le origini del regno franco

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LE ORIGINI DEL REGNO FRANCO
I Franchi, una popolazione di origine germanica, erano da tempo stanziati nelle regioni della
Gallia settentrionale.
Piano piano estesero i loro domini in Europa, proprio mentre gli altri regni barbari si mostravano
piuttosto fragili.
La loro origine risale al V sec. ed è legata alla figura del re MEROVEO, fondatore della dinastia
dei MEROVINGI.
Il re più valoroso di questa dinastia fu CLODOVEO (482-511), che estese i domini franchi,
sottomettendo la popolazione gallo-romana già presente sul territorio.
Attuò una politica prudente e diplomatica, che favorì una buona convivenza con la classe dirigente
della popolazione sottomessa. Nel 496 si convertì al Cristianesimo e ne favorì la diffusione presso il
suo popolo, che era pagano.
Questo ebbe un grande significato politico, perché procurò al sovrano :
- il sostegno dell’aristocrazia gallo-romana, interamente cristiana
- l’appoggio della Chiesa di Roma, che aveva bisogno di alleati per contrastare le pressioni
bizantine e riconquistare indipendenza ed autonomia.
Alla morte di CLODOVEO si rivelò la fragilità del regno: le numerose contese tra i membri della
famiglia reale determinarono un periodo di disordine e diedero origine a potenti signorie locali,
che condizionarono sempre più il potere monarchico.
I sovrani, deboli e incapaci, tanto da essere chiamati “re fannulloni” furono di fatto privati dei loro
poteri, che venivano esercitati dall’aristocrazia franca mediante i cosiddetti “maestri di palazzo” o
“maggiordomi”, che elargivano rendite e benefici in nome del re e diventavano i veri detentori del
potere.
A partire dal VII sec. il regno risultò diviso in tre: Austrasia, Neustria e Borgogna.
I Pipinidi
La riunificazione del territorio si ebbe nella prima metà dell’VIII sec ad opera dei Pipinidi, maestri
di palazzo dell’Austrasia.
La dinastia ebbe origine da Pipino di Heristal, che sottomise la Neustria e la Borgogna.
L’azione di conquista fu portata avanti dal figlio Carlo Martello, che si spinse nella Francia
meridionale, perché l’aristocrazia locale ne richiese l’aiuto contro i musulmani. Li sconfisse nella
battaglia di Poitiers e divenne un paladino della Chiesa, che aveva protetto contro i musulmani e
che si apprestava a difendere contro i Longobardi.
Alla morte di Carlo Martello (741) gli successe il figlio Pipino il Breve, il quale, dopo aver
ottenuto il consenso degli aristocratici ed il benestare del papa, detronizzò l’ultimo sovrano
merovingio, Childerico III, e si fece proclamare re dei Franchi.
Nel 754 papa Stefano II si recò in Francia e procedette all’incoronazione ufficiale di Pipino, che si
vedeva così garantito il trono per sé e per i suoi eredi.
Questa alleanza tra Pipino e il Papato derivava da precisi interessi reciproci :
- il re aveva bisogno di legittimare la sua posizione nei confronti dei discendenti dei
Merovingi
- il Papa aveva bisogno dell’aiuto del sovrano franco per diffondere l’evangelizzazione in
Germania, per liberarsi di Bisanzio, per difendersi dai Longobardi.
L’ascesa al trono di CARLO MAGNO
Quando Pipino il Breve morì, il regno passò ai figli Carlo e Carlomanno.
Carlomanno morì prematuramente ed allora Carlo assunse i pieni poteri e proseguì il progetto
politico del padre, ampliandolo e compiendo grandi imprese, tanto da meritare il nome di Carlo
Magno, cioè “il Grande”.
-2L’espansione del territorio
Dopo aver consolidato la sua posizione all’interno del regno, Carlo Magno si impegnò in
un’azione di espansione territoriale , che vide gli eserciti impegnati su più fronti.
In tal modo Carlo non solo rafforzava la posizione del popolo franco in Europa, ma ricavava terre e
bottini, che distribuiva tra gli ufficiali e l’aristocrazia, garantendosi in tal modo la fedeltà.
- Sul versante settentrionale sottomise la Bretagna, la Frisia e i Sassoni
- Sul fronte occidentale conquistò la Baviera e la Carinzia e fronteggiò le spinte degli
Avari.
- Nel settore meridionale creò la Marca Spagnola oltre i Pirenei e inglobò i domini
longobardi in Italia, conquistando i territori di Ravenna e della Pentapoli adriatica, restituiti
poi alla Chiesa.
Con la Chiesa Carlo consolidò i legami, tanto da renderla sempre più disponibile a
riconoscere il suo predominio in Europa.
Il Sacro Romano Impero
La completa legittimazione di Carlo in Europa avvenne quando egli rispose alla richiesta di aiuto da
parte del papa LeoneIII, che, vittima di una congiura da parte di gruppi aristocratici della città di
Roma, era stato costretto a fuggire.
Carlo intervenne in suo aiuto ed il papa potè tornare a Roma e reinsediarsi sul soglio pontificio.
Per ringraziarlo papa Leone III lo incoronò imperatore la mattina di Natale dell’800.
Questo atto sancì la costituzione del Sacro Romano Impero: Carlo Magno veniva riconosciuto
come la guida della cristianità occidentale e il legittimo erede degli imperatori romani.
L’incoronazione acuì i contrasti con Bisanzio, che la considerò un tentativo di usurpazione. Solo
nell’812, con il trattato di Aquisgrana, il titolo assegnato a Carlo venne riconosciuto anche
dall’imperatore d’Oriente.
I rapporti con la Chiesa
Con la creazione del Sacro Romano Impero si ponevano questioni rilevanti nelle relazioni tra Stato
e Chiesa.
I rapporti tra i due poteri, spirituale e temporale, non avevano limiti ben precisi, ma si basavano
su una specie di compromesso: l’imperatore si faceva garante della diffusione del Cristianesimo,
mentre il papa assicurava la protezione divina all’imperatore e ne legittimava l’operato.
L’organizzazione della corte imperiale
Secondo l’uso già dell’epoca merovingica, l’apparato amministrativo del regno era itinerante,
cioè si spostava a seconda della necessità di una maggiore presenza dei funzionari e del re sul
territorio, spesso condizionata da esigenze di carattere militare.
Ma ora Carlo si sentiva erede dell’idea imperiale e quindi cercò di uniformarsi ad essa. Allora
scelse Aquisgrana come sede stabile dell’amministrazione del regno e organizzò la vita di corte in
modo simile a quella di Bisanzio.
L’organizzazione del territorio
Il territorio venne suddiviso in distretti territoriali, denominati contee e marche.
A capo delle prime stavano i conti. Essi svolgevano funzioni di governo, avevano compiti militari
e si occupavano anche dell’amministrazione della giustizia . I conti gestivano pure la
riscossione dei tributi e curavano pure la realizzazione e la manutenzione della rete viaria nel
loro territorio.
-3Compiti simili avevano i marchesi. I territori loro assegnati, le marche, erano posti in zone di
confine e, quindi, particolarmente problematiche, cosicchè le competenze militari e strategiche che
venivano loro richieste erano molto elevate.
Sia ai conti che ai marchesi spettava un terzo delle tasse e dei prodotti agricoli, mentre il resto
andava alle casse dello Stato.
L’azione di controllo
L’azione di controllo su eventuali abusi e personalismi nella gestione di queste autonomie locali fu
affidata ai missi dominici, degli ispettori itineranti (di solito un conte e un vescovo) che si recavano
periodicamente nei vari territori dell’impero.
Si teneva inoltre annualmente un’assemblea plenaria, detta placito generale, per impostare le linee
della politica dello Stato.
Nel mese di ottobre si svolgeva invece la dieta, un’assemblea ristretta ai principali notabili ed ai
vescovi, dove si decideva come attuare il programma politico del regno.
L‘azione legislativa
L’azione legislativa del sovrano si svolgeva tramite i capitolari, disposizioni articolatew in capitoli
(da cui il nome), che disciplinavano ogni aspetto del vivere civile.
L’amministrazione della giustizia poteva avvenire o nel tribunale del re o in quello di un conte, nel
quale le sentenze erano emanate da funzionari, comitali (proprio del conte), gli scabini (uomini
liberi conoscitori della legge, utilizzati nelle contee come giudici stabili).
Questo sistema così articolato non fu però sufficiente a garantire un’efficace azione di controllo
sulle spinte autonomistiche dei grandi proprietari terrieri del regno.
La cultura carolingia.
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Lo sgretolamento dell’impero
Quando morì Carlo Magno (814), il regno passò nelle mani di Ludovico il Pio, unico erede
sopravvissuto..
Egli, a sua volta dispose che i domini, alla sua morte, fossero distribuiti tra i tre figli, assegnando,
però, al solo otario il titolo supremo di imperatore.
Ne scaturì una lotta interna che divise i tre contendenti e che trovò soluzione con il Trattato di
Verdun (843), il quale stabiliva la spartizione del regno in modo paritario e, quindi, la fine
dell’unità imperiale.
http://sites.google.com/site/graziabarbara
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