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MACCHINA ASINCRONA
OBIETTIVI
IL SAPERE : durante lo sviluppo dell’unità conosceremo le parti che compongono una delle
macchine elettriche più utilizzate come motore per trasformare energia elettrica in energia meccanica
IL SAPER FARE : al termine dell’unità si sarà in grado di gestire motori trifasi e monofase, di
dimensionare piccoli motori asincroni e di scegliere la macchina in funzione dell’uso necessario
CONTENUTI
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
GENERALITA’ TEORICHE ,
CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE E FUNZIONALI DEGLI STATORI
CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE E FUNZIONALI DEI ROTORI
CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE E FUNZIONALI DEGLI AVVOLGIMENTI
PROBLEMATICHE INERENTI L’AVVIAMENTO E L’ASSUNZIONE DI COPPIA
DELLA MACCHINA
TECNICHE FINALIZZATE ALLA REGOLAZIONE DELLA VELOCITA’ NEI
MOTORI
GENERALITA’ CIRCA IL MOTORE MONOFASE
GENERALITA CIRCA LE CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE E FUNZIONALI DEI
MOTORI PASSO-PASSO
PROGETTO DI MASSIMA DI MOTORE ASINCRONO TRIFASE DI PICCOLA
POTENZA
VERIFICA SCRITTO-GRAFICA-PRATICA
MACCHINE ELETTRICHE ROTANTI
PARAGRAFI : Motore asincrono 5 , 6 , Scheda integrativa “Reostato di avviamento”
CAPITOLO 9/2
GENERALITA’ TEORICO – INTRODUTTIVE
Le macchine asincrone sono essenzialmente formate da una parte attiva fissa
– STATORE-
costituente il sistema induttore e da una parte interna rotante - ROTORE - coassiale costituente
il sistema indotto sostenuta da due supporti detti CUFFIE o SCUDI , sovente sorretti dalla
carcassa: tra la superficie del pacco magnetico statorico e quella del rotore, troviamo uno spazio
detto TRAFERRO, spazio che può variare dai 2 mm ai 50 mm passando dalle macchine di
piccola a quelle di grande potenza.
Tratteremo la macchina solo come motore alimentato in tensione alternata trifase di modesta
potenza.
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CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE E FUNZIONALI DEGLI
STATORI
Lo statore dei motori comuni è costituito dalle seguenti parti:
-
CARCASSA
-
PACCO MAGNETICO STATORICO
-
AVVOLGIMENTI INDOTTI
-
ACCESSORI
Carcassa
Deve realizzare una struttura rigida, robusta e indeformabile che ha il compito di centrare e
sostenere l’intero pacco magnetico statorico, gli scudi e ha unicamente compiti meccanici e di
protezione; si utilizzano per la realizzazione GHISA, ACCIAIO SALDATO o FUSO (ormai sempre
più raramente ) e ALLUMINIO o altre LEGHE LEGGERE ( peso spec.  3 gr/cm3)
La carcassa viene realizzata in un solo pezzo nelle macchine di piccolo diametro mentre può
essere realizzata divisa in 2, 3, 4 parti per quelle di maggior diametro, ciò per ragioni di
trasporto, di manutenzione e di assemblaggio.
Spesso per motori di piccola potenza vengono utilizzati sistemi di carcasse semplificate che non
rappresentano più una vera e propria struttura meccanica a se stante :
1° TIPOLOGIA :
ANELLO DI COMPRESSIONE
LAMIERINO STATORICO
CARCASSA ASSEMBLATA
RIVETTI
2
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2° TIPOLOGIA :
LAMIERINO CON INTAGLIO A CODA DI RONDINE
NUCLEO MAGNETICO ASSEMBLATO
TEGOLO
IN
ACCIAIO
DOLCE
Il nucleo magnetico così assemblato verrà inserito in una struttura portante mediante la PRESSOFUSIONE
3° TIPOLOGIA
La carcassa è realizzata da 4  6 traverse di acciaio saldate alle estremità a due anelli di testata che serviranno
a centrare il nucleo e contemporaneamente a sostenere le cuffie
Pacco magnetico statorico
Il pacco magnetico ovviamente è laminato ed è realizzato da un insieme di corone circolari di
lamierini aventi spessore 0,5  1 mm e con cifra di perdita di 3 1,5 W/kg; se il diametro
supera i 1000 mm [ eccezionalmente i 1500 mm ] la corona statorica viene realizzata mediante
l’accostamento di settori, adottanda la tecnica dello “ strato pari – strato dispari “. I lamierini
sono isolati su una o su entrambe le facce mediante strato di vernice o affidandosi al solo strato
di ossido ottenuto mediante trattamento chimico – fisico.
Le cave possono essere di tipo aperto o di tipo semichiuso: le prime sono utilizzate in
macchine di grossa potenza ove si utilizzano anche piattine di dimensioni grandi, ciò permette
un migliore isolamento degli avvolgimenti e maggiori tensioni . Le cave vengono poi chiuse con
biette isolanti. Le cave semichiuse vengono utilizzate con conduttori in fili di adeguato diametro
e vengono chiuse con biette e cartocci
3
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CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE E FUNZIONALI DEGLI
AVVOLGIMENTI STATORICI
Gli avvolgimenti nelle macchine sincrone sono “ avvolgimenti distribuiti “ossia formati da
conduttori attivi distribuiti uniformemente e collegati a gruppi mediante connessioni frontali di
varie forme
SPIRA
MATASSA
Testate della
matassa
Nastratura
Le testate di matassa si dividono in due forme :
CONCENTRICHE
EMBRICATE
Le matasse con testate embricate, appartenenti allo stesso avvolgimento, sono tutte
uguali tra loro : esse possono essere collocate nelle cave sia disposte ad uno strato che
a doppio strato ( ossia il lato della matassa occupa da solo la cava o in ogni cava vi sono
i lati di due matassa diverse: in questa situazione i lati appartenenti allo stesso strato
“piegano” dalla stessa parte e quelli appartenenti a strati diversi piegano invece nel verso
opposto.
Le matasse con testate concentriche, appartenenti allo stesso avvolgimento, sono tra loro
diverse: esse sono collocate nelle cave disposte ad uno o due strati e le teste sono ripiegate
in modo da essere disposte in due, tre, … ordini distinti
el = mecc* p
q=
4
n
cave
3 * 2p
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TIPI DI RAGGRUPPAMENTO DELLE MATASSE DEGLI AVVOLGIMENTI DI FASE LUNGO LE
CAVE ROTORICHE
Si prenderanno in considerazione solamente le situazioni nelle quali q risulterà intero :
i raggruppamenti in oggetto potranno essere effettuati in due tipi :
*TIPO A o a matasse lunghe o a poli omonimi : lo si ottiene collegando i conduttori di fase
sotto un polo con quelli corrispondenti che si trovano sotto il polo consecutivo; si
costruiscono così tante matasse quante sono le coppie polari. Si possono
realizzare sia con testate embricate che con quelle concentriche.
*TIPO B o a matasse corte o a poli alterni : lo si ottiene collegando parte ( la metà) dei
conduttori di fase che si trovano sotto un polo, con parte di quelli che si trovano sotto il
polo seguente e parte con quelli che si trovano sotto il polo precedente; si costruiscono
così tante matasse quante sono i poli ( si realizzano un numero di matasse doppio
di quello del corrispondente TIPO A ). Si possono realizzare sia con testate embricate
che con quelle concentriche.
TIPI DI COLLEGAMENTO FRA LE MATASSE PER LA REALIZZAZIONE DEGLI
AVVOLGIMENTI DI FASE
Si realizzano, in pratica, solo due tipi :
* collegamento a spirale : lo si ottiene collegando in serie fra loro i conduttori di una stessa
matassa avanzando e arretrando e unendo poi le varie matasse così ottenute per
formare l’avvolgimento di fase
* collegamento ondulato : lo si ottiene collegando in serie un conduttore posto sotto un polo
con il suo corrispondente posto sotto il polo successivo di tipo e proseguendo fino al
collegamento di tutti i lati attivi dell’avvolgimento di fase; si può realizzare un
avvolgimento progressivo o a regressione
TIPI DI AVVOLGIMENTI FRA LE MATASSE CHE RENDONO REALIZZABILE LA DIVISIBILITA’
DELLA MACCHINA IN DUE PARTI
Per ragioni costruttive e di trasporto spesso gli statori delle macchine sincrone sono progettati
divisibili in due parti per poter essere successivamente assemblati secondo piani orizzontali : ciò
comporta che anche l’avvolgimento indotto sia divisibile.
Le condizioni che devono essere soddisfatte affinché ciò sia possibile sono :

l’avvolgimento deve essere ad un solo strato

l’avvolgimento deve essere di TIPO A

le testate di matassa, se realizzate di tipo concentrico, devono essere disposte in tre ordini

il numero delle coppie polari deve essere divisibile per 2
5
ossia
p
PARI
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COLLEGAMENTO FRA GLI AVVOLGIMENTI DI FASE
Due sono i modi principali :
a STELLA

: collegando assieme le fini degli avvolgimenti e mandando i principi ai morsetti
della macchina. Come noto dalla elettrotecnica, applicheremo ai morsetti una
tensione pari a
3
la tensione per la quale sono stati dimensionati gli
avvolgimenti di fase e le correnti dei conduttori di linea saranno
identiche a quelle nei conduttori di fase
a TRIANGOLO

: effettuando il collegamento nel modo noto ( “la fine del….con il principio
del…). Applicheremo ai morsetti una tensione pari alla tensione per la quale
sono stati dimensionati gli avvolgimenti di fase e le correnti dei
conduttori di linea saranno pari a
3 quelle nei conduttori di fase
Si desume quindi che, a parità di potenza e di tensioni ai morsetti, :
- nel collegamento a stella necessitano un numero di spire in serie per fase pari a
1
di
3
quello per il collegamento a triangolo e che di conseguenza la sezione dei conduttori
dovrà essere scelta pari a
3 maggiore di quella per il collegamento a


- nel collegamento a stella, l’isolamento verso massa deve essere commisurato alla
tensione stellata ( quindi minore di quella concatenata !! )
AVVOLGIMENTI A DOPPIA POLARITA’
Dalla nota relazione n1 
60 * freq
(= velocità del campo rotante o velocità di sincronismo) vedo
p
che l’unica via per variare n1 ( mantenendo costante la frequenza ) consiste nel variare il n° dei
poli statorici : ciò è particolarmente utilizzabile nei rotori a gabbia che hanno la caratteristica di
adeguarsi automaticamente al n° dei poli statorici ( nel caso di rotori avvolti sarebbe necessario
realizzare anche i relativi avvolgimenti a polarità variabile con notevoli complicazioni costruttive)
La variazione dei poli nel rapporto 1: 2 la si ottiene con il “metodo di Dahlander” : ciò lo si
ottiene invertendo il senso di percorrenza della corrente in una metà dell’avvolgimento stat.
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Supponendo 2p= 8 e cave = 48
S
N
S
si ha q= 2 ( rappresentando una sola fase )
N
U
S
X1
N
X
S
N
U1
Collegando ora le due metà dell’avvolgimento di fase in parallelo tra loro (come si vede prima
erano in serie tra loro ), si dimezza il n° dei poli creati
S
N
U
S
N
X1
X
U1
In pratica il collegamento Dahlander viene realizzato collegando gli avvolgimenti stat. delle tre
fasi a triangolo quando funziona con 2p poli e a “doppia stella “ quando funzione con p poli
A
A1
A
B1
C
A1
B
B1
C
C1
B
C1
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A1
B1
C1
A
B
C
A1
B1
C1
Passando da 2p a p poli , la COPPIA del motore si RIDUCE circa al 60% mentre la POTENZA
AUMENTA circa del 30 % ( aumentano i giri ! ) .
MORSETTIERE
Quando le matasse sono collegate in un’unica serie, i tre principi e le tre fini sono portati alla
morsettiera :
-MORSETTIERA “ MARELLI” : i sei terminali sono disposti secondo il seguente ordine
U
V
W
U
V
W
Z
X
Y
Z
X
Y
Z
X
Y
Così facendo con sole 3 piastrine uguali è possibile realizzare sia il collegamento  che quello a 
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MORSETTIERA PER MOTORE “ A TENSIONE UNIVERSALE”
Dividendo gli avvolgimenti di fase in due parti uguali, si ottengono 12 morsetti che possono
essere riportati nella morsettiera nel seguente ordine
U
V
W
Z
X
Y
U
Z
U1
U1
Z1
X1
W
Y1
Y
V 1 W1
X
X1
W1
V
V1
Y1 Z1
CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE E FUNZIONALI DEI
ROTORI ( o INDOTTI ) PER MOTORI ASINCRONI TRIFASI
Il rotore è formato dalle seguenti parti fondamentali :

ALBERO

NUCLEO MAGNETICO ROTORICO

AVVOLGIMENTI INDOTTI
NUCLEO MAGNETICO ROTORICO
Ricordando che la frequenza rotorica, durante il funzionamento ordinario, è molto piccola
( f2 = s * f1 ), il nucleo magnetico potrebbe essere realizzato sia massiccio ( ghisa , acciaio
fucinato) valutandosi trascurabili le perdite per correnti parassite sia con lamierini ferromagnetici
di tipo normale, anche di spessore rilevante, più resistenti di quelli al silicio alle vibrazioni
meccaniche ed elettromeccaniche.
Spesso ( quasi sempre !) per ragioni economiche al fine di ridurre il materiale di sfrido prodotto
dalla realizzazione delle corone statoriche ( il nucleo magn, statorico deve essere realizzato
laminato !), si usano i lamierini “ centrali “ dello statore;
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CAVA
CIRCOLARE
CHIUSA
CAVA APERTA
CON SCASSO
PER BIETTA
CAVA
SEMIAPERTA
CAVA
APERTA
I lamierini vengono “ impilati “ sull’albero o forzatamente sfruttando l’attrito tra foro nella
lamiera e l’albero ( spesso con l’uso di “ zigrinature “ prodotte sulla superficie dell’albero )
oppure creando sul supporto rotante da una parte uno opportuno spallamento e dall’altra uno
“sgolo “in cui collocare un anello di fermo forzato
FLANGIA
SPALLAMENTO
SGOLO
ANELLO DI FERMO
Per aumentare la compattezza del nucleo magn. è possibile anche porre alle estremità dei
lamierini due flange
Sovente (in macchine di miglior qualità o quando si temono “slittamenti “ tra lamierino e
albero) nel foro del lamierino si ricava per punzonatura uno “ scasso” per la chiavetta che verrà
posta tra albero e lamierino
LAMIERINO CON
SCASSO
CHIAVETTA
ALBERO CON
CHIAVETTA
Quando il diametro della macchina aumenta o se si vuole alleggerire il peso del rotore, si ricorre
all’utilizzo di una struttura meccanica formata da MOZZO + DISCO PIENO sul quale viene
fissata la FASCIA MAGNETICA ( quest’ultima con caratteristiche ferromagnetiche poiché dovrà
“sostenere “ il flusso rotorico ); il mozzo e le razza formano la BUSSOLA o LANTERNA .
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FASCIA
DISCO
MOZZO
Spesso il disco viene alleggerito ulteriormente ricavando da esso delle RAZZE
RAZZA
FASCIA
MOZZO
Costruttivamente può essere conveniente realizzare mozzo e razze in un sol pezzo o in ghisa
( meno costoso ma più pesante ) o in acciaio ; il collegamento tra lamierini della fascia e le
razze può essere realizzato con attacchi a coda di rondine
FASCIA MAGNETICA
ROTORICA
RAZZA CON ATTACCO A CODA DI
RONDINE
Un parametro costruttivo importante è la scelta del numero delle cave del rotore in funzione
del numero di quelle dello statore : il fenomeno da evitare è quello detto” impuntamento
rotorico allo spunto” , fenomeno particolarmente frequente nei rotori a gabbia a seguito della
loro modesta coppia di spunto; l’impuntamento consiste nel fatto che il rotore tende a non
muoversi dalla posizione di minima riluttanza che si crea quando ad ogni dente delle cave di
rotore se ne contrappone uno delle cave di statore.
Tutto ciò si evita se il n° cave di rot, e il n° di cave di stat. sono primi tra loro : per ragioni
geometrico-pratiche il n° delle cave di rotore vien fatto minore di quello delle cave di statore.
Sempre nell’ottica di evitare l’impuntamento ed anche per rendere la rotazione più silenziosa
sovente i lamierini di rotore vengono “ impilati “ in modo da formare cave inclinate di un passo
alle cave rispetto a quelle statoriche
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ROTORE A GABBIA
E’ il tipo più semplice e robusto di avvolgimento di rotore : è formato da 2 ANELLI che cortocircuitano una
serie di CONDUTTORI MASSICCI di sezione circolare o anche rettangolare collocati nelle cave rotoriche ; è
detto anche ROTORE IN CORTOCIRCUITO e realizza un circuito “ polifase “ con tante fasi quante risultano le
sbarre comprese nel doppio passo polare ( N
S
N ) del campo rotante.
S
N
I materiali usati per la costruzione delle sbarre della gabbia sono RAME e ALLUMINIO mentre
spesso per gli anelli vengono usati anche il BRONZO e l’OTTONE
Al giorno d’oggi spesso le gabbie in rame vengono sostituite con quelle realizzate interamente in
alluminio ottenute mediante la PRESSOFUSIONE
Il rotore a gabbia evidenzia l’inconveniente di assorbire allo spunto una corrente 5  8 volte
maggiore di quella di funzionamento e molto sfasata rispetto alla tensione : ciò comporta
che la coppia di spunto sia molto inferiore a quella nominale (ed ovviamente a quella
massima).
L’uso di motori a gabbia semplice è così limitato a quelli di potenza minore di 35  50 kW.
Coppia
C max
Coppia
GABBIA A BASSA
RESISTENZA
C
C nomin
GABBIA AD ALTA RESISTENZA
max
C nomin
C spunto
C spunto
0
n2 n1
0
12
n2 n1
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ROTORE A DOPPIA GABBIA
Al fine di diminuire la corrente allo spunto e contemporaneamente aumentare la coppia
all’avviamento, vengono utilizzati motori aventi il rotore con doppia gabbia : la gabbia più
vicina al traferro viene realizzata in modo da evidenziare una R maggiore mentre l’altra, più
interna nel nucleo rot., deve avere una R minore( sezione maggiore).
Ogni gabbia avrà il proprio anello di cortocircuito.
All’avviamento la frequenza delle correnti di
rotore è 50 Hz: l’induttanza della gabbia più vicina
al traferro è bassa poiché le linee del flusso, creato
dallo statore, tenderanno a concentrarsi
prevalentemente nell’interno del nucleo magnetico;
per la motivazione sopra ricordata, l’induttanza
della gabbia più interna sarà maggiore.
Poiché all’avviamento prevale l’aspetto induttivo del fenomeno, l’impedenza della gabbia esterna
sarà complessivamente minore di quella della gabbia interna e la corrente( che tende a fluire
dove Z è minore) attraverserà una gabbia con R maggiore e ciò produrrà una coppia allo spunto
più alta.
A macchina avviata, come noto dall’Elettrotecnica generale, la frequenza rotorica diventerà di
23 Hz (f2= s*f1) e gli effetti induttivi saranno trascurabili : la corrente attraverserà la sbarra
con R minore ossia quella interna ; ciò farà si che la coppia nominale si sposti verso un numero
di giri maggiore.
DOPPIA GABBIA
C max
C spunto
C nom
0
n2 n1
ROTORE A SBARRE ALTE
Codesto rotore, detto anche a “ sbarre ad addensamento non uniforme di corrente “, è
caratterizzato da sbarre uniche aventi la sezione rettangolare-trapezia o rettangolare-circolare
Il funzionamento di questo tipo di sbarre è molto simile a quello del rotore a doppia gabbia :
all’avviamento la corrente tenderà a concentrarsi nella parte superiore della sbarra ( dove la
sezione è minore e quindi la R è maggiore ) per poi, a macchina avviata, distribuirsi quasi
uniformemente nella sezione ma localizzandosi prevalentemente nella parte inferiore ( dove vi è
una R minore).
In questo tipo di rotore la gabbia ha un solo anello di cortocircuito.
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ROTORE AVVOLTO
Questo tipo di rotore è caratterizzato da avere un proprio avvolgimento realizzato con le stesse
metodiche di quello statorico : ovviamente dovrà avere lo stesso numero di poli dello statore;
l’avvolgimento sarà di norma di tipo trifase con collegamento a stella o a triangolo ( più
frequentemente a stella! ) ma può venire realizzato anche di tipo bifase. I motori con rotore
avvolto bifase vengono utilizzati quando necessita una macchina per frequenti avviamenti ed
arresti ed inoltre rende più facile la costruzione del reostato di avviamento della macchina.
ANELLI
ROTORE TRIFASE
AVVOLTO
A
B
C
VAB = VBC = VCA
ROTORE BIFASE
AVVOLTO
ANELLI
A
B
C
V
VBC = VAC= AB
2
Attualmente la quasi totalità dei MAT con rotore avvolto hanno gli avvolgimenti rotorici con
matasse con testate americane in due ordini per cava
TESTATA “ AMERICANA “
TESTATA EMBRICATA
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COLLETTORE AD ANELLI
Permettere il collegamento degli avvolgimenti rotorici al reostato di avviamento
mediante le spazzole, permettendo di variare la resistenza rotorica con gli effetti, sulla corrente
e sulla coppia allo spunto, noti dall’Elettrotecnica generale; consiste di tre anelli conduttori,
isolati tra di loro, definiti anche “ parte attiva del collettore “ sostenuti da un manicotto
calettato sull’albero e dal quale sono opportunamente isolati.
Gli anelli possono essere realizzati di rame crudo ( maggior resistenza all’usura di quello
ricotto), di bronzo fosforoso o anche di ferro o ghisa( cattive qualità elettriche ma grande
resistenza al consumo) ; le dimensioni devono essere tali da garantire bassa resistenza elettrica
ma resistenza meccanica tale da sopportare gli sforzi centrifughi e gli attriti dovuti ai contatti
striscianti ( SPAZZOLE). Ogni anello può essere realizzato in un sol pezzo investito a caldo
(mediante dilatazione) sulla bussola oppure in due parti collegabili mediante bulloni nella parte
esterna.
Per ridurre il loro riscaldamento spesso gli anelli vengono dotati di allargamenti nella parte di
contatto con la spazzola
L’isolante posto sia tra gli anelli che tra anelli e bussola con funzione anche di sostegno, deve
evidenziare valide proprietà dielettriche, sufficiente resistenza meccanica e indeformabilità alle
varie sollecitazioni termiche e dinamiche: si usano MICANITI (fogli di mica a bassa percentuale
di lacca isolante più impregnante dello spessore di 0,4  2 mm che con resine di moderna
tecnologia
La bussola o manicotto, in acciaio fuso o in ghisa , viene calettata direttamente sull’albero e
può essere sia in un solo pezzo [ sarà montato dilatandola a caldo] che in due parti unite
mediante bulloni.
Si ricorda che comunque è bene che il diametro del collettore sia il minimo possibile (esistono
valori della velocità periferica da non superare per limitare le perdite per attrito).
ANELLI COLLETTORI
ISOLANTE
BUSSOLA
ALBERO
.
SPAZZOLE
Sono i componenti che strisciando sugli anelli realizzano il collegamento agli avvolgimenti del
reostato
I materiali usati sono : carbone coke di nerofumo o di petrolio, la grafite naturale o
artificiale agglomerati con catrami di vari tipologie ; esistono spazzole di “ qualità
metallica “ ottenute mediante grafite miscelata con polveri di rame più eventuale piombo e/o
stagno.[ elettrografite, metalgrafite, elettrocarbone]
Vi sono anche spazzole di bakelite – grafite ottenute da un impasto di grafite e resine
termoindurenti.
La densità di corrente che può essere adottata è di 5  15 A/ cm2 per quelle in elettrografite e
di 15  30 A/cm2 per quelle in metalgrafite
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Spesso le spazzole sono completate con 1 o 2 trecce di rame + capocorda per permettere il
collegamento della stessa al portaspazzole o alla linea esterna : la sezione della treccia è
determinata dall’entità della corrente.
La treccia di rame di norma non è isolata ma spesso è protetta da cilindretti di materiale isolante
che devono lasciare invariata la flessibilità del conduttore.
PORTASPAZZOLE
I portaspazzole hanno ( o possono avere ) il compito importante , mediante le spazzole, di
collegare elettricamente all’esterno il circuito elettrico di rotore : ciò implica che il loro
fissaggio sia molto rigido poiché devono rimanere spesso a 2  3 mm dalla superficie del
collettore.
Hanno il compito di sostenere, guidare e tenere adeguatamente compresse le spazzole sul
collettore : la pressione deve poter essere sempre regolata manualmente seguendo l’usura
della spazzola .
Esistono portaspazzole di tipo “ radiale “ e di tipo “ a reazione ( o obliqui )” .
SPINE
Hanno il compito di sostenere il portaspazzole : sono aste di sezione circolare di acciaio o bronzo
con da un lato un basello ed una parte filettata per permettere il fissaggio al braccio del
portaspine; questa parte di norma è isolata onde evitare la messa in tensione del portaspine di
supporto
PORTASPINE
E’ l’elemento che viene collegato in maniera rigida alla carcassa e che sorregge tutti gli accessori
di cui prima ; viene realizzato in ghisa o in acciaio ed è dotato di tre o sei bracci ( tanti quante
sono le spine) nei quali verranno fissate le spine. Deve essere particolarmente curato il suo
isolamento ( tra spina e portaspina ) onde impedire contatti con parti in tensione.
SPINA
ISOLANTE
PORTASPINA
PARTE FILETTATA
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