Il beato transito di San Francesco d’Assisi:
perennità del suo messaggio
Nel commemorare il beato transito di San Francesco d’Assisi al Cielo la Chiesa così
canta: “Francesco Poverello, rivestito di grazia ,ascende lieto in gloria nel regno dei beati”.
L’agonia e la morte nella chiesetta della Porziuncola furono coerenti con tutta la sua vita
evangelica. Volle essere deposto nudo sulla terra perché voleva morire come il Signore
Gesù Cristo, nudo sulla croce. Rimase in tal modo fedele fino all’ultimo instante della vita
alla sua sposa “Madonna Povertà”, che egli aveva inanellata con vincolo indissolubile ad
imitazione di Cristo. Sta qui tutta la grandezza e il fascino della vita di Francesco d’Assisi
e della sua morte.: il Vangelo puro, senza commenti, riduzioni interessate o compromessi.
Gesù, venuto in carne mortale e rivelarci l’amore di Dio padre misericordioso, racchiuse
l’essenza e l’originalità del suo messaggio nel comandamento dell’amore a Dio e ai fratelli.
Ma per amare veramente e totalmente bisogna essere distaccati. Bisogna prima rinnegare sé
stessi, l’egoismo, le proprie passioni e soprattutto l’attaccamento sfrenato a quei beni
materiali e alle persone, dateci in dono, ma che spesso trasformiamo in oggetti ossessionanti
di desiderio e di adorazione. Non si può servire a due padroni, disse Gesù, a Dio e al
danaro. Dalla scelta dipende la nostra salvezza e non solo quella spirituale, perché come
ammoniva San Giacomo, dalla cupidigia hanno origine i litigi, gli odi, la violenza e le
guerre.
Francesco, , superata la ricerca interiore , i dubbi e le incertezze, decise di consacrarsi al
Signore che lo chiamava a seguirlo nella povertà e nella predicazione, affidandogli l’opera
di restaurare non solo la fatiscente chiesetta di San Damiano, ma anche l’edificio spirituale
della sua Chiesa in pericolo di crollare per la cupidigia di potere e di onori dei pastori e le
devianze del gregge. Egli non esitò di fare la scelta radicale. Si spogliò di tutto anche degli
indumenti personali che restituì al padre inferocito, per seguire Cristo povero e umile. Il
gesto protettivo del vescovo di Assisi, che ne coprì le nudità col suo mantello, significò
bene che la Chiesa dei credenti e degli umili aveva compreso la santa radicalità innovatrice
di quella totale rinunzia. Agli occhi del mondo sembrò follia, ma agli occhi di Dio era
l’inizio di un profondo rinnovamento morale e spirituale, del quale trasse beneficio non solo
la Chiesa , ma l’intera società cristiana emergente dalla confusione e violenza dell’alto
medioevo.
Come
Cristo, divenuto suo
modello di vita, si
era fatto povero per
arricchire tutti noi
della sua grazia
salvifica e non aveva
dove poggiare il
capo,così Francesco,
figlio
del
ricco
mercante
Pietro
Bernardone, scelse di vivere povero, di dormire sulla nuda terra avendo per tetto il cielo
dove contemplava le stelle “ clarite, preziose e belle”.
Messosi alla sequela dell’umanato Figlio di Dio, unì alla rinunzia dei beni materiali la
volontà di abbandonarsi totalmente alla volontà di Dio, padre provvido e generoso,
osservando l’umiltà del sentire e l’amore per tutti gli uomini e le creature, che ne riflettono
il volto e la bontà. Nella recuperata innocenza battesimale, Francesco scoprì e rivisse la
originaria relazione dell’uomo innocente con tutto il creato. Il Cantico delle Creature
diventa il documento e l’attestato di questo ritrovato rapporto di appartenenza e di
comunicazione. Uscito dal suo cuore ardente di amore esso si trasforma in poesia pura, in
canto di gioia e di ringraziamento, che ridona a tutte le creature dignità e bellezza,
riconoscendone la funzione di strumento di elevazione a Dio creatore e padre. Il suo
atteggiamento verso la natura non è soltanto di ammirazione e di lode, ma anche di
rispetto. Saluta il sole col titolo di “messere” “il signore”,quasi a segnalarne l’azione
possente di donatore e alimentatore della vita sulla terra. Tutte le altre creature sono
chiamate “fratelli e sorelle”, con senso di rispetto e di tenerezza. Il Cantico delle Creature
può essere considerato l’inno dell’uomo redento in Cristo, che rivive la gioia e l’innocenza
dell’Eden riconquistato. Per questo motivo la figura di Francesco d’Assisi affascina credenti
e non credenti. Egli si presenta modello da imitare nell’amore e nel rispetto alla natura, che
rimane il libro aperto dove
possiamo scoprire il suo
Autore,
ammirarne
la
sapienza e la bellezza, e
ringraziarlo per i mezzi che
in essa ci offre per il
sostentamento e la crescita
dell’uomo e di tutti gli altri
esseri viventi. Di fronte
allo scempio sistematico
che
la
società
industrializzata
e
consumistica compie ogni
giorno delle risorse della
natura, l’esempio e la
parola di San Francesco ci
invitano ad usare dei beni
del creato con parsimonia
e saggezza per il bene
nostro e delle future
generazioni.
Ma
l’amore di San
Francesco risplendette in
modo più perfetto nei suoi
rapporti con gli uomini.
Mons. Luigi Barbarito