MACCHINE ELETTRICHE - CLASSIFICAZIONE E GENERALITA' Possiamo definire macchina elettrica un qualunque apparato, funzionante in base alle leggi dell’elettromagnetismo, che sia in grado di convertire energia meccanica in energia elettrica, o, viceversa, trasformare energia elettrica in energia meccanica. Questa definizione va opportunamente completata aggiungendo al novero delle macchine elettriche anche tutti quei dispositivi che consentono di modificare il valore della tensione e quindi della corrente: queste non hanno bisogno di parti meccaniche in movimento e sono dette statiche. MACCHINE ELETTRICHE STATICHE ROTANTI TRASFORMATORI GENERATORI MOTORI Le macchine elettriche rotanti si distinguono sostanzialmente in due categorie: quelle che alimentate da energia elettrica la trasformano in lavoro meccanico si chiamano motori, sia che funzionino in corrente continua che in corrente alternata; quelle che trasformano l'energia meccanica in energia elettrica si chiamano generatori, distinguendosi poi in alternatori se producono corrente alternata e dinamo se generano corrente continua. Distinguendo invece le macchine elettriche rotanti in base al tipo di corrente che utilizzano abbiamo la seguente classificazione: MACCHINE ELETTRICHE ROTANTI CORRENTE ALTERNATA ASINCRONE SINCRONE CORRENTE CONTINUA DINAMO MOTORI MOTORI MOTORI ALTERNATORI Le macchine in corrente alternata possono quindi essere asincrone oppure sincrone: cosa significano questi due termini? Innanzitutto facciamo una premessa: ogni macchina elettrica rotante è costituita da due parti: una fissa detta statore ed una mobile detta rotore. Solitamente, ma non sempre, lo statore è la parte esterna della macchina, la cosiddetta carcassa, all'interno della quale è posto il rotore, libero di ruotare. Il rotore infatti è sorretto da un albero alle cui estremità sono posti due cuscinetti, vincolati a loro volta allo statore. L'albero inoltre fuoriesce da una estremità della carcassa per poter essere collegato agli altri dispositivi cui la macchina deve essere accoppiata. Macchine elettriche: generalità – Appunti per il corso di Sistemi e Automazione a cura Prof. A. Del Sole Pag. 1 / 3 STATORE ALBERO ROTORE Ricordando ora che il sincronismo è una prerogativa delle macchine in corrente alternata, abbiamo un rotore che gira con una determinata velocità ed una corrente che circola negli avvolgimenti con una determinata frequenza. La velocità del rotore, come noto, è data dal numero di giri che esso compie nell'unità di tempo; la frequenza della corrente è data dal numero di cicli (di sinusoide), ossia di oscillazioni, nell'unità di tempo. Ebbene: quando queste due grandezze coincidono e sono coordinate fra loro, le macchine si dicono sincrone, altrimenti si dicono asincrone. In altri termini nelle macchine rotanti sincrone vi è sincronismo fra le oscillazioni della corrente che le attraversa e la rotazione del rotore, siano esse motori o alternatori. Ad ulteriore chiarimento possiamo dire che in un motore sincrono funzionante a 50 Hz, la corrente (alternata) che lo alimenta compie 50 oscillazioni in un secondo; di conseguenza, ed affinché vi sia sincronismo, il suo rotore deve compiere 50 giri in un secondo. Ossia nel tempo che la corrente impiega a compiere un ciclo di sinusoide, il rotore deve compiere un giro completo (360°). Viceversa in un alternatore, per produrre una corrente con frequenza di 50 Hz, il rotore deve ruotare rigorosamente alla velocità di 50 giri al secondo. Più esattamente, come vedremo meglio studiando il principio di funzionamento di queste macchine, ciò è vero se l'induttore della macchina ha una sola coppia polare, altrimenti la velocità di rotazione va divisa per il numero di coppie polari. Quindi: quale sarà la velocità di rotazione in rpm [giri al minuto] di una macchina sincrona funzionante a 50 Hz? n = 50 [giri al sec] * 60 [sec al minuto] = 3000 rpm se ad 1 coppia polare n = 50 * 60 / 2 = 1500 rpm se a 2 coppie polari n = 50 * 60 / 3 = 1000 rpm se a 3 coppie polari Ancora un paio di definizioni: dal punto di vista elettromagnetico, in ogni macchina elettrica, sia in c. c. che in c. a., possiamo individuare due parti, l'induttore e l'indotto. L'induttore è la parte che genera il campo magnetico: quindi può essere realizzato o mediante dei magneti permanenti, solitamente in macchine di piccola taglia, o mediante degli avvolgimenti in cui viene fatta circolare circolare corrente elettrica. L'indotto è invece la parte della macchina immersa nel campo magnetico generato dall'induttore: per effetto dell'induzione elettromagnetica esso diventa o sede di F. E. M. e di correnti indotte (nel caso dei generatori) o di forze che generano il movimento (nel caso dei motori). Macchine elettriche: generalità – Appunti per il corso di Sistemi e Automazione a cura Prof. A. Del Sole Pag. 2 / 3 Si evince quindi che, a seconda del tipo di macchina, l'induttore può essere sullo statore e l'indotto sul rotore, oppure al contrario l'induttore sul rotore e l'indotto sullo statore. Diamo infine un cenno ai più comuni materiali che costituiscono le varie parti di una macchina elettrica. Di volta in volta, quando ci tornerà utile, approfondiremo le nozioni di seguito esposte, che costituiscono comunque un quadro generale di riferimento per i materiali. Una classificazione dei materiali usati nelle macchine elettriche è la seguente: • materiali conduttori; • materiali isolanti; • materiali magnetici; • materiali strutturali. I conduttori vengono generalmente adoperati per formare i circuiti interni (avvolgimenti) e devono presentare un elevato valore di conducibilità elettrica; di conseguenza i materiali più comunemente usati per realizzare gli avvolgimenti sono il rame e l’alluminio. In entrambi i casi, bisogna sempre tener presente che la resistività è direttamente proporzionale alla temperatura e, quindi, se la temperatura di esercizio della macchina cresce, con essa aumenta anche la resistività. Gli isolanti vengono adoperati per isolare elettricamente parti a diversa tensione e sono caratterizzati elettricamente dalla rigidità dielettrica (definita come il valore limite di campo elettrico oltre il quale si produce una conduzione di elettricità (scarica elettrica) attraverso il materiale dielettrico) e dalla costante dielettrica ε, che ne esprime invece la capacità isolante. I materiali magnetici vengono utilizzati per la realizzazione dei circuiti magnetici delle macchine: sono materiali la cui permeabilità magnetica μ (intesa come la capacità del materiale a lasciarsi magnetizzare) è molto elevata. La forte differenza esistente fra la μ della parte magnetica e la μ delle altre parti (20.000 – 30.000) fa si che il campo di induzione magnetica generato dall'induttore rimanga di fatto completamente intrappolato in tale materiale; il materiale magnetico diventa quindi un tubo di flusso che contiene al suo interno tutte le linee del campo di induzione magnetica B, realizzando quindi un circuito magnetico. I principali materiali ferromagnetici sono: la magnetite, l'acciaio dolce, il cobalto, il nichel e le loro rispettive leghe. I materiali da costruzione sono quelli utilizzati per la costruzione delle diverse parti meccaniche delle macchine elettriche, tra le quali vi sono la carcassa e l’albero. Anche se non intervengono esplicitamente nel funzionamento elettrico della macchina, incidono non poco sul dimensionamento e sul peso. Solitamente si usano la ghisa, l’acciaio e l’alluminio, tutti con il compito di resistere alle varie sollecitazioni meccaniche che la macchina può subire. Comunque, per le ottime prestazioni meccaniche offerte, la lega, in assoluto più usata, è l’acciaio. Macchine elettriche: generalità – Appunti per il corso di Sistemi e Automazione a cura Prof. A. Del Sole Pag. 3 / 3