storia moderna

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INSEGNAMENTO DI
STORIA MODERNA
LEZIONE IV
“RIFORMA PROTESTANTE E RIORGANIZZAZIONE DEL
CATTOLICESIMO”
PROF. DANIELE CASANOVA
Storia Moderna
Lezione IV
Indice
1
La Riforma di Lutero ------------------------------------------------------------------------------------- 3
2
La guerra dei cavalieri e dei contadini ---------------------------------------------------------------- 6
3
Zwingli, Calvino e la diffusione della Riforma in Europa ---------------------------------------- 9
4
Il concilio di Trento e la compagnia di Gesù ------------------------------------------------------- 12
5
La Controriforma cattolica ---------------------------------------------------------------------------- 14
6
Cronologia ------------------------------------------------------------------------------------------------- 16
Bibliografia ------------------------------------------------------------------------------------------------------ 17
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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Lezione IV
1 La Riforma di Lutero
Esigenze di rinnovamento all'interno della Chiesa cattolica erano iniziate ad affiorare già tra
la fine del Trecento ed i primi del Quattrocento. L'autorità del Papato era stata messa fortemente in
discussione dal Concilio di Costanza (1414-1418), convocato per porre fine allo Scisma
d’Occidente. Per alcuni riformatori, come il Wycliff e lo Hus, la radice della corruttela interna della
chiesa dipendeva dall'allontanamento dall'originario insegnamento cristiano e predicavano un
ritorno alla semplicità e alla purezza del cristianesimo delle origini. Per altri, come nel caso del
domenicano Girolamo Savonarola, che tra il 1498 e il 1499 diede vita a Firenze ad una repubblica
sostanzialmente egualitaria, le cause della degenerazione erano da ricercare nella corruzione dei
costumi ecclesiastici, nello sfarzo della corte papale e nell’eccessivo coinvolgimento della Chiesa
romana negli affari mondani.
Tali aspirazioni riformatrici, però, non avevano apportato grandi cambiamenti alle
condizioni della Chiesa, anche se le esigenze di un rinnovamento spirituale del mondo cristiano a
partire dalla seconda metà del Quattrocento si erano fatte più acute grazie all'impulso degli studi
umanistici. In particolare in alcuni paesi europei, Germania, Francia e Inghilterra, l'attenzione degli
studiosi si era rivolta allo studio della Bibbia e degli scritti dei Padri della Chiesa, onde riscoprire il
volto originario di un cristianesimo primitivo. Di questo umanesimo cristiano, accanto ad uomini
come Tommaso Moro in Inghilterra, Giovanni Reuchlin in Germania, Léfèvre d'Estaples in Francia,
Juan Luis Vives in Spagna, l'esponente più illustre fu un dotto olandese, Erasmo da Rotterdam,
acclamato in tutt'Europa come il più famoso umanista dei suoi tempi.
Mentre, sulla scorta degli scritti di Erasmo, un'intera generazione di umanisti, aperta ai
progressi dell'intelligenza e alla ricerca del sapere critico, combatteva contro l'ignoranza e
l'intolleranza degli ecclesiastici e contro le superstizioni e il sapere della cultura scolastica, in tutti
gli strati della popolazione cresceva il malcontento per la condotta dei sacerdoti, dei vescovi e dei
pontefici. In particolare, principi e governi, mal tolleravano le ingenti ricchezze della Chiesa
sperperate per mantenere il lusso ed i vizi di un clero dimentico dei propri doveri e acquisite a
discapito della popolazione sotto forma di decime, contribuzioni e offerte per le indulgenze, cioè la
remissione delle pene del Purgatorio in cambio del versamento di una somma di danaro adeguata
alle possibilità del fedele. Ingenti somme, quindi, prendevano la via di Roma per alimentare il fasto
dei papi e favorire i loro parenti (nepotismo).
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La scintilla destinata a dare fuoco all'incendio che covava da tempo venne da un'ennesima
richiesta di denaro da parte di Leone X, desideroso di terminare i lavori della grande basilica di S.
Pietro a Roma, iniziati sotto il pontificato del suo predecessore, Giulio II. L'urgente bisogno di
fondi per la costruzione della basilica, spinse il pontefice a concedere all'arcivescovo di
Magdeburgo, Alberto di Brandeburgo, dietro il pagamento di 24.000 ducati in contanti, anche la
carica di arcivescovo di Magonza, cosa che lo avrebbe reso uno dei sette principi che partecipavano
all’elezione dell’imperatore e capo della Chiesa tedesca. Alberto per soddisfare la richiesta papale
ricorse ad un prestito ottenuto dalla banca dei Fugger e, per rifarsi dell'ingente somma anticipata
alla Curia romana, ottenne in appalto dal papa per otto anni la concessione di riscuotere in
Germania le somme devolute dalla popolazione per una nuova indulgenza plenaria (cioè la
remissione totale dei peccati). La raccolta di elemosine, dunque, si serviva degli stessi strumenti di
quella delle imposte: un privato anticipava all’autorità centrale una certa somma di danaro e in
cambio otteneva il diritto di riscuotere le tasse o appunto le elemosine per un certo periodo.
L'intervento finanziario dei Fugger e la grossolanità dei predicatori, ad esempio, il frate domenicano
Johann Teztel, al quale fu affidato il compito di raccogliere le offerte, era solito affermare "quando
il denaro nella cassa canta, l'anima dal purgatorio salta", trasformarono l'indulgenza papale in una
scandalosa speculazione sul sentimento religioso popolare.
Particolarmente indignato di tutto ciò fu un giovane monaco agostiniano, Martin Lutero
(1483-1536), professore di teologia all'Università di Wittenberg, nel ducato di Sassonia. Il frate
tedesco, con un procedimento assai frequente nel mondo accademico del suo tempo, il 31 di ottobre
1517 redasse 95 tesi teologiche intorno alla questione delle indulgenze, che spedì all'arcivescovo di
Magonza e al vescovo di Brandeburgo, dichiarandosi pronto a sostenerle anche in una pubblica
disputa contro chi avesse voluto confutarle. Con tale atto si fa risalire l'inizio della Riforma
Protestante.
Il contenuto delle tesi luterane, oltre a criticare il modo in cui era stata concepita e predicata
l'indulgenza e a mettere in dubbio l'autorità papale - Dio e non il papa aveva il potere di rimettere le
pene da Lui inflitte agli uomini - diede al monaco agostiniano una certa popolarità nell'opinione
pubblica tedesca, da tempo esasperata dallo sfruttamento e dalle ricchezze del clero: si calcolava
che in Germania al tempo di Lutero un terzo delle terre fosse di proprietà ecclesiastica. Convinto
che la salvezza eterna dell'uomo fosse assicurata esclusivamente da un atto interiore della coscienza,
dall'accettazione dell'amore di Dio per i peccatori, in una sola parola dalla fede (giustificazione per
fede), Lutero negava il valore di tutto quel complesso di pratiche od opere, come ad esempio quelle
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devozionali e la concessione delle indulgenze, attraverso le quali la Chiesa stabiliva che l'uomo
poteva collaborare alla propria salvezza. Alle decretali dei papi, egli opponeva come unica forma di
salvezza “Sola gratia, sola fide, sola scriptura” (solo attraverso la grazia, solo attraverso la fede,
solo attraverso la scrittura).
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2 La guerra dei cavalieri e dei contadini
Stampate su fogli volanti le 95 tesi ebbero un incredibile successo e furono vendute in
migliaia di copie. Il loro contenuto provocò l’immediata denuncia di Lutero alle autorità vescovile e
contro il monaco tedesco fu avviato un processo per eresia che si concluse nel 1520 con la sentenza
di scomunica. Inutilmente, l’anno successivo, l’imperatore Carlo d’Asburgo (1519-1556), convocò
Lutero a Worms davanti alla Dieta, cioè l’assemblea dei principi territoriali e dei rappresentanti
delle città tedesche. Dotato di un salvacondotto, Lutero si presentò al cospetto dell’imperatore ma
non rinnegò la sua dottrina e i propri scritti. Scomunicato anche dall’autorità imperiale e messo al
bando dall’impero fu tratto in salvo da Federico il Saggio, Elettore di Sassonia, che simulò un suo
rapimento e lo mise al sicuro nel castello di Wartburg.
Dall’esilio Lutero ebbe modo di precisare il proprio pensiero in una serie di scritti e si
dedicò alla traduzione della Bibbia in tedesco, che grazie alla diffusione dell'arte della stampa ebbe
una notevole diffusione tra le classi popolari, e ciò rese possibile alle sue idee di espandersi
rapidamente e di trovare pratica attuazione in una Riforma della chiesa, che fu accettata in vari
principati e città tedesche, nonché dai regni scandinavi di Svezia, Norvegia e Danimarca. Sin anche
il Gran Maestro dell’Ordine Teutonico accettò la Riforma luterana e trasformò i possessi
dell’Ordine in uno stato laico, il ducato di Prussia, destinato ad avere un ruolo di primaria
importanza nella storia d’Europa.
Dove attecchiva la Riforma, i seguaci riorganizzavano la liturgia tenendo conto degli
insegnamenti di Lutero. Così nella nuova Chiesa luterana era accolto il principio del sacerdozio
universale dei credenti, della giustificazione per fede, dell’autorità della Scrittura. Si aboliva,
quindi, la dipendenza della chiesa dal papa, sparivano insieme a tutti i privilegi del clero, i conventi,
i pellegrinaggi, la venerazione di santi, di immagini e di reliquie, cioè tutte quelle opere e quelle
pratiche considerate indispensabili dalla Chiesa romana. I sacramenti erano ridotti da sette a due, a
quanti, cioè Lutero riteneva fossero i soli istituiti da Cristo: il battesimo e la comunione.
Lutero aveva voluto essere un riformatore religioso e non aveva mai avuto l’intenzione di
attaccare il potere secolare, ma il messaggio di Lutero, da un punto di vista sociale ed economico, fu
interpretato come un’esortazione a impadronirsi delle proprietà ecclesiastiche. Chiusi i conventi,
eliminata la potenza ed il fasto del clero, semplificata la vita ecclesiastica, principi e città si
affrettavano ad incamerare l’enorme massa di beni ecclesiastici, cosa che favorì il formarsi di una
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classe di grandi proprietari fondiari, generalmente appartenenti all’alta nobiltà e alla grande
borghesia cittadina.
Tra il 1522 e il 1525 il malessere che serpeggiava nel mondo tedesco esplose in tutta la sua
gravità. Il primo gruppo sociale che manifestò il proprio malcontento furono i cavalieri,
appartenenti alla piccola nobiltà, i cui tradizionali privilegi erano minacciati dalla crescita di poteri
e di ricchezza della grande nobiltà. Il tentativo di alterare l’ordine sociale fu subito represso dalla
grande feudalità che nell’aprile del 1523 sgominò gli insorti uccidendone il capo, Franz von
Sickingen (1481-1523). Nella primavera del 1524 prese piede, invece, in Renania, nella Germania
sud-occidentale, la rivolta dei contadini che divampò in tutte le regioni centro-meridionali. I
contadini cercarono di reagire anch’essi al crescente potere della grande aristocrazia, che tendeva di
limitare le loro libertà personali e a cancellare le autonomie delle comunità rurali, soprattutto
riguardo all’uso delle risorse collettive (diritti di pesca, di caccia, di pascolo e così via). Con
infaticabile attività, il loro capo, Thomas Müntzer (1490-1425), ex allievo di Lutero, che cercò di
organizzare militarmente i propri seguaci, riteneva che il supremo potere si dovesse concentrare nel
popolo e che la riforma luterana non fosse sufficiente a rimediare alle iniquità del tempo. Müntzer,
sostenitore di una dottrina ancora più radicale di quella luterana denominata anabattista (dall’uso di
ribattezzare gli aderenti, non ritenendo valido il battesimo ricevuto da piccoli), vagheggiava un
nuovo ordine sociale in cui le classi subalterne si riscattassero dai loro oppressori. Sebbene in un
primo momento Lutero avesse riconosciuto la fondatezza delle richieste dei contadini, disapprovò le
violenze commesse dagli insorti e negò loro il diritto ad insorgere con le armi. Prese le distanze
dalle rivendicazioni del mondo contadino, sostenendo la necessità di restaurare il vecchio ordine
sociale, Lutero esortò l’intervento armato dei principi, i quali nel maggio del 1525 soffocarono
violentemente la rivolta e furono uccisi più di 100.000 contadini.
Ristabilito il vecchio ordine i principi degli Stati territoriali tedeschi che avevano
abbracciato il luteranesimo imposero alla Dieta di Spira, riunita nel 1526, il principio che la scelta
della religione all’interno di uno Stato spettasse al principe e quando nel 1530 l’imperatore Carlo V
cercò di revocare le concessioni fatte nel 1526 nel tentativo di ristabilire l’unità religiosa, alcuni
principi (Sassonia, Assia e Brandeburgo) e diversi rappresentati di città si rifiutarono di abiurare la
dottrina luterana e all’imposizione dell’imperatore risposero “noi protestiamo”, da cui l’appellativo
di protestanti, e si strinsero fra loro in una coalizione armata: la Lega di Smalcalda. I tentativi di
riconciliazione tra protestanti e cattolici si conclusero solo nel 1555 con la pace di Augusta: Carlo V
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accettò la presenza del luteranesimo all’interno dell’impero e stabilì che ogni suddito avrebbe
dovuto seguire la religione del proprio signore territoriale.
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3 Zwingli, Calvino e la diffusione della Riforma in
Europa
Se la Riforma di Lutero aveva trovato il proprio seguito nell’ambiente dei principi
germanici, tendenze non dissimili stavano allignando nelle città mercantili della Svizzera e della
Francia, approfittando dell’azione svolta dall’umanesimo erasmiano, specialmente negli ambienti
della cultura e della borghesia cittadina. Le istanze di riforma nelle città svizzere furono portate
avanti in genere con il pieno consenso delle autorità municipali, che in questa maniera assumevano
il controllo delle Chiese locali e mettevano fine al drenaggio di risorse a favore della Chiesa
romana.
A Zurigo, Huldlrych Zwingli (1484-1531), un predicatore formato alla scuola degli umanisti
italiani e di Erasmo, che era stato un soldato mercenario durante la battaglia di Marignano, nel 1523
riusciva ad ottenere dalle autorità della sua città una radicale riforma ecclesiastica fondata
sull’autorità della Scrittura. Il pensiero di Zwingli si diffuse in diverse città svizzere, tra cui Berna,
San Gallo e Basilea, tanto da indurre i cantoni cattolici ad allearsi in una lega per arginare la
diffusione delle idee del riformatore svizzero. Anche Zwingli, al pari di Lutero, si mostrò
intransigente nei confronti degli anabattisti che predicavano una chiesa libera da ogni autorità
politica e civile. La violenta ondata repressiva scatenata in Svizzera contro gli anabattisti fece
disperdere i suoi segaci in tutt’Europa.
Dopo la morte del riformatore svizzero, avvenuta durante gli scontri tra i cantoni cattolici e
le città riformate, la Riforma di Zwingli trovava nuovo vigore nell’opera ancora più incisiva di
Giovanni Calvino (1509-1564). Nativo della Francia ed educato in un ambiente umanistico, ben
diverso da quello monastico da cui era uscito Lutero, Calvino riuscì a trasformare la Riforma da un
fatto limitato sostanzialmente ai popoli germanici, in un avvenimento di portata europea. Al centro
del suo pensiero religioso vi era la dottrina della predestinazione, questione che era stata oggetto di
un grande dibattito tra Erasmo, che aveva difeso il libero arbitrio, e Lutero, che aveva teorizzato la
totale subordinazione dell’uomo a Dio. Perseguitato in Francia per la propria adesione ai principi
riformatori, si rifugiò nel 1535 a Basilea e poi a Ginevra, dove espose il proprio programma di
riforma. Riorganizzata la struttura della Chiesa ginevrina instaurò una rigorosa disciplina religiosa e
vietò dalla città svizzera le rappresentazioni teatrali profane, la lettura di alcuni testi religiosi e in
generale di ogni manifestazione considerata frivola e immorale, come il ballare o il giocare a carte.
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Migliaia di perseguitati religiosi affluirono a Ginevra da ogni parte d’Europa e trasformarono la
città nella roccaforte della Riforma.
Calvino elaborò una teoria in cui rivalutò il lavoro e l’attività economica e sostenne la
conciliabilità fra ricerca del benessere terreno e speranza di salvezza. Lungi dall’attendere
fatalisticamente il compiersi del proprio destino, l’uomo doveva adempiere in ogni momento della
sua vita ad una missione divina, non doveva abbandonarsi alla cupidigia, né alla frode. Perciò il
tempo non andava sprecato nell’ozio, così come non andava sprecato il denaro in piaceri e
frivolezze. L’attività produttiva diviene un’esperienza religiosa e anche quella politica doveva
conformarsi ai principi religiosi. Pertanto nei paesi influenzati dal calvinismo se da una parte si
radicava il principio di un controllo del potere dal basso, si tendeva, cioè, a limitare l’autorità regia
stabilendo le basi delle moderne libertà civili, dall’altra la distinzione tra potere civile e potere
religioso veniva a cadere. Le rigide misure adottate da Calvino e dai suoi seguaci non mancarono di
suscitare reazioni nei ceti borghesi cittadini, in particolare alcune potenti famiglie ginevrine
tentarono di opporsi alla riforma calvinista. La decisa reazione delle autorità, che arrivò alla
condanna al rogo del medico spagnolo Michele Serveto (1511-1553), anabattista e sostenitore della
natura umana del Cristo, rafforzò la posizione di Calvino e le sue idee si diffusero da un capo
all’altro d’Europa.
L’adesione alla Riforma fu massiccia in molte parti d’Europa. In parte della Germania, in
Danimarca e in Scandinavia si diffuse il luteranesimo, mentre il calvinismo fece proseliti nei Paesi
Bassi, in Scozia, in alcuni territori tedeschi, in Svizzera e in Ungheria. In Francia, gli ugonotti, così
erano chiamati i calvinisti francesi, che rappresentavano circa un quinto della popolazione francese,
nel maggio del 1559 tennero clandestinamente a Parigi il primo sinodo della Chiesa riformata.
In Inghilterra l’istituzione della Chiesa anglicana fu opera del sovrano Enrico VIII (15091547), il quale invaghitosi di una dama di corte, Anna Bolena, decise di richiedere al papa
l’annullamento del suo matrimonio con Caterina d’Aragona, figlia di Ferdinando il Cattolico. Il
pontefice si rifiutò di considerare nullo il suo matrimonio e scomunicò il re inglese, che in risposta,
convocò il Parlamento e ottenne dall’assemblea l’approvazione dell’Atto di Supremazia (1534), una
legge che sanciva il distacco della Chiesa d’Inghilterra da Roma e nominava il sovrano capo
supremo di essa, con facoltà di nomina dei vescovi e di esercitare sul clero ampio controllo. Furono
soppressi conventi e monasteri e le immense proprietà ecclesiastiche furono confiscate. Una parte di
esse furono incamerate dalla Corona e parte delle rendite furono destinate ad opere di pubblica
utilità e assistenziali, un’altra parte, invece, fu acquisita da nobili e mercanti, i quali aderirono con
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profonda convinzione, sia sul piano politico-religioso sia su quello economico, alla politica della
monarchia inglese.
Durissime persecuzione si abbatterono su quanti non vollero accettare l’Atto di Supremazia
e intralciavano la politica di Enrico VIII, le prime vittime furono il vescovo di Rochester, che aveva
sostenuto con vigore la causa di Caterina d’Aragona, e l’umanista Tommaso Moro, entrambi furono
decapitati perché si rifiutarono di giurare obbedienza al nuovo regime. Fino alla morte di Enrico
VIII (1547) l’Inghilterra rimase ancorata allo scisma per sole ragioni politiche, fu il figlio Edoardo
VI a spingere l’anglicanesimo verso una soluzione protestante che si avvicinava alle dottrine
calviniste. Più tardi anche la Scozia, per opera di un discepolo di Calvino, John Knox, avrebbe
aderito al calvinismo, mentre l’Irlanda avrebbe rinsaldato nella fede cattolica la sua ferma
opposizione all’Inghilterra.
Alla morte di Calvino (1564) l’Europa occidentale era divisa in tre grandi aree d’influenza
religiosa. La Riforma luterana nel 1527 era giunta in Svezia grazie a Gustavo I Vasa, nel 1536 in
Norvegia e Danimarca, poi nel 1539 negli Stati baltici e in Finlandia. Negli anni Sessanta il
calvinismo penetrava in Scozia, Olanda, Inghilterra e parte della Francia. Il cattolicesimo aveva le
sue roccaforti nella penisola italiana e in quella iberica, gran parte dell’Irlanda e della Francia.
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4 Il concilio di Trento e la compagnia di Gesù
La scarsa attenzione prestata dalla Curia romana alla diffusione della Riforma fu un errore di
valutazione. Nonostante che all’interno della Chiesa cattolica sin dai primi del Quattrocento fosse
avvertito il bisogno di una riorganizzazione interna e di una riforma dei costumi del clero, fu
necessario un avvenimento drammatico come il sacco di Roma del 1527, interpretato da molti come
una punizione divina contro la corruzione della Chiesa, per far capire ai vertici ecclesiastici che il
riordino della Chiesa era divenuta una questione urgente. Con la nomina di Paolo III Farnese (15341549) la Chiesa iniziò a reagire alla diffusione delle dottrine protestanti e mettere in atto una serie di
contromisure per consolidare le strutture ecclesiastiche. Al suo pontificato sono da ascrivere alcuni
eventi, quali la formazione della Compagnia di Gesù (1540), la riorganizzazione dell’Inquisizione
(1542) e l’apertura del Concilio di Trento (1545), che determinarono l’inizio del moto che va sotto
il nome di Controriforma o di Riforma cattolica.
Durante il lungo e complesso Concilio di Trento (1545-1563), che sancì la divisione
religiosa europea, non mancarono di riaffiorare quelle tendenze, che avevano agitato la chiesa al
tempo del Concilio di Costanza, favorevoli alla limitazione dell’autorità papale, al rafforzamento di
quella dei vescovi, all’autonomia delle chiese nazionali e alla dichiarazione della superiorità del
Concilio sul papa. Tuttavia, grazie all’opera della diplomazia della Curia romana e all’autorità dei
gesuiti, il Concilio si risolse in un rafforzamento dell’autorità del papa e in una radicale condanna
delle dottrine protestanti.
Sin dalle prime sedute furono ribadite le posizioni dottrinarie contestate dai riformati. Fu
stabilito che la dottrina cristiana risiedeva nelle tradizioni orali e nei libri conservati dalla Chiesa, fu
sancito che il testo ufficiale della Sacra Scrittura fosse la traduzione latina di S. Girolamo, nota col
nome di Vulgata e che l’autorità ecclesiastica fosse l’unica ad avere la prerogativa di interpretarla.
La frattura col mondo protestante divenne più profonda quando fu dichiarata erronea la
giustificazione per fede, caposaldo della dottrina luterana, e che ci si poteva salvare sia per fede che
per le opere. Infine, contro la riduzione a due soli sacramenti operata dai protestanti, si confermò in
sette il numero dei sacramenti. Sul piano disciplinare, il Concilio di Trento riaffermò l’obbligo del
celibato ecclesiastico, l’uso del latino al posto delle lingue volgari nel culto pubblico, l’istruzione e
la formazione dei preti in apposite scuole (i seminari) e si cercò di porre un freno alla dilagante
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immoralità del clero stabilendo l’obbligo di residenza dei vescovi e dei parroci e vietando il cumulo
di benefici nella stessa persona.
Le decisioni conciliari furono racchiuse alla fine del Concilio nella Professione di fede
Tridentina(1564), che divenne il fondamento della dottrina della chiesa cattolica.
Un ruolo di primaria importanza per il trionfo della Controriforma nei paesi cattolici si deve
alla compagnia di Gesù. Il nuovo ordine religioso fondato nel 1540 dallo spagnolo Ignazio di
Loyola, già capitano negli eserciti iberici, nacque con lo scopo di “combattere per Dio sotto la
bandiera della Croce e di servire unicamente il Signore e il pontefice romano, suo vicario in terra”. I
chierici della compagnia, i gesuiti, osservavano i consueti tre voti di castità, povertà e obbedienza, e
in aggiunta ne pronunciavano un quarto, di speciale obbedienza al papa. La compagnia concentrò la
sua attenzione nel settore della predicazione e delle missioni, nell’insegnamento e nelle opere di
carità. Pervasa da un rigido spirito autoritario, aveva una struttura rigidamente centralizzata e si
diffuse in tutt’Europa, distinguendosi nella riconquista dei territori influenzati dalla Riforma. Lungi
dall’aborrire da ogni esteriorità, come facevano i calvinisti, i gesuiti promossero il fasto spettacolare
delle cerimonie religiose e la grandiosità degli edifici ecclesiastici. Dalle loro fila uscirono i più
eloquenti predicatori e membri dell’ordine divennero confessori e direttori spirituali di diverse Case
regnanti.
Lo strumento che i gesuiti adoperarono in modo del tutto particolare per il trionfo della fede
cattolica fu l’istruzione. Fondarono una serie di collegi in cui i giovani rampolli della nobiltà oltre a
ricevere un istruzione di alto livello venivano educati al rispetto dell’autorità e della tradizione, alla
venerazione per il magistero papale, tenendoli lontani dalla possibilità dell’insorgere di dubbi
critici. Oltre le tradizionali materie di studio, nelle scuole gesuitiche si utilizzavano modelli didattici
innovativi, come il teatro, la danza e la musica. Fu proprio l’intensa attività svolta dai gesuiti nel
campo della direzione spirituale e dell’istruzione, che impregnò l’intera Controriforma del loro
spirito e della loro mentalità.
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5 La Controriforma cattolica
Come attraverso la compagnia di Gesù lo spirito militaristico e l’accesa devozione spagnola
entravano nel corpo della Chiesa, così attraverso la riorganizzazione dell’Inquisizione, un
istituzione di origine medievale sorta per punire i sostenitori di teorie contrarie all’ortodossia
cattolica, entrava quello spirito di rigida intolleranza religiosa, che aveva caratterizzato la Castiglia
del Quattrocento. La riorganizzazione dell’Inquisizione fu infatti affidata al cardinale Carafa, più
tardi pontefice col nome di Paolo IV, che era stato appunto nunzio a Madrid e aveva potuto
osservare da vicino l’opera dell’Inquisizione spagnola costatandone i successi. Nel 1542, prima
ancora che iniziassero i lavori del Concilio di Trento, per coordinare la lotta contro gli eretici venne
creata una speciale congregazione detta del Santo Ufficio. Formata da nove cardinali, svolse una
capillare azione repressiva e da Roma controllò l’intero apparato dell’Inquisizione. I suoi membri
costituirono una sorta di partito degli intransigenti che riuscì in più occasioni a far eleggere papa un
proprio membro, come il già citato Gian Pietro Carafa e Michele Ghisleri, eletto papa nel 1556 col
nome di Pio V.
Al Santo Ufficio più tardi fu associata la Congregazione dell’Indice, cui venne delegata la
lotta contro la propagazione delle idee protestanti per mezzo della stampa. Quest’ultima era stata un
efficacissimo strumento di diffusione delle idee riformate e così i libri e tutti i tipi di pubblicazioni
furono sottoposti sotto un severo controllo e nel 1559 fu compilato un primo Indice dei libri
proibiti, un elenco di testi di autori ritenuti eretici o che contenevano notizie ritenute dannose per la
fede e i costumi cristiani, dei quali si vietava con pene severe la stampa, la lettura e la circolazione.
Censura e repressione non fu prerogativa della sola Chiesa cattolica. Anche nei paesi
protestanti l’ortodossia fu difesa con estrema intransigenza, come accadde nel caso degli anabattisti.
Cattolici e protestanti furono, altresì, determinati nel perseguitare gli ebrei, espellendoli o
chiudendoli nei ghetti, e nel reprimere i culti popolari e le loro commistioni tra magia e religione. In
particolare , con la rottura dell’unità religiosa, si aggravò drammaticamente la caccia alle streghe e
decine di migliaia di persone furono condannate al rogo in tutt’Europa con l’accusa di stregoneria.
Accanto a quest’opera repressiva, alla restaurazione del principio di autorità e di tradizione,
la Controriforma conobbe, altresì, tutta una vasta opera diretta al risanamento morale della Chiesa,
all’azione nel campo dell’educazione e della carità. Nuovi ordini religiosi sorsero dedicati in modo
particolare all’assistenza e all’istruzione, come i Filippini, i Fatebenefratelli e gli Scolopi. Una vasta
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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azione missionaria, soprattutto per opera della Compagnia di Gesù, venne indirizzata alla
conversione degli abitanti dell’America, dell’Asia e poi dell’Africa. Alcuni gesuiti come Francesco
Saverio e Matteo Ricci raggiunsero le corti indiane, cinesi e giapponesi e s’impegnarono nello
studio delle lingue orientali e dei costumi locali.
Una cruciale importanza fu attribuita alle arti figurative. I gesuiti, a partire dalla chiesa del
Gesù di Roma, promossero una tipologia architettonica, i cui tratti fondamentali erano costituiti
dalla maestosità della facciata e dall’ampia navata, in grado di permettere la celebrazione di
grandiose cerimonie liturgiche. Sorse un nuovo stile artistico, il barocco, che mise al servizio della
Chiesa cattolica la maestà scenografica delle sue fastose costruzioni sovraccariche di ornamenti.
Iniziative indubbiamente generose e nobili sorsero da molte parti per cercare di promuovere
l’istruzione popolare, risanare moralmente il clero, ravvivare il fervore religioso nelle masse
popolari. A tale proposito l’istituzione in tutti i paesi cattolici di nuove confraternite, associazioni di
fedeli che si proponevano di svolgere pratiche devozionali, di provvedere alla sepoltura dei cadaveri
e di perseguire finalità mutualistiche e benefiche, costituì uno degli strumenti a disposizione della
Chiesa per disciplinare e incanalare le popolazioni ai valori dell’ortodossia cattolica. In linea
generale l’azione della controriforma cattolica si fece sentire in tutt’Europa in modo particolarmente
intenso nel corso del XVII secolo.
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6 Cronologia
1517 Martin Lutero pubblica le 95 tesi contro la dottrina delle indulgenze.
1521 La Dieta di Worms bandisce Lutero dall’impero. Lutero inizia la traduzione in tedesco
del Nuovo Testamento.
1524-25 Guerra dei contadini in Germania. Esecuzione di Thomas Müntzer 1527 – Sacco di
Roma.
1528 – Zwingli inizia la Riforma in Svizzera.
1530 – Dieta di Augusta.
1534 – Enrico VIII d’Inghilterra emana l’Atto di Supremazia.
1536 – Calvino inizia la sua attività riformatrice a Ginevra
1540 – Ignazio di Loyola fonda la Compagnia di Gesù
1542 - Paolo III riorganizza l’Inquisizione e introduce la Congregazione del S. Ufficio.
1545-63 - Concilio di Trento.
1555 – Pace di Augusta.
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Bibliografia
D. Cantimori, Umanesimo e religione nel Rinascimento, Einaudi, Torino, 1975.
L. Febvre, Martin Lutero, Laterza, Roma-Bari, 1982.
R. H. Bainton, La riforma protestante, Einaudi, Torino, 1984.
J. Macek, La riforma popolare, Sansoni, Firenze, 1973.
M. Weber, L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, Sansoni, Firenze, 1991.
S. Zoli, La Controriforma, La Nuova Italia, Firenze, 1979.
Prosperi, Il Concilio di Trento. Un introduzione storica, Einaudi, Torino, 2001.
Ginzburg, I bene andanti. Stregoneria e culti agrari fra ‘500 e ‘600, Einaudi, Torino,
1976.
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