commercio).
Conclusione
Il volto di Marilyn Monroe, la donna più famoso al mondo affetta da endometriosi, dalla locandina dell’Incontro ci ricorda quanto importante nella vita femminile sia l’endometriosi e il dolore pelvico cronico. Occorre
pensare alla prevenzione, in
particolare all’educazione
!"#"$%&'#()*(+,-(./0alimentare che parte dalla
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vita in utero, ma che ov;<;>?#./0-!/
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viamente a ritroso coinvolge
tutte le fasi della vita della
donna .
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Alla fine del percorso descritto che dagli Inquinanti
Ambientali porta all’Endometriosi e al Dolore Pelvico
Cronico si ricava che solo
una medicina di Genere è
in grado di gestire la donna
affetta da tale patologia.
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Quindi occorrono attenta
prevenzione con l’alimentazione , ma anche terapie
mediche che comprendano
sostanze ormonali e naturali, lasciando alla chirurgia
il compito più gravoso di gestione delle situazioni non
altrimenti affrontabili.
RESPONSABILI SCIENTIFICI
Dott. Francesco DELTETTO
Prof. Carlo CAMPAGNOLI
Dott.ssa Maria CARAMELLI
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Infine un po' di ironia:
“Sono sposato a una BIO devota”
L'amore ai tempi del seitan non è facile, se vivi con una integralista del
cibo bio. La mia è una confessione di un marito in crisi alimentare: diviso
tra un passato dal sapore chimico e un presente profumato di granaglie.
La cucina di casa nostra è una fortezza dove le pietanze industriali non
possono penetrare: le etichette sono sottoposte a un esame spietato,
dalla località di origine (che deve essere lontana da zone notoriamente
inquinate) alla garanzia di immunità da ogni genere di additivo, conservante, colorante o antiparassitario.
Io vengo dall’educazione alimentare ad alta sofisticazione degli anni
Sessanta, quella dei gelati in technicolor per i coloranti rosso fuoco e
l’azzurro puffo e delle merendine da premio Nobel per la chimica. Sono
cresciuto in una famiglia con scorte private di Ddt perché mio padre ripeteva: "Sì, l'hanno proibito e sarà pure pericoloso, ma è l'unica cosa che
stermina qualunque insetto". Il passaggio da questo pianeta artificiale a
un mondo bucolico in cui si compongono austere insalate di quinoa, a
distanza di anni per me continua ad essere traumatico. Ma il bio non è
solo una questione di pietanze, ma un vero stile di vita.
La vacanza in Alto Adige per lei è un pellegrinaggio nei santuari del cibo
incontaminato che inizia con colazioni con latte di caprette che ricordano
quelle di Heidi e ancor peggio la vacanza in Toscana, dove è messa a
dura prova la mia indole carnivora che non si rassegna agli hamburger di
seitan e alghe, che lei spiattella radiosa: "Buoni no? Meglio della chianina!".
Alla fine non mi è rimane che sdrammatizzare: "Bio lo vuole!”.
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Bibliografia
Quanto sopra ha riscontro in
voci bibliografiche.
Da richiedere a [email protected]
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