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CELEBRAZIONI FERRUCCIANE 2007
Gavinana Venerdi 3 Agosto 2007
Piazza Francesco Ferrucci Ore 17.00
TRIBUNALE “ROSARIO POMA”
PROCESSO A
CLEMENTE VII
Un Papa disposto a tutto per riprendere Firenze?
Coordinatore
Alessandro Tonarelli giornalista
Persone informate sui fatti
Alessandro Monti giornalista, Giovanni Matteo Guidetti Storico d’Arte,
Giovanni Notarnicola docente universitario
Presidente Corte Giudicante
Gianfranco Poma giornalista
Corte Giudicante
Enrico Borgenni generale, Carla Strufaldi Sindaco di San Marcello P.se
Marco Ferrari, Fabrizio Morganti,
Pubblica Accusa
Sonny Paccagnini
Difesa
Alessandro Belli avvocato
PAPA CLEMENTE VII
(1495 – 1534; Papa dal 18 novembre 1523)
Al secolo Giulio de' Medici, figlio illegittimo del Giuliano ucciso durante la congiura
dei Pazzi, il futuro papa Clemente VII fu allevato dallo zio Lorenzo il Magnifico.
Fuggito da Firenze nel 1495, si rifugiò prima a Bologna e quindi a Roma, ospite del
cugino cardinale Giovanni (destinato a sua volta a diventare papa Leone X). Quando i
Medici riconquistarono il governo di Firenze, nel 1512, fece ritornò in città, della
quale divenne signore dopo la morte del cugino Lorenzo, il Duca di Urbino.
Nel 1513, con l’elezione al soglio pontificio di Leone X, Giulio ottenne l’arcidiocesi
di Firenze, e fu in seguito creato cardinale. Divenuto signore di Firenze dopo la morte
di Lorenzo, il Duca di Urbino, Giulio de’ Medici scalò i vertici della chiesa per
intercessione del cugino papa. Dopo la morte di Leone X (1521) e il breve pontificato
di Adriano VI, nel settembre 1523 grazie all’appoggio dell’imperatore Carlo V venne
eletto papa dopo un conclave lungo e difficile, durato 50 giorni.Come pontefice di
Santa Romana Chiesa Giulio de' Medici risultò incapace di risolvere con decisione i
problemi che dovette affrontare. Cercò di mantenere una politica di neutralità nella
contesa tra Carlo V e Francesco I per il predominio sull'Italia e sull'Europa;
inimicandosi mortalmente lo stesso Carlo V, che si sentiva tradito da quel cardinale
esponente di punta del partito filo-imperiale in Italia che lui stesso aveva contribuito a
fare eleggere papa.
Clemente VII, che sarebbe rimasto noto per la sua insicurezza e costante indecisione,
aveva intanto deciso di cambiare bandiera. Dopo aver promosso la Lega di Cognac
(dal nome del castello di Cognac-sur-la-Charente, in Francia) in funzione antiimperiale, e aver riacceso il conflitto tra Francia e Impero (guerra della Lega di
Cognac), dopo il sacco di Roma del maggio 1527 il pontefice si arrese, abbandonando
gli alleati della Lega. Nel frattempo a Firenze, approfittando delle difficoltà del papa,
si risvegliarono i mai sopiti fermenti repubblicani, che portarono alla seconda cacciata
dei Medici e alla restaurazione della Repubblica.Con la pace di Barcellona, firmata
nel giugno 1529, il papa si impegnava a incoronare ufficialmente imperatore Carlo V;
questi, dal canto suo, prometteva di aiutare il papa a restaurare i Medici a Firenze
abbattendo la repubblica fiorentina e a concedendo definitivamente la Borgogna a
Francesco I, che si impegnava a disinteressarsi degli affari italiani. Dopo l’assedio,
Firenze fu consegnata ad Alessandro de’Medici (che secondo alcuni era figlio dello
stesso Clemente VII), che sposò Margherita, figlia naturale di Carlo V. Con i problemi
della riforma che infuocavano la Germania, l'imperatore si allontanò da Roma e il
papa tornò ad avvicinarsi alla Francia: fino a celebrare di persona, nell’estate 1933, le
nozze tra la nipote Caterina de’ Medici e il delfino di Francia, Enrico d’Orleans,
secondogenito di Francesco I.
Come già suo cugino Leone X, la cui politica fu causa dello scisma luterano, anche
Clemente VII fu talmente attento alla politica italiana ed europea che trascurò la
riforma della chiesa e le tensioni esistenti all’interno della Res Publica Christiana. A
lui si deve, almeno in parte, la responsabilità della frattura con il re d’Inghilterra
Enrico VIII, scontro che condusse alla scomunica del re inglese e allo scisma della
chiesa anglicana.
Del suo pontificato, durato undici anni, bisogna però anche ricordare la grande attività
di mecenate: continuò la costruzione della Basilica di San Pietro, sviluppò la
Biblioteca Vaticana e incaricò Michelangelo di affrescare la Cappella Sistina con il
Giudizio Universale, seguendone personalmente i lavori. Clemente VII morì a Roma
il 25 settembre 1534, per un avvelenamento da funghi. Venne sepolto in Santa Maria
sopra Minerva.
CLEMENTE VII E CARLO V: GUERRA E PACE
Storicamente i rapporti tra il Papato e l'Impero erano stati sempre piuttosto turbolenti.
Il culmine dei conflitti tra i due massimi poteri della Cristianità, quello spirituale e
quello temporale, si ebbe nell'XI secolo, nel periodo detto della “lotta per le
investiture”, e nella successiva formazione di due schieramenti che si affrontarono per
secoli: Guelfi e Ghibellini, i primi sostenitori delle prerogative del papato e delle
autonomie locali, i secondi partigiani dell'imperatore e del potere centrale.
Dopo un periodo di relativa calma, le velleità imperiali di mettere sotto controllo la
Chiesa risorsero per mano di Federico III d'Asburgo prima e di Massimiliano I poi,
per concentrarsi infine nelle mani di Carlo V, sostenuto dal pensiero e dall'opera del
suo gran cancelliere, il giurista piemontese Mercurino da Gattinara.
La ragione della conflittualità dei rapporti tra il papato e Carlo V aveva origine
essenzialmente nella posizione e negli intendimenti dei due rispettivi ruoli: da una
parte vi era il secolare atteggiamento dei pontefici a difesa del proprio potere
temporale e della propria integrità territoriale, unitamente alle persistenti ingerenze
nelle funzioni imperiali, soprattutto dopo l'affermarsi della Riforma luternana in
Germania. Dall'altra vi era la necessità di Carlo V, il quale si riteneva primo difensore
della Chiesa cattolica, di avere il Papa come alleato permanente, a sostegno della sua
politica di egemonia europea nel quadro della sua visione di un Impero universale a
guida asburgica.
Le due posizioni erano difficilmente conciliabili. Soltanto le circostanze che di volta
in volta si presentarono, andarono a determinare le alleanze e i conflitti tra i due
personaggi.
Dopo essere stato uno dei più autorevoli esponenti del partito filo-imperiale quando
era ancora cardinale, con l'elezione al soglio pontificio Giulio de' Medici tentò di
arrivare a una pace universale; poi, fallito il tentativo, si schierò con il re di Francia
Francesco I, nel timore che una sconfitta di Carlo V nel conflitto contro i francesi
potesse travolgere gli interessi della sua famiglia a Firenze.
Dopo la sconfitta francese a Pavia (24 febbraio 1525), il papa si fece promotore di una
nuova alleanza in funzione anti-asburgica (Lega di Cognac), continuando però a far
intravedere a Carlo V la possibilità di un nuovo rovesciamento di alleanze.
La guerra che ne seguì portò al terribile sacco di Roma a opera delle milizie imperiali
(maggio1527), e il pontefice fu di fatto costretto a cambiare nuovamente schieramento
e ad allearsi con l'imperatore, dietro la promessa di un aiuto militare per riconquistare
Firenze – dove nel frattempo era stata restaurata la Repubblica – al dominio della
famiglia Medici. Furono queste le basi per il trattato firmato da Carlo V e Clemente
VII a Barcellona (giugno 1529).
Nonostante la pace, e l'avvenuta riconquista di Firenze, negli anni che seguirono i
rapporti tra il papa Medici e l'imperatore furono sempre afflitti da reciproca diffidenza
e sfiducia. Clemente VII, infatti, nell'ultima parte del suo pontificato tornò a stringere
i rapporti con il Re di Francia, fino alle nozze tra la pronipote Caterina de' Medici ed
Enrico d'Orleans, secondogenito di Francesco I.
Il nuovo allontanamento di Clemente VII da Carlo V impedì così alla chiesa di
contrastare in Germania l'avanzata del luteranesimo. Il pontefice morì il 25 settembre
1534. Di lì a poco il conflitto pluridecennale tra la Francia e l'Impero sarebbe tornato a
riaprirsi.
Carlo V e Papa Clemente VII