Documento destinato agli investitori professionisti Approfondimento mensile sulla situazione attuale e probabili sviluppi dei mercati globali 19 Gennaio 2017 MarketScope Se si analizza il 2017 in prospettiva, si rilevano crescenti rischi geopolitici, timori legati all’immigrazione, minaccia di frammentazione dell’Europa e il diffondersi del populismo, ma si nota anche che l’economia globale si prepara al nuovo anno in condizioni migliori rispetto agli ultimi dieci anni. L’economia globale inizia l’anno in forma smagliante Raccomandazioni della strategia Obbligazioni Rendimento dei bond decennali (previsioni a 3 mesi) USA Eurozona Giappone Obbligazioni investment grade Obbligazioni high yield Debito mercati emergenti Valuta forte Valuta locale 2,9% 0,6% 0,1% = + = - Azioni Energia Materiali Industriali Consumi Discrezionali Consumi di base Health Care Finanziari Tecnologia Servizi di telecomunicazione Utility + ++ + -= ++ + = - Aree geografiche Stati Uniti Eurozona Giappone Asia ex Giappone Mercati emergenti Regno Unito positivo (+), neutrale (=), negativo (-) Fonte: NN Investment Partners, 17 gennaio 2017 = + ++ = = Rischi politici negli Stati Uniti o in Europa, linea dura da parte delle banche centrali o nuove preoccupazioni relative ai mercati emergenti, sono solo alcune delle fonti di incertezza che quest’anno potrebbero determinare l’andamento dei mercati. Al momento, comunque, l’economia sottostante ci spinge ad adottare un approccio orientato verso la crescita. All’interno della nostra asset allocation abbiamo aumentato la propensione al rischio. Uno degli insegnamenti tratti dal 2016 è che per i mercati non conta solo la politica. Molti di noi sono stati colti di sorpresa dagli inaspettati eventi politici dello scorso anno, e forse ancora di più dalla conseguente reazione dei mercati. Il voto sulla Brexit e le elezioni negli Stati Uniti non hanno smentito la convinzione del mercato sul fatto che l’economia stesse effettivamente e innegabilmente migliorando, e che si preparasse ad affrontare il nuovo anno nelle condizioni migliori da dieci anni a questa parte. I tassi di disoccupazione sono ai minimi ciclici, la fiducia delle famiglie e delle imprese è al culmine, e gli indicatori avanzati del ciclo economico evidenziano un rialzo generalizzato a livello mondiale. Nel frattempo gli investitori mantengono livelli elevati di liquidità e/o di obbligazioni nei portafogli, due asset class che probabilmente presentano le più basse aspettative di rendimento dagli anni ’30. Il sentiment degli investitori è cresciuto a seguito delle aspettative di consolidamento del PIL e della crescita degli utili. Poiché non si rilevano più posizionamenti eccessivi o segnali tecnici in controtendenza per gran parte degli asset rischiosi, nelle ultime settimane ci è parso sensato aumentare la nostra propensione al rischio introducendo in portafoglio sia titoli azionari che immobiliari. Il posizionamento nelle azioni è stato aumentato a un livello leggermente sovrappesato. Gli indicatori fondamentali correlati all’attività economica e agli utili sono positivi. I fattori tecnici a breve termine si sono leggermente assestati, e non evidenziano più forti speculazioni sul mercato. Abbiamo pertanto deciso di aumentare nuovamente il posizionamento nei titoli azionari a livello leggermente sovrappesato. Abbiamo aumentato la sovraesposizione verso il mercato immobiliare da un livello intermedio a un livello elevato. Talvolta gli investitori dimenticano il significativo aspetto ciclico che questa tipologia di titoli presenta. Nel breve periodo, un forte aumento dei rendimenti obbligazionari potrebbe frenare l’andamento di quest’asset class, ma riteniamo che il rischio sia ridotto, e che possa verificarsi a fronte di un consolidamento dei fondamentali economici. www.nnip.it Documento destinato agli investitori professionisti Economia: il momentum globale è destinato a perdurare? • La stabilità del dollaro e delle materie prime alimenta le dinamiche di crescita • Le elezioni europee sono indicatori importanti per gli investitori • L’insieme delle politiche di Trump potrebbe alimentare l’apprezzamento del dollaro Vola il trend al rialzo del momentum di crescita globale Forse il problema più importante riguardo alle prospettive economiche del prossimo anno verte sull’aumento del momentum della crescita globale. Negli ultimi due anni, la combinazione tra prezzi delle materie prime in calo e apprezzamento del dollaro ha ridotto i profitti e la capacità di fissare i prezzi in alcuni settori (energia, produzione di beni e mercati emergenti), e l’effetto domino ha portato a un rallentamento del momentum globale. La buona notizia è che la recente stabilità dei prezzi delle materie prime e del dollaro ha gettato le basi per una ripresa delle dinamiche di crescita, guidata da un aumento della fiducia e dei profitti delle imprese. A meno di grandi shock, questo processo presenta dinamiche significative, e favorisce il rafforzamento del rapporto tra reddito e spesa nell’economia globale. Dimostrazioni che ciò stia accadendo continuano ad accumularsi sotto forma di segnali migliori relativi al momentum della spesa per gli investimenti globali, ai tassi continuamene solidi della crescita dell’occupazione nelle economie avanzate, e ai dati in crescita relativi alla fiducia delle imprese e dei consumatori. Per quanto riguarda l’offerta negli Stati Uniti siamo mediamente ottimisti, nonostante la portata del miglioramento della produttività resti fortemente incerta. Negli Stati Uniti il tasso di disoccupazione si sta avvicinando al tasso naturale di disoccupazione (Nairu), al di sotto del quale l’inflazione inizia ad aumentare. Tuttavia misurazioni più ampie della disoccupazione indicano che esiste ancora un certo margine sui mercati. La politica resterà probabilmente una fonte di volatilità Negli ultimi anni, gli shock politici hanno acquisito sempre più importanza nel determinare l’orientamento dell’economia e dei mercati. Gran parte di questo effetto è riconducibile all’incapacità delle istituzioni governative o di altre istituzioni a far fronte alla rapidità della globalizzazione reale e finanziaria, e alla conseguente insoddisfazione tra gli elettori. In ambito politico, un altro evento strutturale, che non va trascurato, è il declino degli Stati Uniti dal ruolo di potenza egemone globale, e l’ascesa della Cina. Nel caso dei mercati finanziari è probabile che l’attenzione debba principalmente focalizzarsi sugli eventi politici in Europa, dove il calendario degli eventi include le elezioni negli stati membri più importanti dell’Unione Europea. Nell’immediato non si tratta di deciderne il destino, come nel caso del referendum sulla Brexit, e l’equilibrio dei poteri e i reciproci controlli evitano che l’ultimo partito arrivato sulla scena politica possa conquistare il potere. Detto questo, tuttavia, è in Francia che il rischio è più grave, dal momento che il secondo turno delle elezioni presidenziali si disputerà tra i due vincitori del primo turno. Inoltre, i populisti potrebbero comunque innescare un’ulteriore paralisi politica, al punto da ostacolare i meccanismi di stabilizzazione dell’intera area. 19 Gennaio 2017 di politica monetaria. Nel caso della Fed, il nostro scenario di riferimento continua a prevedere due rialzi dei tassi quest’anno e quattro il prossimo anno, con il rischio che il numero dei rialzi dei tassi sia maggiore anziché inferiore. Nel caso della BCE, senza dubbio si discuterà animatamente sul ridimensionamento del piano di quantitative easing dell’istituto di credito, ma probabilmente soltanto dopo l’estate. Mentre i responsabili delle politiche monetarie rimettono in discussioni le loro posizioni, resta ora da vedere in che misura i responsabili delle politiche fiscali agiranno, e se il germe degli stimoli fiscali si diffonderà dagli Stati Uniti al Giappone e anche all’Eurozona. Come sarà l’insieme delle politiche di Trump? L’insieme delle politiche del neo Presidente degli Stati Uniti resta fonte di incertezza in moti ambiti. Nel caso dei mercati finanziari, la politica fiscale e quella commerciale del governo Trump saranno fondamentali. Nell’ambito della politica fiscale si tratta di capire in quale modo le riforme possano trasformarsi in politica fiscale nel suo complesso. Teoricamente le riforme possono essere attuate senza incidere sul gettito fiscale, ma da un punto di vista pratico risulta difficile. Come accaduto durante il mandato di Reagan, spesso si sopravvalutano gli effetti positivi sulla base imponibile e sul gettito fiscali derivanti da un calo delle aliquote fiscali, con conseguenti deficit più elevati ed espansione fiscale. La riforma fiscale potrebbe inoltre alimentare direttamente il nodo centrale del protezionismo. Una delle proposte in discussione, quella relativa ai dazi doganali, tasserebbe le importazioni statunitensi all’aliquota fiscale delle imprese, mentre garantirebbe l’esenzione sui profitti derivanti dalle esportazioni. Di conseguenza il costo dei salari nazionali correlati alle esportazioni godrebbe di esenzione, mentre quello dei salari esteri legati alle importazioni verrebbe tassato. Si può quindi affermare che in questo caso si configura una situazione di sussidio velato a sostegno delle esportazioni, che potrebbe indurre altri paesi a misure di ritorsione. Esistono altre correlazioni tra la politica fiscale e il protezionismo. La riforma e l’allentamento fiscali potrebbero provocare un apprezzamento del dollaro, innescando un aumento del disavanzo commerciale. Mentre l’economia statunitense sta per raggiungere il livello di piena occupazione, buona parte degli altri paesi è ancora alle prese con la fragilità del mercato del lavoro e/o con un tasso di risparmio netto troppo elevato. Negli Stati Uniti l’espansione fiscale costringerà la Federal Reserve a inasprire il ritmo di accelerazione della normalizzazione monetaria, rispetto a quanto sarebbe accaduto in condizioni diverse. Ciò innescherà un aumento dei tassi reali statunitensi rispetto a tutti gli altri paesi, provocando maggiori afflussi di risparmio in eccesso a livello globale verso gli Stati Uniti. Questa situazione aumenta quindi il rischio che il governo Trump possa attuare misure protezionistiche, nel tentativo di contenere il disavanzo commerciale. Negli Stati Uniti la reflazione potrebbe stimolare ulteriormente l’apprezzamento del dollaro Cambiare l’insieme delle politiche macroeconomiche Apparentemente, una cosa certa è che l’era delle inaspettate politiche espansive delle banche centrali è terminata. Con la Fed che è tornata a propendere per la linea dura, mentre la Banca Centrale Europea e la Bank of Japan hanno più o meno optato per il pilota automatico, l’andamento dei mercati sarà determinato più dai flussi dei dati e meno dalle misure Fonte: Thomson Reuters Datastream, NN IP (Gen. 2017) 2 Documento destinato agli investitori professionisti Titoli azionari: gli investitori confermano l’esistenza di dati positivi • Miglioramento delle prospettive per i titoli azionari dell’Eurozona • Gli investitori potrebbero sopravvalutare il rischio politico nell’Eurozona • I driver della sovraperformance dei settori ciclici sono ancora attivi Abbiamo aumentato il posizionamento nell’Eurozona a livello sovrappesato Il sentiment degli investitori è cresciuto a seguito del consolidamento delle aspettative di crescita degli utili e del PIL. Il rischio politico negli Stati Uniti o in Europa, una maggiore linea dura da parte delle banche centrali, o nuove preoccupazioni per i mercati emergenti sono solo alcuni dei fattori di rischio, che eventualmente potrebbero incidere negativamente sulla propensione al rischio. Per il momento comunque prevalgono i dati positivi. Questo vale anche nel caso dell’Eurozona; l’ulteriore miglioramento dei fondamentali economici e degli utili ci ha indotti ad aumentare il posizionamento nelle azioni dell’Eurozona, a livello leggermente sovrappesato. Insieme al Giappone, si prevede che la zona euro benefici della cosiddetta politica monetaria espansiva, a causa della maggiore esposizione verso i settori ciclici rispetto agli Stati Uniti. Finora il principale favorito è stato il Giappone, ma gran parte della sua solida performance è riconducibile alla debolezza dello yen. L’apprezzamento del dollaro USA rappresenta un altro motivo per cui, tutto sommato, preferiamo mercati azionari diversi da quello statunitense, dal momento che l’apprezzamento del dollaro rafforza la crescita degli utili delle società non statunitensi. L’Eurozona presenta un grado di interesse maggiore rispetto agli Stati Uniti Inoltre dopo le elezioni negli Stati Uniti, gli investitori hanno iniziato a privilegiare il mercato statunitense, e ciò ha portato a una sovraesposizione del consensus verso i titoli azionari USA. In base all’indagine BofA Merrill Lynch Fund Manager Survey di dicembre, negli ultimi mesi l’esposizione verso il mercato azionario statunitense è aumentata in modo significativo, fino a raggiungere il livello massimo dal 2014. È abbastanza interessante notare che questo stesso mercato è considerato costoso dal 71% degli intervistati. I titoli azionari dell’Eurozona hanno invece registrato un calo in termini di ponderazione dei portafogli, a un livello leggermente sottopesato. I rischi politici sono spesso citati come un motivo per abbandonare l’Eurozona. Il rischio legato a un evento politico è infatti elevato, ma allo stesso tempo riteniamo che presenti un duplice aspetto. Esiste certamente un’alta probabilità che i partiti populisti possano rafforzarsi ulteriormente, ma quanto è probabile che possano effettivamente ricoprire incarichi governativi – e tanto meno riuscire a far pesare le loro view in ambito legislativo – in Paesi Bassi, Francia e Germania? Inoltre gli eventi politici del 2016 non hanno forse dimostrato che anche gli esiti in precedenza considerati negativi presentano un aspetto positivo, quantomeno nel breve periodo? Tra i mercati azionari dei paesi sviluppati, il Regno Unito è risultato il migliore nonostante la Brexit, mentre negli Stati Uniti si è registrato un notevole rally dopo la vittoria elettorale di Donald Trump. Per quanto riguarda quest’ultimo, gli investitori potrebbero essere troppo indulgenti rispetto all’impostazione delle politiche di Trump. A parte il rischio di protezionismo, il programma di Trump appare favorevole alle imprese, prevedendo sgravi fiscali, deregolamentazione e investimenti nelle infrastrutture, ma convertire il suo programma in leggi richiederà tempo. Il problema è come reagiranno i Repubblicani al Congresso, dopo otto anni di avvertimenti apocalittici sulla crescita del debito pubblico, alle critiche implicazioni fiscali di proposte che con ogni probabilità provocherebbero un’impennata del disavanzo degli Stati Uniti. 19 Gennaio 2017 Driver fondamentali della sovraperformance del settore ciclico ancora inalterati A livello settoriale, manteniamo la sovraesposizione verso i settori ciclici e i titoli finanziari, rispetto ai settori difensivi. Abbiamo effettuato un cambiamento: ridotto il posizionamento nei consumi discrezionali da un livello leggermente sovrappesato a un livello leggermente sottopesato. Uno dei motivi è l’aumento dei prezzi del petrolio, che incide sul reddito disponibile per l’acquisto di articoli di importo elevato, come le auto. Ovviamente, data la rapidità e l’entità della sovraperformance dei settori ciclici nel secondo semestre del 2016, ci si può aspettare un consolidamento. Ciò risulta evidente anche dalle ultime indagini condotte presso gli investitori. Molti di loro hanno aderito a questa tematica, e il posizionamento in titoli finanziari, consumi discrezionali e settori industriali è cresciuto ben oltre la media degli ultimi quindici anni. Il posizionamento in utility, beni di consumo e telecomunicazioni è invece diminuito in misura nettamente inferiore alla media di lungo periodo. I driver fondamentali a medio termine sono in buona parte ancora attivi. Innanzitutto il momentum macroeconomico è positivo. I dati economici risultano superiori alle aspettative in tutte le aree geografiche. Il livello minimo è stato raggiunto subito dopo la Brexit, ma successivamente si è registrato un costante recupero, con un impulso impresso dalle elezioni statunitensi e dalle aspettative di un forte aumento degli investimenti nelle infrastrutture. Apparentemente i titoli industriali e quelli dei materiali ne beneficeranno maggiormente. Ovviamente i mercati hanno scontato questa tematica, che ha favorito prese di profitto a metà dicembre. In secondo luogo, il trend al rialzo dei rendimenti obbligazionari e l’impennata della curva dei rendimenti evidenziano una preferenza per i settori ciclici, e in particolare per i titoli finanziari. Gli istituti di credito registrano un aumento dei margini sui tassi di interesse, che in combinazione con una maggiore crescita dei prestiti ha un impatto positivo sugli utili potenziali del settore. Un terzo fattore di sostegno è rappresentato dalla crescita dei prezzi delle materie prime. Qualora i prezzi del petrolio dovessero restare superiori ai 50 dollari a barile, ipotesi apparentemente realistica considerato il miglioramento del saldo domanda/offerta, la redditività del settore energetico aumenterebbe in modo significativo. Ciò consentirebbe anche di limitare il rischio di riduzione dei dividendi da parte delle principali compagnie petrolifere, che, nonostante il crollo del prezzo del petrolio all’inizio del 2016, avevano continuato a distribuire dividendi elevati. Il settore dei materiali presenta una correlazione positiva con l’aumento dei prezzi del petrolio e dei titoli minerari, che beneficeranno di un miglioramento dei prezzi dei metalli. Un ultimo fattore di sostegno è rappresentato dal miglioramento dell’accelerazione degli utili. Attualmente ogni settore ciclico presenta un momentum degli utili positivo (più revisioni al rialzo degli utili rispetto a quelle al ribasso), mentre si sta verificando il contrario in tutti i settori difensivi. Questa divergenza in termini di momentum degli utili deve essere considerata favorevolmente ed è anche necessaria, poiché la valutazione relativa dei titoli ciclici rispetto a quelli difensivi è notevolmente aumentata nel 2016. In base al rapporto prezzo/utili effettivi, al momento i titoli ciclici sono scambiati con un premio del 25%, il livello massimo dalla crisi finanziaria globale. Tutti i settori ciclici presentano un’accelerazione positiva degli utili Fonte: Thomson Reuters Datastream, NN IP (Gen 2017) 3 Documento destinato agli investitori professionisti Obbligazioni: rotazione a favore delle azioni, deflussi dai mercati emergenti 19 Gennaio 2017 Spread creditizi dal 2016 • Gli ultimi dati sugli investimenti evidenziano una rotazione con deflussi dal reddito fisso • Le banche centrali continuano a sostenere i prodotti a spread • Le valutazioni del debito emergente in valuta forte sono eque; aumento del posizionamento a livello neutrale La rotazione a favore delle azioni può avere ricadute negative sul reddito fisso Gli ultimi dati sugli investimenti, in particolare dopo le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, evidenziano una certa rotazione, con deflussi dai prodotti del reddito fisso verso i titoli azionari. Qualora questo trend dovesse accentuarsi, avrebbe ripercussioni nettamente negative sul reddito fisso, compresi i prodotti a spread. Nell’ambito dei prodotti a spread pare comunque che quelle categorie che presentano maggiori analogie con le azioni, in particolare i titoli high yield, continuino ad attrarre investimenti. A breve termine, ci aspettiamo che le principali banche centrali continueranno a sostenere i prodotti a spread, anche se in misura minore rispetto al passato. Ancora non è chiaro se la BCE manterrà o aumenterà la quota di prodotti a spread acquistati, in un’ottica di “graduale riduzione” del piano di acquisti, a partire da aprile. Il debito dei mercati emergenti (EMD) resta in pericolo. I prodotti a spread emergenti sono vulnerabili rispetto a un aumento dei rendimenti negli Stati Uniti e a nuovi rialzi dei tassi da parte della Fed, e negli ultimi tempi hanno risentito della forte retorica protezionistica degli Stati Uniti. Qualsiasi intervento concreto in termini di politica commerciale resta ancora incerto, ma si prevede che in qualche modo possa diventare un grave ostacolo per i mercati emergenti, quando Donald Trump si insedierà il 20 gennaio. Negli ultimi mesi quest’asset class ha pertanto registrato deflussi. Nonostante queste sfide, abbiamo aumentato il posizionamento nel debito sovrano emergente in valuta forte (EMD HC), da un livello leggermente sottopesato a un livello neutrale. Nell’ambito dei prodotti a spread, la componente emergente nel suo complesso resta tuttavia sottoponderata. A differenza delle altre principali categorie di prodotti a spread, che sono scambiate a livelli di spread storicamente ridotti, le valutazioni dei titoli sovrani EMD HC appaiono abbastanza eque, con spread attualmente pari a circa la media quinquennale. Inoltre, per la prima volta in nove settimane, all’inizio dell’anno l’asset class EMD HC è tornata ad attrarre investimenti. Gli indicatori di sorpresa economica emergenti sono anch’essi in miglioramento, sia considerati individualmente che in termini relativi rispetto agli stessi indicatori sui mercati sviluppati. Nel caso dei titoli sovrani EMD HC, altri indicatori recentemente in miglioramento sono quelli delle esportazioni coreane e dell’immigrazione EM HY. Fonte: Thomson Reuters Datastream, NN IP (Gen 2017) Mercato immobiliari Di recente abbiamo aumentato la sovraesposizione verso il mercato immobiliare da un livello intermedio a un livello elevato. Oltre a motivi legati ai fondamentali e alle valutazioni, il posizionamento nei titoli immobiliari è anch’esso ridotto, mentre i flussi attivi verso i titoli immobiliari globali si sono stabilizzati. Il rischio principale a breve termine è rappresentato da un improvviso e rapido aumento dei rendimenti obbligazionari. Riteniamo che questo rischio sia ridotto. È probabile che i tassi di interesse aumentino nel corso dell’anno, ma accadrà molto gradualmente e a fronte di una maggiore solidità dei dati macroeconomici. Una delle variabili principali è costituita dal mercato del lavoro, che è correlato ai vari segmenti del mercato immobiliare. Influisce sulla domanda di abitazioni, dal momento che un tasso di disoccupazione più basso si traduce in un maggior reddito disponibile per le famiglie. Nuove famiglie tendono a formarsi più rapidamente con il miglioramento del mercato del lavoro. Ciò ha ricadute sui tassi di abitazioni vacanti, che sono calati ai livelli minimi degli ultimi dieci anni, sia per le abitazioni in affitto che per quelle di proprietà. Il calo di questo tasso ha spinto al rialzo la crescita degli affitti reali e i prezzi delle abitazioni. Un maggior reddito disponibile influisce anche sulle vendite al dettaglio e sulla domanda di immobili ad uso logistico, come ad esempio magazzini e spazi commerciali. Per poter continuare a risultare interessanti, le società immobiliari devono investire continuamente e rinnovare il portafoglio di asset esistente. Il trend dei profitti aziendali è anch’esso importante, poiché influisce sulla domanda di lavoro. L’aspettativa di crescita degli utili delle imprese è chiaramente un fattore positivo. Quindi nel complesso, i fondamentali stanno ancora decisamente sostenendo il mercato immobiliare, in particolare se le prospettive di crescita globale continuano a migliorare, e se i dati seguitano a riservare sorprese positive registrando rialzi. Le valutazioni dei titoli immobiliari rispetto alle obbligazioni corporate restano interessanti, e rappresentano un ammortizzatore accettabile in caso di aumento dei rendimenti, soprattutto nell’Eurozona. 4 Documento destinato agli investitori professionisti Materie prime Le materie prime hanno iniziato l’anno partendo dallo stesso livello di chiusura dell’ultimo trimestre dell’anno scorso. La politica monetaria espansiva, iniziata con il miglioramento dei dati macroeconomici su scala mondiale alla fine dell’estate, si è intensificata a seguito della vittoria elettorale di Trump, e dell’aspettativa di stimoli fiscali significativi negli Stati Uniti. In questo contesto le materie prime hanno conseguito ottimi risultati, e l’anno scorso hanno effettivamente sovraperformato i titoli azionari, nonostante l’apprezzamento del dollaro USA, che normalmente è un fattore negativo per i prezzi delle materie prime, o la più recente flessione delle valute emergenti, altro fattore negativo per i prezzi delle materie prime poiché riducono i costi produttivi nei principali paesi emergenti produttori di materie prime. Apparentemente all’inizio del 2017 si conferma il sostegno alle materie prime. Da un lato gli indicatori di sorpresa macroeconomica restano positivi, 19 Gennaio 2017 e pare che si siano rafforzati negli ultimi tempi. Il recente miglioramento degli indicatori di sorpresa sui mercati emergenti, compresa la Cina, che si attestano decisamente in positivo è particolarmente degno di nota, con i mercati emergenti in recupero rispetto a quelli sviluppati. Una tendenza diffusa di eventi positivi sui mercati e di indicatori economici di sorpresa emergenti positivi sta creando un contesto favorevole alle materie prime (cicliche). L’anno scorso i prezzi delle materie prime hanno mostrato la tendenza ad essere correlati in modo più positivo ai mercati sviluppati rispetto agli indicatori di sorpresa economica emergenti o cinesi. Tuttavia su periodi più lunghi l’andamento fortunato dei mercati emergenti e della Cina ha fortemente condizionato i prezzi delle materie prime. A tale proposito, quindi, il recente miglioramento sui mercati emergenti potrebbe essere di buon auspicio per le materie prime. Avvertenze legali Le informazioni contenute nel presente documento sono state predisposte esclusivamente a scopo informativo e non costituiscono offerta o invito all’acquisto o alla vendita di titoli o alla partecipazione a qualunque strategia di trading. Le informazioni sono state accuratamente verificate e selezionate, tuttavia non si rilasciano dichiarazioni o garanzie, espresse o implicite, in ordine alla loro accuratezza o completezza. Tutte le informazioni possono essere modificate senza preavviso. I rendimenti passati non sono indicativi di risultati futuri. I dati di rendimento rappresentati sono al lordo dell’effetto fiscale. Eventuali simulazioni di rendimento riportate nel presente documento sono puramente a scopo illustrativo e non devono essere considerate come promessa, obiettivo o garanzia di rendimenti futuri. Né NN Investment Partners Holdings N.V. né qualunque altra società o unità appartenente al Gruppo NN, o qualunque dei suoi funzionari, amministratori o dipendenti assumono alcuna responsabilità in relazione alle informazioni o indicazioni qui fornite. Ogni investimento in strumenti finanziari deve essere attentamente valutato. Nessun investimento in strumenti finanziari è privo di rischi; il valore dell’investimento può aumentare o diminuire anche su base giornaliera ed il capitale investito potrebbe non essere interamente recuperato. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite subite a seguito dell’utilizzo delle informazioni riportate in questo documento o dell’affidamento fatto dal lettore sul suo contenuto nell’assunzione di decisioni di investimento. Questo documento e le informazioni in esso contenute hanno carattere riservato e non possono essere assolutamente copiate, citate, riprodotte, distribuite o trasferite a qualunque soggetto senza nostro preventivo consenso scritto. Qualunque prodotto menzionato in questo documento è soggetto a particolari condizioni; prima di intraprendere qualunque azione si invita pertanto a consultare i documenti informativi e d’offerta, in particolare il Prospetto e i KIID disponibili sul sito internet www.nnip.it. Eventuali reclami derivanti da o in connessione ai termini e le condizioni di queste avvertenze legali sono regolate dalla legge olandese. 5