tunnel carpale – come si tratta

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TUNNEL CARPALE – COME SI TRATTA
CURA E TERAPIA
Le cure per la sindrome del tunnel carpale dovrebbero iniziare il prima possibile, sotto la supervisione di
un medico.
Le cause scatenanti, come il diabete o l’artrite, dovrebbero essere curate per prime. La cura iniziale di
solito comporta la riduzione dell'attività della mano e del polso ammalato per almeno due settimane:
occorre evitare tutte le attività che potrebbero peggiorare i sintomi e immobilizzare il polso, con un tutore
opportuno, per evitare ulteriori danni che potrebbero essere scatenati da torsioni o flessioni inopportune.
Se la zona è infiammata, l’applicazione di impacchi ghiacciati può contribuire a ridurre il gonfiore.
I farmaci antinfiammatori non steroidei, come ad esempio l’aspirina, l’ibuprofene (Moment, Nurofen,
Antalgil, Buscofen, …) e altri analgesici senza obbligo di ricetta, possono alleviare i sintomi presenti da
poco tempo o causati da un’attività molto intensa.
I diuretici somministrati per via orale possono diminuire il gonfiore.
I corticosteroidi (cortisone), con la lidocaina (un anestetico locale), può essere iniettato direttamente
nel polso oppure assunto per via orale per ridurre la compressione del nervo mediano e dare sollievo
immediato e temporaneo alle persone che accusano sintomi intermittenti o di lieve entità.
LE TERAPIE FISICHE prevedono l’impiego di diverse forme di energia, con tecnologie e strumenti
specifici.
Nella STC è consigliata l’elettroanalgesia con TENS (Fig. 5), ossia micro-correnti elettriche che
agiscono innalzando la soglia di eccitabilità del nervo sensitivo, attenuando così la conduzione degli
stimoli dolorifici mediante il meccanismo del “gate control”; producono inoltre un’azione di vasodilatazione
e di riassorbimento degli edemi.
E’ possibile inoltre utilizzare la laserterapia, anch’essa con azione analgesica, antiedemigena e
stimolante della circolazione e del trofismo tissutale locale, mediante energia termica e vasodilatazione
(Fig.6).
Fig.5
Fig.6
La galvanoterapia consiste nell’applicazione di correnti elettriche che veicolano farmaci antinfiammatori
e/o antidolorifici: l’applicazione può avvenire direttamente sulla zona da trattare (come nella TENS, Fig.
5) o attraverso l’acqua (idrogalvanoterapia o bacinelle galvaniche).
La fisiokinesiterapia consiste in una serie di metodiche manuali praticate dal terapista (f. passiva) e
diesercizi terapeutici attuati dal paziente sotto la guida del terapista (f. attiva o assistita) che mirano al
recupero della funzionalità dell’arto colpito: range articolari (ampiezza di movimento delle varie
articolazioni), forza e destrezza muscolare, propriocezione, sensibilità tattile, ecc.
La mobilizzazione passiva e il movimento attivo vanno impostati confrontando l’arto da riabilitare con
quello sano per recuperare l’ampiezza di movimento propria del paziente (che dipende da vari fattori:
età, destrezza, allenamento, altre patologie osteo-articolari o neuro-muscolari).
Esempi di esercizi terapeutici comprendono la manipolazione di oggetti per riconoscere forme, spessori,
superfici e consistenza dei materiali, con oggetti inizialmente molto diversi (Fig. 7-10), poi della stessa
forma ma di consistenza diversa, come con spugne, ecc. (Fig. 11).
Questi esercizi richiedono al paziente sia uno sforzo muscolare-articolare (movimento) che un compito
cognitivo (sensibilità, percezione, riconoscimento, memoria).
Fig.7
Fig.8
Fig.9
Fig.10
Fig.11
Il recupero muscolare si ottiene anche attraverso esercizi contro resistenza, dove la resistenza può
essere modulata dalle mani del terapista (Fig. 12) o data da strumenti quali pesi, elastici, spugne, molle
a seconda del movimento da riabilitare.
Nella Sindrome del Tunnel Carpale particolare attenzione va dedicata ai movimenti del pollice e delle
prime due dita lunghe: opposizione, flessione ed estensione, prevedendo anche esercizi di terapia
occupazionale, finalizzati al compimento delle attività manuali quotidiane (uso di posate, chiavi,
impugnature e maniglie, ecc.).
Nei casi più gravi di ipotonia muscolare, oltre che gli esercizi attivi, può essere indicata anche
l’elettrostimolazione dei muscoli dell’eminenza tenar. In questo caso, per la valutazione del recupero
ottimale
sono
consigliabili
controlli
periodici
elettromiografici.
Fig.12
Se i sintomi durano da più di sei mesi, generalmente si può consigliare anche l’intervento chirurgico,
che consiste nel tagliare la fascia di tessuti intorno al polso per ridurre la compressione sul nervo
mediano. L’intervento è effettuato in anestesia locale e non è nemmeno necessario passare una notte in
ospedale. Per molti pazienti risulta necessario intervenire su entrambe le mani.
Sebbene i sintomi risultino alleviati immediatamente dopo l’intervento, per riprendersi completamente
dalla sindrome del tunnel carpale possono trascorrere mesi. A volte il polso perde forza poiché il
legamento
carpale
è
stato
tagliato.
I pazienti dopo l’intervento dovranno sottoporti a sedute di fisioterapia per recuperare la forza del
polso e della mano.
Le recidive della sindrome del tunnel carpale sono rare. La maggior parte dei pazienti si riprende
completamente.
Esistono piccoli accorgimenti che possono essere d’aiuto nel ridurre il rischio di sviluppare la sindrome
del tunnel carpale, soprattutto se si fa un’attività che prevede movimenti ripetuti della mano.
È opportuno ridurre la forza che si esercita e cercare di ridurre la presa: per esempio se si è costretti a
scrivere a lungo può essere utile usare una penna di diametro più grosso, per evitare di dover tenere più
strette le dita, ed evitare di calcare troppo.
Prendersi dei brevi intervalli in cui ci si concede un po’ di riposo; questo accorgimento è particolarmente
importante se si eseguono lavori che comportano l’esposizione a vibrazioni o che necessitano di molta
forza.
Fare attenzione alla posizione: una postura non corretta, per esempio quando si scrive a una tastiera,
può favorire la comparsa del disturbo. Cercare di tenere al caldo mani e polsi. Se si lavora al freddo può
essere utile usare dei guanti
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