L`economia globale inizia l`anno in forma

Documento destinato agli investitori professionisti
Approfondimento mensile sulla situazione attuale e probabili sviluppi dei mercati globali
19 Gennaio 2017
MarketScope
Se si analizza il 2017 in prospettiva, si rilevano crescenti rischi geopolitici, timori legati
all’immigrazione, minaccia di frammentazione dell’Europa e il diffondersi del populismo,
ma si nota anche che l’economia globale si prepara al nuovo anno in condizioni migliori
rispetto agli ultimi dieci anni.
L’economia globale inizia l’anno in forma smagliante
Raccomandazioni della strategia
Obbligazioni
Rendimento dei bond decennali (previsioni a 3 mesi)
USA
Eurozona
Giappone
Obbligazioni investment grade
Obbligazioni high yield
Debito mercati emergenti
Valuta forte
Valuta locale
2,9%
0,6%
0,1%
=
+
=
-
Azioni
Energia
Materiali
Industriali
Consumi Discrezionali
Consumi di base
Health Care
Finanziari
Tecnologia
Servizi di telecomunicazione
Utility
+
++
+
-=
++
+
=
-
Aree geografiche
Stati Uniti
Eurozona
Giappone
Asia ex Giappone
Mercati emergenti
Regno Unito
positivo (+), neutrale (=), negativo (-)
Fonte: NN Investment Partners, 17 gennaio 2017
=
+
++
=
=
Rischi politici negli Stati Uniti o in Europa, linea dura da parte delle banche
centrali o nuove preoccupazioni relative ai mercati emergenti, sono solo
alcune delle fonti di incertezza che quest’anno potrebbero determinare
l’andamento dei mercati. Al momento, comunque, l’economia sottostante
ci spinge ad adottare un approccio orientato verso la crescita. All’interno
della nostra asset allocation abbiamo aumentato la propensione al rischio.
Uno degli insegnamenti tratti dal 2016 è che per i mercati non conta solo la
politica. Molti di noi sono stati colti di sorpresa dagli inaspettati eventi politici dello scorso anno, e forse ancora di più dalla conseguente reazione dei
mercati. Il voto sulla Brexit e le elezioni negli Stati Uniti non hanno smentito
la convinzione del mercato sul fatto che l’economia stesse effettivamente
e innegabilmente migliorando, e che si preparasse ad affrontare il nuovo
anno nelle condizioni migliori da dieci anni a questa parte. I tassi di disoccupazione sono ai minimi ciclici, la fiducia delle famiglie e delle imprese è al
culmine, e gli indicatori avanzati del ciclo economico evidenziano un rialzo
generalizzato a livello mondiale.
Nel frattempo gli investitori mantengono livelli elevati di liquidità e/o di obbligazioni nei portafogli, due asset class che probabilmente presentano le
più basse aspettative di rendimento dagli anni ’30. Il sentiment degli investitori è cresciuto a seguito delle aspettative di consolidamento del PIL e
della crescita degli utili. Poiché non si rilevano più posizionamenti eccessivi
o segnali tecnici in controtendenza per gran parte degli asset rischiosi, nelle ultime settimane ci è parso sensato aumentare la nostra propensione al
rischio introducendo in portafoglio sia titoli azionari che immobiliari.
Il posizionamento nelle azioni è stato aumentato a un livello leggermente
sovrappesato. Gli indicatori fondamentali correlati all’attività economica e
agli utili sono positivi. I fattori tecnici a breve termine si sono leggermente
assestati, e non evidenziano più forti speculazioni sul mercato. Abbiamo
pertanto deciso di aumentare nuovamente il posizionamento nei titoli
azionari a livello leggermente sovrappesato. Abbiamo aumentato la sovraesposizione verso il mercato immobiliare da un livello intermedio a un
livello elevato. Talvolta gli investitori dimenticano il significativo aspetto
ciclico che questa tipologia di titoli presenta. Nel breve periodo, un forte
aumento dei rendimenti obbligazionari potrebbe frenare l’andamento di
quest’asset class, ma riteniamo che il rischio sia ridotto, e che possa verificarsi a fronte di un consolidamento dei fondamentali economici.
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Documento destinato agli investitori professionisti
Economia: il momentum
globale è destinato a
perdurare?
• La stabilità del dollaro e delle materie prime alimenta le
dinamiche di crescita
• Le elezioni europee sono indicatori importanti per gli
investitori
• L’insieme delle politiche di Trump potrebbe alimentare l’apprezzamento del dollaro
Vola il trend al rialzo del momentum di crescita globale
Forse il problema più importante riguardo alle prospettive economiche
del prossimo anno verte sull’aumento del momentum della crescita
globale. Negli ultimi due anni, la combinazione tra prezzi delle materie
prime in calo e apprezzamento del dollaro ha ridotto i profitti e la
capacità di fissare i prezzi in alcuni settori (energia, produzione di beni e
mercati emergenti), e l’effetto domino ha portato a un rallentamento del
momentum globale. La buona notizia è che la recente stabilità dei prezzi
delle materie prime e del dollaro ha gettato le basi per una ripresa delle
dinamiche di crescita, guidata da un aumento della fiducia e dei profitti
delle imprese.
A meno di grandi shock, questo processo presenta dinamiche significative, e favorisce il rafforzamento del rapporto tra reddito e spesa nell’economia globale. Dimostrazioni che ciò stia accadendo continuano ad
accumularsi sotto forma di segnali migliori relativi al momentum della
spesa per gli investimenti globali, ai tassi continuamene solidi della crescita dell’occupazione nelle economie avanzate, e ai dati in crescita relativi alla fiducia delle imprese e dei consumatori. Per quanto riguarda
l’offerta negli Stati Uniti siamo mediamente ottimisti, nonostante la portata del miglioramento della produttività resti fortemente incerta. Negli
Stati Uniti il tasso di disoccupazione si sta avvicinando al tasso naturale
di disoccupazione (Nairu), al di sotto del quale l’inflazione inizia ad aumentare. Tuttavia misurazioni più ampie della disoccupazione indicano
che esiste ancora un certo margine sui mercati.
La politica resterà probabilmente una fonte di volatilità
Negli ultimi anni, gli shock politici hanno acquisito sempre più importanza
nel determinare l’orientamento dell’economia e dei mercati. Gran parte di
questo effetto è riconducibile all’incapacità delle istituzioni governative
o di altre istituzioni a far fronte alla rapidità della globalizzazione reale
e finanziaria, e alla conseguente insoddisfazione tra gli elettori. In
ambito politico, un altro evento strutturale, che non va trascurato, è il
declino degli Stati Uniti dal ruolo di potenza egemone globale, e l’ascesa
della Cina. Nel caso dei mercati finanziari è probabile che l’attenzione
debba principalmente focalizzarsi sugli eventi politici in Europa, dove
il calendario degli eventi include le elezioni negli stati membri più
importanti dell’Unione Europea. Nell’immediato non si tratta di deciderne
il destino, come nel caso del referendum sulla Brexit, e l’equilibrio dei
poteri e i reciproci controlli evitano che l’ultimo partito arrivato sulla
scena politica possa conquistare il potere. Detto questo, tuttavia, è in
Francia che il rischio è più grave, dal momento che il secondo turno
delle elezioni presidenziali si disputerà tra i due vincitori del primo turno.
Inoltre, i populisti potrebbero comunque innescare un’ulteriore paralisi
politica, al punto da ostacolare i meccanismi di stabilizzazione dell’intera
area.
19 Gennaio 2017
di politica monetaria. Nel caso della Fed, il nostro scenario di riferimento
continua a prevedere due rialzi dei tassi quest’anno e quattro il prossimo
anno, con il rischio che il numero dei rialzi dei tassi sia maggiore anziché
inferiore. Nel caso della BCE, senza dubbio si discuterà animatamente
sul ridimensionamento del piano di quantitative easing dell’istituto di
credito, ma probabilmente soltanto dopo l’estate. Mentre i responsabili
delle politiche monetarie rimettono in discussioni le loro posizioni, resta
ora da vedere in che misura i responsabili delle politiche fiscali agiranno,
e se il germe degli stimoli fiscali si diffonderà dagli Stati Uniti al Giappone
e anche all’Eurozona.
Come sarà l’insieme delle politiche di Trump?
L’insieme delle politiche del neo Presidente degli Stati Uniti resta fonte
di incertezza in moti ambiti. Nel caso dei mercati finanziari, la politica
fiscale e quella commerciale del governo Trump saranno fondamentali.
Nell’ambito della politica fiscale si tratta di capire in quale modo le riforme
possano trasformarsi in politica fiscale nel suo complesso. Teoricamente
le riforme possono essere attuate senza incidere sul gettito fiscale, ma
da un punto di vista pratico risulta difficile. Come accaduto durante il
mandato di Reagan, spesso si sopravvalutano gli effetti positivi sulla
base imponibile e sul gettito fiscali derivanti da un calo delle aliquote
fiscali, con conseguenti deficit più elevati ed espansione fiscale.
La riforma fiscale potrebbe inoltre alimentare direttamente il nodo
centrale del protezionismo. Una delle proposte in discussione, quella
relativa ai dazi doganali, tasserebbe le importazioni statunitensi
all’aliquota fiscale delle imprese, mentre garantirebbe l’esenzione sui
profitti derivanti dalle esportazioni. Di conseguenza il costo dei salari
nazionali correlati alle esportazioni godrebbe di esenzione, mentre quello
dei salari esteri legati alle importazioni verrebbe tassato. Si può quindi
affermare che in questo caso si configura una situazione di sussidio
velato a sostegno delle esportazioni, che potrebbe indurre altri paesi a
misure di ritorsione.
Esistono altre correlazioni tra la politica fiscale e il protezionismo. La
riforma e l’allentamento fiscali potrebbero provocare un apprezzamento
del dollaro, innescando un aumento del disavanzo commerciale.
Mentre l’economia statunitense sta per raggiungere il livello di piena
occupazione, buona parte degli altri paesi è ancora alle prese con la
fragilità del mercato del lavoro e/o con un tasso di risparmio netto troppo
elevato. Negli Stati Uniti l’espansione fiscale costringerà la Federal
Reserve a inasprire il ritmo di accelerazione della normalizzazione
monetaria, rispetto a quanto sarebbe accaduto in condizioni diverse.
Ciò innescherà un aumento dei tassi reali statunitensi rispetto a tutti gli
altri paesi, provocando maggiori afflussi di risparmio in eccesso a livello
globale verso gli Stati Uniti. Questa situazione aumenta quindi il rischio
che il governo Trump possa attuare misure protezionistiche, nel tentativo
di contenere il disavanzo commerciale.
Negli Stati Uniti la reflazione potrebbe stimolare ulteriormente
l’apprezzamento del dollaro
Cambiare l’insieme delle politiche macroeconomiche
Apparentemente, una cosa certa è che l’era delle inaspettate politiche
espansive delle banche centrali è terminata. Con la Fed che è tornata a
propendere per la linea dura, mentre la Banca Centrale Europea e la Bank
of Japan hanno più o meno optato per il pilota automatico, l’andamento
dei mercati sarà determinato più dai flussi dei dati e meno dalle misure
Fonte: Thomson Reuters Datastream, NN IP (Gen. 2017)
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Documento destinato agli investitori professionisti
Titoli azionari: gli investitori
confermano l’esistenza di
dati positivi
• Miglioramento delle prospettive per i titoli azionari
dell’Eurozona
• Gli investitori potrebbero sopravvalutare il rischio politico
nell’Eurozona
• I driver della sovraperformance dei settori ciclici sono
ancora attivi
Abbiamo aumentato il posizionamento nell’Eurozona a livello
sovrappesato
Il sentiment degli investitori è cresciuto a seguito del consolidamento delle
aspettative di crescita degli utili e del PIL. Il rischio politico negli Stati Uniti
o in Europa, una maggiore linea dura da parte delle banche centrali, o
nuove preoccupazioni per i mercati emergenti sono solo alcuni dei fattori
di rischio, che eventualmente potrebbero incidere negativamente sulla
propensione al rischio. Per il momento comunque prevalgono i dati positivi.
Questo vale anche nel caso dell’Eurozona; l’ulteriore miglioramento
dei fondamentali economici e degli utili ci ha indotti ad aumentare
il posizionamento nelle azioni dell’Eurozona, a livello leggermente
sovrappesato. Insieme al Giappone, si prevede che la zona euro benefici
della cosiddetta politica monetaria espansiva, a causa della maggiore
esposizione verso i settori ciclici rispetto agli Stati Uniti. Finora il principale
favorito è stato il Giappone, ma gran parte della sua solida performance
è riconducibile alla debolezza dello yen. L’apprezzamento del dollaro USA
rappresenta un altro motivo per cui, tutto sommato, preferiamo mercati
azionari diversi da quello statunitense, dal momento che l’apprezzamento
del dollaro rafforza la crescita degli utili delle società non statunitensi.
L’Eurozona presenta un grado di interesse maggiore rispetto
agli Stati Uniti
Inoltre dopo le elezioni negli Stati Uniti, gli investitori hanno iniziato a
privilegiare il mercato statunitense, e ciò ha portato a una sovraesposizione
del consensus verso i titoli azionari USA. In base all’indagine BofA Merrill
Lynch Fund Manager Survey di dicembre, negli ultimi mesi l’esposizione verso
il mercato azionario statunitense è aumentata in modo significativo, fino a
raggiungere il livello massimo dal 2014. È abbastanza interessante notare che
questo stesso mercato è considerato costoso dal 71% degli intervistati.
I titoli azionari dell’Eurozona hanno invece registrato un calo in termini di
ponderazione dei portafogli, a un livello leggermente sottopesato. I rischi
politici sono spesso citati come un motivo per abbandonare l’Eurozona. Il
rischio legato a un evento politico è infatti elevato, ma allo stesso tempo
riteniamo che presenti un duplice aspetto. Esiste certamente un’alta
probabilità che i partiti populisti possano rafforzarsi ulteriormente,
ma quanto è probabile che possano effettivamente ricoprire incarichi
governativi – e tanto meno riuscire a far pesare le loro view in ambito
legislativo – in Paesi Bassi, Francia e Germania? Inoltre gli eventi politici
del 2016 non hanno forse dimostrato che anche gli esiti in precedenza
considerati negativi presentano un aspetto positivo, quantomeno nel
breve periodo? Tra i mercati azionari dei paesi sviluppati, il Regno Unito
è risultato il migliore nonostante la Brexit, mentre negli Stati Uniti si è
registrato un notevole rally dopo la vittoria elettorale di Donald Trump.
Per quanto riguarda quest’ultimo, gli investitori potrebbero essere troppo
indulgenti rispetto all’impostazione delle politiche di Trump. A parte il
rischio di protezionismo, il programma di Trump appare favorevole alle
imprese, prevedendo sgravi fiscali, deregolamentazione e investimenti
nelle infrastrutture, ma convertire il suo programma in leggi richiederà
tempo. Il problema è come reagiranno i Repubblicani al Congresso, dopo
otto anni di avvertimenti apocalittici sulla crescita del debito pubblico,
alle critiche implicazioni fiscali di proposte che con ogni probabilità
provocherebbero un’impennata del disavanzo degli Stati Uniti.
19 Gennaio 2017
Driver fondamentali della sovraperformance del settore ciclico
ancora inalterati
A livello settoriale, manteniamo la sovraesposizione verso i settori ciclici
e i titoli finanziari, rispetto ai settori difensivi. Abbiamo effettuato un
cambiamento: ridotto il posizionamento nei consumi discrezionali da un
livello leggermente sovrappesato a un livello leggermente sottopesato.
Uno dei motivi è l’aumento dei prezzi del petrolio, che incide sul
reddito disponibile per l’acquisto di articoli di importo elevato, come
le auto. Ovviamente, data la rapidità e l’entità della sovraperformance
dei settori ciclici nel secondo semestre del 2016, ci si può aspettare
un consolidamento. Ciò risulta evidente anche dalle ultime indagini
condotte presso gli investitori. Molti di loro hanno aderito a questa
tematica, e il posizionamento in titoli finanziari, consumi discrezionali e
settori industriali è cresciuto ben oltre la media degli ultimi quindici anni.
Il posizionamento in utility, beni di consumo e telecomunicazioni è invece
diminuito in misura nettamente inferiore alla media di lungo periodo.
I driver fondamentali a medio termine sono in buona parte ancora attivi.
Innanzitutto il momentum macroeconomico è positivo. I dati economici
risultano superiori alle aspettative in tutte le aree geografiche. Il livello
minimo è stato raggiunto subito dopo la Brexit, ma successivamente si è
registrato un costante recupero, con un impulso impresso dalle elezioni
statunitensi e dalle aspettative di un forte aumento degli investimenti
nelle infrastrutture. Apparentemente i titoli industriali e quelli dei materiali
ne beneficeranno maggiormente. Ovviamente i mercati hanno scontato
questa tematica, che ha favorito prese di profitto a metà dicembre.
In secondo luogo, il trend al rialzo dei rendimenti obbligazionari e
l’impennata della curva dei rendimenti evidenziano una preferenza
per i settori ciclici, e in particolare per i titoli finanziari. Gli istituti di
credito registrano un aumento dei margini sui tassi di interesse, che
in combinazione con una maggiore crescita dei prestiti ha un impatto
positivo sugli utili potenziali del settore. Un terzo fattore di sostegno è
rappresentato dalla crescita dei prezzi delle materie prime. Qualora
i prezzi del petrolio dovessero restare superiori ai 50 dollari a barile,
ipotesi apparentemente realistica considerato il miglioramento del saldo
domanda/offerta, la redditività del settore energetico aumenterebbe
in modo significativo. Ciò consentirebbe anche di limitare il rischio di
riduzione dei dividendi da parte delle principali compagnie petrolifere,
che, nonostante il crollo del prezzo del petrolio all’inizio del 2016, avevano
continuato a distribuire dividendi elevati. Il settore dei materiali presenta
una correlazione positiva con l’aumento dei prezzi del petrolio e dei titoli
minerari, che beneficeranno di un miglioramento dei prezzi dei metalli.
Un ultimo fattore di sostegno è rappresentato dal miglioramento
dell’accelerazione degli utili. Attualmente ogni settore ciclico presenta
un momentum degli utili positivo (più revisioni al rialzo degli utili
rispetto a quelle al ribasso), mentre si sta verificando il contrario in
tutti i settori difensivi. Questa divergenza in termini di momentum degli
utili deve essere considerata favorevolmente ed è anche necessaria,
poiché la valutazione relativa dei titoli ciclici rispetto a quelli difensivi
è notevolmente aumentata nel 2016. In base al rapporto prezzo/utili
effettivi, al momento i titoli ciclici sono scambiati con un premio del 25%,
il livello massimo dalla crisi finanziaria globale.
Tutti i settori ciclici presentano un’accelerazione positiva degli utili
Fonte: Thomson Reuters Datastream, NN IP (Gen 2017)
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Documento destinato agli investitori professionisti
Obbligazioni: rotazione a
favore delle azioni, deflussi
dai mercati emergenti
19 Gennaio 2017
Spread creditizi dal 2016
• Gli ultimi dati sugli investimenti evidenziano una rotazione
con deflussi dal reddito fisso
• Le banche centrali continuano a sostenere i prodotti a
spread
• Le valutazioni del debito emergente in valuta forte sono
eque; aumento del posizionamento a livello neutrale
La rotazione a favore delle azioni può avere ricadute negative
sul reddito fisso
Gli ultimi dati sugli investimenti, in particolare dopo le elezioni presidenziali
negli Stati Uniti, evidenziano una certa rotazione, con deflussi dai prodotti
del reddito fisso verso i titoli azionari. Qualora questo trend dovesse
accentuarsi, avrebbe ripercussioni nettamente negative sul reddito
fisso, compresi i prodotti a spread. Nell’ambito dei prodotti a spread pare
comunque che quelle categorie che presentano maggiori analogie con le
azioni, in particolare i titoli high yield, continuino ad attrarre investimenti.
A breve termine, ci aspettiamo che le principali banche centrali
continueranno a sostenere i prodotti a spread, anche se in misura minore
rispetto al passato. Ancora non è chiaro se la BCE manterrà o aumenterà
la quota di prodotti a spread acquistati, in un’ottica di “graduale riduzione”
del piano di acquisti, a partire da aprile.
Il debito dei mercati emergenti (EMD) resta in pericolo. I prodotti a spread
emergenti sono vulnerabili rispetto a un aumento dei rendimenti negli Stati
Uniti e a nuovi rialzi dei tassi da parte della Fed, e negli ultimi tempi hanno
risentito della forte retorica protezionistica degli Stati Uniti. Qualsiasi
intervento concreto in termini di politica commerciale resta ancora incerto,
ma si prevede che in qualche modo possa diventare un grave ostacolo per
i mercati emergenti, quando Donald Trump si insedierà il 20 gennaio. Negli
ultimi mesi quest’asset class ha pertanto registrato deflussi.
Nonostante queste sfide, abbiamo aumentato il posizionamento nel debito
sovrano emergente in valuta forte (EMD HC), da un livello leggermente
sottopesato a un livello neutrale. Nell’ambito dei prodotti a spread, la
componente emergente nel suo complesso resta tuttavia sottoponderata.
A differenza delle altre principali categorie di prodotti a spread, che sono
scambiate a livelli di spread storicamente ridotti, le valutazioni dei titoli
sovrani EMD HC appaiono abbastanza eque, con spread attualmente
pari a circa la media quinquennale. Inoltre, per la prima volta in nove
settimane, all’inizio dell’anno l’asset class EMD HC è tornata ad attrarre
investimenti. Gli indicatori di sorpresa economica emergenti sono
anch’essi in miglioramento, sia considerati individualmente che in termini
relativi rispetto agli stessi indicatori sui mercati sviluppati. Nel caso dei
titoli sovrani EMD HC, altri indicatori recentemente in miglioramento sono
quelli delle esportazioni coreane e dell’immigrazione EM HY.
Fonte: Thomson Reuters Datastream, NN IP (Gen 2017)
Mercato immobiliari
Di recente abbiamo aumentato la sovraesposizione verso il mercato immobiliare da un livello intermedio a un livello elevato. Oltre a motivi legati
ai fondamentali e alle valutazioni, il posizionamento nei titoli immobiliari
è anch’esso ridotto, mentre i flussi attivi verso i titoli immobiliari globali si
sono stabilizzati. Il rischio principale a breve termine è rappresentato da
un improvviso e rapido aumento dei rendimenti obbligazionari. Riteniamo
che questo rischio sia ridotto. È probabile che i tassi di interesse aumentino nel corso dell’anno, ma accadrà molto gradualmente e a fronte di una
maggiore solidità dei dati macroeconomici.
Una delle variabili principali è costituita dal mercato del lavoro, che è correlato ai vari segmenti del mercato immobiliare. Influisce sulla domanda
di abitazioni, dal momento che un tasso di disoccupazione più basso si
traduce in un maggior reddito disponibile per le famiglie. Nuove famiglie
tendono a formarsi più rapidamente con il miglioramento del mercato del
lavoro. Ciò ha ricadute sui tassi di abitazioni vacanti, che sono calati ai
livelli minimi degli ultimi dieci anni, sia per le abitazioni in affitto che per
quelle di proprietà. Il calo di questo tasso ha spinto al rialzo la crescita
degli affitti reali e i prezzi delle abitazioni.
Un maggior reddito disponibile influisce anche sulle vendite al dettaglio
e sulla domanda di immobili ad uso logistico, come ad esempio magazzini e spazi commerciali. Per poter continuare a risultare interessanti, le
società immobiliari devono investire continuamente e rinnovare il portafoglio di asset esistente. Il trend dei profitti aziendali è anch’esso importante, poiché influisce sulla domanda di lavoro. L’aspettativa di crescita
degli utili delle imprese è chiaramente un fattore positivo.
Quindi nel complesso, i fondamentali stanno ancora decisamente sostenendo il mercato immobiliare, in particolare se le prospettive di crescita
globale continuano a migliorare, e se i dati seguitano a riservare sorprese positive registrando rialzi. Le valutazioni dei titoli immobiliari rispetto
alle obbligazioni corporate restano interessanti, e rappresentano un ammortizzatore accettabile in caso di aumento dei rendimenti, soprattutto
nell’Eurozona.
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Documento destinato agli investitori professionisti
Materie prime
Le materie prime hanno iniziato l’anno partendo dallo stesso livello di
chiusura dell’ultimo trimestre dell’anno scorso. La politica monetaria
espansiva, iniziata con il miglioramento dei dati macroeconomici su scala
mondiale alla fine dell’estate, si è intensificata a seguito della vittoria
elettorale di Trump, e dell’aspettativa di stimoli fiscali significativi negli
Stati Uniti. In questo contesto le materie prime hanno conseguito ottimi
risultati, e l’anno scorso hanno effettivamente sovraperformato i titoli
azionari, nonostante l’apprezzamento del dollaro USA, che normalmente
è un fattore negativo per i prezzi delle materie prime, o la più recente
flessione delle valute emergenti, altro fattore negativo per i prezzi delle
materie prime poiché riducono i costi produttivi nei principali paesi
emergenti produttori di materie prime.
Apparentemente all’inizio del 2017 si conferma il sostegno alle materie
prime. Da un lato gli indicatori di sorpresa macroeconomica restano positivi,
19 Gennaio 2017
e pare che si siano rafforzati negli ultimi tempi. Il recente miglioramento
degli indicatori di sorpresa sui mercati emergenti, compresa la Cina, che
si attestano decisamente in positivo è particolarmente degno di nota, con
i mercati emergenti in recupero rispetto a quelli sviluppati.
Una tendenza diffusa di eventi positivi sui mercati e di indicatori economici
di sorpresa emergenti positivi sta creando un contesto favorevole alle
materie prime (cicliche). L’anno scorso i prezzi delle materie prime hanno
mostrato la tendenza ad essere correlati in modo più positivo ai mercati
sviluppati rispetto agli indicatori di sorpresa economica emergenti o
cinesi. Tuttavia su periodi più lunghi l’andamento fortunato dei mercati
emergenti e della Cina ha fortemente condizionato i prezzi delle materie
prime. A tale proposito, quindi, il recente miglioramento sui mercati
emergenti potrebbe essere di buon auspicio per le materie prime.
Avvertenze legali
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