viticoltura/ricerca Vivono nel terreno e si vedono solo al microscopio NEMATODI VETTORI DI VIRUS DELLA VITE L’analisi del terreno intesa ad accertare la presenza di nematodi del genere Xiphinema è obbligatoria per legge e se ne deve fare carico il vivaista viticolo, ma è utile anche quando si piantano o rinnovano vigneti Mauro Filippi, Gino Angeli Istituto Agrario di San Michele all’Adige (IASMA) - Centro di saggio e diagnosi fitopatologica – 38010 San Michele all’Adige (TN) Foto 1: Xiphinema index (Fonte: Coiro M.I., Lamberti F., Agostinelli A., Vindimian M.E., 1989) za del terreno” con conseguente calo di produzione negli appezzamenti dove si coltiva per anni la stessa specie vegetale. Ai danni diretti si deve poi aggiungere la possibilità di numerosi nematodi di trasmettere virosi, attraverso il loro trasporto da pianta infetta a pianta sana. Nel caso della vite in particolare è coinvolto il genere Xiphinema come vettore del “Complesso dell’arricciamento (GFV)”. Già nel 1925, il trentino Giulio Catoni annotava a proposito di questa malattia da virus della vite che la trasmissione avveniva con il terreno che aveva ospitato in precedenza viti ammalate. L’allegato 1 del Decreto Ministeriale 8 febbraio 2005, prevede che i materiali vegetali di moltiplicazione (gemme e portainnesti) siano coltivati nella massima garanzia possibile, che il suolo di coltivazione non sia stato infettato da organismi nocivi o loro vettori, in particolare da nematodi. Per la realizzazione di un campo di Piante Madri di vite si richiede in particolare l’assenza di nematodi vettori di virus appartenenti al genere Xiphinema (index, brevicolle e pachtaicum sono le specie più diffuse in Trentino). Qua- Terra Trentina I nematodi costituiscono un grup­ po zoologico tra i più diffusi e numerosi in natura per la loro straordinaria capacità di adattamento all’ambiente. Erano noti nel passato come vermi o anguillule per la loro forma ed il loro modo di muoversi. Non esiste ambiente naturale o coltivato che essi non abbiano colonizzato. Numerose specie si sono specializzate nella vita parassitaria non solo a spese di piante ma anche animali, sia invertebrati che vertebrati, tra cui l’uomo. Salvo pochissime eccezioni, i nematodi che attaccano le piante non sono visibili ad occhio nudo essendo incolori ed esilissimi (18-40 µm di larghezza e 0,310 mm di lunghezza). L’entità dei danni causati da questi fitoparassiti può giungere nei casi più gravi alla totale distruzione delle colture. Secondo recenti stime le perdite di produzioni agricole attribuibili ai nematodi fitoparassiti ammontano al 10-12%. In Italia molte colture floricole, ortive, cerealicole, leguminose, fruttifere ed ovviamente la vite subiscono forti perdite di produzione in seguito agli attacchi di questi fitofagi. I danni causati dall’attività dei nematodi consistono sia in una riduzione quantitativa della produzione sia in un peggioramento qualitativo del prodotto finale. La diffusione delle colture specializzate e parallelamente l’abbandono delle tradizionali rotazioni hanno favorito in molti ambienti agricoli l’incremento massivo dei nematodi, responsabili tra l’altro della cosiddetta ”stanchez- 27 viticoltura/ricerca Foto 2: Stiletto di Xiphinema; è l’organo di penetrazione nei tessuti vegetali ma costituisce pure un carattere di classificazione della specie. Terra Trentina Foto 3: Coda di Xiphinema; risulta anch’esso un carattere determinante per la classificazione della specie. 28 lora un nuovo impianto di viti con materiale di base o certificato venga realizzato su un terreno dove sia stata riscontrata la presenza di nematodi vettori, vi è la concreta possibilità di nuove infezioni. Il passaggio di infezione da pianta malata a pianta sana viene operato dal nematode, attraverso il suo stiletto durante la fase di nutrizione dei vegetali, a livello radicale. In questo modo la malattia si diffonde nel vigneto a “macchia d’olio”. Lo spostamento dei nematodi e conseguentemente le potenziali trasmissioni di virosi, è in funzione della tipologia di terreno che li ospita e può variare da 1 a 2 metri all’anno. Anche in seguito all’estirpazione delle piante infette, i nematodi che se ne sono alimentati possono ri- tenere il virus nel loro corpo per almeno 3–8 mesi. Le radici infette rimaste nel terreno possono costituire anch’esse un potenziale serbatoio di virus. Considerate queste premesse, si ritiene opportuno indicare alcune regole agronomiche da tenere presenti nella costituzione di nuovi campi Piante Madri di vite. Il terreno che s’intende destinare per questa attività produttiva deve essere segnalato con un certo anticipo all’Ufficio Fitosanitario della Provincia Autonoma di Trento, in quanto, se la coltura da sostituire è un vigneto, è utile eseguire delle osservazioni sulla eventuale presenza di anomalie vegetative che possono essere ricondotte a malattie da virus; parallelamente si rende necessario eseguire un campiona- mento del terreno per accertare l’eventuale presenza di nematodi vettori di virosi. Se la coltura precedente è diversa dal vigneto, non esistono generalmente particolari rischi, sebbene si renda comunque necessaria l’analisi del terreno. Nell’eventualità che alcune piante del vigneto da sostituire manifestino sintomi di virosi e l’analisi del terreno evidenzi la presenza di nematodi vettori, non è possibile destinare il terreno a campo di Piante Madri. Anche in assenza di virosi ma in presenza di nematodi, pur non costituendo un reale rischio di infezione la parcella non può essere destinata a campo Piante Madri. La pratica agronomica che prevede la semina di un erbaio da sovescio nell’anno precedente la costituzione di un campo Piante Madri è sempre consigliata; tale intervento, oltre a favorire l’eliminazione dei residui di radice del vecchio impianto di vite può essere vantaggiosa per l’importante apporto di sostanza organica, soprattutto per alcune tipologie di terreni. Relativamente alla disinfestazione del terreno, si ricorda che tale pratica con prodotti fumiganti è vietata in provincia di Trento; tuttavia, anche questa pratica fitoiatrica non garantirebbe l’eliminazione totale delle popolazioni di nematodi, in particolare quelle specie che colonizzano il terreno più in profondità. Le motivazioni del divieto sono da attribuire all’azione tossica negativa verso gli antagonisti naturali dei nematodi presenti nel terreno. La loro sparizione determinerebbe una rottura degli equilibri naturali, causando un “vuoto biologico”, che si potrebbe tradurre in una maggior recrudescenza delle infestazioni da nematodi. Le note riportate costituiscono le pratiche basilari per garantire la sanità di un campo Piante Madri di vite. Si ritiene tuttavia che gli Tabella 1: Numero di campioni di terreno positivi e negativi all’analisi di nematodi ”tipo Xiphinema” dal 1993 al 2006 ANNO TOTALE CAMPIONI CAMPIONI NEGATIVI % CAMPIONI con Xiphinema % 1993 84 72 85,7 12 14,3 1994 24 19 79,2 5 20,8 1995 54 49 90,7 5 9,3 1996 60 53 88,3 7 11,7 1997 21 18 85,7 3 14,3 1998 38 28 73,7 10 26,3 1999 33 23 69,7 10 30,3 2000 62 50 80,6 12 19,4 2001 21 17 81,0 4 19,0 2002 48 34 70,8 14 29,2 2003 50 34 68,0 16 32,0 2004 - - - - - 2005 19 16 84,2 3 15,8 2006 22 18 81,8 4 18,2 Media 536 431 80,4 105 19,6 indirizzi generali riportati nella presente nota siano da ritenersi validi non solo per la costituzione di campi Piante Madri di vite, ma anche nella realizzazione di tradizionali rinnovi di vigneti; esse infatti garantiscono il mantenimento dell’impianto in buono stato sanitario, condizione fondamentale per massimizzare le potenzialità quali-quantitative della produzione. Presenza e distribuzione di nematodi del gen. Xiphinema in Trentino I valori riportati in Tabella 1 evidenziano una percentuale media di campioni di terreno positivi a Xiphinema pari al 19,6%; nel corso del periodo 1993-2006, sebbene la percentuale di campioni positivi manifesti talvolta delle variazioni significative, il trend complessivo è da ritenersi stabile. Per quanto concerne la distribuzione sul territorio vitato della Provincia di Trento (Figura 1), dal monitoraggio territoriale si constata che in tutte le aree colti- vate sono presenti nematodi del genere Xiphinema, anche se come è stato ricordato in precedenza solo una percentuale media del 19,6% li ospita. Fra gli aspetti più curiosi è da segnalare che in numerose casistiche di terreni che abbiano ospitato oltre alla vite qualche pianta di fico, sono risultati positivi alla presenza di nematodi. Informazioni generali, ispettive e di controllo nella costituzione di Campi Piante Madri di vite in Provincia di Trento Il vivaista viticolo che intende costituire un nuovo campo Piante Madri di vite ne fa richiesta all’Ufficio Fitosanitario della PAT. Spetta ad un ispettore del medesimo servizio il compito di prelevare i campioni di terreno. I prelievi vengono eseguiti alla profondità di 10/25 cm di profondità, in punti randomizzati dell’appezzamento. Le successive analisi del terreno per la ricerca e la classificazione dei nematodi vengono eseguite presso il Dipartimento Protezione delle Piante dell’Istituto Agrario di San Michele a/Adige. L’Istituto Agrario esegue questo servizio dal 1979, utilizzando il metodo di analisi ufficialmente riconosciuto e denominato a “setacci di Kobb”. Il metodo, si basa su un sistema di lavaggio del terreno con ripetuti passaggi attraverso dei setacci a maglia variabile. L’ultimo passaggio, in setaccio con maglia da 200 mesch (200 fori per cm²), trattiene i nematodi. La successiva fase comprende la classificazione al microscopio degli individui estratti (genere e specie). Da un campione di terreno del volume di mezzo litro si possono estrarre anche migliaia di individui, nei diversi generi e specie. Il certificato di analisi rilasciato dall’Istituto Agrario S. Michele risulta necessario per il vivaista che intenda dichiarare che le marze per la produzione di barbatelle sono state prelevate in un vigneto dove l’assenza da nematodi vettori di virus è certa. Terra Trentina Fonte: Coiro M.I., Lamberti F., Agostinelli A., Vindimian M.E., 1989. 29