unità 1 La costruzione in Egitto, Mesopotamia 1.4 Cultura e società nella Grecia antica La civiltà della Grecia antica ha un posto centrale nella cultura europea: le scienze, le arti, la politica, la morale e la filosofia, come noi le conosciamo oggi, sono lo sviluppo di quelle deli­ neate nella Grecia antica. La stessa religione dell’Europa, quella cristiana, pur avendo avuto origine in Palestina, è intrisa della cultura greco-romana nella quale si è ampiamente diffusa. Comprendere la civiltà greca è dunque necessario per capire il nostro stesso modo di vivere e di pensare. Questo vale anche per le tecniche costruttive e soprattutto per l’architettura, che è stata per molti secoli il modello dell’architettura europea. La cultura greca si è sviluppata nell’attuale penisola greca, nelle isole dell’Egeo, sulle coste occidentali dell’Anatolia, su quelle della Sicilia e dell’Italia meridionale [fig. 9]. Le colonie greche nell’Italia meridionale (Magna Grecia) e nelle isole dell’Egeo partecipano quindi appieno allo sviluppo della cul­ tura filosofica, scientifica e artistica greca. Le ampie regioni affacciate sul Mediterraneo e sul Mar Nero, conquistate successivamente da Alessandro Magno e su cui si insediarono i regni alessandrini, sono, invece, caratterizzate dall’assimilazione della cultura greca dominante da parte di popoli che avevano già una loro diversa cultura. Dopo la fioritura delle civiltà cretese e micenea e la penetra­ zione dei Dori, durante un periodo ancora poco conosciuto, si costituì una parziale unità culturale tra genti che parlavano i diversi dialetti ellenici e abitavano la penisola ellenica o si erano insediati nell’Egeo. F ig -V I luoghi dove si è sviluppata la cultura greca. L’inizio ufficiale della civiltà greca si può far coincidere con la prima Olimpiade, nel 776 a.C. [fig. 10]. Nei cinquant’anni successivi sarebbero state scritte VIliade e l’Odissea, i testi su cui ogni greco avrebbe per secoli imparato a leggere e a pensare, ambientati nella civiltà micenea, ma di fatto descri­ zione e riflesso dei modi di vivere, della mentalità e delle cre­ denze greche al tempo di Omero. F ig .^ U L'ingresso dello stadio di Olimpia, dove si svolse la prima Olimpiade nel 776 a.C. La culla della civiltà europea Le terre abitate dai Greci erano isole e coste scoscese, salvo qualche piccola pianura fertile, non certo generose come quelle di Egitto e di Mesopotamia. La discontinuità dei ter­ reni coltivabili favorì il sorgere di insediamenti piccoli e au­ tonomi e il prevalere delle comunicazioni per mare. Così la Grecia fu costituita da molte piccole città-stato, cia­ scuna con la propria costituzione, le proprie leggi, il proprio esercito. Quando, in epoca successiva, alcune città più potenti, come Atene, imposero ad altre il proprio predominio, lo fecero sotto forma di leghe e alleanze, senza mai negare la sovranità delle città tributarie. Nella piccola dimensione delle città-stato crebbe l’idea della democrazia: ogni cittadino (maschio) maggiorenne aveva la possibilità di partecipare alle assemblee e di essere eletto a molte cariche pubbliche (ad Atene la rapida rotazione delle cariche garantiva a quasi tutti coloro che ne avevano diritto l’accesso alle responsabilità del governo o della giustizia). A questo ideale di democrazia si rifacevano gli Ateniesi quando ricacciarono i Persiani dalla Grecia (479 a.C.). Esiste una differenza fondamentale tra la condizione di vita dei Greci, nel lungo periodo durante il quale fiorì la loro ci­ Il tempio della Concordia ad Agrigento: vista frontale e dall'alto. viltà, e quella degli Egizi, dei Babilonesi e dei Persiani: que­ sti popoli, infatti, vivevano soggetti a monarchie tiranniche dove il singolo contava poco, mentre il cittadino greco cono­ sceva perfettamente il suo piccolo mondo e, nel rispetto delle sacre leggi della città, ne era corresponsabile. A giudizio di molti studiosi questo fatto ha permesso (o favo­ rito) il sorgere di un umanesimo del tutto sconosciuto nel mondo antico: l’uomo, il singolo cittadino, era importante e discuteva, talvolta lottava con gli dèi (come appare dalle tragedie), affer­ mando i propri pensieri, i propri sentimenti, la propria moralità. Gli dèi stessi erano rappresentati come uomini, compromessi con le passioni umane. La libertà di pensiero era tale che si po­ tevano perfino discutere le antiche credenze religiose. Non si pensi per questo che la religione non fosse importante per i Greci: al contrario ogni attività, comprese quelle quoti­ diane, aveva un valore sacro. In questo contesto culturale, le scienze e le arti assunsero una grande importanza e si svilup­ parono con una rapidità che non ebbe eguali. L’architettura greca non fa eccezione: essa, infatti, è stata imi­ tata nel mondo antico per secoli e le sue opere in pietra, pas­ sate quasi indenni attraverso il tempo [fig. 11], furono riscoperte nel Rinascimento e restarono il modello ideale dell’architet­ tura dal xv al xix secolo. 1.5 Come era costruita e abitata la casa greca Malgrado la grande importanza che la costruzione in Grecia ha avuto per lo sviluppo dell’architettura nel mondo, si con­ servano pochi documenti sulla casa greca, fomiti più dalla let­ teratura che non dagli scavi archeologici. La ragione è semplice e molto simile a quella già ricordata per le case egizie e babilonesi: le case greche erano per lo più costruite in materiali deperibili, che non hanno resistito ai mil­ lenni, e soprattutto alle trasformazioni e ricostruzioni che, at­ traverso i secoli, ogni tessuto residenziale subisce. La casa del cittadino comune [fig. 12] era organizzata attorno a un patio. Nelle case più ricche [fig. 13] c’erano due cortili porticati (peristili): ■ l’uno riservato alla famiglia, attorno al quale si sviluppava il gineceo, o casa delle donne, dove queste filavano e tes­ sevano e sul quale si aprivano i soggiorni e i talami, le ca­ mere da letto matrimoniali; ■ l’altro, più pubblico, sul quale si affacciavano gli ambienti dell’androceo, o casa degli uomini, destinati a ricevere gli ospiti. E ambienti d'abitazione ambienti secondari I Fig. Sezione Hermes a Deio. l corti e pozzi di luce a) e pianta del piano terra b) e del piano superiore c) della casa di Non c’era atrio, ma uno stretto àndito fiancheggiato dalla stalla ed eventualmente dall’appartamento degli ospiti, che si apriva direttamente sulla strada per garantire all’ospite mag­ giore indipendenza. Un altro àndito collegava le due parti della casa, quando esse si trovavano sullo stesso piano. Anche la cucina e il bagno caldo con relativa stufa erano posti a ca­ vallo tra le due parti della casa. Talvolta però la parte più pri­ vata era al piano superiore. A questi ambienti si aggiungevano, in campagna, quelli per il deposito degli attrezzi, per il ricovero degli animali, per la lavo­ razione e la conservazione di cereali, vino e olio. In città erano talvolta collegati alla casa i laboratori degli artigiani. Nella so­ cietà greca, e in particolare ateniese, gli artigiani non erano quasi mai cittadini a pieno titolo, ma meteci (letteralmente, stranieri), cioè gente venuta da altre città, anche greche, che non posse­ deva terra e non aveva diritti politici. Peristilio porticato esterno al tempio o interno a uno spazio aperto. Àndito F i g - V * Veduta aerea degli scavi della città di Deio (Isole Cicladi), in cui sono ben riconoscibili i muri perimetrali delle abitazioni. piccolo corridoio che mette in comunicazione vari ambienti. 1.6 L’organizzazione politica e la forma delle città 1.6.1 L’agorà di Atene Il cittadino greco sentiva un forte senso di appartenenza alla propria città-stato, nel quale si confondevano l’adesione alla re­ ligione, ereditata dalla più lontana antichità, e quella alle leggi liberamente adottate e più volte democraticamente variate. La città non era soltanto quella cinta dalle mura, ma anche il territorio agricolo circostante con i villaggi degli agricoltori e dei pastori, che erano considerati cittadini con pari diritti. Le città greche sviluppatesi naturalmente avevano una forma piuttosto confusa, dovuta agli ostacoli naturali e alle vicende storiche, ed erano caratterizzate da alcuni punti nodali, cioè da luoghi che avevano acquistato importanza pratica e simbolica e che erano stati, di conseguenza, resi più regolari e abbelliti con spazi e monumenti pubblici. Ad Atene, la più rappresentativa delle città greche, i luoghi su cui convergevano le manifestazioni civili e religiose più impor­ tanti erano l’agorà, sede del commercio e delle istituzioni demo­ cratiche, e l’acropoli, antica rocca divenuta in seguito sede dei maggiori monumenti religiosi. L’agorà di Atene era costituita da uno spiazzo aperto, assimi­ labile alle nostre piazze. Essendo anche centro commerciale della città, era ingombra di banchetti semifissi e doveva essere affollatissima. La circondavano portici non proprio regolari, detti stoà, probabilmente al solo scopo di abbellirla e riparare la sosta dei cittadini [figg. 14 e 15]. Nell’agorà si teneva l’ecclesìa, l’assemblea generale dei cit­ tadini ateniesi. portico [stoà) Fig.^h Pianta dell'agorà di Atene. del tribunale degli Heliaia IO ■ unità 1 La costruzione 1.6.2 L’acropoli di Atene I templi degli dèi non erano in Grecia soltanto luoghi di culto sincero e devoto, ma anche punti di ritrovo in occasione di fe­ stività cittadine, durante le quali si svolgevano sacrifici e grandi banchetti rituali, spettacoli, gare sportive. Ad Atene c’erano due o tre feste religiose ogni mese, e duravano tal­ volta parecchi giorni, in qualche caso anche una settimana. I templi diventavano spesso un punto di identificazione sim­ bolica delle città-stato. È tipico il caso di Atene, dove l’antico nucleo cittadino, l’acropoli [figg. 16 e 17], si trasformò nei se­ coli in luogo sacro, dedicato alla più importante protettrice della città, Athena Parthenos, e ai leggendari eroi fondatori. L’acropoli ospitava i templi degli dèi protettori della città, compresa Atena, oltre ad antiche reliquie, come la tomba di Erettèo [fig. 18] (mitico fondatore della città) e l’olivo sacro. Va poi ricordato che sull’acropoli c’era anche una pinacoteca e che le principali strade e piazze erano adornate con altari, monumenti votivi, statue di bronzo e di marmo. Questo per­ ché uno dei principali abbellimenti della città era costituito dai monumenti, eretti molte volte in onore dei vincitori di gare sportive, o talvolta, di gare di poesia. Fig. tempio arcaico di Atena Polias Fig. L'Erettèo con il portico delle cariatidi. Veduta aerea dell'acropoli di Atene. altare di Atena Polias propilei casa delle Arrefore santuario di Zeus Polieus tempio di Pandione Eleutherios tempio di Atena Nike 100 m propilei (ingressi monumentali a luoghi sacri F i g . ^ f * Pianta dell'acropoli di Atene. “ porticati)6 tempio ai Atena Promakos tempio di Braurone calcoteca (magazzino) Partenone altare di Pandroso, olivo sacro e tomba di Cecrope I ¡III STORIA DELLA COSTRUZIONE ' ■ ■ V 11 chi è] ■ 1.6.3 Le città nuove Le città di nuova fondazione, per esempio le colonie o quelle come Mileto che dovevano essere ricostruite dopo una guerra distruttrice, avevano un impianto assai più regolare delle città antiche [fig. 19]. Il tipo della città a isolati rettangolari, con vie rettilinee di larghezze costanti, fu teorizzato da Ippodamo da Mileto, nel v secolo a.C. Anche se i suoi scritti sono an­ dati perduti, si sa che egli proponeva non soltanto una dispo­ sizione pianimetrica più regolare, ma anche una divisione funzionale e per classi sociali della città. Ippodamo da Mileto filosofo e teorico del v secolo a.C. Disegnò le nuove città di Mi­ leto, di Tursi e Rodi. Il filosofo Aristotele lo considera l'inventore della pianificazione urbanistica. Lo schema organizzativo delle sue città (detto appunto schema ippodamico) a pianta ortogonale con l'agorà al centro e strade distinte in ragione della loro diversa importanza, si ritrova nell'urbanistica etrusca e in quella romana. A lui sono attribuiti i piani per la ricostruzione di Mileto (dopo il 479 a.C.), per la ricostruzione del Pireo (attorno al 480 a.C.) e di Tursi (nell’Italia Meridionale), della quale fu tra i fondatori. Oltre al disegno del tessuto residenziale, i piani contengono l’indicazione di zone “monumentali”, insiemi di piazze ed edifici pubblici che probabilmente lo stesso Ippodamo pro­ gettò a scala architettonica. Edifici sacri Edifici pubblici [ Quartiere residenziale | Strade, piazze barriera del porto Le mura delle città greche teatro delphinion agorà settentrionale porto occidentale buleuterio agorà occidentale meridionale tempio di Gli Spartani, che possedevano un’aristocrazia militare molto rigida e conservatrice, sostenevano che le mura non erano ne­ cessarie, in quanto la miglior difesa era la forza dei cittadini. Le altre città greche, però, si erano dotate, presto o tardi, di so­ lide mura. Atene, al culmine della sua potenza navale, oltre ad avere una solidissima cerchia di mura, disponeva di un cor­ ridoio di collegamento con il proprio porto al Pireo, che le permetteva di ricevere approvvigionamenti dal mare e di re­ sistere indefinitamente a un eventuale assedio. Le lunghe mura di Atene sono una delle più grandi infrastrutture terri­ toriali della Grecia classica [fig. 20]. Questo favorì la supremazia ateniese, ma allentò il fecondo rapporto con il territorio agricolo circostante, favorendo l’i­ nurbamento e rendendo lo stato sempre meno autonomo dal punto di vista alimentare. mura della città acropoli antica acropoli Fig. Pianta della città di Mileto (Anatolia). L'in­ sediamento ellenistico, progettato unitariamente forse da Ippodamo da Mileto, è caratterizzato da un impianto urbanistico differenziato per zone, a ciascuna delle quali sono attribuite specifiche funzioni. Fig.^U La carta raffigura le mura fortificate che collegavano Atene con il porto del Pireo. 1.7 Gli edifici pubblici per la vita democratica Gli edifici della politica L’attività politica delle città democratiche si svolgeva, in un primo tempo, all’aperto nell’agorà. Più tardi gli organi rap­ presentativi più ristretti ebbero appositi edifici per le riunioni. Esiste una discreta documentazione sull’organizzazione della vita sociale ad Atene (ma le altre città greche avevano istitu­ zioni simili): le riunioni dei Cinquecento si tenevano nel buleuterio [fig. 21], mentre il tholos [fig. 22] era la sede del Pritanèo. Naturalmente dovevano esserci numerose altre sale per le riu­ nioni pubbliche. Si pensi che, secondo la costituzione ate­ niese, i tribunali erano formati da 501 membri estratti a sorte e funzionavano con continuità (e più d’uno contemporanea­ mente) in apposite sale in cui era ammesso il pubblico. Così gli Arconti (9 titolari delle più alte cariche dello stato), gli Un­ dici (capi pro-tempore della polizia), i funzionari fiscali ecc. avevano le loro sedi più o meno rappresentative. Ad Atene c’era anche una polizia, costituita da 1000 arcieri sciti, schiavi della città, che avevano la loro caserma Sull’Areopago. Tuttavia le riunioni politiche più importanti, come le assem­ blee generali che decidevano sulla partecipazione alle guerre, sugli strateghi a cui dare il comando, sull 'ostracismo (con­ danna all’esilio inflitta a cittadini che costituivano un pericolo per lo stato democratico o sospettati di voler acquistare troppo potere), continuavano a svolgersi nell’agorà o in spazi imme­ diatamente adiacenti, come il colle della Pnice (poi, nel iv se­ colo a.C., le gradinate del teatro di Dioniso). Buleuterio era la sede dell'assemblea più ristretta rispetto a quella costituita da tutti i cittadini adulti di sesso maschile. In molte costituzioni tale assemblea non era elettiva, ma scelta per sorteggio. Tholos in questo edificio si riunivano i cinquanta Pritani, che formavano il governo in seduta permanente. Qui i Pritani prendevano anche i pasti. Areopago collina sacra posta di fronte all'acropoli di Atene. F i g . ^ k Ricostruzione del buleuterio di Priene (Turchia), molto più piccolo rispetto a quello di Atene. & Fig 'A Pianta e resti del tholos di Delfi. STORIA DELLA COSTRUZIONE L’abitazione dei Greci era modesta perché la vita privata era considerata relativamente poco importante: il cittadino greco viveva infatti gran parte del suo tempo libero in luoghi pub­ blici, con i suoi pari. È dunque naturale che i Greci abbiano profuso le loro migliori capacità costruttive in quei luoghi e per quelle attività che riguardavano la vita pubblica. 11 giovane greco riceveva un’educazione basata essenzial­ mente sulla letteratura, la musica e la ginnastica. Di conse­ guenza ogni greco adulto era abbastanza appassionato (e competente) in materia di rappresentazioni musicali, di teatro, di danza e di gare sportive. Si può anzi dire che lo sport, inteso come competizione fisica fine a se stessa, sia un’invenzione greca. La pratica sportiva veniva certamente esercitata anche in vista della preparazione militare e, nelle città democratiche, sostituiva a questo scopo il disciplinato e ossessivo addestra­ mento spartano. 13 Palestre, ginnasi e stadi Per l’insegnamento dello sport i Greci disponevano di aree suburbane, spesso fuori mura, dotate di alberi e fontane e di ampi cortili porticati: le palestre [fig. 24]. I locali simili alle nostre palestre erano invece chiamati ginnasi e si trovavano in edifici più piccoli e chiusi. Nelle palestre, che erano veri parchi attrezzati con terme, si ri­ trovavano anche gli adulti. In esse nacquero molte scuole di filosofia. Veniva chiamato filosofia ogni approfondimento spe­ culativo (dalla matematica, alla fisica, alla filosofia propria­ mente detta), che diventava un vero e proprio insegnamento impartito in modo informale con dibattiti, conferenze, circoli culturali: la scuola di Platone, per esempio, era una specie di circolo che si trovava alla palestra dell’Accademia, mentre Aristotele faceva lezione al Liceo, un’altra palestra ateniese. Per le gare di corsa esisteva un apposito spazio, lo stadio, così chiamato perché aveva la lunghezza corrispondente a questa misura greca (ad Atene circa 180 metri). F i g . ^ k Il teatro di Epidauro, iv secolo a.C. unità 1 r La costruzione in Mesopotamia 1.8 Gli edifici sacri I templi greci non furono, all’inizio, molto grandi. Pare anzi che nelle città micenee non esistesse altro luogo di culto al di fuori di una cappella posta nella casa del re, che aveva anche dignità sacerdotale. I templi che conosciamo, grandi rispetto alla dimensione delle città, ma minuscoli rispetto a quelli egizi o babilonesi, corrispondono all’evoluzione in senso oligarchico o democratico delle città-stato e all’affer­ marsi dei santuari panellenici (cioè di tutti i Greci). Materiali e tecniche costruttive Alcuni dei templi più antichi erano costruiti in legno. Man mano che le parti lignee deperivano, venivano sostituite da elementi in pietra o terracotta. Le parti sostituite conserva­ vano, nei limiti del possibile, la forma di quelle in legno, dando luogo agli ordini architettonici, cioè a quella partico­ lare stilizzazione degli elementi costruttivi che è caratteri­ stica peculiare dell’architettura greca. F i g . ^ V Tempio di Poseidone a Paestum, presso Salerno, v secolo a.C. orditura del tetto travi del soffitto timpano colonne in antis cella copertura del tetto cornice del frontone cornice trabeazione fregio architrave ' stilobate (basamento del tempio) colonne parete della cella F ig .* J j> Disegno ricostruttivo di un tempio greco con la relativa nomenclatura. I santuari Oltre ai templi cittadini c’erano i santuari, nei quali afflui­ vano i fedeli da tutta la Grecia e dalle colonie: famosi tra tutti quello di Zeus a Olimpia, dove si tenevano le Olimpiadi, o quello di A p o llo a Delfi, sede del famoso oracolo. Nei santuari, oltre al tempio principale, i monumenti impor­ tanti erano le statue votive e i tesori, che erano tempietti con­ tenenti appunto i tesori di alcune città offerti al dio al quale il santuario era dedicato e messi sotto la sua protezione. La forma dei templi I templi avevano forme per lo più semplici e regolari: a pian­ ta rettangolare coperta con tetto a due falde, talvolta interrot­ to in corrispondenza della cella (templi ipètri). Il sacrificio consisteva nell’uccisione di animali, il cui grasso veniva bruciato in onore degli dèi che ne gustavano il fumo. Il resto era arrostito e consumato da sacerdoti e fedeli. Nella cella, o naos, posta all’interno del tempio, era collocato il si­ mulacro del dio, mentre una stanza retrostante, detta opistòdomo, aveva funzione di deposito di oggetti sacri, abiti e arredi per il culto. La cella non era inaccessibile e i fedeli potevano visitarla, ma non era luogo di culto pubblico e perciò era quasi totalmente occupata dalla statua della divinità. Le famose statue di Zeus a Olimpia e di Athena Parthenos ad Atene erano fatte di ma­ teriali preziosi (oro per gli abiti, avorio per le parti nude, smalti o pietre preziose per gli occhi ecc.) e facevano parte, a pieno titolo, dei tesori della città. Cella o naos l'ambiente chiuso del tempio dedicato a contenere la statua del dio/dea. Colonna sostegno verticale a sezione circolare composta di base, fusto e capitello. La base, assente nel dorico classico, costituisce l'ap­ poggio inferiore. Il fu sto , che può essere liscio o scanalato, è l'e­ lemento verticale di sezione discontinua: la rastremazione lo ri­ duce verso l'alto e Ventasi lo ingrossa leggermente a due terzi dell'altezza. Il capitello costituisce il raccordo tra colonna e strut­ tura orizzontale e ha forme molto differenti nei diversi ordini. I trattatisti, da Vitruvio al Rinascimento, hanno distinto una varietà di tipi [fig. 27], a seconda che l’esterno fosse o meno circondato da portici su uno o più lati. Nei templi più impor­ tanti prevalse il tipo períptero, cioè quello del tempio circon­ dato da colonne su tutti i lati [fig. 28]. F i g .^ I tempio di Efesto ad Atene. Tempio in antis con porticato solo anteriore e chiuso ai lati. Gli intercolumni sono sempre dispari perché la porta è al centro. Le parti costituenti del tempio Tempio prostilo Il culto avveniva all’esterno, in un ampio spazio, talvolta cin­ tato, detto témenos, dove trovava posto l’altare per i sacrifici. con porticato solo anteriore e aperto ai lati. Gli intercolumni sono sempre dispari perché la porta è al centro. Tempio anfiprostilo con doppio porticato, ciascuno somma di "in antis" e "pro­ stilo", anteriore e posteriore. Gli intercolumni sono sempre di­ spari perché la porta è al centro. Tempio períptero con porticato sui quattro lati, spesso raddoppiato sui due lati brevi da due "in antis". Le colonne sono sempre in numero pari sui lati brevi (principali) e il doppio meno uno di queste sui lati lunghi. Tempio pseudo-perìptero circondato da colonne che, attorno alla cella, aderiscono al muro e si trasformano in semicolonne. Tempio dìptero circondato da una doppia fila di colonne attorno alla cella. Tempio monoptero in antis Fig. prostilo anfiprostilo períptero Le varie tipologie di templi greci secondo Vitruvio. pseudo-perìptero costituito da un colonnato circolare e delimitato da una sola fila di colonne. 16 ■ unità 1 ordini architettonici In qualunque culto le forme antiche tendono a conservarsi per secoli perché considerate esse stesse sacre, necessarie all’ef­ ficacia del rito. È dunque probabile che facesse parte dell’incarico degli archi­ tetti greci adattare alle diverse situazioni di luogo e di culto i tipi di templi tramandati dalla tradizione, anche quando se ne costruivano di nuovi. La forma dei dettagli, anch’essa tipiz­ zata e derivata da quelli più antichi di legno, veniva adattata ai nuovi materiali, ingentilita, arricchita di decorazioni in una continua gara di piccoli miglioramenti [fig. 29]. Si trattava di una gara che aveva come meta la ricerca di un ideale di bel­ lezza presente nella coscienza di ogni greco, radicato in un passato mitico, ma ancora vivo e capace di crescere. Quatremère de Quincy, studioso francese vissuto tra il xviii e il xix secolo, immaginò che la straordinaria perfezione rag­ giunta dall’architettura greca nel v secolo a.C. fosse dovuta all’influenza della grande scultura, che affinò la sensibilità plastica. Tra il vi e il v secolo a.C., infatti, questa ricerca si tradusse nella definizione di quegli insiemi di forme e di dettagli cono­ sciuti come ordini architettonici, che sarebbero sopravvis­ suti in Europa per due millenni e mezzo. Gli ordini architettonici organizzano essenzialmente le forme e le proporzioni di porticati, coperture e contorni di porte, proprio quegli elementi originariamente costruiti in legno e che poi erano stati realizzati in pietra o marmo. Ogni elemento che componeva l’ordine aveva un suo nome e una sua precisa collocazione nella costruzione, sopra, sotto o accanto a un altro elemento. Non bisogna però pensare che l’uso degli ordini dovesse pro­ durre parti di edifici assolutamente identiche: gli stessi ele­ menti codificati ammettevano numerose varianti di forma e, in misura minore, di dimensione. Il fatto stesso di dover rap­ presentare una struttura diversa (di legno, appunto, fig. 30) dava luogo a una certa libertà di interpretazione e alla possi­ bilità di ricercare una sempre maggior perfezione plastica. Pur con questa libertà, è possibile riconoscere nei vari ordini architettonici un dimensionamento proporzionale preciso tra le diverse parti, per cui la più piccola modanatura è riferita al­ l’intero complesso colonna-trabeazione e, attraverso que­ sto, all’intero edificio. Si direbbe allora che, raggiunte le giuste configurazioni e pro­ porzioni, tutti i templi di un determinato ordine avrebbero po­ tuto essere uguali, almeno quanto a forme di portici e di coperture. Questo è proprio quanto hanno pensato gli studiosi accademici per secoli, ma non è affatto corrispondente allo spirito dell’architettura greca. Trabeazione è la struttura orizzontale dell'ordine, composta di architrave, fre­ gio e cornice. L'architrave simula la trave d'appoggio e, nello stile ionico e nel corinzio, ha decorazioni lineari orizzontali. Il fre ­ g io è differente nei diversi ordini: nel dorico è caratterizzato dal­ l'alternanza di triglifi (che ricordano le teste di travi trasversali) e metope (che ricordano lo spazio interposto e sono decorate). La cornice riproduce la gronda, contiene il canale di pietra; è prevalentemente composta di gole e listelli e nell'ordine dorico ha, sotto la sporgenza, degli elementi rettangolari aggettanti detti mutali, mentre negli altri ordini ha spesso una serie dì den­ telli. Ricostruzione della policromia di un tempio ionico. F i g . ^ U Ricostruzione degli elementi in legno da cui sarebbero derivate le diverse parti degli ordini architettonici. I Le varianti e le proporzioni Alcune opere del cosiddetto periodo aureo (l’Atene di Peri­ cle a metà del v secolo a.C.) sono state considerate le più belle e, nel clima di culto delle proporzioni che ha caratterizzato alcune epoche, come il Neoclassicismo dell’inizio del xix se­ colo, esse sono state assunte come un modello dal quale non ci si poteva discostare. In questo modo è stato travisato il loro significato originario, che era di continua ricerca e mai d’i­ mitazione passiva. Nei diversi templi vennero sperimentate varianti di forme, sia dell’insieme sia dei singoli elementi, e varianti delle propor­ zioni, pur rispettando il rigore logico-matematico che è alla base di ciascuna opera. Tutto era fisso e niente era fisso. La bellezza sta nella perfezione sempre ricercata, perché non si può mai rag­ giungere. A questa perfezione i Greci andarono molto vicini nella lavo­ razione della pietra e del marmo, nella quale giunsero a raffi­ t i E natezze stupefacenti, come quella delle famose correzioni ot­ tiche che contribuiscono all’impressione di perfetta regola­ rità dei loro templi. Le scalinate e i cornicioni erano leggermente curvati, le colonne leggermente fuori piombo, le colonne d’angolo a sezione ellittica e un po’ più grosse delle altre ecc. Tutte queste “irregolarità” sono così costanti da es­ sere certamente intenzionali e hanno lo scopo di correggere gli effetti di deformazione prospettica conseguenti a punti di vista e condizioni di luce particolari [fig. 31]. Si pensi che i tamburi delle colonne, e gran parte degli ele­ menti architettonici, venivano scolpiti sul posto, “a mano li­ bera”, proprio per poter controllare gli effetti ottici e correggere il lavoro per adeguarlo alle proporzioni appa­ renti. Contrariamente a quanto può sembrare contemplando le ro­ vine dei templi, è molto probabile che la maggior parte della costruzione fosse stuccata e colorata, compresi le statue e i bassorilievi. l.J I r~T I I T . m r i t~ t ' t i r n _ r n T — vfS7W / / / / / / / / / / / / / / / / / / 777? //////////S/ e costruzione con colonne verticali X.-L-I. E i I ITT V777////7/77//-//////////77/777777r7////////A correzione con inclinazione verso l'interno I TI I l I I T T T T Y// 7/ / / 7/ / / 7?y////^/ / / / / / / // / // / // / // / // / / '/ apparente inclinazione verso l'esterno f fl r r r ^ 7 7 7 r / ^ ^ ^ /^ r/'^^//777777?T777^/ correzione ottenuta curvando le linee orizzontali 31 la colonna d'angolo è modellata in form a el­ littica e tu tte le colonne sono fuori piom bo lo stilobate e l'architrave appaiono curvati Le correzioni ottiche nei templi greci. La colonna d'angolo è modellata in forma ellittica e tutte le colonne sono "fuori piombo", sono rastremate verso l'alto e la loro gene­ ratrice non è rettilinea a). Per dare un effetto di perfetta regolarità dei templi b) bisogna stare attenti agli effetti prospettici, che fanno apparire inclinate verso l'esterno le colonne c) e curve le linee orizzontali dello stilobate e dell'architrave d). Per correggere gli effetti prospettici occorre inclinare verso l'interno le colonne e) e curvare le linee orizzontali f). r r unità 1 ■. r . ; r-. ; X ! ‘ .: > » E £ :... J;- ' ■' La costruzione in Egitto, Mésopotamia e Grecia 1.10 I tre ordini dei templi greci I trattatisti hanno sintetizzato la grande varietà di forme dei templi greci in tre ordini: dorico, ionico e corinzio [fig. 32 e fig. 33] che organizzano forme e proporzioni dei differenti ele­ menti esterni dei templi. L’ordine dorico viene considerato il più solido. È l’ordine “maschio”: Vitruvio, riferendo opinioni più antiche, sostiene che la colonna dorica ha le proporzioni dell’uomo robusto e che si addice ai templi delle divinità guerriere, come Marte. L’apparente robustezza è data dal maggior diametro, rispetto agli ordini ionico e corinzio, delle colonne in rapporto alla loro altezza, alla maggior lunghezza degli architravi e alla maggior sporgenza (almeno nelle prime realizzazioni) delle comici che contribuiscono a dare una sensazione di peso e di sforzo. L’ordine ionico è più snello rispetto a quello dorico, ha ar­ chitravi più corti ed è più ricco di elementi decorativi. Si rite­ neva che la colonna ionica riproducesse le proporzioni femminili e che il caratteristico capitello fosse la riproduzione stilizzata di un’acconciatura. Quest’ordine, infatti, veniva spesso scelto per i templi dedicati a divinità femminili. Mentre il dorico richiama alcuni aspetti della struttura lignea nella trabeazione, l’ordine ionico ha una decorazione più astratta e un maggior numero di elementi, come la base in parte prismatica e in parte costituita da elementi torniti con sezioni di tori (modanature a forma semicircolare) e scozie (modanature concave a forma di canale). L’ordine corinzio, raro nel periodo classico e invece molto diffuso in epoca alessandrina e romana, è leggermente più snello dell’ordine ionico e nettamente più ricco di decora­ zione. Si riteneva che la colonna evocasse la sottile figura di una fanciulla. Nel v secolo a.C., e in particolare nell’acropoli di Atene, que­ sti ordini sono stati usati contemporaneamente e talvolta ad­ dirittura nello stesso edificio, come nei Propilei dell’acropoli di Atene, opera di Mnesicle. F i g . ^ i Nelle immagini sono raffigurati i tre ordini che, secondo i trattatisti, carat­ terizzano i templi greci: il dorico a), lo ionico b), il corinzio c). Il modulo Vitruvio, nel iv libro del suo trattato, riferendosi a trattati pre­ cedenti soprattutto greci, detta le regole per il proporzionamento dei diversi ordini, stabilendo che tutti gli elementi (interassi, trabeazioni, capitelli, parti decorative minori) deb­ bano essere multipli o sottomultipli del raggio della colonna che egli chiama modulo (in greco enbàtis). Viene determi­ nata con questo criterio una forma che è indipendente dalla dimensione del tempio da costruire: si prende la lunghezza della fronte del tempio, la si divide per la somma dei moduli prescritti e tutto il resto risulta di conseguenza. In pratica non era così: come si è detto la modulazione era uno strumento e una guida alla creatività dell’architetto e nessuna opera si adeguava esattamente alle proporzioni prescritte. STORIA DELLA COSTRUZIONE 19 ORDINE CORINZIO ===== ORDINE IONICO caulicoli sfo g lie d'acanto ORDINE DORICO cornice trabeazione voluta ionica metopa dentelli capitello architrave abaco .echino' fusto scanalato stilobate crepidoma Nei disegni sono indicati gli elementi caratteristici dei templi e i rapporti modulari greci classici (indicati con le lettere UD), usando però come modulo il diametro della co­ lonna, come fa lo stesso Vitruvio nel ih libro del suo trattato (i disegni sono elaborati sul modello di Friedrich Hess, Konstruktion und Form in bauen, Stoccarda, 1949). unità 1 La costruzione in Egitto, Mesopotamia e Grècia 1.11 Un esempio di costruzione sacra: il Partenone Il Partenone è considerato uno degli edifici più perfetti del­ l’architettura greca del periodo aureo [fig. 34]. Alcuni sosten­ gono che la bellezza del Partenone sia merito soprattutto di Fidia, il grande scultore che eseguì il simulacro della dea e le sculture che lo decoravano all’esterno. Fidia avrebbe non solo eseguito le sculture, ma progettato le squisite forme e propor­ zioni dell’ordine, come pure i dettagli della decorazione architettonica. Questa idea però non è sostenuta da prove. Recentemente alcuni storici hanno ricostruito indiziariamente una curiosa vicenda legata alla costruzione del tempio. All’inizio del v secolo a.C., Cimone, il più influente uomc politico di Atene, avrebbe affidato l’esecuzione del tempio a Callicrate (architetto anche del prezioso tempietto di Atena Nike). Callicrate avrebbe eseguito il basamento ed eretto le colonne non ancora lavorate in superficie. Qualche anno dopo la fortuna politica di Cimone tramontò ed egli uscì definitivamente di scena quando gli fu comminato l’ostracismo. Pericle, che nel frattempo era diventato il capo politico incontrastato, avrebbe incaricato della prosecuzione dei lavori Ictino (autore anche del tempio di Apollo Epicurio a Basse), il quale avrebbe deciso di allargare il tempio, forse anche per contenere il grande simulacro della dea, al­ lora in fase di esecuzione. Il basamento fu ampliato e le colonne sarebbero state smontate e riutilizzate nella nuova costru­ zione, che avrebbe così avuto nuove proporzioni seppure con le stesse colonne [fig. 36]. Questa vicenda starebbe a dimostrare che gli archi­ tetti greci riuscivano a comporre opere armoniose non partendo da astratte proporzioni immodifica­ bili, ma, appunto, superando le concrete difficoltà costruttive e pratiche attraverso un magistrale con­ trollo dei dettagli e delle proporzioni. Fifl. Veduta del Partenone. chi Callicrate * \ architetto ateniese del v secolo a.C.; costruì il tem­ pietto di Atena Nike sull'acropoli, parte delle Lun­ ghe Mura tra Atene e il Pireo e iniziò, su incarico di Cimone, la costruzione del Partenone nel 448 a.C. Ictino architetto ateniese del v secolo a.C.; terminò, con lo scultore Fidia e su incarico di Pericle, la costruzione del Partenone. iI m Ricostruzione dell'acropoli di Atene. ii m i i m i i F i g . ^ b Ricostruzione delle due piante del Partenone: in tratteggio il primo tempio incom­ piuto di Callicrate, in nero il tempio di Ictino. i w. SINTESI I Le civiltà più antiche che hanno maggiormente influenzato le popolazioni europee sono quelle delle zone fertili del Medio Oriente: la civiltà egizia e la civiltà mesopotamica. I La civiltà egizia e quella mesopotamica sono caratteriz­ zate dalla presenza di grandi fiumi che, grazie alla canaliz­ zazione delle loro acque, hanno consentito un notevole sviluppo agricolo, economico e sociale, con la costruzione di grandi città, ricche di palazzi, templi ed edifici pubblici. ■ Le grandi costruzioni in pietra e cotto, che hanno richiesto enormi investimenti di lavoro e di competenza tecnica e ar­ tistica, hanno dato origine alla più antica architettura. Tra le opere più rappresentative di queste civiltà possiamo ricor­ dare la famosa ziqqurat di Ur in Mesopotamia e le piramidi egizie, tombe di dimensioni colossali riservate ai sovrani. ■ Non è invece quasi rimasta traccia delle case per l’abita­ zione e degli altri edifici più modesti, che erano costruiti in legno e mattoni crudi. I jk I La civiltà greca antica è alla base del modo di vivere e di pensare dell’Europa moderna. Si è sviluppata, a partire dall’vm secolo a.C., nella penisola greca, nelle isole dell’Egeo e nell’Italia Meridionale (Magna Grecia) in piccole città-stato. In queste città sono nate la democrazia, la fi­ losofia e l’arte come noi oggi le intendiamo. La costruzione delle abitazioni era in mattoni crudi e in pietra ed è documentata più dalla letteratura che non dai ri­ trovamenti. Invece, gli edifici pubblici e, in particolare, quelli religiosi hanno lasciato tracce importanti e sono ri­ masti il modello dell’architettura per molti secoli. I Nelle costruzione dei templi, i Greci misero a punto un si­ stema di forma e proporzioni, gli ordini architettonici, poi rielabo­ rati dai Romani fino al Neoclassi­ cismo. Si ritiene che gli ordini siano la traduzione in pietra di an­ tiche forme dei templi in legno, affinati e arricchiti di elementi de­ corativi: malgrado la forte codi­ ficazione si sono prestati alla co­ struzione di edifici molto diversi tra di loro e pieni di fantasia pur nell’estrema coerenza interna. ................ - —_ I trattatisti hanno sintetizzato la grande varietà dei templi greci in tre ordini: l’ordine dorico, l’ordine ionico e l’or­ dine corinzio. 22 ■ unità 1 La costruzione in Egitto, Mesopotamia è Grecia v e r ific a -.. Rispondi alle domande 1 Quali sono i materiali costruttivi tipici dell’architettura 10 Gli ordini architettonici greci codificano forme e di­ mensioni di parti originariamente costruite in legno. L’uso degli ordini produsse dunque edifici: [a] sostanzialmente identici [B] che potevano variare nelle loro parti non “codifi­ cate”, ma rispettavano rigorosamente forma e di­ mensioni di quelle codificate dagli ordini [c] nei quali “tutto era fisso e niente era fisso”, perché gli stessi elementi codificati subivano varianti di forma e, a volte, anche di dimensioni [d] nei quali gli stessi elementi codificati avevano di­ mensioni diverse pur mantenendo inalterata la forma mesopotamica? 2 Quali erano gli usi prevalenti del laterizio in Mesopotamia? 3 Quali funzioni svolgevano nell’architettura greca le pa­ lestre, i ginnasi e gli stadi? 4 Quali sono le caratteristiche e le principali differenze dell’ordine dorico, ionico e corinzio? Scegli l’opzione corretta 5 La piramide di Cheope, monumentale esempio della cultura egizia, risale circa al: [A] 4000 a.C. E 2600 a.C. le] 1750 a.C. \o\ 6000 a.C. Lavora sulle immagini 11 Nella ricostruzione dell’acropoli di Atene individua: [a] il tempio di Atena Nike [b] il Partenone 6 Le abitazioni dell’antico Egitto: 0 erano costruite con la pietra del Nilo [b] sono state distrutte dalle invasioni barbariche [c] ci sono note solo attraverso pochi resti perché erano costruite con materiali deperibili [d] sono state più volte riadattate nel corso dei secoli e costituiscono i nuclei storici delle città egizie at­ tuali 7 Oltre alle tombe e ai templi, le espressioni caratteri­ stiche della costruzione nell’antico Egitto sono: [a] le opere idrauliche [B] le mura difensive delle città 0 i porti [d] le terme 8 Erodoto attribuisce a Babilonia: [a] [B] 0 [d] 9 un perimetro di 10 km con 100 torri un perimetro di 80 km con 100 porte un perimetro di 20 km con 100 laghi un perimetro di 20 km circondato da un fossato largo 100 metri L’agorà di Atene era: [a] l’edificio del governo della città [B] un tempio dedicato ad Apollo [2 la parte fortificata della città [d] uno spazio aperto sede di incontro e di commercio 12 Indica quale delle piante di templi greci schematiz­ zate si riferisce a un tempio di tipo: [a] períptero [|] in antis ¡C! pseudo-perìptero [D] prostilo