TRISOMIA 18 MOSAICO CON FENOTIPO CROUZON 1 La paziente è stata inviata presso il nostro Centro al termine della 28^ settimana di gestazione per un sospetto di osteodisplasia. L’osservazione, nelle sue linee essenziali, ha messo in evidenza le seguenti alterazioni: 2 -brachicefalia da sinostosi lambdoidea ed occipito-frontale -modesta proptosi -micrognatia -accenno alla polidattilia preassiale delle mani -riduzione rizo-mesomelica a carico degli arti inferiori Come ben noto, non è possibile in epoca prenatale praticare una diagnosi di natura e di tipo della displasia scheletrica osservata, cionondimeno il quadro ecografico, sulla base delle caratteristiche rilevate, potrebbe ascriversi, in via ipotetica ad una sindrome di Crouzon. Sebbene esista una notevole variabilità sia nelle manifestazioni craniche, che facciali, gli elementi che classicamente contraddistinguono il quadro sindromico sono: -craniosinostosi -ipertelorismo -esoftalmo e strabismo esterno -ipotrofia del labbro superiore -mascella ipoplasica -prognatismo. La prevalenza alla nascita è stimata attorno a 1:60000 nati vivi e segue una trasmissione genetica di tipo autosomico dominante. Il 30-60% dei casi non presenta, tuttavia, una familiarità positiva per tale sindrome, che pertanto si deve far risalire a mutazioni genetiche de novo (casi sporadici) . Nel 60% circa dei soggetti le basi genetiche di questa sindrome sono state identificate in mutazioni puntiformi, microdelezioni e microinsersioni a carico degli esoni 7, 9, 2 e 10 del gene che codifica per i recettori dei fattori di crescita dei fibroblasti di tipo 2 (FGFR2). Una mutazione puntiforme a carico dell’esone 10 del gene FGFR3, che ha come conseguenza la sostituzione amminoacidica A391E, è stata riscontrata in pazienti con sn. di Crouzon associata ad acanthosis nigricans. In circa il 40% dei pazienti affetti non è stata ancora identificata la mutazione causa della patologia. 3 Le craniostenosi e la proposi oculare, giudicate da alcuni Autori come segni patognomonici della sn. di Crouzon, sono presenti nella totalità dei casi sporadici, mentre presentano una frequenza del 76-88% nei casi con familiarità positiva. In entrambe i gruppi il ritardo mentale è evenienza rara, mentre nel 33% dei pazienti determina l’insorgenza di idrocefalo che necessita di uno shunt ventricolo-peritoneale. Jones e coll. Hanno evidenziato nell’età paterna avanzata (>40 anni) un ruolo nel determinismo delle mutazioni genetiche che sottendono questo disordine. Cohen e Kreiborg ritengono che la sn. di Crouzon rappresenti approssimativamente il 4,8% dei casi di craniosinostosi alla nascita.Queste, nel loro complesso, sono tra le più comuni anomalie congenite con una prevalenza alla nascita di circa 1:2100-3000 nati nelle popolazioni europee, africane ed asiatiche. Sono note oltre 90 sindromi con craniosinostosi, di cui circa la metà mostra modalità di ereditarietà mendeliana, a trasmissone autosomica dominante o recessiva con ampia variabilità di espressione sia interfamiliare che intrafamiliare. Le anomalie che l’affiancano, nelle forme associate, sono soprattutto a carico degli arti((84%), dell’orecchio (38%) ed i difetti cardiaci congeniti (23%). Il protocollo diagnostico comprende: · Analisi del DNA per la ricerca di mutazioni mediante analisi diretta delle sequenza nucleotidica. · Analisi con enzimi di restrizione di frammenti di DNA amplificati tramite PCR. Nel caso specifico la diagnosi prenatale, oltre alla presenza delle anomalie cranio-facciali sopra descritte, in seconda istanza, ha dimostrato la presenza di un mosaicismo con l’80% delle cellule positive per trisomia 18. Autori dell’articolo Dr Sandra Vetruccio (Resident) 4