Prospetto storico degli avvenimenti successivi alla guerra del

Prospetto storico degli avvenimenti successivi alla guerra del Peloponneso
404-371 (egemonia di Sparta)
404: colpo di stato dei Trenta Tiranni: lo spartano Lisandro impone in Atene l’abolizione della
democrazia in favore di una commissione di trenta membri, a capo della quale viene eletto
Crizia, discepolo di Socrate e zio di Platone.
403: restaurazione della democrazia (Trasibùlo) e imposizione dell’ “amnistia” ad Atene da parte
del re spartano Pausania. I Trenta si rifugiano ad Eleusi.
401: la fazione democratica radicale prende il sopravvento in Atene: distruzione dello staterello
di Eleusi e riunificazione dell’Attica.
400: Senofonte, ex cavaliere al servizio dei Trenta, lascia la città e si arruola come mercenario
nell’esercito di Ciro il Giovane, per partecipare alla cosiddetta spedizione dei Diecimila contro
Artaserse II re di Persia.
399: morte di Socrate, vittima delle epurazioni dei democratici radicali.
397: si costituisce una lega antispartana (Atene, Tebe, Argo, Corinto), approfittando dell’assenza
del re spartano Agesilao: questi è impegnato in una difficile spedizione contro il re di Persia,
che intende punire gli Spartani per avere appoggiato il tentativo di Ciro (N.B.: la flotta
persiana è comandata dall’ateniese Conone).
394: Agesilao, tornato in patria, riesce a sconfiggere la lega a Coronea. La flotta ateniese,
comandata da Conone, vince però a Cnido.
386: dopo otto anni di logoranti schermaglie, il re di Persia Artaserse accetta le proposte di pace
degli Spartani e interviene come arbitro nella contesa fra i Greci ormai stremati, imponendo
la pace detta di Antàlcida: in base a questa, le città greche dell’Asia Minore tornano sotto il
dominio persiano (come prima delle Guerre Persiane!) e alle città della madrepatria è fatto
divieto di coalizzarsi contro Sparta. Sparta, forte dell’appoggio persiano, riprende a
spadroneggiare in Grecia.
382: gli Spartani s’impadroniscono della rocca di Tebe e instaurano nella città un regime
oligarchico. I fuorusciti democratici, capeggiati da Pelòpida, riescono a ritornare in possesso
della città. Ne nasce una guerra: Atene, alleata di Tebe, costituisce una seconda Lega DelioAttica (questa volta fra città autonome, per non violare la pace di Antàlcida); Tebe, a sua
volta, ricostituisce la Lega Beotica (detta anche Anfizionìa Delfica, con sede appunto a
Delfi).
371: il tebano Epaminonda rifiuta di sottoscrivere le offensive condizioni di pace proposte da
Sparta. L’esercito spartano, comandato dal re Cleòmbroto, assale Tebe, ma Pelòpida ed
Epaminonda riescono ad avere la meglio nella battaglia di Lèuttra, rovinosa per gli Spartani.
E’ la fine dell’egemonia spartana e l’inizio di quella tebana.
371-361 (egemonia di Tebe)
370-362: per ben quattro volte i Tebani invadono e devastano il Peloponneso, sottraendo alleati a
Sparta.
364: Pelòpida muore combattendo contro i Tèssali.
362: Epaminonda si scontra con gli Spartani a Mantinea, ma, proprio quando la vittoria è ormai
quasi certa, cade sul campo. I Tebani, colti dal panico e dallo sconforto, abbandonano la
battaglia.
361: I Tebani, ormai privi di una guida, accettano incondizionatamente le proposte di pace di
Sparta, che in sostanza ripristina la situazione sancita dalla pace di Antàlcida.
Termina così l’effimera egemonia tebana.
357-355: guerra sociale: molte città della Lega Delio-Attica si ribellano ad Atene, la quale è
costretta a riconoscerne l’indipendenza.
357: Filippo II di Macedonia occupa Anfìpoli, Pidna e Potidèa, colonie di Atene nella penisola
Calcìdica, e si apre così la strada verso le miniere d’oro del Pangèo: grazie a questa manovra
la Macedonia diviene uno degli Stati più ricchi e militarmente meglio organizzati del
momento.
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356-336 (egemonia macedone: Filippo)
356: scoppia la cosiddetta guerra sacra, che offrirà a Filippo l’opportunità di ingerirsi negli affari
della Grecia.
I Focesi si ribellano ai Tebani ed occupano il tempio di Delfi: sfruttandone il tesoro,
arruolano truppe mercenarie e ottengono l’appoggio di Ateniesi, Spartani ed altri alleati
peloponnesiaci. I membri dell’Anfizionìa Delfica dichiarano guerra ai Focesi, ma non riescono
a sconfiggerli. I Tèssali, a nome dell’Anfizionìa, chiedono perciò aiuto al re Filippo di
Macedonia: è l’occasione che il re attendeva.
352: Filippo sconfigge i Focesi: subito marcia verso le Termopili, ma trova Ateniesi e Spartani
pronti a sbarrargli il passo. Ripiega allora a nord e minaccia la città di Olinto, in Tracia.
Olinto chiede aiuto ad Atene, che indugia troppo: Filippo occupa Olinto e tutta la penisola
Calcidica.
346: inutilmente Atene chiede l’intervento di altre città greche contro Filippo: alla fine è costretta
a negoziare con Filippo la pace di Filòcrate. Intanto il passo delle Termopili è presidiato dai
Focesi. Filippo li esclude di proposito dalla pace di Filocrate. Abbandonati a se stessi, i
Focesi gli aprono il passo: Filippo ottiene così, per altra via, lo scopo che si era prefisso.
Il Consiglio dell’Anfizionìa Delfica attribuisce a Filippo il posto che era stato dei Focesi al suo
interno.
346-340: Filippo, con l’apparenza di coltivare rapporti amichevoli con le città greche, in realtà ne
fomenta le discordie interne, sostenendo gli avversari di Sparta ed appoggiando nel
contempo gli Stati oligarchici nemici di Atene.
Nel 343 si allea con il re di Persia, che gli lascia le mani libere in Europa.
Di fronte al sempre più evidente strapotere di Filippo, Atene decide di intervenire
militarmente. Principale fautore della guerra è l’oratore Demostene.
340: scoppia la guerra: a fianco di Atene si schierano Tebe, Corinto, Còrcira, Mègara ed altre
città; Sparta non prende posizione.
338: lo scontro decisivo avviene a Cheronea: Filippo sbaraglia gli avversari.
La data è importantissima, perché segna di fatto la fine dell’età della poéliv e il crollo degli
ideali democratici.
Filippo, peraltro, non infierisce: anziché invadere l’Attica, si limita a stipulare la pace con
Atene vincolandone la flotta alla collaborazione con la Macedonia.
337: Filippo convoca a Corinto un Consiglio panellenico e finalmente “scopre le sue carte”:
obbliga infatti tutte le poéleiv della Grecia, mediante l’istituzione di una Lega panellenica, ad
un patto di non aggressione e di reciproca alleanza. Da tutte queste condizioni resta esclusa
Sparta.
E’ evidente l’intenzione di Filippo di unificare politicamente la penisola greca e di porre fine
alle lotte intestine; è altrettanto evidente, però, che questo significa snaturare l’essenza
stessa della politica greca, basata proprio sulla dimensione municipalistica della città-stato.
336: mentre si accinge alla conquista della Persia, Filippo cade vittima di una congiura di palazzo.
336-323 (egemonia macedone: Alessandro)
336: Alessandro, figlio ventenne di Filippo, ne eredita il regno e subito deve far fronte ad una
serie di difficoltà: numerosi sono i nemici interni e la Grecia è pronta alla riscossa,
approfittando della presenza sul trono macedone di “uno stupido ragazzino” (l'illuminata
definizione è di Demostene). Al contrario Alessandro, allievo fra l’altro di Aristotele, dà subito
prova di energia, intelligenza, ambizione eccezionali. Sistemate le cose a corte, impartisce ai
Greci una lezione esemplare, radendo al suolo la ribelle Tebe e vendendone gli abitanti
come schiavi. Subito dopo si accinge a riprendere il progetto paterno di conquista della
Persia.
334: Dopo avere inviato in avanscoperta il fido generale Parmenione, Alessandro parte a capo
della sua leggendaria spedizione. Ha con sé 40.000 uomini.
L’avanzata è travolgente e inarrestabile. Queste le tappe salienti:
334: Troia: Alessandro visita la tomba di Achille, di cui crede di essere la reincarnazione;
fiume Granìco: primo scontro, vittorioso, con Dario III; nessuna città dell’Asia Minore
gli oppone resistenza;
Gordio: Alessandro scioglie il mitico nodo.
333: Isso: secondo scontro, vittorioso, con Dario III;
332: cade la città di Tiro;
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Alessandro, recatosi in Egitto, è proclamato figlio di Zeus dall’oracolo di Ammone; in
questo periodo si identifica con il semidio Eracle; in Egitto fonda Alessandria;
331: Gaugamèla: terza e decisiva vittoria di Alessandro contro Dario III; Alessandro
conquista Persèpoli ed Ecbàtana; Dario, tradito, viene assassinato dal satrapo Besso:
Alessandro gli tributa onori regali.
Intanto, approfittando dell’assenza del re, i Greci tentano una nuova ribellione, presto
soffocata dal luogotenente di Alessandro, Antìpatro (battaglia di Megalòpoli).
331-327: Alessandro si lancia all’inseguimento del satrapo Besso, lo raggiunge in
Afghanistan e lo fa giustiziare.
Alessandro sposa la bellissima Roxane, figlia di un satrapo.
Si prepara intanto alla spedizione in India, ma comincia ad alienarsi le simpatie dei
suoi compagni macedoni: identificandosi ormai con il dio Dioniso, pretende onori divini
(fra cui la famigerata proskuénhsiv o genuflessione) e dà una marcata impronta
orientaleggiante al suo monarcato. Numerose le congiure: di una di queste è ritenuto
promotore Parmenione, che viene giustiziato.
327: Alessandro attraversa il fiume Indo, ma i soldati, spossati ed impauriti, si rifiutano di
seguirlo.
324: Alessandro torna a Susa, ove reprime alcune sommosse. Riprende il suo progetto di
fusione tra Greci e Persiani, costringendo i suoi soldati a sposare donne persiane.
323: Alessandro è a Babilonia e progetta la conquista dell’Occidente, ma, non si sa se per cause
naturali (malaria?) o per avvelenamento, la morte lo coglie il 13 giugno, all’età di 33 anni.
Non lascia eredi.
Il suo enorme impero si sfalda fra i “diàdochi”.
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I REGNI ELLENISTICI
Dopo numerose lotte fra i diàdochi, la situazione si stabilizza: si vengono a creare tre grandi regni
e numerosi regni minori.
I tre grandi regni sono:
la Macedonia (che include tutta la Grecia), con alterne vicende dinastiche;
la Siria, sotto i Selèucidi;
l'Egitto, sotto i Tolomei.
REGNI MINORI
Fra i regni minori sono da ricordare:
1) il regno di Pàrtia, costituitosi nel 247 a.C. sotto la dinastia degli Arsàcidi (cfr. introduzione
all'Ellenismo);
2) il regno di Pèrgamo, costituitosi nel 282 a.C. sotto la dinastia degli Attàlidi (cfr. sotto),
importantissimo sotto il profilo culturale (fu il solo vero rivale di Alessandria d'Egitto);
3) il regno di Epiro, vassallo della Macedonia (famose le vicende del suo re Pirro, che combatté
contro i Romani);
4) il regno di Tracia, che toccò al diàdoco Lisìmaco, il quale morì a Corupedio nel 282 a.C.
combattendo contro Seleuco I di Siria (in seguito a ciò il suo regno fu smembrato);
5) il regno dell'Asia Minore, piccolo staterello che toccò al diàdoco Antigono Monoftalmo, il quale
ebbe grande importanza per le vicende del regno di Macedonia (cfr. sotto).
REGNO D'EGITTO
La dinastia dei Tolomei, o Làgidi, prende il nome dal suo capostipite, Tolomeo Lago, generale di
Alessandro, uno dei diàdochi (padre di Tolomeo I Sotèr).
I suoi primi e più importanti esponenti sono:
Tolomeo
Tolomeo
Tolomeo
Tolomeo
Tolomeo
I Sotèr (306-285)
II Filadelfo (285-247)
III Evèrgete (247-221)
IV Filopàtore (221-204)
V Epìfane (204-181).
Fu il regno più stabile e duraturo. Ricco e bene armato, non fu turbato da avvenimenti esterni di
rilievo, se si eccettuano le numerose lotte sostenute con il regno seleucidico per il possesso della
costa della Siria.
Decadde per ragioni interne: il ceto greco dominatore era troppo esiguo rispetto alla popolazione
autòctona; le rivolte degli indigeni si susseguirono; i Greci stessi andarono sempre più
assimilandosi agli Egiziani, fino a smarrire la propria identità razziale e culturale. Entrò così in
crisi l'assetto politico-militare imposto dalla dinastia dei Làgidi.
Formalmente l'Egitto cadde sotto il dominio romano nel 31 a.C. (battaglia di Azio: Ottaviano
sconfigge Antonio e Cleopatra), ma di fatto esso si trovava sotto il "protettorato" romano già dal
200 a.C.
REGNO SELEUCIDICO O DI SIRIA
I Selèucidi prendono il nome dal fondatore della dinastia, il diàdoco Seleuco. Questi i monarchi
più importanti (nessuno di loro, comunque, ha la rilevanza culturale dei Tolomei):
Seleuco I (306-280)
Antioco I Sotèr (280-261)
Antioco II Theo (261-246)
Antioco III il Grande (246-187)
Antioco IV Epìfane (187-175).
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Tormentato da gravi problemi interni (primo fra tutti la grande diversità razziale e culturale dei
popoli che lo componevano), tentò di farvi fronte mediante la fondazione di grandi città nelle zone
più decentrate.
Fu un errore: ben presto queste città si resero pressoché autonome, come pure i santuari, veri
centri di potere.
Il regno di Siria perse così la coesione interna e con essa numerose province:
nel 297 la Bitinia;
verso il 250 la Battriana;
nel 247 la Pàrtia;
poco dopo il 170, in seguito a numerosi torbidi, la Palestina.
Nel frattempo lo staterello di Pèrgamo (nato nel 282), dominato dalla dinastia degli Attàlidi, andò
manifestando sempre maggiore insofferenza per il protettorato seleucidico e si avvicinò sempre più
ai Romani.
Questi ultimi colsero l'occasione per ingerirsi negli affari della Siria nel 188, allorché Antioco III
tentò di riconquistare la Grecia (persa dai Macedoni a Cinoscèfale nel 197 e dichiarata
indipendente dai Romani): i Romani ebbero la meglio e da questo momento furono i veri arbitri
della situazione in Siria, tanto che nel 133 a.C. Attalo III lasciò per testamento il regno di
Pergamo ai Romani.
Infine, nel 63 a.C., il regno seleucidico divenne ufficialmente provincia romana.
REGNO DI MACEDONIA
Dal diàdoco della Macedonia, Antìpatro, non discende una vera e propria dinastia, perché, come
vedremo, ben presto il regno passò nelle mani degli Antigònidi, discendenti di Antigono
Monoftalmo, diàdoco dell'Asia Minore. Questa, infatti, la successione dei monarchi:
322: Antipatro
Cassandro (figlio di Antipatro);
293: Antigono Monoftalmo
Demetrio Poliorcète
Antigono Gònata
Demetrio II
Antigono Dosone
Filippo V
Pèrseo.
Poiché il regno di Macedonia include la Grecia, sarà opportuno seguirne le vicende in modo
alquanto più dettagliato.
322: Atene si ribella ad Antìpatro, reggente della Macedonia; subisce una secca sconfitta, ad
Amorgo (per mare) e a Crannone (per terra). Demostene si avvelena nell'isoletta di
Calàuria.
315: Antìpatro muore e gli succede suo figlio Cassandro. Questi, alleatosi con gli altri diàdochi, si
oppone ad Antìgono Monoftalmo, signore dello staterello dell'Asia Minore, intenzionato a
riunificare sotto di sé tutto l'impero di Alessandro.
Antìgono però si conquista le simpatie dei Greci promettendo la libertà in cambio del loro
appoggio.
In questo periodo (317-307) Atene è sotto il governo illuminato di Demetrio Falèreo,
filosofo peripatetico insediato da Cassandro.
307: Demetrio Falèreo viene cacciato da Atene: al suo posto viene acclamato Demetrio
Poliorcète, figlio di Antìgono. In Atene si vive un'atmosfera di ebbrezza per la riconquistata
"libertà": il Poliorcète alimenta queste illusioni rinnovando nel 302 la Lega Panellenica di
Corinto.
A questo punto, forti dell'appoggio dei Greci, Antìgono e Demetrio sono pronti a sferrare
l'attacco definitivo contro gli altri diàdochi.
301: Sul campo di Ipso Antìgono è ferito e ucciso. Il suo regno viene diviso fra Seleuco e Lisìmaco,
due dei diàdochi.
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293:
287:
249:
235:
222:
216:
197:
168:
146:
Il figlio Demetrio, però, approfittando delle discordie degli altri diàdochi e del favore di cui
gode in Grecia, riesce a strappare la Macedonia ai figli di Cassandro (morto nel 296).
Subito dopo, con un prevedibile voltafaccia, marcia contro la Grecia stessa.
Atene e gran parte della Grecia cadono sotto il dominio del Poliorcète.
Demetrio Poliorcète muore, vittima di una coalizione degli altri diàdochi.
La Macedonia passa a turno nelle loro mani, finché viene conquistata dal figlio di Demetrio
Poliorcète, Antìgono Gònata.
Da questo momento in poi il regno di Macedonia rimarrà agli Antigònidi.
Antìgono sottomette nuovamente la Grecia. Alla sua morte gli succede il figlio Demetrio II
(239).
Arato di Sicione diviene stratego della Lega Achea. Quest'ultima era sorta alla fine del IV
sec. in Acaia, approfittando del progressivo indebolimento di Sparta, e non aveva alcuna
città egemone. Ora, per impulso di Arato, si dà una funzione antimacèdone, ed ottiene in
ciò l'alleanza della rivale Lega Etòlica.
Ma interviene un fatto nuovo ed imprevisto.
Sul trono di Sparta sale il re Cleòmene, che, resosi conto dell'elemento di debolezza
rappresentato dall'estrema esiguità del ceto dominante spartano (gli Spartiati), mette in atto
un'audace riforma demografica, capace di restituire alla città una considerevole forza
militare. La Lega Achea, temendo che Sparta torni a farsi egemone del Peloponneso, chiede
aiuto al proprio stesso nemico: i Macedoni (!). Naturalmente il re Antìgono Dosone, fratello
di Demetrio II, accetta.
A Sellasia, in Laconia, gli Spartani vengono sconfitti dalla coalizione greco-macedone.
E' la fine per Sparta, che sparisce dalla storia mondiale.
Subito dopo, prevedibilmente, la Lega Achea e quella Etolica (quest'ultima del tutto estranea
al conflitto) cadono nelle mani dei Macedoni.
Entra in scena Roma.
Filippo V, successore di Antìgono Dosone, stringe un patto con Annibale contro Roma e si
allea anche con la Siria. I Romani decidono di intervenire direttamente.
Tutte le alleate greche, compresa la Lega Achea, abbandonano la Macedonia.
Filippo V è sconfitto a Cinoscèfale da Tito Quinzio Flaminino.
L'anno successivo, ai Giochi Istmici, Flaminino proclama l'indipendenza (!) della Grecia, fra
il giubilo generale.
Pèrseo, figlio di Filippo V, tenta nuovamente di opporsi ai Romani, ma viene sconfitto a
Pidna da Lucio Emilio Paolo.
Nel frattempo i Greci cominciano a prendere coscienza del fatto che la loro indipendenza è
puramente nominale. Il malumore sfocia in aperta ribellione da parte della Lega Achea.
Corinto, centro della Lega Achea, viene rasa al suolo da Scipione Emiliano. La ribellione è
definitivamente stroncata.
Da questo momento in poi non si assisterà più ad alcun tentativo di rivolta dei Greci contro i
Romani: la speranza della libertà della poéliv, abbondantemente sopravvissuta alla poéliv
stessa, tramonta definitivamente.
La Macedonia diviene provincia romana. Per la Grecia non vengono presi ufficialmente
provvedimenti analoghi, anche se la situazione è di fatto identica; la proclamazione ufficiale
avverrà solo sotto Ottaviano Augusto, nel 27 a.C.
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