La pianura, un tavolato che si direbbe quasi tirato

Storia geologica Provincia di Bergamo – Tratto dalla rivista Marmi Graniti Pietre Marzo 1963
STORIA GEOLOGICA
PROVINCIA
DI
BERGAMO
La pianura, un tavolato che si direbbe quasi tirato con la pialla, la quale verso nord viene
interrotta da una serie di colline a loro volta protette da montagne che, continuando sempre
verso nord, si fanno erte ed imponenti: ecco il territorio della provincia di Bergamo.
La pianura fertile, dal sottosuolo generalmente sabbioso e ghiaioso, si sviluppa attorno ai
duecento metri sul livello del mare; le colline superano di poco i quattrocento, mentre i loro
contrafforti s'aggirano sui milleduecento. Le vette della cresta più settentrionale si ergono
verso i 3.000 metri, raggiungendo i 3.052.
Il suo territorio fu abitato da almeno mille anni prima di Cristo, ed i più antichi resti dei
suoi villaggi, testimoniano per popolazioni dedite all'industria (lavorazione del bronzo a Parre
e del ferro a Castione).
La conquista romana intensificò l'industria estrattiva dei minerali e della loro lavorazioni,
soprattutto in Val Seriana che rimarrà sempre la regione con più industrie. Alcuni monumenti
romani della città sono costruiti con marmo di Zandobbio: quindi anche i marmi erano già
noti e cavati; mentre nelle costruzioni cittadine si usava l'arenaria dei colli adiacenti alla
città.
Durante il Medio Evo la popolazione era cresciuta a dismisura; mentre quella della pianura
si dedicava alle colture agrarie conquistandole con bonifiche dalle antiche paludi;
quella della montagna doveva emigrare in cerca di lavoro e di avventure; nella Val Seriana
si intensificavano invece le industrie.
L'industria della escavazione e della lavorazione delle pietre e dei marmi, risale a tempi
remoti, come abbiamo già detto.
Il territorio bergamasco elargisce numerosi tipi di materiali utili. La sua storia geologica
gli fornì gran copia di rocce sedimentarie, spesso ben stratificate, che si prestano ad una
facile lavorazione e che levigate danno marmi di bellissimo effetto.
Le spinte cui fu soggetto il territorio, elevarono, soprattutto nei settori settentrionali, le
stratificazioni; esponendole alla erosione delle acque e disponendole a portata di mano
dell'uomo.
Dalla ricerca di pietre per costruire e ricoprire le proprie abitazioni e di terre per gli
utensili più comuni, presto gli antichi bergamaschi passarono ad una vera industria. Ma è
soprattutto in questi ultimi tempi, (quando le numerose piccole industrie impostate sul
territorio, imperniate fondamentalmente sulla filatura e tessitura, risentivano delle frequenti
crisi) l'industria dei materiali rocciosi si affermò sicura e redditizia. Escavazione e
lavorazione di marmi e pietre da taglio e da copertura pietre per granulati escavazione e
cottura di pietre per calcina, calci, cementi e gesso;
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escavazione, lavorazione e cottura di argille per grés e terracotte diverse; estrazione di
minerali del ferro, zinco, piombo ecc., si affermarono ed organizzarono sempre meglio.
Un breve riassunto delle vicende subite dal territorio orobico durante le lunghe ere
geologiche, renderà facilmente leggibile la giacitura delle rocce utili : rocce che esso con
tanta generosità elargisce agli intelligenti sfruttatori che da oltre duemila anni vi scavano
minerali e pietre destinate a rendere meno dura e più serena la vita degli uomini.
Si può fissare per l'inizio della storia geologica del territorio in questione la data di circa
220 milioni di anni fa, verso la fine dell'era paleozoica. Possiamo inoltre assegnargli un lungo
periodo di «preistoria », nel quale un barlume di aurora ci permette intravedere qualcosa :
durante i cento-duecento milioni di anni che precedettero la storia.
I documenti della nostra storia sono i fossili, che ci indicano sia la data delle singole rocce
che li racchiudono, sia l'ambiente in cui esse si formarono. Su alcuni territori extra orobici i
fossili permettono leggere una storia che rimonta ad oltre 500 milioni di anni fa (inizio
dell'era paleozoica). Le rocce formatesi prima di tale data hanno subito un intenso
metamorfismo che cancellò la traccia dei loro fossili, cosicché con i nostri studi non possiamo
ricostruire con dettagli gli avvenimenti delle età precedenti il Paleozoico.
Trecento milioni di anni fa (periodo devonico) sul territorio orobico regnava il mare sul cui
fondo sedimentavano ghiaie, sabbie e fanghi assieme ai resti degli animali che pullulavano
nelle acque. I sedimenti divennero compatti e formarono strati di rocce nelle quali i resti
dell'antica vita fossilizzarono. Ma duecento milioni di anni fa, all'inizio del periodo carbonico, le
rocce di quei fondi furono sottoposte a grandi pressioni, essendo coinvolte nei movimenti .
Conchiglia di un grosso gasteropode vissuto nei mari orobici dell'età Ladinica quando si preparavano i marmi di Piazza Brembana ,
Ardesio e Camerata Cornello. Anche nel marmo talora si intravvede la sezione delle conchiglie di 170 milioni di anni fa. ( foto Zambelli)
Le rocce dell'età retica danno materiali utili in Val Imagna, Cavallina e Seriana. Non è
raro trovarvi robuste squame di antichi pesci. Il mezzo pesce, in fotografia proviene dalla Val Imagna. (foto Zambelli)
Alcuni strati delle arenarie calcaree dei colli di Bergamo che servirono per le costruzioni dei palazzi
e delle mura cittadine, conservano le impronte delle alghe vissute nell'antico mare in cui le arenarie
sedimentarono. Sono quasi coeve le arenarie attualmente cavate in Val Calepio. (foto Zambelli)
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che portarono all'insurrezione della catena ercinica.Le rocce vennero dapprima laminate, poi
ricristallizzate e completamente rifatte; finalmente dal fondo del mare furono innalzate a costituire
catene di montagne.
In questa orogenesi furono coinvolte soprattutto le regioni dell'interno della Francia e della
Germania; ma anche il settore alpino subì degli innalzamenti ed i fondi di quegli antichi mari
costituirono quelle che potremmo chiamare le Paleoalpi. Ma nel corso di queste operazioni le
tracce fossili erano state completamente cancellate e la stessa natura primitiva della roccia era
stata resa quasi irriconoscibile : le brecce, i calcari marmosi, le arenarie erano stati trasformati in
filladi, gneiss e micascisti ; talora erano stati perfino ridotti a magma e quindi a graniti.
Per 60 milioni di anni, il tempo che durò il periodo carbonico, mentre nelle pianure paludose di
altre regioni si formavano gli strati di carbon fossile, le Paleoalpi orobiche rimasero esposte
all'attività del gelo e dei torrenti che ne demolirono le creste e le ridussero ad un vecchio
paesaggio collinoso.
Così si trovavano verso la fine dell'era mesozoica, quando duecentoventi milioni di anni i fa,
all'inizio del periodo permico (l'ultimo dell'era paleozoica), una lunga interessantissima storia
iniziava per il nostro territorio ; storia le cui testimonianze sono state scritte, spesso con dovizia di
particolari, nelle dure rocce dei periodi successivi. La storia inizia con un lento sprofondamento del
territorio seguito naturalmente dall'invasione del mare.
I torrenti, nel tentativo di ricolmare la fossa creata dallo sprofondamento, fossa che di secolo in
secolo ingigantiva, vi trascinavano ghiaie e fanghi; mentre dalle fessure della crosta terrestre
formatesi in coincidenza del cedimento, rigurgitavano lave e ceneri vulcaniche (i porfidi di Branzi
e del Cabianca, i tufi vulcanici del Calvi, dei laghi Gemelli e del Barbellino). I fanghi più fini si
ricementarono a formare solidissime rocce nere scistose le piöde di Carona e Valleve.
Nei tufi vulcanici presso Gromo si stanno facendo saggi (che sembrano promettenti) per l'estrazione
di sostanze radioattive.
Lo sprofondamento orobico continuò per venti milioni di anni, finché i torrenti poterono ricolmare
con ghiaie il grande golfo marino. Quelle antiche ghiaie saldamente ricementate con cemento
naturale, quarzoso, formarono le durissime rocce rosse del « sass res » molto ricercate nel passato per
ciottolato di strade e cortili. (La erronea traduzione di « sass res » = sasso per ciottolato, in sarizzo,
porta ad una confusione col vero « sarizzo » che è invece un granito porfirico della Val Masino di
Sondrio). Successive sabbie argillose formarono invece la pietra simona cavata presso Darfo in Val
Camonica.
L'era paleozoica è così finita con la vittoria della terraferma sul mare e la fine della
sedimentazione: vittoria che tuttavia non durerà a lungo. Duecento milioni di anni fa ha inizio l'era
mesozoica, che al nostro territorio è annunciata dalla ripresa di un lento e regolare sprofondamento
con conseguente nuova invasione del mare e deposizione di nuovi sedimenti.
Il primo periodo dell'era mesozoica, il Trias, durato circa cinquanta milioni di anni, assistette al
graduale sprofondamento del territorio per oltre quattromila metri. Durante l'abbassamento del
fondo marino, poiché subito il mare aveva ripreso la sua avanzata, materiali diversi ripresero a
sedimentare: talora sabbiosi ed argillosi, talora di calcare puro e si accumularono con velocità quasi
pari a quella dello sprofondamento facendo in modo che, nonostante il grande abbassamento del
fondo, le acque non fossero mai molto profonde.
Dapprima giungevano al nostro mare le sabbie ed i fanghi dei non lontani continenti: si formarono
le rocce verdastre del « Servino » nelle quali poi si introdussero i minerali del ferro ancora sfruttato in
Val di Scalve. Le rocce del Servino quando si presentano scistose sono cavate nei paesi di montagna e
trasformate in grandi pesanti lastroni per copertura di tetti e per pavimentazione di chiese. Le migliori
cave sono ancora attive in
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Val di Scalve. Tranne la « pietra Simona »cavata presso i confini della nostra provincia, nessuna
pietra lucidabile è data dal Servino e dalle rocce precedenti sul nostro territorio. Il Servino è talora
ricoperto dalla solida e leggera dolomia cariata, usata anticamente in montagna per costruzione di
campanili e che si è cercato di sfruttare.
Durante questa età, mentre il territorio orobico era sommerso dal mare, attorno regnava il
deserto. Presso il margine del deserto si formavano vaste lagune chiuse, entro le quali le acque
marine evaporarono con il conseguente deposito di solfato di calcio (anidrite). A Volpino, una qualità
cristallina di anidrite venne per lungo tempo cavata e venduta come « bardiglio bergamasco » ed è
nota col termine tipico di « Volpinite » . Gli strati più superficiali della volpinite si idratarono
gessificando (solfato di calcio + acqua = gesso).
I gessi di Volpino sono più antichi di quelli di Lovere, di Dossena, di Averara e della Presolana. Al
Triassico inferiore succede il medio : il mare ha ormai coperto tutto l'attuale settore alpino e la
terraferma troppo lontana non manda più nel nostro mare sabbie grossolane. Dapprima
sedimentano banchi di calcari argillosi che indurendo formeranno le rocce nere ben stratificate
dell'età anisica e del ladinico inferiore (nero della Val di Scalve).
Un ammasso di conchiglie bianche di età ladinica ricementate da fanghi calcarei nerissimi,
preparò i celebri antichi marmi di Bordogna - Baresi ; mentre altre rocce nere, screpolate in seguito
alle pressioni subite durante le età successive, ebbero le fessure riempite da calcite bianchissima che
ricementò i pezzi rotti e preparò marmi neri rigati di bianco pregiatissimi nelle chiese dei secoli
scorsi. Essi vennero particolarmente cavati sopra Averara. Frattanto le acque del mare si sono fatte
limpide e tiepide : ambiente ideale per la creazione di grandi scogliere (simili alle attuali scogliere
coralline) ricchissime di vegetali e di animali dai solidi gusci calcarei. La pietrificazione dei cumuli
irregolari di alghe calcaree che crescevano lasciando tra di loro dei meandri riempiti da frammenti
di gusci e da calcite incrostante, preparò i marmi grigi variegati dei ponti sopra Ardesio, di
Camerata Cornello e di Piazza Brembana dove gli anchiti piccoli meandri riempiti da calcari più
scuri creano strutture occhialine di magnifico effetto.
Le scogliere si concludono con banchi di roccia (talora alte alcune decine di metri) variegati
in grigio e rosso (marmi di Ardesio e di Camerata Cornello).
A questo punto della storia alcune sorgenti termali sottomarine portarono tra i fanghi del
fondo minerali di zinco e di piombo argentifero, di bario e di fluoro con altri di minor importanza.
Il consolidamento di questi fanghi racchiudenti i minerali formò gli strati oggi denominati «
dolomie metallifere » (Valtorta, Dossena, Oltre il colle, Val del Riso, Presolana). Dopo la
pietrificazione della « dolomia metallifera » il movimento del territorio provocò nella roccia delle
fessure; i solventi naturali poterono così raggiungere i minerali dispersi nella roccia, mutarne
spesso la struttura chimica (trasformare alcuni solfuri in carbonati, silicati, ecc.) e raccoglierli in
masse considerevoli soprattutto nelle fessure. Tutti questi minerali sono ancora variamente ed
intensamente sfruttati da molti secoli : sembra dal tempo dell'impero romano.
Alle rocce chiare delle rupi ladiniche succedono quelle scure, facilmente erose, finemente sabbiose
e argillose, dell'età carnica. Siamo ormai nel Trias superiore, che continuerà, dopo il Gamico, nelle
potenti formazioni delle rupi grigio-chiare dell'età norica (dolomia principale, residuo di scogliere
alte un migliaio di metri) cui seguiranno le formazioni del retico.
Durante l'età carnica si erano essiccate alcune lagune d'acqua salata, e sul fondo dei bacini
erano sedimentati dei gessi : sono quelli che affiorano a Lovere, sulla Presolana, a Dossena e ad
Averara.
Il fondo del mare nell'età retica fu, in primo tempo, invaso da fanghi neri che si trasformarono in
rocce poco consistenti. Presto però sedimentarono anche banchi di solido calcare nero, talora
nerissimo. Le rocce dure di questi strati più tardi subirono pressioni che le ruppero in più punti ;
vennero poi ricementate naturalmente da bianca calcite pura, come già i calcari neri dell'Anisico e
Ladinico inferiore.
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Il Territorio Lombardo
circa 225 Milioni di anni fa
Cava onice calcareo
Piazza Brembana
Bergamo (Italy)
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Quando oggi vengono estratte queste rocce appaiono nere ma di solito attraversate da righe
bianche: dalla calcite pura che le ricementò. Mentre poco assai si sfruttano le rocce del carnico
(pietra da taglio in alta Val Serina) e del norico (dolomite del Costone), il retico alimenta le floride
industrie estrattive della Val Imagna, della media Val Seriana, della Val Cavallina. Sopra Orezzo, un
banco di calcare nerissimo, durante la storia successiva alla sua formazione non subì pressioni e
rotture : venne conservate omogeneo e costituisce oggi uno dei più rari marmi : il nero assoluto che
degnamente concorre col celebre nero del Belgio. Il banco calcareo - dolomitico grigio chiaro che
conclude i sedimenti dell'età retica è sfruttato presso i Ponti di Sedrina, alla Busa di Nese ed in Val
Cavallina per calci idrauliche. Centocinquanta milioni di anni fa, concluso con il Retico il periodo
Triassico, ebbe inizio il Giurassico, che durò trenta milioni di anni. Le sue formazioni sono meno
potenti ma assai varie e ricche di materiali utili. All'età ettangiana appartengono le selci bianche
(Strozza - Villa d'Almè - Val Cavallina) che sostituirono il calcare, molecola per molecola ; ed i marmi
chiari di Zandobbio. All'età sinemuriana i calcari marnosi (argillosi) che sono generalmente
sfruttati per cemento (Albenza, Lisso, bassa Val Seriana, media Val Cavallina). Segue il Domeriano
dai caratteristici straterelli robusti con interstrati rosa, cavati spesso per cemento (Tavernola, Val
Cavallina) talora come marmo (Selva di Zandobbio) ovunque come pietra da taglio (oggi assai
meno: Bassa Val Brembana, Canto Alto, ecc.). Ai banchi calcarei del Domeriano succede il calcare
argilloso rosso mattone (rosso ammonitico) ricchissimo di gusci degli ammoniti che navigavano nei
mari del tempo. Venne talora cavato come pietra per costruzione (Entratico), qualche volta tentato
senza successo come marmo.
Le successive selci rosse non vennero estratte che come pietrisco per strade, mentre la bianca finissima «
maiolica » è scartata anche come pietra da costruzione per la sua frattura irregolare. Raramente presso
di noi venne usata come pietra litografica. Al giurassico segue il periodo cretacico, che durò fino a
settanta milioni di anni fa. Il fondo marino che fino a quel tempo aveva continuato a subire un lento
sprofondamento, cominciò a risentire la crisi di immani spinte. Alcuni territori non lontani dalle
Orobie dopo le prime età del periodo si erano già sollevati ed erano emersi. Dapprima i fiumi di
quei territori convogliarono nei nostri mari argille che, sedimentate con il calcare dei gusci degli
organismi che vivevano nel mare, preparano una roccia calcareo-marnosa. Tale roccia era
ricercatissima nei primi tempi della fabbricazione del cemento, quando, non essendo ancora noti i
princìpi del miscuglio artificiale e della macinazione preventiva, occorreva trovare una roccia dal
miscuglio naturale in proporzioni esatte di calcare e di argilla. Il calcare marnoso del cretacico
inferiore venne estratto a Villa di Serio (nelle cui gallerie attualmente si coltivano i funghi) e sulle
pendici del Canto Alto. Alcuni banchi assai elevati di questo calcare marnoso costituiscono il « sasso
della luna », sulle pendici meridionali dell'Albensa, del Canto Alto, del Misma e della Val Cavallina.
In età recenti le acque alterarono queste marne dilavandone il calcare e lasciando un finissimo
residuo argilloso che, trascinato a valle dai ruscelli, costituisce preziosi depositi di argilla. Di tale
natura sono le argille del Gres al Petosino e quelle sfruttate a Longuelo ed a Cenate. Anche quelle
cavate tra Petosino ed Alme provengono dalle alterazioni delle medesime rocce, ma sono rimaste al
loro posto originario.
Verso la fine del periodo cretacico i territori emersi a settentrione si alzarono maggiormente e nel
mare cretacico orobico giunsero sabbie e fanghi che costruirono gli strati del Flysch che preparò i
terreni dei nostri colli alla coltura delle viti ( Pontida – Bruntino – Scanzo - Val Calepio). Più tardi
ancora, ci arrivarono sabbie pulite che si rinsaldano in dure arenarie azzurre o gialle (pietra di
Sarnico di Credaro, di Monticelli, di Castagneta, dei Colli di Bergamo, di Mapello). Da questa età i
movimenti orogenetici interessano direttamente anche il nostro territorio:
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Il Marmo
Orobico
Decora la base
della
Pietà di
Michelangelo
Il Marmo
Orobico
è presente
nella
Basilica di S.Pietro
Roma (Italy)
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1963
Cave di marmo Orobico
Camerata Cornello (Bergamo)
una lenta spinta dal basso innalza di parecchie migliaia di metri i fondi marini della parte
settentrionale della bergamasca. I sedimenti che si erano formati durante i lunghi milioni di anni in
cui il territorio era stato sommerso e che si erano disposti ordinatamente paralleli ed orizzontali,
vennero inclinati e sottoposti a slittamenti e corrugamenti d'ogni specie ; gli slittamenti provocarono
fratture e pieghe negli strati più a meridione. Verso la fine del periodo Cretacico la regione
settentrionale della bergamasca era emersa : il mare si fermava presso una spiaggia che si delineava in
coincidenza della città Alta ; i fanghi della spiaggia durante la bassa marea seccavano e screpolavano
(sono visibili pietrificati presso la porta di S. Agostino). Frattanto i torrenti incidevano gli strati
innalzati a settentrione e scavavano antiche vallate con solchi che raggiunsero, con la la loro erosione,
le antichissime zone metamorfosate del paleozoico. Queste, che avevano già conosciuto il sole orobico,
duecentocinquanta milioni di anni fa, e che poi, in un progressivo inabissamento, erano state costrette
negli abissi dell'oceano mesozoico e ricoperte da migliaia di metri di sedimenti, tornarono così,
ottanta milioni di anni fa, a respirare l'aria pura delle montagne. La libertà non era ancora definitiva:
per alcune decine di milioni di anni si succederanno spinte laterali, innalzamenti e nuovi piccoli
sprofondamenti. Ma la via era ormai segnata. Le antiche rupi metamorfosate, parzialmente ricoperte
dai sedimenti fossiliferi del mesozoico, si preparavano a costituire l'ossatura della catena che dal
monte Ponteranica continua al
Corno Stella, ai Pizzi del Diavolo, del Coca e del Gleno. Presso la Montagnetta in Città Alta si possono
raccogliere i ciottoli che dai torrenti di ottanta milioni di anni fa erano stati convogliati verso le antiche
spiagge di quei tempi.Dopo la fine del periodo cretacico che coincide con la fine dell'era mesozoica e
l'inizio del Cenozoico, successero alcune decine di milioni di anni di relativa tranquillità; ma poi
ripresero gli innalzamenti. Quelli che interessarono maggiormente le montagne bergamasche si
possono riferire alle età dell'Oligocene e del Miocene, sui venti quaranta milioni di anni fa. Alla fine
del Miocene le vallate orobiche erano già ben delineate e quando un piccolo inabissamento si
verificò da dieci ad un milione di anni fa (periodo pliocenico), il mare ricoperse i colli di Bergamo
ed invase le valli lasciando conchiglie ad Almenno, Clanezzo, Nese ed Albino. Quest'ultima invasione
del mare però non apportò modifiche alle vicine montagne : solo costruì la base delle pianure.
In quest'ultimo milione di anni i ghiacciai invasero a più riprese le alte vallate : Brivio e Lecco,
Lenna, Ponteselva, Spinone e Sarnico conservano evidente la traccia della fronte del ghiacciaio
ritiratesi per l'ultima volta circa quindicimila anni fa.
Numerosi sono i materiali utili che sono da riferire a quest'ultimo milione di anni (era neozoica).
I torrenti che periodicamente allagavano la pianura sulla quale scorazzavano liberi vi portavano
la ghiaia e le sabbie che avevano raccolto durante il loro viaggio nella parte alta delle vallate, e
seppellivano i sedimenti marini argillosi, sotto una coltre spesso alta oltre cento metri.
Le numerose brecce e puddinghe (ceppo di Brembate, breccia di Poltragno e Castro ; puddinghe di
Onore e Castione) provengono dalla salda ricementazione di antiche frane o di materiale
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torrentizio del primitivo neozoico.
L'onice calcareo (alabastro) già cavato in diverse località ed attualmente ripreso su quel di Piazza
Brembana, è un prodotto della calcite che si deposita entro antiche caverne sotto forma di stalattiti,
stalammiti ed incrostazioini diverse. Il nostro onice calcareo si formò durante l'antico nezozoico ed
in parte anche nelle età precedenti.
Molte argille cavate per ottimi laterizi (Caprino, Villongo, Adrara) provengono dal riempimento di
laghetti formati da ghiacciai che, durante le loro massime avanzate, avevano ostruito le valli;
oppure (Ranica, Colognola, Levate) da alterazione di materiale convogliato dai fiumi. Il laghetto nel
quale sedimentavano le argille della Val Gandino fu creato dal ciottolame del Serio che, costruendo
il terrazzo di Casnigo, aveva ostruito la Val Gandino.
Negli antichi laghetti si formarono anche banchi di torba e di lignite : l'unico che venne
sfruttato a lungo è quello di Leffe.
Dopo la rivista a tutto questo ben di Dio elargito alla provincia di Bergamo possiamo chiedere
quali tesori il suolo le serba per il futuro. I recenti saggi che presso Novazza di Gromo si stanno
facendo per la ricerca e lo sfruttamento di nuove cave,
l'ampliamento degli impianti già esistenti, l'installazione di nuovi cantieri, l'aggiornamento dei metodi
di lavorazione e delle attrezzature, dimostrano l'esuberanza degli operatori locali e indici positivi di un
progressivo sviluppo dell'industria Bergamasca dei marmi e delle pietre. l'estrazione di uranio, dan
motivo di riprendere il tema di un più intenso sfruttamento del suo materiale roccioso.Abbiamo visto
che il suolo orobico custodisce « un po' di tutto »; ma, dobbiamo aggiungere, purtroppo, « troppo poco
» di tutto. Tracce di moltissimi minerali, pietre e marmi di bellissimi effetti; ma spesso in esigua
quantità e dispersi sulle più aspre vette.
Una paziente ricerca, più accurata e condotta con criteri maggiormente scientifici però potrà
aprire le porte ad un migliore sfruttamento: soprattutto per quanto riguarda marmi ed argille.
Il fervore delle iniziative è comunque incessante ed ha assunto un ritmo che incoraggia alle migliori
prospettive.
Possiamo quindi concludere affermando che l'industria marmifera del bergamasco rappresenta un
fattore molto importante e decisamente positivo, per l'economia di tutta la provincia; sulla via di un
costante e continuo sviluppo.
Il sempre maggiore impiego dei materiali lapidei in Italia ed all'estero, incrementa la richiesta
all'intero settore marmifero nazionale ed ovviamente anche l'industria bergamasca beneficia della
favorevole contingenza.
Il suo potenziale produttivo e lavorativo ha ormai raggiunto un livello senz'altro soddisfacente. Esso si
può riassumere, indicativamente, ma con sufficiente esattezza, nei dati della tabella sotto riportata.
cave
200
segherie laboratori
45
150
macchinario
vario
cave laboratori
telai
550
100
700
operai
cave
1100
laboratori
e segherie
1400
ROCCO ZAMBELLI
del Museo di Scienze Naturali
Bergamo
Marzo 1963
Documento Portato in formato informatico da
Alberto Ferrantini Ditta Cave Gamba sas
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