LICEO STATALE “C. MONTANARI" - VERONA OPEN LAB ’09 “ALLA SCOPERTA DEL MONDO SOTTERRANEO” VISITA ALLA GROTTA DI ROVERE’ MILLE, AL COVOLO DI CAMPOSILVANO E AL MUSEO GEO-PALEONTOLOGICO DI CAMPOSILVANO Nell’ambito delle attività proposte dal Progetto “Open-Lab’09” del Dipartimento di Scienze Sperimentali in data 30/10/2009 è prevista una uscita didattica all Grotta di Roverè Mille con il seguente programma: Ore 8.00 - Partenza da Corso Porta Nuova in pullman. Ore 9.00 - Arrivo a Roverè Veronese e visita guidata alla Grotta di Roverè Mille. Ore 10.30 - Partenza da Rovere e visita al Covolo di Camposilvano. Ore 11.30 - Visita guidaa al Museo Geo-paleontologico di Camposilvano. Ore 12.30 - Partenza da Camposilvano. Ore 13.20 - Arrivo in Corso Porta Nuova. LA GROTTA DI ROVERE’ MILLE La Grotta di Monte Capriolo, unica grotta turistica della Provincia di Verona, è una cavità suborizzontale che si apre a m 1.010 s.l.m. in Comune di Roverè Veronese (località Roverè Mille); ha uno sviluppo lineare di circa 200 m ed è profonda 24 m. Scoperta nel 1957 dal Gruppo Grotte Falchi di Verona e iscritta al Catasto Regionale al n. 1.071 V/VR, è una delle grotte più interessanti dal punto di vista naturalistico sia per le notevoli concrezioni e colate calcitiche in essa presenti sia per il suo particolare popolamento faunistico. In essa vivono infatti alcune tra le più interessanti specie cavernicole dell’area lessinea e una, in particolare, Chthonius lessiniensis, pseudoscorpione troglobio endemico dei Lessini, è stata rinvenuta per la prima volta proprio in questa cavità. Dal 1972 la grotta è stata resa turistica attraverso il posizionamento di scale metalliche fisse nei tratti verticali, la realizzazione di un camminamento in cemento con passamano metallici e di un impianto elettrico con lampade fisse in modo da garantire l’accessibilità anche a semplici turisti. Recentemente nella Grotta è stata posizionata una vasca che ospita un animale cavernicolo eccezionale: il proteo (vedi scheda allegata). IL COVOLO DI CAMPOSILVANO Si tratta di un enorme pozzo del diametro di oltre un centinaio di metri e profondo circa 70 m; sul fondo si apre un ampio 'covolo' (=grotta) largo 70 metri per una altezza di 35 metri e una profondità di oltre 50 metri. L'aria, all'interno del Covolo, è sempre fredda e lo stillicidio in inverno si trasforma in ghiaccio. Sono le misure di questo spettacolare fenomeno della natura dovuto a crolli successivi di una ampia grotta residuale di fenomeni carsici tipici del degrado degli strati di Rosso Ammonitico. Un breve sentiero porta, dal Museo dei Fossili di Camposilvano, al bordo di questo enorme cratere completamente coperto da un bosco di faggio. Superato il ciglio, si scende nel centro dell'anfiteatro tra enormi massi di crollo fino ad un balcone panoramico dal quale si domina il profondo ingresso della grotta. Il luogo è stato frequentato fin da tempi remoti, probabilmente ben prima dell'ultima glaciazione e cioè almeno 50/70 mila anni fa, anche dall'Uomo di Neanderthal. La frequentazione è stata pressoché ininterrotta anche in epoca romana e medioevale, nonché in epoche moderne. Lo testimoniano alcuni reperti custoditi nel Museo di Camposilvano, tra i quali ossa di animali residui di battute di caccia, pugnali e arnesi in selce, armi romane, punte di frecce di balestre. In passato il 'Covolo' è stato sfruttato anche come una sorta di 'frigorifero' naturale, come pratica ed economica ghiacciaia. IL MUSEO GEO-PALEONTOLOGICO DI CAMPOSILVANO E’ uno dei sette Musei della Lessinia, reso famoso soprattutto dai fossili di ammoniti in esso conservati. Si tratta di reperti per lo più raccolti dallo studioso locale Attilio Benetti (noto con il nome di “Tilio”) che ha dedicato la sua vita allo studio di questi fossili. Il Museo Geopaleontologico, inaugurato nel 1999, raccoglie tutti i reperti esposti nel precedente Museo dei Fossili di Camposilvano e molti altri ancora. E' costituito da una grande sala con reperti fossili provenienti da diversi siti, ma in particolare dalla Lessinia (Era Secondaria e Terziaria). Nelle numerose vetrine sono ben disposti fossili relativi alle formazioni sedimentarie della Dolomia, del Calcare Grigio, del Calcare Oolitico, del Rosso Ammonitico (con stupendi esemplari di ammoniti fossili), del Biancone e della Scaglia Rossa, nonché rocce eruttive dell'Era Cenozoica e Calcari Nummulitici. Infine il Museo raccoglie resti di Orso delle Caverne e reperti (ceramiche ed armi) rinvenuti nel Covolo. All'esterno del Museo si possono ammirare altri fossili, tra cui una gigantesca colonna vertebrale di squalo. IL PROTEO Il proteo (Proteus anguinus) è l’unico vertebrato troglobio d'Europa. E’ un anfibio cieco e depigmentato; l’adulto è lungo circa 30 cm e possiede branchie esterne e rudimentali polmoni. Vive nelle acque sotterranee del Carso triestino, dell’Istria e della Dalmazia. La somiglianza del colore della pelle a quella degli uomini bianchi lo ha fatto definire in passato “pesce umano”. Comunque la pelle del proteo può produrre melanina. Se esposto alla luce diventa gradualmente brunastro. Il proteo respira attraverso branchie esterne, che formano due ciuffi rossastri alla base del capo, e polmoni rudimentali, con un ruolo marginale nella respirazione. Il sistema sensoriale del proteo è, come per tutti i cavernicoli, adattato alla vita sotterranea. La mancanza di occhi è compensata dallo sviluppo di altre facoltà sensoriali. Il proteo riesce a captare la presenza anche di bassissime concentrazioni di sostanze organiche presenti in acqua attraverso chemio-recettori posizionati sul capo. In particolare la cavità nasale è molto più sensibile che in altri anfibi nel recepire questi stimoli. Particolari sensori posizionati in prossimità delle branchie sono anche in grado di valutare la composizione chimica dell’acqua. Il proteo riesce a recepire onde sonore in acqua e vibrazioni del suolo. Sono deputati a tale funzione alcuni epiteli sensoriali posizionati nell’orecchio interno. Essi possono favorire anche l’individuazione di prede in movimento nell’acqua. Il proteo, al contrario di tutti gli altri anfibi, ha uno stadio adulto acquatico. Raggiunge la maturità sessuale in acqua, non subendo, come gli altri anfibi, la metamorfosi. Questo particolare adattamento è definito neotenia (=sempre giovane), tipica di specie in cui permangono le caratteristiche morfologiche e fisiologiche tipiche delle forme giovanili. Vive nelle acque sotterranee dei massicci carsici, nuotando e incuneandosi, aiutandosi con le sue piccole zampe, nella complessa rete di fratture sommerse. E’ un predatore che si nutre crostacei, molluschi, larve di insetti, vermi e altri piccoli animali. Non mastica la preda, ma la ingoia intera. Potendo accumulare grandi quantità di nutrienti, in poco tempo, può resistere per lunghi periodi alla mancanza di cibo. I protei sono gregari; solitamente si riuniscono sotto pietre o in fessure; non hanno predatori e sono ben adattati al loro ambiente che è tendenzialmente molto stabile. Per questo sono molto longevi. Alcuni esemplari sono stati allevati per più di 70 anni, ma si stima che mediamente la loro vita possa superare i cento anni. Verona, 31.10.2009 Gli insegnanti di Scienze Sperimentali