NICOLA GRECO NICOLA GRECO 83 82 NEMATODI: parassiti della vite molto dannosi. Nicola Greco NICOLA GRECO 84 In Italia e in diversi Paesi mediterranei e non, la vite ha grande importanza storica, culturale, economica e paesaggistica. Si pensi a cosa sarebbero l’economia italiana, e di diverse regioni in particolare, senza la coltura della vite, i tanti paesaggi collinari e valli senza la bellezza di lunghi e ordinati verdeggianti filari di vite in primavera-estate o dalle foglie variamente colorate in autunno oppure la cucina italiana senza vino. Certamente è di primaria importanza il ruolo economico, sia della vite da vino che da tavola, a partire dalle remote isole mediterranee per finire alle falde delle nostre maestose Alpi. Purtroppo, diverse fitopatie affliggono la nostra viticoltura. Fra queste sono da annoverare diverse specie di nematodi fitoparassiti. Trattasi di un gruppo zoologico autonomo, vale a dire del Phylum Nematoda, comprendente vermetti microscopici per lo più trasparenti, aventi il diametro intorno a 15-50 µm e la lunghezza da 300 µm a pochi mm, dotati di un apparato boccale provvisto di uno stiletto simile ad un ago ma cavo, con il quale perforano le cellule degli apici raFig. 3: Area viticola a Casablanca, zona centrale del Cile, con in primo piano un vigneto con molte piante in deperimento o morte perché attaccate dal nematode galligeno Meloidogyne ethiopica. (Foto Prof. Juan Carlos Magunacelaya, Val Paraiso, Cile). Foto di copertina: vecchio vigneto ad alberello con diverse piante ingiallite perché infette dal ceppo cromogeno del Grapewine fan leaf virus. ti a causa di una maggiore sensibilità delle piante agli stress ambientali, soprattutto siccità estiva e freddi invernali, giacché le radici delle piante attaccate restano piuttosto superficiali. Infine, molte specie di nematodi possono interagire con altri parassiti presenti nel terreno ed aggravare la loro sindrome. Un’interazione particolare e molto pericolosa è quella fra alcune specie di nematodi e virus vegetali, dei quali spesso rappresentano il vettore naturale. Sono molte le specie o gruppi di nematodi infeudati alla vite a livello mondiale, ma in questa nota si accennerà solo a quelli più importanti in Italia. dicali per immettere i secreti delle ghiandole esofagee e ingerire il contenuto cellulare pre-digerito. L’azione trofica dei nematodi causa arresto dello sviluppo delle radici di cui gli apici possono apparire come monconi e a volte trasformate in galle più meno vistose a seconda della specie di nematode. Sulla parte aerea delle piante attaccate i sintomi non sono specifici e sono rappresentati da sviluppo stentato, ingiallimento marcato e diffuso a secondo della gravità delle infestazioni, produzione ridotta e, nei casi più gravi, anche dalla morte delle piante. Oltre a quelli diretti, i danni arrecati dai nematodi possono essere anche indiret- 85 NICOLA GRECO PRINCIPALI GRUPPI DI NEMATODI Longidoridi Di questo gruppo sono importanti delle specie del genere Xiphinema con la specie più rappresentativa Xiphinema index. Questo nematode può causare danni diretti alle radici, ma è noto soprattutto per essere il vettore naturale del Grapevine fan leaf virus (GFLV), il virus più importante che affligge la viticoltura italiana e mondiale (Fig. 1). Il nematode (Fig. 2) è lungo circa 3,5 mm, ha un diametro di circa 50-57 µm e possiede un lungo (120-130 μm) e robusto stiletto. È un nematode ectoparassita che si nutre a spese degli apici radicali della vite di cui arresta lo sviluppo e causa la formazione di piccole galle. Può attaccare altre specie vegetali tra le quali molto importanti sono il fico e a seguire la rosa. Nutrendosi delle radici di vite infetta da GFLV, il nematode acquisisce il virus, che trattiene sulla superficie interna cuticolare dello stiletto e dell’esofago, e in seguito lo trasmette alle piante sane alimentandosi delle loro radici. X. index compie un ciclo vitale in 3-12 mesi e ha cinque stadi di sviluppo, quattro giovanili e quello adulto, differenziabili sulla base della lunghezza del Fig. 2: Esemplare femmina di Xiphinema index, vettore naturale del Grape fan leaf virus, mostrante la vulva (v) in posizione centrale, lo stiletto (st), nella porzione anteriore, e la coda (c) munita di un mucrone (Foto Prof. Franco Lamberti, Bari). durare alcuni anni. X. index si riproduce meglio intorno ai 25 °C ed in terreni piuttosto sciolti, poco in quelli ad elevato contenuto di argilla. Altre specie di Xiphinema rinvenute in Italia e che possono attaccare la vite sono X. diversicaudatum, X. italiae, X. vuittenezi, X. pachtaicum e X. brevicolle. Fra le specie di Longidorus sono da segnalare L. athesinus, L. juvenilis, L. closelongatus e L. moesicus. Tutte queste specie hanno comportamento simile a X. index, ma le popolazioni italiane non trasmettono virus alla vite né si conosce bene il loro impatto sulla vite. corpo e dello stadio di sviluppo degli organi di riproduzione. I maschi sono rarissimi perciò la riproduzione è partenogenetica. Il passaggio da uno stadio al successivo è scandito dalla muta durante la quale il nematode sostituisce tutte le parti cuticolari, incluso lo stiletto. Pertanto, dopo ogni muta il nematode perde la capacità di trasmettere il GFLV e per riacquistarla deve alimentarsi nuovamente di piante infette. Gli adulti, invece, siccome non subiscono alcuna muta, una volta acquisito il virus restano viruliferi per tutta la loro vita che può 86 87 NICOLA GRECO NICOLA GRECO Nematodi galligeni, Meloidogyne spp. Sono tristemente noti per essere i nematodi più dannosi e diffusi a livello mondiale. In Italia si deve prestare particolare attenzione alle specie Meloidogyne incognita, M. arenaria, M. javanica e M. hapla, mentre all’estero (in particolare in Cile) è altrettanto importante M. ethiopica (Fig. 3). Queste specie sono caratterizzate dal fatto che sulle radici infette formano galle piuttosto appariscenti al cui interno possono essere presenti una o più femmine. Ad iniziare l’infezione è la larva di secondo stadio che emerge dall’uovo in primavera o che, nelle zone ad inverno mite, sverna nel terreno (Fig. 5). La larva penetra nella radice subito dopo la cuffia e raggiunge il cilindro centrale ove diviene sedentaria, si ingrossa sino a divenire a adulta a forma di fiasco. La presenza del nematode induce la formazione di 3-8 cellule dette giganti, perché più grosse di quelle circostanti, ed un’abnorme produzione di cellule normali e, quindi, intorno al corpo del nematode si forma la galla (Figg. 4 e 5) dalla quale sporge una massa gelatinosa (la massa d’uova) in cui la femmina adulta depone molte uova, sino a 1500 (Fig. 5). Le cellule giganti hanno metabolismo molto attivo e sono indispensabili alla nutrizione del nematode; se non si formano il nematode e destinato a perire. La formazione delle cellule giganti causa interruzione dei vasi conduttori perciò la radice può morire o rimanere poco sviluppata. Le larve infettive (Fig. 5) sono lunghe 350-600 µm ed hanno il diametro di circa 15-20 µm e uno stiletto piuttosto esile e corto (10-15 µm). Le femmine mature, invece, sono globose (Fig. 5) con diametro longitudinale di 450700 µm e quello equatoriale di 450-500 µm e hanno un ovario molto sviluppato. I maschi in molte specie non sono comuni, sono vermiformi, lunghi circa 1-1,2 mm e hanno il diametro di 20-25 µm. Queste specie hanno, perciò, un accentuato dimorfismo sessuale. I nematodi galligeni possono interagire con altri microrganismi del terreno, ma non trasmettono virus. Le specie citate sono tipiche dei climi piuttosto caldi, perciò in Italia esse sono molto attive dalla metà della primavera all’inizio dell’autunno. Il loro ciclo biologico si completa in 30-50 giorni e durante una stagione vegetativa della vite possono completare 3-5 generazioni al termine delle quali le popolazioni di larve e uova nel terreno possono diventare molte elevate e insopportabili per la pianta (Fig. 3), sino a portarla a morte dopo alcuni anni, anche se, prima dell’impianto, sono presenti a livelli molto bassi ed appena evidenziabili con le più comuni tecniche di analisi. I danni possono essere molto gravi nei terreni sabbiosi o, più genericamente, tendenti allo sciolto e nei vigneti irrigui. Nei terreni pesanti, invece, in genere non si lamentano danni. Oltre alla vite danneggiano la maggior parte delle colture ortive e arboree da frutto e floreali e si riproducono anche su piante infestanti. Fig 5. Meloidogyne sp. su vite. A sinistra una galla su radice mostrante due femmine (f) globose bianche appena sporgenti; al centro, in alto, larve infettive vermiformi del secondo stadio giovanile, in basso una femmina matura globosa; a destra galla su radice nella quale è stata messa a nudo la femmina (f) mostrante alla sua estremità posteriore un ammasso gelatinoso contenente uova e, perciò, detto massa d’uova (mu). (Foto Dr. Nicola Vovlas, Bari) Fig 4. Radice di vite con grosse e piccole galle causate da infestazioni di Meloidogyne ethiopica. (Foto Prof. Juan Carlos Magunacelaya, Val Paraiso, Cile) 88 89 NICOLA GRECO NICOLA GRECO Criconematidi (Nematodi ad anello) Per la viticoltura italiana sono meno importanti dei due gruppi precedenti, sebbene manchino studi adeguati sulla loro patogenecità. Sono nematodi ectoparassiti caratterizzati dal corpo che appare come formato da una sovrapposizione di tanti anelli (Fig. 6) da cui deriva il nome di nematodi ad anello o annulati dato alle specie di questo gruppo. Sono nematodi piuttosto tozzi e mediamente misurano 500-600 μm di lunghezza e 45-50 μm di diametro, con uno stiletto piuttosto lungo (70-85 μm) rispetto alla lunghezza del corpo. Si nutrono a spese degli apici radicali riducendone lo sviluppo. Nei vigneti italiani sono molto comuni spe- cialmente in Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino alto Adige ove sono state riscontrate popolazioni piuttosto alte e non sono da escludere, perciò, danni. Questi nematodi, come quelli del gruppo precedente, hanno ampia gamma di piante ospiti. In Italia le specie più comuni su vite sono: Criconema mutabile, Criconemoides amorphus, C. informis, C. parvus, Hemicricinemoides gaddi, Mesocriconema antipolitanum, M. curvatum, M dherdei, M. irregularis, M. pseudosolivagum, M solivagum, M. sphaerocephala, M. xenoplax, M. yossifovichi, Ogma multisquamatum, O. palmatum. Di queste specie quella sicuramente patogena è Mesocriconema xenoplax, mentre delle altre non si hanno notizie precise in merito. Fig. 6: Femmina adulta di un nematode criconematide (nematode ad anello o annulato), Mesocriconema sp., mostrante lo stiletto (st) nella regione anteriore e la vulva (v) nella regione posteriore. Notare la tipica conformazione del corpo ad anelli sovrapposti. (Foto Dr. Nicola Vovlas, Bari). 90 91 NICOLA GRECO NICOLA GRECO NICOLA GRECO NICOLA GRECO 92 Interventi di lotta suggeriti La lotta contro i nematodi deve basarsi anzitutto sulla prevenzione. Bisogna, perciò, utilizzare misure per evitare di infestare terreni ancora sani, cosa che può avvenire con movimento di terreno da un campo all’altro, con qualsiasi mezzo, e con l’uso di materiale infetto. La regola deve essere quella di mettere a dimora piante sane in terreno sano. Prima di impiantare un vigneto si deve, pertanto, campionare il terreno e farlo analizzare da un laboratorio veramente specializzato e accreditato per l’analisi nematologica dal Ministero delle Politiche Agricole e Agroforestali, per accertarsi dell’assenza di nematodi o delle specie presenti e dell’entità delle loro cariche, tenendo presente che spesso diverse specie sono presenti nello stesso campo. Per l’impianto è consigliabile impiegare sempre barbatelle certificate esenti da nematodi e altri parassiti, in primo luogo virus (virus free). Ovviamente nel caso di terreni sani ci si limiterà a trapiantare barbatelle certificate. Nel caso, invece, di terreno infestato, conviene coltivare specie di piante non ospiti dei nematodi presenti, sino ad azzerare le cariche. Pochi esemplari al trapianto potrebbero portare, anche nel giro di pochi anni, a livelli di popolazione insopportabili per le viti e, quindi, alla loro morte. Si deve tener presente che pochi esemplari di X. index, sono sufficienti a trasmettere il GFLV da piante malate a quelle sane. In genere, le colture a ciclo invernale abbassano le cariche nel terreno dei nematodi della vite, così come lo fanno molte delle colture erbacee estive ad eccezione che per i nematodi galligeni, Meloidogyne spp., dei quali sono ottimi ospiti molte piante a ciclo prevalentemente estivo. Prima di un nuovo impianto conviene sempre ripetere l’analisi del terreno per accertarsi che le misure di lotta adottate hanno fornito il risultato atteso. In presenza di infestazione bassa (solo qualche nematode per kg di terreno) si suggerisce di eseguire trattamenti nematocidi preferendo i fumiganti da impiegare alle dosi consentite più elevate. Nel caso di reimpianti, è necessario estirpare i vecchi ceppi, attendere 5-6 anni, durante i quali si possono coltivare piante non ospiti dei nema- 93 Design: AGS Agenzia di Grafica & Servizi ti sia al virus che al nematode. Nei confronti dei nematodi galligeni sono risultati resistenti diversi portainnesti. Alle popolazioni mediterranee di Meloidogyne arenaria sono resistenti i portainnesti SO4, Kober 5BB, Teleki 8B, 1103 Paulsen,1447 Paulsen, 101-14, 3306 e1616. In Sud Africa e Australia, nei confronti di M. javanica, vengono utilizzati i potainnesti resistenti Ramsey, Dog Ridge, Harmony e Freedom, in Sud Africa anche 99R e 101-14 ed in Australia anche Schwarzman, 140 Ruggeri, K51-40, Kober 5BB. Infine, in California vengono impiegati con successo, ma solo durante i primi dieci anni dall’impianto, i portainnesti Dodg Ridge, Salt Creek (= Ramsey) e Harmony, mentre i nuovi portainnesti 10-17A e 6-19B hanno conservato la resistenza durante tutto il ciclo del vigneto. La reazione di resistenza potrebbe, comunque, variare con le diverse popolazioni delle diverse specie di nematodi. todi, ed eliminare eventuali ricacci di viti anche ricorrendo a trattamenti con un erbicida sistemico in modo da uccidere le radici privando, così, i nematodi della loro fonte alimentare e della sorgente virale. L’impiego di portainnesti resistenti può essere utile a patto che abbiano la dovuta compatibilità con la marza, siano resistenti alla fillossera e adatti al tipo di terreno. Nei confronti di una popolazione italiana di X. index, della collezione del Centro per la Ricerca in Viticoltura (ex Istituto Sperimentale per la Viticoltura) di Conegliano (Treviso), sono risultati resistenti Vitis riparia Fabre, V. riparia De Paillière, V. candicans Solonis, gli ibridi V. berlandieri × V. riparia Teleki 5A, Teleki 5C e Ferrari SO4, e gli ibridi Golia di V. riparia × V. vinifera Carignan (Castel 15-612) × V. rupestris Du Lot, 1045 Paulsen di V. berlandieri × (Aramon – V. rupestris Ganzin 1) e 26G di V. vinifera Trollinger × V. riparia. Buona resistenza è stata espressa anche dai portainnesti Dog Ridge e Harmony derivati da Vitis candicans. Diversi altri ibridi o specie di Vitis hanno manifestato solo resistenza parziale. Tutti questi ibridi possono essere utili solo in assenza del GFLV poiché non resistenti a questo virus. Purtroppo non ci sono ibridi resisten- ASSICURA LA RESA ERCOLE PROTEGGE LE VOSTRE COLTURE DA ELATERIDI E DIABROTICA • Lambda-Cialotrina e microgranuli con tecnologia G.PLUS per una distribuzione precisa e un’azione rapida e duratura Nicola Greco Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante, Bari. • Novità su mais: impiegabile dalla semina alla rincalzatura • Non classificato • Più di 40 colture autorizzate 94 NICOLA GRECO www.sipcam.it