L’evoluzione del pianeta Nel 1956 il geologo Philip Playford, durante un’immersione lungo le coste nord-occidentali dell’Australia, scoprì qualcosa che fino ad allora era noto soltanto in forma fossile: grosse concrezioni calcaree chiamate stromatoliti. Le stromatoliti fossili sono state trovate anche in rocce antichissime (di 3,5 miliardi di anni) e sono le tracce più antiche di attività biologica. [J. Gould/Alamy] Come si accrescono le stromatoliti e per quale ragione sono scientificamente importanti? 씰Cerca la risposta nel paragrafo 4 1. Il passato della Terra Le caratteristiche attuali del nostro pianeta sono il risultato di un’evoluzione durata miliardi di anni, nel corso della quale tutte le componenti del Sistema Terra – litosfera, atmosfera, idrosfera e biosfera – hanno subìto importanti cambiamenti. Per ricostruire l’evoluzione che ha portato la Terra al suo aspetto attuale è necessario stabilire la sequenza degli eventi geologici e biologici che hanno interessato in passato il pianeta. Quando si sono formate le Alpi? A che punto della storia geologica della Terra sono comparsi i dinosauri? Periodo Quaternario milioni di anni fa 2,6 Neogène 23 Era cenozòica Paleogène I C O Era O 65 130 Era mesozòica Giuràssico R O Z Cretàcico 204 E Triàssico 245 N Permiàno A 290 F Carbonifero 360 Era paleozòica e Devoniàno Siluriàno 400 n 418 ò Ordoviciàno E 495 Cambriàno Eòne proterozoico (2500 - 570) Eòne archeozoico (4000 - 2500) Eòne adeano (4600 - 4000) 4600 2 SCIENZE DELLA TERRA 1 Scala generale dei tempi geologici Studiando i fossili contenuti nelle rocce sedimentarie e integrando queste informazioni con i dati che si ricavano utilizzando il metodo radiometrico, gli scienziati hanno costruito una scala dei tempi geologici (o scala stratigrafica) che riassume le tappe della storia del pianeta. Questa storia è stata suddivisa in numerosi «capitoli»; mentre, però, gli ultimi 600 milioni di anni (che scriveremo spesso «Ma») hanno lasciato una ricca documentazione (rocce e fossili) ed è stato possibile raccoglierli in ere geologiche, per il lunghissimo intervallo precedente i dati sono via via più scarsi e si usa spesso il termine generico «Precambriano». A partire dai tempi più antichi si distinguono perciò: – il Precambriano, – l’Era paleozoica, – l’Era mesozoica, – l’Era cenozoica. Questi intervalli di tempo hanno durate molto varie: il Precambriano, il più lungo, copre un arco di circa 4 miliardi di anni, mentre l’Era cenozoica è iniziata 65 milioni di anni fa. Un insieme di ere è chiamato eòne. Le ere geologiche sono suddivise in periodi, che corrispondono a stadi dell’evoluzione del pianeta e che comprendono, tra l’altro, grandi eventi biologici. Il Cambriano, ad esempio, è caratterizzato dalla comparsa di animali dotati di parti del corpo dure, come i trilobiti, i cui resti fossili si rinvengono nelle rocce del periodo. Il successivo Ordoviciano vede la comparsa dei primi pesci. Nel Siluriano compaiono i primi organismi in grado di vivere sulle terre emerse. QUESITI 1 Quale periodo della storia geologica è definito Precambriano? LEGGI L’IMMAGINE 2 In quale era geologica ci troviamo attualmente? 3 In quale periodo? ATTIVITÀ Confronta la durata della storia della Terra con il calendario comparsa delle prime forme di vita NDA AGE 6 200 PRECAMBRIANO 570 Che aspetto aveva il pianeta al momento della comparsa dei progenitori umani? Per rispondere a queste domande, i geologi hanno messo a punto un «calendario geologico», che consente di «mettere in ordine» e datare le testimonianze offerte dalle rocce. La maggior parte degli eventi geologici sono accaduti in tempi troppo remoti per poter essere descritti dagli esseri umani. Le rocce hanno «registrato» – nella composizione, nella posizione sul terreno, nelle morfologie di erosione – gli eventi geologici accaduti al momento della loro formazione e nei tempi successivi. Facendo le dovute proporzioni trasforma l’età della terra in 12 mesi. Poi inserisci dei post-it nelle pagine di un’agenda annuale (vecchia va benissimo), in corrispondenza dell’inizio di ere e periodi (usando nei due casi colori diversi). 씰 Tenendo l’agenda chiusa, osserva sul margine la distribuzione dei foglietti. Che cosa ti suggerisce? Lupia Palmieri, Parotto, Saraceni, Strumia, Scienze naturali © 2011, Zanichelli editore S.p.A. Era Paleozoica Periodo Carbonifero m.a . m.a 280 . .a . Pe rm ia n o 430-400 m .a. 500 m .a. . m.a 245 190195 m.a. 570 milioni di anni fa od o Ca mb P 136 m.a . ri a n o . .a m .a. 65 m 4 .a. -5 53 38 m . a 37 6 m. a. 2 m. 7 .a. m 2,6 2 miliardi di anni Mes P e ri re ca mb Periodo Giurassico an o o riod Pe ssico Tria 1 miliardo di anni rian o 395 m Pe Silu riod ria o no Pe rio do 5 34 3 I supercontinenti I frammenti di crosta continentale (come sono gli attuali continenti) fatti muovere dalla tettonica delle placche, finiscono prima o poi per entrare in collisione e per saldarsi tra loro. Ogni volta che questo si è verificato (ma sono occorsi molte centinaia di milioni di anni), si è formato un nuovo gigantesco continente, detto supercontinente. L’ultima volta è accaduto circa 200 milioni di anni fa, quando si è formata la Pangèa, in seguito smembratasi nuovamente. Nella figura, il «serpente» colorato rappresenta lo scorrere del tempo, diviso in grandi intervalli, detti «eòni», con l’indicazione dei periodi in cui si sono formati i supercontinenti finora ricostruiti. o o riod Pe onian v e D i vic do Or do Perio ci c o Era 3 miliardi di anni r io do Cr e ta cellule fossili più antiche finora trovate rocce più antiche finora datate sulla terra Pe storia della Terra La lunga spirale dell’immagine a fianco rappresenta il tempo trascorso dall’origine del nostro pianeta ad oggi, e permette di avere un’idea della distribuzione nel tempo di alcuni dei principali avvenimenti che hanno caratterizzato la storia della Terra. Il processo di formazione del pianeta inizia circa 4,6 miliardi di anni fa. A circa 4 miliardi di anni fa risalgono le rocce più antiche finora trovate. A 3,5 miliardi di anni fa risalgono invece le più antiche tracce di organismi viventi. A partire da poco più di 3 miliardi di anni fa si attiva la Tettonica delle placche: si formano e si frammentano ripetutamente i continenti, mentre nuovi oceani prima si allargano per poi ridursi e scomparire. Nel frattempo procede anche l’evoluzione degli organismi che popolano il pianeta. All’inizio del Cambriano (circa 600 milioni di anni fa), compaiono forme di vita animali e vegetali più complesse. L’intera evoluzione umana occupa solo una piccola frazione della spirale. ozoica 2 Le grandi tappe della 4 miliardi di anni QUESITI 1 Quanto è durato, approssimativamente, il processo di formazione del nostro pianeta? o iod Per ène g Neo do P er i or n a ri o e t a u Q LEGGI L’IMMAGINE 2 Quando comparvero i primi mammiferi? accrezione della Terra do ri o ne Pe o gè le Pa 4,6 miliardi di anni fa Er e aC no zo ica rocce continentali più antiche 4000 milioni di anni fa assemblaggio di Kenorland 3500 assemblaggio del supercontinente Ur 3000 2500 Assemblaggio di Columbia 2000 assemblaggio di Pannotia 1500 assemblaggio di Rodinia 1000 500 oggi QUESITI 1 Che cosa sono i supercontinenti? assemblaggio di Pangea formazione dei continenti attuali LEGGI L’IMMAGINE Eòne adeano Eòne archeozoico Lupia Palmieri, Parotto, Saraceni, Strumia, Scienze naturali © 2011, Zanichelli editore S.p.A. Eòne proterozoico Eòne fanerozoico 2 Ogni quanti milioni di anni, grosso modo, si forma un supercontinente? U N I T À • L’evoluzione del pianeta 3 2. I fossili Le rocce di tutto il mondo contengono forme che ricordano gusci, ossa di animali, steli e foglie di piante. Si tratta dei fossili, i resti o le impronte di organismi viventi, rimasti «inglobati» negli strati delle rocce sedimentarie. I fossili comprendono parti dure di organismi (gusci, schele1 Tracce del passato I fossili hanno rappresentato per lungo tempo una vera e propria incognita. Qualche studioso – come Leonardo da Vinci – ne aveva compreso l’origine, ma la maggior parte li riteneva forme, nate «spontaneamente» nelle rocce. Soltanto all’inizio del Settecento si affermò l’idea che i fossili sono veri resti di organismi vissuti nel passato, prevalentemente ma- rini. Da ciò si comprese che gran parte delle rocce sedimentarie che costituiscono le catene montuose si sono formate sul fondo del mare e solo più tardi sono state sollevate. Nelle rocce sedimentarie si rinviene una gran varietà di fossili: dai primi semplicissimi organismi, agli scheletri di rettili (come i dinosauri) e di mammiferi, gusci di conchiglie, ossa e denti di animali, parti di piante, impronte. tri), impronte o modelli di corpi, tracce (orme, cunicoli di vermi), animali interi mummificati o insetti racchiusi nell’ambra. I fossili aiutano a ricostruire l’evoluzione della Terra: – forniscono informazioni sulle singole specie e sugli ambienti nei quali vivevano, Gli organismi viventi sono cambiati continuamente nel tempo. I fossili di organismi vissuti per un breve periodo di tempo, ma su un’area geografica estesa (detti fossili guida), hanno permesso – con la loro presenza limitata a piccoli spessori di rocce ma diffusa in ampie regioni – di ricostruire, per tutto il pianeta, la successione delle ere geologiche e la loro suddivisione nei periodi. Il ritrovamento di un particolare ti- po di fossile guida all’interno di uno strato di roccia sedimentaria consente, quindi, di stabilire in quale periodo geologico si sia formata la roccia che lo contiene. I fossili forniscono informazioni anche sul clima di un’area geografica in un certo periodo geologico. Per esempio, una colonia di coralli fossili indica che lo strato roccioso da cui proviene si è formato in un mare poco profondo, con acque calde. Nelle rocce di origine marina abbondano le conchiglie dei molluschi, come le ammoniti, un grande gruppo di organismi da tempo estinto. QUESITI 1 Che cosa ci consente di conoscere lo studio dei fossili guida? LEGGI L’IMMAGINE 2 Quali rocce contengono fossili? Non tutti i tipi di rocce presentano fossili al loro interno. In genere i fossili si trovano all’interno delle rocce sedimentarie, perché si formano quando gli organismi muoiono e vengono sepolti dai sedimenti, oppure quando si muovono sui sedimenti e vi lasciano impresse le loro tracce. Si trovano fossili anche in alcune rocce metamorfiche che si sono formate da rocce sedimentarie, ma a temperature relativa- 4 SCIENZE DELLA TERRA mente basse (inferiori a 320 °C). Invece vengono distrutti in quelle che sono metamorfosate a temperature o pressioni elevate. Neppure nelle rocce ignee intrusive (le rocce che solidificano direttamente da un magma in profondità) si trovano fossili: nessun organismo, infatti, è in grado di vivere in un ambiente tanto caldo. QUESITI 1 Perché i fossili si trovano soprattutto in rocce sedimentarie? Batteri fossili (quelle specie di bastoncini arrotondati) trovati in strutture stromatolitiche affioranti in Sudafrica. Queste colonie (nella foto ingrandite migliaia di volte) risalgono a oltre 3,3 miliardi di anni fa. Lupia Palmieri, Parotto, Saraceni, Strumia, Scienze naturali © 2011, Zanichelli editore S.p.A. [F. Westall, CNRS Orlèans] 2 A quale gruppo di organismi appartenevano le ammoniti? – mostrano che la vita sulla Terra ha conosciuto lunghi periodi di sviluppo separati da eventi di estinzione in massa, durante i quali il numero di specie viventi si è ridotto notevolmente. Per esempio, alla fine del Cretaceo, i dinosauri andarono incontro all’estinzione. Comprendere le cause di queste estinzioni in massa è uno dei compiti della Paleontologia, la scienza che studia gli antichi esseri viventi attraverso i loro resti fossilizzati. 3 I combustibili fossili Il petrolio, il carbone e il gas naturale sono combustibili fossili. Il termine fossile indica che queste sostanze si sono formate attraverso lunghi processi chimici e fisici. Il carbone deriva dalla fossilizzazione di grandi masse vegetali (in genere di ambiente palustre) sottratte alla putrefazione perché subito coperte da sedimenti. Col tempo la sostanza vegetale sepolta, perdendo altri elementi, si arricchisce di carbonio e si trasforma in torba. La torba, sepolta sotto uno spessore crescente di sedi- menti e sottoposta a forti pressioni, nel giro di due milioni di anni si trasforma in lignite. In un tempo di decine di milioni di anni la lignite diventa litantrace: il carbone utilizzato oggi. Sottoposto a processi metamorfici, il litantrace origina l’antracite, pregiata ma poco diffusa. Il petrolio e il metano (o gas naturale) si sono formati in rocce sedimentarie in cui sono rimasti sepolti, dopo la morte, microrganismi marini animali e vegetali. I combustibili fossili sono risorse naturali non rinnovabili: i lo- formazione di un giacimento di carbone ATTIVITÀ Fossili marini in montagna In una vaschetta trasparente versa uno strato sottile di sabbia asciutta e appoggiaci sopra un bottone o un foglietto di carta poi continua a ricoprire alternando strati di sabbia e di farina fino a metà dell’altezza. Con una tavoletta della misura della vaschetta spingi gli strati di sabbia e farina. 씰 Che cosa succede agli strati? 씰 E all’oggetto che hai messo per rappresentare il fossile? ro giacimenti hanno impiegato milioni di anni per formarsi e man mano che sono utilizzati si esauriscono. Il combustibile fossile più utilizzato è il petrolio, sfruttato anche come materia prima, per ricavarne prodotti di ampio uso (plastiche, detergenti, tessuti). I consumi di petrolio sono in continuo aumento. Si calcola che le riserve petrolifere mondiali siano circa 1000-2000 miliardi di barili (1 barile = 159 litri). A consumi costanti, senza nuove scoperte, le riserve petrolifere si esauriranno in meno di un secolo. QUESITI 1 Perché i combustibili fossili sono risorse non rinnovabili? LEGGI L’IMMAGINE 2 Quali stadi attraversa il sedimento prima di diventare carbone? 3 Descrivi la formazione di un giacimento di petrolio. formazione di un giacimento di petrolio Resti organici si depositano sul fondo del mare e sono seppelliti dai sedimenti. Si forma il sapropel, una specie di fango scuro ricco di sostanza organica. (t) sapropel nel sottosuolo di un ambiente paludoso con abbondante vegetazione si forma la torba (t) (t) (li) La deposizione di altri sedimenti impedisce l’ossidazione del sapropel e lo trasforma in roccia madre. L’aumento di temperatura e la pressione esercitata per milioni di anni trasformano la sostanza organica al suo interno in idrocarburi. nuovi sedimenti roccia madre i depositi vegetali sepolti a poca profondità si compattano e si trasformano in lignite (li) La pressione degli idrocarburi gassosi e i movimenti della crosta «spremono» la roccia madre; gli idrocarburi risalgono attraverso rocce permeabili finché non incontrano rocce impermeabili. rocce impermeabili (li) (lt) roccia serbatoio migrazione roccia madre un ulteriore seppellimento e aumento di pressione trasforma la lignite in litantrace (lt) pozzo rocce di copertura petrolio (li) (a) pressioni tettoniche e aumento di calore portano infine alla formazione dell’antracite (a) acqua roccia serbatoio roccia madre Lupia Palmieri, Parotto, Saraceni, Strumia, Scienze naturali © 2011, Zanichelli editore S.p.A. In opportune condizioni (ad esempio un’anticlinale, dove gli strati impermeabili formano una cupola) gli idrocarburi impregnando la roccia permeabile danno origine a un giacimento, che può essere raggiunto e sfruttato mediante pozzi. U N I T À • L’evoluzione del pianeta 5 3. Il processo di fossilizzazione I paleontologi chiamano fossilizzazione il processo di formazione di un fossile. Le modalità con cui esso avviene dipendono dal tipo di organismo e dall’ambiente in cui il processo si verifica. I processi di fossilizzazione più comuni sono la mineralizzazione, per organismi con parti dure del corpo, e la carbonizzazione, per i vegetali. Più rara è la conservazione per inglobamento. Sino a oggi sono state identificate centinaia di migliaia di specie di fossili, animali e vegetali. I fossili di alcune specie, come le ammoniti e i trilobiti, sono molto numerosi, mentre quelli di altre specie, ugualmente diffuse nel passato, sono assai rari; moltissime, infine, non hanno lasciato tracce. Perché queste specie non si sono conservate? Probabilmente 190 milioni di anni fa Dapedium, un pesce lungo circa 30 cm, muore e si deposita sul fondo del mare. I tessuti molli vengono rapidamente decomposti dai batteri, mentre le parti dure, come le scaglie, i denti e le vertebre, si conservano. Come molti altri pesci del Mesozoico, Dapedium possedeva una corazza di scaglie spesse e dure che aveva la funzione di proteggere i tessuti molli del corpo. 1 Come si formano i fossili Le probabilità che un organismo, dopo la morte, vada incontro alla fossilizzazione sono molto basse: infatti, nella maggior parte dei casi, i resti di animali e piante vengono decomposti da batteri e funghi e di essi non rimane nulla. Gli organismi dotati 130 milioni di anni fa Gli strati di sedimenti si depositano sui resti di Dapedium. Intanto, i minerali che originariamente costituivano lo scheletro del pesce vengono sostituiti da altri che provengono dalle acque marine. di parti dure (gusci, conchiglie, scheletri) fossilizzano più facilmente rispetto a quelli «molli», che non possiedono queste componenti. Inoltre, gli organismi morti in ambienti dove l’apporto di sedimenti è notevole, ad esempio in prossimità delle coste marine, hanno maggiori probabilità di trasformarsi in fossili. Infatti, se i resti vengono rapidamente sepolti sotto uno spesso strato di sedimenti, i processi di decomposizione risultano rallentati, o addirittura fermati, dalla mancanza di ossigeno, senza il quale gli organismi decompositori non possono sopravvivere. La mineralizzazione è il pro- cesso più comune di fossilizzazione. Essa si verifica soprattutto per le parti dure del corpo e avviene di solito in ambiente acquatico, durante la compattazione e la cementazione dei sedimenti che circondano il corpo dell’organismo. Mentre i sedimenti si trasformano in roccia, le molecole delle sostanze presenti ATTIVITÀ Realizza un calco Spesso i paleontologi realizzano i calchi delle impronte lasciate impresse nella roccia da organismi vissuti nel passato, in modo da poterle studiare più comodamente. Anche tu puoi realizzare un calco, rintracciando un’orma lasciata nel terreno fangoso da un animale vivente, o provando con il tuo stesso piede. Materiale occorrente: una striscia di cartone robusto, una brocca, gesso, acqua. 1. Pulisci l’impronta asportando le foglie e il terriccio che eventualmente la coprono. 6 SCIENZE DELLA TERRA 2. Delimita la traccia con il cartone o delle assicelle sottili, formando un telaio rettangolare. Premi leggermente il telaio, facendolo affondare nel terreno. 3. Riempi di acqua la brocca e aggiungi una piccola quantità di gesso. Aspetta che il gesso si depositi sul fondo e ripeti l’operazione più volte, fino a quando il livello del gesso non avrà raggiunto la superficie dell’acqua. Dopo qualche minuto mescola l’impasto con cura, facendo attenzione che non si formino grumi. 4. Versa il gesso nella traccia. 5. Dopo circa 30 minuti il gesso si sarà solidificato e il calco sarà pronto. Lupia Palmieri, Parotto, Saraceni, Strumia, Scienze naturali © 2011, Zanichelli editore S.p.A. [S. Stammers, SPL] non possedevano parti dure che potessero fossilizzarsi, oppure vivevano in luoghi dove il processo di fossilizzazione si verifica meno facilmente, per le condizioni dell’ambiente. È il caso di organismi che vivevano in superficie, sulla terra emersa, dove i loro resti, se non venivano rapidamente ricoperti da sedimenti, venivano facilmente trasportati e dispersi. Tuttavia, proseguono in tutto il mondo le scoperte di nuovi giacimenti di fossili e l’archivio delle forme di vita che via via hanno popolato la Terra continua ad arricchirsi. Oggi Molto tempo dopo la formazione del fossile, i lenti movimenti della crosta terrestre lo riportano in superficie. In seguito all’erosione degli strati di rocce sedimentarie che lo ricoprono, il pesce fossile viene alla luce. 50 milioni di anni fa Lo scheletro fossile, non più sommerso dall’acqua, viene compresso e distorto quando gli strati di sedimenti vengono prima compattati e poi sollevati e inclinati dai movimenti della crosta terrestre. tate dalle acque che circolano nei sedimenti. In questo caso, rimane il calco dell’organismo, che è un’altra forma di fossilizzazione. La carbonizzazione è il processo che determina la formazione dei carboni fossili, nei quali si riconoscono facilmente rami o altre parti di alberi di epoche passate, o addirittura in- 2 Conservazione per inglobamento Uno tra i processi di fossilizzazione di un organismo meno comuni – ma molto interessante perché permette la conservazione delle sue parti molli – è l’inglobamento, per esempio nell’asfalto naturale o nell’ambra, la resina indurita di antiche conifere. È il caso di alcuni insetti rimasti invischiati nella resina quando questa era ancora tene- ra. In questi fossili è possibile osservare gli organismi anche in dettagli finissimi. Analogamente, sono stati trovati organismi mummificati nel permafrost, il terreno perennemente gelato della tundra, in vicinanza del Circolo polare artico. tere piante con fronde, fusto e radici. Il processo si verifica quando i resti di intere foreste rimangono seppellite sotto i sedimenti. Le sostanze organiche, non più a contatto con l’aria, subiscono delle reazioni chimiche che portano a un aumento in percentuale della quantità di carbonio contenuta nei resti. QUESITI 1 Quali processi di fossilizzazione permettono la conservazione delle parti molli di un organismo? Lupia Palmieri, Parotto, Saraceni, Strumia, Scienze naturali © 2011, Zanichelli editore S.p.A. QUESITI 1 Qual è il processo di fossilizzazione più comune? 2 Come funziona? LEGGI L’IMMAGINE 3 Quali parti del Dapedium si sono conservate grazie alla fossilizzazione? [Atlas of the Prehistoric World] in soluzione nell’acqua possono sostituire le molecole delle sostanze che costituiscono il guscio o lo scheletro dell’organismo. Il fossile ha una composizione chimica diversa da quella originaria, ma conserva la forma di quelle parti dure. Se le le parti dure non fossilizzano, possono andare distrutte o essere disciolte e aspor- Una vespa inglobata nell’ambra. Un cucciolo di mammut trovato congelato nel permafrost in Siberia. U N I T À • L’evoluzione del pianeta 7 4. Il Precambriano: da 4600 a 570 Ma fa Il Precambriano è un periodo di tempo lunghissimo, che corrisponde all’85% di tutta la storia della Terra: dalla formazione del pianeta (4,6 miliardi di anni fa) fino all’inizio dell’Era paleozoica (570 milioni di anni fa). È la parte della storia della Terra meno conosciuta, per cui è suddivisa in tre grandi intervalli, ciascuno lungo da centinaia a migliaia di milioni di anni. Come mai si sa così poco di questo lungo periodo di tempo? Per prima cosa le rocce precambriane sono state piegate, fratturate, metamorfosate durante un lunghissimo arco di tempo e ciascun evento ha mascherato quelli precedenti; inoltre, tali rocce affiorano raramente in superficie perché sono state ricoperte da altre più recenti. 1 Nasce la Terra La Terra si è formata con agli altri pianeti del Sistema solare nel corso di circa 100 milioni di anni dopo l’origine del Sole. Dopo che particelle di polveri, gas e ghiacci formarono un corpo di dimensioni crescenti, la temperatura della Terra aumentò moltissimo, per il calore generato dai numerosi impatti di asteroidi che cadevano sulla superficie e il decadimento di elementi radioattivi al suo interno. La Terra giunse quasi a completa fusione e iniziò il processo detto di differenziazione. I materiali più pesanti – ferro e nichel – sprofondarono verso il centro del pianeta, concentrandosi in un nu- cleo metallico. I materiali più leggeri si spostarono invece verso l’esterno, formando involucri via via meno densi: il mantello e una primitiva crosta basaltica. Il raffreddamento del pianeta fu accompagnato da grandi emissioni di gas, che, liberati nell’at- mosfera primordiale (formata in prevalenza da idrogeno ed elio), ne modificarono la composizione. La nuova atmosfera conteneva azoto, vapore acqueo e anidride carbonica, oltre a metano, ammoniaca, idrogeno ed elio, già presenti in precedenza. 2 Dal mare di magma alla prima crosta continentale Alla sua origine, il mantello terrestre, nella parte più esterna, doveva essere simile a un grande oceano di magma. Ben presto, con il raffreddamento, si formò una prima crosta, ma di quell’e- vento mancano i «documenti». Sulla Luna, invece, la crosta primitiva, vecchia di oltre 4400 milioni di anni, si è in parte conservata ed è stata campionata dalle missioni «Apollo». Poiché la Terra e la Luna hanno avuto, agli inizi, storie geologiche simili, è probabile che anche il nostro pianeta, già prima di 4 miliardi di anni fa, avesse una crosta basaltica solida, simile a quella del suo satellite. Oggi, i resti di quelle rocce primitive non sono più rintracciabili, essendo stati trasformati e «riciclati» dai successivi movimenti della crosta e del mantello. Le più antiche rocce finora rinvenute risalgono a circa 4,2 miliardi di anni fa, ma sono già simili a quelle della crosta dei continenti attuali, formata di minerali meno densi di quelli del mantello e della crosta primitiva. A quell’epoca, quindi, poiché nel frattempo si era formata l’idrosfera (per la condensazione 4,2 miliardi di anni fa frattura della crosta e fusione per l’impatto di un meteorite fessura nella crosta (per movimenti nel mantello) e fusione con attività vulcanica: trabocca lava e fuoriescono gas e vapori crosta primitiva crosta primitiva mantello solido movimenti convettivi movimenti convettivi QUESITI 1 Cosa accadde durante la fase di raffreddamento del pianeta? LEGGI L’IMMAGINE 2 Quali eventi portarono a un notevole innalzamento della temperatura della Terra nelle fasi iniziali della sua formazione? del vapore acqueo presente nell’atmosfera), la superficie della Terra doveva essere ricoperta da mari poco profondi (mancavano abissi e bacini oceanici). Da questi mari, però, cominciavano a emergere i primi minuscoli continenti: stava iniziando una nuova storia. QUESITI 1 A quale epoca risalgono le rocce più antiche finora rinvenute? LEGGI L’IMMAGINE 2 Quali informazioni ci fornisce questo frammento di roccia sulla formazione della crosta terrestre? Questo frammento raccolto nel nord del Canada è tra le più antiche rocce finora note sulla Terra: ha circa 3960 milioni di anni. Sono rocce metamorfiche, che derivano a loro volta da rocce sedimentarie o magmatiche. Poiché l’età è quella del tempo in cui la roccia è stata metamorfosata, le rocce «originali» erano ancora più antiche. In sostanza, questo ritrovamento ci dice che, circa 4 miliardi di anni fa, dalla crosta primitiva si erano già differenziati almeno piccoli lembi di crosta di tipo continentale, diversa dall’originale crosta basaltica. 8 SCIENZE DELLA TERRA Lupia Palmieri, Parotto, Saraceni, Strumia, Scienze naturali © 2011, Zanichelli editore S.p.A. Le rocce più antiche finora rinvenute affiorano in Canada e risalgono a quasi 4 miliardi di anni fa; inoltre, in Australia, inglobati in rocce sedimentarie, sono stati trovati alcuni minerali con datazione radiometrica di 4,2 miliardi di anni. Circa un miliardo di anni dopo la nascita della Terra, quando la crosta si era ormai raffreddata e le acque derivanti dalla condensazione del vapore presente nell’atmosfera avevano formato i mari, sul nostro pianeta comparvero le prime forme di vita (cellule procariote). 3 Da molti piccoli continenti a un «supercontinente» In Australia, è stata scoperta una vasta area in cui affiorano lembi di crosta di tipo continentale (formatasi tra 3500 e 2500 milioni di anni fa) di forma ovale, lunghi ognuno qualche centinaio di kilometri. Questi «ovali» sono circondati da fasce di rocce sedimentarie, mescolate a rocce vulcaniche formatesi sul fondo di un oceano, simili alle lave a cuscini che si formano oggi lungo le dorsali oceaniche. Si pensa che questa struttura si sia originata per la collisione tra blocchi di crosta continentale, tra i quali sono ri- masti «schiacciati» i resti di antichi fondi oceanici. Già oltre 3 miliardi di anni fa, quindi, poteva essersi innescato un meccanismo simile a quello della Tettonica delle placche. La litosfera, più sottile e più calda di oggi, era suddivisa in placche più piccole ma molto più numerose, che si scontravano e si allontanavano tra loro con un meccanismo simili all’attuale. Con il tempo, la crosta continentale raggiunse uno spessore di 30 km (quello medio attuale). Man mano che si passa a tempi meno lontani, è più facile tentare la ricostruzione delle terre emerse e dei mari. Sappiamo, così, che circa 1 miliardo di anni 4 Il mare: culla della vita Per quanto semplici fossero le forme di vita, erano sempre molto più complesse delle molecole inorganiche presenti sul pianeta fino a 3,5 miliardi di anni fa. Nell’ambiente dei primi mari avvennero le reazioni chimiche in grado di trasformare le semplici molecole inorganiche nelle molecole organiche di cui sono fatti gli organismi. Metano, ammoniaca e acqua si trasformarono in amminoacidi (i costituenti delle proteine) e altre molecole organiche. Circa un miliardo di anni dopo la comparsa della vita sulla Terra, si svilupparono i primi organismi autotrofi, in grado di sintetizzare, mediante la fotosintesi, le sostanze nutritive: ne sono un esempio certi tipi di alghe. La comparsa di organismi in grado di compiere la fotosintesi determinò un profondo cambiamento nella composizione dell’at- mosfera, che si arricchì di un nuovo costituente: l’ossigeno. Questa trasformazione dell’atmosfera è testimoniata dalle stromatoliti, accumuli di sedimento in lamine sottili originati dall’attività di batteri capaci di compiere la fotosintesi. Per due miliardi di anni le stromatoliti sono state le principali «centrali di produzione» dell’ossigeno. Intanto la vita continuò a evolversi; circa 1,4 miliardi di anni fa comparvero i primi organismi eucarioti: si trattava di organismi formati ancora da una sola cellula, ma con un’organizzazione interna molto più complessa. E dopo «appena» 800 milioni di anni, verso la fine del Precambriano, comparvero organismi pluricellulari, come meduse e molluschi. 씰 VEDI ANCHE… ATTIVITÀ Unità T2 • PARAGRAFO 1: Caratteristiche dell’atmosfera Costruisci una tabella a doppia entrata In una colonna riporta, in ordine cronologico (dalla più antica alla più recente), le date che trovi in questo paragrafo; nell’altra colonna elenca gli eventi geologici corrispondenti a ciascuna data. fa il «vagabondare» di continenti ha portato alla formazione, collisione dopo collisione, di un’unica terra emersa, un «supercontinente»: i geologi lo hanno chiamato Rodìnia. Non era la prima volta che questo accadeva: oggi sono stati ricostruiti diversi supercontinenti più antichi, ognuno frammentato in lembi che si disperdevano per poi ricombinarsi (vedi paragrafo 1). QUESITI 1 Che aspetto si ritiene avesse la litosfera 3 miliardi di anni fa? Ricostruzione del «supercontinente» Rodìnia. LEGGI L’IMMAGINE 2 Come si sarebbe formato il supercontinente Rodìnia? Le stromatoliti si formano perché alcuni batteri secernono una sostanza simile a muco a cui restano attaccati i granelli di detriti. Successivamente, i granelli vengono cementati da carbonato di calcio (fatto precipitare dall’attività degli stessi batteri) e lo strato si indurisce. Alcuni batteri restano intrappolati nella lamina indurita e muoiono; altri colonizzano la superficie del sedimento e il meccanismo ricomincia. Si forma un «monticello» che cresce di un centimetro ogni 10 anni. CHE COSA VEDE IL GEOLOGO cumulo stromatolitico fango strato superficiale vivente Più recente QUESITI 1 Come modificò l’atmosfera la comparsa di organismi autotrofi? Più antico LEGGI L’IMMAGINE 2 Come si formano le stromatoliti? Lupia Palmieri, Parotto, Saraceni, Strumia, Scienze naturali © 2011, Zanichelli editore S.p.A. U N I T À • L’evoluzione del pianeta 9 5. Il Paleozòico: da 570 a 245 Ma fa 2,6 23 1 Si forma la Pangèa Agli inizi del Paleozoico il supercontinente Rodinia si era frammentato e la maggior parte delle terre emerse era raggruppata nel continente Gondwana, che dominava l’emisfero meridionale. Più a Nord si estendevano altri tre continenti (nordamericano, europeo e asiatico) e alcuni frammenti (tra cui il continente cinese). Nel corso del Paleozoico, se- 130 204 245 Permiàno 290 Carbonifero 360 Devoniàno Siluriàno 400 418 Ordoviciàno 495 Cambriàno 570 씰 VEDI ANCHE… Unità T6 • PARAGRAFO 4: La Tettonica delle placche condo la teoria della tettonica delle placche, il blocco nordamericano si avvicinò a quello europeo. Nel Siluriano (circa 400 milioni di anni fa), la collisione dei due continenti portò al sollevamento di imponenti catene montuose. I resti di questo processo, l’orogenesi caledoniana, sono visibili nei Monti Appalachi settentrionali (USA), in Groenlandia, Scozia e Norvegia: ovunque, 4600 quelli che erano alti rilievi si presentano oggi, per l’erosione, come basse colline. In Italia, rocce che appartenevano al Gondwana si trovano in Sardegna e in Carnia. Dopo la collisione, i continenti nordamericano ed europeo risultarono saldati in un solo blocco (Laurussia), mentre Gondwana si muoveva lentamente verso Nord. Nel Devoniano, il Gondwana entrò in collisione con il bordo meridionale della Laurussia: i due continenti si saldarono e nuove catene montuose si solle- asiatico nordamericano 65 Era paleozòica emerse erano unite in un unico supercontinente: la Pangèa. Intanto nei mari e sulla terraferma «esplose» la vita: moltissime specie animali e vegetali fecero la loro comparsa. L’85% di queste forme di vita scomparve alla fine dell’era a causa dei cambiamenti climatici legati alla formazione del supercontinente. L’Era paleozoica iniziò 570 milioni di anni fa e si concluse 245 milioni di anni fa (il termine paleozoico significa, infatti, «della vita antica»). L’Era paleozoica è suddivisa in 6 periodi che, a partire dal più antico, sono: il Cambriano, l’Ordoviciano, il Siluriano, il Devoniano, il Carbonifero e il Permiano. Rispetto alle rocce del Precambriano, quelle del Paleozoico mostrano una storia più ricca di dati, perché non hanno subìto le molteplici deformazioni che hanno coinvolto le rocce delle epoche precedenti. Durante l’Era paleozoica le placche litosferiche in cui erano incastonati i continenti si spostarono sulla superficie terrestre. La loro collisione provocò il sollevamento di nuove montagne e, alla fine dell’era, le terre cinese europeo varono. Le tracce di questa orogenesi, detta orogenesi ercinica, si vedono oggi nell’Inghilterra del Sud, nell’Europa centrale, nell’Atlante (Africa del Nord), negli Appalachi meridionali. Verso la fine del Paleozoico anche il continente siberiano si saldò alla Laurussia e, con il sollevamento dei Monti Urali, si formò il Laurasia. Le terre emerse erano ormai tutte unite a formare un unico supercontinente, la Pangèa («tutta terra»), all’interno del quale penetrava, come un golfo, il mare chiamato Tètide, una parte dell’oceano Pantalàssa («tutto mare»). Le linee di piccole piramidi rosse indicano le grandi catene montuose formate nelle collisioni (all’interno della Pangéa) o per subduzione (di Pantalassa sotto Pangéa). G O N D A W A N asiatico nordamericano a alass ant no P Ocea europeo Mare Tetide N sudamericano cinese PA Le linee puntinate indicano i contorni dei blocchi di crosta continentale che entreranno a far parte dei continenti attuali (cui si riferiscono i nomi in nero). G africano E A antartico 10 SCIENZE DELLA TERRA australiano QUESITI 1 Quali tracce possiamo osservare oggi delle collisioni tra continenti avvenute nel Paleozoico? LEGGI L’IMMAGINE 2 Quali porzioni di crosta ti pare abbiano avuto uno spostamento maggiore nel passaggio da Gondwana a Pangèa? Lupia Palmieri, Parotto, Saraceni, Strumia, Scienze naturali © 2011, Zanichelli editore S.p.A. 2 La vita nel Paleozoico Le rocce dell’inizio del Paleozoico sono così ricche di fossili da aver indotto i paleontologi a usare l’espressione «esplosione della vita» per descrivere la diffusione delle forme viventi che si verificò nel Cambriano, il primo dei periodi in cui l’era è divisa. Qui sotto vedi una ricostruzione di una comunità di invertebrati marini di cui si sono trovati molti resti fossili a Burgess (Canada). Gli organismi risalgono a 530 milioni di anni fa. Erano animali assai specializzati per il modo di muoversi e cacciare, e ciò fa ritenere l’evoluzione non un processo graduale di trasformazione di tutte le specie, bensì un alternarsi di momenti in cui le specie progrediscono, cui seguono periodi di crisi e spesso estinzioni in massa. Molti invertebrati di Burgess, infatti, non appartengono ad alcun gruppo animale attuale. Sempre durante il Cambriano, a queste forme si associarono altri invertebrati più familiari: spugne, coralli, molluschi. Tra questi invertebrati sono importanti i trilobiti, animali marini con caratteristiche intermedie tra gli insetti e i crostacei, dotati di molte zampe, che consentivano loro di muoversi sui fondali sabL’Opabinia era un piccolo ma terribile predatore: strisciava sul fondo, aveva cinque occhi e una «pinza» posta in cima a un tentacolo, con la quale afferrava il cibo. ATTIVITÀ Ricostruisci il Gondwana Su uno più fogli di carta da lucido ricalca da un planisfero di Goode-Philip (vedi unità 6) i profili di America meridionale, Africa, India e Australia. Incolla la carta da lucido su del cartoncino rigido e ritaglia le sagome dei continenti. Accostando le cinque sagome prova a ricostruire come era composto il Gondwana. biosi. I trilobiti sono utilizzati come fossili guida dei vari periodi del Paleozoico. Nel periodo seguente, l’Ordoviciano, comparvero i primi vertebrati: gli ostracodermi (così chiamati per la pelle rivestita di una corazza ossea), antenati dei pesci. Anche le piante stavano compiendo una lenta evoluzione, tanto da conquistare, nel Siluriano, alcune fasce costiere di terraferma. Nello stesso periodo, un animale simile all’attuale scorpione riuscì a lasciare l’ambiente acquatico e conquistò le terre emerse. Mentre i continenti si andavano aggregando, i numerosi gruppi di organismi già comparsi conobbero un altro periodo di diversificazione. Gli invertebrati continuarono a diffondersi in tutti gli Questo curioso animale simile a un fiore è il Dinomischus; stava conficcato nel fondale e sulla parte superiore si trovavano sia la bocca sia l’ano. L’Anomalocaris era il più grande di questi organismi, con una bocca circolare fornita di denti aguzzi e due appendici boccali che i paleontologi all’inizio presero per code di animali simili a gamberi. ambienti, ma furono i pesci a diventare protagonisti di una nuova fase dell’evoluzione, tanto che il Devoniano è conosciuto come l’«età dei pesci». Oltre alle forme corazzate, si diffusero i pesci cartilaginei (come gli squali attuali) e i pesci ossei. Alcuni pesci ossei, dotati di pinne simili a rudimentali zampe e di polmoni primitivi, si adattarono alla vita sulla terra, dando origine ai primi anfibi. Le piante si diffusero verso l’interno dei continenti, mentre l’atmosfera si arricchì sempre più di ossigeno. Nel Carbonifero c’erano immense foreste, che ospitavano una grande varietà di anfibi. Nuove forme, meglio adattate alla vita fuori dal mare, fecero la loro comparsa nel Permiano, alla fine dell’Era paleozoica: erano i L’Hallucigenia (di cui vedi una fotografia del fossile in alto) è l’organismo più enigmatico dell’intera comunità di Burgess; camminava su sette paia di trampoli e sul dorso aveva sette paia di tentacoli (ma alcuni studiosi pensano a una disposizione invertita). Lupia Palmieri, Parotto, Saraceni, Strumia, Scienze naturali © 2011, Zanichelli editore S.p.A. primi rettili che, dopo un rapido sviluppo in competizione con gli anfibi, avrebbero avuto un’ampia diffusione nell’era successiva. Al termine del Paleozoico, però, si assisté a una drastica crisi biologica: nel giro di qualche milione di anni, probabilmente a causa di cambiamenti climatici legati alla formazione della Pangèa, scomparve l’85% delle forme viventi. QUESITI 1 Perché i paleontologi parlano di «esplosione della vita» a proposito del Paleozoico? LEGGI L’IMMAGINE 2 Perché la Pikaia rappresenta una scoperta paleologica particolarmente importante? L’Odontogriphus era un animale nuotatore dal corpo appiattito, con una bocca posta sotto al capo, circondata di piccoli tentacoli. La Pikaia è la più importante scoperta paleontologica della fauna di Burgess: è considerata il primo cordato noto del mondo, cioè il primo animale dotato di una semplice colonna vertebrale, come saranno poi i pesci, i rettili e i mammiferi. U N I T À • L’evoluzione del pianeta 11 6. Il Mesozòico: da 245 a 65 Ma fa L’evento geologico più importante dell’Era mesozoica fu la frammentazione della Pangèa. 2,6 23 65 Era mesozòica L’era dei rettili, o meglio l’Era mesozoica, copre il lungo intervallo di tempo compreso tra 245 e 65 milioni di anni fa. L’Era mesozoica è divisa in tre periodi, che, a partire dal più antico, sono il Triassico, il Giurassico e il Cretacico. Mesozoico significa «della vita di mezzo». La fauna e la flora che vissero in questa era non erano più così primitive come quelle paleozoiche, ma neanche evolute come quelle dell’era successiva, che portò alle forme attuali. 씰 VEDI ANCHE… Cretàcico 130 Giuràssico 204 Triàssico 245 Approfondimento L’estinzione dei dinosauri 290 360 1 La frammentazione della Pangèa I movimenti delle placche, che nel Paleozoico avevano portato alla formazione di questo supercontinente, ne provocarono presto anche lo smembramento e alcuni grandi blocchi di litosfera si allontanarono uno dal- l’altro, mentre si aprirono tra loro nuovi oceani. Poiché prevalsero i fenomeni di espansione degli oceani e di separazione dei continenti, durante l’Era mesozoica non si verificarono collisioni tra placche e l’attività di orogenesi fu quindi ridotta, specialmente in W A 495 570 4600 QUESITI Nel periodo Giurassico, all’incirca 180 milioni di anni fa, la Pangea si divise in due grandi aree: la Laurasia e il Gondwana. Poco più tardi, il Gondwana cominciò a smembrarsi in alcuni blocchi, lungo dorsali oceaniche disposte a Y, e i continenti iniziarono ad allontanarsi uno dall’altro. L A U R A S I A G O N D 400 418 Europa e in Asia. In America, invece, cominciarono a sollevarsi le Ande e le cordigliere nordamericane; i margini dei continenti americani, in movimento verso Ovest, cominciarono infatti a deformarsi come conseguenza della subduzione della placca del Pacifico. N 1 Perché nell’Era mesozoica l’attività di orogenesi risulta ridotta? LEGGI L’IMMAGINE 2 In quale periodo la Pangèa si divide nei due supercontineti Laurasia e Gondwana? A Oceano Atlantico Circa 100 milioni di anni fa,nel periodo Giurassico, si divisero anche il Sudamerica e l’Africa; iniziò a formarsi l’oceano Atlantico meridionale, mentre procedette l’espansione degli altri oceani. Tetide Africa America del Sud America del Nord Alla fine del Cretacico, 65 milioni di anni fa, la Pangea era quasi del tutto frammentata. La placca africana si avvicinava a quella euroasiatica (con la quale si sarebbe scontrata nell’era seguente). L’India – in moto verso Nord fin dalle prime fasi della frammentazione – aveva raggiunto l’Equatore e procedeva nella sua migrazione: solo durante il Cenozoico completerà la sua deriva, saldandosi all’Asia. 12 SCIENZE DELLA TERRA Eurasia Africa America del Sud Tetide India Australia Antartide Lupia Palmieri, Parotto, Saraceni, Strumia, Scienze naturali © 2011, Zanichelli editore S.p.A. Questo fossile, trovato nel 1999 in Cina, sembra essere uno degli anelli nella catena evolutiva che lega i dinosauri agli uccelli. I lunghi arti anteriori e le penne fanno assomigliare il Sinornitosauro (vissuto circa 120 milioni di anni fa, nel periodo Cretacico) a un uccello, ma la coda rigida è una caratteristica tipica dei dinosauri. Gli scienziati che hanno studiato il fossile ritengono che l’esemplare non volasse e che le penne avessero la funzione di mantenere caldo il corpo. 2 Il dominio dei rettili Nel Mesozoico, le forme di vita sopravvissute alla crisi biologica del Paleozoico iniziarono a diversificarsi e a occupare gli ambienti lasciati vuoti dalle specie scomparse. Sulle terre emerse si diffusero le conifere e, verso la metà dell’era, comparvero le prime angiosperme, piante dotate di fiori. Nei mari comparvero nuovi coralli e le ammoniti, molluschi che sopravvissero per tutta l’era con un gran numero di forme. Le ammoniti sono pertanto utilizzate come fossili guida dell’Era mesozoica. Ma il Mesozoico fu soprattutto l’«era dei rettili» (tra cui anche i dinosauri), che dominarono il pianeta per oltre 160 milioni di anni. Rispetto agli anfibi, i rettili avevano il vantaggio di potersi riprodurre senza bisogno d’acqua e riuscirono quindi a occupare tutti gli ambienti delle terre emerse. Nel Mesozoico ne esistevano moltissime specie: piccole ed enormi, carnivore ed erbivore. I rettili marini più diffusi erano gli ittiosauri, con zampe trasformate in pinne, un corpo che ricorda il delfino e una lunga fila di denti appuntiti. Gli pterosauri, rettili volanti, possedevano una membrana alare con apertura di 7 metri. Ma all’ombra dei rettili, nell’Era mesozoica, maturarono altri «prototipi» biologici. In alcune forme di piccole dimensioni, onnivore o insettivore, compar- ATTIVITÀ testa Ricerca su Internet Per mezzo di un motore di ricerca che permetta anche il reperimento di fotografie e disegni, rintraccia una breve descrizione e qualche immagine di tutti gli animali e i vegetali di cui si parla in questo paragrafo. 씰 Quali ti sono più familiari? 씰 Quali sono presenti ancor oggi? penne Il primo ritrovamento di dinosauro in Italia è stato quello di un cucciolo vissuto oltre 110 milioni di anni fa, rinvenuto presso Pietraroia (Benevento). Si chiama Scipionyx samniticus (ma a Napoli lo hanno battezzato «Ciro») ed era lungo meno di 50 cm. L’intestino, perfettamente conservato (nell’ingrandimento), è molto corto e questo fa pensare che questo dinosauro avesse «sangue caldo». Ciò pone qualche difficoltà all’ipotesi di un’estinzione totale per cause climatiche (freddo). coda ve la capacità di mantenere costante la temperatura del corpo, detta omotermia (erano cioè «a sangue caldo», in contrapposizione ai rettili «a sangue freddo»). Nelle nuove forme l’embrione si sviluppava completamente all’interno del corpo della madre, fino al momento del parto, che produceva un individuo già relativamente maturo. Queste novità segnano la comparsa dei mammiferi. Nel Giurassico, circa 140 milioni di anni fa, dall’evoluzione di un altro gruppo di rettili, si differenziarono i primi uccelli (veri rettili con penne). Alla fine del Mesozoico si verificò una nuova crisi biologica: in alcuni milioni di anni i dino- Lupia Palmieri, Parotto, Saraceni, Strumia, Scienze naturali © 2011, Zanichelli editore S.p.A. sauri si estinsero; inoltre, scomparvero le ammoniti insieme a molti altri gruppi di organismi. Si pensa che la causa di questa estinzione di massa sia stata l’incapacità di adattarsi ai cambiamenti ambientali avvenuti. Secondo alcuni studiosi, il deterioramento delle condizioni climatiche derivò dall’oscuramento dell’atmosfera da parte di una grande nube di polveri sollevata dalla caduta di un asteroide. Molti geologi però non ritengono valida l’ipotesi, soprattutto perché l’estinzione dei rettili fu graduale. In ogni caso, la scomparsa dei rettili lasciò libero il campo allo sviluppo dei piccoli e ancora rari mammiferi: quella che seguì fu la loro era. QUESITI 1 Perché l’ipotesi dell’estinzione dei rettili per cause climatiche non è condivisa da tutti gli studiosi? LEGGI L’IMMAGINE 2 Perché il ritrovamento del fossile di Sinornitosauro ha particolare importanza scientifica? 3 Tutti i dinosauri erano animali a «sangue freddo»? U N I T À • L’evoluzione del pianeta 13 7. Il Cenozòico: da 65 Ma fa a oggi Durante l’Era cenozoica la fauna e la flora del pianeta assunsero un aspetto molto simile a quello attuale. Il Cenozoico è chiamato anche «era dei mammiferi» perché, in seguito alla scomparsa di gran parte dei rettili, il pianeta venne conquistato da questi animali a sangue caldo. Nel Cenozoico grandi collisioni tra alcune placche litosferiche portarono al solle- 1 Si formano le grandi catene montuose Nel corso del Cenozoico assistiamo a un altro dei grandi eventi che hanno caratterizzato più volte la storia geologica della Terra: si sollevarono le grandi catene montuose attuali e cambiò l’aspetto del pianeta. L’India, alla deriva verso Nord già dall’Era mesozoica, entrò in collisione con l’Eurasia: dalla deformazione dei margini di queste due placche e del Era cenozòica vamento delle catene alpino-himalayane e l’aspetto del pianeta cambiò in maniera profonda. L’era cenozoica, iniziata 65 milioni di anni fa, prosegue tutt’ora. Essa viene suddivisa in tre periodi: – Paleogène, – Neogène, – Quaternario (il più recente). fondo oceanico tra esse interposto nacque una gigantesca catena montuosa, l’Himalaya, che saldò tra loro i due continenti. Più a Ovest, anche il continente africano completò la sua collisione con l’Eurasia: si sollevarono grandi catene, estese da Gibilterra all’Iran, che si saldarono ai rilievi himalayani. Nella collisione, i sedimenti presenti sul fondo dell’antico mare Tètide furono sollevati e costituirono le Alpi e Quaternario Neogène 2,6 23 Paleogène 65 130 204 245 290 360 400 418 495 poi gli Appennini. In tale processo la Tètide scomparve gradualmente. Dopo la collisione, dell’antico mare non rimasero che piccoli bacini. Il mare Adriatico e la parte orientale del Mediterraneo sono le ultime testimonianze della Tètide. Il Mediterraneo occidentale e il Mar Tirreno sono, invece, nuovi: si formarono in seguito a un assottigliamento e sprofondamento della crosta. 570 4600 QUESITI 1 Come scomparve il mare Tètide? LEGGI L’IMMAGINE 2 Quali placche, saldandosi tra loro, hanno originato l’Himalaya? CHE COSA VEDE IL GEOLOGO sedimenti marini cunei di crosta oceanica Tetide India arco vulcanico Asia crosta co nt ale ta continent cros inentale crosta oceanica mantello A Le rocce dell’Himalaya comprendono: sedimenti marini deposti lungo le antiche coste dell’India, resti di crosta della Tetide, resti di un arco vulcanico. Queste rocce sono oggi accatastate in grandi pile e molto deformate, ma se si risale ai loro ambienti di formazione è possibile ricostruire l’origine delle catena montuosa. A 60 Ma fa: la Placca indiana, formata da crosta continentale (India) e oceanica (Tetide), si sta movendo verso nord, mentre il fondo dell’oceano scende in subduzione sotto la Placca asiatica. Come conseguenza, lungo il margine dell’Asia si accumulano, per l’attrito, cunei di crosta oceanica, mentre più all’interno si attiva una catena di vulcani. B Himalaya Tibet B 40 Ma fa: l’India giunge a collisione con l’Asia; la crosta dell’India e i sedimenti marini che la ricoprono si infilano sotto i cunei di crosta oceanica. Comincia a sollevarsi una fascia di rilievi, mentre la Tetide va scomparendo. C Oggi: la crosta continentale indiana continua ad avanzare, ma per l’attrito contro il bordo dell’Asia si è lacerata in lunghi cunei che sono scivolati uno sull’altro e si sono impilati sopra l’India. Nella fascia di saldatura la crosta ha raggiunto grossi spessori e, per galleggiamento, si è sollevata, formando Himalaya e Tibet. 14 SCIENZE DELLA TERRA India cunei di crosta continentale spinti sotto l’Asia Asia cunei di crosta oceanica («saldatura») sedimenti della Tetide C Lupia Palmieri, Parotto, Saraceni, Strumia, Scienze naturali © 2011, Zanichelli editore S.p.A. 2 Evoluzione dei mammiferi Gli animali e le piante del Cenozoico erano simili a quelli attuali. Le angiosperme, le piante a fiori, continuarono a diffondersi e a diversificarsi. Gli invertebrati marini (molluschi, echinodermi ecc.) assunsero aspetti «moderni»: varie specie risalenti al Cenozoico sopravvivono ancora oggi. I pesci abbondavano. Ma i veri protagonisti dell’evoluzione della fauna furono i mammiferi che, dopo la scomparsa dei rettili mesozoici, si diffusero rapidamente occupando tutti gli ambienti. Nella prima metà dell’era comparvero i progenitori dei carnivori, degli erbivori moderni e dei mammiferi marini. Inoltre, comparvero i primi equidi, i progenitori dei cavalli. Poco dopo comparvero canidi e orsi, oltre ai macairodonti – feroci carnivori simili alle ti- Oreopithecus era un primate alto meno di un metro, con gli arti anteriori molto lunghi e il cranio piuttosto diverso da quello delle scimmie odierne. Questo scheletro ha circa 8 milioni di anni ed è stato trovato presso Grosseto (in Toscana). arti anteriori arti posteriori Le nummuliti, protozoi con un guscio calcareo (foto in grandezza naturale), sono fossili guida del Cenozoico. gruppo zoologico del quale oggi fanno parte le scimmie e l’uomo. Verso la fine dell’era i mammiferi erano molto simili a quelli che vivono attualmente. tavolati 60˚ orogeni alpino-himalayano mesozoico ercinico 30˚ caledonico Equatore 0˚ 2000 kilometri 30˚ 9 90 90˚ 3 L’evoluzione delle aree continentali La crosta continentale è il risultato di una complessa evoluzione, nella quale è assai importante il processo di orogenesi (la formazione delle catene montuose). Ogni area continentale è infatti formata dall’aggregazione di fasce di rocce (lunghe anche migliaia di kilometri), ognuna delle quali è il risultato di fasi di I rilievi sollevati dai processi orogenetici più recenti raggiungono quote più o meno elevate di quelli sollevati durante processi orogenetici antichi? Puoi rispondere dopo aver controllato sull’atlante geografico: confronta, ad esempio, la zona dell’Himalaya con i Monti Appalachi settentrionali. Osserva la cartina in basso. 씰 Quale dei due processi orogenetici è più recente? 씰 Quale ha dato luogo a catene attualmente più elevate? 3 30˚ 0˚ 0 1 Nel Cenozoico erano ancora presenti i grandi rettili? LEGGI L’IMMAGINE 2 Quali sono i fossili guida del Cenozoico? Ricorda che, cronologicamente, si va dall’orogenesi caledoniana, la più antica, a quella alpinohimalayana più recente. 80˚ 120˚ 0 Rifletti sui processi orogenetici QUESITI gri, con canini a forma di pugnale – e i mastodonti, primitivi elefanti. Tra le molte novità di questa era vi è lo sviluppo dei primati, il cratoni scudi 180˚ ATTIVITÀ 30˚ 0 profonda deformazione della crosta, che si sono succedute nel tempo. Una fascia di crosta continentale che è stata coinvolta in un’orogenesi diventa, col tempo, una nuova parte stabile della crosta continentale cui è stata saldata. In seguito, qualche sua parte può essere coinvolta in una nuova orogenesi, ma il suo destino è quello di rimanere crosta continentale. In altre parole, i conti- Lupia Palmieri, Parotto, Saraceni, Strumia, Scienze naturali © 2011, Zanichelli editore S.p.A. 60˚ 0 90 90˚ 0 120 120˚ 2 180˚ nenti sono mosaici di «settori» diversi che si sono aggregati nel corso del tempo e che continuano lentamente a subire profonde trasformazioni, a seconda dei movimenti delle placche. Nelle vaste aree continentali si distinguono scudi e tavolati. Gli scudi sono le parti più antiche: appaiono come ampie pianure leggermente bombate verso l’alto e sono costituiti da af- fioramenti di ammassi di rocce ignee e metamorfiche, che non sono state più interessate da orogenesi né ricoperte dal mare almeno nell’ultimo miliardo di anni. I tavolati, che circondano gli scudi e in parte li ricoprono, sono ampie aree pianeggianti in cui affiorano rocce sedimentarie in pratica non deformate, testimonianze di lunghi periodi di sommersione marina alternati a fasi di emersione. Scudi e tavolati sono detti cratoni e formano gran parte della crosta continentale; ad essi si sono saldate le fasce (dette orogeni) in cui l’orogenesi si è verificata in genere entro gli ultimi 500 milioni di anni. QUESITI 1 Che cosa diventano le fasce di costa continentale che sono state coinvolte in un processo di orogenesi? LEGGI L’IMMAGINE 2 Qual è l’orogenesi più recente? 3 Che zone ha coinvolto? U N I T À • L’evoluzione del pianeta 15 8. Il Quaternario: gli ultimi 2,6 Ma Fino a poco tempo fa a questo punto avremmo trovato il titolo: Era quaternaria, indicante l’intervallo iniziato 1,8 milioni di anni fa. In realtà, già da tempo gli studiosi sanno che il grande evento per cui si era distinta un’era post-cenozoica – le glaciazioni – si era già manifestato in epoche precedenti. Non solo: nuove ricerche hanno mostrato che il raffreddamento del clima che ha portato alle glaciazioni più recenti iniziò 2,6 milioni di anni fa, quindi già nel corso dell’Era cenozoica. Inoltre, recenti scoperte hanno confermato che un altro grande evento, ritenuto caratteristico del Quaternario, cioè la comparsa del genere Homo, in realtà ha le sue radici ben più indietro, nel Cenozoico. L’Unione Internazionale di Scienze Geologiche ha stabilito perciò di considerare il Quaternario come un periodo dell’Era cenozoica, con inizio circa 2,6 Ma fa e in corso tutt’oggi. Quaternario Era cenozòica 2,6 23 65 130 204 245 씰 VEDI ANCHE… 290 Unità T4 • PARAGRAFO 7: Come operano i ghiacciai 360 400 418 1 Le glaciazioni Grandi glaciazioni si sono verificate spesso nella storia della Terra. Sulle Alpi si possono osservare gli effetti delle glaciazioni quaternarie: un circo glaciale incastonato in un versante o il profilo a U di una valle rivelano che in passato i rilievi erano coperti da distese di neve e ghiaccio, mentre le vallate erano colmate da ghiacciai, che scendevano verso la pianura. Il clima è stato dunque più freddo di adesso nella parte finale dell’Era cenozoica. Nei periodi freddi, la parte settentrionale dell’America del Nord, la Siberia, l’Himalaya, l’Europa settentrionale e le Alpi, come pure le Ande e l’Antartide, erano coperte da vaste e spesse distese di ghiaccio, con numerose lingue più avanzate. Al contrario, durante le fasi interglaciali il clima era mediamente più caldo di oggi e le masse ghiacciate erano molto ridotte. Le conseguenze dell’alternarsi di periodi freddi e caldi furono notevoli. Durante le glaciazioni, grandi quantità di acqua rimanevano immobilizzate sotto forma di ghiaccio; di conseguenza, il livello del mare si abbassava notevolmente ed emergevano tratti di costa sino ad allora sommersi. Durante i periodi interglaciali, il ghiaccio si scioglieva e l’acqua tornava al mare, il cui livello si al- 570 LEGGI L’IMMAGINE 2 Quanta parte dell’Italia è stata coinvolta nell’ultima glaciazione? ghiaccio DONAU-GÜNZ puntate interglaciali GÜNZ-MINDEL MINDEL-RISS RISS-WÜRM caldo temperatura attuale freddo DONAU puntate glaciali GÜNZ MINDEL RISS WÜRM 0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 SCIENZE DELLA TERRA 495 1 Che cosa causò le glaciazioni? 4600 1800 16 QUESITI La forma a U di questa valle (una diramazione della Val Gardena, in Alto Adige) è dovuta all’erosione dei ghiacciai alpini durante l’ultima glaciazione. 2000 La curva indica, con le sue oscillazioni, le variazioni della temperatura media rispetto alla temperatura attuale. zava nuovamente, e territori prima asciutti venivano sommersi. In Italia, ad esempio, le acque del mare Adriatico arrivarono più volte all’odierna Lombardia. migliaia di anni Lupia Palmieri, Parotto, Saraceni, Strumia, Scienze naturali © 2011, Zanichelli editore S.p.A. ATTIVITÀ posteriori sia le nocche degli arti anteriori). Cosa può aver determinato l’affermarsi di questi progenitori in grado di muoversi su due sole zampe? Si pensa che la spinta evolutiva sia legata ai profondi cambiamenti ambientali avvenuti in Africa orientale a partire da 10 milioni di anni fa. Infatti, con l’apertura della 3 Verso l’uomo moderno I resti umani più antichi finora scoperti risalgono a circa 2 milioni di anni fa e sono stati trovati in Africa centrale. Si tratta di crani e utensili di pietra rudimentali, attribuiti a Homo habilis, un ominide alto poco più di un metro e dieci centimetri con un cervello grande circa metà di quello di un uomo moderno. Lo stadio successivo dell’evoluzione umana si compì con la comparsa, a partire da circa 1,7 milioni di anni fa, di Homo erectus. Il nome Homo erectus non descrive una vera e propria specie, ma un insieme di forme accomunate da alcune caratteristiche anatomiche, come le dimensioni del cervello, il viso largo, il naso ampio, le arcate sopraccigliari prominenti, la fronte e il mento sfuggenti. Homo erectus – a differenza di Homo habilis, che visse esclusivamente in Africa – si diffuse anche in Asia e in Europa; a Ceprano (Lazio) è sta- to trovato un cranio di circa 800 000 anni fa. Circa 200 000 anni fa compariva la specie Homo sapiens sapiens Homo neanderthalensis, diffusa in Europa, Italia compresa (come nella grotta del Monte Homo neanderthalensis Circeo, a Sud di Roma). A lungo ritenuta una forma della nosHomo erectus tra stessa specie (e chiamata per questo Homo sapiens Homo habilis neanderthalensis), è stata in tempi recenti Australopithecus afarensis 10 000 identificata come 2 600 000 2 000 000 700 000 100 000 30 000 oggi una specie distinta anni fa da quella moderPliocene Pleistocene Olocene na, anche se vicina a questa. L’uomo di Neanderthal era riva Homo sapiens, la specie alto circa un metro e sessanta cui appartiene l’uomo moderno. centimetri, aveva una corporaOriginaria dell’Africa, si diffuse tura tozza e possedeva un crapresto negli altri continenti: al QUESITI nio di volume poco più grande termine delle glaciazioni (10 000 1 Quali sono i resti umani più antidi quello della nostra specie, ma anni fa circa), l’uomo era ormai chi finora ritrovati? con la fronte sfuggente. I neanpresente in diversi continenti e LEGGI L’IMMAGINE dertaliani avevano sviluppato cominciavano a differenziarsi, a 2 Quando è comparso il gruppo di credenze e riti religiosi. seconda delle caratteristiche amHomo sapiens a cui appartiene l’uoCirca 200 000 anni fa compabientali, i gruppi umani attuali. mo moderno? [Kenneth Garrett, 2000] 2 Prime tappe dell’evoluzione umana Durante il Quaternario comparve il genere Homo, al quale appartiene la nostra specie (Homo sapiens). L’albero genealogico umano è stato più volte modificato e ancora oggi la storia evolutiva della specie presenta delle incertezze dovute alla scarsità di resti fossili per le forme più antiche. Uomini e scimmie appartengono all’ordine dei Primati, un gruppo zoologico evolutosi tra la fine del Cretaceo e l’inizio del Paleocene. Si pensa che le linee evolutive che hanno portato da un lato all’uomo e dall’altro alle scimmie antropomorfe (come il gorilla e lo scimpanzé) si siano separate – a partire da un antenato comune – tra gli 8 e i 5 milioni di anni fa, quando una creatura simile a una scimmia antropomorfa sviluppò un nuovo adattamento: l’andatura bipede (le scimmie antropomorfe camminano appoggiando al suolo sia le zampe Rift Valley e il mutamento della distribuzione delle piogge, si differenziarono due grandi regioni: a Ovest della Rift Valley il clima era più umido e continuarono a prosperare le foreste, habitat delle scimmie antropomorfe; a Est, dove il clima era più asciutto, la prateria sostituì il bosco. È in questo ambiente più aperto e arido che si svilupparono specie di scimmie antropomorfe bipedi, che vivevano al suolo. Nel nuovo ambiente, l’andatura bipede era vantaggiosa: consentiva di muoversi meglio e su distanze maggiori alla ricerca del cibo, di avvistare in anticipo eventuali predatori e di avere le mani libere per raccogliere e trasportare il cibo o per usare rudimentali attrezzi. Completa le informazoni La cartina nella pagina a sinistra raffigura l’Italia durante l’ultima glaciazione. Confrontala con un atlante e completa. La Sardegna era .......................................... L’isola d’Elba era .......................................... L’isola di Pantelleria era ......................................... Il fiume Po era .......................................... QUESITI 1 In quali rami si è evoluto il gruppo zoologico dei Primati? 2 Quali vantaggi presenta il bipedismo rispetto al quadrupedismo? epoche Questo cranio risale a 2 milioni di anni fa. Proviene da Drimolen, in Sudafrica, e appartiene a un ominide dalle grosse mascelle che possiamo considerare come il rappresentante di un ramo estinto dell’albero genealogico umano. Lupia Palmieri, Parotto, Saraceni, Strumia, Scienze naturali © 2011, Zanichelli editore S.p.A. U N I T À • L’evoluzione del pianeta 17 SINTESI DEI CONTENUTI M A P P A D E L L’ U N I T À 1 2 3 Il passato della Terra I fossili Il processo di fossilizzazione 4 5 6 7 Il Precambriano: da 4600 a 570 Ma fa Il Paleozòico: da 570 a 245 Ma fa Il Mesozòico: da 245 a 65 Ma fa Il Cenozòico: da 65 Ma fa a oggi 8 Il Quaternario: gli ultimi 2,6 Ma Era Paleozoica Periodo Carbonifero . m.a m.a 280 . .a . . . m.a 245 190195 m.a. mb ca Ca mb P 136 2 miliardi di anni 3 Il processo di fossilizzazione • La fossilizzazione può avvenire in segui- to a: – mineralizzazione (impregnazione dei tessuti o sostituzione delle sostanze che costituiscono le parti dure di un organismo con sali minerali insolubili); 18 SCIENZE DELLA TERRA . . .a m .a. 65 m 4 .a. -5 53 38 m . 37 6 m.a . 2 m.a 7 .a. m 2,6 • datare gli eventi del passato sono i fossili, che permettono anche di ricostruire le tappe dell’evoluzione biologica. I fossili sono i resti di organismi vissuti nel passato, rimasti «inglobati» nelle rocce sedimentarie. m.a ri an o Mes od o re P eri ci c o Era 3 miliardi di anni do r io Pe rocce più antiche finora datate sulla terra Cr e ta cellule fossili più antiche finora trovate 4 miliardi di anni do P er i or n a ri o e Quat • Uno degli strumenti più importanti per Periodo Giurassico rian o 570 milioni di anni fa a. an o o riod Pe ssico Tria 1 miliardo di anni 500 m. ozoica 430-400 m.a do ri o ne Pe o gè le Pa 4,6 miliardi di anni fa 2 I fossili Pe rm ia n o 395 m • Pe rio do 5 • Precambriano, Era paleozoica, Era mesozoica, Era cenozoica. Le ere geologiche sono ulteriormente suddivise in periodi. L’ultimo periodo della storia del nostro pianeta – quello in cui viviamo– è iniziato 2,6 milioni di anni fa ed è chiamato Quaternario. i vic do Or do Perio • – – – – 34 • Le caratteristiche attuali del nostro pianeta sono il risultato di un’evoluzione durata milioni di anni, nel corso della quale tutte le componenti del Sistema Terra – atmosfera, idrosfera, litosfera e biosfera – hanno subìto importanti cambiamenti. La storia della Terra viene comunemente suddivisa in 4 intervalli, chiamati (tranne il primo) ere geologiche: Pe Silu riod ria o no 1 Il passato della Terra o o riod Pe onian v De o iod Per ène g Neo Era Ce no zo ica • Carbone, petrolio e gas naturale sono il prodotto di profonde trasformazioni di grandi accumuli di sostanza organica animale o vegetale. Sono detti combustibili fossili. – carbonizzazione (arricchimento in carbonio dei materiali vegetali sepolti sotto strati di sedimenti che impediscono la decomposizione); – inglobamento (per esempio, nell’ambra, resina indurita di antiche conifere). Lupia Palmieri, Parotto, Saraceni, Strumia, Scienze naturali © 2011, Zanichelli editore S.p.A. 4 Il Precambriano: da 4600 a 570 Ma fa • Il Precambriano va da 4,5 miliardi di anni fa a 570 milioni di anni fa. • I principali eventi geologici del Precam- briano sono: – la formazione di una crosta continentale; – il raffreddamento del pianeta accompagnato dall’emissione di gas che modificano la composizione dell’atmosfera primitiva; 5 Il Paleozòico: da 570 a 245 Ma fa 6 Il Mesozòico: da 245 a 65 Ma fa • L’Era mesozoica (245-65 milioni di anni fa) è divisa in 3 periodi: Triassico, Giurassico, Cretaceo. • Gli eventi geologici principali dell’era sono: – la frammentazione della Pangèa; – l’inizio del sollevamento delle Ande e delle cordigliere americane. • Le forme di vita sopravvissute alla crisi 7 Il Cenozòico: da 65 Ma fa a oggi • L’Era cenozoica (da 65 milioni di anni fa a oggi) viene suddivisa in 3 periodi: Paleogene, Neogene, Quaternario. • All’inizio dell’Era cenozoica: – l’India, alla deriva verso Nord già dall’Era mesozoica, entra in collisione con l’Eurasia e si solleva l’Himalaya. – Il continente africano completa la collisione con l’Eurasia: si sollevano grandi cate- – – – – – • • • biologica del Paleozoico iniziano a diversificarsi e a diffondersi: le conifere e, verso la metà dell’era, le prime angiosperme, piante dotate di fiori e frutti; nei mari nuovi coralli e le ammoniti; i rettili, che si differenziano in molte forme; i primi mammiferi; i primi uccelli (nel Giurassico). • Alla fine America del Nord Eurasia del Tetide Africa MesoAmerica India del Sud zoico si Australia verifica una Antartide nuova crisi biologica: in pochi milioni di anni si estinguono i dinosauri; inoltre, scompaiono le ammoniti insieme a molti altri gruppi di organismi. ne, che si saldano ai rilievi himalayani. • Nella collisione, i sedimenti del fondo • 8 Il Quaternario: gli ultimi 2,6 Ma Il periodo nel quale viviamo – iniziato 2,6 milioni di anni fa – è chiamato Quaternario. Nel corso del Quaternario si alternano periodi glaciali e periodi interglaciali. Durante le glaciazioni i ghiacciai si espandono: la parte settentrionale dell’America cinese N ni fa e si conclude 245 milioni di anni fa. È suddivisa in 6 periodi che, a partire dal più antico, sono: il Cambriano, l’Ordoviciano, il Siluriano, il Devoniano, il Carbonifero e il Permiano. • Gli eventi principali del Paleozoico sono: – la collisione tra il continente nordamericano e quello europeo che causa l’orogenesi asiatico nordamericano mare Tètide e che è caledoniana e la formazione europeo lassa circondato dall’oceadella Laurussia; ta Mare Tetide n a no P Ocea no Pantalàssa. – la collisione tra il Gondwana, G africano australiano sudamericano E A il continente che domina all’ini• Nell’Era paleozoiantartico ca compaiono le piante zio dell’era l’emisfero sud, e la Lauterrestri numerosi gruppi di inrussia, che causa l’orogenesi ercinica; vertebrati marini, pesci, anfibi e i primi – la collisione del continente asiatico con rettili. la Laurasia e la formazione di un unico Alla fine dell’era, una crisi biologica causa continente che raggruppa le terre emerse, • la scomparsa dell’85% delle forme viventi. chiamato Pangèa, nel quale penetra il PA • L’Era paleozoica inizia 570 milioni di an- – la raccolta delle acque nei bacini oceanici; – ripetute collisioni tra i blocchi continentali e formazione dei «supercontinenti». – la comparsa nei mari (circa 3,5 miliardi di anni fa) di organismi procarioti non in grado di compiere la fotosintesi; – la comparsa degli organismi autotrofi (cioè fotosintetizzanti) e degli eucarioti; – l’ulteriore evoluzione della vita, con la comparsa di molti invertebrati • • dell’antico mare Tètide vengono sollevati e vanno a costituire Pirenei, Alpi, Appennini e Carpazi. Gli animali e le piante che si evolvono all’inizio nell’Era cenozoica sono molto simili a quelli attuali: le angiosperme continuano a diffondersi; gli invertebrati marini assumono aspetti «moderni»; i mammiferi si differenziano in molte forme. del Nord, buona parte dell’Asia, l’Europa settentrionale e le Alpi, come pure le Ande e l’Antartide, sono coperte di ghiaccio. Durante le fasi interglaciali, il clima è mediamente più caldo di oggi e le masse ghiacciate sono molto ridotte. Si pensa che le cause di queste periodiche oscillazioni climatiche siano legate ai moti Lupia Palmieri, Parotto, Saraceni, Strumia, Scienze naturali © 2011, Zanichelli editore S.p.A. • millenari della Terra. Durante il Quaternario compare e si evolve il genere Homo, quello a cui appartiene la nostra specie (Homo sapiens). U N I T À • L’evoluzione del pianeta 19 PER LA VERIFICA 1 Il passato della Terra 9 Completa. 1 Le prime forme di vita sulla Terra comparvero circa A B C D 350 milioni di anni fa 3,5 miliardi di anni fa 35 miliardi di anni fa 350 miliardi di anni fa 10 L’inglobamento permette la conservazione delle parti molli di un organismo. Vero 2 Ordina le seguenti ere geologiche dalla più antica alla più re- cente. A B C Il processo di fossilizzazione che determina la formazione dei carboni fossili è detto ................................ Mesozoico Paleozoico Cenozoico Falso Motiva la risposta. ............................................................... ......................................................................................... 4 Il Precambriano: da 4600 a 570 Ma fa 11 Più di 4 miliardi di anni fa la Terra aveva probabilmente una primitiva crosta basaltica. 3 Le ere geologiche sono a loro volta suddivise in A B C periodi epoche eoni B C D Falso Motiva la risposta. ............................................................... ......................................................................................... 4 La fine del Precambriano risale circa a A Vero 6 milioni di anni fa 60 milioni di anni fa 600 milioni di anni fa 6 miliardi di anni fa 12 La Terra si è formata circa A B C D 45 milioni di anni fa 450 milioni di anni fa 4,5 miliardi di anni fa 45 miliardi di anni fa 13 Probabilmente la tettonica delle placche era attiva già oltre 3 miliardi di anni fa. 2 I fossili Vero Falso Motiva la risposta. ............................................................... 5 Completa. I ................................. sono resti di ................................... vissuti per un periodo di tempo breve ma su un’area geografica estesa, che consentono agli studiosi di ricostruire la successione delle ................................. e dei ........................................ geologici. ......................................................................................... 14 Si ritiene che i primi mari della Terra abbiano rappresentato l’am- biente più favorevole per la formazione delle molecole organiche. Vero Falso Motiva la risposta. ............................................................... 6 I fossili si trovano soprattutto nelle rocce magmatiche. Vero ......................................................................................... Falso Motiva la risposta. ............................................................... ......................................................................................... 7 Completa. Il carbone deriva dalla ................................... di grandi masse ................................ coperte da sedimenti. 3 Il processo di fossilizzazione 15 Le più antiche forme di vita comparse sulla Terra erano A B C D organismi eucarioti unicellulari autotrofi organismi procarioti unicellulari eterotrofi organismi procarioti pluricellulari eterotrofi organismi eucarioti pluricellulari eterotrofi 16 Completa. La comparsa di organismi ................................., cioè in grado di compiere la fotosintesi, arricchì l’atmosfera di ...................... 8 Il processo di fossilizzazione degli organismi più comune è A B C D 20 la mummificazione la mineralizzazione la carbonizzazione l’inglobamento SCIENZE DELLA TERRA 5 Il Paleozòico: da 570 a 245 Ma fa 17 Nel Devoniano compaiono A C i primi pesci e anfibi i primi vertebrati B D i primi rettili i primi uccelli Lupia Palmieri, Parotto, Saraceni, Strumia, Scienze naturali © 2011, Zanichelli editore S.p.A. 18 Nei due planisferi è rappresentato il movimento dei continenti 23 Il Mesozoico è definito dai paleontologi come l’era nel Paleozoico. Inserisci al posto dei puntini i nomi mancanti. A B C D dei mammiferi degli anfibi dei dinosauri dei rettili 7 Il Cenozòico: da 65 Ma fa a oggi A W A N G O N D UA14 P 341 d 24 Nell’Era cenozoica compaiono i primati. Vero Falso Motiva la risposta. ............................................................... ......................................................................................... 16 25 Quali tra questi animali non hanno fatto la loro comparsa nel PA Oceano Tètide N G Cenozoico? E A A B C 19 Al termine dell’Era paleozoica le terre emerse sono aggregate D equidi canidi uccelli ursidi in un unico supercontinente chiamato A B Rodinia Pangea C D 26 Scegli l’alternativa corretta. Gondwana Laurasia Le Alpi si sono sollevate nella collisione tra la Placca eurasiatica e la Placca indiana/la Placca africana. 6 Il Mesozòico: da 245 a 65 Ma fa 27 Gli scudi sono le parti più giovani delle aree continentali. Vero Falso Motiva la risposta. ............................................................... ......................................................................................... 20 Completa. Le ............... sono fossili guida dell’Era mesozoica. 21 I primi uccelli comparvero A nel Triassico B nel Giurassico C nel Cretacico 8 Il Quaternario: gli ultimi 2,6 Ma 22 L’estinzione dei rettili al termine dell’Era mesozoica fu rapida 28 I resti umani più antichi scoperti finora sono stati trovati in e improvvisa. Asia. Vero Falso Motiva la risposta. ............................................................... ......................................................................................... Vero Falso Motiva la risposta. ............................................................... ......................................................................................... Impara a imparare 29 Completa lo schema relativo all’evoluzione del pianeta. che comprende 3 Ere geologiche ........................................... ........................................... ............................................ ........................................... il periodo Era paleozoica Storia della Terra il periodo ............................................ il periodo ........................................... ........................................... ........................................... Lupia Palmieri, Parotto, Saraceni, Strumia, Scienze naturali © 2011, Zanichelli editore S.p.A. U N I T À • L’evoluzione del pianeta 21 PER LA VERIFICA 30 Definisci i seguenti termini. A Era geologica ...................................................................................... ...................................................................................... B Fossilizzazione ...................................................................................... ...................................................................................... C Supercontinente ...................................................................................... ...................................................................................... D Stromatoliti ...................................................................................... ...................................................................................... E Quaternario ...................................................................................... ...................................................................................... F Pangea ...................................................................................... ...................................................................................... G Homo habilis ...................................................................................... ...................................................................................... 31 Costruisci una tabella sull’evoluzione del pianeta. Crea una tabella composta da due colonne: – nella prima inserisci gli eventi più significativi dell’evoluzione geologica e tettonica del pianeta a partire dal più antico, – nella seconda inserisci gli eventi più significativi della storia della vita sulla Terra. Sottolinea con lo stesso colore tutti gli eventi avvenuti nella stessa era. 32 Ordina e data dalla più antica alla più recente la comparsa del- le specie e dei gruppi di ominidi di cui siamo a conoscenza. Homo erectus, Australopitecus afarensis, Homo sapiens sapiens, Homo habilis, Homo sapiens neanderthalensis. Entro un’ampia fascia parallela alle coste si alternavano bassi fondali separati da lunghi bracci di mare più profondo. Sui bassi fondali si svilupparono vaste scogliere, i cui resti si trovano oggi, per esempio, nelle Dolomiti o nell’Appennino laziale-abruzzesecampano. Negli ampi spazi di mare più profondo che separavano e circondavano le scogliere si accumularono, nello stesso intervallo di tempo, rocce sedimentarie di diverso tipo (marne, argille, selce), con fossili di ambiente pelagico (come le ben note ammoniti). Questi tipi di rocce si trovano oggi, tra l’altro, nelle Prealpi lombarde e nell’Appennino umbro-marchigiano. Nei settori dell’oceano più lontani dalle coste si deposero invece modesti spessori di sedimenti fini, in genere argillosi, con resti di organismi marini pelagici. Rocce derivate da quei sedimenti si trovano nell’Appennino tosco-ligure-emiliano e campano-lucano, e nelle Alpi Occidentali. La lunga fase di espansione dell’Oceano Ligure-piemontese ebbe termine circa 100 milioni di anni fa. Il continente africano, per il progressivo aprirsi dell’Oceano Atlantico meridionale cominciò a muoversi verso l’Eurasia, mentre sul fondo dell’oceano si originò una fossa di subduzione. Ebbe inizio, così, un processo di collisione continentale, che coinvolse ampiamente i due prismi sedimentari e la crosta su cui si erano accresciuti. Compresse lentamente in una formidabile morsa, le rocce sedimentarie dei prismi e quelle metamorfiche e magmatiche della crosta si frantumarono progressivamente in grandi scaglie, che scivolarono come falde di ricoprimento le une sulle altre, fino ad accumularsi in gigantesche pile. All’interno di questi ammassi rocciosi si aprivano la via, risalendo da zone profonde, grandi masse di magma. La crosta oceanica formatasi con l’espansione dell’Oceano Ligure-piemontese venne trascinata in gran parte in profondità, nel mantello, dalla subduzione. Alcuni lembi però, strappati via nella collisione, finirono anch’essi tra le falde, dove oggi li troviamo come ofioliti (o rocce verdi), sia nelle Alpi Occidentali, sia nell’Appennino tosco-ligure. La fascia di crosta in corrispondenza della collisione aumentò di spessore e, a causa del conseguente aggiustamento isostatico, si sollevò, dando origine a nuove catene montuose, tra cui le Alpi e gli Appennini. Contemporaneamente, verso Est la collisione tra India e Asia portava alla formazione delle catene himalayane. Ora rispondi alle domande. A. Che cosa si intende per Oceano Ligure-piemontese? B. Dove si trovavano 150 Ma fa le ammoniti che oggi si possono ritrovare negli Appennini? C. Che cosa è avvenuto a partire da 100 Ma fa? D. Che origine hanno le ofioliti? 33 Comprensione del testo. Verso la fine del Giurassico l’Oceano Ligure-piemontese era compreso tra il bordo dell’Europa centrale (già formata alla fine dell’Era paleozoica) e la piccola placca Adria (da alcuni ritenuta una prosecuzione dell’Africa, appena coperta dal mare). Lungo i margini dell’Oceano Ligure-piemontese si andavano accumulando due grandi prismi sedimentari (uno detto «europeo» e l’altro «africano»), separati dalla fascia di crosta oceanica comprendente la dorsale e coperta solo da un modesto spessore di sedimenti. 22 SCIENZE DELLA TERRA 34 Quesito in inglese Stromatolites testify to the existence in the Precambrian of A B C D eukaryotic organisms oceanic crust shells photosynthetic bacteria Lupia Palmieri, Parotto, Saraceni, Strumia, Scienze naturali © 2011, Zanichelli editore S.p.A.