Nella celebrazione odierna è la famiglia Santarelli nel suo insieme che va ricordata. Essa ha un
posto rilevante nella storia nel nostro paese di Secinaro.
Ricordo che nell’arco di un solo anno (1917) il nostro concittadino Felice Santarelli perde 2 fratelli,
entrambi caduti in combattimento nel corso della 1^ Guerra Mondiale ed il padre. Vediamo come
Egli ricorda quei momenti:
“Iniziai e compii i miei studi nella visione lugubre e straziante del sangue dei miei 2 giovani fratelli
caduti in guerra, le cui ossa giacciono da 40 anni sotto le zolle del Carso, nei recessi della terra
tenebrosa; della morte del mio diletto padre e dell’altro mio caro adolescente fratello Umberto
stroncati nel vigore delle loro vegete forze nel breve spazio di 1 anno e 24 giorni, dal 30 agosto
1917 al 23 settembre 1918; e delle lacrime senza conforto e delle gramaglie della mia adorata
mamma, simbolo vivente della stessa sventura, che abitò per 26 anni nel silenzio e nel dolore la
vuota, nuda e fredda casa, nello sfacelo della grama famiglia, devastata dalla bufera della 1^ Guerra
Mondiale. In Lei si è rinnovata l’epopea delle madri di Sparta e di Roma – e questa non è vieta e
bieca retorica, ma tremenda, spietata, cruenta realtà sofferta, patita e vissuta”
E’ comunque la figura tragica del fratello maggiore, il Tenente Cappellano Francesco a lasciare un
segno indelebile nel cuore di Felice Santarelli. Francesco doveva essere una personalità di grande
rilievo nel contesto in cui ha vissuto la sua breve esistenza. Abbiamo delle testimonianze: una
fotografia di guerra lo ritrae mentre al cospetto del Duca d’Aosta Emanuele Filiberto, il mitico
Comandante in capo della III^ Armata composta da quasi 1 milione di soldati, celebra la Santa
Messa e pronunzia l’omelia.
Nella guida storico-turistica “Sui Campi di Battaglia” edita Touring Club nel 1928 è riprodotta la
foto di Don Francesco assieme a quelle di Cesare BATTISTI, Fabio FILZI e Damiano CHIESA.
Una biografia di Don Francesco ed una copia delle sue “Memorie di Guerra”, sono conservate nella
cripta della Chiesa di Santa Caterina in Roma, consacrata ai Cappellani Militari caduti in Guerra
che si trova in Roma in via IV Novembre, nei pressi della Torre delle Milizie. Un Venerdì santo del
1941, in un radio messaggio in rete nazionale, a tutte le Scuole del regno d’Italia, l’Arcivescovo
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Angelo BARTOLOMASI, Ordinario Militare, diede lettura di un significativo brano delle sue
Memorie di Guerra.
Ricordo infine che i secinaresi residenti in America prontamente, da poco terminata la Guerra, nel
1919, seppero onorare il loro concittadino caduto eroicamente, sul campo del dovere e della carità,
innalzando con una sottoscrizione, una lapide in marmo bianco e nero con fotografia e dedica sopra
il fonte battesimale della nostra chiesa parrocchiale di San Nicola di Bari.
I secinaresi di oggi, per non essere da meno, dovrebbero trovare un occasione, come quella di oggi,
per ricordare di nuovo questo martire insieme ai numerosi giovani del nostro paese, i cui nomi sono
elencati nel nostro monumento ai caduti.
Adesso occupiamoci del personaggio per cui oggi siamo qui riuniti.
Felice Santarelli, se si fossero realizzate alcune circostanze, poteva realmente diventare un
personaggio di riferimento della cultura nazionale ed europea; vediamo perchè:
Si laureò nel 1929 all’Università di Roma con una tesi di Paleografia Greca e Grammatica
neoellenica, con punti 110 su 110, relatori i professori Mercati, Festa ed Halberr. Impressionò
talmente la commissione esaminatrice che subito dopo la discussione della tesi, fatto insolito, ma di
grande significato, gli fu offerto un insegnamento di materie letterarie nel Ginnasio superiore
dell’Abbazia di Montecassino, incarico che Felice SANTARELLI declinò.
Successivamente sempre il professor Federico Halbherr gli fece conferire dal Ministero
dell’educazione nazionale una borsa per studi di perfezionamento in Germania, al fine di prepararlo
ad assumere, a suo tempo un incarico di insegnamento di Lingua e Letteratura Neoellenica, di cui
egli aveva in progetto l’istituzione nella facoltà di Lettere dell’Università di Padova. Ricordo che
tale borsa di studio, poiché unica a livello nazionale, era di assoluta prestigio, tant’è che alcuni anni
prima era stata concessa a Luigi PIRANDELLO, laureatosi in materie letterarie all’Università di
Roma per perfezionarsi in filologia romanza presso l’Università di Bonn.
Felice Santarelli fu quindi, nel semestre estivo del 1930, discepolo del sommo bizantinologo
Professor August Heisemberg della prestigiosa Università di Monaco di Baviera.
Ma chi erano questi personaggi di cui il nostro Santarelli era divenuto il discepolo prediletto?
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Sicuramente dei giganti della cultura universale. In un passo del suo diario è detto quanto
segue:”Nel rievocare i tempi degli studi universitari e post-universitari, trascorsi a fianco e quasi
all’ombra dei cari ed indimenticabili Maestri Halbherr, Mercati, Festa ed Heisemberg, considerando
retrospettivamente quell’epoca della mia vita così ricca e densa di luci intellettuali, di valori
culturali e di alti interessi dello spirito, avulsa e remota dalle contingenze e dalle necessità di ordine
materiale e pratico, mi sembra di esser vissuto, come in un’atmosfera d’iridescente idealità e quasi
di sogno, in un Olimpo di Titani.”
Federico Halbherr nato a Rovereto, di famiglia italiana malgrado il nome straniero, compì i suoi
studi classici a Firenze ed il perfezionamento in Archeologia in Grecia. Egli sarà sempre ricordato
perché ha regalato all’umanità la conoscenza della grande civiltà Cretese-Minoica, madre di tutte le
successive civiltà occidentali, prima di lui totalmente avvolta dal mistero, al pari della mitica
Atlantide, con la scoperta di una immensa iscrizione in lettere greche arcaiche, la più vasta
iscrizione ellenica giunta sino a noi, chiamata “la Grande Iscrizione di Gortyna”; essa contiene su
filari di blocchi di pietra un codice di leggi cretesi straordinarie per l’epoca ( parliamo del VII –
VIII sec. a.c.) che regolamentano la libertà o meno di un individuo, la violenza sulle persone, i
doveri dei debitori, il trattamento degli schiavi, l’adozione, la trasmissione dell’eredità ai figli
naturali, ai divorziati etc. che ci fanno appunto conoscere a fondo l’organizzazione sociale di una
civiltà così tanto avanzata. Possiamo ben dire quindi che la grande storia, quella che ha permesso di
trasferire dal “ crepuscolo delle leggende alla chiarezza delle scienze “, una così avanzata civiltà
come quella cretese, del tutto degna di stare alla pari con quelle mesopotamica ed egizia ha in
qualche modo coinvolto attraverso un tale Maestro l’allievo Felice Santarelli.
Veniamo ad August Heisemberg: massimo studioso al mondo di scienze orientali. “Un Olimpo di
Titani…..” era stato detto in precedenza. Infatti, un figlio di Heisemberg, Erwin era professore
all’Università di Colonia; l’altro Werner, a 26 anni, ordinario di fisica teorica all’Università,
fondatore della meccanica quantistica è a 31 anni premio Nobel per la Fisica! Heisemberg accoglie
nel suo Istituto di studi superiori di Monaco il nostro concittadino, lo presenta con parole di assoluta
stima ai suoi allievi e collaboratori che rispondono con un applauso (fatto insolito per un ambiente
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di studi austero come quello tedesco); gli compila immediatamente la tessera di accesso alla
biblioteca e gli consegna le chiavi della porta (gesto simbolico di grande valenza come quando ai
personaggi illustri si consegnano le chiavi della città); lo guida personalmente alla visita della
biblioteca, concludendo con le parole “naturalmente non è la biblioteca vaticana, quella è una
meraviglia del mondo.
Felice Santarelli ricorda sempre nel suo diario la gioia infantile che provò a quella frase e l’orgoglio
di sentirsi cittadino italiano giunto a tanto onore pur venendo da un piccolo paesello del
montagnoso Abruzzo. Ricordo che quell’attestato importante del Professor Heisemberg risultò un
salvacondotto prezioso per sé e i suoi familiari negli anni bui della seconda Guerra Mondiale.
Purtroppo il programma di vita e di studi, così chiaramente tracciato per Felice SANTARELLI non
si realizzò: di aliter viserunt (gli dei pensarono diversamente) dice Virgilio amaramente nel canto di
Palinuro. Nello stesso anno, fatidico 1930, morirono improvvisamente sia Federico Halbherr che
Augusto Heisemberg.
Sempre dal diario della vita “mi resi conto che la scomparsa quasi contemporanea dei 2 luminari, i
quali mi avevano attratto nella loro orbita col fascino delle loro menti superiori e dei loro cuori
nobili, faceva mutare, de improviso et praeter expectationem, l’orientamento alle prospettive del
mio avvenire, prossimo e lontano; e compresi che dovevo come dice Guido da Montefeltro, Calar
le vele e raccoglier le sarte”.
Decise con sano e pratico senso di rassegnazione alla superiore ed ineluttabile forza degli eventi di
rientrare in Italia per proseguire gli studi nella Scuola di Filologia Classica di Roma conseguendo il
relativo diploma. Nel 1933 vinse il concorso nazionale a cattedra di Lettere Greche e Latine nei
licei classificandosi secondo tra gli abilitati. La relazione che la Commissione presentò a S. E. il
Ministro si concluse con questa frase singolare, che costituisce un crisma ed una consacrazione “ i
vincitori sono ben degni di insegnare lettere classiche nei nostri Licei”. Insegnò nei Licei di Enna,
Chieti e L’Aquila dal 1935 al 1941. Infine nominato Preside dell’Istituto Magistrale nel 1941 vi
esercitò il suo alto magistero fino alla pensione.
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Certamente tanto fu sfortunato il mondo scientifico internazionale perché privato da vicende
traumatiche di un così fine intellettuale, tanto fu fortunata la città dell’aquila ad annoverarlo nel suo
contesto sociale.
Personalmente ho delle testimonianze indirette, ma significative dell’alto valore culturale di Felice
Santarelli. Ho frequentato il Liceo Classico “Domenico Cotugno” dell’Aquila nella metà degli anni
60, avendo la fortuna di avere insegnanti di assoluto valore (Professor DE MEO, Professor FANGI,
Professor GIACALONE) che pur consci della loro grande preparazione si comportavano da prime
donne, gelosi gli uni degli altri: mai si sarebbero rivolti un apprezzamento. Tuttavia, allorché
nutrivano un dubbio interpretativo non risolvibile di una traduzione dalla lingua Greca o Latina
ricorrevano senza esitazione e riverenti al loro riconosciuto Maestro, Felice Santarelli, che dall’alto
della sua conoscenza assoluta rendeva semplice e palese quello che prima sembrava oscuro e
misterioso. Questa unanime attestazione di stima da parte dei miei superbi seppur bravissimi
insegnanti mi faceva comprendere l’assoluta grandezza del nostro Compaesano.
Come rinnovare il ricordo del Preside Santarelli?
Il miglior modo sarebbe quello di istituire un concorso annuale, da tenersi eventualmente nel mese
di settembre, rivolto al miglior studente di ogni Liceo Classico della Regione Abruzzo di traduzione
di un brano dalla Letteratura Greca; una specie di Certamen sul tipo di quello che si tiene ad Arpino
da oltre 40 anni.
L’amministrazione comunale potrebbe organizzare 2 giornate nel mese di settembre ospitando i
giovani studenti liceali. Nella prima giornata si svolgerebbe la prova di traduzione del testo greco;
in una successiva giornata, nel contesto di una conferenza come quella di oggi oppure di una recita
teatrale su argomento sempre preso dalla letteratura greca, si procederebbe alla premiazione del
vincitore rilasciando un diploma di merito ed una congrua somma in denaro da stabilire.
Ritengo che di una iniziativa del genere il nostro illustre concittadino molto si rallegrerebbe.
Pasquale SIMONE
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