il rituale funebre della cremazione

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IL RITUALE FUNEBRE DELLA
CREMAZIONE
922 d.C. Ibn Fadlan, ambasciatore del califfo di
Bagdad, incontra i “Rus” tribù normanna nomade,
lungo le rive del Volga (Vichinghi normanni,
scandinavi, VIII-XI sec. d.C.)
I funerali del capo tribù:
Sepoltura in tomba per 10 gg accompagnato da cibi e
bevande
preparativi per la cerimonia funebre (la famiglia si
occupa del funerale)
Scelta “volontaria” di una schiava per il sacrificio,
festeggiamenti e banchetti
La nave del capo viene portata sulla riva e circondata
di legna e con grosse statue di legno antropomorfe
Sulla nave: oggetti appartenuti al morto, armi, animali
sacrificati e smembrati: un cane, due cavalli, due buoi,
due polli.
Il cadavere del capo viene vestito con abiti cerimoniali e posto seduto su un
divano circondato da cibi e bevande
La schiava destinata al sacrificio beve sostanze inebrianti e partecipa ad alcuni
rituali che prevedono anche rapporti sessuali con diversi uomini
La donna viene strangolata e pugnalata davanti al cadavere del padrone
I rituali del sacrificio umano sono guidati da una “vecchia strega”
Il parente più stretto del defunto incendia la nave
In poco tempo tutto si trasforma in cenere
Voi arabi dovete essere gente
stupida: prendete l’uomo che
più avete amato e lo ficcate
sottoterra per farlo divorare dai
vermi. Noi invece lo bruciamo in
modo che possa entrare subito
in paradiso, senza il minimo
ritardo
Drakkar vichingo durante una cerimonia di cremazione di un capo
CREMAZIONE
La cremazione enfatizza la cesura netta
rappresentata dalla morte
Tra le due pratiche funerarie possono riflettersi
mentalità ed orientamenti differenti nel modo di
porsi di fronte alla morte
Il rito incineratorio rappresenta l’espressione di una
diversa concezione dell’aldilà,
che si riflette anche in diverse forme iconografiche
(motivo della “barca” o del “carro” solare) e che
implica una diversa e più alta idea del mondo
ultraterreno con l’abbandono progressivo di forme
di religiosità “naturalistica” in favore di divinità
antropomorfe (Peroni1992)
Il corredo funerario diventa maggiormente simbolico, gli oggetti di
corredo che indicano il ruolo sociale del defunto sono spesso
miniaturizzati o spezzati, spesso l’ossuario ha forma di capanna o
contiene una figurina che rappresenta il morto (trasposizioni simboliche)
(Treccani)
INUMAZIONE :
Rapporto di “omologia” tra mondo
dei vivi e mondo dei morti (tomba
con aspetto di capanna, necropoli
con aspetto di villaggio)
il corpo del defunto viene
conservato con i suoi ornamenti e
con i segni distintivi di ruolo sociale
(amplificato attraverso il corredo)
SEPOLTURE A CREMAZIONE
Motivazioni:
fuoco purificatore che separa l’anima dal corpo,
facilita il passaggio all’altro mondo,
impedire il ritorno dei morti,
modo più semplice e veloce per eliminare un
cadavere (epidemie, ad esempio durante lo scoppio
della peste nera nel 1656 i corpi di 60.000 vittime
sono stati bruciati a Napoli in una sola settimana)
URNA CINERARIA
Contiene i resti cremati del defunto, in
genere un individuo per urna, ma non
mancano le bisome.
L’urna è spesso coperta da una ciotola
capovolta o da una pietra o da un elmo.
L’urna era posta in cassette di pietra, o in
pozzetti rivestiti di ciottoli oppure erano
contenute in tumuli.
Alcune tombe erano fosse circolari più
ampie e potevano racchiudere più cinerari.
Tombe a cassetta necropli di Camaiore
Tomba a cassetta (Pulica)
Tomba a cassetta con due
cinerari e corredo (Ameglia)
Recinti funerari
(Ameglia)
Le urne erano frequentemente accompagnate da altri
oggetti di ceramica (scodelle, coppe, ecc. forse per
offerte di cibo) e da oggetti di corredo, spesso sessospecifici (rasoi e armi, spesso deliberatamente rotti o
piegati, gioielli e fibule),
Corredo femminile
(Ameglia)
Corredo necropoli di Levigliani
Corredo maschile
(Ameglia)
Armilla (Camaiore)
IL RITUALE FUNEBRE DELLA CREMAZIONE
Antico rituale funerario, in Asia si è mantenuto inalterato per millenni (ad. es. India).
Grecia X sec a.C
In Italia cremazioni sporadiche fin dal Neolitico (ad es. V millennio a.C. Emilia
Romagna)
Introduzione in Italia settentrionale: media età del bronzo (uso contemporaneo di
inumazione ed incinerazione)
EUROPA
Il rito dell'incinerazione arrivò in Europa nel bronzo medio e si diffuse ampiamente
nella tarda età del bronzo (XIII-VIII sec.a.C.), attraverso la via dell’ambra e si diffuse
abbastanza rapidamente a partire dai massicci prealpini orientali o dai Balcani.
La diffusione raggiunse infine una vasta area dell’Europa centrale, dall‘Ungheria
occidentale alla Francia orientale e dalle Alpi alle coste del mare del Nord.
Diffusione del
rituale della
cremazione in
Europa centrale
abbracciata da
diverse
popolazioni (Illiri,
Italici, Iberi, Liguri
e Celti)
Cultura dei campi di urne
Tarda età del bronzo (XIII-VIII sec.a.C.)
I resti delle cremazioni erano sepolti in vaste necropoli, costituite da
numerose tombe individuali a pozzetto.
L’urna era spesso coperta da una profonda scodella o da una pietra.
La maggior parte dei campi di urne furono abbandonati alla fine dell'età del
bronzo
ITALIA
La cultura dei campi di urne si diffonde anche in Italia a partire dal XIII sec. a.C.
(Lombardia, Emilia Romagna, Marche, Puglia, Sicilia, ecc.)
TERRAMARE
(Bronzo medio e recente XVII-XIII sec.a.C.) Pianura padana
Antichi villaggi in su palafitte costruiti sulla terraferma, generalmente in vicinanza di
un corso d'acqua, costruiti secondo un progetto non casuale che denota il carattere di
un insediamento fortificato.
Nonostante lo stacco storico di alcuni secoli, le popolazioni terramaricole sono forse
strettamente imparentate con i successivi Villanoviani ed Etruschi.
VILLANOVIANI
(prima età del ferro X-VIII sec. A.C.)
Emilia Romagna, Etruria meridionale, parte
dell‘Italia centrale, Campania.
Urne biconiche coperte da una scodella o, in
qualche caso, da un elmo; urna a capanna
(cultura laziale, si ritiene riservata ai pater
familias).
Le tombe, individuali, erano a buca o
"pozzetto", a fossa, "a cassetta" di lastre di
pietra.
Nei corredi funebri si cominciano a cogliere i
segni di una stabile differenziazione sociale:
morsi di cavallo, rasoi lunati (con la lama a
forma di crescente lunare) e “fibule" (spille
chiuse per le vesti) "serpeggianti" per gli
uomini, oppure elementi di cinturoni, fibule "ad
arco" ed elementi del telaio per le donne.
Biconici villanoviani (VIII a.C.)
Riti Funerari nell’età
del ferro (IX-VIII sec.
a.C.)
ETRUSCHI
Età del ferro (IX-III sec. a.C.) Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Lazio
La civiltà etrusca fiorì a partire dalla cultura villanoviana e fu definitivamente
inglobata nella civiltà romana entro la fine del primo secolo avanti Cristo
Tarquinia: Ossuario
biconico coperto da elmo
fittile, accompagnato da
vasi e oggetti in bronzo
In alcuni casi i due riti possono coesistere all’interno della stessa comunità (es.
Cerveteri, Tarquinia): espressione dell’incontro tra due diverse culture (es. in età
ellenistica), espressione di diversi ruoli sociali
Sarcofago fittile con coppia di sposi dalla Collezione
Campana
Dal punto di vista del
rito funebre si
osserva un
riaffermarsi
dell'inumazione
nell'Etruria
meridionale e
marittima durante il
villanoviano evoluto e
l'orientalizzante;
infine un uso
promiscuo dei due riti
- con prevalenza
dell'inumazione nel
sud, dell'incinerazione
nel nord - per tutta la
successiva durata
della civiltà etrusca.
ROMANI
Fonti letterarie ed archeologiche testimoniano come inumazione e cremazione
erano praticate a Roma fin dalle fasi più antiche
Età repubblicana fino a metà II sec. d.C.: coesistenza dei due riti
Prevalenza della cremazione: III sec. a.C. – I sec. d.C.
Rituale utilizzato per classi sociali più elevate
Colombario di Piazza Gregoriopoli (Ostia)
Abbandono della cremazione:
non è un abbandono netto tra il I sec
e la prima metà del II sec. d.C. si
assiste al rituale misto.
Mausolei con inumazioni e nicchie
con cremazioni.
Ritorno all’inumazione: tra il 150 e il
200 d.C. (Collatina 8-10%
cremazioni)
avvento cristianesimo (a causa delle
associazioni pagane ed a causa
della preoccupazione che potrebbe
interferire con la resurrezione del
corpo e della relativa riunione con
l‘anima),
carenza di legname
Sepolcro dei Corneli (ex Barberini)
Situato lungo la Via Latina (seconda
metà del II sec. d.C.)
Tomba laterizia a tempietto, su tre
piani, nella camera funeraria fu rinvenuto
un sarcofago raffigurante il mito di
Protesilào e Laodamìa.
Nei corridoi ipogei che circondano la
tomba principale fu ricavato lo spazio
per decine di deposizioni, disposte in
arcosoli, forme o in tombe a cappuccina
disposte su tre piani sovrapposti.
Nel corridoio centrale, sepolture in
arcosolio si alternano a nicchie con olle
Cinerarie.
Esame dei resti cremati
Prelievo sul campo dell’urna cineraria intatta, evitando interventi in sito
Documentazione fotografica, radiografica e TAC
Microscavo
Lavaggio e restauro
Studio antropologico:
Riconoscimento reperti e suddivisione in distretti scheletrici
Determinazione del sesso e dell’età alla morte
Pesatura di ciascun distretto scheletrico
Analisi cromatica – temperatura di combustione
Esame paleopatologico
MICROSCAVO VIRTUALE
Microscavo virtuale di un’urna villanoviana del IX
secolo a.C. della necropoli di Via Marche (Pisa)
MICROSCAVO VIRTUALE
Microscavo virtuale di un’urna villanoviana (IX secolo a.C.)
della necropoli di Via Marche (Pisa)
MICROSCAVO VIRTUALE
Microscavo virtuale di un’urna villanoviana del IX
secolo a.C. della necropoli di Via Marche (Pisa)
MICROSCAVO VIRTUALE
Localizzazione di un fermatrecce in
bronzo posto a corredo della sepoltura
MICROSCAVO STRATIGRAFICO
- Evidenziare eventuali sequenze volontarie nella deposizione dei resti
all’interno del cinerario.
-In caso di sepolture multiple: comprendere se gli individui sono stati introdotti (e
quindi cremati) contemporaneamente o in momenti successivi.
-In caso di presenza di ossa animali: determinare se sono mescolate a quelle
umane o separate (momento di deposizione)
A partire dalla presenza
di ossa
1° STRATO
2° STRATO
3° STRATO
I resti ossei umani provenienti da
cremazione hanno un’elevata
resistenza a fattori diagenetici e la loro
sopravvivenza nel suolo è superiore
rispetto ad ossa incombuste. Ciò è
dovuto al fatto che la distruzione della
componente organica dell’osso da
parte del fuoco impedisce l’azione dei
microrganismi decompositori che
degradano l’osso.
Ossicino dell’orecchio: incudine
Resti ossei di un feto di circa
22-30 settimane
RIMOZIONE DELLA MATRICE TERROSA - LAVAGGIO
SUDDIVISIONE DEI FRAMMENTI NEI DIVERSI DISTRETTI SCHELETRICI
Cranio
Denti
Cinto scapolare
Arti superiori
Tronco
Cinto pelvico
Arti inferiori
Mani – piedi
Indeterminabili
ELEMENTI ESTRANEI
Il tempo necessario a cremare un cadavere va da 3 ore (nell’India moderna) a 710 ore. La durata e l’efficienza di una cremazione è comunque influenzata da
diversi fattori, quali gli agenti atmosferici (temperatura, vento o pioggia) e dalla
qualità e quantità di legna utilizzata (spesso correlata allo stato sociale del
defunto) (McKinley 2000)
Durante la combustione l’acqua presente
all’interno dell’osso evapora rapidamente,
l’osso assume un aspetto frammentario e
distorto, mentre la sua componente minerale,
l’idrossiapatite, modifica la sua struttura
cristallina tra i 525°C ed i 645°C
A partire da 500°C la superficie dell’osso
subisce vistose modifiche caratterizzate da
fratture trasversali di forma ellittica (fratture
concoidi), la cui presenza indica che l’osso,
al momento della combustione era ancora
ricoperto dai tessuti molli; diversamente,
spaccature longitudinali suggeriscono una
combustione successiva alla decomposizione
(Ubelaker 1989).
A livello del cranio e, talvolta, delle diafisi si
può osservare una differenza marcata di
colorazione tra tavolato esterno ed interno e
strato diploico (effetto “sandwich”). Nel
cranio e nelle superfici convesse o sferiche
come le teste di omeri e femori, l’azione del
fuoco si manifesta sottoforma di un fitto
mosaico di piccole fratture poligonali della
superficie ossea (Reverte Coma 1996).
La differenza nei pattern
aiuta il riconoscimento
dei frammenti
CROMATISMO E TEMPERATURA DI
COMBUSTIONE
Le tonalità di colore marrone-nerastro sono
tipiche di ossa scarsamente carbonizzate
(temperature inferiori ai 300°C), il colore
grigio bluastro, invece, si riferisce a
temperature intermedie (tra i 300° e i 600°C)
mentre il bianco opaco indica una
combustione completa (temperature
superiori ai 600°C)
Un’estrema frammentazione e riduzione
dimensionale dei resti ossei suggeriscono
un’incinerazione efficiente caratterizzata
da alte temperature
CROMATISMO E TEMPERATURA DI COMBUSTIONE
Temperatura (°C)
Colore
Shipman et al. (1984)
< 285°
Bianco o giallastro
285° - 525°
Marrone-rossiccio, giallo-rossastro, grigio scuro o
grigio con sfumature marroni
525 ° - 645°
Nero con sfumature bluastre o giallo rossiccio
645° - 940°
Bianco, grigio chiaro o grigio bluastro
940 °
Bianco, talvolta con tonalità grigiastre o rossicce
Temperatura (°C)
185°
Colore
Mays (1998)
Rosso-arancio
285°
Marrone scuro con tonalità nerastre
360°
Nero
440°
Marrone-grigiastro
525°
Marrone-grigiastro chiaro
645°-1200°
Bianco, talvolta con sfumature giallastre
L'osservazione comparata delle
diverse tonalità di colore
consente di ricostruire quali
distretti scheletrici sono stati
sottoposti maggiormente
all'azione del fuoco e di
formulare ipotesi circa la
disposizione del corpo sulla
pira funebre.
Osservazioni sperimentali hanno
dimostrato che all’interno di una
pira funebre possono essere
ottenute temperature superiori a
1000°C, mentre le parti
periferiche raggiungono, in
genere, temperature più basse.
PESO DEI DIVERSI DISTRETTI SCHELETRICI
Cranio
Denti
Cinto scapolare
Arti superiori
Tronco
Cinto pelvico
Arti inferiori
Mani – piedi
Rappresentatività in % di ciascun distretto rispetto al
peso totale
Raccolta selettiva dei resti
Quantificazione del materiale disperso
Peso (%)
Sepoltura multipla
cranio
17,98
mandibola
2,42
colonna vertebrale
10,06
coste
6,42
sterno
0,47
clavicola
1,04
scapola
2,84
Età (anni)
omero
6,38
0-0,5
54
radio
2,18
0,5-3
185
ulna
2,66
3-13
661
mano
2,53
coxale
7,83
13-25
2191
femore
17,67
tibia
10,63
fibula
2,47
piede
5,79
Quantificazione del
livello di frammentazione
(rituale o involontaria)
Indeterminabili
Peso medio (g)
uomo adulto
2288 (1534-3605)
donna adulta
1550 (952-2278)
Peso della parte minerale dell’osso (dopo
cremazione) in diverse fasce d’età
RICONOSCIMENTO DEGLI ELEMENTI SCHELETRICI
SEPOLTURE MULTIPLE
O RACCOLTA ACCIDENTALE
Ustrinum
Tempo trascorso tra un
rito funebre e l’altro
Parti anatomiche ripetute o dello
stesso lato
Ossa a diverso stadio di maturazione
(adulto e bambino)
Dimensioni diverse di due parti
controlaterali ?!? (il fuoco può ridurre
dal 15 al 30% l volume dell’osso)
Eruzione dentaria
DETERMINAZIONE ETA’
ALLA MORTE
Saldatura epifisi-diafisi
Sinostosi suture craniche
Processi degenerativi (osteoartrosi)
Particolari morfologici
DETERMINAZIONE DEL SESSO
Dimensioni ossa (spessore tavolato
cranico e corticale diafisi)
ALTERAZIONI DI TIPO PATOLOGICO
La necropoli
di Ameglia
Planimetria della necropoli di Ameglia
Particolare dei
recinti funerari
contenenti le
tombe a
cassetta
E’ situata presso la foce del fiume Magra e venne utilizzata in un arco di tempo
piuttosto breve, tra la fine del IV e l’inizio del III sec. a.C.
Il rituale funerario caratteristico dei Liguri
è l'incinerazione. I vasi cinerari accompagnati
dal corredo funebre erano posti all' interno
di tombe a cassetta in pietra.
Ciò che resta di questo popolo sono
essenzialmente le tombe ed i loro corredi.
Quindi, malgrado i danni prodotti dalla
combustione, l’esame antropologico dei resti
umani rappresenta l’unica fonte biologica di
conoscenza.
Tombe a cassetta
contenenti le urne
cinerarie
Necropoli di Ameglia:
74 cinerari esaminati
-determinazione del numero di individui, del sesso e
dell’età alla morte
-analisi quantitativa in base al peso differenziato dei
resti
- alterazioni scheletriche indicatrici delle condizioni di
vita e di salute.
- rituale funerario: modalità di raccolta dei frammenti
ossei e temperatura di combustione raggiunta durante la
cremazione
PROFILO DEMOGRAFICO
età
maschi
femmine
N.D
totali
% (n=65)
infantile 1 (0-6)
1
2
8
11
16,9%
infantile 2 (7-12)
0
1
2
3
4,6%
adolescente (13-19)
3
0
3
4,6%
giovane adulto (20-29)
5
7
12
18,5%
adulto (30-39)
15
12
27
41,5%
maturo (40-49)
3
6
9
13,8%
adulto n.d.*
2
6
2
10
totali
29
34
12
75
% M/F (n=63)
46%
subadulti < 19 anni (17:75=22,7%)
bambini < 13 anni (14:75=18,7%)
Corredo
maschile
54%
Corredo
femminile
84% di
diagnosi del
sesso corrette
(42:50)
Le tombe di Ameglia hanno restituito numerosi elementi di
corredo diversificati in base al sesso, peculiarità che ha
permesso una verifica a posteriori dell’attendibilità della
metodologia antropologica applicata.
ESAME PALEOPATOLOGICO
Denti cariati, ascessi e
perdite dentarie in vita.
La presenza di un numero
così elevato di affezioni
dentoalveolari, suggerisce
una scarsa igiene orale ed
un’alimentazione cariogena.
Iperostosi porotica
La presenza così diffusa di questa
alterazione suggerisce un discreto
carico patogeno ambientale.
Numero di individui con alterazioni
patologiche e frequenza percentuale del
grado di sviluppo delle inserzioni muscolari
(solo adulti).
carie
perdite dentarie in vita
ascesso
parodontopatia
osteoporosi
cribra cranii / orbitalia
iperostosi endocranica
periostite
artropatie
stress funzionale/traumi
Inserzioni muscolari
lievi
medie
forti
FEMMINE
MASCHI
7
8
4
2
3
4
3
1
8
2
3
4
1
1
0
12
2
2
8
3
42,9%
57,1%
0,0%
9,1%
63,6%
27,3%
Falange di una mano con
alterazione artrosica
all’articolazione prossimale
Frammento di vertebra con segni
artrosici
Alterazione della superficie interna del cranio simile
all’iperostosi ma con un aspetto a canalicoli
vermicolari (in 7 soggetti).
Superficie
endocranica
Probabile meningite tubercolare?
Concrezioni calcaree identificate come linfonodi
calcificati
La calcificazione dei linfonodi può rappresentare una
risposta ad un’infiammazione di tipo tubercolare
Linfonodi
calcificati
Ulteriori indagini istologiche e biomolecolari sono
in corso per conseguire una corretta diagnosi, che
se venisse confermata, indicherebbe un’ampia
diffusione delle malattie infettive, in particolare
della tubercolosi, tra la popolazione di Ameglia,
soprattutto
se
si
tiene
presente
che
l’individuazione di tale patologia in resti scheletrici
è rara.
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